Nepal Discovery

Quello che mi attirava di più di questa vacanza era il fatto che avrei conosciuto 8 persone nuove, provenienti da tutta Italia, e ci avrei passato 17 gg. Visitando in lungo e in largo il Nepal! A Malpensa conoscenza con parte del gruppo (5) gli altri (3) partivano da Roma e li incontravamo a Mosca. Il 1° problema, secondo me, era capire che...
Scritto da: skull
nepal discovery
Partenza il: 24/02/2001
Ritorno il: 12/03/2001
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
Quello che mi attirava di più di questa vacanza era il fatto che avrei conosciuto 8 persone nuove, provenienti da tutta Italia, e ci avrei passato 17 gg. Visitando in lungo e in largo il Nepal! A Malpensa conoscenza con parte del gruppo (5) gli altri (3) partivano da Roma e li incontravamo a Mosca. Il 1° problema, secondo me, era capire che fossero i miei compagni di avventura. Mi aggiravo al banco Aeroflot scrutando tutti per cercare di capire chi fossero. Si avvicinò un ragazzo cicciotello che mi disse: “Sei Andrea?”, era il capogruppo Guido, da me ribattezzato Guido la guida. Facendo conoscenza con gli altri, Roberto mi chiese: “Hai già fatto trekking?”. Io risposi, arrampicandomi sui vetri: “Beh, adesso è tanto che non cammino più, sai, torno tardi dalla discoteca, al mattino non ho voglia di svegliarmi presto, però quando ero piccolo (15 anni) facevo camminate anche di 6-7 ore, partivamo al mattino per rientrare la sera…”. “Ma sai cos’è il trekking?”, mi chiese Roberto. “Eh…No!!” risposi imbarazzato.”Camminare tutto il giorno e dormire nei lodge o in baracche, il tutto per più giorni!!”. Tutto questo discorso di grandi scalate lo stavamo facendo sul tapee roulant della malpensa, ossia neanche la voglia di camminare per spostarci all’interno dell’aeroporto!! Che merde! Già questi 4 gg di trekking che ci toccavano mi avrebbero segnato!! Arriviamo a Mosca ed incontriamo, dopo circa 3-4 ore, il resto del gruppo: 2 ragazze di Firenze, entrambe Medico, e un ragazzo dalla Sicilia, Ragusa. Nel frattempo avevamo conosciuto anche 3 ragazzi di Chiavari e 1 di Genova che venivano anche loro a Kathmandu, avevamo allargato così il gruppo senza neanche impegnarci tanto!! Decollammo e nel pieno della notte, circa le 4 ora di Mosca, l’aereo cominciò ad atterrare. Eravamo tutti sorpresi perché l’arrivo a Kathmandu era previsto fra circa 7-8 ore. Atterrammo non si sa dove, così uno dei ragazzi di Chiavari chiese alla Hostess-orco Russa dove eravamo. Tornò verso di noi euforico e disse: “Siamo in Georgia!!”. Scendemmo dall’aereo e subito ci assalì un caldo soffocante. Possibile? A quell’ora della notte in Georgia? Boh! Entrammo nell’aeroporto della “Georgia”, il personale aveva il viso con la pelle scura e folti baffi neri, le scritte di servizio erano in Arabo!! Oddio ci hanno dirottato, anzi no eravamo a… Sharjak negli Emirati Arabi Uniti!! Era il nostro amico che aveva capito male quello che aveva detto la hostess-orco!!( Hostess-orco è un nomignolo che abbiamo dato a tutte le hostess Russe per rafforzare la loro figura mastodontica dai modi di fare molto rudi). Arrivammo a Kathmandu negli orari prestabiliti e dopo aver svolto tutte le lunghe pratiche di visti, uscimmo dall’aeroporto, superammo l’orda di bambini nepalesi che volevano tutto e ci offrivano tutto e ci barricammo nel pulmino di Amar (il ns. Corrispondente in Nepal). Arrivati in albergo depositammo i bagagli e uscimmo subito per un “breve” giro a visitare la città. Ci siamo avventurati per quello che noi credevamo il Tamel, ma invece era, forse (non sono ancora sicuro) Chhettrapati. Kathmandu è una città abbastanza (sono ottimista) sporca e caotica. Verdura e frutta viene venduta “dall’ortolano” in ceste depositate lungo la strada, dove passano moto, macchine, risciò, pulman, pulmini, biciclette e dove la gente sputa dalla mattina alla sera, uomini e donne, vecchi e bambini, induisti e buddisti, nepalesi e… turisti. Sputano! Sputano tutti, dovuto secondo me, dall’alto tasso di inquinamento e dalla benzina combusta dai veicoli che non è verde sicuramente, ma assomiglia molto al petrolio!!! La stessa sorte delle verdure è seguita per le carni!! Le scene non sono invitanti, ma sono sicuro che quelle carni in 17gg. L’abbiamo mangiate anche noi!! 2.1 Ortolano di Kathmandu Oltre a queste “prelibatezze” le vie della capitale sono invase da mercatini coloratissimi odoranti di spezie profumatissime e dai vari sapori d’incenso. Il tutto mescolato con qualche vampata di sterco o urina di vacche che, essendo sacre (per alcuni), girano per le strade liberamente, tant’è vero che una sera urtai un vitello nero che si nascondeva nell’ombra. Lì i piccioni sono rari, al posto di questi ci sono le bertucce. Infatti, quest’ultime, vivono come i piccioni: sui tetti e sui monumenti. Inoltre bisogna dire che tutti gli automezzi e motocicli sono dotati di clacson e trombe che vengono utilizzati in maniera smodata. Il nepalese suona per: 1) dirti di spostarti perché sei in mezzo alla strada o stai leggendo la cartina nel bel mezzo di una rotonda; 2) invitarti a salire sul suo taxi o risciò; 3) puro divertimento o mania di grandezza, quest’ultimo motivo in caso di potente clacson!! Dopo circa 2 ore a Kathmandu hai olfatto e udito devastati e pressoche insensibili a qualsiasi odore e rumore!! Dopo un’ora circa che giravamo in città, parte del gruppo rese noto agli altri che sarebbero rimasti fuori per cena. Io, Roberto e Claudio eravamo usciti in maniche di camicia e dovevamo rientrare in albergo per coprirci visto che la sera la temperatura scende molto in Nepal. Dopo un’altra oretta di girovagare Dio, Buddha e Ganesh decisero di mandarci una quantità industriale di acqua sulle nostre teste, aggiungendo anche qualche tonnellata di grandine. Erano 120 anni che in Nepal non vedevano un simile nubifragio!!! Le strade, che prima erano coperte da una fitta e fine terra rossiccia si tramutarono in un fiume di fango, l’acqua sulle strade copriva delle paurose e profondissime buche. Dopo esserci accordati sul posto di ritrovo col resto del gruppo, io, Roberto e Claudio ci dirigemmo verso l’albergo per prendere di che coprirci. La strada per arrivare all’albergo sembrava facile, ma se ci mettiamo l’oscurità della sera, la pioggia, tutti gli automezzi che suonano e strombazzano, la nostra poca dimestichezza con le strade nuove, arrivammo all’hotel nettamente in ritardo per tornare al punto di incontro che ormai, eravamo certi, non saremmo stati più capaci di trovare. Decidemmo quindi di restare a mangiare presso il nostro albergo Lai Lai, dove facemmo conoscenza con le pietanze nepalesi che sono un miscuglio di riso, verdure, carne e salsine, alcune ottime altre buone ma tremendamente piccanti. Ci portarono anche del “vino nepalese”, che di vino non aveva niente: era praticamente qualcosa molto simile al Gin. A Roberto piacque tutto, anche il vino-Gin che bevve in un fiato esclamando: “Buono!”! Col passare del tempo capimmo che qualsiasi cosa che Roberto ingeriva era o “Buono!” o “Bello!” così quando assaggiava qualcosa di nuovo il suo parere non contava niente.

Ci ritrovammo poi alle 22,00 e ci abbracciammo come se fossero anni che non ci si vedeva. 3° Capitolo Una sera in camera, dopo un paio di giorni, Guido la guida che divideva la stanza con me, mi confidò che lui il trekking non l’avrebbe fatto perché a lui la montagna non piace o meglio gli piace vederla lì, da lontano mentre lui è sdraiato a prendere il sole, ma non gli piace fare strade in salita, a piedi. Lo ricattai subito di darmi 300 rupie (Lit. 9.000) altrimenti lo avrei sputtanato l’indomani mattina a colazione. Mi disse una frase che non capirò mai: “Bastardo, sei una carogna!”, ma non scucì nemmeno un a rupia. L’indomani mattina a colazione mi precedette dicendo al gruppo che il trek non lo avrebbe fatto. Dopo alcune opere di convincimento ci arrendemmo tutti ed incominciammo il giro della Valle di Kathmandu con un pulmino preso a noleggio. Particolarità di questo pulmino: verde militare e guida a sinistra, ma in Nepal si guida anche a sinistra come in Inghilterra!! Rischiammo più volte la vita a bordo di questo mezzo a causa dell’incoscienza dell’autista che era uno squilibrato mentale patentato (es. Sorpassare un camion in salita prima di una curva con lo strapiombo da una parte e la dura montagna dall’altra il tutto ad una velocità di 40 km/h allungando così i tempi di pericolo!!!!). La nostra guida nepalese, Indra, era un ragazzo di 25 anni parlante italiano (?) che ci tentava spudoratamente con le nostre 2 ragazze ed in particolare Cristina, che voleva Sposare!! Lei lo ripudiava e lui non si arrendeva, lei ci chiedeva: “Ragazzi, scoraggiatelo voi, io non ce la faccio più!!”, “Va bene” rispondevamo, “non ti preoccupare. Questa sera ci parleremo noi”. Alla prima occasione abbiamo detto a Indra che tutte le donne italiane fanno così: prima dicono sempre di no, ma se continui ed insisti alla fine ci stanno!! Ad Indra gli si sono illuminati gli occhi ed il giorno dopo è tornato all’attacco!! (Scusa Cristina, forse questo non lo sapevi!!). 3.1 Stupa di Bodnath Nel nostro tour trovammo a Bodnath i nostri amici di Chiavari e di Genova e girammo subito, con la mia videocamera, un remarke della “Corazzata Potemkin” su un tempio Tibetano con le classiche inquadrature; “l’occhio della madre”,”gli stivali dei soldati”, “la carrozzina con bambino”. Tutto questo sotto le risa sganasciate di un monaco tibetano!!! 3.2 Gruppo ANM + Genovese e Gruppo di Chiavari In questi templi, il modo di “dire la pregare” (come dice Indra) è molto semplice: basta girare dei cilindri di metallo in senso Orario con incise le preghiere e queste vengono mandate a destinazione. Io ne ho girati una quindicina subito, tanto per assicurarmi agli dei locali, ma non sapendo questa particolarità li ho girati in senso Antiorario!! Cosa sarà successo? Invece di “dire l pregare” avrò detto delle bestemmie?! Probabilmente gli dei si sarebbero vendicati più avanti provocandomi scariche di diarrea!!! 4 ° Capitolo La mattina seguente, io e il Capodigruppo andammo a dare la sveglia agli altri. Quando ci presentammo alla camera delle ragazze, Cristina ci aprì la porta e disse: “Si va all’ospedale, non ce la si fa più”. Valeria era bianca, sembrava un cadavere uscito dal film “Zombi” e disse: “E’ tutta la notte che si sta al bagno!!”. La diarrea del viaggiatore aveva fatto le sue prime due vittime!! Le convincemmo a prendere un paio di pastiglie e che non era niente di preoccupante. Quel giorno visitammo alcuni paesini dove vivono come 100 anni fa. Si costruiscono i vasi di terracotta su torni girati a mano, filano la lana sempre a mano ed intrecciano cesti e stuoie all’aperto nelle piazze del paesino. I tori o similari venivano macellati, penso, in strada in quanto vedemmo 3 teste di toro per le strade. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo; gli abitanti erano sorpresi nel vedersi nelle nostre telecamere, ci guardavano come se fossimo extraterrestri. Lele regalò ai ragazzini una tale quantità industriale di penne con lo sponsor della Banca in cui lavora, che noi tutti pensammo volesse aprire una filiale proprio là! 4.1 Vasaio su tornio (ruota di camion) spinto a mano 4.2 Tre teste di toro in strada Il giorno dopo le ragazze si ripresero ed andammo a Pashupatinat, luogo dove vengono cremate le persone, dove sono stati cremati anche il Re e la Regina del Nepal rimaste vittime della strage del loro figlio Dipenda.

Non è uno spettacolo macabro come si potrebbe pensare, è molto tranquillo, invece, non c’è neanche la gente che piange, cosa che invece accade quando si sposano i Nepalesi.

Ci è capitato di assistere a più di un matrimonio a Kathmandu ed in uno in particolare abbiamo visto l’auto degli sposi fermarsi davanti alla casa di Lei; lo sposo scendeva e si caricava la sposa sulle spalle facendo tre giri in senso orario intorno all’auto e intorno tutta la gente che piangeva e si disperava!! Ritornando alla cremazione: i cadaveri vengono bruciati su cataste di legno sul fiume Bagnati e le oro ceneri vengono buttate nel fiume. Nel fiume ci sono quasi sempre delle persone che “ripescano” i pezzi di legno che si ripossono utilizzare per un successivo funerale, la legna proviene da lontano e quindi costa!!! 4.3 Pashupatinat luogo delle cremazioni 4.4 I 3 classici “santoni” a Pashupatinat Il giorno seguente ci incamminammo per un “trekking” di circa 3 ore tutto in discesa, organizzato ovviamente da Guido la guida che partecipò entusiasta (era in discesa il trekking). Qui ci imbattemmo, a metà percorso, con un gruppo cinematografico Nepalese che stava girando una scena di un film. Indra mi presentò l’attore principale e lo intervistai alla bene meglio con la mia videocamera. Intanto, tutt’attorno, si erano formati a guardare tutto il corpo di ballo del film, alcuni di loro si avvicinarono e fecero degli apprezzamenti sulle mie bracca “robuste” (faccio del body building, non sono eccessivamente grosso, ma a confronto di un Nepalese sembro un gigante!). Non potevo più tirarmi indietro, non mi lasciavano andare; ho dovuto levarmi la maglietta e mostrare i muscoli nelle pose classiche da body builder, sono dovuto andare con loro a mangiare alla loro “mensa”. Tutte le donne intorno che mi imboccavano di qualcosa che tentavo di rifiutare per paura che mi facesse male (= diarrea), alla fine optai per un pezzo di pane e raggiunsi il gruppo tra gli applausi di tutti gli attori. Mai divertito così tanto in vita mia!! 4.5 Io alla “mensa” nepalese degli attori 5° Capitolo Il sabato andammo a Dakshinkali, il luogo dove vengono sacrificati gli animali e offerti alla dea Kali. Certo lo spettacolo non è per i deboli di stomaco. Vengono sgozzati galli e capretti con una velocità da catena di montaggio, il pavimento è cosparso di piume, fiori, sangue, soldi che la gente butta in offerta e il tutto è coperto da un gran vociare e campane che suonano.

5.1 Dakshinkali. Sul banco in legno vengono sgozzati i volatili. Il macellaio è quel ragazzo con la maglia marrone e le gambe sporche di sangue.

Dopo questi sacrifici a me, a Claudio e a Guido venne una gran voglia di una grigliata a base di capretto!! Ci spostammo in compagnia di un signore Australiano che si era aggragato a noi quel giorno, in un monastero Tibetano dove rimanemmo a lungo perché incominciammo a “dialogare”, tramite Indra, con un monaco.

5.2 Io con 2 Monaci Tibetani 5.3 Il Tempio Tibetano Ci fece vedere le foto del Dolpo, il suo paese di origine, ci spiegò che per arrivare a casa sua ci volevano, dall’aeroporto, ben 4 giorni a piedi (l’unico mezzo di trasporto); quindi occhio e croce per andare a trovare il monaco, come voleva fare Cristina e Valeria, stringergli la mano e tornare in dietro ci voleva almeno una settimana!!!! Ritornammo a Kathmandu dove il giorno seguente saremmo partiti per Pokkhara, base di partenza per 4 giorni di trekking e durante il trasferimento ci saremmo fermati per il Rafting sul fiume Trisuli. Qui finalmente Cristina tirò il fiato: Indra ci abbandonava. Anche Lele era contento perché smetteva di fare la guardia del corpo a Cristina a tempo pieno. 6° Capitolo Nella notte anch’io come Cristina, Valeria, Guido, Roberto e Simone fui attaccato dalla diarrea ma siccome dovevo aver preso anche freddo, stetti male anche di stomaco!!! La pace la trovai verso le 5,00 del mattino e la sveglia era alle 7,30!!! Guido saltò giù dal letto pimpante, ignorando l’accaduto e subito lo avvisai che il bagno non era proprio come lo aveva lasciato la sera prima e gli diedi alcuni ragguagli sui “fuochi artificiali” che si era perso.

La colazione, quella mattina, l’ho dovuta fare leggera e dopo circa 3 ore di pulman arrivammo al punto di partenza per il Rafting! 6.1 I temerari del Rafting La guida del gommone, guardandomi, disse: “You are strong!” e mi mise davanti al gommone, “you are stronz!” volevo dirgli io!! Stare davanti significa beccarsi più acqua di tutti gli altri e continuare a remare come un deficiente dopo lo “STOOOP” perché non si era sentito! Roberto cadde in acqua perché gli scivolò i piede ancorato al gommone, Guido rideva come un matto e io non vedevo l’ora di arrivare in fondo al fiume Trisuli che per l’occasione ribattezzai “Acheronte!!!”. Dopo circa un’ora e mezza di remate e rapide, ci accostammo alla riva : “Evviva”, pensai “è Finita!!!”. Era solo la pausa pranzo! Dopo un fugace pic-nic a base di tonno in scatola, pane-segatura, verdura cruda, marmellata e banane volutamente contaminate dal proprietario del gommone con un liquido dallo stesso odore del kerosene che a suo dire “serviva a disinfettare l’acqua”, ripartimmo a bordo del nostro gommone.

Dopo un’altra ora e mezza di bevute di fiume, pagaiate, rapide e nei momenti di calma di fiume, schizzi frenetici tra le due imbarcazioni, arrivammo alla fine! Sia lodato il Signore, Ganesh e Buddha!! Riprendemmo il viaggio per Pokkhara in bus. L’indomani mattina abbandonammo il Capodigruppo al suo amaro destino (4 giorni di sole sul lago di Pokhara) e ci avviammo insieme ai nostri sherpa per il famoso Trekking. Prima di lasciarci, però. Guido la guida dette a Giovanni l’elenco dei partecipanti al trekking e questa scena fu vista dal Caposherpa, Maylà, che scambiò Giovanni (che indossava, tra l’altro, una tuta mimetica completa) per il reale Capogruppo. Da qui e per 4 giorni Maylà rimase attaccato a Giovanni spiegandogli ogni montagna che si vedeva, purtroppo maylà biascicava un inglese misto a spagnolo e italiano: non si capiva un tubo o quasi!! Per di più Giovanni veniva svegliato per primo ogni mattino da Maylà, che con la sua nocetta stridula diceva: “Good morning, Iovanni colacione! Cafè? Tea?”. Questo “Iovanni colacione” divenne un vero e proprio tormentone per tutti, tant’è che alla fine del trekking quando chiamavamo Giovanni dicevamo: “Iovanni colacione”! IL TREKKING!! 1° GIORNO: Partenza alle 10.30, noi con i nostri zainetti, gli sherpa si caricavano sulle spalle-testa gli zainoni da 10-12 kg. L’uno /2 a testa) più il cibo per 4 giorni, i vari pentolai e cucine da campo. Praticamente si portavano dai 20 ai 26 kg. Che poggiano, con un particolare modo di legare, tutti sulla fronte!!!! Facevano venire il mal di testa solo a vederli!! Il tutto con delle ottime ciabattine infradito!!! Ci fermammo per il pranzo. Il tragitto è stato pianeggiante e abbastanza tranquillo, qualche Sali scendi, ma non di più. Sole da scottarsi anche le ossa, pelle del naso bruciata, gola… Un deserto!! Partendo dopo pranzo notammo delle grosse e scure nubi in cima alla montagna, chiedemmo a Maylà, il cretino, se veniva a piovere. Lui con la sua faccia buffa e ignorante ci disse: “I think…May be… NO RAIN… solo cobierto, no piove!!”. Dopo 15 minuti circa alcune gocce sparse di pioggia da 750 cl.!!! Il percorso cominciò a farsi in salita e a gradoni e verso le 14.00 scese il diluvio che in quel momento pensavamo fosse Universale, ma il bello doveva ancora venire! Piccola sosta sotto la tettoia di un lodge per indossare il K-way e coprire gli zaini. Erano circa le 14.30 quando ripartimmo per arrivare a Ghandruk. Da lì la morte ad un palmo di naso: 2 ore e mezza (e per alcuni 3) di salita ininterrotta, di gradini ricoperti di cascate, pioggia battente, vento ed in alcuni tratti scendeva anche la neve. A tutto questo aggiungiamo che io avevo gli strascichi della diarrea ed ero bagnato fino alle mutande.

Arrivammo a Ghandruk tra le 17.00 (io) e le 17.40 (gli ultimi). Questa mia grande volata è dovuta al fatto che ogni volta che mi fermavo prendere fiato venivo attaccato da fortissimi mal di pancia, tipo partoriente!! Li vidi arrivare tutti uno per uno: Simone, che era sempre stato un ragazzo educato e di poche parole, all’arrivo si sfogò con parolacce e bestemmie; Lele si preoccupò subito delle stanze e vedendole mormorò qualcosa di cattivo; Claudio bestemmiò qualcosa tra i denti e si guardò in giro sconsolato; Roberto disse “Bello, Buono” (tanto per cambiare); Cristina disse “Domani io torno indietro, se continua a piovere” e gli altri acconsentirono, infine arrivò Valeria, non disse niente, era distrutta più che mai e Giovanni, vedendo le camere, imprecò male. Quest’ultimo, non lo sa ne’ancora lui oggi, se era tremendamente sudato o bagnato dalla pioggia fino al midollo. In quel momento a tutti passò un unico pensieroper la testa guardando Maylà: “Non piove, eh?! Imbecille!!!”. Da una parte però aveva ragione: non si era messo a piovere, DILUVIAVA!!!! Il lodge era senza alcun tipo di riscaldamento né in camera (più che una camera sembrava una camera ardente od un loculo del conte Dracula) né altrove. Alla domanda fatta a Maylà: “C’è del fuoco per far asciugare i vestiti?”, rispose: “Tomorrow!”. Bravo fesso ma siamo bagnati oggi, non domani!!! In compenso la cena era buona, calda ed abbondante, il tutto innaffiato con dell’ottimo vino Valpolicella da me portato, ma messo nello zaino che portava lo sherpa. Siamo andati a dormire nelle nostre cripte alle 21,30 prima però passai a fare un giro alle Toilet!! 2° GIORNO: Sveglia alle 6,00 e subito una tazza di tè o caffè portataci dagli sherpa gentilissimi. Il sole regnava su tutte le cime innevate di fresco dell’Annapurna e del Machhapuchara di fronte a noi. Alle 6,30 colazione con pane, burro, marmellata, miele, tè, caffè e uova strapazzate.

Partenza alle 7,54!! E’ stata una mazzata: 8 ore di salita tra gradini infangati e innevati, ruscelli che coprivano il sentiero e per fortuna il sole.

6.2 La sveglia con i monti dell’Annapurna Dopo varie soste ci siamo fermati per il pranzo alle 13,00 che era tanto buono quanto veloce; infatti alle 14,00 eravamo già in viaggio quasi con il boccone in bocca. E dopo pranzo cosa c’è’ di meglio che una bella salita all’ombra su un sentiero reso viscido dalla neve, dal fango e dall’acqua? Arriviamo a destinazione (Goraphani) alle 17,00 dopo varie soste per ammirare il panorama e la vegetazione: ci sono rododendri che da noi sono cespugli, in Nepal invece sono vere e proprie piante ad alto fusto, circa 15-20 m. E crescono anche a 3.250 mt. Di quota (altezza massima da noi raggiunta).

Il lodge che ci ospitava si trova a 2.855 m., ha le pareti di cartapesta, le finestre con la pellicola del Domopack, per stufa un bidone e per gabinetto un cesso!! Sembrava quasi un incubo, ma era la realtà!! Con nostra grande meraviglia notiamo che il lodge è attrezzato di lampade al neon e lampadine di ogni tipo e misura, al contrario di quelle della sera prima che assomigliavano alle lampadine che si mettono sulle tombe ai cimiteri. Cala la sera ma non accendono la luce, “forse vogliono risparmiare” pensiamo. Ormai è notte e la luce è ancora spenta, allora chiediamo il perché di questo e ci dicono che le lampade ci sono, ma la corrente elettrica arriverà l’anno prossimo!!! Solita ottima cena a lume di una lampada a petrolio (puzzolente) e poi a letto alle 20,30. Prima di coricarci però, dovevamo decidere se l’indomani mattina avremmo voluto svegliarci per le 5,00 e farci un’altra scarpinata di un’oretta per arrivare in cima a Poon Hill (3.200 m.) per vedere l’alba, oppure svegliarci alle 8,30 e marinare così la scalata. Visto che era facoltativa decidemmo di fanculizzare il tutto, causa stanchezza, e di partire di BUON ORA alle 9,00 (grazie alla contrattazione di Cristina con Maylà). Solo uno di noi decise di fare la scalata: Roberto!!! Bravo! Veramente un ragazzo che ha sotto due P…Piedi così!!!! 6.3 GruppoTrekking al completo durante una sosta 7° Capitolo 3°Giorno: Tira e tira riuscimmo a partire alle 9,40: tutta discesa. Sosta per il pranzo ore 11,45 e partenza dopo una lunga pennichella al sole alle 13,40. Ancora una lunga discesa, ma stavolta a gradoni.

Io e glia latri due partiti in fuga (Claudio e Simone) arrivammo al lodge alle 15,09 mentre gli aultimi arrivarono, con le gambe distrutte, alle 16,00. Il lodge era uno dei più brutti e puzzolenti che avevamo trovato nei 4 giorni di trekking: camere da tre posti, si dormiva su dei tavolacci coperti con dei fac-simile di materassi odoranti di muffa e con i calcinacci del soffitto che cadevano sulla nostra testa. La cena come sempre era ottima, e visto che era anche l’ultima, gli sherpa ci prepararono un regalo: una torta con delle candeline tanto bella, ma tanto schifosa!! Il mistero di come fecero a cucinare una torta senza forno rimane ancora oggi irrisolto!! E visto che era anche l’ultima sera di trekking perchè non festeggiarla con i “fuochi artificiali”? Io dormivo con Roberto e Claudio, ognuno nel proprio sacco a pelo. Dopo circa 3 ore di sordo bombardamento nel mio sacco a pelo (erano gli strascichi della diarrea), Claudio si alzò ansimando e a fatica raggiunse la porta che la spalancò ed uscì a prendere una boccata d’aria!! Aveva provato la camera a gas di Aushwitz!! Rientrò e svegliò Roberto dicendogli: “Mischia, ma come cazzo fai a dormire con questa puzza?”. Roberto gli rispose: “Ho troppo sonno per alzarmi, lasciami dormire”.

Tentai di scusarmi ma dovetti correre in bagno un’altra volta e di corsa anche!!! Che notte di Merda!! 4° Giorno: Solita sveglia e colazione abbondante, sentiero comodo e largo senza gradoni. Dopo un comodo pranzo solita fuga dei tre con grande sprint finale perché incominciava a piovere a dirotto.

7.1 Il comodo pranzo Arrivammo alle 13,55 sul pulmino visto come l’Arca di Noè, in quanto con l’acqua e l’umido erano rinvenuti tutti gli odori che le persone negli ani vi avevano lasciato, sherpa per primi!!! Il pulmino ci riportò a Pokkhara dove rincontrammo il nostro Capodigruppo che ci vide come i reduci del Vietnam: stanchi, sporchi, un po’ sanguinolenti e zoppicanti!! Era il 10/03 sabato e proprio quel giorno in tutto il Nepal è il “giorno dell’acqua e dei colori”, ossia gavettoni di acqua colorata per tutti. Per fortuna o per dispiacere, eravamo sul pulmino quel giorno e per ritornare a Kathmandu e ad ogni paesino venivamo bombardati da acqua colorata sia da bambini che dagli adulti, è una vera e propria “guerra”. Arrivammo a Kathmandu che erano circa le 16,00 e la “guerra” era quasi finita, ma ci si presentò una città diversa da come l’avevamo lasciata. Tutti i negozi erano chiusi e le strade avevano un unico colore: Rosso. Praticamente quel giorno i negozi aprivano più tardi per non essere bombardati!!! Il giorno dopo è stato dedicato ad acquisti selvaggi in Tamel. Ci ritrovammo alla sera per scambiarci le nostre conquiste di compere. Valeria e Cristina si arrabbiarono moltissimo vedendo che Giovanni e Simone avevano comprato le loro stesse cose ad un prezzo di circa un terzo rispetto al proprio. L’indomani ci fu ancora qualche acquisto in Tamel (sputtanando le ultime Rupie), aspettammo che si cambiassero le ragazze (come avevano fatto per 15 giorni) e ci trasferimmo all’aeroporto. Qua Simone disse, vedendo il 2° bagaglio a mano di Valeria dovuto agli innumerevoli acquisti: “Ho visto un Nepalese che si trasferiva definitivamente in Italia e aveva meno bagagli di te!!”. Ci mettemmo tutti a ridere e con queste risate partimmo per l’Italia!!



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