Destinazione sogno

Da Siena a Capo Nord... E dintorni di Andrea e Barbara Andrea lo sognava da quando aveva 18 anni; io, per amore suo e del viaggio, non mi sono fatta certo pregare. Così raggiungere Capo Nord con la nostra Wagon (una Ford SW del 1991) da sogno ha iniziato a trasformarsi in realtà; nei lunghi mesi d’inverno ho raccolto tramite Internet tutte...
Scritto da: Barbara Capitoni
destinazione sogno
Partenza il: 03/08/2003
Ritorno il: 23/08/2003
Viaggiatori: in coppia
Da Siena a Capo Nord… E dintorni di Andrea e Barbara Andrea lo sognava da quando aveva 18 anni; io, per amore suo e del viaggio, non mi sono fatta certo pregare. Così raggiungere Capo Nord con la nostra Wagon (una Ford SW del 1991) da sogno ha iniziato a trasformarsi in realtà; nei lunghi mesi d’inverno ho raccolto tramite Internet tutte le informazioni sui luoghi che avremmo potuto visitare, abbiamo studiato le cartine e valutato i percorsi e alla fine di giugno il nostro itinerario era pronto, non restava che attendere il 3 agosto, data fissata per la partenza. 1^ tappa – Siena/Rothemburg Sono le 5,23 minuti del 3 agosto 2003, la Wagon è carica e noi più di lei! Con alle spalle una notte quasi insonne, un po’ per l’euforia della partenza e molto di più per alcune scossette di terremoto che hanno “smosso” la serata, ci apprestiamo a partire. L’attraversamento dell’Italia fino al Brennero non presenta particolari difficoltà, fatta eccezione per un’oretta di fila soto il sole di mezzogiorno in piena autostrada a causa di un’incidente. Superiamo il confine austriaco e ci dirigiamo senza indugi verso la Germania; il paesaggio è davvero fantastico: un verde intenso costeggia le strada e tutti i paesini sembrano usciti dalla pubblicità, con le case dai tetti spioventi e i balconi adornati da decine di vasi di geranei multicolore. Nel primo pomerriggio siamo in Germania (per la verità non ci saremmo accorti del passaggio di frontiera se non fosse stato per la nostra cartina e per un minuscolo cartellino con lo stemma dell’Europa ed una D). La prima vera tappa del nostro viaggio è proprio a pochi chilometri, a Füssen dove sostiamo un paio d’ore per visitare un magnifico castello; qualcuno mi ha detto che la Walt Disney lo ha preso come modello per disegnare quello di un cartone animato e non stento a crederlo. Per essere precisi i castelli a Füssen sono due, ma noi siamo arrivati troppo tardi, infatti per poterli vedere entrambi occorre almeno mezza giornata. Ripartiamo alla volta del nord della Germania stanchi per il caldo e la passeggiata. Percorrendo parte della Strada Romantica raggiungiamo Rothemburg, sono quasi le 10 di sera, abbiamo cenato in un autogrill caldisssimo e infestato dalle mosche e non sognamo che una doccia ed un letto. Per fortuna la ricerca dell’albergo è breve ed il sonno ristoratore. 2^ tappa – Rotemburg/Puttgarden La dormita ci ha rinvogoriti, così dopo una buona ed abbondante colazione ci addenmtriamo nel centro di Rothemburg. E’ una cittadina di stile medievale da visitare: strade lastricate, casette fiorite, un’atmosfera quasi fiabesca. In pieno centro scoviamo un negozio che poteva esistere solo qui: metri e metri quadrati di addobbi natalizi di ogni specie, una cosa da perdere la testa… E il tempo, io infatti ho stazionato tra babbi natale e palline colorate quasi un’ora e non ho resistito alla tentazione di acquistare il primo souvenir del viaggio, un babbo natale di pezza da appendere alla porta di casa. Dopo qualche foto, visto che il caldo stava cominciando a farsi sentire, riprendiamo la marcia. L’intento è quello di terminare la traversata verso il nord della Germania; impresa che non si presenta poi così diffficile visto che poco dopo le 18,00 approdiamo a Puttgarden pronti per traghettare verso la Danimarca. Decidiamo di pernottare qui e ci mettiamo alla ricerca di una stanza, purtroppo stasera la fortuna non ci assiste: i bad and breakfast sono tutti pieni e non ci resta che prendere alloggio nell’unico, non proprio economico, hotel del paese. 3^ tappa – Puttgarden/Goteborg Oggi abbiamo davvero esagerato: tre nazioni in un giorno solo! Dalla Germania abbiama raggiunto la Danimarca in traghetto; per la verità definirlo traghetto è sminuente, in effetti si tratta di una navona tenuta benissimo e di una efficienza tipicamente nordica (tempo di attesa 0). Poi ci siamo diretti verso København, dando appuntamento per la visita della città al ritorno, e da lì attraverso il fantastico ponte di Malmö ci siamo spostati in Svezia. La breve visita a Malmö è stata sorprendente perché dalla periferia non sembrava riservare nulla di interessante, invece il piccolo centro storico è un vero salottino corredato da bei negozi e caffè all’aperto, in uno dei quali – grazie al suggerimento di una signora un po’ logorroica ma estremamente cortese – abbiamo consumato il nostro primo pasto svedese. Da Malmö abbiamo iniziato a risalire la costa seguendo la A6, uno stradone costellato da fattorie e campi verdissimi, fino a Göteborg. E’ una grande città e, come tutte le grandi città, non è semplice orientarsi in poche ore; comunque ci siamo fatti un giro in centro e abbiamo cenato in un ristorante stile country. Poi, quando l’aria si è decisamente raffrescata, nonostante alle 21,30 il sole qui non voglia ancora saperne di andarsene a nanna, siamo tornati in albergo; per domani ci attende un’altra emozione: l’arrivo in Norvegia. 4^ tappa – Göteborg /Oslo/Hamar E anche questa frontira è superata. E’ stata piuttosto dura perchè le strade norvegesi fanno rimpiangere quelle lasciate nei paesi appena attraversati; comunque tra laghi, scorci di fiordo e numerosi cantieri autostradali abbiamo raggiunto Oslo. La capitale ci è apparsa subito bellissima, probabilmente grazie anche al caldo sole che la illuminava; vi abbiamo trascorso alcune ore passeggiando per le strade del centro fino al molo che si insinua sul grande fiordo. Poi di nuovo a bordo della Wagon, direzione nord naturalmente. Dopo Oslo l’autostrada si interrompe e la E6 si trasforma in una statale in mezzo ai boschi che, per la verità, immaginavamo meno trafficata. Per ora nessuna traccia di renne, a parte l’immagine stampata sui cartelli di pericolo di attraversamento; noi, in attesa di poterle fotografare da vicino, non ci siamo saputi trattenere dall’acquistare l’adesivo simbolo della Norvegia che campeggia su tutte le macchine, locali e dei turisti: una renna con un possente palco di corna. Da domani anche la Wagon potrà sfoggiarlo. Per la notte ci siamo fermati a Hamar, un piccolo centro sulle sponde del lago Mjosa. Come al solito albergo carissimo e cena a sorpresa, nel senso che non si capisce assolutamente nulla di quello che sta scritto sul menù per cui l’ordinazione è fatta del tutto a caso. Unica pecca della giornata dei nuvoloni un po’ minacciosi che si stanno addensando sulle nostre teste, ma noi siamo otttimisti e ci prepariamo ad un’altra favolosa giornata alla volta di Trondheim. 5^ tappa – Hamar/Trondheim Le nuvole hanno mantenuto la loro promessa, infatti quando ci siamo svegliati abbiamo visto che fuori c’erano ancora i segni del temporale notturno. Di buon’ora abbiamo ripreso il viaggio lungo la E6, prima sosta Lillehammer, paesino di montagna sede delle olimpiadi invernali del 1994; oltre alla via centrale caratteristica e piena di negozi siamo saliti fino al centro olimpico dal quale sono perfettamente visibili gli impressionanti trampolini utilizzati per il salto con gli sci. Poi, costeggiando per un lungo tratto un fiume, abbiamo proseguito la tappa fermandoci però per visitare la magnifica stavkyrkje di Ringebu, una delle ultime 28 chiese completamente in legno risalenti al Medioevo che restano in Norvegia (per chi passa da queste parti è una cosa da non perdere). La E6 ci ha poi riservato un’altra sorpresa: dietro un tornante il paesaggio si è improvvisamente trasformato, i fitti boschi che ci avevano fatto sin qui da cornice si sono trasformati in una natura brulla e spoglia e poi, in lontananza, abbiamo scorto una cima più chiara delle altre. All’inizio stentavamo a crederlo, ma avvicinandosi ci siamo resi conto che eravamo proprio davanti ad un ghiacciaio. Traffico a parte, l’arrivo a Trondheim non è stato particolarmente difficoltoso, anche se qualche goccia di pioggia ci ha fatto temere che avremmo dovuto fare un tour bagnato. Per fortuna tutto si è limitato ad un cielo grigio che ci ha permesso di vedere questa città con una certa calma (di particolare bellezza la cattedrale) e di goderci una cena deliziosa a base di zuppa di pesce e carne di balena in un localino tipico (manco a dirlo il conto è stato salato). 6^ tappa – Trondheim/Fauske Niente da segnalare, avrei detto fino ad un centinaio di chilometri dalla sosta; la vegetazione sempre bellissima, l’acqua che scorre costantemente vicino alla strada sia di un fiordo, di fiume o di laghetto, decine di mucche e fattorie… Insomma cronaca di ordinario paesaggio nordico con scorci mozzafiato. Poi, quando erano quasi le sette del pomeriggio ed il nostro unico pensiero era trovare un posto per mangiare e passare la notte, abbiamo scorto il cartello che segnalava 2 km al Circolo Polare Artico. Avvicinandoci abbiamo visto un immenso ghiacciaio di fronte al quale si alza una collinetta brulla ai cui piedi sorge il monumento che indica il punto esatto in cui passa la linea del Circolo Polare, proprio qui abbiamo incontrato una coppia di motociclisti di Biella che stanno facendo il nostro stesso percorso; per noi sono quasi degli eroi, vista la fatica ed il freddo che stanno affrontando. In alto, dietro al monumento, i viaggiatori hanno formato innumerevoli cumuli di pietre a testimonianza del loro passaggio. Anche noi, naturalmente, abbiamo lasciato la nostra pietruzza, certi che questo momento, segnato da un gelido vento che soffiava da nord, resterà per sempre nei nostri ricordi. L’ultimo tratto di strada è stato un po’ come il ritorno sulla terra dalla luna, la vegetazione da spoglia e bassisima è tornata a farsi rigogliosa foresta ed un altro fiordo è apparso all’orizzonte. Fauske è un piccolo paesino sul fiordo, tranquillo e un po’ ventoso, è qui che abbiamo cenato con salmone cucinato in mille modi diversi e che passeremo la notte. 7^ tapa – Fauske/Nordkjosbotn Sono le dieci di sera, ma fuori c’é la stessa luce delle sei di pomeriggio; in compenso nella camera d’albergo abbiamo acceso il riscaldamento e ci prepariamo a dormire con il piumino. Siamo arrivati in Lapponia però di Sami e renne nemmeno l’ombra; speriamo di vederne domani… Oggi, assistiti da un tiepido sole, ci siamo avviati verso Borges e mentre eravamo intenti a fare foto in una piazzola abbiamo incontrato nuovamente i motociclisti di Biella che ci hanno riconosciuti e salutati sfrecciando. Abbiamo traghettato verso le isole Lofoten dove l’incontro tra il mare e le montagne, ancora punteggiate dal bianco dei ghiacciai, regala uno spettacolo grandioso. Poi ci siamo diretti verso Narvik e siamo saliti ad ammirare dall’alto il panorama del fiordo; per essere sincera la vista era memorabile, ma il percorso per arrivarci niente affatto divertente: la dondolante funivia Fjellheisen che mi ha lasciato lo stomaco sottosopra per un bel po’. Stasera la sosta è in un motel lungo la strada, in una località dal nome impronunciabile, Nordkjosbotn, dove ho finalmente assaggiato le famose polpette norvegesi… Non male. 8^ tappa – Nordkjosbotn/CAPO NORD Siamo partiti come sempre verso le 9 del mattino, destinazione Alta. La giornata era illuminata da un sole splendido, in cielo nemmeno l’ombra di una nuvola. La strada che costeggia i fiordi, con questa luce, è di una bellezza indescrivibile. Man mano che proseguivamo nella testa di entrambi si faceva più insistente un’idea, che per l’ora di pranzo è diventata una scelta: non potevamo perdere l’occasione di raggiungere “il Grande Capo” in una giornta così tersa e soleggiata. Quindi via, cambio di programma e dritti verso Nord Kapp. La strada verso Alta e, soprattutto, la E69 verso nord non sono state certo d’aiuto per velocizzare la tappa; curve, dossi e più di dieci chilometri di sterro sconnesso ci hanno introdotti in un paesaggio spoglio ma lo stesso affascinante. Quando mancavano poco più di 100 chilometri all’arrivo all’orizzonte è apparsa una barriera di nuvoloni, non ci potevamo credere. Comunque ormai la meta era vicina e nulla ci avrebbe fermati, nemmeno le renne che hanno finalmente fatto la loro comparsa e che pascolano placidamente sul ciglio della strada. Attraversati i 9 hilometri di tunnel che portano all’isola su cui si trova Nord Kapp, abbiamo raggiunto Honningsvag, trovato un albergo, cenato in un pub e poi ripreso la Wagon per fare gli ultimi 30 chilometri; una strada nel nulla che in certi tratti sembra portare verso l’infinito. Poi, dopo una curva, appare l’immenso centro turistico di Nord Kapp. Sta lì a presidio di uno spuntone roccioso avvolto da un vento freddissimo. Armati di piumino siamo scesi per le foto di rito e subito ci siamo resi conto che arrivare fin quassù vale tutta la fatica, la spesa e l’attesa. Mentre contemplavamo il mappamondo, simbolo di Capo Nord, hanno iniziato ad echeggiare le nore del Silenzio (inutile dire che ci siamo commossi); c’era un gruppo di italiani appartenenti ad una associazione di volontariato che partecipavano ad un gemellaggio e così ci siamo beccati anche l’inno di Mameli in piena Norvegia. Passare più di due ore dentro al centro è sembrato un attimo: scrutare ogni angolo di ogni possibile visuale, scrivere le cartoline da imbucare in loco perché arrivino con il timbro di Nord Kapp, visitare il negozio di souvenir e la mostra sotterranea, vedere lo splendido filmato proiettato su cinque schermi… Abbiamo guardato l’orologio ed era già mezzanotte, naturalmente era ancora giorno (nonostante le nuvole) così, dopo un’ultima foto, ci siamo avviati verso l’albergo. Stanchi, ancora emozionati e felici per aver finalmente raggiunto la nostra “destinazione sogno”. 9^ tappa – Honnigsvag/Sodankyla Al risveglio, stamani un po’ più tardi del solito, speravamo in un po’ di sole per tornare verso Capo Nord a fare qualche altra foto (il biglietto costa 23 Euro ma vale due giorni), però niente da fare. Così siamo ripartiti, inizia il viaggio di ritorno. Schivando le renne, che ora si fanno vedere anche troppo dato che se ne trovano interi gruppi in mezzo alla strada, abbiamo preso la direzione della Finlandia. Prima del confine ci siamo fermati al villaggio sami di Karasjok, dove abbiamo pranzato in un ristorante tipico con un buon piatto a base di carne di renna. Di nuovo in macchina, di nuovo renne ovunque e di nuovo immense distese di boschi interrotti soltanto da laghi. Passeremo la notte a Sodankyla, domani a Rovaniemi ci aspetta Babbo Natale. 10/11^ tappa – Sodankyla /Umea/Stoccolma Siamo arrivati al Santa’s Village alle 10 e ci siamo rimasti fino alle 15 passate, a fare cosa? Girare tra negozi di souvenir, ufficio postale ed ufficio di Babbo Natale, linea di demarcazione del Circolo Polare Artico… E’ vero, è un posto del tutto commerciale ma debbo confessare che fa un effetto particolare sedersi accanto a quell’omone barbuto che si presenta come Babbo Natale in un ambiente ricostruito esattamente come qualsiasi bambino della terra ha sempre immaginato che lui potesse abitare. Ovvio che tutto questo i simpatici finlandesi non lo regalano, tanto che per una foto con il padrone di casa vogliono la bellezza di 17 Euro! Comunque, dopo l’incontro con Babbo Natale abbiamo proseguito verso sud ed attraversato di nuovo la frontiera con la Svezia. Il tempo ha iniziato a peggiorare così la sosta ad Umea si è limitata ad una breve passaggiata notturna che ci ha comunque dato l’impressione di una citttadina molto ordinata e piacevole. Al mattino, ancora sotto un cielo che non prometteva nulla di buono, abbiamo rimesso in moto la Wagon e, limitandoci a minime soste “tecniche”, abbiamo fatto rotta verso Stoccolma. Alle 18 siamo arrivati nella capitale, il sole faceva capolino. Spendendo un capitale abbiamo trovato una stanza in un hotel vicino al centro, non restava che incamminarsi e trovare un localino per la cena. Impresa difficilissima per due italiani che abbiano la pretesa di non mangiare pizza e lasagne in Svezia! Cercando con un po’ di pazienza, abbiamo scovato un ristorante che offriva cucina tipica svedese e poi ci siamo lasciati rapire dalle stradine della città vecchia. Itinerario che abbiamo ripercorso il mattino seguente, fortunatamente accompagnati da un sole splendente che ci ha consentito di ammirare a pieno questa città davvero incantevole. Dopo un pranzo un po’ assurdo in un ristorantone con una imprecisata cucina asiatica ed un buon caffè espresso in bar del centro, di nuovo a bordo della Wagon verso København. I chilometri da percorrere però sono un po’ troppi per un’unica tappa così ci siamo fermati poco prima di Helsingborg in un piccolo albergo lungo la E4, un giardino fiorito sul quale si affacciano poche camere arredate con ottimo gusto. Non male per una sistemazione di fortuna. 12^ tappa – Stoccolma/ København /Lubecca Riattraversato il ponte di Malmö ci dirigiamo verso la capitale danese accompagnati da un vento poco simpatico che porta con se un bel po’ di nuvoloni; noi, ormai forti della buona sorte che non ci ha mai fatto aprire gli ombrelli, lasciamo la Wagon al parcheggio più distante dal centro e ci incamminiamo per quella che a sera risulterà una vera e propria maratona. Si, perchè il centro di København è molto esteso e tutto da vedere, ma se poi – come me – ci si intestardisce sul fatto che non si può ripartire senza aver visto la statua della sirenetta, allora ci si deve preparare ad una camminata lunghissima sino in fondo al lungo mare (qualcosa come 5 chilometri di distanza dal parcheggio). Comunque alla fine abbiamo concordato sul fatto che era valsa la pena di tanta fatica, nonostante il tempo non bellissimo la città ci ha riservato scorci incantevoli. Lo stesso non si può dire per il viaggio di rientro in Germania. Il vento aumentava sempre di più, per traghettare verso Puttgarden abbiamo dovuto fare due ore di coda, appena salpati l’imbarcazzione ha iniziato a ballonzolare e con lei il mio stomaco e, come se non bastasse, appena sbarcati ci attendeva un ponticello da superare sul quale la Wagon è stata spostata come un fuscellino dal vento fortissimo. Ciliegina sulla torta: in tutta Lubecca non riuscivamo a trovare una stanza per dormire. Per fortuna l’ultimo alberghetto aveva una camera con due lettini e senza bagno, ma per quanto eravamo stanchi a noi è sembrata una manna dal cielo. 13^ tappa – Lubecca/Praga/Salisburgo Sul nostro itinerario iniziale figurava con un punto interrogativo, ma il sole che splendeva di nuovo e il relativo anticipo sulla tabella di marcia ci hanno convinto a fare una piccola deviazione sulla via del ritorno, così al mattino abbiamo attraversato la trafficatissima Germania per raggiungere il confine con la Repubblica Ceca, direzione Praga. Nel pomeriggio eravamo già alle porte della città dove abbiamo avuto la brillante idea di fermarci ad un uffficio di informazioni turistiche e farci prenotare l’albergo; quando si dice che esiste la legge della compensazione: la stanza era magnifica e l’hotel a dieci minuti dal centro, alla faccia della sistemazione precaria di Lubecca! Con lo sfondo di una capitale davvero magica ci siamo concessi un’ultima tappa alla grande con tanto di cena davanti al famoso orologio e passaggieta romantica sul ponte Carlo. Al mattino di nuovo in giro per le vie di una città che non smette mai di incantare. Dopo pranzo abbiamo ricaricato la Wagon e ci siamo diretti di nuovo verso sud; nel tardo pomeriggio siamo arrivati a Salisburgo dove abbiamo fatto un breve giro in centro per la cena; il tempo poi ha iniziato a fare i capricci e non ci ha concessso di vedere al meglio gli angoli della cittadina austriaca. 14^ tappa – Salisburgo/Italia L’itinerario dei nostri sogni si è concluso con il rientro in Italia dal passo del Tarvisio, ma non la nostra vacanza. Abbiamo ancora una settimana di ferie e dopo tutto questo girare ci meritiamo, noi e la Wagon, qualche giorno di puro relax. Niente di meglio che un giorno in montagna a casa di amici con relativa cena in Slovenia a base di tartara e una sosta di qualche giorno sulle coste del Friuli. Capo Nord ormai è un ricordo, ma siamo certi che non si sbiadirà facilmente… È stato tutto troppo bello!


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