Il nostro primo morso alla grande mela, parte 2: diario di viaggio

Un viaggio di 9 giorni alla scoperta di New York, la metropoli più elettrizzante del mondo per un concentrato di esperienze e culture che non dimenticheremo mai!
Scritto da: Redeyes5
il nostro primo morso alla grande mela, parte 2: diario di viaggio
Partenza il: 14/08/2016
Ritorno il: 22/08/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Dopo aver pubblicato i miei suggerimenti e consigli per organizzare bene la prima vacanza nella Grande Mela, vado a raccontare il nostro itinerario, sperando che sia utile a chi sta pensando di visitare NYC!

DOMENICA 14 AGOSTO

Senza dilungarmi troppo in informazioni che ho dato nell’altro diario, partiamo da Linate alle ore 7.00 e arriviamo a Newark alle ore 13.00 via Heathrow, compagnia British Airways; il volo va abbastanza bene, con ottimi intrattenimenti multimediali e pasti discreti (con alternative vegetariane!).

Rimango basita dalla velocità con cui passiamo i controlli e dalla gentilezza degli operatori! I bagagli sono già sul nastro quando arriviamo per ritirarli e c’è un addetto alla sistemazione dei bagagli, non come nel resto del mondo che arrivano sballottati uno sull’altro… non c’è che dire fin qui un’ottima impressione!

Al piano inferiore, raggiungiamo i desk per la prenotazione degli shuttle che da Newark ci porteranno direttamente in hotel a gruppi di circa 8 – 10 persone; ci assegnano un numero e dopo circa 20 minuti veniamo chiamati e caricati insieme ai nostri bagagli e ad altre 3 coppie su un SUV gigante! Newark si trova nel New Jersey e noi alloggiamo sulla 46th east, perciò siamo gli ultimi ad essere scaricati!

Il traffico è impressionante, soprattutto sul ponte che dal New Jersey porta a Manhattan, ma noi siamo rapiti dai grattacieli e dal panorama, oltre che da tutti i quartieri che attraversiamo mentre scarichiamo le altre persone!

Finalmente alle 16 circa arriviamo all’Hampton Inn Manhattan Grand Central (€ 1.289 per 8 notti con colazione inclusa, a cui occorre aggiungere tassa di soggiorno e tassa del 14.75 %, il totale sarà di circa 1.475 €). Il check in è veloce e ci accolgono con acqua fresca e biscotti!

La camera è abbastanza spaziosa (per standard turistici americani), molto pulita ma la vista dal 21° piano non è proprio esaltante… va beh, sapendo che l’hotel si trovava a 100 metri dal Chrysler ci abbiamo provato… pazienza, abbiamo buttato 80 € per la camera con vista!

Ci riposiamo un’oretta, anche perché io sono sotto antibiotico per una faringite e il viaggio mi ha decisamente provata! La prima cosa che abbiamo notato arrivando a NY è il caldo: soffocante, opprimente, umidissimo… usciamo alle 18 e ci sono ancora 30 gradi!

Prima tappa: GRAND CENTRAL TERMINAL! Siamo qui di fianco! Più che una stazione dei treni, un vero e proprio quartiere! La hall è mozzafiato, elegantissima tutta in marmo, lampadari sfarzosi e una bandiera enorme che campeggia al centro, oltre al famosissimo orologio!

Il soffitto azzurro è un capolavoro che rappresenta il cielo e le costellazioni.

Al piano di sotto, ogni tipo di ristorante: dall’Oyster Bar per mangiare le ostriche, fino al Shake Shack, la famosissima catena di hamburger… solo per citare i due più famosi.

Siamo affamati e ceniamo velocemente con una baguette e un wrap… niente di che ma siamo troppo stanchi per cercare altro, in più il fatto che io non mangio carne crea ogni tanto qualche problema nella ricerca del cibo, per cui ci accontentiamo: 10 $ e via.

Ci incamminiamo poi verso il Rockfeller Center perché vorremmo salire sul famoso TOP OF THE ROCK, ma arrivati in biglietteria scopriamo che per stasera i posti sono easuriti… prenotiamo per la sera seguente l’orario delle 19! Colgo però l’occasione, intanto, di cambiare i miei due voucher City Pass con i carnet veri e propri, così da ora sono già operativa per le 6 attrazioni che vogliamo visitare.

Davanti a Rockfeller Plaza ammiriamo l’opera temporanea Van Gogh’s Ear, una sorta di piscina messa in verticale che rappresenta, in qualche modo, l’orecchio di Van Gogh… mah!

Bighelloniamo ancora un po’ per raggiungere quindi un rooftop che mi aveva consigliato l’amico di Brooklyn: la terrazza del POD 39. Questo edificio, che sarebbe un albergo, ha però una terrazza aperta a tutti gratuitamente, o meglio, basta ordinare un drink.

Per 15 $ (un ladrocinio!) abbiamo finalmente il primo assaggio sella Grande Mela dall’alto! Devo dire che, seppure la terrazza sia deliziosa, molto intima e ben arredata, la vista non è proprio ottimale perché in realtà tutti gli edifici più famosi sono coperti da altri grattacieli e perciò si vedono solo parzialmente… consiglierei perciò di cercare qualcosa di meglio, in città di rooftop ce ne sono moltissimi!

A tal proposito, esiste anche il tour dei rooftop, io l’ho imparato seguendo la pagina Facebook “IL MIO VIAGGIO A NEW YORK”, una pagina molto interessante, ricca di spunti, anche troppi, verrebbe voglia di fare tutto!

Sono le 9.30 a NY, da noi sarebbero le 3 di notte passate, perciò torniamo in albergo e crolliamo letteralmente nel lettone king size=)

LUNEDì 15 AGOSTO

Grazie al jet lag, ci svegliamo poco prima delle 5.30! Ci prepariamo e alle 6 siamo già nella sala colazioni… scopriamo il marchingegno per fare i waffle e quindi è ovvio che ne mangiamo subito uno a testa.

Decidiamo di sfruttare l’orario mattiniero per la visita alla Statua della Libertà ed Ellis Island, che prende molto tempo e solitamente è presa d’assalto dai turisti!

Alle 7.00 circa siamo a Battery Park, già in fila per cambiare il nostro biglietto alle casse e ci imbarchiamo con il primo traghetto delle 8.30! I traghetti tengono diverse centinaia di persone, purtroppo le code sono dovute ai controlli molto scrupolosi che fanno ovunque con metal detector e body scanner… ma è molto meglio così perché il flusso di persone è impressionante!

Ci vuole un quarto d’ora per arrivare a Liberty Island, dove la Statua più famosa del mondo si erge, non altissima, ma comunque imponente, davanti ai nostri occhi, con lo sguardo in direzione dell’Europa e brandendo la famosa fiaccola che simboleggia la libertà.

E’ bellissima, e io mi sento proprio come uno dei migliaia di immigrati che, arrivati a pochi passi dalla tanta agognata America, come prima cosa vedevano proprio lei, Lady Liberty… e finalmente sapevano di essere arrivati!

Al momento del cambio del biglietto, ci avevano chiesto se intendevamo salire sul piedistallo, mentre i biglietti per la corona vanno esauriti con mesi e mesi di anticipo. Noi abbiamo deciso di non salire nemmeno sul piedistallo perché la Statua, come dicevo, non è altissima e si vede molto bene in ogni particolare anche da terra, come anche il panorama mozzafiato su Lower Manhattan, con la Freedom Tower che da circa un anno torreggia dove un tempo si trovavano le Twin Towers.

Passeggiamo lungo tutto il perimetro del parco che circonda la statua, scattandole tantissime foto e ci godiamo lo skyline meridionale nella pace più assoluta, perché essendo arrivati col primo traghetto, siamo davvero in pochi!

Dopo circa una ventina di minuti abbiamo già finito il giro, le foto sono uno spettacolo perché la giornata è tersa e il cielo è azzurro limpido!

Dal molo prendiamo quindi il traghetto per Ellis Island, dove sorge il museo dell’immigrazione. Proprio in questo edificio, per’altro bellissimo, gli immigrati provenienti dall’Europa dovevano subire diversi controlli per poter passare la frontiera americana a tutti gli effetti.

Attraverso le sale del museo si ripercorrono i loro passi e, grazie all’audioguida (fondamentale) si possono ascoltare le loro dirette testimonianze e capire tutto ciò che si sta osservando. La vita dell’immigrato era davvero dura e dopo tutti questi sacrifici purtroppo alcuni, nemmeno potevano entrare.

Molto bella la mostra fotografica che rappresenta i cambiamenti che i vari quartieri newyorchesi hanno subito a causa dell’immigrazione, come pure la raccolta di biglietti, passaporti e locandine che pubblicizzavano la traversata oceanica per gli Stati Uniti e il Canada. Interessantissimo.

Prendiamo il traghetto di ritorno verso le 11.30 e passiamo in mezzo a Battery Park con i grattacieli di Lower Manhattan che lo circondano, per proseguire sulla Broadway fino al famoso Charging Bull, statua in bronzo dell’artista italiano Arturo di Modica che simboleggia il duro mercato azionario.

E’ impossibile letteralmente fare una foto, se non con cento giapponesi davanti, perciò passiamo oltre… arriviamo davanti al New York Stock Exchange, dove ogni giorno si decidono le sorti dell’economia mondiale! Da fuori però c’è una calma surreale, mi aspettavo molti più broker in giacca e cravatta e invece, anche se è quasi orario di pausa pranzo, non c’è quell’affollamento che speravo di trovare.

Da un lato la Federal Hall, l’edificio dove George Washington giurò sulla Bibbia per diventare il primo presidente americano della Storia. Entrambi gli edifici, questo e la NYSE, sono in stile neoclassico, che contrasta molto con il Fincial District che si estende tutto intorno.

La visita alla Federal Hall è gratuita, in realtà non c’è nulla di particolarmente interessante, se non la famosa Bibbia e la pietra dove Washington stette per il giuramento.

Ultima visita alla St. Paul Chapel e al suo cimitero esterno con le lapidi in mezzo all’erba, suggestivo, soprattutto con grattacieli di vetro e acciaio tutto intorno!

Camminando arriviamo ad uno spiazzo in cemento ma con tante aiuole ed alberi e altrettanti tavolini di cemento dove pranzare e infatti è pieno di impiegati che si godono la giornata di sole!

Decidiamo di fare come loro e prendiamo del cibo Halal da uno dei tanti furgoncini: una porzione gigante di falafel, riso basmati e verdure per me; un kebab enorme per Alessio. Spesa circa 10 dollari, perfetto! E non riesco nemmeno a finire tutto.

Passiamo in hotel per una doccia, siamo in condizioni pessime, e poi raggiungiamo Union Square con la metro. E’ una piazza particolare, con gente di ogni tipo… dagli uomini giacca e cravatta a buskers e suonatori di varia natura… il parco è curato ma molto piccolo e al centro campeggia la statua di George Washington.

Osserviamo dall’altro lato della strada il Metronome, un’opera moderna dedicata ad Andy Warhol, perché proprio in questa piazza sorgeva la sua famosa Factory. E poi facciamo una breve incursione nel mercatino biologico ortofrutticolo che ha sede in diversi giorni della settimana (controllate sul sito per maggiori informazioni); gli stand non sono molti, ma è curioso vedere gli agricoltori vendere frutta, verdure, miele e composte in mezzo ai grattacieli! Pensavo ci fosse anche un po’ di sano street food, ma mi sbagliavo, peccato!

Di fronte alla statua, saliamo da Burlington, un negozio di vario genere ma molto a buon mercato; non ci interessa fare shopping, bensì salire all’ultimo piano, dove si ha una vista stupenda di tutta Union Square! Un’altra chicca segnalata sulla pagina Facebook IL MIO VIAGGIO A NEW YORK. Proseguiamo sulla Quinta Strada, con l’Empire di fronte: anche se la sua architettura è datata, è davvero imponente! Fino ad arrivare all’incrocio con la Broadway, il famoso incrocio a triangolo dove sorge uno degli edifici più particolari e più famosi del mondo: il FLATIRON BUILDING! Semplicemente pazzesco, lo adoro! Non vedevo l’ora di poterlo ammirare… è incredibile!

Scattiamo moltissime foto prima di entrare al Madison Square Park, un piacevole parchetto, che New York ha progettato perché i cittadini della zona potessero rigenerarsi dal frastuono e dal caos della 5° strada… giusto! Tra scoiattoli e grattacieli che spuntano dalle chiome degli alberi, ci rigeneriamo seduti su una panchina, fra i newyorchesi che bevono caffè di Starbucks e leggono il Times.

Continuando sulla 5° strada, arriviamo al parco adiacente alla NY Public Library (ormai chiusa), il Bryant Park, delizioso!! La sera in estate il parco è adibito a cinema estivo, infatti molte persone sono già con la coperta sull’erba e, aspettando il film, mangiano un panino o bevono una birra fredda. Al lato, tanti tavolini in ferro dove si può mangiare, o leggere i libri gratuiti a disposizione del pubblico, o giocare a scacchi.

Ci sdraiamo sull’erba fresca, all’ombra dei grattacieli pieni di uffici che ci circondano, è un momento magico!

Arriviamo alla St.Patrick Cathedral, la chiesa più importante di NY, e da fuori è bellissima: gotica, bianchissima, piena di guglie e poi il contrasto con gli edifici di vetro a fianco è spettacolare! Pensavo che all’interno non fosse all’altezza e invece mi sbagliavo… è sublime! Il candore delle navate è accecante e le sue vetrate e le cappelle sono davvero al pari delle nostre chiese italiane!

Usciamo e dopo aver fotografato alcune sculture moderne intorno al Rockfeller Center, come il famoso Atlante e il Prometeo dorato in Rockfeller Plaza (kitch da morire ma come fa a non piacere?) è ora di salire al TOP OF THE ROCK!

La terrazza del TOTR ha come punto forte la vista diretta su Central Park ed è per questo che la consiglio con più luce, così da godere appieno della vista di quel famoso rettangolo verde che divide l’Upper West dal East Side; a quest’ora c’è ancora un po’ di luce ma è quasi tramonto e perciò è un po’ scuro, ma pazienza, è spettacolare lo stesso! Dall’altra parte però si ha una vista mozzafiato sull’Empire, proprio lì di fronte… e noi ci godiamo il tramonto del sole e l’accendersi delle luci per la prima volta nella City… c’è da rimanere senza parole…

Se dovete scegliere tra questo e l’Empire posso dire che qui troverete meno fila sicuramente anche se all’Empire comunque in 40 minuti noi siamo entrati; qui si ha la vista sull’Empire e su Central Park; l’unico “svantaggio” è che le terrazze sono circondate da vetri, che fanno un po’ effetto “specchio”, anche se tra una vetrata e un’altra ci sono circa 7-8 cm di spazio dove si può infilare l’obiettivo!

Scesi dal TOTR, scattiamo qualche foto anche al vicino Radio City Music Hall, tutto illuminato e poi, alle 21 passate, torniamo a piedi in hotel. Siccome non so perché ma abbiamo trovato quasi tutto chiuso per mangiare, alla fine prendiamo un po’ di pizza da un pakistano proprio vicino al Hampton Inn che vende 2 tranci + 1 bibita a 2.99 $! Ceniamo sul letto guardando le olimpiadi… siamo veramente morti, ma La pizza è molto buona!

Martedì 16 agosto

Oggi mettono una bella giornata di sole: quindi, dopo colazione, si va subito alla HIGH LINE! Arriviamo verso le 8.30 (risentiamo ancora un po’ del fuso orario…) e saliamo dall’ultimo ingresso nord, sulla 30th street. Da subito ci accorgiamo che questa zona è in gran fermento: dappertutto ci sono cantieri in costruzione, gru e un gran frastuono tant’è che questa parte della High Line è quasi tutta coperta dalle impalcature che proteggono i passanti da eventuali cadute di materiale edile.

Contempliamo un attimo i Piers e la Baia dell’Hudson, poi cominciamo la camminata, lunga poco più di 2 km.

La High Line è prima di tutto un meraviglioso esempio di recupero e restauro urbano: la ferrovia soprelevata che passava tra il Meatpacking District (cioè il distretto dove si lavoravano le carni) e Chelsea, cadde in disuso qualche anno dopo la sua costruzione; per decenni è stata abbandonata, divorata dalle erbacce era proprio un brutto vedere! Un cittadino del posto ha fondato il progetto “Friends of the High Line”, realizzando in pochi anni un parco lineare soprelevato che custodisce una grande varietà di piante e fiori, opere d’arte e diventato luogo di tantissimi appuntamenti.

La camminata è piacevolissima, ci si può sdraiare sulle tante panchine e sdraio di legno, ammirare le strane statue, murales, opere d’arte moderna, partecipare a diversi corsi (noi abbiamo visto quello di yoga e tai chi), ma soprattutto si hanno viste e scorci spettacolari su Chelsea e il Meatpacking! E’ davvero imperdibile!

Non pensavo di farla tutta per motivi di tempo, ma è davvero troppo bello questo posto quindi scendiamo esattamente dall’altra parte, sulla 14th street. Siamo nel Meatpacking District, un quartiere elettrizzante, molto bohemienne, ma modaiolo, qui gli affitti costano un occhio della testa! Passiamo davanti al Gansevoort Market e poi passeggiando tra le stradine raggiungiamo il Chelsea Market, un altro eccellente esempio di recupero!

Si tratta infatti dell’ex fabbrica degli Oreo riconvertita in questo “mercato” chic, ma che ha mantenuto la sua “facciata” industriale, con luce artificiale, muri di mattoni a vista, tubi di acciaio sopra la testa… molto trendy! Dentro potrete girare solo al piano terra e ci sono più che altro shop gastronomici ma di altissimo livello! Il più famoso è Lobster Place, dove potrete gustare tutti i prodotti del mare, comprese quindi le aragoste… Ale si fa una merenda di metà mattina con un paio di ostriche che, dice, siano ottime! Io invece compro un cupcake buonissimo e burrosissimo da Sarabeth’s Bakery. Ma c’è anche il negozio delle spezie, quello di pasta di ogni tipo cucinata al momento, oltre ad un’interessante libreria/cartoleria dove avrei comprato tutto e qualche open space dedicato all’abbigliamento e ai gioielli ovviamente di designer indipendenti e super trendy=)

Siamo tentati di rimanere a pranzo qui, ma ci siamo appena fatti ostriche e cupcake che ci hanno un po’ saziati, quindi usciamo e passeggiamo un po’ per Chelsea, l’art district.

In realtà le gallerie non sono proprio come in Europa, sono dentro ai grattacieli e magari ad un piano intermedio, proviamo ad entrare in una ma ad agosto è chiusa e riceve solo su appuntamento, però non ci lasciamo sfuggire l’opportunità di provare a salire sul tetto di straforo: panorama assurdo, su tutta Chelsea fino a Midtown, l’Empire e i famosi serbatoi dell’acqua!

Ci dirigiamo verso il West Village, un quartiere più residenziale fatto di casette basse color mattone con gli scalini davanti, reso famoso da due serie TV cult: FRIENDS e SEX&THE CITY, qui infatti al 66 di Perry Street abitava proprio Carrie =) Qui vicino si trova anche Magnolia Bakery, dove Carrie e Miranda si siedono per sfogare le loro pene d’amore su un fantastico cupcake! Ne compriamo due anche noi da mangiare a merenda, una bomba calorica!

I negozi e i ristoranti del Village sono mediamente più costosi di altri quartieri, però sono cibi più salutari e più europei, potete trovare ad esempio il bistrot francese, l’italiano, il messicano eccetera! Troviamo un piccolo ristorantino specializzato nel Ramen a prezzi onesti! Come al solito l’acqua dal rubinetto per non essere spennati vivi e dopo 10 minuti ci portano due tazze fumanti con dentro una caterva di Ramen! Veramente buonissimo sia quello vegetariano sia quello “carnivoro”, anche se la porzione è un po’ esagerata e infatti non riusciamo a finirla tutta.

Da qui, la prossima meta è Washington Square Park, il parco simbolo del Village, nonché sede della NY University. Ma prima attraversiamo il Greenwich Village, con il Christopher Park, (più che altro una grande aiuola!) che ha come particolarità le Gay Liberation Statues, cioè una coppia di statue bianche che celebrano l’amore omosessuale, e Gay Street, che viene segnalata come una delle strade più belle di tutto il Village, e infatti posso confermare, sembra di stare proprio in Europa, caratteristica principale di questo quartiere.

Arriviamo così al Washington Park, dove ci sediamo su una panchina a consumare i nostri fantastici cupcake!

Il parco è ben curato con l’arco di Washington e la sua enorme fontana centrale dove i bambini fanno il bagno e noi ci rinfreschiamo un po’ perché è una giornata veramente torrida!

Pausa doccia in hotel e si riparte: alle 19 abbiamo la partita degli Yankees contro i Toronto Blue Jays allo Yankee Stadium! Se volete partecipare anche voi a questo evento potete trovare le indicazioni su come ho acquistato i tickets nell’altro diario di viaggio, compreso anche le indicazioni su quello che non si può portare dentro.

Lo stadio è una struttura bellissima ed enorme! Appena scendete dalla metro, troverete ovunque negozi e ambulanti con merchandising vero e finto, noi acquistiamo due cappelli e un guantone di gommapiuma (quello col dito alzato che si vede sempre nei simpson), ci giriamo per bene tutto lo store che ha delle cose bellissime e molto care!

Raggiungiamo poi il nostro posto a sedere, la visuale è molto buona, ma siamo un po’ alti e quindi qui non arrivano palle fuori campo fino qui, pazienza.

I newyorchesi credo che vadano allo stadio di baseball essenzialmente per 3 motivi: il primo è mangiare! C’erano più persone nei corridoi dietro gli spalti, che seduti a guardare la partita! Allo stadio vendono ogni sorta di junk food in formati abnormi: alette di pollo, crocchette di pollo, patatine fritte, hamburger, cheeseburger, hot dog e gelati… io (non mangio carne) ceno con le patatine fritte e un gelato da 7 $ che mi viene servito dentro a un cappellino in plastica griffato New York Yankees ovviamente e che poi mi porto a casa.

Secondo motivo: prendere le palline che finiscono sugli spalti! Arrivano tutti con i guantoni di pelle e appena una pallina finisce fuori tutti in quella zona cercano di prenderla.

Terzo motivo: per fare gli idioti con la kiss cam durante le pause degli inning! C’è gente che si bacia, che saluta ma anche chi fa proposte di matrimonio, saluta amici e parenti e poi ci sono quiz e sketch a tema Yankee!

Insomma, si fa di tutto tranne che guardare la partita, perché diciamola tutta, gli Yankees vincono raramente!

Per fortuna il nostro match è abbastanza movimentato e ci sono diversi home run, fuori campo eccetera, peccato che a un certo punto scoppi un temporale e la partita venga sospesa per circa 30 minuti.

In questo lasso di tempo il campo viene efficientemente coperto in pochi minuti con un telone cerato. Al fine dell’acquazzone viene altrettanto velocemente arrotolato facendo drenare l’acqua ai lati e tutto al ritmo di WMCY, con annesso balletto da parte dei ragazzi che ripuliscono il campo… sono pazzi sti americani, se la divertono sempre e comunque!!!

Alle 22.30 decidiamo che ne abbiamo abbastanza di mazze e palline, anche se la partita non è finita ce ne andiamo e scopriamo la mattina seguente al TG che l’ora successiva alla nostra dipartita è stata una disfatta per gli Yankees!

Mercoledì 17 agosto

Dopo la sburrascata di ieri sera che ha fatto scendere di mezzo grado la temperatura, oggi rimettono una giornata meravigliosa e soleggiata! Ottima per andare a Central Park.

Subito dopo colazione scendo al piano interrato dell’hotel e vado nella sala PC a prenotare tramite internet due bicilette full day al prezzo di 17 $ (anziché i 40 $ che chiedono tutti lungo il perimetro del parco) al Bike Rental Central Park, al 892 della 9th ave.

Scendiamo alla metro Columbus Circle, una piazza bellissima e super trafficata, circondata da grattacieli di vetro moderni, e raggiungiamo il negozio di bici; in 10 minuti ci consegnano due bici complete di lucchetto, e, se si desidera, cestino e casco gratis.

Sarebbe bellissimo girare tutta la città in bici, è veloce e meno stancante, ma il traffico è assurdo e non sempre ci sono le ciclabili, quindi fino a Columbus Circle ci andiamo a piedi! Con 5 minuti di pedalata arriviamo all’American Museum of Natural History, parcheggiamo gratuitamente le bici nel parcheggio interrato e ci mettiamo in fila alle 9,30.

Alle 10 siamo dentro e grazie al City Pass non facciamo coda in biglietteria, ci fiondiamo immediatamente nella sala dei dinosauri, ultimo piano! I reperti sono interessantissimi, c’è una vasta raccolta di fossili, e alcuni dinosauri praticamente introvabili in altri musei, come il T REX e il triceratopo! Per il resto, credo che questo museo abbia un intento più didattico specialmente per i bambini, perché quasi tutto è una ricostruzione, sono pochissime le cose reali.

Ci sono anche diversi spettacoli compresi nel biglietto e noi scegliamo il planetario dentro al Rose Center for Earth & Space, 20 minuti immersi nello spazio, ottima la grafica e anche l’audio.

Per pranzo avevamo adocchiato un piccolo bistrot nella parte sud di central park, quindi torniamo indietro, e compro un’insalata di quinoa e verdura che pago 7 $, ma almeno è buona, mentre Alessio compra un kebab nei camioncini halal food, troviamo una piccola radura e facciamo il più classico dei pic nic newyorchese a Central Park!

Ci riposiamo un po’ e poi cominciamo l’esplorazione! Central Park è enorme, soprattutto se si vuole arrivare fino ai Conservatory Gardens a nord; in bici ci abbiamo messo circa 4 ore, immagino che a piedi ci voglia un giorno intero.

Il parco è circondato da una strada asfaltata circolare dove girano auto, bici e pedoni, poi ha dei sentieri interni, alcuni dove si può pedalare, altri dove invece bisogna scendere dalle bici, in ogni caso ho trovato tutto comodo e ben organizzato. Ci sono diverse salite e discese di un certo livello, tenetelo presente perché davanti a me una signora si è schiantata per terra e si è rotta il naso!

E’ utile procurarsi una cartina, in ogni caso non si possono perdere: Sheep Meadow, la statua di Balto e di Alice nel Paese delle meraviglie, Conservatory Water, il laghetto con le barchette telecomandate, The Lake con le sue barchette, le Torri di San Remo e il ponte Bow Bridge, il Jacquelin Onassis Reservoir, il Belvedere Castle, Strawberry Fields con il mosaico “Imagine”, i Conservatory Gardens e Bathesda Fountain.

Per quello che mi riguarda è certamente un bellissimo parco, anche se potrebbe essere curato meglio nelle parti meno centrali, ma diciamo pure che i parchi europei sono secondo me superiori.

La peculiarità di Central Park è di essere circondato da bellissimi grattacieli che si specchiano nei vari laghetti, e che questo rettangolo separa in modo geometrico l’Upper Eeast Side dal West Side.

Torniamo al noleggio per restituire le biciclette e decidiamo di andare a vedere da vicino l’Hearst BLDG, che mi è sempre piaciuto da impazzire! E infatti è spettacolare.

Proseguiamo poi in direzione Broadway e Times Square, che anche di giorno è comunque di impatto e molto luminosa… però ci lascia un po’ perplessi… troppa confusione, troppo spreco di energia e gente molto molto stramba, come due ragazze nude con il corpo dipinto che in cambio di qualche dollaro posano per il turista di turno… mmm non ci convince del tutto.

Pausa doccia in hotel e prenotiamo tramite internet un tavolo al MC Gee’s, il pub dove si trovano sempre i protagonisti di How I met your mother, un’altra famosa sit com! In realtà, girando per il locale, ci sembra un po’ diverso, quindi ipotizziamo che abbia solo ispirato il pub che poi magari è stato ricostruito in uno studio… però alle pareti sono appese le foto dei protagonisti e il menù ha i piatti intitolati ai vari personaggi per cui capiamo comunque di non aver sbagliato posto.

Prendiamo un hamburger con patatine e birra per Ale e un filetto di salmone e insalata per me+ acqua: spesa di 60 dollari… leggermente caro!

Facciamo una tappa alla vicina LOVE SCULPTURE, niente di esaltante o chissà che, però mi attirava e visto che eravamo in zona…

Decidiamo poi di tornare in zona Broadway e Times Square per vederle anche di sera… certamente le insegne luminose sono impressionanti, la via sembra illuminata a giorno (tant’è che il cielo non è neanche nero) e ci sono una varietà di negozi e ristoranti (Bubba Gump , Disney World, M&M’s World, Shake Shack, Hard Rock) che sono la fiera dell’esagerazione… ancora una volta, non ci fa proprio una gran impressione… mi spiace ma credo che la città possa offrire di meglio… girovaghiamo un paio di negozi, ma alle 10 di sera c’è ancora una ressa all’interno, che perdiamo un po’ la pazienza e la voglia perciò dopo poco torniamo in hotel!

Giovedì 18 agosto

Stamattina dopo la consueta colazione, decidiamo di andare nella 42nd street, parallela alla nostra, al Daily News per dare una breve occhiata al mappamondo gigante posto nell’atrio che ha quasi 90 anni!… il bello di NY è che si può entrare dappertutto senza che nessuno dica niente; a volte non si può proseguire oltre l’atrio, altre volte si può salire e girare liberamente!

Non dico che qui al Daily News bisogna venirci apposta ma se si alloggia qui vicino, ci si può fare una scappata!

Dopo questa piccola deviazione, raggiungiamo il museo più famoso della città: il Met!!

Come sempre siamo lì circa una mezz’oretta prima e alle 10 entriamo, l’edificio di per sé è già meraviglioso.

Visitarlo tutto bene è impossibile e molto stancante, per cui ci dirigiamo subito verso le cose che ci interessano maggiormente per vederla senza troppo casino!

Per prima cosa il Tempio di Dendur, donato dagli Egiziani al museo per salvarlo da eventuali inondazioni; posto in una sala ampia e meravigliosa con tante altre sculture egizie, ha su di un lato una vetrata che dà direttamente su Central Park.

Poi, l’Istituto del Costume, una collezione di abiti d’alta moda che lascerà le ragazze senza parole! Attualmente poi nell’atrio è esposto un abito bianco candido con uno strascico di diversi metri completamente tempestato di ricami dorati… mi ha lasciata folgorata!

Passeggiamo un po’ per le varie sale, fino a raggiungere l’arte delle civiltà precolombiane, molto particolari, e poi le grandi tele dall’Ottocento fino ai tempi moderni… semplicemente imperdibile! Bellissime tele di Modigliani, tutti gli impressionisti e poi Picasso, Pollock, De Chirico e anche una delle famose statue delle ballerine di Degas… insomma il MET è davvero un must in città, almeno questo museo bisogna visitarlo.

Per pranzo, decidiamo di andare da Whole Foods, una catena di supermercati che vende anche cibo salutare e già pronto da consumare nei tavolini appositi. Si riempie un cartoncino a scelta con tutto ciò che si vuole e poi si paga a peso alla cassa! Non è economico rispetto ai fast food disseminati ovunque però permette di mangiare a prezzi onesti cibo sano e molte verdure (una menzione particolare ai fagiolini, che non vengono privati delle punte alle estremità, e soprattutto non vengono lessati e quindi risultano completamente crudi… da evitare).

DI nuovo pausa doccia e poi via di nuovo in strada! Scendiamo con la metro ad Astor Place, siamo diretti a Toy Tokyo perché Alessio vuole assolutamente comprare qualche action figure made in new york… in realtà il negozio, anche se viene segnalato dalla Lonely come una mecca per appassionati di manga e fumetti, ci delude parecchio perché la merce è molto “vintage”. Però ci ha dato l’opportunità di visitare l’East Village, che in un primo momento avevo scartato dai miei itinerari… in realtà è uno dei quartieri che ci è piaciuto di più e dove torneremo la prossima volta per approfondire ancora di più.

Questo quartiere rappresenta la nascita del movimento punk newyorchese e infatti non potete perdervi il fantastico murales intitolato a Joey Ramone… in St Marks Place si trovano negozi rock/punk, altre fumetterie, oltre a localini molto caratteristici! Ci sembra di stare in una NY underground, lontanissima dai grattacieli e dal glamour di Midtown…

Ma è tempo di andare… ci aspetta un altro quartiere fantastico: Brooklyn!

Scendiamo ad High Street, direttamente dall’altra parte del fiume, e dopo una breve passeggiata in mezzo alle casette di Brooklyn Heights, ammirando gli scorci che regala il Brooklyn Bridge che sembra passare “dentro” alle finestre, arriviamo alla Brooklyn Promenade, una passeggiata lungo la baia dell’Hudson che ha un panorama mozzafiato su Lower Manhattan… se lo si fa al tramonto poi…

Osserviamo i giovani ragazzi di colore giocare a basket nei campetti d’asfalto che si vedono spesso nei film e le canoe che solcano le acque del fiume… la vista è assurda!

Passeggiando arriviamo fino a Dumbo, un quartiere di strade acciottolate ai piedi del Manhattan Bridge, non meno bello del Brooklyn Bridge.

In realtà sto cercando una strada particolare: lo scorcio del Manhattan Bridge che è stato lo scatto della locandina di C’era una volta in America… quando lo trovo, rimango un attimo in contemplazione e poi scatto anche io lo stesso scorcio del film di Sergio Leone.

Tra i due ponti, sorge il Brooklyn Bridge Park, un piacevolissimo parco con una vista strepitosa su tutta Lower Manhattan.

Ci prendiamo una pizza margherita da mangiare sugli scalini del parco (18 $, assurdo! Però almeno è buona) e osserviamo il calar del sole e le luci della city che si accendono con l’arrivo della sera… dura in tutto una mezz’ora ma lo spettacolo è di quelli unici al mondo ed è imperdibile. Col treppiedi facciamo una marea di foto, tra cui un paio di autoscatti molto molto romanticoni=)

Alle 21.30 circa ci incamminiamo per trovare l’entrata del Brooklyn Bridge, impresa non semplicissima, perché bisogna camminare 20 minuti circa all’interno del quartiere, e poi cominciamo la camminata sul ponte, una di quelle cose da fare per forza una volta qui… un’esperienza unica.

Il ponte non è lunghissimo e in circa mezz’ora si attraversa, ma si sa, con tutti gli scorci meravigliosi lungo il percorso si perde molto più tempo! Da qui New York di notte lascia senza parole.

Venerdì 19 agosto

Oggi è la volta di tre quartieri della parte bassa di Manhattan: Soho, Little Italy e Chinatown!

Scendiamo con la metro a Spring Street in zona Soho, un quartiere che ho apprezzato tanto per i classici edifici in ghisa con le scale antincendio esterne che si vedono sempre nei telefilm e per i negozi bellissimi, molto più interessanti secondo me della blasonata 5th avenue!

In realtà anche a Soho c’è la zona delle grandi marche con prezzi inavvicinabili, però si trovano anche marche americane più popolari come Converse (dove si possono anche personalizzare le Chuck Taylor con vari disegni e scritte a tema NYC), Ray Ban, Ralph Lauren… oltre a diversi spazi industriali affittati a designer e stilisti indipendenti.

Qui è impossibile andare via senza aver fatto un po’ di compere e infatti anche noi acquistiamo diverse cose da Uniqlo, da Converse, oltre a qualche maglietta ricordi di NY.

Pranziamo da Piccola Cucina, un piccolo ristorantino italiano gestito da un ragazzo siciliano, che mi era stato consigliato prima di partire: dal lunedì al venerdì tutti i primi piatti costano 11 $!

Prendiamo un antipasto da dividere con una parmigiana di melanzane scomposta servita con pane tipo bruschette e poi due porzioni (enormi) di pasta servite direttamente dentro alla padelle! Con tre cannoli siciliani e un caffè espresso il conto è di circa una cinquantina di dollari, onestissimo per la qualità e la quantità del cibo servito!

Un po’ appesantiti dai due etti di pasta del pranzo ci dirigiamo poi verso Little Italy che, seppur turistica e un po’ finta a me è piaciuta molto! Più che altro ho apprezzato i tanti murales, i palazzi eleganti e alcuni negozi molto interessanti di quadri, borse e accessori in genere… sconsiglio invece di mangiare qui, mi sembra tutto veramente troppo turistico.

Oggi Little Italy si sviluppa per lo più intorno a Mulberry Street e della vera comunità italiana mi sembra rimasto poco… attraversata questa strada piano piano si fa largo Chinatown, la più grande comunità cinese del mondo occidentale.

E’ impressionante: in 5 minuti siamo in Cina. Scritte cinesi nelle insegne, quotidiani cinesi, frutti non ben definiti venduti nei carretti sulla strada, anatre laccate sono in mostra alle finestre (unte) dei ristoranti.

Ma non mancano le occasioni di shopping di qualità, come un negozietto che vende katane, nunchako e action figure di Bruce Lee (che ovviamente compriamo) o i negozi di abiti tipici, o ancora negozi di porcellane, servizi da the e bacchette: noi ad esempio compriamo un servizio con due piattini, 4 bacchette e due ciotolini per la salsa di soia a 27 euro.

Mi sono recata in questo negozio al 17 di Mott Street perché avevo letto un articolo su internet di un gatto rosso che vive all’interno del negozio… ci ho messo un po’ a vederlo perché stava dormendo appiccicato alla vetrina sotto ad uno scaffale… ma poi si è fatto accarezzare, anche se ancora nel mondo dei sogni… e quindi era doveroso comprare qualcosa, la scelta è ricaduta su questo servizio giapponese decorato con fiori di ciliegio, un ottimo acquisto per future cene giappo take away!

Ricordate poi di comprare qui i souvenir, così risparmierete un po’… noi con 37 dollari abbiamo portato a casa 10 calamite, una pallina degli Yankees in edizione limitata e un portachiavi con mazza e pallina.

New York è una sorpresa continua, in pochi km siamo passati dai negozi di Gucci e Armani al quartiere italiano con le tovaglie a quadri e tricolori ovunque, alla Cina pura!

Abbiamo fatto molto tardi oggi, lo shopping ci ha portato via un sacco di tempo!

Pausa doccia in hotel e via, direzione Empire State Building!

Prima di metterci in coda per la terrazza dell’Empire, ci concediamo una tappa allo Yankee Store e poi scopriamo che oggi dalle 17.00 alle 19.00 la Morgan Library è a entrata libera… entriamo, senza particolari aspettative… e invece è stato un meraviglioso “fuori programma”! La biblioteca è stupenda, sia per la quantità di volumi, sia per le decorazioni delle varie sale, vale sicuramente una visita!

Tra l’altro ci godiamo anche qualche minuto di un concertino jazz che si sta svolgendo nella hall di legno e vetro… un’occasione per un aperitivo elegante!

Ceniamo in un piccolo locale stile Whole Foods, che ha cibo pronto e si paga a peso… non male, ma evito i fagiolini stavolta!

Alle 21.30 siamo pronti per la salita! Qui facciamo circa 30 minuti di fila, ma c’è molta gente e come al solito i controlli di borse, zaini e body scanner vari portano via tempo.

La vista è unica… una distesa di luci a 360 gradi anche sul New Jersey e Brooklyn… si può ammirare il Chrysler, il Madison Square Garden, Times Square e la Freedom Tower… l’Empire è caro, ma bisogna farlo.

Di giorno si vede bene anche il Flatiron, purtroppo di sera si può vedere solo quanto sia trafficato l’incrocio a V tra la 5th e la Broadway=)

Dopo un’oretta decidiamo a malincuore di scendere anche perché c’è molta gente perciò è abbastanza stancante…

Proseguiamo a piedi fino al Madison Square Garden tutto illuminato con strisce blu e cartelloni luminosi, pensavo fosse più piccolo e invece è enorme! Chissà la prossima volta magari vedremo i Knicks!

Siamo morti, torniamo alla Grand Central, un saluto fotografico ancora al Chrysler e ci fiondiamo a letto!

Sabato 20 agosto

Stamattina “tradiamo” il nostro hotel perché vogliamo assaggiare un altro classico della salutare cucina americana: le donuts in pieno stile homer simpson! Da Donkey Donuts ne compriamo 5, con diverse glasse, e un succo d’arancia.

Scendiamo alla fermata 5th av. E andiamo ai tavolini in ferro del Bryant Park, deserti, se non per qualche barbone e, per fortuna, anche un paio di turisti che come noi fanno colazione! Le ciambelle sono assolutamente fantastiche, morbide e dolci, non rinsecchite come le imitazioni italiane…

L’intento era di andare alla New York Public Library, ma scopriamo che purtroppo in estate apre alle 10 e sono soltanto le 8.45… quindi, piano B, cioè passeggiamo senza meta sulla 5th av. Che con i negozi chiusi e pochi turisti è bellissima!

Arriviamo fino al negozio di Tiffany&co. dove fu girato il primo fotogramma di Breakfast at Tiffany’s, il mio film preferito!

Passiamo davanti al negozio iper tecnologico della Apple e decidiamo di andare a vedere il “Gigantone”, così lo chiamiamo noi, cioè un nuovo grattacielo che sta per essere inaugurato a settimane, che sarà l’edificio residenziale più alto di tutto l’occidente! Purtroppo non riusciamo ad entrare di straforo come nostro solito…

Passiamo davanti al Trump Building e al Plaza, non sapendo che si può entrare senza problemi a curiosare… peccato.

Facciamo una piccola incursione a Central Park dall’entrata sud-est per visitare the Pond, che avevamo tralasciato l’altra volta.

Alle 10.00 è ora di raggiungere il MOMA, l’altro grande museo della città e l’unico che non è compreso nel Pass; il prezzo è di 25 $, un po’ alto, ma per una volta lo facciamo…

Appena ci fanno entrare mi fiondo al 4° e 5° piano dove ci sono le collezioni permanenti che mi interessano: in particolare potete trovare Campbell’s Soup Cans e Gold Marilyn di Andy Warhol, delle Ninfee stupende di Monet, una delle sue cattedrali di Rouen, la Notte Stellata di Van Gogh, La persistenza della memoria di Dalì (bellissimo ma minuscolo!!!!), l’action painting di Pollock e il meraviglioso Damoiselles D’Avignon di Picasso…

Insomma capolavori d’arte moderna che non potete non amare!!!

Il resto della collezione lo vediamo passeggiando anche perché alcune opere (?) mi risultano sconcertanti…

Infine, ci rilassiamo una mezz’ora nel giardino delle statue (entrata gratuita) al piano terra, dove i rumori della città sono ovattati e dove statue classiche convivono con geometrie moderniste… molto rilassante!

Lo shop è bellissimo e carissimo, compro una cartolina di Gold Marilyn che mi spedisco a casa per avere il timbro della US Mail e una shopper di tela a tema Campbell’s Soup Can trooooppo carina!!!

Oggi è uno dei tre sabati di agosto in cui le vie del centro sono chiuse alle auto per Summer Streets l’evento che invita i cittadini alle passeggiate e alle pedalate in bicicletta; è stato allestito intorno al MOMA un mercatino molto carino con diversi street food che pensiamo di sperimentare a pranzo, ma prima andiamo alla Public Libary! Improvvisamente ci coglie di sorpresa un acquazzone torrenziale e quindi procediamo di corsa fermandoci ogni tanto sotto i tendoni dei negozi.. purtroppo siamo senza ombrello oggi le previsioni davano sole pieno!!

Arriviamo alla biblioteca bagnati fradici e con l’aria condizionata a palla non è proprio l’ideale! Sarà per la pioggia, il freddo addosso, ma anche per la sala principale chiusa per restauro, che non ci godiamo a dovere la visita… la biblioteca ha delle sale molto belle e sicuramente poter studiare in un edificio così bello è un privilegio ma non ci lascia le stesse sensazioni della Morgan…

Il pranzo street food è saltato causa pioggia assurda che sta scendendo, ripieghiamo nei fast food della Grand Central. Alessio prende una buona bistecca con verdure saltate e io invece una zuppetta e qualche urumaki giapponese… so che l’accoppiata non è il massimo ma mi andavano entrambi!!

Infine compriamo due cupcakes da Magnolia Bakery da consumare sul lettone in hotel dopo una doccia e doveroso cambio di abiti zuppi!

Usciamo a metà pomeriggio per andare da Macy’s uno dei grandi magazzini newyorchesi.

Solitamente questi posti non mi attirano molto però ci sta di vedere uno di questi giganteschi centri commerciali a 9 piani che in Italia non esistono…

Curiosiamo un po’ e io mi compro due vestitini molto belli usufruendo anche dello sconto 10% per gli stranieri (da chiedere all’info point) e così con 67 $ faccio ancora un po’ di shopping!

Guardiamo anche i due piani dedicati alla casa, meravigliandoci un po’ dei mobili classici che sono di moda a NY, e dei tanti aggeggi casalinghi che vendono perché è risaputo che i newyorchesi che cucinano si contano sulle dita di una mano… sbirciamo i vestiti da sposa, constatando che con poche centinaia di dollari si possono comprare abiti anche molto carini, sicuramente la scelta è vasta!!

Alle 18 ci rendiamo conto di essere un po’ in ritardo per l’ultimo appuntamento della giornata: il Guggenheim Museum.

Oggi dalle 17.45 alle 19.45 l’entrata è gratuita ma mi sono scordata di guardare che l’ultima entrata è alle 19.15!! In realtà il mio intento era più che altro vedere la struttura all’interno perché la collezione in sé non mi interessa… purtroppo quando arriviamo la fila è lunga e, anche se scorrevole, chiudono l’ingresso cinque persone avanti a me!!

Sono un po’ sconfortata, ma non ci diamo per vinti.

Passiamo dallo shop di fianco fino all’entrata laterale e letteralmente prego il signore della sicurezza di lasciarmi entrare almeno nell’atrio solo per scattare qualche foto perché domani devo partire (falso!) e ci abbiamo messo più di mezz’ora per arrivare (vero! Scandaloso che non ci sia una fermata apposito per il cosiddetto Museum Mile!)… mi dice di aspettare che si smaltisca la fila in biglietteria e poi mi lascerà passare.

Nel marasma generale perché come me altri 50 “rimbalzati” stanno chiedendo la stessa cosa, alzo il cordoncino che ci separa dalla biglietteria e via sguscio a fare il mio biglietto pay what you wish (lascio 5 $) e via salgo la famosa spirale fino in cima! In 15 minuti arrivo su e purtroppo non ho il tempo né la voglia di girare le sale anche perché ho lasciato Alessio fuori ad aspettarmi… ma non potevo andare via da NY senza qualche scatto agli interni di questo museo!

Scappo letteralmente fuori perché ho paura che il buttafuori mi riconosca e Ale mi dice che nel frattempo grazie al wi-fi ha visto che qui vicino c’è la Pizzeria San Marco, che avevamo letto più volte sulla pagina Facebook IL MIO VIAGGIO NEW YORK. Quindi andiamo! In realtà non è poi così vicina e ormai sono le 20 però in questo modo ci facciamo una passeggiata nell’Upper West Side che è di una tranquillità e un silenzio sconcertante rispetto a Midtown!

La pizzeria è piccolissima, ma la pizza è buona, alta alla napoletana e spendiamo il giusto per essere a Manhattan… qui gli ingredienti italiani, come la passata o la vera mozzarella, costano!

Torniamo indietro fino alla metro, calma surreale nel quartiere, e finalmente andiamo verso il letto, anche per oggi siamo disfatti!

Domenica 21 agosto

La domenica mattina, se ci si trova a NYC è d’obbligo andare ad Harlem per una messa gospel, per un giro del quartiere più autentico di Manhattan e per un bel brunch!

Ci mettiamo circa mezz’ora con la metro ad arrivare ad Harlem da Midtown.

Appena arrivati ci rechiamo subito alla Canaan Baptist Church per scoprire che c’è già una fila allucinante un’ora prima che cominci la funzione.

Ovviamente, chiudono l’entrata 3 persone avanti a noi =(

Ma fortunatamente sono sufficientemente organizzati e un ragazzo nero come il carbone vestito di bianco dal cappello alle sneakers ci accompagna ad un’altra chiesa un po’ più decentrata e vuota, dove non viene nemmeno fatta selezione all’ingresso e non viene richiesto il deposito dello zaino (mentre eravamo in fila nella chiesa precedente ci dicono di lasciare lo zaino al barber shop di fronte al prezzo di 4$; sebbene non siamo entrati alla messa e abbiamo provato a spiegarlo al ragazzotto dai denti d’oro, ci ha fatto intendere che i 4 $ l dovevamo sganciare lo stesso… di certo non ci siamo messi a discutere.)

La nuova chiesa si chiama MT. OLIVET CHURCH e la rivediamo a sorpresa in TV un mese dopo nella serie Netflix LUKE CAGE, quanta nostalgia!

Subito c’è poco movimento perciò chiediamo ad una signora a che ora comincerà la funzione e ci dice alle 11.

Aspettiamo allora… e infatti puntualissimi eccoli cominciare a cantare tutti insieme, poi le donne da sole, poi gli uomini, poi l’assolo! Hanno un vero e proprio complessino che li accompagna nei canti con tanto di chitarra elettrica e batteria e ci sono tantissimi giovani! Il sermone è molto bello, e se lo dico io che sono atea… perché parla della vita vera, di aiutare i “fratelli” più poveri, più sfortunati e vengono riportati aneddoti della vita quotidiana: un madre che ha il figlio in galera, ragazzi che non hanno lavoro…

Purtroppo si fa una certa e alle 11.45 siamo costretti ad uscire se vogliamo girare un po’ il quartiere.

Proseguiamo su Malcom X Boulevard, incontriamo dei localini bellissimi e poi giriamo a sinistra verso l’Apollo Theater.

Incontriamo tantissimi murales molto belli e poetici, un negozio di cappelli veramente stupendo diverse altre chiese dove stanno ancora intonando i loro gospel, fino alla chiesa gotica di St. John The Devine.

Pur essendo enorme, dentro non mi colpisce più di tanto… se penso al Duomo di Milano o Notre Dame e la Sainte Chapelle a Parigi insomma… le nostre sono più belle.

Dopo la visita gratuita a St. John attraversiamo il Morningside Park dove tanti ragazzi stanno giocando a baseball nei campetti appositi, e decidiamo dove mangiare, vogliamo provare il brunch della domenica ma vorremmo un posto poco turistico.

Ci fermiamo al Angel of Harlem dove siamo gli unici bianchi e scegliamo un tavolino fuori perché dentro c’è un casino che sembra una discoteca!

Ogni volta che arriva qualcuno sceglie di sedersi dall’altro lato del locale rispetto a noi, insomma ci evitano, gli strani siamo noi ed è la prima volta che proviamo questa sensazione.

Mangiamo uova strapazzate (con bacon e salsicce per Alessio, insalata e pomodori per me), platano al forno, pane bruschettato e frutta. Brunch ottimo ci è piaciuto molto e non è stato per niente costoso.

Mi soffermo a fare qualche foto al locale con uno scatto alla scritta al neon “HARLEM STATE OF MIND” che vuol dire tutto…

Girovaghiamo per le strade un po’ così per assaporare il quartiere, le casettine a due piani una appiccicata all’altra con le facciate color marrone, giallino, rosso sono bellissime… basta poi girare l’angolo per scoprire che sull’altro lato sono mezze diroccate… i balconi e gli scalini davanti alle porte sono pieni di fiori e non mancano di certo i senza tetto…

Ormai è metà pomeriggio. Dobbiamo lasciare Harlem, mi dispiace perché è uno dei quartieri che mi ha lasciato più emozioni insieme a Brooklyn!

Pausa doccia più che doverosa oggi, e poi come da previsioni meteo accuweather che ci prendono sempre, comincia a piovere.

Andiamo quindi all’ultima attrazione contenuta nel nostro city pass: il 9/11 memorial.

Premettendo che la zona è ancora in costruzione, devo riconoscere l’ottimo lavoro svolto dagli americani in appena 10 anni… su questo non gli si può proprio dire nulla!

La stazione della metro a WTC, appena inaugurata è un prodigio di architettura moderna, la Freedom Tower è stupefacente.

Le due vasche costruite al posto delle torri gemelle lasciano un vuoto dentro grande quanto il vuoto delle torri stesse… se poi mi soffermo a guardare i nomi delle vittime e alle rose lasciate lì per loro…

Il museo è fatto molto bene ed interessantissimo, sarà che questa tragedia la ricordo bene e l’ho vissuta anche io, ma spesso mi vengono i brividi a riguardare le immagini, i TG, e la miriade di oggetti ritrovati nei mesi successivi… una scarpa, un post-it, un contratto…

Mi lasciano basiti anche gli oggetti ricoperti di polvere che sono stati messi in bacheca, non avevo pensato a tutto il casino che il crollo ha creato fino a qualche isolato di distanza, per non parlare delle conseguenze fisiche per chi è stato esposto all’inalazione di questi materiali…

Infine, mi emoziono davanti ai filmati dei famigliari delle vittime e rimango colpita dagli scalini rimasti in piedi che hanno rappresentato la salvezza per chissà quante persone…

Usciamo dal museo che ancora piove e quindi mi sento veramente triste e sconfortata…

Per tirarci un po’ su di morale per fortuna stasera, per l’ultima sera a New York, ci rechiamo allo Swing 46 un locale sulla 46th a 5 minuti a piedi da Times Square, dove ogni sera si tiene un concerto swing o jazz anni 50!

Stasera c’è una tale Fleur Seule tutta vestita, pettinata e truccata praticamente come Marilyn Monroe e canta benissimo accompagnata anche da una piccola ma splendida orchestra.

Ci chiedono innanzi tutto se vogliamo solo stare al bar, che però ha una scarsa visuale, oppure in sala e ovviamente scegliamo questa.

Guardando il menù del locale, ringraziamo il cielo di aver cenato prima al Wok To Go, vicino al nostro hotel (buonissimo tra l’altro, si può scegliere la pasta cinese o giapponese e aggiungere quanti condimenti si vogliono e ognuno ha un prezzo! Economico, saporito e forse un po’ più salutare di altri posti…).

Dato che la consumazione è obbligatoria prendiamo un drink in due e ovviamente quello che costa meno: 15$ per un bicchierino minuscolo di cocktail che non mi piace neanche.

Il concerto però è molto bello e qualcuno inizia anche a ballare… durante la pausa un signore sulla sessantina con sua moglie di origine italiana danno lezione e allora ci alziamo e ci proviamo anche noi… non siamo poi così male!!! Per la prima volta balliamo insieme!

Restiamo fino alle 11.15 e proprio quando ci stiamo per alzare, Fleure intona La vie en Rose! Che momento romantico per salutare New York! Ci balliamo un lento… e poi via, a letto, siamo davvero cotti!

Prezzo della serata: 15 $ a testa per il concerto più 15 $ per il coktail: 45 $… ovviamente avendogli dato una banconota da 50 $ si sono tenuti il resto, maledette mance.

Lunedì 22 agosto

Questo è davvero l’ultimo giorno. Cerchiamo di usarlo al meglio!

Innanzi tutto ci togliamo lo sfizio di assaggiare una delle ultime specialità gastronomiche che ci rimangono: i pancake!

Andiamo in un locale specializzato in cucina americana sulla 50th str. e ordiniamo una porzione a testa, e chiediamo della frutta al posto delle uova strapazzate e del bacon… ci arrivano tre pancake a testa, con panna montata, fragole e altra frutta, veramente tutto buono!

Con due succhi di frutta il totale è di 37 $!! Molto costosa, però va be ci avanzano un po’ di dollari ed è l’ultimo giorno, perciò chi se ne frega=)

Decidiamo anche di salire al One World Observatory (37 $ a testa), per una vista in diurna della città.

Bellissima la visuale e ancora una volta diversa dalle altre: questa torre dà infatti sulla baia dell’Hudson, si vede la statua della Libertà, tutta Brooklyn e tutto il New Jersey, chissà di sera con tutte le luci…

E poi dall’altra parte ovviamente l’Empire e il Chrysler, tutta Midtown e i quartieri di Lower Manhattan.

Prendiamo la metro e torniamo a Brooklyn per visitare la parte più interna e residenziale, in particolare il quartiere coi nomi dei frutti, e arriviamo fino al comune quando, alle 11, chiedendoci dove volevamo proseguire ci viene l’illuminazione: Coney Island!!

E’ vero che da qui ci vogliono 45 minuti e poi per tornare a Midtown poco più di un’ora… noi alle 4.30 abbiamo il driver per l’aeroporto… però va be facciamo una capatina di un paio di ore chi se ne frega!!

Arriviamo a Coney Island e siamo di nuovo catapultati negli anni 50! Questa è la spiaggia cittadina più che altro di ispanici e in generale della middle class, i ricconi vanno negli Hamptons che però sono decisamente più lontani.

Il mare alla fine è tipo riviera romagnola come colore, niente di che, la spiaggia è tutta libera ed enorme come tutto negli Usa.

Facciamo una passeggiata sul lungo pontile per avere una panoramica dal mare della spiaggia con dietro il famoso Luna Park! Bellissimo! E’ una giornata stupenda con un cielo blu senza nuvole… ci viene davvero il magone… se fossimo ripartiti ieri con la pioggia e un po’ di tristezza per il WTC forse non saremmo stati così dispiaciuti… ma con questo sole, la brezza, i colori…

Pranziamo da Nathan’s, un’istituzione dei fast food qui a Coney Island, io con un fish burger e Ale con cheese hot dog e bocconcini di pollo fritto… tutto buono anche se la fila è stata comunque troppa.

Facciamo una passeggiata in mezzo alle giostre per vedere cosa c’è e scopriamo che sono tutte molto care! Una media di 5 $ a giro… troppo. Vorrei fare la ruota panoramica ma Ale soffre di vertigini quindi non insisto.

Sono le 3, dobbiamo proprio tornare.

Arriviamo alle 4.15 veloce tappa in bagno e via in 5 minuti (il check out e le valigie erano già stati fatti al mattino prima di uscire)… passando da Manhattan in direzioni JFK attraversiamo il Queensboro Bridge che ha un’altra di quelle vedute meravigliose su Midtown… lo teniamo per la prossima volta.

Per fare 25 km ci mettiamo 2 ore, lasciamo 70 $ totali al driver (62+un po’ di mancia), controlli, partenza, scalo a Londra, Milano, casa.

Un po’ non mi dispiace essere tornata perché il caldo è soffocante, ho dormito un po’ male la notte chiusa tappata in quella camera senza poter aprire le finestre, la stanchezza si faceva sentire e poi abbiamo visto tante cose in 9 giorni, ho bisogno di staccare un po’… a distanza di un mese però ogni volta che rivedo NY in una serie TV, in un film, in un giornale, è un tuffo al cuore … non vedo l’ora di tornare, magari a Natale… o magari per quel famoso giro della east coast…

Punti negativi: sicuramente non è troppo pulita, non esistono cassonetti per l’immondizia, che è tutta ammucchiata in strada, mi ha dato un po’ da fare questa cosa.

Metro soffocante e non particolarmente capillare in alcuni quartiere fuori Midtown e Lower Manhattan.

Barboni ovunque e veramente tanti…

Ultime considerazioni: New York è favolosa, tante città in un’unica grande città, non basta un anno forse per vederla tutta e perciò consiglio di starci almeno 9-10 giorni per andare un po’ al di là delle cose turistiche…

Non è proprio vero che sia costosissima, basta sapersi adattare per il cibo, cercare qualche sconto, orari gratis, fare le card o prenotare su internet e si risparmia moltissimo.

E poi nel dubbio, non c’è da chiederselo, è New York e va vista almeno una volta nella vita (ma anche due o tre!!!), per cui buon viaggio!

So che il diario di viaggio è un po’ lungo ma volevo spiegare bene tutto e trasferirvi le mie emozioni, grazie a chi ha avuto la costanza di arrivare fino alla fine!

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