Capo Nord 12 Paesi Europei 10.000 km in auto

TRIESTE (I) - NORDKAPP (N) Andata e Ritorno Storia di un viaggio “fai da te” In Alfa Romeo 147 32 giorni - 10.000 chilometri 12 Paesi Europei attraversati Andata e ritorno Trieste – Capo Nord – Trieste per itinerari diversi con una A.R. 147 TDJ 1.9 chilometri di guida circa 10.000.L’idea è nata una mattina di primavera, facendo...
Scritto da: nerinotrieste
capo nord 12 paesi europei 10.000 km in auto
Partenza il: 02/07/2008
Ritorno il: 02/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
TRIESTE (I) – NORDKAPP (N) Andata e Ritorno Storia di un viaggio “fai da te” In Alfa Romeo 147 32 giorni – 10.000 chilometri 12 Paesi Europei attraversati

Andata e ritorno Trieste – Capo Nord – Trieste per itinerari diversi con una A.R. 147 TDJ 1.9 chilometri di guida circa 10.000.

L’idea è nata una mattina di primavera, facendo jogging sul Carso triestino. Tra uno sbuffo e l’altro, guardando il sole pensavo che da qualche parte d’estate non tramonta mai: a Capo Nord in Norvegia naturalmente, perché non andarlo a vedere?. Visto che a mia moglie l’idea piaceva, guidare tanti chilometri anche; ci siamo documentati un poco e siamo partiti appena possibile.

1° G. – in una bellissima e caldissima giornata (mercoledì 2 luglio 08), di primo mattino, partiamo effettuando l’unico percorso programmato del viaggio. Trieste – Bratislava (Rep. Slovacca) – via Ljubljana – Maribor (SLO) – Graz – WR. Neustadt – Kittsee (A). Chilometri percorsi 540. Saltiamo a piè pari la Slovenia e l’Austria, visto che noi triestini, più o meno siamo di casa. Il nostro vero viaggio comincia nella capitale della Repubblica Slovacca. Arrivo nella serata a Bratislava. Gli alberghi in questa città sono molto cari e molto nascosti, dopo un’ora di tribolazioni ne abbiamo trovato uno (Hotel Antares 4 stelle € 130,00). Discreto, caldo boia, no aria condizionata.

2° G. – la Repubblica Slovacca è grande 1/6 dell’Italia, ha una popolazione di oltre 5.000.000 d’abitanti e la capitale Bratislava ne conta circa 500.000. Per un turista frettoloso la capitale non è il massimo, tanta confusione, traffico caotico, palazzoni e grattacieli moderni. In ogni modo è da vedere il centro storico con le sue antiche chiese, i palazzi ottocenteschi, le vecchie case, vie e piazze ancora attraversate dai tram. In quest’area, quasi completamente pedonalizzata, s’incontrano qua e là moderne statue di curiosi personaggi legate al folclore cittadino: il dandy con l’ossessione della puntualità, il soldato napoleonico dimenticato dal suo reggimento, l’operaio che dal tombino lancia occhiate indiscrete sotto le gonne delle signore. Il Castello, opera imponente, dalle cui mura si gode un bellissimo panorama sulla città e sul Danubio. Il Duomo di S. Martino, del 1200, con il suo museo, e un piccolo, ma molto interessante museo dell’Orologio. Nel primo pomeriggio lasciamo Bratislava fermandoci dopo 280 chilometri a Dolný Kubin sulla strada per Cracovia. Purtroppo all’altezza di Zilina abbiamo trovato dei lavori in corso facendo più di un’ora di coda.

3° G. – partenza da Dolný Kubin e sosta dopo pochi chilometri a Oravský Podzámok, per visitare l’Oravský Hrad, spettacolare castello del 1300 abbarbicato su un’altissima rupe. Il castello si snoda su più strati a diversi livelli, con cortili, torrioni e varie cinte di mura, scale e scalette, fino ad arrivare al corpo principale che si trova a m 120 d’altezza sul fiume Orava. Dall’inizio della sua esistenza questo castello non è mai stato conquistato o distrutto da forze armate nemiche. Tuttavia nell’anno 1800, un grossissimo incendio che durò 15 giorni ne distrusse la parte inferiore e mediana. Nel 1968 dopo 15 anni di lavoro di restauro a tutto il complesso, il Castello di Orava fu adibito a museo. L’arredamento originale del 1600/1700 è molto particolare e ben conservato. Passata la frontiera ed entrati in Polonia cominciamo a conoscere le strade polacche. Quest’anno sono come una Via Crucis del traffico. Tutte o quasi in rifacimento, si incontrano spesso lunghe code, deviazioni, semafori per lavori, blocchi, percorsi con mezza carreggiata asfaltata e l’altra no; e si è costretti a guidare chilometri e chilometri con due ruote laterali sull’asfalto e le altre due su strada dissestata ed in pendenza. Una vera goduria! Verso sera arriviamo ad Oswiecim, dove c’era il campo di sterminio di Auschwitz. “Arbeit macht frei” – “Il lavoro rende liberi” – il motto di benvenuto sul cancello d’entrata c’è ancora. Ricordare Auschwitz. Arrivare in un venerdì sera piovoso, verso il tramonto, la pioggia è da poco cessata…. In lontananza nei viali del campo, si ode una leggera nenia, poi, sempre più forte, infine lungo un viale, avanzano una settantina di persone di varie età, tutti hanno il capo coperto, ciondolano un poco la testa, i giovanissimi hanno dei lunghi boccoli che dalle tempie scendono fino alle spalle. Qualche scialle da preghiera, ma quello che più colpisce è che queste persone camminano tenendosi abbracciati, stretti gli uni con gli altri, quasi a proteggersi contro un male oscuro. Intonano un canto-preghiera sconsolato, una melodia profonda, dolorosa, triste, come l’aria gravida e pesante che si respira in questo terribile luogo. È difficile restare indifferenti dopo aver visto Auschwitz. Ancora adesso dopo oltre 60 anni, visitando questo campo, resta un nodo alla gola, un male allo stomaco terribile. Impossibile spiegare con le parole le sensazioni che si provano vedendo le montagne di valigie, la quantità di scarpe, i cumuli di occhiali, di spazzolini da denti, di pipe, di arti artificiali, qui rimasti a comprovare l’abnorme delirio perpetrato da menti folli contro il genere umano. In qualche momento camminando lungo i viali e dentro le baracche sembra di percepire il dolore, lo sconforto, la paura, l’amarezza, la delusione di tutta quella povera gente, uomini, donne, bambini che attendevano la morte, non credendo, non capacitandosi ancora a quanto stava loro accadendo. Ancora adesso mentre scrivo queste righe piango, piango per le loro vite, piango per tutti quei fanciulli che un triste destino non fece mai crescere. Lasciata Oswiecim ci dirigiamo verso Cracovia, ma siamo un po’ stanchi e pensierosi. Ci fermiamo qualche chilometro prima, in un paese di nome Skavina, dove troviamo un albergo ben tenuto che costa poco e si mangia discretamente.

4° G. – Si arriva presto a Cracovia, dove troviamo un buon albergo a 2 stelle, che costa però quasi come uno da 4 (€ 102,00). Sistemate le nostre cose e messa l’auto in parcheggio a pagamento, andiamo a visitare il Castello (Wzgórze Wawelskie), con annessi gli Appartamenti Reali, il Tesoro della Corona, le Sale delle Armature e delle Armi, la Cattedrale, il suo Museo, le Tombe Reali, ecc., ecc.. È un grandissimo Castello, imponente e funzionale. Cracovia per cinque secoli fu la capitale della Polonia, prima che Sigismondo III Wasa, trasferisse la sede del potere a Varsavia. C’è un detto polacco che dice che se Varsavia è il cervello della Polonia, Cracovia ne è il cuore. E il cuore è l’organo principale per tutti i polacchi. Alla sera cena al Restauracja Wierzynek, un antico ristorante fondato nel 1364, tipico ed affascinante, eleganti sale in stile Rinascimento, cameriere in costumi d’epoca. Cucina polacca. Prezzo abbordabile. 5° G. – Domenica, nella mattinata visita veloce alla città: la Città Vecchia, il Ghetto, il Cimitero Ebraico, il Mercato delle Pulci. Recuperata l’auto, in meno di un’ora siamo alle Miniere di Sale di Wieliczka. Il sale fu una delle principali fonti di ricchezza dei sovrani polacchi, cosa che spiega le dimensioni enormi di questa miniera. Nel 1978 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Trecento chilometri di gallerie su nove livelli fino ad una profondità di oltre 300 metri. Solo i tre livelli superiori sono aperti al pubblico. Dopo una lunga discesa a piedi per gradini e gallerie, tra stupore e meraviglia s’incontrano sale e cappelle decorate con statue di sale scolpite a mano. Si giunge infine ad una sala grandissima, una vera e propria cattedrale sotterranea scavata nel sale in oltre 30 anni di duro lavoro: 54 metri di lunghezza per 12 di altezza. L’acustica eccezionale permette di organizzarvi dei concerti. Alla fine della visita a 135 metri di profondità troviamo anche un ristorante e gli immancabili negozi di souvenir. Coraggio, si risale con l’ascensore. Nella serata ci fermiamo a Kielc, anonima cittadina polacca a circa 160 km da Cracovia. 6° G. – Dopo tante strade “in lavoro” e una lunghissima coda siamo arrivati a Warszawa. A Varsavia abbiamo trovato alloggio all’Hotel Campanile della famosa catena alberghiera francese. Un bell’albergo 3 stelle comodo, centrale e non molto caro ( € 105,00). Varsavia è una città completamente ricostruita o in costruzione. Dopo la distruzione avvenuta nella seconda guerra mondiale, la Varsavia storica fu ricostruita interamente uguale e la città vecchia è iscritta nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Il resto della città venne costruito secondo i dettami socialisti/comunisti del tempo. Funzionale, egualitaria, tutta enormi ed anonimi casermoni grigi. Dopo la caduta del “muro”, le nuove costruzioni capitaliste e gli altissimi grattacieli rendono la città molto “americana”. Il centro storico della città si snoda lungo la Vistola, tra la Città Vecchia (Stare Miasto) e la Città Nuova (Nowe Miasto), lungo strade strette e larghi viali del XVIII secolo. Tante Chiese e qualche bel Palazzo.

7° G. – la mattinata la passiamo andando a zonzo per Varsavia, prendendo pure il tram per un approccio alla periferia della città, che, come tutte le periferie di qualsiasi parte del mondo non è il massimo. Nel primo pomeriggio dopo un paio d’ore di traffico per uscire dalla città prendiamo la strada per Bialystok dove giungiamo verso sera. Troviamo un buon albergo con ristorante di buon livello nello stesso (Hotel 3 Trio), un 3 stelle bello, moderno e a prezzi contenuti. 8° G. – l’idea iniziale era di raggiungere la capitale lituana Vilnius, passando il confine polacco-bielorusso presso la cittadina di Kuznica, pochi chilometri oltre Bialystok. Con una piccola scorciatoia di settanta chilometri in territorio bielorusso, avremmo risparmiato un bel po’ di chilometri e di tempo. Scorciatoia che purtroppo non era possibile fare senza il visto dell’Autorità Bielorussa. Pertanto, respinti al confine, con la coda tra le gambe, torniamo sui nostri passi e costeggiamo all’esterno la frontiera bielorussa. Lungo la strada ci impegniamo in un safari fotografico sulle cicogne che da queste parti abbondano. Dopo circa 400 km arriviamo a Vilnius dove, non senza fatica, troviamo un tipico albergo suggerito da una guida: un ex-convento molto accogliente ed affascinante di nome “Domus Maria” (€ 79,00). 9° G. – vilnius è una città interessante e particolare, poco conosciuta, avvolta da un alone di mistero. Fino alla seconda guerra mondiale era considerata dagli ebrei la “Gerusalemme del Nord” perché fin dal XIV secolo, vi si insediò una grossa comunità ebraica e vi furono fondate numerose scuole rabbiniche. Alla fine del 1800 la città ospitava più di 100 sinagoghe ed oltre 60.000 ebrei. I nazisti uccisero le persone e fecero saltare case e sinagoghe, mentre i sovietici rasero al suolo i ruderi che casualmente erano rimasti ancora in piedi. La storia della Lituania, come quella delle altre due repubbliche baltiche (Lettonia ed Estonia), è stata nel secolo appena trascorso, una continua guerra di liberazione, che iniziata nel 1939 con l’occupazione sovietica, continuava con quella tedesca fino al 1944, e poi proseguiva con la nuova occupazione sovietica per concludersi in sostanza nel 1991 con il ritiro delle truppe sovietiche dal Baltico. Chi viene a Vilnius e vuole veramente capire un po’ di storia moderna di questi luoghi, deve visitare il Museo del Genocidio Russo (KGB). Serve a comprendere criticamente la Storia di questi Paesi che, non per loro scelta, vissero sotto il “Patto Sovietico”. La città vecchia, a parte il “Piccolo Ghetto” ed il “Grande Ghetto” che non esistono più, è ben conservata e molto graziosa. La Chiesa di S. Teresa, la Porta dell’Aurora, la Cattedrale di S. Casimiro, la Chiesa Ortodossa Russa di S. Michele, il Museo dell’Ambra; sono piccoli gioielli da non perdere. La sera abbiamo cenato al Kaviné Gabi, un antico locale in stile medioevale molto accogliente con cibo particolare. Aringhe miste a cipolla e patate con la buccia, orecchie di maiale bollite con kren, salmone alla griglia con verdure ed altre patate con sopra abbondante caviale rosso, birra e wodka lituane (€ 56,00). Un po’ strano ma molto buono. 10° G. – lasciata Vilnius, dopo 300 chilometri, arriviamo a Riga, capitale della Lettonia. Questa città ha un traffico intenso e caotico incredibile. Tantissimi grattacieli, l’ultimo costruito è il più alto di tutti….. Per il momento. Sopraelevate, sensi unici continui, vie che non si trovano, un caos incredibile. Se si sbaglia strada, tornare indietro è un inferno. Con questi presupposti anche trovare un albergo è stato un problema e mettere l’auto in parcheggio (a pagamento) pure. Finalmente ne troviamo uno, l’Hotel Montekristo, 3 stelle (€ 95,00) bello e gradevole anche se a conduzione sovietica vecchio stampo. Da qui in poi, fino al nostro rientro in Italia, dovremo pagare sempre in anticipo le nostre notti in albergo. Il centro di Riga è chiuso al traffico, pertanto è un vero piacere visitare la città vecchia con le caratteristiche strade e le sue tipiche case: la Casa del Gatto, la Casa delle Teste Nere, le Due Gilde . Nell’ampia Piazza della Cattedrale è da vedere naturalmente il Duomo, la più imponente Cattedrale dei Paesi Baltici costruita nel 1200, inizialmente lo stile fu romanico, modificato in epoca gotica. Nel medaglione superiore di una delle vetrate il ritratto di Martin Lutero. Altra chiesa interessante è la Chiesa di S. Giovanni con il suo incredibile soffitto e i dipinti della Passione sulla tribuna d’organo. Serata al ristorante Arbats. Locale russo, molto elegante, tavole superbamente apparecchiate e tovaglie di tessuto pregiato, personale impeccabile, musica russa dal vivo. Cena a base di caviale rosso, storione, gamberi e gamberetti molte verdure, una bottiglia di vino bianco lettone, minerale e wodka. Tutto buono e abbondante (€ 102.00). 11° G. – piccolo tour nella mattinata per Riga alla ricerca dei palazzi in stile Art- Noveau, quindi partenza per la capitale dell’Estonia. A Tallinn incontriamo molta difficoltà a trovare da dormire, e questa volta ci va piuttosto male. Hotel Braavo, il peggiore finora trovato e molto caro (€ 95,00). Il centro di Tallinn è quello di un’antica città medioevale composta di una parte alta e una bassa, circondata da mura. Una cittadella fortificata, traversata da un labirinto di strette viuzze. Al di fuori sorge la Tallinn sovietica, solida ma grigia, e quella moderna con torri in vetro ed acciaio sempre più alte; simbolo della nuova Estonia indipendente. La città di Tallinn, una volta villaggio di pescatori e marinai, fu sempre preda dello straniero. Nel 1219 venne conquistata dai danesi che la fortificano, un secolo dopo i medesimi la vendono ai Cavalieri dell’Ordine teutonico, nel ‘500 fu conquistata dagli svedesi, quindi arrivarono i russi dello zar Pietro il Grande. Con la guerra di Crimea, la Russia perde anche i Baltici e dal 1918 al 1940 la città è capitale dell’Estonia indipendente. Nel 1940 tornano i russi, nel 1941 arrivano i nazisti e nel 1944 ritornano di nuovo i russi fino all’indipendenza nell’agosto 1991. 12° G. – da vedere la chiesa luterana del Duomo di Tallinn, fondata nel 1219 dagli immigrati danesi, di rito cattolico fino alla Riforma, poi divenne un tempio protestante. Oggi è sede della chiesa luterana evangelica d’Estonia. L’originalità della chiesa risiede nella sua collezione, unica, d’armadi, blasoni ed epitaffi appesi alle pareti, oltre un centinaio di pezzi. La cattedrale russo ortodossa di Alexandre-Nevski. La cattedrale fu costruita verso la fine del 1800. All’interno presenta lo stile classico delle chiese ortodosse russe, con l’iconostasi, la barriera di legno cesellato che separa il Pope dall’assemblea dei fedeli, e pareti con pilastri e cappelle decorate con numerose icone dorate. Partiamo da Tallinn nel primo pomeriggio e riusciamo, senza alcuna prenotazione, a prendere il traghetto per Helsinki. Un vero colpo di fortuna, e dopo due ore circa di viaggio arriviamo nella capitale finlandese. In Finlandia abbiamo attivato un navigatore prestatoci da un amico; prima non si poteva perché non era configurato per i Paesi dell’Est. Una meraviglia, impostato un albergo a caso (ci piaceva il nome) in un batter d’occhio ci ha portato a destinazione. Valido!

13° G. – oggi lunedì 14 luglio 2008, temperatura 21° – cielo nuvoloso, musei chiusi. La “città bianca del Nord”; anche così è tradizionalmente chiamata Helsinki, con riferimento forse al colore chiaro di molti edifici. Di aspetto è essenzialmente moderna, con numerose aree verdi, grandi viali alberati, piazze enormi, forme architettoniche e urbanistiche di grande leggerezza. La città, pur che in questo periodo è devastata da lavori di urbanizzazione, infonde un’atmosfera di tranquillità e di pace unita ad una leggera venatura di tristezza. Nella grande piazza di Senaatintori, su uno zoccolo di m 10, si eleva la Tuomiokirkko/Domkyrkan, cattedrale luterana, detta originariamente “chiesa di Nicola”, in onore dello zar Nicola I. Grandioso edificio a cupola centrale, tutto bianco, terminato nel 1850, possiede la severità intrinseca dei templi luterani. Un altro grande edificio, costruito agli inizi del ‘900, è la Rautatieasema, la stazione ferroviaria, una struttura monumentale con una torre alta 48 m. L’ingresso principale è affiancato dalle imponenti statue ad altorilievo dei “Portatori di fiaccola”. All’interno oltre alla ferrovia, si trovano la metropolitana, la stazione degli autobus e, collegato da sottopassaggi, un centro commerciale (ottima trovata per gli inverni rigidi). Dopo un giretto in tram per la città, nel pomeriggio partiamo, e fatti 200 chilometri, ci fermiamo a Tampere. Tampere è una bella città, con numerosi esempi di architettura moderna e moltissimi musei, che purtroppo oggi, lunedì, sono chiusi. Questa città meriterebbe un ulteriore giorno di sosta per poter apprezzare almeno in parte le sue grandi qualità. Dormiamo all’Hotel Kauppi, un buon tre stelle; una grande camera con vari optional (ferro da stiro con asse, frigo, forno microonde), inoltre parking e sauna compresi nel prezzo (€ 76,00). Cena alla vecchia birreria Plevna, la più antica di Tampere. Menù di carne con patatine fritte, salse e verdure e birra naturalmente…… Nulla di particolare, ma abbastanza economico (€ 55,00). 14° g. – lasciamo Tampere e ci dirigiamo verso Rovaniemi. Durante il percorso sosta a Vaskikello, a metà strada tra Jyvàskylà e Oulu sulla E75. E’ un villaggio di quattro case ed un ristorante, con una particolarità unica. Ci sono centinaia e centinaia di campane, piccole e grandi. Le campane sono vere e moltissime provengono da chiese o cattedrali famose. Le più grandi sono sostenute da alte impalcature, dove la gente (specialmente i bambini) sale, e può suonare con le corde se ci sono, oppure muovere i batacchi. Senza alcun controllo e senza che nessuno dica niente, bambini e adulti si divertono un mondo, sempre però ostentando un comportamento molto composto. Dopo circa 700 km da Tampere, arriviamo a Rovaniemi. Oggi il percorso è stato lungo. Siamo ora nella terra dei Lapponi, o meglio ancora dei Sami. Così vogliono essere chiamati gli abitanti di queste terre molto fredde. I Sami coprono la parte centro nord della penisola scandinava, e sono presenti oltre che in Finlandia, anche in Norvegia e Svezia. Stiamo avvicinandoci a Capo Nord; a mezzanotte è ancora chiaro, un imbrunire soffuso, ma che verso l’una schiarisce sempre più, e alla tre del mattino è pieno giorno. 15° G. – breve giro per Rovaniemi, moderna ma anonima cittadina che lasciamo quasi subito; dopo pochi chilometri uno stop doveroso al Circolo Polare Artico (66° 33’ 07”) finlandese, ove naturalmente troviamo il villaggio di Babbo Natale. Santa Claus era in ferie assieme alle renne, ma il suo spirito aleggiava tutto attorno……. Dal negozio di souvenir ai ristoranti e bar, al suo personale ufficio postale, ove con un piccolo rimborso spese si può ricevere o far ricevere a casa, ovunque nel mondo, una lettera con gli auguri di Natale firmati dal “capo” in persona. Un po’ kitsch, ma tutto sommato abbastanza gradevole e ben organizzato. Ogni tanto è utile tornare bambini. Partiti da Babbo Natale abbiamo iniziato un safari fotografico alle renne. A centinaia ne abbiamo avvicinate, e parecchie volte abbiamo dovuto fermare l’auto per non investirle. A trecento chilometri da Rovaniemi si trova Inari dove sostiamo. Le strade da queste parti sono un po’ impegnative, dritte come lance ma ondulate in un sali e scendi incredibile, con pendenze talvolta mozzafiato. L’inizio è anche divertente, però dopo trecento chilometri interminabili, comincia a venire la nausea. Ad Inari troviamo subito alloggio, all’Hotel Inari naturalmente, confortevole ed accogliente (€ 94,00). Al ristorante dell’Hotel mangiamo in perfetto stile Sami. Antipasto di cozze, gamberetti, tonno e insalate fresche; renna affumicata con verdure cotte e salse all’aceto. Salmone e filetti di pesce alla griglia con verdure e patate lesse, funghi e varie salse. Birra e vodka finlandese. Molto buono ed abbondante (€ 61,00). 16° G. – sempre ad Inari visitiamo il Museo Sami. Molto interessante e didattico. Spiega in maniera esauriente le difficoltà che incontrava questa popolazione nel vivere comune di tutti i giorni, in terre alquanto inospitali e molto fredde (30° sottozero). Nel parco annesso al museo sono state ricostruite varie vecchie abitazioni, saune, dispense per la conservazione dei cibi, altri congegni e trappole per animali selvatici, che andavano dalla cattura dell’ermellino a quella dell’orso . Oggi è una giornata meravigliosa, limpida, anche calda. Un sole fantastico. Passiamo la frontiera con la Norvegia a Sirma e scegliamo volutamente un percorso verso est, su una strada panoramica, un po’ più lunga perché segue la linea di costa lungo i fiordi affacciati sul Mar Glaciale Artico, ma che alla fine ci porterà a Nordkapp (630 km circa). Su questa strada siamo quasi gli unici turisti, anche il traffico locale è inesistente: i paesi, di poche case ognuno, sono a notevole distanza uno dall’altro. Il “magnifico” sole anima laghi, fiordi, spiagge, piccole casette dipinte in vari colori. È tutta un’armonia di luci, uno spettro di colori in continuo mescolamento. Alterniamo foto e riprese video, siamo come ipnotizzati da tanto cambiamento, che ci fermiamo continuamente per fare una o l’altra cosa, o entrambe. L’aria è tersa, i colori accesi e profondi, intensi, sembrano quasi profumare. È tutto meraviglioso! Le renne sembrano diventare ancora più simpatiche. Difficile spiegare con le parole le sensazioni inusuali che ci pervadono, la gioia dell’istante nel cogliere con gli occhi un’immagine pittorica ricca di forme e sfumature colorate, la felicità intensa di condividere queste emozioni con la persona amata. L’ultimo pezzo di strada che porta alla cittadina di Nordkapp passa attraverso diversi tunnel, alcuni scendono fino ad oltre m 200 sotto il mare; naturalmente sono a pedaggio… salato. Arrivati a Nordkapp city troviamo un albergo, l’Hotel View, non è un gran che, ma grande è il prezzo (€ 114,00). A 40 km circa dalla cittadina c’è il famoso “punto” Capo Nord, che in realtà non è il punto più a Nord d’Europa, ma è l’unico ufficialmente attrezzato per i turisti. Naturalmente l’ingresso è a pagamento. Capo Nord ( 71° 10’ 21”), si trova sopra uno sperone altissimo sul mare. Spazio enorme, tantissima gente d’ogni dove, tante parlate, anche la nostra. Incontriamo diversi italiani, molti sono arrivati fin quassù in bicicletta, complimenti! Un bellissimo spettacolo, un’esperienza interessante. Mezzanotte! … È giorno! Il sole è lì, ci guarda, ci riscalda, ci ammalia. È sopra al mare, al suo punto più basso di oggi 17 luglio 2008, circa come lo vediamo alle sette di sera in Italia. Non scende, non tramonta, tra mezz’ora sarà più in alto. Siamo pervasi da una sensazione magica, attoniti dinanzi a questo meraviglioso fenomeno naturale. Prendo dalla fedele 147 una bottiglia di Prosecco, due calici di vetro ed alcuni biscottini. Seduti su dei grandi sassi “ceniamo” e stappata la bottiglia brindiamo a noi, e a lui, “il Dio Sole”. Alle tre siamo in albergo per, forse, dormire un pochino vista la luce. Buona Notte!

17° G. – la mattinata è calma, alzandoci abbiamo trovato brutto tempo, non piove, ma c’è nebbia. Una buona colazione a base di burro, marmellata, aringhe e salmone, ci tira su. Dopo 200 km di pioggia battente, e di fiordi molto “grigi”, arriviamo ad Alta. Al primo tentativo troviamo subito un albergo decente. Ci rifugiamo in camera a riposare, siamo molto stanchi.

18° G. – ad Alta visitiamo il Museo delle Incisioni Rupestri. Le prime incisioni risalgono all’Età della Pietra circa 6000 anni fa, le ultime, a 2000 anni fa. Simili a quelle dei Camuni in Valtellina, queste si trovano vicino al mare e furono scoperte per caso nel 1973. Le incisioni rupestri finora qui rinvenute sono più di 5000, localizzate in quattro grandi aree. Le incisioni, eseguite con poche righe, ci tramandano messaggi che si potrebbero definire “stilizzati”. Abbiamo così composizioni che trattano cose normali per quei tempi. Per esempio: la “scena della caccia all’orso”, il “recinto delle renne”, oppure “un gran branco di renne di fronte ad un arciere con arco teso”. Tante incisioni mostrano figure singole di animali, uccelli, barche piccole o grandi e molte figure umane in varie posture. Il Museo si estende per circa tre chilometri, curato e ben tenuto, con indicazioni precise, i siti sono collegati tra loro per mezzo di sentieri rivestiti di legno. Viene anche fornita una guida in italiano. Dopo km 400 circa, verso le sette di sera, ci fermiamo a Bardufoss, piccola cittadina dimenticata da Dio ma non dagli uomini, visto che nell’unico albergo del posto abbiamo subito un piccolo salasso per un giusto sonno (€ 128,00).

19° g. – partenza mattino presto, oramai ci stiamo abituando, bel sole, incantevoli panorami, tante cartoline di luci e colori. Le strade sono strette tutte curve, pertanto la velocità è moderata, il traffico scarso, è un piacere guidare, guardarsi attorno e spesso volentieri fermarsi per una foto o una ripresa. Poco prima di Narvik, a Bjèrkvik prendiamo la strada per le isole Vesteràlen, proseguendo per Lodingen. Tanti tunnel, più o meno lunghi, diversi scendono sotto il mare con pendenze prodigiose. Al contrario di Nordkapp, non abbiamo più pagato pedaggi. Nel primo pomeriggio lasciamo le Vesteràlen ed entriamo nelle isole Lofoten. A Svolvær, la cittadina più importante dell’arcipelago, visitiamo la semplice ma composta Chiesa Luterana. Una catena montuosa attraversa tutte le isole, con vette molto alte e talvolta innevate. Sembra proprio di essere nelle nostre Dolomiti. Qui le zone pianeggianti scarseggiano, i vari villaggi sono sorti in piccole baie e una volta venivano raggiunti solo via mare. Dopo tanti incantevoli paesaggi e 400 km verso le otto di sera ci fermiamo. Si capisce che è tardi solo guardando l’orologio. Con molta fatica siamo riusciti a trovare un posto per dormire. Molti turisti e poca offerta alberghiera. Abbiamo trovato in un paesetto sperduto una camera con branda e materasso e basta. Servizi esterni ed in comune, il tutto per € 50,00, un vero affare! In compenso la finestra della nostra stanza distava qualche metro dal mare e si godeva una bella vista. Romanticismo e letto duro, il massimo che si può chiedere dalla vita. 20° G. – di buon mattino abbiamo lasciato la “magione” ove abbiamo dormito. Proseguendo il nostro viaggio per le isole Lofoten siamo arrivati a Nusfjord, un piccolo ex-villaggio di pescatori trasformato in museo, tutto a beneficio dei turisti. Il luogo è normalmente abitato, le case dei vecchi pescatori sono state ristrutturate, conservando le forme originali. Molto carino e raccolto, bar e ristoranti a volontà. I turisti che vi giungono, devono pagare un biglietto d’entrata. Proseguendo, siamo giunti alla punta all’estremo sud delle isole, dove a Moskenes abbiamo preso, sempre senza prenotazione, un ferry che dopo tre ore di viaggio, ci ha sbarcati a Bodø sulla penisola scandinava. A sera tardi arriviamo a Fauste, una cittadina turistica con un bellissimo albergo nel quale non abbiamo trovato posto. Dirottati verso la loro “dependance”, vecchio albergo con camere vista mare, molto romantico e carissimo (€ 141,00). 21° g. – ci stiamo dirigendo verso sud, e naturalmente ripassiamo il Circolo Polare Artico versante Norvegia (66° 33’ 07”). Qui Babbo Natale non c’è. In compenso un freddo intenso con cielo cupo, animato da un festoso vento, ha accompagnato la nostra visita. Una landa desolata, qualche cippo per indicazione, moltissimi cumuli di pietre accatastate dai turisti, questo è il panorama non certo idilliaco, ma stranamente intrigante visto la linea ipotetica sulla quale stiamo camminando. Il viaggio verso sud prosegue, ovunque si vedono renne, mentre gli alci si notano solo sui cartelli stradali, di loro neanche l’ombra. Le strade sono tortuose, stiamo andando verso l’interno e pertanto gli incanti colorati dei fiordi non ci sono più. Inoltre il tempo è nuvoloso e la temperatura un po’ bassa, per di più troviamo anche molto traffico, tir, camper, roulotte a volontà. Si va piano e dopo 500 km circa, per stanchezza, ci fermiamo a Snåsa nell’omonimo hotel. Un bell’albergo in mezzo ad un parco-foresta davanti ad un grande lago, dal costo quasi ragionevole visto l’ambiente (€ 122,00).

22° G. – oggi abbiamo percorso km 600. Lungo la strada ci siamo fermati a Røros. Questa è una vecchia cittadina dalle caratteristiche case di legno, sorta a seguito della scoperta di una miniera di rame nel 1700. Le case pur ristrutturate sono conservate identiche a quelle di una volta. Røros è protetta dall’Unesco in quanto esempio di conservazione di un tempo antico. Bella e particolare la Cattedrale Luterana, la più grande della Norvegia, tutta di legno. Fu costruita con i soldi della compagnia mineraria, ed in essa, fin dall’inizio furono esposti i ritratti ad olio del fondatore e dei direttori della medesima. La miniera ora è chiusa, ma la cittadina si è ulteriormente sviluppata nel campo della cultura e nell’artigianato di pregio. Molto tardi alla sera arriviamo a Hamar, piccola cittadina ad un centinaio di chilometri da Oslo. Ci fermiamo allo Scandic Hamar Hotel. Bellissimo albergo, bella camera, bello quasi tutto, anche il prezzo (€ 142,00).

23° g. – cento chilometri ed eccoci ad Oslo, capitale della Norvegia. Qualche problema a trovare un albergo decente ma non indigesto al portafoglio. Scegliamo l’Hotel Thon Astoria in pieno centro della città. Comodissimo per muoversi, l’albergo è bello, le stanze, però, sono piccolissime ed i letti come sui vagoni cuccetta, sistemati a castello (€ 126,00). Naturalmente l’auto va messa in garage a pagamento. Oslo è una bella città moderna sul mare, grandi spazi, enormi parchi, palazzi imponenti.

24° G. – ad Oslo, anche per i turisti frettolosi “fai da te” come noi, alcune cose sono assolutamente imperdibili. Una è il Rådhuset, il Municipio che è il simbolo della città. E’ costituito da un poderoso corpo centrale e da due grosse torri; sulla torre est si trova il più grande orologio da torre di tutta Europa (oltre 8 m. Di diametro). L’interno è decorato da artisti norvegesi. Notevoli due grandi dipinti nella sala delle feste dove ogni anno il 10 dicembre, è consegnato il premio Nobel per la pace. Un’altra è la Nasjonalgalleriet, la Galleria Nazionale d’Arte, ove si può ammirare il famoso “Il Grido” di E. Munch, ma anche quadri di Delacroix, Monet, Renoir, Cézanne, Manet, Gauguin, El Greco, Picasso, e tanti altri famosi artisti. Poi c’è la fortezza di Akershus Festning, che domina il porto d’Oslo da una magnifica posizione. Eretta agli inizi del 1300 è stata poi rimodernata nel 1800. Bastioni possenti, sale grandi e sfarzose, tuttora usate per i ricevimenti di Stato. Oltre ai due musei interni molto interessanti, è un piacere passeggiare lungo gli alti spalti alberati e godere del bellissimo panorama sulla città.

Per finire non si può non vedere il Froguerparken, il parco più celebre della Norvegia. Concepito ed eseguito dallo scultore Gustav Vigeland a partire dal 1924. Ci mise quasi trenta anni lo scultore per creare questo parco eccezionale, composto da ben 192 gruppi scultorei, per un totale di 671 personaggi in granito ed in bronzo, che raccontano le fasi della vita. Ad Oslo la cultura non costa; sia al Nasjonalgalleriet che al Froguerparken, l’entrata è gratuita. Naturalmente vi sono tante altre cose da vedere, Oslo è una grande ed estesa città, anche se la sua popolazione non supera i 560.000 abitanti. Al vecchio porto, i “Docks” sono stati restaurati e recuperati a beneficio dei turisti e della città. Lunghissime file di ristoranti a bar lungo le banchine, offrono cibo e divertimento per tutti i gusti e per tutte le tasche.

25° G. – salutata Oslo ci dirigiamo verso la Svezia, a Stockholm – Stoccolma, circa 550 km di strada bella e veloce. Prima della capitale svedese ci fermiamo a Mariefred al “Gripsholms slott”, un bel castello del 1500, con diverse aggiunte e rifacimenti dei secoli seguenti fino al 1800, che fu di proprietà di Gustavo Vasa, l’artefice dell’indipendenza della Svezia. Il castello è bello, l’arredamento molto spartano. Pochi mobili, qualche arazzo e molti quadri, quasi tutti degli antenati reali. Particolare è una galleria di ritratti di personaggi svedesi importanti sia defunti che ancora in vita. A Stoccolma dopo un paio di tentativi a vuoto, abbiamo trovato un buon albergo abbastanza centrale: lo Scandic Malmen (€ 118,00). Oramai siamo abituati a prezzi alti sempre parlando d’alberghi a tre stelle. Volendo si potrebbe risparmiare qualche cosa, accettando stanze senza finestre che si trovano sotto piano, in concreto nelle cantine.

26° g. – sempre per il turista “fai da te”, Stoccolma è un problema. Molto estesa, grandi strade ed ampi viali, meravigliosi palazzi, tantissimi musei, parchi e numerosi ponti che collegano le varie isole che compongono questa città. Purtroppo, se si ha poco tempo, vanno viste solo le cose principali. Tra queste il “Kungliga slottet”, il Palazzo Reale, residenza ufficiale del re, edificio principale della città. Il Palazzo è molto articolato, dopo le abitazioni reali, e le varie sale dette: delle Guardie, delle Colonne e della Regina; ci sono gli appartamenti degli Ospiti e gli appartamenti Cerimoniali con il salone da ballo, veramente molto spazioso. Poi abbiamo la Sala del Trono, la Cappella Palatina, la Sala del Tesoro, ed altro, per finire un museo d’Antichità, uno della Storia del Castello, ed uno delle Armi e delle Armature. Poi la Storkyrkan, “la grande chiesa”; la Cattedrale di Stoccolma, molto bella e ricca d’opere di gran pregio. E’ doveroso in questa città, chiamata anche la Venezia del Nord, fare una gita in battello sotto i numerosi ponti. Una visita particolare va fatta alla Chiesa di Riddarholmen, che è il Pantheon dei Re di Svezia, oltre ad essere la depositaria delle casate dei membri defunti dell’Ordine dei Serafini. La Chiesa risale al 1300, con annesso convento dei frati minori francescani (i cosiddetti “frati grigi”). Contiene le tombe di tutti i Re svedesi. Inoltre sulle pareti della chiesa, sono appesi gli stemmi dei cavalieri dell’Ordine dei Serafini. Quando un cavaliere Serafino muore, il suo stemma viene appeso nella chiesa con la data in cui è diventato membro dell’Ordine e quella della morte. Nel giorno del funerale di un cavaliere Serafino, si suona la campana della Chiesa di Riddarholmen, il cosiddetto “rintocco Serafino”. La maggior parte dei Cavalieri sono personaggi famosi ed importanti di tutto il mondo.

27° G. – naturalmente non si può perdere il Municipio di Stoccolma, lo Stadshuset, simbolo della Svezia, il luogo nel quale ogni anno sono festeggiati i premi Nobel. Massiccia costruzione in mattoni, con una torre quadrata di m 106, sormontata dalle tre corone dello stemma nazionale. L’esterno dell’edificio è imponente e maestoso anche se non bello, l’interno è splendido. Pannelli in rilievo, pareti ornate di mosaici dorati, un enorme organo, arazzi, sale riccamente arredate. Dalla torre, cento metri più in alto, si gode un magnifico panorama sulla città e sul porto. A metà pomeriggio partiamo e dopo 570 km circa, arriviamo a Helsingborg cittadina turistica, punta estrema su un piccolo stretto di mare, dall’altra parte la Danimarca. Alloggiamo all’Hotel Viking, albergo “old style”, molto decoroso, accogliente, personale e proprietà in stile con l’ambiente, prezzo moderno (€ 111,00).

28° g. – ferry da Helsingborg – Svezia a Helsingør – Danimarca. Sbarcati, dopo pochi chilometri siamo al Kronborg Slot, qui Shakespeare ambientò il suo famoso “Amleto”. Il grande castello è circondato da una doppia cinta di mura e fossati, con un’alta torre ottagonale chiamata “dei trombettieri”. Gli appartamenti reali e la cappella conservano ancora gli arredi rinascimentali originali. Non molto lontano da Helsingør e il suo castello, ci siamo fermati a Frandensborg Slot, attuale residenza estiva della Regina Margherita II. Questo castello viene aperto al pubblico, nel solo mese di luglio, per tre ore al giorno. Bello ed arredato con gusto, molto grande, è circondato da un bel parco ornato da numerose statue di regnanti danesi. Inoltre nella parte posteriore del castello, su un’ampia area, sono situati in bell’ordine orti e serre. Verso sera siamo arrivati nella capitale Cøbenhaven, dove con difficoltà abbiamo trovato un discreto albergo due stelle, l’Hotel Selandia (€ 123,00), centrale e comodo.

29° g. – copenhagen, una città intrigante. Parlarne è molto difficile. È bella, vivace, popolosa (oltre 1.500.000 abitanti), ricca; è il maggiore centro commerciale della Danimarca, e per giunta è una città a misura d’uomo. Il centro storico è molto interessante; edifici del 1600-1700 convivono straordinariamente armoniosi con espressioni edilizie moderne, conservando un ambiente di spazi e forme equilibrate ed affascinanti. Tra i moltissimi musei quello da visitare sicuramente, è il Ny Carlsberg Glyptotek. Questo museo è nato cento venti anni fa, dalla donazione delle proprie collezioni d’arte e d’antichità di due celebri mecenati danesi proprietari delle birrerie Carlsberg. Il palazzo che lo ospita è molto bello, articolato in diversi piani, e ciò che contiene è veramente eccezionale. Sono esposte opere dell’Antico Egitto, degli Assiri, dei Babilonesi, dell’arte greca, etrusca e romana: reperti perfettamente conservati e d’ottima fattura che coprono ampi periodi storici. Le collezioni di Pittura e Scultura francesi e danesi in particolare ed europea in generale, fanno di questo museo uno dei più belli ed interessanti d’Europa. Non si dice Copenhagen se non si va a vedere, esposta su una roccia, la celeberrima “Lille Havfrue”, la statua della Sirenetta, protagonista della celebre fiaba di Andersen e divenuta simbolo stesso della città. In una visita pur veloce della capitale danese, non può mancare il Tivoli, celebre parco dei divertimenti. Creato nel 1843, circa 5.000.000 di visitatori all’anno, godono dei divertimenti di questo grandissimo “luna park”, comprendente una ventina di ristoranti e diversi teatri e sale da concerto.

30° g. – lasciata Copenhagen risaliamo verso nord di una trentina di chilometri in direzione Illerød, fermandoci a visitare il Frederiksborg Slot. Il Castello edificato per volere di Cristiano IV nel 1600, fu ricostruito dopo un devastante incendio nel 1859. Il Castello occupa un’area molto vasta, ed è situato su piccole isole fortificate. Un torrione quadrangolare a tre piani chiamato “Torre della Prigione”, funge da ingresso, da esso si apre il vasto cortile che precede l’edificio principale. Nel Castello si custodiscono dipinti, mobili e oggetti che assieme alla Grande Sala, la Sala dei Cavalieri, la Cappella e la Sala delle Udienze, testimoniano la sontuosità e lo sfarzo della Nazione danese nei secoli scorsi. Primo pomeriggio inizia il ritorno; ci dirigiamo verso sud dove a Gedser prendiamo con la solita fortunaccia un traghetto per Rodstock – Germania, e dopo due ore sbarchiamo in terra teutonica. Alle nove di sera stanchissimi, troviamo in un paese sperduto di nome Volkenshagen, un posto per dormire e mangiare qualche cosa. Il Land Hotel offriva l’unica camera disponibile, piccolissima e con lettino tipo “sette nani” (€ 65,00), meno male che ci vogliamo ancora bene……..

31° G. – partiamo da Volkenshagen con calma, oggi traversiamo la Germania: Berlin, Liepzig, Regensburg, München. È tutta autostrada, ma qui tutti corrono maledettamente veloci, c’è molto traffico e bisogna stare molto attenti. Passata Monaco di Baviera a 840 km dalla partenza, siamo sufficientemente “cotti”, e così a naso di mogliettina, cerchiamo un albergo. A Sauerlach poco oltre München, ne troviamo uno veramente bello e caratteristico. Si chiama Hotel Post, 3 stelle Sup. Molto confortevole ( € 107,00). L’aria di “vecchia Baviera” ci ha conquistato e ci siamo trovati molto bene. Serata finale di viaggio con cena bavarese, bottiglia di vino bianco speciale e snaps alle mele (€ 70,00). La malinconia è gratis.

32° G. – sabato 02 agosto 2008. Partenza da Sauerlach via Salzsburg (Austria), Tunnel dei Tauri, Villach, Italia, Udine, Trieste, Casa. Peccato che abbiamo fatto tre ore di coda ai Tauri, ma alla fine siamo arrivati. Km. Guida 9.970 Costo gasolio € 865,00 Costo traghetti (4) € 325,00



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche