Weekend a Palermo

Tre giorni intensi fra le bellezze della capitale del Regno delle Due Sicilie
Scritto da: fabri979
weekend a palermo
Partenza il: 27/04/2018
Ritorno il: 30/04/2018
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €

Con l’occasione del ponte del primo maggio e di una tariffa favorevole, prima di Natale organizzo un fine settimana a Palermo, la capitale del Regno delle due Sicilie.

Trovo un eccellente (Ryan Air) Pisa – Palermo AR a 54,00 euro, e una sistemazione a ridosso della Cattedrale a 130,00 euro per tre notti in un bilocale.

27 Aprile 2018, venerdì

Il volo parte in ritardo, ma recupera quasi tutto il tempo perduto. Atterriamo a Palermo alle 23,50 e prendiamo il bus Prestia e Comandè, prenotato sul sito Ryan Air a 10 euro AR. La partenza si trova a destra dell’uscita degli arrivi, e dopo un tragitto di circa 35/40 minuti in mezzo ad un traffico più che tranquillo giungiamo al capolinea, in piazza Giulio Cesare, Stazione Centrale, dove ci attende Romolo, il proprietario dell’appartamento, che ci preleva e ci conduce a destinazione. Durante il breve tragitto ci fornisce qualche sommaria indicazione sulla zona e sui luoghi di maggior interesse, quindi ci consegna le chiavi e si va a nanna: sono circa l’una e mezzo.

28 Aprile, sabato

Alle otto e mezza circa facciamo il breve percorso che ci conduce in via Vittorio Emanuele, e sbuchiamo da un vicoletto proprio di fronte alla Cattedrale, nei pressi del bar Marocco, dove facciamo la colazione con cappuccino ed il classico cannolo, qui farcito con la scorza di agrumi candita. Varchiamo quindi Porta Nuova e prendiamo la seconda viuzza a destra, per deviare ancora a destra al semaforo e raggiungere le Catacombe dei Cappuccini (ingresso 3 euro), antico luogo di sepoltura che ospita una serie interminabile di resti di corpi impagliati suddivisi fra bambini, uomini, donne, notabili, religiosi e due ufficiali del Regio Esercito. Nella sezione dedicata alla famiglia Lombardo spicca il corpicino imbalsamato di Rosalia, una bimba di due anni morta di polmonite, posta in una teca di vetro mantenuta a umidità costante; l’effetto è impressionante, tale da sembrare di avere di fronte un essere dormiente, e non passato all’ Aldilà da un secolo.

Facciamo il percorso a ritroso e giunti in Piazza Indipendenza, prima dell’Arco di Porta Nuova, svoltiamo a destra in direzione del maestoso Palazzo dei Normanni, ma una fila interminabile di persone in attesa ci fa rimandare a domani la visita. Raggiungiamo la vicina Chiesa di San Giovanni degli Eremiti (ingresso 6 euro), dove visitiamo i bei giardini e gli interni spogli dell’ edificio.

Ci dirigiamo a questo punto al mercato di Ballarò, una specie di Casbah dove convivono persone di ogni razza e religione, dai magrebini agli africani neri, dai singalesi ai bengalesi, dagli zingari ai più autentici palermitani. Infinità di coloratissime merci esposte, urla, schiamazzi e soprattutto gastronomia di strada, che all’ora di pranzo certo non guasta: assaggio tre gustosi carciofi alla brace come antipasto, per fermarmi poco più avanti a farmi confezionare un panino con melanzane e panelle ed uno con verdure lessate e condite. Con una birretta totalizzo 6 euro e cinquanta di spesa. Una spina nel fianco sono le zingare con gli immancabili bimbi a tracolla, sempre presenti ed assillanti ogni qualvolta si manifesta l’occasione di spillare qualche soldo.

Il pomeriggio è dedicato a Via Vittorio Emanuele: iniziamo con la splendida Cattedrale (senza parole) e scendendo visitiamo la Chiesa del SS Salvatore, dal cui campanile ammiriamo una vista a 360° della città. Giunti ai quattro canti, incrocio molto bello e caratteristico, ci soffermiamo alla fontana della Vergogna (Fontana Pretoria), così nominata perché posta di fianco all’antico convento di clausura dove le monache inorridivano alla vista delle nudità delle statue, per proseguire con la chiesa di Santa Caterina, apoteosi di stucchi e marmi intarsiati, e con la Chiesa di San Matteo. Superato l’incrocio con via Roma, ci dirigiamo al mare, dove voltiamo a destra lungo il Foro Italico per rientrare subito nei vicoli e visitare Lo Spasimo, antico luogo di culto oggi scoperchiato, e la Chiesa di Santa Teresa, adiacente. Dopo questa overdose di religiosità (biglietti a pagamento ridotti perché fanno parte del circuito del Sacro), rientriamo per prepararci alla cena. Raggiungiamo la chiesa di San Giovanni degli Eremiti, a due passi, e ci sediamo al tavolo della focacceria che porta lo stesso nome: andiamo sul tradizionale (e sul sicuro): arancine di carne con crocche(tte) di patate con mentuccia, e mi tolgo lo sfizio di assaggiare il celeberrimo panino con la milza. Particolare, anche se pesantuccio; opto per la variante con il limone (sgrassa), declinando l’offerta della graziosa giovane cameriera per l’aggiunta di formaggio, che a suo dire lo rende unico (le credo, ma bisogna arrivarci per gradi). Il servizio non è da Grand’ Hotel, si mangia con le mani, ma la qualità lo è. Conto: cinque arancine, una porzione di crocchette, un panino con la milza, una birra grande, una piccola, una Seven Up ed una bottiglietta di acqua 16 euro e venti centesimi !

29 Aprile domenica

Facciamo colazione da Marocco (12,00 euro tre cannoli e tre cappuccini) e ci dirigiamo al Palazzo dei Normanni, in un momento che ancora non è preso d’assalto; 7,00 euro il biglietto contro i 12,00 che compaiono sulla tabella affissa fuori la biglietteria. Il Palazzo Reale in questi giorni non è visitabile, e quindi godiamo di una riduzione della quale avrei volentieri fatto a meno. Altra sorpresa: alle 09,45 la cappella Palatina chiude fino alle 11,00 per lo svolgimento della funzione religiosa domenicale… La fila è abbastanza lunga, ma alle 09,30 riusciamo ad entrare e godere di un quarto d’ora di… Immenso. L’audio guida che ho prelevato per 5,00 euro mi fa apparire ancora più grandiosa questa autentica meraviglia, assolutissimamente da non perdere! Non essendo visitabile la parte Reale, scendiamo al piano terra, alla sala Duca di Montalto ad ammirare la mostra sulla pittura fiamminga in Sicilia; bei dipinti fra i quali spicca una crocefissione di Van Dyck nella sua sfolgorante luminosità.

Usciamo e ci dirigiamo alla vicina biglietteria per acquistare i tagliandi per il bus che conduce a Monreale, subito assaliti da una turba di abusivi che tentano in tutti i modi di venderci i loro servigi, dandoci errate informazioni sugli orari di chiusura e sui tempi di percorrenza dei mezzi pubblici. Alla biglietteria la gentilissima addetta ci informa che il Duomo chiude fino a mezzogiorno per la Messa, invitandoci a tornare nel pomeriggio per la corsa delle 15,30. Ridiscendiamo via Vittorio Emanuele e all’incrocio con via Roma voltiamo a sinistra dove, percorsi circa duecento metri, giungiamo alla chiesa di San Domenico, il Pantheon dei palermitani. Piccola discussione con lo stuolo di zingare che ostacola l’ingresso, poi la sorpresa di trovare (ma il luogo non poteva essere più appropriato) la tomba di Giovanni Falcone, nativo del vicinissimo quartiere della Kalsa. Ammiriamo il famosissimo quadro del Santo Domenicano e quello dirimpettaio della Vergine, due opere di grandissimo spessore, quindi torniamo a Ballarò per il pranzo, transitando per via Maqueda e fermandoci prima a visitare la chiesa di santa Chiara presso la omonima piazza.

Ci fermiamo in piazza Ballarò da Umberto, dove mi gusto una buonissima caponata e melanzane alla parmigiana, poi, tanto per gradire, una porzione di carciofi conditi con alici.

Alle 15,00 ci presentiamo alla biglietteria che stranamente è chiusa. I soliti abusivi ci tormentano con le solite scuse pretestuose della chiusura ecc. ecc. La richiesta iniziale di 20,00 euro a tratta per persona, alle 15,25 si riduce a 5,00 euro per la compravendita dei regolari biglietti della linea che stranamente compaiono nelle mani di questi signori. Il prezzo è di un euro e quaranta, quindi niente da fare. Ho avuto la sensazione che in mezzo a questi cialtroni si trovasse a suo agio anche l’addetto della biglietteria, che doveva essere aperta. Raggiungiamo così la cima del colle dove si staglia l’imponente figura del Duomo, credo secondo per bellezza degli interni solo alla magnificenza della Cappella Palatina. Trascorriamo una buona mezz’ora ad ubriacarci nell’ammirare gli splendidi mosaici, quindi acquisto i biglietti per il ritorno e raggiungiamo la fermata del bus, in previsione di un assalto tipo Far West. Alle 16,45 giunge il bus, e riusciamo a salire attendendo, pressati come sardine, i dieci minuti che ci separano dalla partenza. Avevo visto giusto.

Sceso dall’autobus mi concedo una “brioscia” con gelato al pistacchio, quindi giù, lungo via Maqueda, fino ai teatri Massimo e Politeama, in mezzo alla classica “passeggiata”. A cena ci fermiamo a mangiare arancine da “ke palle”, l’unico locale dove riusciamo a trovare tre sgabelli dove poterci sedere. Ottime le “palle”, due euro il classico alla carne e tre quello riempito con pesce: fuori dal mondo il prezzo della birra (nazionale da 500 ml a 5,00 euro).

30 Aprile

Questa mattina abbiamo in programma la visita della Catacomba di Porta D’ Ossuna. Usciamo da Porta Nuova e scendiamo a destra, nella depressione detta del Papireto, ma abbiamo la spiacevole sorpresa di trovarla chiusa. Telefono al numero esposto sul portone, ed una voce mi risponde che in questo periodo si effettua solo apertura domenicale o su appuntamento per comitive scolastiche. Peccato. Siamo nuovamente nei paraggi di Porta Nuova quando un insolito spettacolo attira la mia attenzione: un corteo sta entrando in via Vittorio, battendo ritmicamente le mani a seguito di un periodico suonare di un’auto che sta nel mezzo della folla. Osservo attentamente ed identifico la vettura in un carro funebre; è lunedì, penso a qualche presa in giro calcistica, ma poi noto, subito dietro il carro, un giovane con in spalla una piccolissima bara bianca. Un ciclista che giunge in senso contrario si volta verso di me e mi indica un quatto con la mano:

– tenia quaccio mesi, a picciridda!

Rimango costernato, ma ancora di più mi allibisce l’autista del furgone che segue a passo d’uomo il mesto corteo: alla stessa affermazione risponde con una scrollata di spalle, come a dire:

-sono cose che succedono…

Risaliamo la via e ci fermiamo ai quattro canti. Iniziamo la visita della chiesa di San Giuseppe dei Teatini, all’angolo di destra, ma non siamo riusciti a farci dire come raggiungere la fonte sotto l’altare maggiore, dove vuole la tradizione. Usciamo e passiamo dall’altro canto dove, superata la fontana, troviamo il complesso delle due chiese, la Martorana (Santa Maria dell’Ammiraglio) e San Cataldo, bellissima nella sua architettura spoglia di arredamenti. Sul piazzale antistante un giovane carabiniere sta per convolare a nozze, con i colleghi che stanno preparandosi a formare un picchetto in alta uniforme. Ci dirigiamo ora lungo via Maqueda in direzione est, addentrandoci nei vicoletti del vecchio quartiere ebraico, oggi ad appannaggio di una folta comunità magrebina. Rientrati sulla via principale entriamo nel palazzo dell’Archivio Storico Comunale, dietro la chiesa (chiusa) di Sani Nicola da Tolentino, al numero 157. Chiediamo di poter visitare l’archivio, e dopo un breve conciliabolo il portiere ci mette in contatto con una impiegata che ci introduce nell’edificio con una superlativa visita guidata. L’ingresso nel monumentale archivio provoca in noi una fortissima emozione: siamo entrati in un tempio, dove l’aria è intrisa di storia e di bellezza. L’architetto Almeyda si è superato: ha mantenuto l’idea della vecchia sinagoga, collocando quattro alte colonne in mezzo alla stanza (11 metri?) ed una stupefacente scala a chiocciola in legno, il cui perno è stato ricavato da un unico albero dalla quale si accede ai corridoi dei due piani di scaffali. In mezzo a milioni di documenti ne spicca uno, posto in una teca: è l’editto con il quale i Reali di Spagna decretavano l’espulsione, entro tre mesi, di tutta la popolazione di religione ebraica da tutte le terre dei Regni di Sicilia. Visitiamo la successiva sala Pollaci, quindi la visita si conclude nel piccolo cortile adiacente l’antico monastero. Ci congediamo da questa appassionata cultrice della propria terra della quale ne va orgogliosamente fiera, e ci immergiamo nuovamente nel quartiere Ballarò per il pranzo.

Torniamo da Umberto e dico alla bionda proprietaria che dopo l’assaggio di ieri sono tornato a mangiare la caponata: me ne porta un piatto stracolmo sogghignando:

– se non ti aiutano non la finisci!

Rimarrà delusa, ovviamente.

A questo punto i giochi sono fatti. Rientriamo nell’appartamento per darci una sistemata e chiudere gli zainetti, quindi lasciamo il bilocale e lentamente raggiungiamo il porticciolo. Abbiamo ancora il tempo di visitare la chiesa di Santa Maria della Catena (2,50 euro) e prenderci un gelato (ottimo) nei pressi dell’incrocio di via Roma, quindi ci fermiamo sulle panchine di via Maqueda ad osservare il via vai di gente. Sono le 17,30 e decidiamo di finire in bellezza: cannolo alla pasticceria all’angolo dei quattro canti e poi scendiamo per via Maqueda in direzione della stazione, dove alle 18,00 puntualissimo l’autobus della linea Prestia e Comandè si muove verso Punta Raisi.

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