Nuova Caledonia, dove dimenticare il tempo si può

La laguna più grande al mondo, paradiso di surfisti e subacquei, ma anche estesi pascoli con cow-boys e rodei. E' un paradiso dove la varietà dei paesaggi è unica, l’accoglienza degli abitanti straordinaria e il tempo non si misura più
Scritto da: Marilou69
nuova caledonia, dove dimenticare il tempo si può
Partenza il: 04/06/2012
Ritorno il: 03/09/2012
Viaggiatori: 1
Spesa: 4000 €
A febbraio ho scoperto la Nuova Caledonia grazie ad una collega di lavoro che me ne ha parlato, a giugno sono partita per vedere da vicino la bellezza di questo arcipelago di sette isole principali e un’infinità di isolotti, con una laguna di 24.000 m2 che, nel 2008, è stata inserita nel Patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco. Ci sono rimasta tre mesi, il tempo massimo per poterci stare senza alcun visto. Siamo dall’altra parte dell’emisfero, vicino all’Australia e alla Nuova Zelanda, in un Territorio d’Oltremare francese alla ricerca della sua indipendenza. Noi europei possiamo andarci anche semplicemente con la carta d’identità, ma dovendo fare scalo in paesi come l’Australia, la Corea del Sud o il Giappone, conviene sempre avere il passaporto.

Sul sito dell’AirCalin, la compagnia aerea locale che è l’unica ad atterrare all’aeroporto internazionale di Tontouta, ho prenotato il mio volo, potendo combinare al meglio giorno di partenza, compagnie aeree e scali per poter avere il prezzo meno caro: sono stati sufficienti un clic e 1.600 euro a/r.

Il secondo passo è stato riservare –al costo di 1700 franchi del Pacifico, circa 14 euro a notte- un letto all’ostello della gioventù di Noumea, la capitale.

E’ un piccolo ostello, abbastanza spartano rispetto ad altri in cui ho alloggiato, ma pulito e accogliente; le camere sono al massimo da quattro e rigorosamente separate per donne e uomini.

E’ l’unico ostello della città, facilmente raggiungibile dall’aeroporto in navetta (costo 3.000 franchi a persona, ovvero 25 euro, prenotabile e a qualsiasi ora) o in autobus (costo 400 franchi, 3 euro e mezzo, ad orari prestabiliti e non di sera); vicino alla centralissima Place des Cocotiers, è molto comodo anche per raggiungere in autobus o a piedi qualsiasi altra zona della città.

Ci si possono trovare moltissimi francesi in vacanza o decisi ad installarsi nella colonia per lungo tempo, qualche “locale” che viene a Noumea dalle isole per brevi periodi e i turisti, soprattutto australiani e neozelandesi. I giapponesi, invece, preferiscono gli hotel.

Sono rimasta all’ostello una settimana per visitare Noumea, le sue spiagge, i suoi musei (quello cosiddetto della Nuova Caledonia che racconta la vita e la cultura kanak e quello de la Ville incentrato sulla colonizzazione li ho trovati interessantissimi), l’acquario, esempio unico e completo della vita nella laguna, nonché il parco zoologico, dove per la prima volta ho visto il cagou, l’uccello che non vola, simbolo della Nuova Caledonia.

Quindi, sono partita -zaino in spalla, sacco a pelo e tenda – per il tour della Grande Terre, l’isola più grande dell’arcipelago.

Dieci giorni, andata sulla costa Ovest e ritorno su quella Est, in cui non ho mai avuto davanti agli occhi lo stesso panorama. Ora la “brousse” con la sua vegetazione bassa e i grandi allevamenti di bovini, ora il mare tropicale dove si affacciano spiagge bianchissime e i pini colonnari dal verde intenso, per poi passare alla montagna, ricca di acqua dolce e boschi di niaouli, un albero endemico di cui si usa tutto da sempre, fino alle grandi distese di cocchi e alle terre rosse e assolate, dove si estrae il nichel (la Nuova Caledonia è il terzo esportatore al mondo).

Per il tour ho noleggiato un’auto (una Twingo), circa 220 euro tutto compreso, chilometraggio limitato ma più che sufficiente a fare il giro dell’isola; carta di credito per la cauzione, patente B italiana e pagamento anticipato.

Ho diviso le spese con un’altra ragazza francese conosciuta all’ostello, con la quale quei dieci giorni sono stati anche un’ottima occasione per fare amicizia.

Non è difficile guidare per le strade della Nuova Caledonia, basta fare attenzione ai 4×4 “sparati” a grande velocità, ai nids de poule, le buche a grappolo che infestano le strade e danneggiano gli ammortizzatori e ai corsi d’acqua che, di tanto in tanto, si riprendono il loro posto sull’asfalto.

In realtà, il vero rischio della guida da quelle parti è che sei continuamente distratto da panorami mozzafiato.

In questi tre mesi, ho alternato brevi soggiorni a Noumea, presso l’ostello, che è stata un po’ la mia “casa” ogni volta che ero in città e dove ho avuto occasione di stringere belle e sincere amicizie, alle visite in ogni dove: oltre alla Grande Terre, l’Île des Pins, la tribù di Tiendanite, le isole della Lealtà (Îles Loyauté), Maré, Lifou e Ouvea.

Se le isole sono una tappa obbligata per chi arriva in Nuova Caledonia, la settimana trascorsa nella tribù di Tiendanite è stata una mia scelta del tutto particolare, dettata dalla volontà di studiare la figura più emblematica della storia e della vita politica del paese, quella di Jean Marie Tjibaou, al quale, peraltro, è dedicato un bellissimo centro culturale alle porte di Noumea costruito da Renzo Piano e che vale sicuramente la pena di visitare.

In ogni caso, consiglio a chiunque vada in Nuova Caledonia di trascorrere qualche giorno in una delle tante tribù: è un’esperienza da non perdere se ci si vuole arricchire umanamente (meglio se si parla francese).

Un po’ per risparmiare (in Nuova Caledonia la vita è decisamente cara), ma soprattutto per conoscere più da vicino la popolazione locale, ho scelto di non alloggiare negli alberghi o in ferme, una specie di agriturismo, frequente soprattutto sulla costa Ovest, dove i caldoches, i discendenti degli antichi coloni francesi, oggi mandriani e broussards (i cow-boys della brousse), hanno aperto le loro aziende agricole ai turisti.

Ho preferito il campeggio e l’alloggio chez l’habitant, ovvero in case private.

I campeggi sono un po’ ovunque, ma non dobbiamo aspettarci i camping come in Italia, sono più spartani e essenziali (spesso, un terreno messo a disposizione dalla tribù, servizi igienici con acqua fredda e un barbecue). Il prezzo è adeguato al servizio: intorno ai 1.000 franchi del Pacifico, circa 8 euro a notte per tenda.

C’è anche la possibilità di fare camping libero su molte spiagge, ma viaggiando da soli non è consigliabile, anche se la mia amica e io l’abbiamo fatto e non abbiamo avuto nessun problema.

Andare in gîte, invece, è un po’ più comodo e divertente. Rappresenta anche un’ottima occasione di familiarizzare con gli abitanti, così gentili e accoglienti.

Generalmente sono i kanak, la popolazione autoctona della Nuova Caledonia, che aprono le proprietà per accogliere i turisti in camere o piccoli dormitori, in bungalow o capanne di foggia tradizionale. In alcuni casi, si può posizionare la propria tenda nel giardino di casa.

Le stesse gîtes spesso, fanno anche table d’hôte, ovvero ristorante, ma è obbligatoria la prenotazione almeno la sera prima. Si mangia quello che mangia la famiglia, ricette locali cucinate con ingredienti genuini e in modo semplice, il cui costo si aggira tra i 1500 e i 2000 franchi, cioè tra i 12 e i 16 euro.

Non è facile, a meno che non lo si richieda esplicitamente, gustare il bougna, piatto tipico a base di pollo o pesce, igname, banane, cocco e patate dolci raccolti in foglie di banana e cotti sotto terra.

In ogni caso, bisogna essere almeno in quattro e il costo medio è intorno ai 15/18 euro a persona. Io l’ho mangiato due volte cotto, più comodamente, in casseruola e solo una volta secondo la ricetta tradizionale. Quest’ultima è decisamente più interessante.

La bellezza e la ricchezza dei mari della Nuova Caledonia sono indiscutibili e ne fanno la meta ideale per gli amanti delle escursioni subacquee e per gli appassionati degli sport acquatici.

Si può scegliere tra parecchie scuole e anche chi non si è mai immerso prima, qui può partecipare ad un breve corso e ricevere il proprio “battesimo del mare”. Non conosco però i costi di questo tipo di attività.

Il Paese è, comunque, in grado di offrire a chiunque una vacanza unica: escursioni a piedi e a cavallo di diversa difficoltà e durata, uscite in piroga, visite alle miniere di nichel, voli in elicottero per ammirare dall’alto il famoso Cuore di Voh, il cuore formato naturalmente dalle mangrovie, nell’omonima località nel nord della Grande Terre (si può vedere anche risalendo l’alta collina di fronte, è meno suggestivo ma il costo è solo la camminata di un’ora a salire e altrettanto a scendere).

Per chi, semplicemente, ama sdraiarsi al sole le isole hanno spiagge da sogno, interminabili lingue di sabbia finissima e bianca, bagnate da una mare in cui si può notare con una miriade di pesci e qualche tartaruga curiosa; a Yatè, nel sud-est della Grande Terre, c’è anche una colonia di dugonghi, per niente intimoriti dai bagnanti.

Ma la vera ricchezza della Nuova Caledonia è la sua gente.

Un sorriso accompagna sempre il “bonjour” che chiunque ti dice incontrandoti per la strada; persino mentre guidano, tutti si –e ti- salutano con un cenno della mano o del capo.

Se cammini per la strada, è raro che qualcuno in auto non si fermi per darti un passaggio. E puoi accettarlo senza rischi: per loro è un modo per fare due chiacchiere e conoscere gente.

Io ho girato così tutte e tre le isole della Lealtà e l’Isola dei Pini e, vi assicuro, è divertente, oltre che utile.

Il tempo, poi, qui non lo si misura più. E’ sempre sufficiente.

Non c’è stress né fretta, piuttosto l’impegno a realizzare qualcosa, utilizzando il tempo che serve.

Adeguarsi a questo concetto non è certo faticoso e i rapporti umani e lo stile di vita ne guadagnano sicuramente.

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Iles Loyauté, Maré

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Iles Loyauté, Lifou

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Isole dei Pini, Kanumera

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I cavalli selvaggi di Tiendanite

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Il Cagou, uccello simbolo della Nuova Caledonia

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Iles Loyauté, Ouvea

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Bourail, il rodeo



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