Scrittori per Caso: Un caffè a Kathmandu

Per la nostra rubrica Scrittori per Caso, ecco la recensione di "Un caffè a Kathmandu", libro-denuncia sulle condizioni di vita dei bambini di strada in Nepal. Se vuoi mandarci la tua recensione di un libro o di un film, basta inviarla nel Posta & Risposta, specificando come oggetto dell'e-mail "Scrittori per caso". In Redazione le leggiamo tutte...
Turisti Per Caso.it, 02 Feb 2007
scrittori per caso: un caffè a kathmandu
Per la nostra rubrica Scrittori per Caso, ecco la recensione di “Un caffè a Kathmandu”, libro-denuncia sulle condizioni di vita dei bambini di strada in Nepal. Se vuoi mandarci la tua recensione di un libro o di un film, basta inviarla nel Posta & Risposta, specificando come oggetto dell’e-mail “Scrittori per caso”. In Redazione le leggiamo tutte e pubblichiamo le migliori.

Un caffè a Kathmandu

Una giovane donna, la fotografa ticinese Micky Levante, sempre sulla difensiva e disillusa dall’amore a prima vista, incontra due compagni di viaggio come Carlos, l’affascinante cameraman tenebroso e taciturno di origini spagnole, e il giornalista estroverso e fin troppo burlone Franck. Insieme partono per lavoro per il Nepal, dove si trovano ad affrontare turisti imbevuti di culti new age taroccati, misteri di scambi sospetti e indagini dei servizi segreti… In un grande marasma di eventi e situazioni a sorpresa, tra emozioni personali e colpi di scena.

È questa la trama del mio romanzo “Un caffè a Kathmandu”, uscito per le edizioni Progetto Cultura 2003, di Roma. Si tratta di un libro denuncia, già descritto come un viaggio nel viaggio: “se sullo sfondo è il degrado in cui versa il Nepal, in primo piano emerge l’insolita veste di un appassionante romanzo rosa, che a tratti si tinge di giallo tra misteri e spionaggio” (dalla recensione di Groudy.Blue). Con “Un caffé a Kathmandu”, ho scelto il tragitto inconsueto del romanzo per parlare del problema degli street children nepalesi, ai quali dedico parte dell’incasso dalla vendita: il 50% del prezzo di copertina è devoluto infatti alla onlus Apeiron.

“La visione caleidoscopica ed estremamente vicina al lettore fa di “Un caffé a Kathmandu” un ottimo spunto per tracciare senza complicati intellettualismi lo scorcio nepalese di uno Stato con i suoi grandi problemi, ma anche con il suo grande fascino, che può anche aprire un nuovo orizzonte nel lettore, che ne dite? Apeiron organizza anche viaggi culturali in Nepal per familiarizzare con la cultura di questo paese vivendo a stretto contatto con essa… Ma se il viaggio vi sembra troppo lungo, “Un caffé a Kathmandu” sarà il vostro compagno di viaggio per un soggiorno immaginario, a tu per tu, con il Nepal sulla scia di un romanzo che si legge tutto d’un fiato!” (dalla recensione di Groudy.Blue).

In sintesi il libro-denuncia mira a sensibilizzare i lettori sul tema dei bambini di strada nepalesi, attraverso un viaggio all’interno di questa terra orientale. Si sottolineano le scarse garanzie dei diritti fondamentali dei membri più deboli della società civile, si cerca di stimolare un approccio globale allo sviluppo umano e si cerca pure di sostenere un turismo consapevole, sostenibile e alternativo. Il verdeggiante paesaggio, il clima capeggiato dal monsone e l’inquinamento atmosferico della terra delle nevi eterne; ma anche la svogliatezza, le contraddizioni e la povertà di un popolo che ama la libertà così come le tradizioni; un’infinità di particolari che immortalano il Nepal per quello che è oltre alle montagne. Tutto questo emerge giocoforza tra le righe di “Un caffé a Kathmandu”; un Nepal descritto dall’autrice sulla base di una sua personale esperienza, che l’ha portata nel 1998, proprio sotto l’egida di Apeiron, a vivere per un mese in quella terra lontana, mettendosi a contatto giornalmente con i bambini di strada. Trovate altre notizie sul libro, già in terza ristampa, sul blog dedicato.

Manuela M.



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