L’Aja città aperta

Laboratorio di sperimentazione politica, eco-metropoli con parchi e viali alberati che pure Amsterdam se li sogna, oggi la terza città olandese scopre la sua anima godereccia. Dove? tra i beach club della spiaggia di Scheveningen, per prendere il sole di giorno e divertirsi la notte
Weekend & Viaggi, 26 Feb 2010
l’aja città aperta
Fateci caso, cosa vi viene in mente pensando all’Aja, la terza città olandese? Poco. E se non fosse sede della Corte Internazionale di Giustizia e del Tribunale Penale Internazionale, ai più sfuggirebbe. Un vero peccato. Perché questa strana città, il cui nome olandese è Den Haag (che significa appunto l’aia, ovvero il cortile) ha ingredienti per tutti i gusti. Quarta sede delle Nazioni Unite (dopo New York, Vienna e Ginevra), semi- capitale del Paese (accoglie la sede del governo e della corte reale), ha musei strepitosi (La ragazza con l’orecchino di Perla di Vermeer si trova qui), moltissimi parchi e viali alberati che Amsterdam se li sogna. Dulcis in fundo, ha una spiaggia lunga 11 chilometri che si raggiunge con pochi minuti di tram dalla Het Plein, la piazza principale della città. E allora andiamoci subito: perché la spiaggia di Scheveningen è il luogo più frequentato in estate. Basta un colpo d’occhio per accorgersi che gli stabilimenti balneari hanno cambiato look abbracciando il design: alcuni in stile lounge, altri con grandi cuscini colorati e altri ancora riprendono i locali da playa sudamericana. Uno di questi, il Buena Vista Beach Club, si è inventato una formula accattivante, che mette insieme, a buon prezzo, cena e biglietto per il vicino teatro Fortis Circus, un secolo di storia e molti musical in cartellone. Pur diversi, ma l’uno accanto all’altro, i beach club propongono tutti cocktail creativi e una variegata cucina a tutte le ore. Sorpresi? Non accontentatevi: è ancora sullo Strandweg, il viale lungo la spiaggia, che ha sede un museo unico nel suo genere, già nel nome, il Beelden aan Zee, che tradotto dall’olandese significa “sculture sul mare”. Inutile dirlo che non si vede, nascosto com’è in un padiglione ricoperto di verde e scavato tra le dune. Ma è proprio il suo bello perché le sculture lo “precedono” sulla battigia, abitando spazi puri e a contatto con la luce naturale.

Sintesi di acqua e di verde

Del resto, l’arte all’Aja si nutre spesso di idee originali. Vogliamo scoprirne qualcun’altra? Allora attraversiamo la cintura che collega la spiaggia al centro, occupata (si fa per dire) per lo più da parchi. La sensazione è quella di trovarsi in una grande città giardino, dove l’acqua si integra con il verde. Nei canali, talora popolati di piante acquatiche si specchiano gli alberi dei viali attraversati dai binari dei tram, con la loro erbetta ben curata che cresce spontanea tra le rotaie. Un lungo passaggio fiancheggiato da stagni di ninfee ci allontana dall’inevitabile rumore cittadino e ci porta al Gemeentemuseum, il museo municipale di arti applicate, disegnato dall’architetto olandese Hendrik Petrus Berlage che non lo vide mai finito, visto che la struttura aprì nel 1935, un anno dopo la sua morte. L’edificio, che contiene la più grande collezione di quadri di Piet Mondrian, è il regno dell’armonia: è formato com’è da una serie di cubi che escono l’uno dall’altro e in cui (curiosamente) ricorrono l’11 e i suoi multipli. Sembra cabala, ma non lo è. Il risultato è un palazzo armonioso e leggero. Naturalmente affacciato sull’acqua. Perché tutti i musei all’Aia hanno un rapporto speciale con l’acqua. Spostandosi nel centro città, non fa eccezione il Mauritshuis, la Pinacoteca Reale, che accoglie capolavori del Secolo d’Oro olandese e l’adiacente ex palazzo Binnenhof sul romantico Hofvijver, ovvero lo “stagno di corte”. Se si tratta della corte reale o di un cortile non è dato saperlo.

Metafisica & cilindri

Anche se tutta l’Aia è popolata di case basse, non mancano le eccezioni, tutte degli ultimi anni: la prima nella piazza più metafisica, Spuiplein, che più di ogni altra esalta il concetto di spazio in città e mette in vetrina gioielli architettonici. Da un lato la mole bianchissima dello Stadhuis, cioè gli 11 piani del Municipio progettati dall’architetto Richard Meier e che ospitano anche la biblioteca, dall’altro il Lucent Dans Theater, il palcoscenico nazionale dedicato alla danza progettato da Rem Koolhaas e con un futuristico ristorante in un cilindro irregolare. Al centro della piazza invece c’è la Dr. Anton Philipszaal usata per performance musicali di tutti i generi.

Un tram chiamato 17

Alto è anche il complesso di grattacieli De Resident, nei pressi della stazione centrale, che porta il nome di architetti di grido come Cesar Pelli. Ospita sì sedi di ministeri, ma è divenuto, dall’alto dei 142 metri dell’Hoftoren (la torre più alta), il nuovo landmark cittadino. Visibile (e quindi motivo di critica secondo alcuni) anche dallo specchio d’acqua dell’Hofvijver, svetta alle spalle del palazzo in stile classico olandese del Mauritshuis. Ma a nascondere tanta modernità, verso sera, quando la luce si affievolisce, ci pensa un tram, il numero 17. In partenza dalla stazione, attraversa tutto il centro e accarezza il Lange Vorhout, uno spazio urbano a metà tra il parco e il viale, che spesso viene trasformato in una galleria open air di sculture. Poi tocca il lago Hofvijver, emblema cittadino e prosegue lambendo Molenstraat, strada che ricorda un piccolo quartiere latino. Suggestiva perché circondata da stradine tanto minuscole e affollate che sedie e tavolini del caffè de Oude Moll, all’angolo con Oude Molstraat, devono essere alzati ogni volta che passa un’auto. Il 17 finisce la sua corsa arrivando non lontano da Sweelinckplein, la piazza più borghese e con l’architettura più elegante della città; quella che farebbe esclamare a parte degli olandesi, con una smorfia sul viso, che gli abitanti dell’Aia hanno la puzza sotto il naso. Chissà?