Il mio viaggio a New York

Alla scoperta dei quartieri della Grande Mela
Scritto da: Massimo Balletto
il mio viaggio a new york
Partenza il: 12/07/2018
Ritorno il: 20/07/2018
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €

Giovedì 12 luglio 2018

Ore 12:30 arrivo all’aeroporto JFK stanchi perché il viaggio è stato abbastanza lungo anche se la compagnia aerea Delta Air Lines ci ha offerto ogni comfort.

Stanca ma comunque contenta di aver affrontato questa mia paura di stare così tante ore in aereo.

Rilassata per avere i piedi in terra, affronto con spirito positivo una lunga fila di tutti quelli che come noi entrano per la prima volta in America e devono fare il controllo, Riccardo invece si dispera un po’, ha voglia di sentirsi libero, comprensibile!

Alla dogana troviamo ad accoglierci un giovane afroamericano simpatico, occhi sorridenti…

”Hooo!! Italiani!!” “Io parlo un po’ italiano”… e così in modo gentile ci prende le impronte digitali e ci fa lo scanner agli occhi ed eccoci pronti per entrare in quella città che per me sembrava da sempre un sogno.

Per un attimo mi si stringe la gola mi s’inondano gli occhi, ma è vero sono a New York, grazie a Massimo, spirito da viaggiatore e anche a Riccardo, ragazzo europeo in cerca di miti americani, quelli che agli occhi di noi genitori risultano frivoli e insignificanti.

Massimo con molta destrezza ci porta nel quartiere di Brooklyn dove in Putnam Avenue ci attende Ashta, la ragazza che ci ha affittato casa con formula Airbnb.

La casa è molto carina, un openspace arredato moderno-vintage con oggetti che fanno tanto America: frigo grande, microonde super tecno, coffee americano. Al centro c’è la cucina con un tavolo in legno semplice, alto e sgabelli neri … sarà il nostro punto di ritrovo, di partenza, di arrivo. L’openspace si trova su una tipica casa a schiera (brownstone) americana, con finestre bay window (finestra a golfo); per questo c’è molta luce, come a casa nostra, e non sarà difficile svegliarci presto.

Dopo esserci ripresi un po’ dal viaggio, nel pomeriggio c’infiliamo di nuovo nella Metro (Subway) e Massimo ci porta al parco Dumbo, lungo il fiume… con vista sul ponte di Brooklyn e skyline di Manhattan.

Questo punto è molto bello: ci sono turisti ma anche newyorkesi in relax sui prati, un punto speciale per scattare foto soprattutto al tramonto o più tardi, quando calano le prime ombre sulla città e si accendono le prime luci. Si sta molto bene, ma il fuso orario diverso si comincia a sentire tranne che per Massimo che quando è in vacanza sembra una batteria a ricarica continua.

Ci sono bei ristorantini lungo l’East River… frequentati da americani ma un po’ cari e noi optiamo per una catena di hot-dog, il primo di una lunga serie.

Torniamo a casa, ma non prima di aver fatto una passeggiata. La metro è ancora affollata di gente nonostante fossero le 11 di sera, ma la nostra avenue è molto tranquilla e dormire con quelle luci soffuse, che arrivano dalla strada attraverso le bay windows, è veramente bello.

Venerdì 13 luglio 2018

Ci svegliamo abbastanza presto per via del fuso orario che ancora ci disturba. Colazione seduti al tavolo che per me è già diventato simbolo della casa. Mangiamo classici cookies grandi con uvetta e cioccolato, succo di frutta, latte e caffè all’americana, il tutto acquistato ieri sera tardi durante il ritorno a casa, perché qui per la gioia di Massimo i negozi restano aperti 24 ore su 24.

Partiamo con la metro e ci dirigiamo al ponte di Brooklyn per attraversarlo a piedi e fare l’ingresso a Manhattan.

Il ponte, completato nel 1883 (il primo in acciaio) ha rappresentato per lungo tempo il ponte sospeso più grande del mondo e visto da vicino è ancora più colossale di come te l’immagini. Arrivati a metà l’emozione ha la meglio su di me e gli occhi cominciano a lacrimare perché è reale, sono sul ponte che ho sempre sognato!

Proseguiamo, non prima di aver scattato decine di foto, ed eccoci a Manhattan: da qui ci dirigiamo nell’area storica del quartiere di South Street Seaport, zona del porto dove tutto ha avuto inizio o quasi. Gli immigrati europei, una volta passata la dogana nell’isoletta di Ellis Island, si ammassavano nel South Street Seaport per poi mettersi in cerca di fortuna. Nel cammino io e Riccardo ci prendiamo un caffè all’americana da Starbucks e giriamo per la città con il bicchiere in mano imitando gli americani. Passeggiando arriviamo fino a Wall Street, simbolo finanziario americano e per tutto il mondo, ma di quello che era e che gli ha dato il nome non è rimasto nulla.

Proseguiamo in direzione di Trinity Church, oramai i grattacieli sono i padroni dell’area circostante ed è necessario alzare lo sguardo al cielo per arrivare a vedere dove finiscono i palazzi. Il campanile della Trinity Church può vantarsi di aver dominato in passato lo skyline di Manhattan facendo da faro di benvenuto per le navi che arrivavano nel porto di New York. Ora la chiesa con il suo campanile sembra come un vecchio personaggio, detentore del sapere e della storia della città, protetto tutto intorno dagli altissimi edifici, i giovani della metafora.

Proseguiamo nella direzione del grattacielo più alto degli Stati Uniti, il One World Trade Center, sorto sul sito delle precedenti torre gemelle. Attraversiamo la zona su cui sorgevano le torri gemelle e vediamo che al loro posto sono state costruite due grandi vasche che hanno nel perimetro una cascata di acqua e l’opera rende veramente l’idea del vuoto che le torri hanno lasciato, sia fisico che nell’anima di New York. Il OWTC visto da sotto sembra una scala per l’infinito e l’invito a salire è allettante. In pochissimo tempo un ascensore super tecnologico ci porta in cima e mentre si sale nelle pareti dell’ascensore si rivive la storia della crescita urbanistica di New York, dall’inizio ai giorni nostri. Dall’alto lo spettacolo è notevole, peccato i cristalli di protezione che bloccano un po’ la visuale nitida del panorama.

L’ultimo obiettivo della giornata è ammirare uno dei simboli di New York, la Statua della Libertà, donata dai francesi in simbolo di amicizia e riconoscenza per questa città, che ha rappresentato per gli immigrati europei una “porta di accesso” al nuovo mondo.

Prendiamo il traghetto gratuito (Staten Island ferry – il battello dei pendolari noto anche per la sua comparsa in molti dei film ambientati a New York) che nel suo tragitto verso l’omonima isola transita davanti alla Statua della Libertà e consente di avere una bella e ravvicinata visuale della statua e dello skyline di Manhattan. Meglio andare prima delle 18:00 quando il sole è più alto per avere foto migliori.

La serata finisce in un brutto fast food perché in zona ci sono pochi ristoranti buoni ed economici.

Sabato 14 luglio 2018

Ore 7:00 sveglia: abbastanza presto come sempre, per fare una bella colazione intorno al tavolo: caffè, latte, cookies, succo di frutta. Si dorme bene in questa casa, letti comodi e atmosfera accogliente e soprattutto zona silenziosa: è un posto che consiglierei perché accogliente al cento per cento, proprietari, casa e quartiere.

La prima visita della mattina è il Whitney Museum of American Art situato, dal 2015, in una struttura progettata da Renzo Piano: un museo favoloso che ti lascia l’arte nel cuore.

Proseguiamo la giornata facendo una passeggiata sull’High Line, un parco lineare sopraelevato costruito su una sezione dismessa della linea ferroviaria conosciuta con il nome di West Side Line: vera idea cool newyorkese.

Andiamo a mangiare al Chelsea Market: centro commerciale pienissimo di gente, fornito soprattutto dal punto di vista culinario. È una food hall. Noi mangiamo in una macelleria hot-dog con carne molto prelibata. Il Chelsea Market è in realtà un riutilizzo di edifici storici urbani nel senso che in tutta la zona fin dal 1890 vi erano diversi edifici di panificazione ed in particolare si riunirono nel 1890 in un complesso di fabbriche: la National Biscuit Company (Nabisco) che ha prodotto il famoso biscotto Oreo, tutt’oggi molto venduto.

La giornata prosegue con una passeggiata molto bella lungo le vie del Greenwich Village, un quartiere sul lato ovest di lower Manhattan. Il quartiere nel 20esimo secolo era considerato la capitale boema, culla degli artisti e luogo di nascita dei movimenti di controcultura del beat degli anni ’60. Qui si trovano due college famosi: la New York University e la New School. Qui si trova il Washington Square Park, simbolo di cultura e anticonformismo del quartiere, e nella porta settentrionale del parco, lo Square Arch. Un quartiere di Manhattan meno caotico, con case allineate a schiera con la solita mitica scalinata fuori… da ”Voglio il sogno” di Pretty Woman J. Qui abbiamo fatto un giro ripercorrendo il tragitto delle case famose utilizzate nei film come “ Friends”, “Sex and The City”.

Il pomeriggio si conclude con un crociera panoramica: “Harbor Lights Cruise”. L’imbarcazione fa un tour sul fiume Hudson e sull’East River, intorno (andata/ritorno) alla metà meridionale di Manhattan e ti consente di ammirare tutto lo skyline e la Statua del Libertà al tramonto e con le prime luci della notte.

Romina: è stato un giro tranquillo, rilassante ma fare belle foto è difficile perché c’è tanta gente e nel tardo pomeriggio il sole non è proprio a favore

Massimo: è stato un giro tranquillo, rilassante e nonostante la tanta gente a bordo, tutti improvvisatasi folli paparazzi, è stato possibile fare belle foto!

La sera è terminata con una buona cena ad un ristorante italiano con piatti tipici italiani ma diciamo americanizzati, comunque buoni. Atmosfera da film Gli Intoccabili, Al Capone … tipo pizza and mozzarella… Italiani lalala

Domenica 15 luglio 2018

La giornata inizia con la pioggia, aspettiamo che il tempo migliori e perciò partiamo in ritardo rispetto alla nostra tabella di marcia. Ci dirigiamo, sempre utilizzando la metro, ad Harlem e in 40’ siamo lì e veloci andiamo alla chiesa parrocchiale cattolica The Church of St. Joseph of the Holy Family dove assistiamo alla messa con canti Gospel. Questo momento della vacanza è stato molto bello e toccante: le grida melodiose dei cantanti ti entrano dentro e ti commuovono tanto da non trattenere le lacrime. Inoltre, già all’entrata in chiesa, ti colpisce l’accoglienza che ti danno: si preoccupano di farti stare comodamente seduto anche a te che sei straniero e l’atmosfera è tranquilla e gioiosa, senza problemi per come sei vestito e non c’è il buio e la tristezza che trovi nelle nostre chiese cattoliche europee.

Pieni di gioia siamo usciti dalla chiesa e abbiamo proseguito il giro ad Harlem. Camminando abbiamo scattato foto di continuo, immagini di volti, personaggi, case, vie da riportare a casa e cultura afro-americana da immortalare nei nostri ricordi. Visitiamo velocemente la più imponente casa di culto di NYC: la Cathedral Church Of St. John The Divine. Costruita in un mix di stili, romanico, gotico e neogotico, è piena di splendide vetrate, di arazzi del 17esimo secolo, così come di opere di artisti del 20esimo secolo come Keith Haring. Contiene inoltre uno degli organi più potenti del mondo.

Mangiamo in un self-service afroamericano (vicino al Malcolm Shabazz Harlem Market pieno di artigianato afro-americano) cibo delizioso a basso costo: pollo caramellato, banana fritta e altre cose molto buone.

Passiamo nel quartiere della Columbia University (upper Manhattan) una delle più prestigiose, autorevoli e selettive università americana e del mondo intero.

Passeggiamo per lo storico quartiere di St. Nicholas, soprannominato Strivers’ Row, composto da case a schiera ed edifici associati progettati e costruiti tra il 1891 ed il 1893, unanimemente riconosciuti come gemme dell’architettura di NYC ed eccezionale esempio di design urbano di fine ottocento. Ci sono tre tipi di edifici: mattone rosso e brownstone; mattone giallo e calcare bianco; mattone scuro, brownstone e terracotta.

Sostiamo per alcune foto di rito davanti all’Apollo Theater che dalle origini burlesque (con una severa politica di “solo bianchi”) d’inizio 20secolo ha poi visto esibirsi, nell’era sfavillante dello swing, tutti i più noti ed importanti nomi della musica, della danza e del teatro.

Con un rapido passaggio di metropolitana ci spostiamo sull’altra sponda dell’East River, a Williamsburg: quartiere alla moda che attira artisti di ogni genere purché di talento ma squattrinati e che offre molto della vita notturna e del panorama culinario di Brooklyn. Ci sono negozi di moda vintage, pittoreschi negozi di produttori ed artigiani locali; oltreché la famosa Brooklyn Brewery che produce alcuni classici intramontabili che possono essere assaggiati sul posto.

Dopo una sosta al East River State Park, ampio spazio verde molto amato per picnic e concerti occasionali e da cui si gode di una meravigliosa vista su Manhattan, soprattutto al tramonto.

Ceniamo in un localino che propone prodotti a km zero e devo dire che è una gran buona cena!

Nel ritorno a casa, usciti dalla metropolitana, ci coglie il primo temporale newyorkese e torniamo a casa fradici.

Lunedì 16 luglio 2018

Oggi giornata in giro per la zona di Manhattan denominata Midtown: scesi dalla metro sulla Fifth avenue, subito ci dirigiamo al Rockefeller Center per comprare in anticipo il biglietto che in una delle serate successive ci avrebbe portato in cima al Top of the Rock (al momento dell’acquisto prenoti il giorno e l’ora). Noi saliremo di notte per osservare il panorama della città di New York illuminata.

Fatta la prenotazione, ci dirigiamo lungo la famosa Fifth avenue, la via di New York con negozi da vip, limousine lungo la strada e scintillanti grattacieli come la Trump Tower, l’Empire State Building ma soprattutto la St. Patrick’s Cathedral, principale luogo di culto cattolico di New York: bellissima chiesa gotica che sembra un diamante incastonato fra i grattacieli della 5th. av.

Prossima tappa (una di quelle obbligate!!) il MOMA, Museum Of Modern Art, uno dei principali musei di arte moderna al mondo, con un’incomparabile visione dell’arte moderna e contemporanea mondiale.

Dopo questo bellissimo museo da vedere assolutamente, facciamo un tour guidato nel teatro più famoso del mondo: il Radio City Music Hall. Erano in corso le prove per il concerto serale, quindi non siamo entrati in platea, ma abbiamo ammirato l’architettura che il progettista, Donald Deskey, ha voluto dargli. Come se fosse un sorgere del sole con tanti archi di luce rappresentati dalle poltroncine degli spettatori e il palco, simbolo di luce e sole. Gli interni sono considerati uno dei massimi esempi di Art Déco.

All’uscita dal teatro ci immergiamo nel caos della Broadway (unica strada che in diagonale spezza la geometricità delle streets e delle avenues) fino a Times Square, uno dei principali incroci del distretto newyorkese di Manhattan: simbolo della città e famosa soprattutto per i grandi cartelloni pubblicitari animati, digitali e scintillanti. Piazza supertecnologica che esalta al massimo il consumismo americano e in generale il 21°secolo. Trovarsi lì dà una bella sensazione ma dopo un po’ ti gira la testa e più di tanto non si resiste.

Oltrepassiamo la piazza e andiamo a visitare il Grand Central Terminal, la stazione ferroviaria più grande del mondo per numero di banchine. I suoi interni sono bellissimi rivestiti di marmo e granito.

Martedì 17 luglio 2018

Iniziamo la giornata da Union Square il cui nome indica che qui c’era l’unione delle due principali arterie di Manhattan: la Broadway e la Fourth Avenue.

Fra i vari e importanti edifici che si affacciano sulla piazza c’è il One Union Square South che presenta una scultura cinetica a muro e un orologio digitale che espelle esplosioni di vapore. Intitolata Metronome. Union Square è famosa per la sua imponente statua equestre del presidente degli Stati Uniti George Washington.

Da qui proseguiamo per Gramercy Park: esclusivo e piccolo parco accessibile solo ai residenti della zona che pagano una quota annuale per poterne usufruire.

Passiamo davanti alla casa d’infanzia di Theodore Roosevelt, primo presidente degli Stati Uniti e poi ci dirigiamo verso il Flatiron Building (ferro da stiro) che nel 1902, al suo completamento, con i suoi 86,9 mt di altezza era uno dei più alti edifici di NYC. Costruito in stile Beaux-Arts in un lotto di terreno triangolare ha anch’esso una struttura triangolare ed è veramente una “piccola” chicca.

Proseguiamo ancora verso Central Park, il più grande parco di Manahattan che si trova in Uptown al centro dei due quartieri residenziali, l’Upper West Side e l’Upper East Side. Il parco, aperto nel 1856, è in gran parte frutto di bonifica per opera dell’uomo, anche se a tutt’oggi sembra un parco naturale. All’interno ci sono laghi artificiali, prati, ed estesi sentieri: è il polmone verde di New York , oasi per uccelli migratori e per lo svolgersi di numerose attività sportive fra cui l’arrivo della famosa NYC Marathon.

Il cielo, in lontananza, non promette bene, ma Massimo, sempre positivo, decide che la giornata deve proseguire come da programma: giro al Central Park in bici. Allora mangiamo hot-dog da Nathan’s e noleggiamo delle biciclette. Appena il tempo di fare un miglio (just a mile!) e inizia a piovere, anzi diluviare. Ci ripariamo sotto un tipico ponticello del Central Park, insieme ad altre 20/30 persone, nella speranza che il temporale finisca presto. Ma mai speranza è stata più mal riposta… visto che passiamo lì quasi tutto il pomeriggio. È stato un bell’esercizio di pazienza!

Alle 18:30 finalmente smette di piovere e, sempre perché Massimo non si arrende mai, andiamo alla successiva tappa in programma: la Roosevelt Island Tramway, una funivia che collega l’isola Roosevelt con l’Upper East Side di Manhattan parallelamente al ponte di Queensboro. Ha iniziato la sua attività nel 1976 ed è una funivia molto moderna con corse ogni 15 minuti accessibile con la MetroCard. E’ un attraversamento veloce ma molto suggestivo perché ti permette di vedere Manhattan da un altro punto di vista ancora.

Dall’isola riprendiamo la metro e andiamo a cenare al famoso Katz’s Delicatessen, ristorante tradizionale americano famoso anche per la scena del film Harry ti presento Sally, dove si possono trovare prelibatezze della cucina ebraica come il famoso Mile High, panino al Pastrami, strepitoso ed enorme.

Mercoledì 18 luglio 2018

Ci svegliamo con uno splendido sole perciò iniziamo la giornata da dove il brutto tempo di ieri ce l’aveva interrotta: Central Park, ma dal lato opposto di ieri, dall’Upper West Side. Con la Subway arriviamo al Lincoln Center come comunemente viene denominato un complesso di edifici destinati ad organizzazioni artistiche dello spettacolo. La costruzione fu finanziata per il cinquanta per cento da Rockefeller.

Passiamo il Lincoln Center e andiamo verso il Central Park, ci inoltriamo dentro e ci perdiamo un po’ fra i sentieri: è veramente piacevole stare lì, laghetto, barchette, scoiattoli, tartarughe, sembra un quadretto idilliaco attaccato allo skyline di Manhattan.

Attraversato in diagonale il parco arriviamo al Metropolitan Museum of Art, The MET, uno dei più grandi ed importanti musei del mondo. L’ingresso si trova lungo quello che viene chiamato il Museum Mile cioè il miglio dei musei. Decidiamo di visitarlo tutto: alcune parti in maniera più veloce altre con più calma, ma è veramente gigante; hai un immenso patrimonio culturale davanti e non puoi non vederlo ma ad un certo punto vai in saturazione di bellezze.

Usciamo dal MET e percorriamo il miglio dei musei decidendo di fermarci soltanto al Guggenheim Museum: museo di arte moderna e contemporanea, dove lo stesso edificio è un capolavoro mondiale dell’architettura contemporanea. Progettato da Frank Lloyd Wright, l’edificio ha la forma di una spirale rovesciata, con le scale a spirale che consentono sempre di guardare indietro sul cammino percorso. Può anche essere vista come una torre di babele rovesciata col valore simbolico di voler riunire i popoli con la cultura.

Per distrarci un po’ dopo la visita dei musei andiamo al Greenmarket di Union Square, un mercato con prodotti di filiera corta che vanno dalla frutta e verdura a carni, formaggi, vino, sciroppi, sidro, pani e dolci artigianali. Noi abbiamo bevuto un buonissimo apple juice e mangiato una carrot cake poi ci siamo seduti nei giardini di Union Square rilassandoci un po’ e pensando a dove passare la serata.

Detto fatto: Harlem, tanto ci era piaciuto e tanto abbiamo deciso di tornarci. Cena al Red Rooster, ristorante con cucina afroamericana rivisitata che celebra le radici della cucina americana e le diverse tradizioni culinarie del quartiere, conosciuto per essere un grande centro culturale e commerciale degli afro-americani. Abbiamo mangiato molto bene, qualche piatto un po’ piccante ma soprattutto atmosfera gioiosa, musica R&B messa a disposizione dal resident dj a volume alto. Qui abbiamo conosciuto un cameriere italiano che vive a New York ormai da molto tempo.

Harlem di notte è molto animata, è la parte di New York che mi è piaciuta di più, mi ha dato più il senso di equilibrio.

Giovedì 19 luglio 2018

Oggi iniziamo la giornata dirigendoci sulla 7° Avenue, tra la 31° e la 33° strada dove si trova il Madison Square Garden, un’arena coperta situata nella città di New York. È conosciuto per gli spettacoli sportivi (pugilato, hockey, basket, etc.) ma non solo che vi hanno luogo: La visita guidata inizia con il ripercorrere gli avvenimenti sportivi più importanti ospitati nell’arena e prosegue con la visita dei palchi elite dotati di salottino, cucina, tv: insomma un vero lusso. Finiamo la visita con i due spogliatoi delle squadre di casa: New York Knicks del basket e New York Rangers di hockey.

All’uscita siamo tornati nella Fifth Avenue all’angolo con la 34th per alzare gli occhi al grattacielo simbolo della città: l’Empire State Building. L’edificio, dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 alle torri gemelle, è tornato a essere il più alto di Manhattan fino alla costruzione del OWTC e del 432 Park Avenue che lo hanno superato. Abbiamo deciso di non salire ma di guardarlo dall’alto, alla sera, quando saliremo sul Top of the Rock.

Andiamo a visitare la NY Public Library, vero regno della cultura che insieme alla Boston Public Library, alla Biblioteca del Congresso e alle biblioteche universitarie di Harvard e Yale rappresenta la cassaforte del sapere degli Stati Uniti. In totale la biblioteca contiene oltre cinquanta milioni di articoli con oltre venti milioni di libri. Meravigliosa.

Rapido passaggio in metro e ci trasferiamo a Long Island, nel distretto del Queens, per vedere il MOMAPS1: un museo esclusivamente di arte contemporanea. L’edificio è una vecchia scuola pubblica stile neoromanica risalente al 1892, ristrutturata per ospitare spazi espositivi. Espressivo.

Ci ficchiamo nuovamente nella Subway e ci facciamo un’ora e venti di treno per arrivare a Coney Island: the beach, la spiaggia dei newyorkesi.

Bellissimo posto, totalmente diverso dalle altre zone di New York, ampi spazi di cielo, oggi per l’appunto azzurro, che si univa al colore dell’oceano. Facciamo una passeggiata lungo la spiaggia, sul lungomare di legno dove i newyorkesi vengono a passare una divertente giornata al mare e soprattutto al Luna Park. Leggiamo nella guida che a Coney Island è nato il termine Luna Park infatti qui venne aperto il primo parco dei divertimenti chiamato Luna Park da cui è derivato l’uso comune del termine. E’ ancora oggi presente l’ottovolante Cyclone e la Wonder Wheel in legno (vd film di Woody Allen), testimoni degli splendori del passato.

Un aspetto peculiare della vita sociale di Coney Island è la pallacanestro, quella giocata ai campetti all’aperto: playgrounds. Inoltre è qui che nasce il famoso hot dog di Nathan’s e Massimo mangia il suo primo e unico salsicciotto, come promesso.

Ancora Subway – oggi è più il tempo che abbiamo passato underground…! – e torniamo a Manhattan perché alle 9:30 abbiamo prenotato la salita al Top of the Rock, ma prima andiamo a dare uno sguardo allo store della Apple che però è stato momentaneamente trasferito dalla sua abituale location causa ristrutturazione. Riccardo rimane deluso perché voleva vedere il famoso cubo in cui dentro è allestito lo store della Apple.

9.30 pm: saliamo sul Top of the Rock. È notte e lo spettacolo della città illuminata è notevole. Vediamo l’Empire cambiarsi vestiti di luce e ci divertiamo un mondo a scattare foto e sentirci altissimi.

Finiamo così la nostra visita a Manahattan, con questa vista indimenticabile.

Venerdì 20 luglio 2018

Ci svegliamo con la tristezza e la consapevolezza di essere arrivati all’ultimo giorno della nostra vacanza. Prepariamo le valige, che lasceremo in deposito in casa, e andiamo a fare un ultimo giro prima di andare all’aeroporto.

Con la Subway oggi soltanto due fermate – una passeggiata! – perché rimaniamo a Brooklyn, nel quartiere di Fort Greene. Giriamo in cerca di belle immagini: arriviamo al Fort Greene Park, un parco che prende il nome dal fort che precedentemente si trovava lì. Camminando arriviamo a Prospect Heights, quartiere di Brooklyn, abbastanza piccolo, bello e famoso per i suoi viali alberati e le sue case a schiera con facciate differenti dalle tradizionali a mattoncini rossi; tutte ben curate e con la scaletta esterna che tanto ha attirato la mia attenzione. In questo quartiere abbiamo incontrato diversi lavori di riqualificazione di vecchie case o strade. Ci fermiamo a mangiare in un ristorante messicano, molto semplice ma ben fornito ed io ho mangiato anche il pancake, che da tanto cercavo di farlo. Arriviamo alla Grand Army Plaza, con al centro l’Arco dei soldati e dei marinai, la fontana e il monumento a J.F.Kennedy. La piazza fa da ingresso al Prospect Park, il secondo parco pubblico di Brooklyn e fa da incrocio con otto strade.

Passeggiamo per il parco e ci avviamo verso il quartiere Park Slope – uno spicchio di Brooklyn idilliaco: brownstones immacolati, bambini educatissimi, uno splendido parco ed è anche noto per le sue avenues, piene di negozi, bar e ristoranti che soddisfano una clientela altamente esigente – e ci fermiamo a bere una buonissima limonata offerta da bambini e maestre per raccogliere fondi per la locale scuola. Tutto organizzato con la massima cura: dai bicchieri ai vestitini dei bambini che ti servivano con garbo la bevanda. Torniamo sulla nostra strada, per finire l’itinerario, fino ad un vecchio ponte sopra il canale di Gowanus – canale della città di New York, nel quartiere di Brooklyn, geograficamente sulla parte più occidentale di Long Island, traccia i confini di Red Hook e South Brooklyn ad ovest, e del Parco Slope ad est. Questo quartiere e questo scorcio è piaciuto molto a Massimo: una visione diversa, più ampia di quella che è New York.

Torniamo a casa per prendere le valige e poi dirigersi – manco a dirlo con la metropolitana – al JFK airport. Volo tranquillo con Alitalia, partenza 8:30pm arrivo Milano Malpensa 10:30am, ora italiana.

Game over.

“Mi resterà il rumore e il brulichio di gente per le strade e soprattutto nella metro. Tante facce nella metro, belle, brutte, curate, sporche, a me piaceva osservarle però tenendo gli occhi bassi perché poi nella metro in realtà ci si vede ma non ci si guarda in faccia.

Mi mancherà Harlem e Brooklyn con la musica R&B e hiphop che schizza, a tutte le ore ed a forte volume, dalle auto in movimento o dalle casse che si portano sempre con se gli afroamericani. Io da turista ho visto una NYC dinamica, carica, efficiente, un motore in movimento. Ho visto ordine anche nell’accumulare i rifiuti a fine giornata lungo la strada, gente che rispetta il proprio ambiente e gentile nell’accogliere gli altri. So che c’è anche tanto altro ed il contrario di quello che ho visto, ma questa è l’impressione che si riporta a casa un viaggiatore”.

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