Nel Paese dell’incenso

Viaggio individuale alla scoperta dell’Oman: un antico sultanato dove coesistono modernità, ricchezza e tradizione
Scritto da: Andrea Bonfitto
nel paese dell’incenso
Partenza il: 24/12/2016
Ritorno il: 01/01/2017
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
È una terra molto ricca, dove però la tradizione ha preso il sopravvento: pur essendo comunque sulla Penisola Arabica, non troverete la selva di grattacieli che caratterizzano lo skyline di città come Dubai o Doha. Vige invece un sistema di leggi a tutela della tradizione: le case nella capitale sono basse, bianche, e realizzate seguendo lo stile locale! Questo Paese, inoltre, ha trovato un suo equilibrio politico, che gli permette di intrattenere rapporti pacifici con tutti i suoi vicini, Iran incluso, e vi si professa l’islam ibadita, che di fatto lo rende terra neutrale nel conflitto tra il mondo sunnita e quello sciita. Nel Sud del Paese, nella terra chiamata Dhofar, cresce inoltre la Boswellia Sacra, dalla quale si ricava l’incenso. È proprio questa fragranza che mi accompagnerà durante l’intero viaggio: incensieri bruciano un po’ ovunque nei suq, nei negozietti, nelle hall degli alberghi, all’entrata dei ristoranti, inebriando l’ospite, magari accompagnandolo con le note dell’oud, lo strumento a corda tradizionale. Benvenuti in Oman!

Il mio viaggio incomincia, come sempre, vari mesi prima, quando, una volta decise le date e trovato il biglietto aereo più conveniente (nel mio caso ho viaggiato con la Qatar Airways), ci si incomincia a documentare e si decide quali mete raggiungere. Avendo una sola settimana a disposizione, e trattandosi del periodo invernale (il Dhofar, del quale accennavo precedentemente, va visitato in estate, per via del kharif, la pioggia monsonica che lo trasforma in una stupenda terra verdeggiante), decido, come primo viaggio in questa terra, di visitare il Nord del Paese, evitando però il Musandam, ovvero la penisola exclave situata all’estremo nord e circondata dal mare e dal territorio degli Emirati Arabi, per la quale vale fermarsi invece più a lungo, magari in occasione di un mio futuro secondo viaggio in zona, per via dei bellissimi fiordi che ne caratterizzano il paesaggio costiero.

Individuo quindi nel Nord tre punti attorno ai quali sviluppare il mio itinerario: Mascate (o, in inglese, Muscat), ovvero la capitale attuale, Nizwa, che rappresenta la capitale culturale e storica, e Sur, che è invece il porto e centro più importante della regione orientale. Con l’aiuto di Couchsurfing, trovo quindi in queste tre località le persone adatte, alle quali affidarmi, per poter organizzare il mio viaggio nel dettaglio.

Arrivo nel pieno della notte a Mascate. In aeroporto mi colpisce subito la folla di asiatici seduti a terra, credo ad aspettare il visto o l’ok da parte dei funzionari doganali, per poter entrare nel Paese. Avendo comprato un’assicurazione di viaggio e il visto online, posso invece andare direttamente allo sportello dell’immigrazione, ed ottenere il mio timbro di ingresso in Oman nel giro di pochi minuti. L’effige del Sultano, molto amato dai suoi sudditi, è onnipresente: sulle banconote ma anche affisso alle pareti e per le strade.

Mi viene a prendere Shahbaz, couchsurfer pakistano ed impiegato, che arrotonda il proprio stipendio mettendosi al servizio dei viaggiatori, col quale ho fissato un prezzo di 60 rial omaniti per il trasferimento aeroportuale all’arrivo e per un’intera giornata a mia disposizione durante la visita della Capitale. Data l’ora di arrivo e la stanchezza, ho prenotato la mia prima notte in Oman presso uno dei tantissimi appartamenti a disposizione dei turisti nei dintorni dell’aeroporto, zona ben servita da negozi e ristoranti, scelta ben azzeccata, visto che, a causa anche del fuso orario (3 ore in più rispetto all’Italia), mi metto a letto praticamente alle 5 di mattina. La prima giornata, quindi, mi servirà per riposare ed ambientarmi, gironzolando nel quartiere che mi ospita, non lontano dal Wave Muscat, il porto turistico nella zona di Seeb. Mi colpiscono le casette dai colori chiari, in stile decisamente tradizionale, seppur di nuova costruzione, la pulizia per le strade e la vegetazione: Mascate è attraversata dal Tropico del Cancro, quindi zona tropicale più che desertica.

MASCATE (MUSCAT)

Il mattino successivo Shahbaz arriva puntuale. Porto con me anche la valigia: il nostro itinerario si svilupperà da ovest verso est, dopo di che mi lascerà nel mio nuovo alloggio a Mascate, in zona Ruwi, il Nuzha Hotel Apartments, un appartamento vicino a supermercati e servito dai mezzi pubblici. È una scelta obbligata, poiché la città, che conta ben 1.300.000 abitanti, ovvero un terzo dell’intera nazione, si sviluppa in lunghezza lungo la costa, per oltre 40 km.

Dopo una colazione sostanziosa, Shahbaz mi accompagna subito alla Grande Moschea del Sultano Qaboos, nel quartiere di Bawshar, per poter evitare la folla di turisti. Un bellissimo giardino dà il benvenuto al complesso religioso. La Moschea, che si estende su una superficie di oltre 416.000 m2, è completamente rivestita di marmi pregiati, di un bianco accecante. Persino le scarpiere presso le quali depositare le proprie calzature sono delle raffinate opere d’arte. Costruita dal Sultano Qaboos in occasione del 30° anniversario dall’ascesa al potere, può ospitare fino a 20.000 fedeli. L’interno lascia senza parole, con quello che fino a poco tempo fa era il tappeto persiano più grande del mondo (70×60 mt), composto da un miliardo settecento milioni di nodi, realizzato da oltre 600 tessitrici nell’arco di 4 anni. Notevole, inoltre, la passeggiata nelle gallerie che la circondano e la vista magnifica di cui si gode in cima alle sue mura perimetrali.

Procedendo quindi verso est, si toccano il Museo di Storia Naturale, che rappresenta una vera e propria lezione di geografia, geologia e biodiversità del Paese, la Royal Opera House Muscat, ovvero il teatro dell’opera, inaugurato nel 2011 e progettato dagli stessi architetti della Grande Moschea (per cui vale la pena fermarsi almeno per ammirare l’edificio esternamente), e quindi il piacevole quartiere di Qurm, che ospita una riserva naturale, un parco ed una bella spiaggia. Infine, toccata anche la mostra PDO Oil and Gas, dedicata per l’appunto all’attività di estrazione petrolifera e di gas naturale, che ha trasformato l’Oman nel Paese che possiamo ora tutti ammirare, si raggiunge quindi Mutrah. Essendo però questa zona molto suggestiva al tramonto, scegliamo di andare prima a visitare la vecchia Mascate, che è divisa da Mutrah dal Parco della Baia di Kalbuh.

La città vecchia di Mascate è situata su di un porto naturale, ed è caratterizzata dall’enorme piazza rettangolare, sulla quale si affaccia il Palazzo del Sultano, ex proprietà dell’ambasciata britannica. Colpiscono di questo palazzo sia i colori azzurro ed oro con cui è stato decorato, sia le forme arrotondate delle colonne della sua facciata. Esso venne fatto costruire dal Sultano Bin Ahmed, ed ha quindi una storia di oltre 200 anni. Il suo nome in arabo è Qasr Al Alam, che vuol dire “il palazzo della bandiera”. Esso è uno delle sei residenze del sultano, e viene utilizzato soltanto per le occasioni ufficiali. Altre attrattive di Mutrah sono il Museo Nazionale, inaugurato nel 2015, il Forte Al Jalali, costruito dai portoghesi nel 1587, che ospita un museo dedicato al patrimonio storico e culturale dell’Oman, e visitabile soltanto dietro permesso, in quanto collezione privata del Sultano, e il Forte Al Mirani, chiuso al pubblico.

Proseguiamo quindi verso est, raggiungendo l’estremità orientale della città. Innanzitutto ci fermiamo presso il balcone panoramico che dà sul Marina Bandar al Rowdha. Si tratta di un modernissimo porto turistico in posizione scenografica tra le montagne. Raggiungiamo quindi il Bustan Roundabout, su cui si affacciano il Palazzo del Parlamento, terminato nel 2013 e ovviamente realizzato in stile tradizionale, il Palazzo Al Bustan, realizzato per ospitare nel 1985 il vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo, circondato da meravigliosi giardini, che ospita ora un albergo a 5 stelle davvero molto lussuoso.

Terminiamo quindi il tour recandoci a Mutrah, l’ultimo quartiere della capitale da visitare. Mutrah è una zona davvero molto interessante, sotto vari aspetti. Innanzitutto ospita un vivacissimo mercato del pesce, che ovviamente va visitato all’alba, quando i pescatori arrivano per scaricare il frutto del loro duro lavoro. La Corniche, ovvero il lungomare di Mutrah, è invece suggestiva al tramonto: è per questo motivo che le riserviamo la parte finale della giornata. Sul lungomare è possibile rilassarsi su di una panchina, contemplando i dhow del Sultano, ormeggiati nel porto. Si affaccia lungo la Corniche anche una bella moschea. Attrattiva principale di Mutrah resta comunque il Suq, aperto la sera dalle ore 17 alle 21, caratterizzato da una copertura in legno finemente decorata, meta obbligata di chi ama l’antiquariato, ma anche l’incenso ed altri prodotti tipici locali. Buonissime le bibite fresche disponibili in vari punti di ristoro, soprattutto quelle a base di menta e frutta. L’ambiente tuttavia è molto diverso dai suq di altri Paesi arabi: in Oman i venditori non sono così insistenti, né è comune mercanteggiare prima dell’acquisto, e questo rende molto l’idea del carattere nazionale, piuttosto riservato.

Dove godersi il tramonto? In cima alla torre di guardia, costruita dai portoghesi, e posizionata all’estremità orientale di Mutrah. Da qui la vista è semplicemente meravigliosa, spaziando dal porto alle rocce a picco sul mare, e raggiungendo con lo sguardo l’enorme incensiere, posto su di un monte, guardando verso l’interno, un po’ il simbolo della tradizione omanita!

Faccio quindi ritorno “a casa”, questa volta optando per un appartamento economico nel quartiere di Ruwi, abitato in prevalenza da expat, soprattutto indiani, importante snodo per i trasporti locali. Qui mi capiterà di fermarmi per la notte ben tre volte a giorni alterni, di ritorno da Mutrah, di ritorno da Nizwa, e di ritorno da Sur.

LA CATENA DEI MONTI HAJAR: IL JEBEL AKHDAR E MISFAT AL ABRIYEEN

Mi alzo molto presto, faccio colazione, e alle 8 in punto il taxi mi viene a prendere a Ruwi per portarmi in 20 minuti al Rusayl Roundabout. Lì attendo che si riempia il taxi collettivo per Nizwa: dovrò aspettare un’oretta. Quindi alle 09:30 di mattina si parte per le montagne. Raggiungerò Nizwa in tre ore. Il taxi collettivo mi fermerà proprio davanti all’hotel da me scelto per la notte: il Safari Hotel, 3 stelle, situato in zona periferica e ben servito dai taxi, di fronte al quale c’è anche l’ipermercato Lulu, il più diffuso in questa zona del Medio Oriente. Una rinfrescata veloce e mi viene a prendere Alrabee, couchsurfer, studente omanita di 21 anni, che mi accompagna volentieri a fare un giro delle montagne della zona con la sua auto, in cambio di un po’ di conversazione in inglese.

Siamo nel bel mezzo della catena dei Monti Hajar: un po’ la spina dorsale del nord dell’Oman. Si sviluppa da nordovest verso sudest, parallela alla costa settentrionale. Ci troviamo in particolare nella parte centrale dell’Hajar, tra i monti detti Jebel Akhdar, ovvero “montagna verde”. Effettivamente mi colpisce subito la vegetazione rigogliosa della zona, soprattutto il sistema di irrigazione che viene utilizzato, attraverso una serie di canali che alimentano palmeti da dattero e frutteti, tra i quali anche bananeti.

Dopo vari tornanti e spettacolari vedute sulla valle circondata da monti dalle forme davvero bizzarre, raggiungiamo Misfat Al Abriyeen, ad un’altitudine di 1000 mt. Il villaggio è formato da un centro residenziale ed un nucleo storico, sistemati in cima ad un’altura a ferro di cavallo attorno ad una vallata occupata da palmeti.

Questo sarà per me un momento davvero memorabile: pian pianino, ci si addentra nel centro storico attraverso una discesa tra le case di fango, fino a raggiungere gli aflaj, ovvero il sistema di canali d’acqua utilizzato da secoli nell’area per poter rendere coltivabili i terreni di queste aspre montagne, protetti dall’UNESCO dal 2006. Percorriamo il sentiero che va verso il cuore della montagna, affiancando il falaj posto in alto. Da esso si diramano tantissimi altri aflaj (“aflaj” in arabo è il plurale di “falaj”), che vengono inondati a turno dall’acqua rimuovendo delle pietre, oppure isolati sistemandole all’imbocco degli stessi. In questo modo si garantisce l’acqua a tutti i proprietari dei terreni. Questo sistema di irrigazione risale addirittura al VI secolo, ma si crede, per via di ritrovamenti archeologici, che già nel 2500 a.C. esistessero dei metodi simili. Delle torri di osservazione permettono il controllo a distanza del buon funzionamento degli aflaj. Da visitare, oltre alla terrazza della piccola moschea, anche la Misfah Old House, dove, oltre a sedersi per consumare un tè, è possibile anche consultare dei libri fotografici sull’Oman e le sue tradizioni, consumando delle specialità gastronomiche locali.

BAHLA

Lasciamo quindi le montagne e torniamo a valle, dirigendoci verso Bahla. Prima ci fermiamo a pranzo in un localino che solo gente del posto può conoscere, situato tra le campagne, dove assaggio un piatto a base di carne di agnello speziata, salsina di melanzane, riso, datteri, insalata in foglie con ravanelli, cetrioli e lime, davvero squisito! Poi proseguiamo verso il centro di Bahla. Questa piacevolissima cittadina di 85.000 abitanti, famosa in zona per le sue ceramiche, è dominata da una fortezza del XIII sec, sovrastata dalla sua cittadella. Incantevole è il panorama che si gode dalla sua cima, sui monti circostanti e palmeti senza fine. Gli ambienti labirintici di questa fortezza, poi, stuzzicano davvero la curiosità di ogni visitatore!

È giunto quindi il tempo di salutare e ringraziare di cuore Alrabee, e, dopo essermi rifornito di cibo, soprattutto frutta, nel supermercato di fronte, torno in camera nel mio albergo, per riposare, dopo una giornata intensissima, nella quale credo di aver percorso in totale almeno 20 km a piedi!

NIZWA

Mi alzo come sempre di buonora. Parlo con la reception, cordialissima, che mi concede il check out alle 13:00: ho quindi tutto il tempo, dopo aver fatto colazione, di prendere un taxi che mi accompagni in centro. Visito quindi la fortezza di Nizwa, cittadina di 76.000 abitanti. Sotto certi aspetti, è molto simile a quella di Bahla, ma dal punto di vista architettonico, se ne discosta parecchio, in quanto qui prevalgono le forme arrotondate. Il torrione principale, infatti, è circolare e non quadrato, e risale al 1650, quindi di epoca più recente. Molto suggestiva è la serie di scalinate che portano verso la cima della torre, dalla quale si gode di stupendi panorami sulla città, le piantagioni di datteri, ed in particolare sulla bellissima moschea. Nizwa viene un po’ considerata dagli omaniti la vera culla della cultura nazionale: è qui che nel VII secolo i re della dinastia degli Al Jolanda ricevettero la lettera del Profeta Maometto, che li esortava ad abbracciare la nuova religione, ed è qui che si diffuse l’ibadismo, ovvero la forma di islam tuttora praticata dagli omaniti, caratterizzata da una particolare moderazione e dal ripudio della violenza. Mi fermo quindi al suq di Nizwa, dove si possono ammirare alcuni dei capolavori in terracotta e ceramica prodotti nella regione. Finita la visita, è ora di prendere il taxi che mi porterà in albergo, e, raccolto il bagaglio, di proseguire col taxi collettivo che mi riporterà verso Mascate. Il viaggio è davvero molto interessante: faccio conoscenza con gli altri passeggeri, uno dei quali mi compra persino uno spuntino per il viaggio senza che glielo chiedessi! Gli omaniti si stanno rivelando persone riservate eppure calorose allo stesso tempo.

LA CATENA DEI MONTI HAJAR: VERSO LA DIGA DI WADI DAYQAT

Mi alzo di nuovo presto, stavolta per scoprire cosa c’è ad est di Mascate. Alle 8 in punto viene a prendermi a Ruwi un altro couchsurfer, anche lui omanita. Si tratta di Salim, 32 anni, impiegato statale e padre di famiglia, originario di Sur, quindi con un’ottima conoscenza del territorio che mi accingo a visitare ora. Con lui pattuisco 50 rial omaniti per un giro di due giorni, che include anche il ritorno al mio albergo a Mascate.

Non c’è traffico: la strada corre veloce arrampicandosi verso i monti dell’Hajar. D’ora in poi tutto quello che vedrò sarà situato a sud del Tropico del Cancro. Sono 210 km quelli che ci separano dalla meta finale. I monti dell’Hajar sono davvero scenografici: geologicamente si tratta di rocce calcaree prive di vegetazione, a formare dei paesaggi quasi lunari. Raggiungiamo in un’oretta la diga e riserva d’acqua più importante dell’Oman, alta 75 mt e lunga 410 mt, in cemento, completata nel 2009, che sbarra il Wadi Dayqat, ovvero uno dei pochissimi fiumi omaniti nei cui letti scorre acqua tutto l’anno. Questo bacino artificiale rifornisce abitanti ed industrie, soprattutto della capitale, di oltre 35 milioni di metri cubi di acqua potabile ogni anno.

La strada d’accesso è già di per sé un soggetto fotografico molto particolare: lampioni in stile ottocentesco affiancano a sinistra la striscia di asfalto che si inerpica sui monti, verso la diga. All’arrivo ci attende un paesaggio surreale: le cime spoglie che circondano il lago, e un verdissimo parco in riva ad esso, attrezzato per picnic e momenti di ricreazione per intere famiglie.

LA “CASA DEL DIAVOLO”

Continuiamo quindi il nostro viaggio verso est, e dopo un’altra oretta raggiungiamo quella che i locali chiamano “Bayt Al Afreet”, ovvero la “casa del Diavolo”. Ufficialmente il suo nome è in arabo Hawaiyat Najm (la “stella cadente”), ovvero Bimmah Sinkhole in inglese. Si tratta della dolina carsica di Bimmah, ovvero di un cratere ovale delle dimensioni di circa 50 mt per 70, profondo 20 mt. È posto a soli 600 mt dalla riva del mare, tra le due città di Dibab e Bimmah. I locali raccontano che si tratterebbe di un meteorite caduto dallo spazio, da qui il suo nome in arabo. In realtà si è formato col cedimento del terreno, causato dallo scioglimento della roccia calcarea sottostante. Allo specchio d’acqua si accede attraverso una scalinata. La vista della gente allegra che fa il bagno nelle sue acque cristalline rende l’ambiente davvero idilliaco. Per poterlo preservare, è stato istituito il Parco di Hawiyat Najm, al quale si accede attraverso un cancello controllato da custodi.

IL TRAMONTO AD AYJAH ED IL RESTAURATORE DI KHANJAR

Un’ultima oretta di viaggio ed arriviamo finalmente a Sur, passiamo a salutare Mohammed, caro amico di Salim, che ci invita a pranzo a casa sua. Sarà il pasto più gustoso di tutto il viaggio. Ovviamente delle donne di casa nemmeno l’ombra: è Mohammed che preleva dalla cucina i manicaretti di sua madre e li porge a terra al centro della stanza degli ospiti, e noi, seduti a cerchio sul pavimento, tra una chiacchiera e l’altra, consumiamo le varie pietanze a base di carne e verdura fresca, con l’aiuto delle nostre sole mani. Anche in Oman non c’è l’abitudine di usare le posate. Per fortuna c’è a un paio di metri da me un lavello dove lavarsi le mani col sapone. Dopo pranzo, il fratello di Mohammed ci intrattiene con la sua musica: suona l’oud, ovvero il tipico strumento a corda diffuso nei Paesi arabi. Infine, con orgoglio, Mohammed mi mostra il suo khanjar, di cui parlerò in seguito.

Andiamo poi a digerire l’abbondante pranzetto con una bella passeggiata, dapprima al castello di Sunaysilah, su di una collina rocciosa che sovrasta la città, dal quale si gode di un bel panorama verso il mare, poi al porto, dove innanzitutto mi sorprendono un paio di tartarughe marine, che nuotano indisturbate nelle sue acque. Quindi percorriamo il primo dei due chilometri di murales che decorano il muro settentrionale del porto stesso: è un museo all’aperto di arte moderna! Molto interessanti i vari dipinti, il primo dei quali dedicato al Sultano. Scene di pesca e di vita nei villaggi si alternano a temi religiosi e raffigurazioni della vita quotidiana a casa. Mohammed mi mostra anche un paio di murales di cui è lui stesso l’autore.

Ci rechiamo quindi, attraverso il ponte di Khor Al Batar, al villaggio di pescatori di Ayjah, e da lì ci inerpichiamo in cima alla torre, su di una collina a sud del centro abitato. Ecco di fronte a me la magia del tramonto da “Mille e una notte”: il richiamo alla preghiera dei muezzin, che risuona come in un coro, trasportato dal vento, mentre il cielo si accende di rosso. Sarà uno dei tramonti più suggestivi della mia vita!

Torniamo a Sur e terminiamo la serata con una bella passeggiata nel suq, tra fumi di incenso, spremute di frutta fresca e merce di ogni genere. Ultima tappa della serata è il negozio di restauro di khanjar, uno dei più famosi di tutto l’Oman. Interessantissima la visita della bottega, grazie al permesso dell’artigiano che dirige i lavori, di origine indiana ma da anni ormai in Oman, che alla fine mi permette perfino di scattare con lui una foto ricordo! I khanjar, di cui accennavo in precedenza, sono i pugnali cerimoniali di cui va fiero ogni uomo omanita che si rispetti, che li legano al fiero passato, prodotti con pregiati materiali, quali l’oro, l’argento, l’ottone, le ossa di origine animale, l’avorio (per fortuna quest’ultimo non più utilizzato per ovvi motivi…). Essi hanno però un significato puramente simbolico e non vengono assolutamente utilizzati per offendere né come mezzo di difesa. Un singolo khanjar di ottima fattura può costare decine di migliaia di euro.

Andiamo infine a Ras Al Jinz, l’estremità orientale della Penisola Arabica, per una passeggiata notturna sulla spiaggia. Qui e là i fossi lasciati dalle tartarughe marine che spesso arrivano sulla riva per depositare le uova. Guardo in alto: nel buio più totale un fantastico cielo stellato ci sovrasta, lasciando in me lo stupore per uno degli spettacoli notturni più belli che la nostra Terra possa offrire, purtroppo non più usufruibile in Italia, a causa dell’inquinamento visivo.

È ormai notte fonda. Stanco ma molto soddisfatto di quanto appreso anche oggi, vado quindi a dormire in uno degli appartamenti per turisti, il Leading Wings Beach Apartments, in posizione centralissima in riva al mare, che sarà anche la sistemazione più economica finora incontrata in Oman.

IL FARO DI AYJAH

Alle 7 di mattino facciamo velocemente colazione insieme, e Salim mi porta a fare un giro al faro di Ayjah. A quell’ora il villaggio, praticamente deserto, è davvero pittoresco: inutile dirvi che ho scattato forse più fotografie qui che nel resto della città! Le barchette dei pescatori, le casette basse e bianche, e di fronte a noi la Moschea di Sur verso destra, e le colline verso sinistra, con le mura medievali e le torri in cima, tra di esse anche quella dalla quale abbiamo ammirato il tramonto il giorno precedente. Il tutto mi ricorda vagamente ambienti italiani di mare, come il borgo medievale di Termoli o i paesini del Gargano. Assolutamente uno spettacolo da non mancare!

LA VISITA DI SUR

Puntiamo quindi verso il Mercato del Pesce, dove posso assistere alle contrattazioni tra pescatori e pescivendoli ed ammirare stupefatto le notevoli dimensioni dei pesci che popolano le acque a queste latitudini.

Ci rechiamo poi al cantiere dei dhow, le tipiche imbarcazioni della Penisola Arabica. Questo è praticamente uno dei pochissimi sopravvissuti in Medio Oriente, dove ancora si tramanda l’arte della costruzione di queste imbarcazioni. Suscita pura ammirazione vedere con quanta precisione gli operai del cantiere allisciano e verniciano le superfici in legno. Molto suggestiva è la costa della baia, nelle cui sabbie sono arenate varie imbarcazioni già terminate. Attenti però a dove mettete i piedi! Attrezzi, reti e catene sono un po’ ovunque, rendendo difficili i movimenti.

Ultima tappa è il Dhow di Fatah al Khair. Si tratta di un’imbarcazione degli anni 70 perfettamente restaurata e riportata nella città che le ha dato i natali. Un altro paio di imbarcazioni più piccole completano l’esposizione di questo museo.

Finisce qui la visita a Sur e il mio viaggio in Oman. Si ritorna a Mascate, dove un amico di Salim mi accompagnerà quasi gratuitamente a Buraimi, dove potrò entrare negli Emirati Arabi via terra attraverso la frontiera di Al Ain, e proseguire quindi per Dubai. L’Oman è uno splendido Paese, un esempio di pace ed equilibrio, dove la corsa al denaro e la disperata ostentazione del proprio benessere non hanno avuto la meglio. L’amore degli omaniti per la loro terra e le loro tradizioni è più forte ed ha vinto. Speriamo davvero che questo loro atteggiamento continui nei prossimi decenni, permettendo anche ad altri visitatori di ritrovare quell’ambiente genuino che una volta caratterizzava l’intera regione arabica.

Andrea Bonfitto

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L'interno della torre circolare - Fortezza di Nizwa

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Sur - il cantiere navale dei dhow

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Sur - Il castello di Sunaysilah

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Particolare dei murales di Sur

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Sur - Col restauratore di khanjar

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Tartaruga marina a Sur

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Tramonto su Sur

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Sur - La barca di Fatah Al-Khair

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Sur vista da Ayjah

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La Fortezza di Bahla

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Il Mercato del Pesce a Sur

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Il Palazzo di Al Bustan

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Il porto di Sur e i suoi 2 km di murales

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Il Suq di Mutrah

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Il Suq di Nizwa

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La Corniche di Mutrah

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La diga di Wadi Dayqat

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La dolina di Bimmah Sinkhole

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La Fortezza di Bahla - panorama dal terrazzo

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Panorama dal borgo marinaro di Ayjah

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Mascate - Il Palazzo del Sultano

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Oman - Il Khanjar (pugnale cerimoniale)

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Misfat Al Abriyyin

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Marina Bandar

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L'Oman a tavola

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Mascate - I giardini della Moschea di Al Qaboos

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Mascate - Fontana a forma di caffettiera omanita

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Panorama dei monti che circondano Misfat Al Abriyyin

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Mascate - Interno della Moschea di Al Qaboos

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Dalla Fortezza di Nizwa

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Dalla Torre di Guardia di Mutrah

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Dalla Fortezza di Bahla

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Il borgo marinaro di Ayjah

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Il cantiere navale dei dhow a Sur

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Gli aflaj di Misfat Al Abriyyin

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Il borgo di Ayjah dalle colline circostanti

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Il Castello di Sunaysilah (Sur)



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