Tour dell’Olanda

Circuito tra tulipani, mulini a vento e formaggi
Scritto da: Minzo
tour dell'olanda
Partenza il: 04/04/2017
Ritorno il: 10/04/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Viaggetto in Olanda

Milano. Alle 10.00 usciamo di casa. Prendiamo la 40 che in poche fermate ci porta alla metro di Affori. Dieci minuti e siamo in Stazione Centrale. Come da indicazioni trovate su internet subito fuori dalla stazione, troviamo i Pullman che vanno all’aeroporto di Orio al Serio. L’acquisto del biglietto e la scelta del bus ha tutta l’aria di un mercato, comunque paghiamo i 5 euro per persona previsti, che è veramente un prezzo super economico se si tiene conto del viaggio.

Dopo un’oretta siamo all’aeroporto. Da bravi pensionati ci mangiamo nostri i panini, fatti al mattino e ci avviamo al check-in. Solita calca per passare il controllo e finalmente siamo dentro.

L’aereo è previsto in partenza alle 13,50. Il gate d’uscita ci viene indicato alle 13.00 e subito qualcuno inizia la coda. In automatico tutti si mettono in fila, consapevoli che i posti saranno assegnati, ma anche sicuri che ci sarà la solita corsa per infilare il trolley nella cappelliera, e guai agli ultimi che dovranno lasciarli lontano dal loro posto perdendo tempo all’uscita dall’aereo.

Decollo in orario e atterraggio in anticipo. Tutto bene! Per una persona alta c’è sempre il disagio dello spazio limitato per le gambe ma pagando 23 euro a tratta per persona non ci si può certo lamentare.

L’aeroporto di Eindhoven l’avevo controllato e studiato in internet quindi nessuna difficoltà a trovare gli uffici delle auto a noleggio, fuori dalla struttura centrale.

Contrariamente al solito, visto il rischio corso a Malaga quest’autunno, mentre aspettavo a Bergamo, ho prenotato l’auto via internet.

Logicamente ho preso la più economica, una C1 Citroen della Budget per un totale di euro 225, con la copertura assicurativa completa, che trovo indispensabile anche se costa quasi il doppio della quota iniziale. Trovo stupido rischiare che qualcuno ti lasci una bottarella all’auto in parcheggio. Meglio dormire sonni tranquilli e risparmiare su qualcos’altro.

Come molti della mia generazione, trovo ancora difficoltà a dialogare con il navigatore, preferendogli la vecchia cartina. Nelle settimane prima del viaggio mi studio per ore l’itinerario, controllo la strada e con l’aiuto della Street view osservo le case e mi faccio idealmente dei punti di riferimento.

L’imprevisto però, è sempre in agguato e all’uscita del parcheggio dell’aeroporto ci siamo trovati in una zona industriale senza fine. Fortunatamente tutte le strade portano a Roma e dopo 5 minuti di discussioni con mia moglie, in fondo ad una via, abbiamo avvistato alcuni cartelli stradali. In Olanda, cartelli e semafori sono posizionati molto in alto, e con i parabrezza moderni sempre più bassi c’è di che farsi venire il torcicollo.

Sono le 17,00 quando imbocco la superstrada A59 per Breda. Ho deciso di visitare per prima, la cittadina di Dordrecht, la più antica dell’Olanda.

Come d’abitudine ho controllato su booking.com gli alberghi della zona, ma non avendo orari e itinerario sicuri, non ho prenotato. Subito, però, mi rendo conto che ci sono pochi alberghi e pochissimi quelli che rientrano nel mio abituale budget.

Strada facendo ho capito che in Olanda le rotonde hanno delle corsie ben delineate, e anche agli incroci, una volta presa una direzione non la puoi cambiare!

Passata la zona periferica, Dordrecht si presenta subito come una cittadina molto bella.

Porticcioli con bellissime barche si susseguono, tutto è di un mattoncino scuro e le finestre (senza imposte) sono tutte bordate di bianco. Le strade sono lastricate di pavé. Parcheggio vicino alla cattedrale. Facciamo una breve passeggiata tra canali di varia grandezza. Trovo un albergo, il proprietario spiacente mi dice di essere completo, mi indica un B&B fianco. Non sono convinto, non mi piace dormire a casa di altri ma suono il campanello. Mi apre un ragazzone che mi fa accomodare. 2 piani di scala ripidissima. La camera è discreta ma il bagno è in comune ed è disastroso. Ringrazio ma rinuncio. Mia moglie mi avrebbe rovinato la prima serata di vacanza.

Altra passeggiata e altro Hotel. Purtroppo anche qui sono al completo. Il proprietario molto gentile, mi indica un albergo fuori dal centro. Passando dalla stazione notiamo una moltitudine di biciclette parcheggiate. Chissà come fanno a ritrovare ognuno la propria.

Finalmente l’insegna di un Hotel. Provo… bello… la camera c’é ma a euro 110. Sono riuscito ad avere la prima colazione inclusa ma è comunque cara. Va beh, Faremo uno strappo! Oggi poi, non abbiamo neanche pranzato. Siamo fuori città, impensabile rimettersi in auto, speriamo di non prendere una strapazzata al ristorante… La camera è bellissima, il bagno pure, ma NON c’è il bidet. Ma perché? Peccato! Domattina dovrò fare doppia doccia.

Al ristorante Silvana sceglie un piatto con fetta abbrustolita di pane scuro, 2 uova fritte, prosciutto cotto e bacon. Io prendo una Cesar-Salad che va sempre bene. Alle nostre spalle un gruppetto di giovani parla italiano, si intuisce che sono lì per un corso organizzato da una società olandese con uffici in Italia. Prima colazione abbondante. Lasciato l’Hotel, ritorniamo a Dordrecht vecchia.

L’aria è frizzante, molto più fresca che a casa. Per fortuna abbiamo acquisito una buona esperienza di cosa mettere nel trolley e anche col solo bagaglio a mano riusciamo a evitare sorprese.

La cattedrale è chiusa, peccato! La cittadina è veramente molto bella. Le barche sono quasi yacht, alcune in legno molto vecchie ma perfette e notiamo che tante sono abitate. Dordrecht si trova su di un’isola nel grande delta formato dal Reno dalla Mosa e dalla Schelda. È stata fondata nel 1000, era parte della lega anseatica e come detto, ha una moltitudine di canali oltre a due tipici ponticelli olandesi.

Lasciamo Dordrecht per cercare il Kinderdijk, zona ricca di mulini a vento. Percorrendo stradine di campagna che costeggiano ora un fiume o un canale arriviamo in zona che il sole è alto. La temperatura è aumentata. Stiamo viaggiando su una stradina sopra un argine fra un canale e una fila di case quando intravedo in lontananza un mulino. Sapevo che non si poteva arrivarci vicino in auto quindi parcheggio di botto e troviamo una stradina che scende fra i campi. Camminiamo per qualche centinaio di metri fra orti e campi verdi interrotti da grandi canali di irrigazione. Pecore ovunque. A poco a poco ci avviciniamo al primo mulino. Nel canneto oche selvatiche fanno uno schiamazzo da mercato e ogni tanto a coppie prendono il volo e ci passano sopra formando larghi cerchi.

Fantastico, siamo fra i mulini. In totale sono 19, di cui 2 ancora funzionanti e sono tutti abitati. Chissà cosa si prova a dormire in un mulino? Peccato che nessuno di questi è stato trasformato in B&B.

Ripartiamo con destinazione Delft, città del pittore Vermeer, quello della ragazza con l’orecchino che mia moglie ha visto in Tv.

Anche qui i canali non mancano. La città vecchia ne è circondata. La piazza è una bomboniera. La torre del municipio svetta di fronte alla cattedrale e al suo altissimo campanile. Le case, con le facciate che in alto terminano a gradini, i negozietti pieni di fiori, decorazioni pasquali e ceramiche bianche e blu, tipiche della città. Nella piazza trovo il primo negozio di formaggi. Le grandi forme giallo arancione accatastate alle pareti danno allegria e fanno da contorno a forme più piccole di tanti colori. C’è anche un formaggio verde! Ne assaggio alcuni… sono tutte varianti del Gouda con l’aggiunta di qualche aroma, buoni ma preferisco i formaggi italiani. Sono le 3 del pomeriggio. Il sole è caldo, le giornate sono lunghe quindi l’idea è di continuare il viaggio. Cappuccino prima di ripartire (chissà perché il caffè lungo o corto che sia e anche il cappuccino costano sempre da 2,50 a 3,50 euro).

Mentre camminiamo verso la nostra auto, parcheggiata fuori dal centro sentiamo una campana. Tutti ci guardano in modo interrogativo… ci rendiamo conto di essere su un ponte “levatoio”, infatti, come a un casello del treno, scendono le sbarre e l’asfalto comincia a salire. Che forte! Dopo un attimo ecco la punta di una chiatta, grande quanto il canale. Il barcone passa e la strada ritorna al suo posto. Tutto in pochi minuti. Prossima destinazione le coltivazioni dei tulipani, nella speranza di trovarli fioriti.

Arriviamo a Leiden, di tulipani nessuna traccia, troviamo il cartello che indica Keukenhof, il parco botanico più importante dell’olanda, soprattutto per i tulipani.

D’improvviso grandi appezzamenti di terra di tanti colori, come fossero dei tappeti. Finalmente i tulipani, ma non solo anche giacinti i narcisi. Arriviamo davanti ad un parcheggio enorme… almeno 30 bus e un migliaio d’auto. Una cinquantina di addetti al parcheggio muovono le colonne in entrata e uscita. Vedo un Hotel …mi fermo ma come prevedevo è completo. Approfittiamo del parcheggio e lasciamo l’auto per una passeggiata fra i campi coltivati. Che spettacolo!

Purtroppo mia moglie da ieri ha un forte male al ginocchio e cammina con difficoltà.

Rinunciamo alla visita al giardino botanico e ci mettiamo alla ricerca di un albergo, incontrando altre coltivazioni di fiori (ma come faranno a venderli tutti!)

Nessun Albergo in vista, puntiamo verso Haarlem, a pochi km, poi decido di andare al mare. Ci saranno alberghi al mare no? Arriviamo a Zandvoort. Finalmente un hotel alla mia portata. Hotel Arosa Euro 70,00 con la prima colazione compresa e se non fossi stato precipitoso forse ne avrei trovato qualcuno ancora più economico, fa niente, sono contento lo stesso. Le scale comunque sono sempre ripide e del bidet nessuna traccia. Prima che scenda il sole usciamo per visitare la cittadina. Per vedere il mare bisogna salire la collina che fa da sbarramento. La spiaggia resta 50 metri sotto questo lungo argine che protegge le case. Si è alzato il vento e l’aria è fredda. Il mare è grosso con onde alte. Scendiamo in centro per vedere un po’ di negozi e cercare un ristorante.

Cena a base di hamburgerone e patate fritte per euro 34,00. Rientriamo in Albergo. I caloriferi sono caldi e noi approfittiamo per fare bucato.

Qui la prima colazione inizia alle 8,30 e siamo giù nella saletta, per primi, ormai da qualche minuto quando arriva la signora con il pane fresco appena comprato. Man mano che arrivano gli altri Ospiti la signora ci porta brioches, succhi, yogurt, uova formaggio e ci spiega la sua vacanza sul lago di Garda, Verona e Venezia di tanti anni fa.

L’itinerario di oggi prevede la visita a Volendam, a Edam e pernottamento vicino ad Alkmaar dove domani, come ogni venerdì da aprile a settembre ci sarà il mercato del formaggio.

La benzina è sopra la metà ma comincio a cercare un distributore giusto. Ho notato infatti che molti sono solo automatici senza personale e non vorrei avere problemi con il bancomat.

Per una decina di km viaggiamo in alto sull’argine. A sinistra in basso la spiaggia, le cabine e il mare, a destra in basso le case, un grande campeggio e una grande pista tipo dune del deserto per i quad. Cerchiamo di evitare le autostrade, e rimaniamo sulla statale N208. ma non possiamo evitare di tornare sulla A9 poiché c’è un unico passaggio del Noordzeekanal (un canale grande come il fiume Reno) in galleria sotto l’acqua, anziché su di un ponte.

Riprendiamo la statale N515 che passa fra campi verdi, dove pascolano centinaia di mucche frisone, col classico mantello bianco nero, cavalli, o greggi di pecore ricoperte di lana molto riccioluta. Enormi sono le numerose stalle che incontriamo col tetto altissimo a 2 falde. Passando a nord di Amsterdam, alla quale ci ripromettiamo di far visita in futuro senza noleggiare l’auto, arriviamo allo Zaanse Schans, altro punto caratteristico dell’Olanda del Nord. In pratica un paesino con casette verdi di legno. Una decina di mulini a vento posizionati sul grande canale Zaan che arriva da Amsterdam, anch’essi verdi. Tipici ponticelli olandesi, che uniscono i giardini delle case attorniate da piccoli canali. Una grande stalla trasformata in caseificio e negozio per la vendita di formaggio e altri alimenti tipici. Altre vecchie stalle sono state trasformate una in punto vendita di souvenir e altre in caffetteria e ristorante. C’é anche un museo che testimonia la quotidiana lotta degli olandesi per rubare terra al mare. Nel parcheggio, prima di ripartire, mangiamo quanto acquistato alla Lidl strada facendo.

Sulla strada per Edam ritroviamo alcune grandi coltivazioni di fiori. È sempre una meraviglia per gli occhi. Chissà quanti fiori ci vogliono per ognuno di questi enormi tappeti colorati.

Arriviamo a Volendam, segnalata come cittadina turistica. Ci beviamo un cappuccino (sempre euro 2,50) al ingresso del nuovo porticciolo turistico e ci incamminiamo verso il porto vecchio.

Camminiamo in una via rialzata rispetto al resto della cittadina fra due file di case molto curate. Tutte le case si presentano senza persiane, portoncino d’ingresso più o meno lavorato e finestrone senza tende. Solo un vaso di fiori di varie fogge e colore a far da barriera. Anche senza essere curiosi ti viene naturale guardare l’interno delle case e magari il tuo sguardo incrocia quello di una signora seduta nel suo salotto mentre lavora a maglia o di un signore che fa colazione. Strana cosa!

Con grande sorpresa arriviamo ad un animatissimo porticciolo sul mare. Solo se ci pensi ti rendi conto che non è il mare, ma un lago salato interno, sbarrato molto più a nord da una diga che attraverseremo nei prossimi giorni. Una quantità di negozietti di tutti i generi, ristoranti, birrerie, caffetterie e pasticcerie riempiono la viuzza centrale cuore della cittadina. Una decoratissima bancarella prepara waffel di tutti i gusti e da un’altra giunge il profumo del pesce fritto con grande rammarico di Silvana per aver mangiato panini un’ora fa. Un fotografo noleggia abiti tipici olandesi per la foto ricordo. Due bronzi a grandezza naturale di un pescatore e di una contadinella sono attorniati da una folla di persone in attesa di farsi una foto curiosa, (anche noi l’abbiamo fatta!)

Lasciamo Volendam ed entriamo a Edam. Contrariamente a quanto ci si aspetti la cittadina che da il nome al formaggio, pur essendo molto carina con le solite case a punta affacciate sui canali, ponticelli tipici, case galleggianti e abbondanza di biciclette, non ha nulla che ricordi o promuova il formaggio Edamer. Boh!

Riprendiamo il viaggio in direzione Alkmaar, nostra meta per il mercato di domattina.

La città si presenta grossa e trafficata. Vedo un Hotel visto su booking e trovo una camera. Purtroppo anche questo è fuori budget, e già solo il parcheggio interno mi costa 15 euro. Beh, almeno è a due passi dal centro. Il centro mi ricorda molto Lubecca in Germania. Un grande canale lo circonda. Tutt’attorno al canale un grande parco pubblico con 2 porte antiche a doppia torre una a est l’altra a ovest. Due grandi chiese con il campanile e il tetto a punta. La via principale pedonale, che attraversa tutta la città vecchia piena di negozi. che in Olanda aprono alle 10.00 e chiudono alle 18.00. Lungo questa via si trova il Municipio, costruzione del 1570 molto decorata, e la zona dei Caffè, Pub, ristoranti che culmina con la grande bellissima piazza della Pesa. La costruzione dotata di torre che sembra una chiesa è in effetti il palazzo della pesa pubblica (oggi anche museo) che veniva usata per i commerci. La città già nel 1300 disponeva di 4 grandi bilance per pesare il formaggio e le merci. Questa sera cena a base di formaggio con 2 fondute, una di Gouda dolce l’altra di Beemaster più saporito. Passeggiata serale fino alla fine della città per vedere il porticciolo, l’antico mercato del pesce e la torre dell’accise dove venivano controllate le merci in arrivo e in partenza.

Venerdì mattina, grande eccitazione, tutti vanno verso il mercato. Quando arriviamo c’è ancora poca gente e il colpo d’occhio è impressionante. In terra, schierate come un battaglione di soldati, 300 forme di formaggio arancione, che splendono sotto il sole. Ogni forma peserà 30 chili circa. In fondo alla piazza alcuni carretti. Da alcuni portoni aperti a pian terreno dell’edificio si possono vedere le 4 grandi bilance. Attorno si muovono inservienti vestiti di bianco con cappello nero a falde e fasce di vari colori che ricordano i gondolieri di Venezia. Sono loro che ad un certo punto a coppia sposteranno le forme di formaggio dalla piazza alle bilance per il peso usando una specie di barella su cui andranno 8 forme e che trasporteranno con l’ausilio di bretelle (come trasportassero un pianoforte). Questo andirivieni che simula le compravendite dei secoli scorsi richiama migliaia di turisti da tutto il mondo e un esercito di olandesine con la tipica cuffietta e grembiulino vende a tutti un sacchettino di formaggi tipici. Possibile che non si riesca a fare nulla di simile da noi?

Bene, abbiamo visto anche questa. Riprendiamo il viaggio ma sbagliamo strada e andiamo a nord anziché verso Hoorn. Nella speranza di trovare una possibile deviazione prendiamo la statale N9. Un grande canale segue la strada e ci obbliga a continuare in quella direzione. Mucche, pecore, grandi stalle, e sempre canali che interrompono questi prati verdi. Si ha l’impressione di essere sempre attorniati dall’acqua. In lontananza una fila interminabile di pale eoliche e come per incanto riprendono le coltivazioni di tulipani e giacinti. Arriviamo a Schagen e finalmente possiamo girare verso destra. La N241 ci porterà a Enkhuizen. Ho deciso di saltare Hoorn che è più grande e ci farebbe perdere tempo. Una doppia torre rotonda da l’accesso al porto di Enkhuizen sita sul lago interno Markenmeer. Sono ormai passate le 13,00 quando vedo alcune persone che mangiano da contenitori di carta. Entro in quello che sembra una caffetteria, è una pescheria dove dal bancone scegli quello che vuoi e ti viene cotto al momento. Mitico! Con poca spesa abbiamo mangiato un fish & chips freschissimo a base di merluzzo e abbiamo assaggiato l’anguilla affumicata e marinata. Passeggiata al sole fra le barche grandi e piccole del porto e ripartenza. Dobbiamo percorrere la strada che per 30 km forma la diga/sbarramento fra il Markenrmeer a sud e il Ijsselmeer a nord. È un po’ come viaggiare in laguna a Venezia. L’acqua del Markenmeer è più verdognola, mentre l’altra ha un bel colore azzurro. Le sponde opposte non si vedono.

Passiamo questo bellissimo tratto di strada e con la nazionale N307 prendiamo direzione Kampen che dalle immagini su Google mi sembra interessante. Ci arriviamo verso sera

E troviamo l’Hotel che mi ero prefisso, direttamente sul fiume Ijssel. La signora mi consegna un cartellino da mettere sul cruscotto per non pagare il parcheggio.

Devo dire che parcheggiare in Olanda è tutto un programma. I parcheggi sotterranei si possono pagare anche in contanti mentre quelli esterni si pagano solo con la carta di credito e nel macchinino va anche scritto il numero di targa. Fortunatamente al momento del parcheggio due ragazzi mi hanno mostrato come fare, spero d riuscirci da solo la prossima volta che mi dovesse capitare. Anche Kampen si è rivelata una bella cittadina.

Centro storico antico, tanti negozi, tantissime biciclette. Due chiese, una chiusa e l’altra di cui non siamo riusciti a trovare l ‘ingresso, stranissimo! Devo dire che abbiamo trovato chiuse quasi tutte le chiese eccetto quella di Delft, con l’ingresso a pagamento, e la grande chiesa protestante di San Lorenzo di Alkmaar, principale luogo di culto calvinista.

Per la cena siamo alla ricerca di una minestra calda. Gira gira troviamo un locale che offre

Una zuppa di pomodoro. Alla fine otteniamo 2 belle zuppe di verdura e 2 bei pancake al formaggio (tipo crepes) tot euro 32,00. Da Kampen avremmo dovuto scendere verso Apeldoorn e visitare la Residenza Het-loo, Villa Reale donata dalla Regina (nonna dell’attuale) ma mi attira lo Schokland a nord e la cittadina di Urk. Ho letto che gli abitanti di questa regione hanno dovuto lasciare più volte la loro terra perché invasa dalle acque e solo dal dopoguerra, dopo la definitiva bonifica, sono riusciti a riappropriarsi dei loro polder (territori sottratti al mare).

Purtroppo troviamo il museo ancora chiuso quindi continuiamo per Urk. Facciamo il giro del centro arrivando al faro. Passeggiando fra le case, riaffiora l’insana curiosità che ci fa guardare dentro la vita privata degli altri. L’aria è bella fresca e visto che è sabato mattina molti sono i bambini che stanno giocando o facendo colazione nell’intimità della loro casa. Finito il giro torniamo al porto dove abbiamo parcheggiato l’auto. Ci sono grandi barconi di legno scuro. Sono vecchi barconi usati un tempo per la pesca. Mentre passiamo uno yacht, con una giovane coppia alle cime, manovra per uscire in mare (cioè lago interno Ijsselmeer). Chissà quale sarà la sua destinazione?

Scendendo verso sud prendiamo la N307 direzione Elburg sul lago Veluwe. Prima di entrare nella città da bravi italiani approfittiamo del parcheggio di un supermercato per non pagare la sosta. La cittadina ha forma rettangolare, circondata da mura. Vi si entra passando un’antica porta. A destra una bella chiesa gotica. Come solito è chiusa.

La via centrale, molto affollata e come solito piena di negozietti, va dritta al porto dove ci sono barche a vela particolari. Sono di legno chiaro, compreso l’alberatura, piatte, assomigliano a gozzi genovesi, con due strani scudi ovali ai lati che non capisco a cosa servano. Le barche sono veramente molto eleganti e vengono costruite direttamente nei cantieri di questa città, dove c’è un museo dedicato a questa imbarcazione.

Convinco mia moglie a comprare qualcosa da mangiare al supermercato e ripartiamo.

Un’ora dopo siamo all’ingresso del Palazzo di Het-Loo. La grande residenza è nel bel mezzo dell’immenso parco naturale delVeluwe ed ha un bellissimo giardino con un colonnato in fondo.

Il giro dentro il Palazzo inizia con il ripido scalone. Le stanze sono tutte riccamente arredate e la visita si rivela molto interessante al pari di Versailles in Francia o Schoenbrum il Palazzo di Sissi in Austria. A questo punto sorge il solito dilemma, dove dormiamo questa notte? Fuori dalla Villa Reale ci sono alcuni alberghi, ma siamo in mezzo al nulla per quanto riguarda la cena ed è ancora relativamente presto. Puntiamo quindi sul fiume Ijssel che abbiamo visto ieri sera che qui a sud bagna alcune cittadine delle quali ho visto alcune belle immagini su Google. Arriviamo a Zutphen. C’è una bella chiesa, una bella piazza ma nulla di che. Nessun albergo. Continuiamo e a Dieren vediamo un museo di auto storiche e un albergo 5 stelle. Avanti c’è Doesburg. Trovo l’indicazione di un albergo. Hanno ancora una suite…solo quella però euro 115,00 per fortuna non devo pagare parcheggio e mi lasciano la prima colazione compresa. Saliamo in camera, mobili molto Maison du Monde, 2 televisori, vasca con i piedini e doccia separata, ma anche qui hanno dimenticato il bidet. L’albergo moderno, si affaccia su un’ampia ansa del fiume dove c’è attraccato uno di quei battelli che fanno le crociere sui fiumi e alcune chiatte che trasportano merci.

Il battello ha una trentina di camere su due piani, nella parte anteriore, il ristorante e il bar nella parte posteriore. Molti clienti sono già al ristorante. Camminiamo sul lungo fiume e arriviamo in centro. La scelta è molto limitata quindi stasera pizzeria con finta insegna italiana ma in pratica gestita da egiziani. Cameriera gentile ma pizza appena discreta. Tornando in hotel notiamo che il battello da crociera è partito. Chissà che direzione ha preso? Il fiume che abbiamo davanti è una diramazione del Reno e la frontiera con la Germania è a soli 20 km.

Domenica, ultimo giorno. Domani alle 10,00 dobbiamo essere all’aeroporto di Eindhoven. Ieri sera guardando il tablet ho trovato alcune immagini di Roermond, a sud. Quindi evitando le autostrade scendiamo in direzione Arnhem. Causa una corsa ciclistica ci fanno deviare, cosi ci troviamo a fare il giro attorno alla città in una zona molto collinosa. In questa zona c’è stato il grande attacco alleato nell’ultima guerra e ci imbattiamo nel cimitero dei soldati canadesi. Tutte le lapidi bianche, allineate sul prato rasato, un altare in granito e le scritte commemorative in inglese e olandese.

Attraversiamo il Reno e continuiamo sulla statale 271 in direzione sud. Siamo nella valle della Mosa. Dovrebbero iniziare i vigneti ma non ne vedo, mentre comincia una massiccia coltivazione di asparagi. Mia moglie mi fa promettere che oggi mangeremo asparagi. Arriviamo a Venlo ed entro nel parcheggio sotterraneo. Tutte le auto sono a targa tedesca. Parlando con alcuni di loro scopro che questa è una meta domenicale in quanto in Germania i negozi sono chiusi. Senza saperlo scopriamo anche di essere in pieno centro. Attorno a noi un grande centro commerciale, di fronte il fiume e a pochi metri la piazza principale con il Municipio. In fondo ad una via sento il suono di una banda, ci avviciniamo e di fatto la seguiamo. Dopo poco arriviamo davanti alla cattedrale.

La banda si ferma e noi entriamo in Chiesa. Finalmente una chiesa aperta. Oggi è la domenica delle Palme e i bambini hanno delle croci decorate con pupazzi e nastrini colorati. Torniamo in piazza, dove oggi, c’è anche il mercato. Il bello di viaggiare con aerei low cost è che non si può portare nulla oltre al semplice bagaglio a mano e Silvana ha il divieto di acquistare cose liquide o commestibili o voluminose. In pratica non può comprare nulla!

Al primo piano di un centro commerciale vedo un ristorante con il cartello oggi asparagi.

Posso accontentare mia moglie. Ci portano un grande piatto di tenerissimi asparagi bianchi con uova sode, prosciutto cotto e una deliziosa salsina tiepida € 12,00 a testa.

Un’altra passeggiata per il centro ci fa perdere tempo, meglio quindi ripartire in direzione Eindhoven. Mi sono segnato alcuni nomi di paesi non lontani dall’aeroporto ma si rivelano tutti poco interessanti quindi punto verso l’aeroporto. Faccio il giro come se dovessi consegnare l’auto per evitare sorprese domattina e alla fine decido per il Novotel a 2 km. Il costo della sola camera è di euro 99,00 ma con piacere trovo in camera il bollitore con te e caffè. Potremo fare colazione in camera. In questa zona, i negozi sono chiusi di domenica, ma fortunatamente troviamo un distributore per la benzina tipo autogrill, dove facciamo scorta di dolcetti per la colazione di domani.

Per cena, mentre Silvana si è presa il solito Hamburgerone con patate io per finire in bellezza, ho provato due insalate olandesi, una con uvetta, radicchio, bacon e gouda e l’altra con formaggio di capra, prosciutto cotto, cavolo rosso e prugne denocciolate.

Ora siamo in volo. Questa mattina abbiamo riconsegnato l’auto e salutato l’Olanda con la piacevole sensazione di aver visto questo paese nella stagione migliore.

In autunno, forse, torneremo per visitare Amsterdam e l’Aia.



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