Oman, la terra del sultano

Un viaggio alla scoperta di un paese affascinante, in perfetto equilibrio tra modernità e tradizione
Scritto da: mariapaola79
oman, la terra del sultano
Partenza il: 03/03/2018
Ritorno il: 11/03/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €

L’Oman è una meta ancora poco conosciuta, che si sta timidamente aprendo al turismo, una terra per certi aspetti incontaminata e proprio per questo vi suggerisco di visitarla prima che venga presta d’assalto da frotte di cinesi e giapponesi.

Per il momento il paese ha aperto le sue porte principalmente all’Europa ma non passeranno troppi anni prima che venga sponsorizzata dalle agenzie di viaggio di tutto il mondo, con il rischio che vada perdendo quella autenticità che ancora lo contraddistingue e lo rende unico all’interno della Penisola Araba.

Normalmente preferisco organizzare i miei viaggi in autonomia, alle volte però bisogna accettare piccoli compromessi e il viaggio in Oman è stata proprio una di queste volte. Con questo non voglio dire che non sia possibile organizzare un viaggio in autonomia in Oman, tutt’altro.

L’Oman è uno dei paesi più pacifici al mondo nonostante in tutta la zona limitrofa ci siano guerre interne e tensioni religiose, basti pensare alla Siria, allo Yemen e all’Iraq. L’Oman è un paese musulmano ma grazie al loro spirito non estremista è una meta al momento super sicura. L’ Oman è infatti l’unico paese al mondo in cui i fedeli seguono l’ibadismo, una corrente religiosa aperta al dialogo e neutrale al conflitto tra sunniti e sciiti.

Gli omaniti sono persone riservate ma calorose e ospitali allo stesso tempo. Un popolo che ama la propria terra e le loro tradizioni. Nonostante il turismo sia destinato a crescere velocemente mi auguro riescano a mantenere questo loro atteggiamento per lungo tempo affinchè i visitatori possano trovare quell’ambiente genuino che tanto mi ha colpito ed ho amato.

Di contro posso affermare che la separazione dei sessi in Oman è estrema, in certi mercati addirittura l’assenza delle donne è totale, in altri solo le donne possono accedervi. Le occhiate che rivolgono a noi occidentali non passano inosservate, soprattutto da parte di donne ma voi non preoccupatevi, ci guardano con lo stesso stupore con cui noi guardiamo loro. Ricordatevi che è un paese che da poco si è aperto al turismo, certe abitudini devono essere ancora digerite.

Nelle Moschee gli ingressi e gli spazi di preghiera sono separati mentre per strada uomini e donne non si scambiano effusioni ma non è raro vedere uomini che passeggiano mano nella mano o che si salutano strofinando i reciproci nasi. Un gesto molto buffo e tipico omanita.

È una cultura molto diversa dalla nostra e per quanto possiamo essere in disaccordo con certe tradizioni, impariamo ad osservare senza giudicare. A fine vacanza potremmo sorprenderci a pensarla diversamente da quando siamo arrivati.

L’Oman non regala paesaggi da cartolina ma con la sua semplicità ti conquista lentamente. E’ una di quelle mete che ti ammalia e ti lascia una profonda malinconia e una volta a casa i ricordi del viaggio rimbalzano nella mente più vividi che mai, impossibile non pensare seriamente di tornare. L’ Oman poi offre tantissime opportunità di trekking, che a questo giro per ovvie ragioni non ho potuto testare in prima persona ma ho preso i giusti contatti e al prossimo giro non tralascio nulla!

Ma concentriamoci sul viaggio appena concluso, visto che è di questo che vi voglio parlare e non di quello che devo ancora fare.

Partiamo il 03 marzo da Milano Malpensa con un volo della Oman Air, un’ottima compagnia, che offre voli diretti che partono da Malpensa in serata e in 6 ore e mezza arrivano a Muscat. In alternativa, se avete voglia di fare scalo l’offerta si amplia. Ethiopian, Turkish, Egypt… personalmente ho preferito partire da Malpensa, un aeroporto non comodissimo per noi di Parma ed evitarmi inutili ore di attesa tra un volo e l’altro ma è una scelta personale. In gruppo con me molto persone hanno volato con le altre compagnie.

04 MARZO

Arriviamo a Muscat la mattina del 04 Marzo, non esattamente riposate anche se il fuso è di sole 3 ore rispetto all’Italia. Il tour di gruppo inizierà l’indomani e abbiamo una giornata a disposizione interamente per noi per andare alla scoperta della città.

All’arrivo, prima ancora di ritirare i bagagli, occorre acquistare il visto turistico. Armatevi di pazienza perché noi abbiamo fatto molta coda e da quanto mi ha detto è la prassi. Una volta scesi dall’aereo, prima ancora di ritirare i bagagli, vi imbatterete in due sportelli dello stock exchange. Lì potete, oltre cambiare i soldi, acquistare il visto da esibire al controllo passaporti (20 RIYAL, circa € 48 a persona, tenuto conto del tasso di cambio che mi hanno applicato). Questa era la procedura in vigore fino a Marzo 2018, tra una settimana inaugura il nuovo Aeroporto Internazionale di Muscat e forse la presenza di più sportelli porterà ad un più rapido disbrigo delle formalità doganali.

Dopo il disbrigo delle formalità aeroportuali un transfer organizzato dall’agenzia ci conduce in Hotel, dove soggiorneremo per 2 notti, il Somerset Panorama. Per avere la camera subito pronta al nostro arrivo abbiamo dovuto pagare un extra, altrimenti avremmo dovuto aspettare fino alle 14,00. L’ Hotel di recente costruzione dista soli 20 minuti dall’aeroporto ed è vicino all’area diplomatica. Dotato di tutti i confort, a noi non hanno dato una camera ma addirittura un mini appartamento completamente attrezzato con cucina frigo, microonde, lavatrice, soggiorno con tv e comodissimi divani. Unico neo il bagno con un micro lavandino e una doccia senza piatto dove si formava un lago tutte le volte che la si usava rendendo il bagno impraticabile per un po’ di tempo. L’hotel è inoltre dotato di piscina all’ aperto, fitness centre e un centro massaggi. Ma la cosa che vi lascerà più di stucco sarà constatare che la hall dell’Hotel è collegata al Panorama Mall, un enorme centro commerciale, dove troverete supermercati, negozi, ristoranti e un ufficio cambio. La location dell’Hotel si è rivelata molto utile soprattutto quando la mia compagna di viaggio si è accorta di aver scordato a casa le mutande, e vi assicuro che ovviare alla dimenticanza in un paese musulmano dove i negozi intimi per signora non si trovano esattamente dietro ogni angolo, può avere dei risvolti tragi- comici.

Visto che le principali attrazioni le visiteremo domani con il tour decidiamo di prendere un taxi e fare un primo giro al Souk di Muscat.

Muscat è una città strana e forse all’inizio vi lascerà pure un po’ perplessi. È un porto di mare ma circondata da aride montagne, si sviluppa per 50 km lungo la costa e non esiste un vero e proprio centro, tanto che le cose da vedere sono disseminate su ampie distanze e se non disponete di un mezzo proprio dovrete obbligatoriamente prendere un taxi perché non esiste una rete di trasporto pubblico. Dimenticate quindi autobus, metro e treno. I taxi non sono dotati di tassametro, si paga una cifra fissa in base alla distanza che dovrete percorre. Inoltre non esiste un radio taxi, ogni taxista con cui entrerete in contatto vi porgerà il proprio biglietto da visita e potrete comunicare tramite whatsup, oppure, come ho fatto io in più di una occasione, chiedere al bar dove siete seduti a gustarvi un rinfrescante lemon mint tea, una versione analcolica del mojito, se lo può chiamare per voi.

I taxisti parlano tutti perfettamente inglese, il livello di istruzione in Oman è elevato. Addirittura molto taxisti sono disponibili ad aspettarvi anche per più di un’ora e non vogliono nemmeno essere pagati in anticipo! Basta darsi appuntamento ad un orario prestabilito e li ritroverete sorridenti e puntuali come un orologio svizzero. Ora ditemi in quale altra parte del pianeta può avvenire una cosa del genere? Si spera sempre che i turisti ripaghino questa apertura e disponibilità e si comportino correttamente e qui lancio un appello accorato. Siate rispettosi e non fatemi vergognare di essere italiana, sempre pronti a pensare a qualche escamotage per non pagare nulla. E non offendetevi perché sapete meglio di me che è la verità.

Come ogni paese arabo che si rispetti il Souk è il cuore pulsante della città, un labirinto di negozi, affollatissimo e straripante di ogni genere di mercanzia: stoffe, spezie, gioielli, pugnali, ect. aperto dalle 16,00 fino alle 22,00. Per l’argento c’è un negozio in particolare che ricorda tanto la grotta di Ali Babà, la scelta è talmente ampia che dopo un po’ gira la testa. Il profumo di incenso pervade ogni angolo, tutti i negozi hanno infatti il proprio incensiere posto davanti all’ingresso, indipendentemente dalla merce che vendono. L’ odore è inebriante, un festival per i nostri sensi. Per tradizione non posso tornare a casa senza nemmeno un ricordino e il Souk di Muttrah è il posto giusto. Prima di acquistare è d’obbligo trattare sul prezzo, fa parte della cultura anche se vi accorgerete da subito che molti negozianti non hanno la faccia da arabi, sono piuttosto pakistani e indiani.

Finiti gli acquisti e per ossigenare la nostra mente ormai ottenebrata dall’ incenso, ci concediamo una passeggiata lungo la Corniche, il lungo mare di Muttrah, suggestivo soprattutto al tramonto quando il caldo si fa più tollerabile e le prime luci illuminano la città e la bella Moschea dai colori pastello. Ci rilassiamo su di una panchina e contemplare le enormi barche del sultano ormeggiate in porto, assieme a due romantici dhow di legno, usati per le escursioni turistiche lungo la costa.

Prima di rientrare in Hotel, chiedo al taxista di portarci sulla bellissima spiaggia di Qurum, la spiaggia più frequentata di Muscat, poco distante dalla Royal Opera House. Di pomeriggio la spiaggia si anima di ragazzi che giocano a calcio, fanno jogging o più semplicemente si concedono una passeggiata rigenerante al tramonto. Lungo la spiaggia ci sono localini dove fermarsi e consumare qualcosa di fresco. La spiaggia è pubblica, lunga diversi km difficile quindi trovarla affollata. È pulitissima ma non attrezzata, non ci sono quindi servizi di lettini e ombrelloni. Ci sono parecchi resort nelle vicinanze ma sono accessibili ai soli clienti. Sicuramente in Oman ci sono spiagge molto più belle, tenete conto che quella di Qurum rimane una spiaggia cittadina, non aspettatevi sabbia bianca o mare cristallino ma è l’ideale per trascorrere qualche ora di relax passeggiando e godendo della bellezza naturale che solo l’oceano sa offrire. Trattandosi di spiaggia pubblica il bikini non è molto apprezzato dalla popolazione locale, anche se ho visto qualche occidentale in costume da bagno. Non è obbligatorio ma sta a voi scegliere se rispettare o meno la cultura locale.

La nostra giornata si conclude qua, per cena per comodità, ci recheremo in uno dei tanti ristoranti del centro commerciale all’interno del quale è incorporato il nostro Hotel.

05 MARZO

Dopo la colazione in Hotel conosciamo Magdi, la guida che ci accompagnerà nel tour e gli altri compagni di viaggio. La cosa positiva, come mi aveva promesso l’agenzia, è il numero ristretto del gruppo che non supera effettivamente le 15 persone, 2 delle quali staranno con noi solo i primi 4 giorni per poi proseguire verso un’altra zona del paese. Va bene scendere a compromessi per un viaggio ma non avrei mai accettato di accodarmi ad un gruppo di 30 o più persone.

La visita di Muscat ha inizio da un luogo simbolico, la Grande Moschea del Sultano Qaboos, l’ingresso è gratuito e la fascia oraria in cui si può avere accesso va dalle 8,30 fino alle 11,30 della mattina, ad esclusione del venerdì, il giorno di preghiera collettiva per i musulmani. Per rispetto alla sacralità del luogo le donne devono coprire tutto: testa, braccia e gambe. Per gli uomini è sufficiente indossare i pantaloni lunghi, le mezze maniche sono concesse. La Grande Moschea del Sultano Qaboos è moderna e imponente ma al tempo stesso regala un senso di pace e tranquillità, al di là della vostra religione di appartenenza. È stata fatta costruire ed interamente finanziata dal sultano nel 1995; è stata portata a termine dopo 6 anni, nel 2001. È talmente grande che arriva ad ospitare fino a 20.000 fedeli. È completamente rivestita di marmi pregiati, tra cui quello di Carrara, di un bianco accecante.

A darci il benvenuto troviamo un bellissimo giardino con aiuole fiorite, fontane zampillanti e alberi di frangipane. Mi colpisce la pulizia e l’ordine che regna sovrana, è tutto perfetto, non c’è nulla fuori posto. Rimango estasiata dalla perfezione dei dettagli. Visitiamo da subito la sala di preghiera delle donne, impreziosita da un bel lampadario di murano, soffitto a cassettoni in legno di sandalo, porte di legno intagliato e finestre con vetri colorati. Nulla in confronto allo sfarzo che vi lascerà a bocca aperta e che caratterizza la sala di preghiera degli uomini, che supera quella delle donne già come dimensione. Qui potrete ammirare un enorme lampadario fatto interamente di cristalli swaroski e il tappeto persiano più grande del mondo (70×60 mt) in pura seta, tessuto da 600 donne che hanno impiegato 4 anni per realizzarlo. Il tappeto non può essere calpestato dai non musulmani, motivo per cui la zona di passaggio è protetta da un rivestimento in tessuto. La maestosità del lampadario è irriproducibile in foto, va visto con i propri occhi. Oltre al lampadario, l’enorme sala che arriva ad ospitare 6.000 fedeli, è abbellita da colonne di marmo, mosaici di stampo iraniano, e finestre impreziosite da raffinati decori floreali. Per accedere alle sale della preghiera e alle zone attigue occorre riporre le scarpe negli appositi spazi/scarpiere ed entrare scalzi.

Segue la visita al museo Beit Zubair, ubicato in un elegante palazzo recentemente restaurato, un tempo dimora del consigliere del Sultano di cui porta il nome ed oggi trasformato in museo privato sugli usi e costumi di questo Paese. Un museo piccolo ma ben strutturato, che traccia la storia religiosa e culturale del paese attraverso fotografie, antichi monili, armi e fedeli ricostruzioni in scala dei forti dell’Oman. Permette di ammirare una collezione di oggetti di uso quotidiano, vestiti tipici e strumenti musicali, suppellettili, monete, francobolli. Il Museo raccoglie anche i ritratti delle ultime dinastie dei Sultani. Una visita molto interessante per comprendere meglio la cultura del popolo omanita. Peccato che non si possano scattare foto all’interno, soprattutto ai raffinati gioielli femminili e ai khanjar, i tradizionali pugnali ricurvi con il manico finemente cesellato. Ci sono anche le ricostruzioni di alcune stanze di uso quotidiano come salottini per ricevere gli ospiti, stanze da letto, biblioteca e mobili. Interessante la ricostruzione nel giardino adiacente di una tipica casa omanita, di alcuni villaggi in miniatura e del falaj, ossia un sistema di canalizzazione delle acque, riconosciuto patrimonio dell’umanità.

Per pranzo rientriamo in Hotel e dopo una breve siesta ci dirigiamo verso il Souk. Noi lo avevamo già visitato in autonomia il giorno precedente ma è sempre piacevole. Questa volta teniamo a freno il portafoglio e ci limitiamo ad osservare la moltitudine di merce esposta.

Prima di recarci a cena visitiamo il Palazzo del Sultano e dei forti di Jalali e Mirani.

Al Alam Palace, il Palazzo del Sultano si può visitare purtroppo solo dall’esterno. Colpisce per il gioco di azzurro ed oro con cui è stato decorato, le forme arrotondate delle colonne che ne caratterizzano la facciata, i giardini fioriti, i pavimenti così lucidi da sembrare bagnati, l’ordine e la pulizia maniacale che caratterizza tutta la città. È una delle sei residenze del sultano, e viene utilizzato soltanto per le occasioni ufficiali. Avvicinandosi al palazzo, ai lati della residenza reale sulle colline circostanti, si scorgono le antiche mura cittadine e le torri di avvistamento: i forti Al Jalali e Al Mirani. Entrambi i forti risalgono alla occupazione portoghese e purtroppo non sono visitabili. In particolare dal forte Al Jalali, appollaiato sulla montagna che domina il porto regalerebbe una vista mozzafiato sulla baia di Muscat.

06 MARZO

La giornata ha inizio con la proposta di un fuori programma e visto che siamo tutti concordi visitiamo la fabbrica di Amouage, il profumo più esclusivo e caro del mondo. Nel 1983 il Sultano Qaboos ha creato questo prestigioso marchio, le fragranze sono realizzati solo con ingredienti naturali e di primissima qualità, tra cui una varietà di incenso pregiato proveniente dalle colline omanite del Dhofar. Ne derivano fragranze davvero uniche ma tutte molto speziate e dolci, tipiche dei profumi orientali. All’ingresso si possono ammirare le essenze base dei prodotti utilizzati per la creazione dei profumi, poi una visita guidata gratuita illustra le varie fasi di produzione, dalla fabbricazione all’imballaggio. La visita termina con l’offerta del tipico thè omanita accompagnato da datteri e la possibilità di acquistare la pregiata essenza. C’è solo un piccolo particolare non trascurabile, un flacone da 100 ml costa circa € 200!

Salutiamo Muscat dove faremo ritorno ancora per una notte alla fine del nostro tour, destinazione: Nizwa.

Lungo la strada costiera facciamo una sosta al piccolo villaggio di pescatori di Barka, a un’ora di strada a nord di Muscat. Qui, ogni mattina si tiene un mercato con tanto di asta del pesce. Chi è interessato alza la mano e fa la sua offerta. I pezzi migliori del pescato vanno al miglior offerente. A mio avviso è una tappa imperdibile dove si può ancora respirare un’atmosfera di altri tempi e, con un po’ di fortuna e abilità mentre le contrattazioni fervono e gli animi si accendono, riuscirete a scattare foto stupende.

Prima di arrivare a Niwza faremo una seconda sosta per consumare il nostro pranzo al sacco presso le sorgenti di acqua calda di Al Tahwar. Sarà solo un veloce assaggio di quanto piacevole sarebbero potuta essere un’escursione ad un vero Wadi per un bagno rigenerante. Come già dichiarato in apertura è solo questione di prenotare un nuovo biglietto aereo.

Dopo la pausa pranzo visitiamo il Forte di Nakal, ubicato vicino alle sorgenti di acqua calda di Al Tahwar.

Sarà che è stato il mio primo forte, per me rimane uno dei più belli visti in Oman. La costruzione è imponente, si erge sopra di una rupe in mezzo a un palmeto all’ingresso del distretto di Nakhal, nella regione di Al Batinah. Le mura lunghe 30 metri comprendono 6 torri di guardia. Si pensa abbia origini pre islamiche ma non esistono documenti che lo accertino. L’architettura di questo forte non segue un particolare modello, infatti segue la forma irregolare della roccia su cui è stato costruito e che è integrata al forte stesso. Il forte è difficilmente affollato e questo vi darà la possibilità di scattare splendide foto; il forte è infatti molto scenografico grazie alla bella vista sulle montagne circostanti, alla posizione delle varie torri di guardia su più livelli e al caldo color ocra delle mura. È stato restaurato nel 1990 e all’interno alcune stanze sono state allestite per mostrare il loro uso originale. È molto suggestivo aggirarsi all’interno del Forte, salire e scendere le numerose scale e scalette disseminate qua e là, ma vi consiglio di farlo con una guida per capire al meglio gli ingegnosi trucchi e trabocchetti utilizzati per scongiurare gli assalti dei nemici, tra cui porte con punte acuminate e le immancabili feritoie sopra le porte dove venivano agganciati i pentoloni con miele di dattero bollente, escamotage che ritroveremo anche negli altri forti che visiteremo.

La giornata si conclude con la visita al micro villaggio di Birkat Al Mauz, passeggiamo in un meraviglioso palmeto tra le tipiche case di paglia e fango.

L’hotel prescelto per la nostra permanenza a Nizwa è l’Hotel Diyar, dove pernottiamo per due notti. Si è rivelato un’ottima base di partenza per esplorare la città e scoprirne le sue meraviglie. All’interno dell’Hotel è presente una graziosa piscina dove vi potrete rilassare a fine giornata. Di buona qualità e varia la scelta del buffet sia a colazione che a cena.

07 MARZO

La visita della città di Nizwa ha inizio dal Souk. Se il Souk di Muscat è un intricato labirinto di vicoli in cui la vostra vista era rimasta offuscata dal fumo e profumo dell’incenso, noterete subito che il Souk di Niwza è molto diverso. Sicuramente ha un aspetto più moderno e vi sorprenderà l’ordine e la pulizia che regna sovrana. Se quello di Muscat vi era piaciuto, ora preparatevi a lustrarvi gli occhi. Troverete fucili, pugnali, argento, otre giganti, ceramiche, spezie coloratissime, legumi di ogni tipo. I monili in argento sono più cari rispetto a Muscat e non si contratta, il prezzo è fisso ma la qualità nettamente superiore. Io nel dubbio ho comprato un ricordino in entrambi i posti. Qui i venditori sono omaniti, e non pakistani o indiani e rispetto al Souk di Muscat potrete curiosare con calma senza l’assillo dei negozianti che tentano di vendersi ogni cosa su cui posate gli occhi. È risaputo che la qualità dei datteri che si trova in Oman è eccezionale ma quello che stupisce è la grande varietà, da quelli meno zuccherini a quelli più succosi, al naturale o ricoperti di cioccolato. Nel Souk di Nizwa ne avrete una prova e più di un assaggio, c’è un negozio che ne vende ben 20 tipi diversi. Niwza è famosa il suo mercato del bestiame, che si tiene ogni venerdì mattina. Tenetene conto durante la pianificazione del vostro viaggio. Noi in realtà visitiamo Niwza di mercoledì ma avremo modo di visitare un altro interessante mercato, con tanto di asta dei cammelli.

Dopo il Souk è la volta del maestoso Forte di Niwza dal bel colore ocra. Il forte è stato recentemente restaurato e forse ha perso quell’atmosfera antica ma vale sicuramente la visita. Venne edificato nel 1650 dal Sultano bin Saif al-Ya’aruba per proteggere la città. In effetti la prima caratteristica che balza all’occhio è l’enorme torre merlata a pianta rotonda alta circa 30 metri e con un diametro di 45 metri. Dalla cima della torre oggi si può godere di una splendida vista sul Souk, la moschea ed i palmeti che circondano Niwza ma nell’antichità era strategica da un punto di vista difensivo e consentiva ai soldati una visione a 360 gradi di tutto il territorio circostante. L’accesso al torrione, oltre alla presenza di numerosi cannoni, veniva reso ancora più difficoltoso da tutta una serie di trappole ed escamotage: botole piene di scorpioni, calderoni ripieni di miele di dattero bollente, per citarne alcuni esempi. Il forte ospita un piccolo museo dove potrete osservare gioielli, armi, abbigliamento tradizionale, oggetti di uso comune e attrezzi che venivano utilizzati nel passato da agricoltori e artigiani. Per me è stata una visita molto piacevole, anche se l’ideale sarebbe stato visitarlo al pomeriggio, quando una luce più tenue avrebbe risaltato i colori ocra dell’intero edificio. L’ingresso è a pagamento ma il costo è veramente irrisorio.

Segue un photo-stop al bellissimo forte di Bahla, dal 1987 patrimonio dell’Unesco, imponente per le sue dimensioni ma al momento chiuso per restauri e quindi impossibile da visitare.

Giungiamo al Forte di Jabreen, costruito nel 1670 dall’Imam Sultan Bin Saif Al Ya’Aruba.

Il Forte di Jabreen con le sue mura color ocra sembra quasi una costruzione di sabbia che emerge al centro di un fitto palmeto. È tra i più imponenti e meglio conservati dell’Oman e agli occhi del visitatore appare più come il classico castello che non una fortezza. Diciamo pure che si tratta di un castello che fungeva anche da forte. È composto da 55 stanze dislocate su 3 piani, e come appena accennato, a differenza del Forte di Nizwa e del Forte di Nakal, costruiti per scopi puramente difensivi, il Castello di Jabreen è stato prima di tutto una residenza e lo dimostrano le stanze finemente decorate e ammobiliate con morbidi tappeti e cuscini colorati, come la biblioteca dove sono custoditi anche diversi libri. A piano terra si aprono gli ambienti comuni, come cucine e dispense. Durante la visita, si può osservare il magazzino dei datteri, il cui succo veniva convogliato negli appositi canali sotterranei. Salendo si ha accesso ad ambienti più eleganti e raffinati. La stanza più suggestiva è sicuramente quella del sole e della luna, con un soffitto a cassettone in legno intagliato e dipinto a tinte forti, dove predomina il rosso e delle finestre la cui caratteristica è quella di fare entrare distintamente la luce del sole e della luna, da qui il nome. Notevoli anche le iscrizioni in rilievo che decorano alcune volte e pareti e riportano alcuni passi del corano. Ovunque regna il silenzio e rispetto ai 30 gradi che ci sono all’esterno gli ambienti all’interno del castello regalano una piacevole frescura, accentuata da un sapiente metodo di areazione che grazie a semplici fori nei muri potrebbero non hanno nulla da invidiare ai più moderni climatizzatori. La frescura svanisce di colpo non appena raggiungiamo la terrazza all’ultimo piano, con le sue torrette di guardia è il punto più alto del castello. Anche qui la vista spazia a 360 gradi ma a differenza di Nizwa dove il panorama era notevole, si vedono solo campi, palme e qualche casa isolata. L’entrata al Forte di Jabreen è a pagamento ma ed è compresa un audio guida in diverse lingue. Noi abbiamo la nostra guida ma è utile saperlo se state viaggiando in maniera indipendente.

Ma la vera chicca della giornata sarà l’ascesa alla Jabel Shams, la montagna del Sole, fa parte del complesso dei Monti Al Hajar, la cui cima più alta raggiunge i tremila metri ed è famosa per i suoi scenari naturali.

Dal fondovalle, la comoda strada asfaltata che risale il profondo Wadi Ghul per circa una decina di chilometri, diventa una pietraia, da qui la necessità di lasciare il pullman. Saliamo a bordo di robusti SUV 4×4 che si inerpicano per 8 km di tornanti e strapiombi vertiginosi. Dall’imbocco della strada che ci condurrà fino in cima ammirariamo il villaggio abbandonato di Ghul, circondato da verdi campi. Un comodo spiazzo sulla destra vi permetterà una sosta fotografica.

Mano a mano che raggiungiamo la cima il paesaggio cambia totalmente, diventa quasi lunare. Le montagne brulle dell’Oman sono punteggiate da rari arbusti, unica fonte di sostentamento delle buffe caprette che animano questa terra desolata ma di grande fascino.

La strada tortuosa è un crescendo di emozioni e suggestioni fino a raggiungere quota 2.000 metri. Qui le pareti rocciose creano un canyon vertiginoso il Gran Canyon d’Arabia, denominato anche Wadi Ghul, un baratro enorme che si apre all’improvviso e regala un panorama mozzafiato.

Una volta in cima c’è un punto panoramico protetto da una ringhiera ma sul rimanente bordo del canyon non ci sono sostegni di nessun tipo. Potete avventurarvi per un breve tratto ma fate attenzione a dove mettete i piedi, è un attimo fare un volo di sotto mentre si cerca di scattare una foto da un’angolazione diversa e tenuto conto che la gola in alcuni punti raggiunge i 1.000 metri di profondità, lasciatevi si sedurre dal panorama ma rimanete vigili!

Vi consiglio di portare una felpa o un magliocino, siamo in Oman ma pur sempre a 2.000 metri e la temperatura rispetto al resto del paese è molto più bassa, motivo per cui è molto frequentata in estate dagli stessi omaniti che scappano dalla pianura alla ricerca di un pò di refrigerio. A marzo la temperatura verso il mezzogiorno era di 20 gradi, quindi molto piacevole ma in inverno può scendere fin sotto lo zero.

Sul monte c’è anche un Resort dove abbiamo pranzato, Jebel Shams Resort, che ho aggiunto alla lista dei luoghi dove tornare, lista che solo qui in Oman sta diventando anche troppo lunga. Se ne avete il tempo consiglio di trascorrere una notte al Jebel Shams Resort per assaporare in tutta calma questa meraviglia naturale e dedicarvi ad uno dei trekking all’interno del canyon. Sicuramente sono impegnativi ma deve essere un’esperienza impagabile.

Una volta ridiscesi a valle visitiamo il villaggio di Misfat al Abreyeen.

Misfat al Abreyeen è un posto difficile da rendere a parole. È un piccolo villaggio costruito su un’altura e letteralmente incastonato nella roccia formato da antiche case di terra e fango. Le abitazioni hanno un aspetto precario ma sopravvivono da secoli. Ricordano tanto quei paesini che si vedono nei presepi. Con una breve passeggiata negli stretti vicoli del paesino si giunge a diversi terrazzamenti coltivati, un’oasi lussureggiante in netto contrasto con il resto del paese. Qui si possono osservare da vicino i falaj, che si snodano tra palme, banani e orti coltivati. I falaj sono i canali d’acqua utilizzati nei tempi antichi per poter rendere coltivabili i terreni di queste aspre montagne, sono protetti dall’UNESCO dal 2006. In alcune vasconi le donne lavano indumenti e stoviglie. Il piccolo villaggio di Misfat al Abreyeen infatti non è disabitato come può apparire ad un occhio disattento e gli abitanti non sono ancora abituati a ricevere visite da parte dei turisti. È quindi molto importante rispettare le tradizioni e non indossare abiti troppo scollati e succinti. Numerosi cartelli chiedono di rispettare questa etichetta nonché la privacy degli abitanti.

A seguire veloce passeggiata per le vie di Al Hamra. Purtroppo molte case sono crollate e il villaggio è in semi rovina. Attenti a dove mettete i piedi e non addentratevi all’interno delle costruzioni, che hanno un aspetto abbastanza pericolante. Nonostante l’avanzato stato di abbandono la visita è molto interessate per capire come venivano costruite le case le case semplicemente impastando fango e paglia e anche qui potrete studiare i falaji, l’ingegnoso sistema di irrigazione che portava acqua corrente alle abitazioni e che tutt’ora è in funzione e serve chi in mezzo a queste rovine ha trovato un riparo. Ovviamente non sono omaniti ma immigrati che costituiscono il grosso della mano d’opera locale. Lungo la strada del ritorno, da un punto panoramico apprezziamo una bella veduta di insieme del villaggio di Misfat al Abreyeen e del più grande abitato sottostante di Al Hamra, immerso in un’oasi verdeggiante.

Oggi la giornata è stata lunga e intensa ma ci ha regalato bellissime emozioni.

08 MARZO

C’è fermento tra il gruppo, alla partenza eravamo addirittura tutti in anticipo rispetto all’orario prestabilito. Oggi si va nel deserto di Wahiba Sands. Chi per un motivo, chi per un altro questo è decisamente il momento più atteso di tutta la vacanza. Lasciamo Nizwa carichi di aspettative e saliamo sul pullman che ci porterà ai margini del deserto dove cambieremo mezzo salendo su robuste jeep che ci scorrazzeranno fino alla fine della vacanza.

Prima di avventurarci tra le dune di sabbia dorata del Wahiba Sands visitiamo Sinaw, cittadina celebre per il suo mercato settimanale del bestiame che si tiene al giovedì. Le date di partenza del tour sono state programmate in modo da essere qui per vederlo. Arriviamo in città di buon’ora e troviamo già un sacco di pick up e camion parcheggiati, una moltitudine di uomini in abiti tradizionali stanno scaricando il bestiame, in particolare caprette e cammelli. La piazza è un brulicare di persone, animali, carri, auto. Tutti vanno di fretta nel tentativo di chiudere in fretta gli affari e tornare a casa. Ci aggiriamo tra banchi di frutta e verdura, carne e pesce fino ad arrivare ad una corte centrale in muratura dove gli allevatori portano i propri capi che verranno valutati dai possibili acquirenti che attendono pazienti seduti su lunghe panche di legno. Per la prima volta vedo una concentrazione di donne molto più alta rispetto ad altri posti, rigorosamente vestite o forse sarebbe più corretto dire nascoste dai loro abiti tradizionali. Alcune indossano la tipica maschera nera delle beduine che lascia scoperti solo gli occhi sottolineati dal kajal. Tutti gli uomini sfoggiando la dishdasha, il tipico abito chiaro lungo fino ai piedi che io trovo estremamente elegante. Sulla testa portano il kumma o il turbante e non è raro vedere bancarelle dove si contrattano i Khanjak, il tradizionale pugnale d’argento ricurvo indossato nelle giornate di festa o cerimonie importanti.

Le trattative fervono ma nessuno, ad eccezione delle donne, ci nega una foto. Quello che più mi colpisce di questo mercato è che le situazioni sono vere ed autentiche, non c’è nulla di costruito ad uso del turista, e questa è una caratteristica che ancora contraddistingua tutto il paese ed è uno dei motivi principali per cui ho amato tanto questo paese.

Dopo la visita del mercato di Nizwa ha inizio la nostra avventura nel deserto.

Ci avrebbe dovuto attendere solo 1 ora e mezza di strada ed i nostri animi già eccitati per la giornata che ci attende si incendiano ancora di più quando capiamo che l’autista sbaglia strada e non una ma ben due volte, tanto che ad un certo punto non ha la più pallida idea di dove è finito. La nostra guida è talmente arrabbiata che nessuno osa più proferire una parola, tanto meno chiedere quanto manca all’arrivo. Nel pullman cala il silenzio fatta eccezione per la voce robotica del navigatore che la nostra guida, esasperata, è costretta ad avviare. Verremmo a sapere solo in seguito che l’autista nel vano tentativo di imboccare una scorciatoia ha totalmente sbagliato direzione e se le sue intenzioni potevano essere buone, anziché in anticipo siamo arrivati inesorabilmente in ritardo. Per fortuna il programma non ha risentito di questo inconveniente se non molto marginalmente.

Prima di entrare nel deserto ci fermiamo da un gommista per diminuire la pressione dei pneumatici, è molto importante avere le gomme più sgonfie del normale per evitare di rimanere incagliati sulla prima duna. Guidare nella sabbia può sembrare a prima vista una sciocchezza ma non sottovalutate la questione. Per certi versi è un come guidare sulla neve fresca, bisogna avere una certa dimestichezza e per i neofiti non è così semplice come si possa immaginare. A dimostrazione di quanto vi sto dicendo, dopo 10 minuti dalla partenza, incontriamo una jeep guidata da due ragazze incagliata su di una duna. Tra l’altro ci siamo accorti per caso che stavano sventolando una maglietta rossa in segno di aiuto. Uno dei nostri driver è prontamente accorso il loro soccorso e con due manovra è riuscito a riportare la jeep sul sentiero principale battuto.

Come da programma ci fermiamo a consumare il nostro pranzo in una tenda beduina. I beduini, sono persone umili e generose, disinteressate agli affari della città. Peccato non avere più tempo per entrare maggiormente in contatto con il popolo del deserto. Allo stesso modo, a causa del ritardo con cui siamo partiti, non ci sarà il tempo, per chi era interessato, di fare l’escursione sul cammello che ci accontentiamo di fotografare nel recinto dove riposano.

Di cammelli ne incontreremo a iosa mano a mano che ci addentriamo nel deserto, vagano liberi con la loro andatura lenta e posata sulle dune assolate, una presenza silenziosa ma tremendamente suggestiva. È grazie ai numerosi cespugli d’erba e pozzi d’acqua che questi animali possono sopravvivere in un ambiente cosi ostile.

Ora ci aspettano ben 4 ore di crossing non stop. Il deserto di Wahiba, che prende il nome dalla tribù che da secoli vive in questi luoghi, ha un’ampiezza di svariate centinaia di kilometri, uno spazio immenso dove non si incontra davvero nulla se non sabbia, ma lo scenario in cui ci ritroviamo immersi è indimenticabile. Un territorio sconfinato caratterizzato da dune rosse costantemente modellate dal vento. Le più alte possono raggiungere i 100 metri di altezza.

Avvicinandoci al mare le dune cambiano forma e colore. Arriviamo al Magic Camp sul calar del sole e mai nome fu più azzeccato, è un luogo davvero magico. Il Magic Camp a Qihad è un’esclusiva della Mistral, il fiore all’occhiello di questo tour. Le tende sono dotate di un comodo letto, un tavolino, lampade arabeggianti e candele. L’essenziale ma tutto quello di cui avremo bisogno. Il camp, essendo un campo tendato mobile non è dotato né di luce né di elettricità e per una sera saremo totalmente sconnessi dal mondo intero. I bagni, uno in comune ogni due tende, sono delle sorti di cabine a cielo aperto. Non mi era mai capitato di farmi la doccia sotto una volta di stelle e anche se bisogna rinunciare all’acqua calda e al getto d’acqua scrosciante, l’ho trovata un’esperienza impagabile.

La cena si svolge alla luce delle candele sotto un tendone più grande, lo spazio comune del camp, e forse perché suggestionata dall’atmosfera del momento mi è sembrata la più buona di tutta la vacanza.

Dopo cena ci siamo seduti attorno al fuoco mentre i ragazzi beduini che gestiscono il camp ci hanno intrattenuto con musiche tipiche, ma da buoni italiani caciaroni abbiamo voluto anche noi dare il nostro contributo canoro e devo dire che si siamo difesi bene. È uno dei momenti della vacanza che ricorderò con più nostalgia.

09 MARZO

Dormo cullata del rumore delle onde e l’indomani svegliandomi con le prime luci dell’alba decido, prima di colazione, di andare a passeggiare sulla spiaggia. Stanno ancora tutti dormendo, c’è un silenzio e una calma surreale. Affondo i piedi nella sabbia, che è ancora fredda ma non troppo. Di fronte a me l’oceano con le sue onde che si infrangono a riva. Se volgo lo sguardo dietro di me vedo dune a non finire, dune che si accendono e cambiando repentinamente colore mano a mano che il sole si alza. Mi sento microscopica di fronte a questa vastità. Sono numerosissime le tracce degli animali che durante la notte hanno transitato in questa zona, a testimonianza che il deserto non è disabitato come erroneamente si è indotti a pensare: volpi, gatti selvatici e altre microscopiche impronte lasciate da chissà quale pennuto. Sono solo le 8,00 ma fa già un caldo pazzesco se non fosse per il gradito vento che mi regala l’oceano.

Trascorriamo la mattinata in questo piccolo angolo di paradiso, che da solo vi assicuro vale in viaggio fino a quando la nostra guida ci raduna per la partenza. Un momento in genere accolto con entusiasmo perché tutti vogliosi di scoprire la tappa successiva ma questa volta è diverso, vedo gli sguardi di tutto il gruppo velati di tristezza e malinconia e capisco che di fronte al fascino del deserto siamo tutti indifesi ed è una sensazione che almeno una volta nella vita tutti dovrebbero avere la possibilità di provare sulla propria pelle perché per quanto mi sforzi non potrò mai trasmettervi a parole quello che si prova di fronte a tale immensità.

Salutiamo a mio malgrado il deserto ma siamo quasi giunti al secondo momento topico del viaggio, ancora una volta sarà la natura la vera protagonista e ci regalerà momenti indimenticabili.

Alloggiamo presso il Ras Al Hadd Holidays, depositiamo i bagagli e dopo una cena forzatamente anticipata raggiungiamo la spiaggia di Riserva Ras Al Jinz un centro studi che per la ricerca e la protezione delle tartarughe che è possibile avvistare all’alba e al tramonto. Ovviamente gli incontri ravvicinati con le tartarughe non sono assicurati e la stagione migliore per gli avvistamenti è Luglio-Agosto ma vi sfido a venire in Oman in questo periodo dell’anno! Noi siamo positivi e confidiamo che la nostra non sarà una visita a vuoto.

Il primo impatto non è dei più felici, nonostante la nostra visita fosse stata prenotata ci aspetta una lunga attesa. L’ingresso del centro è gremito di persone, suddivisi in piccoli gruppi in attesa del proprio turno. Noi siamo il gruppo numero 4 e non hanno ancora fatto partire il primo gruppo, stanno perlustrando la spiaggia per assicurarsi della presenza di qualche esemplare. Inganno il tempo osservando diverse fotografie appese alle pareti corredati di pannelli esplicativi sulla vita delle tartarughe. C’è anche un piccolo curio shop ma non lo degno di troppa attenzione.

L’attesa diventa estenuante e qualcuno inizia a perdere le speranze gettando sconforto sull’umore dell’intero gruppo. Anch’io sono stanca di aspettare ma continuo ad essere certa che verremo ripagati. Finalmente iniziano a chiamare il primo gruppo, l’umore del gruppo si rianima. L’attesa è ancora lunga ma almeno abbiamo la certezza che non stiamo aspettiamo invano. Improvvisamente sentiamo chiamare: Group 4, ci siamo! Accompagnati da un ricercatore del centro ci incamminiamo lungo un sentiero che conduce alla spiaggia. Siamo totalmente al buio, per la tutela delle tartarughe e nel tentativo di disturbarle il meno possibile sono vietate torce, flash, urla e schiamazzi. Procediamo in religioso silenzio quasi trattenendo il fiato. La spiaggia è disseminata da enormi buche scavate dalle stesse tartarughe dove bisogna fare attenzione a non cadere. Ad un certo punto la guida si blocca e ci suddivide in gruppi più piccoli che a turno accompagna poco lontano e con una torcia illumina quello che di li a poco scopriremo essere due enormi tartarughe che stanno faticosamente scavando per deporre le uova. Sono davvero giganti e la quantità di sabbia che fanno volare alle loro spalle è impressionante.

Un momento magico anche se come al solito c’è l’idiota di turno che rovina l’idillio e questa volta non erano italiani. Le regole a cui attenersi non erano molte (non parlare, non usare luci o flash), non capisco perché sia così difficile attenersi ad un certo regolamento. Ci spostiamo per dare la possibilità a tutti di osservare le tartarughe e un altro miracolo cattura il mio sguardo. È come se in mare si fossero accese tante lucine di natale. Scoprirò essere il plancton, che nel buio più totale risplende di una luce azzurrina, ben visibile quando l’onda si infrange a riva. Un’altra piccola meravigliosa magia. Sono in contemplazione di questa nuova scoperta quando veniamo richiamati all’ordine per assistere alla deposizione delle uova! Saranno almeno un centinaio grosse come palline da golf. Un momento che ricorderò per tutta la vita e che da solo valeva l’intero viaggio in Oman.

L’impegno per la tutela e riproduzione delle tartarughe marine nel loro ambiente naturale da parte del centro è lodevole, purtroppo l’elevato numero dei partecipanti, soprattutto se presenti personaggi irrispettosi, rovina l’atmosfera. L’ideale se ne avete la possibilità è pernottare direttamente all’interno del centro, è presente un hotel nettamente più caro della media ma che vi darà la possibilità di fare non solo la visita serale ma anche quella all’alba, con la luce del giorno forse sarà meno suggestivo ma potrete assaporare di più la scena e di certo i gruppi sono più ristretti perché alle visite mattutine possono avere acceso solo gli ospiti del centro. Se siete fortunati potreste vedere anche la schiusa delle uova e la disperata corsa dei nascituri verso il mare. È tempo di rientrare. Sulla via del ritorno l’accompagnatore ci fornisce maggiori informazioni sul ciclo di vita delle tartarughe. Pensate che depositano circa 200 uova alla volta ma di queste solo 4, 5 sopravvivono. I gabbiani, le volpi ed altri predatori si nutrono sia delle uova appena depositate che dei piccoli appena nati, facile bersaglio durante la loro disperata corsa verso il mare dopo la schiusa, che avviene solitamente dopo 2 mesi dalla deposizione. Le tartarughe vivono in media 80 anni, sono quindi molto longeve ma proprio a causa della difficoltà delle uova a raggiungere l’età adulta è una specie molto fragile e a rischio estinzione.

10 MARZO

Partenza per Sur, una graziosa città costiera racchiusa in una baia naturale. Un tempo era un importante scalo sulle rotte dei marinai e ancora oggi il mare gioca un ruolo fondamentale nell’economia di questa cittadina. Sur è infatti famosa per i cantieri navali dove i dhow, le tipiche imbarcazioni di legno omanite, vengono ancora costruite a mano.

Ci rechiamo da subito al Faro di Al Ayjah che regala una bella vista panoramica su tutta la baia. In origine era una torre difensiva ma poi venne convertito in faro per permettere ai dhow di raggiungere la baia di Sur in tutta sicurezza. Se ne avete la possibilità vi consiglio di venire qua al tramonto, sono certa questa posizione privilegiata con la luce particolare del tramonto possa regalare una vista da cartolina.

Ci aspetta ora la visita del cantiere navale. Questo cantiere è uno dei pochi sopravvissuti in medio oriente dove ancora le imbarcazioni vengono costruite interamente a mano da abili ed esperti operai, per lo più di origine indiana. È ammirevole la precisione con cui livellano e verniciano le superfici di legno, il cui profumo delicato si sprigiona nell’aria e rende la visita ancora più piacevole. Gli omaniti non si dedicano alle attività manuali e la mano d’opera è tutta in mano agli immigrati. Il dhow è la tipica imbarcazione a vela della Penisola Arabica ma viene usata anche lungo le coste dell’Africa, in particolare in Kenya, Zanzibar e Tanzania, territori che in passato facevano parte del Sultanato dell’Oman. Queste imbarcazioni vennero usate per secoli per il commercio e il trasporto di merci, oggi non sono più utilizzate dai navigatori ma solo da collezionisti o durante eventi pubblici. Per la costruzione di un dhow viene utilizzato legno pregiato importato dall’Indonesia e si impiega circa un anno/un anno e mezzo prima che l’imbarcazione sia ultimata. Il costo si aggira attorno ai € 200.000 che non è certo trascurabile ma ricordate che la lavorazione è fatta interamente a mano! Si può tranquillamente girare fra le barche in costruzioni e osservare i manovali al lavoro, fate solo attenzione a dove mettete i piedi, ci sono attrezzi, reti e catene sono un po’ ovunque, rendendo difficili i movimenti. Trovate anche un piccolo negozio dove sono esposti dei modellini e le riproduzioni di imbarcazioni realmente costruite qui ed altri oggetti in legno di ottima fattezza.

La prossima tappa è un altro luogo che non deve mancare all’interno di tour in Oman. Sto parlando del Wadi Tiwi, un canyon dalle grandiose pareti rocciose, gioia e dolore di questo tour.

Come vi avevo detto sto partecipando ad un tour organizzato e sapevo fin dall’inizio che l’escursione al Wadi Tiwi come l’avrei voluta fare io non era prevista. Pensavo fosse un dettaglio trascurabile ma essere qua ora e non poter vedere veramente questo Wadi, è un bello smacco. Parcheggiate le auto dove finisce l’asfalto ci siamo limitati ad una passeggiata tra la folta vegetazione e un limpido ruscello. Occorre prestare attenzione al percorso che in alcuni punti può rivelarsi scivoloso. Ma il vero Wadi va conquistato una camminata abbastanza impegnativa di almeno un’ora che vi condurrà a cascate e laghetti dalle acque verdi dove potrete nuotare per riprendervi dalla fatica in un contesto da cartolina, stando alle foto viste in rete. Ricordatevi che le donne non possono indossare il bikini ma devono avere le spalle e almeno metà delle gambe coperte, l’ideale è indossare una t shirt e dei pantaloncini. Per gli amanti dei trekking l’Oman offre diversi percorsi all’interno di questi Wadi, un altro famosissimo e forse il più fotografato è il Wadi Bani Khalid, anche qui troverete laghetti orlati da palme dove trascorrere momenti di puro relax.

Salutiamo anche il Wadi Tiwi, o quel poco che abbiamo visto di esso e proseguiamo.

La comoda superstrada che fiancheggia la costa regala splendidi scorci su lunghe spiagge incontaminate dove la mano dell’uomo ancora non ha deturpato un paesaggio arido bagnato da acque color turchese. Facciamo una breve sosta alla rinomata spiaggia di Fins, dove i più intrepidi si sono concessi un bagno rinfrescante. Pranziamo presso il Wadi Shab Resort, unica struttura della zona di un certo standard, affacciata appunto sul mare.

Ultima tappa lungo la nuova autostrada costiera che collega Sur a Muscat è la Birman Sinkhole, soprannominata la “casa del Diavolo”. I locali sostengono che il cratere si sia formato per la caduta di un meteorite, in realtà si è formato per il cedimento naturale della roccia calcarea sottostante. L’ora migliore per visitarlo è verso l’ora di pranzo quando il sole è ancora alto nel cielo ed è possibile apprezzare il colore verde azzurro dell’acqua, che rende l’ambiente davvero idilliaco. È possibile raggiungere il fondo di questa dolina carsica tramite una comoda scalinata di cemento che se da un lato rovina un po’ il contesto, dall’altro vi permetterà di tuffarvi per un bagno ristoratore nelle acque cristalline, un misto di acqua dolce e acqua salata. Non è mai stato possibile accertare l’effettiva profondità di questa piscina naturale ma si crede esista un tunnel sotterraneo che la colleghi al mare. Per preservare il luogo è stato istituito il Parco di Hawiyat Najm,il cui accesso è gratuito.

Rientrati a Muscat facciamo momentaneamente base presso un elegante Hotel affacciato sulla bella spiaggia di Qurum. Qui termina il nostro tour e salutiamo con un velo di malinconia Magdi, la nostra guida, fiduciosi che non sia un addio ma solo un arrivederci. La struttura ci ospiterà per qualche ora fino alla cena, poi c’è chi andrà direttamente in aeroporto e chi come noi verrà trasferito presso un altro Hotel dove pernotteremo per l’ultima notte a Muscat.

Approfittiamo della vicinanza per visitare La Royal Opera House, ovvero il teatro dell’opera, è stato inaugurato nel 2011 e progettato dagli stessi architetti della Grande Moschea. Anche qui è un tripudio di marmo abbagliante, giardini curatissimi e un pavimento dove potrete specchiarvi. Insomma, l’emblema della perfezione. Vale la pena fermarsi per ammirare l’edificio anche solo esternamente. Assistere ad un concerto qui dicono essere un’esperienza unica grazie all’acustica perfetta. Io mi sarei accontentata di una breve visita, per altro gratuita, per ammirarne anche gli interni ma non avevo controllato gli orari di chiusura (tutti i giorni dalle 8,30 alle 17,30 escluso il venerdì) e siamo arrivati giusto in tempo per farci chiudere le porte in faccia!

Dopo cena veniamo trasferiti presso l’Hotel Al Falaj, struttura moderna e funzionale, a 5 minuti di taxi dal quartiere vecchio di Muttrah. L’Hotel è dotato di tutti i servizi, ha camere spaziose e pulite ma attenti all’aria condizionata che quando arriverete sarà molto alta, vi consiglio di spegnerla subito se non volete ibernarvi. Problema abbastanza comune in tutti gli Hotel e luoghi pubblici da queste parti. La colazione a buffet è abbondante e per tutti i gusti, inoltre potrete rilassarvi nella piacevole piscina all’aperto. Unica pecca a causa della vicinanza con un night club la notte potreste attardarvi nel prendere sonno a causa della musica o forse era solo la nostra stanza che si affacciava da quel lato. Comunque con due tappini per le orecchie, che in viaggio porto sempre, il problema è stato risolto.

11 MARZO

Siamo giunti alla fine della vacanza e a malincuore dobbiamo salutare questo incredibile paese che è l’Oman. Il pick up per l’aeroporto è previsto per le 12,00 abbiamo un po’ di tempo per visitare il vivace mercato del pesce di Muttrah. Il pesce arriva fresco all’alba, poi viene pulito, tagliato e messo in bella mostra pronto per essere venduto. Ho letto che fino a qualche tempo fa il pesce era gettato alla bene e meglio su enormi tappeti srotolati per terra, tra sabbia e polvere. Ora si svolge in una moderna struttura dove ogni venditore ha la propria postazione. Meno caratteristico di quello di Barka che abbiamo visto in Tour ma merita comunque una vista. Di fianco trovate il mercato della frutta e della verdura.

Alle 14,30 il volo della Oman Air ci riporta in patria, e anche questa meravigliosa vacanza è giunta al termine.

Molti italiani scelgono l’Oman per una vacanza unicamente balneare, il mio consiglio è visitare il paese organizzando un bel viaggio on the road di almeno 10 giorni. Se poi vi avanza tempo potrete anche godervi qualche giorno di relax al mare ma non limitatevi a questo, l’Oman ha molto di più da offrire agli occhi curiosi dei visitatori che forse non sanno ancora bene cosa aspettarsi da questa meta, ma una cosa è certa, non rimarrete delusi! Se vi è piaciuto il mio diario e lo avete trovato utile vi invito a passare sul mio blog dove troverete tutte le foto dei miei viaggi. Se avete dubbi o domande non esitate a scrivermi, sarò felice di rispondervi. http://civediamoquandotorno.it

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Forte di Nizwa



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