I consigli di viaggio del “Mastro Patagonico”

Intervista a Mauro Olivero, esperto di viaggi in Sudamerica (e non solo)
Turisti Per Caso.it, 06 Apr 2016
i consigli di viaggio del mastro patagonico
I lavori si fanno per passione, o non si fanno. O, almeno, difficilmente senza passione un lavoro ti viene bene… Mauro Olivero prima di tutto era un appassionato di viaggi, e in particolare di viaggi in Sudamerica e in particolare del particolare in Argentina-Patagonia-Terra del Fuoco-Cile. Poi ha incominciato a distribuire agli amici preziosi consigli di viaggio, in base alla propria esperienza. Successivamente ha deciso di trasformare la propria passione in professione, ed è diventato guida e tour operator. Francamente non so se, per se stesso, abbia fatto bene: trasformare una passione in professione implica sempre un brusco aumento di responsabilità e un conseguente calo di libertà e di godimento, ma da un punto di vista egoistico noi Turisti per Caso ne abbiamo tratto grande giovamento. Infatti abbiamo collaborato con Mauro sia nel viaggio che abbiamo fatto con Francesco Guccini e Giorgio Comaschi a Buenos Aires e poi in Patagonia e Terrra del Fuoco, sia in occasione del Giro sulle tracce di Darwin, assieme a otto gruppi diversi di studenti e docenti di altrettante Università italiane, circumnavigando l’intera America Latina. Poi Mauro ha fatto anche altre esperienze organizzative, arrivando a pianificare e organizzare viaggi in tutto il mondo. Noi abbiamo avuto la fortuna e la responsabilità di creare, nel tempo, la comunità di turisti/viaggiatori forse più numerosa del web, tramite le trasmissioni televisive, la Rivista e soprattutto il sito turistipercaso.it e poi Italiaslowtour. E, purtroppo, ci hanno spesso identificato con i famosi “turisti fai da te”, cioè maniaci dell’auto-organizzazione dei viaggi, usando appunto internet. Niente di più falso. Abbiamo sempre detto che ogni viaggio, ogni meta e soprattutto ogni viaggiatore sono una storia a sé: a volta vale la pena di auto-organizzarsi, a volte no. Dipende da mille fattori. E l’esperienza di un tour operator, il filtro di una guida sono spesso indispensabili per non correre rischi e soprattutto per riuscire a percepire qualche cosa di un luogo, di una comunità, di una cultura. A patto, naturalmente, che la guida o il tour operatori sia uno che “ne sa”, uno che nei posti c’è stato, che ha delle conoscenze e delle relazioni. Come Mauro, ad esempio.

Patrizio Roversi

I consigli di viaggio di Mauro, mastro patagonico

TPC: Mauro, tu organizzi viaggi in Sudamerica da molto tempo, sei un vero esperto in materia! In particolare oggi vorremmo chiederti qualche consiglio di viaggio per quella che è considerata ancora oggi una “frontiera”: la Patagonia! È difficile attraversarla da turisti?

Mauro Olivero: La Patagonia è un’area del mondo giustamente diventata famosa e desiderata; non è difficile visitarla, anzi offre molte sorprese emozionanti; è sempre importante organizzare per tempo e con cura il viaggio, perché prenotare i servizi e gli hotel all’ultimo momento fa perdere molte opportunità. Vorrei anche consigliare, come Mastro Patagonico, di visitare bene le zone prescelte, senza strafare: meglio pochi punti visitati con soddisfazione, che molti di corsa. infine, sappiate che il clima è spesso più favorevole di quanto ci si immagini: il mitico vento patagonico non è poi così frequente.

TPC: Consiglia ai turisti per caso un itinerario ideale!

Mauro: Non è facile dare un itinerario ideale, perché le attrattive sono molte. Qualsiasi viaggio deve includere dal lato argentino El Calafate, che offre diversi punti imperdibili (il ghiacciaio Perito Moreno, le navigazioni sul Lago Argentino, El Chaltèn e persino una foresta pietrificata), la Penìnsula Valdès (molta fauna, dagli armadilli alle balene), la Terra del Fuoco (Ushuaia, la città più a sud di tutto il mondo). Poi ci sono la Ruta 40, che costeggia tutte le Ande argentine e San Carlos de Bariloche. In Cile, il celebre Parque Nacional Torres del Paine, la meravigliosa zona di Aysén e Puerto Montt, con i suoi laghi e vulcani. Infine sono molto consigliabili le bellissime crociere Australis, che uniscono in modo spettacolare le due città estreme della Patagonia, Punta Arenas e Ushuaia, passando per Capo Horn.

TPC: Qual è il periodo migliore per andarci? E quanto tempo serve per fare un bel giro?

Mauro: Il periodo più consigliabile è quello che va dalla Primavera all’Autunno locali, cioè da metà Settembre a fine Aprile. Anche l’inverno locale ha però le sue attrattive: a Ushuaia, per esempio si può sciare in piste di qualità (ci si allenano diverse nazionali di sci europee) vedendo l’oceano! Da molti anni consiglio poi di andare in Patagonia nell’autunno australe, cioè a Marzo e Aprile, per i fantastici colori dell’autunno e per la minore probabilità di vento. Per un bel tour dei punti principali della Patagonia occorrono da 10 a 15 giorni (Italia-Italia), ma per chi ne ha qualcuno in più ci sono molte cose da vedere: io infatti ci sono stato oltre 30 volte, senza mai annoiarmi.

TPC: E’ necessario molto allenamento e una forma da sportivi per fare percorsi di trekking in Patagonia? Che preparazione consiglieresti?

Mauro: Il trekking può essere fatto a diversi livelli, ma è fondamentalmente facile perché tutti i percorsi si svolgono a bassa quota e perché non ci sono problemi alimentari o sanitari. Si possono fare dei percorsi molto spettacolari camminando da 3 a 8 ore in un giorno e con dislivelli intorno ai 300 metri, per esempio nella bellissima zona di El Chaltèn, ai piedi del massiccio del Fitz Roy-Cerro Torre, oppure nel Parque Nacional Torres del Paine in Cile, o ancora (per uscire un po’ dai punti più famosi) nella regione di Aysén, lungo la Carretera Austral, nella Patagonia cilena nord. Nessun allenamento particolare, quindi, solo una normale forma fisica e un po’ di voglia di camminare.

TPC: Cosa mettere in valigia?

Mauro: Nulla di eccezionale: un pile, occhiali da sole, scarponcini da trekking (non indispensabili), una bella quantità di memorie per la macchina foto digitale, ma soprattutto tanta voglia di emozionarsi.

TPC: In Patagonia ci si sposta a cavallo fra stati diversi, com’è la situazione burocratica?

Mauro: Il cavallo è sempre un’alternativa piacevole ed è stato fino a pochi decenni fa il mezzo di trasporto quasi unico per i Patagonici, sebbene da oltre 150 anni l’’Argentina e il Cile siano sempre in litigio per i confini, gli operatori del turismo e anche le autorità hanno ben compreso che facilitare i movimenti aiuta il business, per cui non ci sono difficoltà di alcun genere per spostarsi fra le varie e zone e passare le frontiere. Un motivo in più per scegliere questa destinazione.

TPC: Un paio di curiosità sulla tua attività di organizzatore di viaggi: qual è la richiesta più strana che hai mai avuto?

Mauro: Beh, molte persone hanno delle idee un po’ superficiali e fanno richieste strane e irrealizzabili: la più frequente è quella di noleggiare un’auto a Buenos Aires ed arrivare in serata a Ushuaia, in Terra del Fuoco… Neanche Hamilton ci riuscirebbe, perché ci sono oltre 3200 km!

TPC: E cosa ricordi del viaggio con Patrizio e Syusy in Sudamerica?

Mauro: Ricordo molto: il loro lavoro inarrestabile e appassionato (dal mattino presto alla notte tardi, tutti i giorni), gli incontri e le interviste intensi e umani con tante persone che hanno COSTRUITO la Patagonia e che anche grazie a loro ho potuto conoscere. L’approccio scanzonato, ma profondo e l’amicizia spontanea che ci ha accompagnati per quasi 3 settimane. Come episodi, il tentativo (non riuscito) di incontrare Maradona a Buenos Aires e Francesco Guccini che sosteneva che i guanacos della Penìnsula Valdès fossero stati “forniti” dalla pro-loco!

Grazie Mauro, Mastro Patagonico!



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