Napule tre cose tene e belle… o’ mare, o’ Vesuvio e ‘e sfugliatelle

Napoli può essere "doce comme nu babà" oppure "na carta sporca" come recita la famosa canzone di Pino Daniele, dipende come la si osserva
Scritto da: Thelma18
napule tre cose tene e belle... o' mare, o' vesuvio e 'e sfugliatelle
Partenza il: 17/09/2018
Ritorno il: 22/09/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Mai avrei pensato di innamorarmi di Napoli, ma grazie a mio marito che vi si reca spesso per lavoro, è successo, amore a prima vista! Napoli può essere “doce comme nu babà” oppure “na carta sporca” come recita la famosa canzone di Pino Daniele, dipende come la si osserva.

Sia che decidiate di recarvi in macchina o utilizzando il treno o l’aereo, sappiate che una volta giunti nella città partenopea, il Codice della Strada cambia, non è quello su cui avete studiato per risolvere i quiz per ottenere la patente di guida! Esiste un vero e proprio codice della strada napoletano che per semplicità paragonerei ai gironi della Divina Commedia di Dante Alighieri. In cima alla piramide, tolto naturalmente le forze dell’ordine, ci sono i taxi, pertanto se con la vostra automobile imboccate un senso unico e dall’altra parte sopraggiunge un taxi “i cui clienti avevano sicuramente fretta”, non suonate e fate in modo di farlo passare. Se invece incrociate un’altra macchina, non imprecate, sarà lei a fare in modo di farvi passare! Naturalmente a Napoli le macchine intonse sono una rarità! Il rosso dei semafori ha diversi gradi di sfumature se è “rosso friesco” ossia appena scattato, si può ancora passare, pertanto prestate attenzione agli incroci, il verde non è una garanzia. I pedoni si trovano nell’ultimo girone, né i semafori, né le strisce pedonali, danno il diritto all’attraversamento di una strada, quindi state molto attenti, al limite allargate le braccia con il palmo in alto in segno di “alt” per far capire le vostre intenzioni, ma poi, quando decidete di attraversare partite decisi, tranquilli, saranno loro ad evitarvi, ma non fate movimenti improvvisi ne va della vostra incolumità. Una curiosità, i numeri civici sono a ferro di cavallo, cominciano con il numero 1 da un lato della strada per procedere poi fino a un alla fine della via e continuando a crescere tornando indietro dal lato opposto, formando così un ferro di cavallo. Altra regola, lasciate sempre la mancia ai camerieri, a Napoli la mancia è d’obbligo. Lo so che sembrerà strano come consiglio, ma date anche un’occhiata ai manifesti da morto, sono veramente particolari. Alla luce di queste semplici regole non scritte, partiamo per le nostre vacanze napoletane e per facilitarmi il compito ho scaricato l’app “Cose di Napoli” ve la consiglio.

LUNEDÌ 17 SETTEMBRE

Partiamo da Torino con il Trenitalia delle 7.10 e arriviamo puntualissimi, alle 13:02, alla stazione di Napoli, i biglietti li abbiamo acquistati a maggio andata/ritorno € 84,91 cd. Prendiamo un taxi, tariffa fissa € 15 che ci porta al nostro B&B – CHIAIA ROOF in Via Chiaia 197, € 444,00 per 5 notti, un buon rapporto qualità/prezzo. Il palazzo, come tutti i palazzi d’epoca del centro storico di Napoli, si presenta un po’ trascurato. Il B&B si trova al primo piano, senza ascensore, il personale è gentile e disponibile; la stanza, dotata di aria condizionata, è pulita ed arredata con gusto e l’ampio bagno ha una porta/finestra. Penso che la struttura sia stata ristrutturata da poco, l’insieme risulta molto carino, gli infissi garantiscono un buon isolamento, poiché anche se Via Chiaia è isola pedonale, il rumore che proviene dalla strada è continuo, come avviene d’altronde in tutta Napoli. La posizione è strategica, vicino a punti di interesse turistico, al mare per le passeggiate ed ai mezzi pubblici per gli spostamenti più impegnativi.

Dopo una veloce rinfrescata decidiamo di uscire, non abbiamo pranzato e su Piazza Trento e Trieste ci imbattiamo “Antica pizza fritta da Zia Esterina Sorbillo” e prendiamo una pizza fritta con i ciccioli, una coca zero 5€, più qualche centesimo di mancia. Passeggiamo in via Toledo e nella bellissima galleria liberty Umberto I, galleria imponente con una struttura complessa, l’altezza massima della cupola raggiunge i 57 mt e la lunghezza 147 mt.; entrando dalla porta di via Toledo, sulla sinistra c’è la pasticceria Mary, che si contende la bontà delle sue sfogliatelle con quelle di Pintauro in via Toledo. Usciamo dalla Galleria e riprendiamo Via Toledo, isola pedonale, su cui si affacciano le solite catene di negozi, che “grazie” alla globalizzazione rendono le città tutte uguali tra loro. Arriviamo fino in Piazza Dante e decidiamo di tornare indietro per andare a visitare il Teatro San Carlo. Le visite sono in diverse lingue ed in orari diversi, noi prenotiamo quella delle 16.30. Dato che è ancora presto facciamo un giro nei Giardini del Palazzo reale, non abbiamo visitato il Palazzo Reale che è bellissimo e ricco di arredamenti e opere d’arte, in quanto lo avevo visitato anni fa. In Piazza Plebiscito dove si affaccia la basilica reale Pontificia San Francesco da Paola, in stile neoclassico tra i più’ belli d’Italia, il colpo d’occhio è spettacolare, con la sua enorme cupola di 34 metri di diametro e 53 metri di altezza; incredibilmente è aperta, l’interno è altrettanto imponente il corpo centrale della chiesa ha forma rotonda, lungo tutto il perimetro si innalzano trentaquattro colonne in marmo alte undici metri. Usciamo e ci sediamo sui gradini a goderci lo spettacolo della piazza, animata da gruppi di ragazzini che giocano a pallone, cosa rara in altre città. Torniamo verso il teatro, una guida giovane e simpatica ci accompagna nella scoperta di questa piccola bomboniera. Il teatro con i suoi stucchi oro e le tappezzerie rosse ha un’impronta tipicamente sabauda, ricorda il teatro Carignano di Torino; ritengo il costo del biglietto € 9 un po’ caro, confrontandolo con visite guidate effettuate in altri teatri, comunque ne vale la pena.

Passeggiamo in Piazza Plebiscito e ci incamminiamo verso Castel dell’Ovo, qui la visita é gratuita ed il panorama, sulla sua sommità, impagabile. Si è fatta l’ora di cena, l’esperto di ristoranti napoletani é mio marito, che come già detto, per motivi di lavoro a Napoli é di casa. Andiamo al ristorante/pizzeria Mattozzi, in Via Filangeri 16, non abbiamo pranzato, quindi i morsi della fame si fanno sentire. Prendiamo una mozzarella in due, buonissima, e due ottimi primi, che facciamo fatica a finire talmente le porzioni sono abbondanti, le birre lasciano un po’ a desiderare, conto € 68,00.

MARTEDÌ 18 SETTEMBRE

Il b&b gentilmente ci ha fornito dei ticket per la colazione, ma noi abbiamo preferito coccolarci da Gambrinus o dal Vero Bar del Professore in Piazza Trento e Trieste (diffidate dalle imitazioni). Oggi il tour prevede le catacombe di San Gennaro, mi ero informata per effettuare la visita con la cooperativa catacombe di Napoli – catacombedinapoli.it – peccato che il tour “Il miglio sacro” lo facciano sola alla domenica. Passeggiata in Via Toledo fino in piazza Dante, così abbiamo giustificato le calorie della colazione, poi con il bus 168 abbiamo raggiunto le catacombe di San Gennaro (orario lunedì-sabato ore 10/17) scendiamo a Capodimonte Basilica dell’Incoronata. Le visite sono guidate, pertanto partono ad orari prestabiliti. La nostra guida, che fa parte della cooperativa catacombe di Napoli, è riuscita ad emozionarci, non solo per la vivace dialettica utilizzata nel descrivere questi luoghi, ma soprattutto per l’entusiasmo che trapelava nel raccontare come sono nate queste cooperative e lo scopo principale per cui sono nate, ovvero il riscatto di questi ragazzi del rione Sanità. Con lo stesso biglietto, del costo di 9 €, si possono visitare anche le catacombe di San Gaudioso che si trovano nel cuore del rione Sanità. Decidiamo quindi di boicottare Capodimonte a favore di San Gaudioso. Anche qui le visite sono guidate. Nell’attesa che arrivi il nostro turno, andiamo a vedere la casa dove nacque Totò in via Santa Maria Antesaecula 110, una tristezza! L’alloggio non è agibile, e in ricordo del famoso attore una semplice targa. Chiacchieriamo un po’ con lo sconsolato “custode” della casa. Torniamo alla Basilica di Santa Maria della Sanità per visitare le catacombe, queste sono completamente diverse da quelle di San Gennaro, sotto certi versi più inquietanti, ma sempre affascinanti, la vita e la morte a Napoli camminano a braccetto. Anche qui la guida è molto brava e piena di entusiasmo.

Con la metropolitana Linea 1 da Piazza Martedei, raggiungiamo Piazza Vanvitelli, qui ci siamo concessi un mega gelato. Utilizziamo le scale mobili, per salire al Vomero e visitare o la Certosa di San Martino (aperto tutti i giorni h 8.30-19.30) o Castel Sant’Elmo, alla fine abbiamo optato per la Certosa, il più maestoso complesso monumentale di Napoli. Comprende un’incantevole chiesa barocca con annesso chiostro con il cimitero dei certosini e diversi musei tra cui quello dei presepi napoletani, la sala delle carrozze, il museo dell’opera e dell’ottocento napoletano, il tutto a fronte di un biglietto di ingresso di 6 €.. Vale la pena dedicare almeno un paio d’ore alla visita, e consiglio di prendere l’audio-guida. Dal Piazzale della Certosa si ha una vista mozzafiato su Napoli, Spaccanapoli, il Vesuvio, Capri. Scendiamo della Pedamentina che con con i suoi 414 scalini collega la Certosa di San Martino al Corso Vittorio Emanuele. Arriviamo nel cuore dell’antico mercato Pignasecca, la Napoli vera,una strada lunga poco meno di un chilometro dove si può trovare di tutto e di più, dagli acquafrescai ai pescivendoli urlanti, dai negozi alimentari con ogni ben di Dio e lo streetfood napoletano

Questa sera si cena da “Zi Teresa” – Borgo Marinai 1, nel porticciolo della baia di Santa Lucia, uno dei ristoranti più rappresentativi di Napoli. Gli scialatelli ai frutti di mare erano squisiti. Il prezzo, secondo me è in linea con la qualità offerta e la location, due antipasti, due primi, due dolci, una bottiglia di Falanghina € 76,50.

MERCOLEDÌ 19 SETTEMBRE

Che fortuna essere a Napoli il giorno della festa del suo patrono San Gennaro, “faccia ‘ngialluta”. Per oggi pomeriggio ho prenotato un tour, con la scrittrice e guida turistica Sara Atena Prossomariti – € 7 cd.(contattata tramite Facebook), dal cimitero delle Fontanelle passando da Rione Sanità e arrivo al Duomo, dove speriamo che il Santo abbia compiuto “o’ miracolo”. Un viaggio tra religione e superstizione, che solo in una città come Napoli può convivere senza sfociare in eresia! Solita colazione da Gambrinus e poi, tramite Via Toledo arriviamo nella Piazza del Gesù Nuovo, nominata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, attraversata dalla celebre Spaccanapoli. Sulla piazza si affaccia l’omonima chiesa di epoca rinascimentale, singolare esempio di palazzo privato, appartenuta ai Sanseverino, trasformato in edificio ecclesiastico. La facciata è caratterizzata da bugne di forma piramidale con la punta rivolta verso l’esterno. Le bugne hanno sui lati sono incise lettere dell’alfabeto aramaico, di circa dieci centimetri, corrispondenti a note musicali. In pratica il bugnato è un pentagramma sul quale è scritta una melodia musicale per strumenti a plettro, che si legge da destra a sinistra e dal basso verso l’alto, dura circa tre quarti d’ora. Gli studiosi hanno deciso di intitolarla “Enigma”. Poco distante si trova il Complesso monumentale Santa Chiara – Via Santa Chiara, 49/C (orari LUN-SAB 9.30 – 17.30) l’ingresso alla Chiesa è gratuito mentre al Chiostro è di 6 €. La Chiesa ospita le tombe dei principali membri della dinastia angioina. Dal porticato si accede ai viali dei giardini le cui colonne sono ricoperte di splendide maioliche settecentesche, un’oasi di silenzio nel cuore vociante di Napoli. Da visitare la biblioteca e il museo, bello e interessante, con reperti salvati dall’attigua chiesa distrutta dai bombardamenti, gli scavi archeologici.

Passeggiamo lungo Spaccanapoli, vicoli stretti e bui ma pieni di vita, ai Decumani di fianco alla pizzeria Sorbillo, assistiamo all’ormai famosa “posteggia” dal balcone di casa da Tonino Borrelli, detto ‘Topolino’. Topolino si affaccia alla finestra e, dopo l’esibizione canora, cala il paniere dal balcone per raccogliere poi le offerte dei napoletani e dei turisti. Dopo aver cantato a squarcia gola con “Topolino” ci avviamo per visitare la Basilica di Sansevero Via de Sanctis Francesco, 19/21 (orario 9 – 19 chiuso il martedì). Incredibilmente non c’è coda, il biglietto costa € 7, consiglio di prendere l’audio-guida. Qui bellezza e mistero s’intrecciano creando un’atmosfera unica, fuori dal tempo. La costruzione, destinata alla sepoltura dei membri della famiglia de’ Sangro principi di Sansevero, ospita capolavori sia pittorici che scultorei. Oltre al celebre Cristo velato “corpo di marmo che sembra di carne, un lenzuolo di marmo che la mano quasi vorrebbe togliere….” (Matilde Serao) affascinano la scultura de la Pudicizia velata, in onore della madre del principe di Raimondo di Sangro colui a cui dobbiamo tutta questa magnificenza, morta a soli 23 anni, e il Disinganno dedicata al padre Antonio de’ Sandro. Particolarmente scenografico il Sepolcro di Cecco de’ Sangro, dove dal sepolcro resuscita la sua figura con la spada sguainata. Nel piano sotterraneo si possono vedere gli studi anatomici del principe, un uomo ed una donna, vi era anche un feto che venne rubato. La Cappella Sansevero rappresenta uno dei più singolari monumenti che l’ingegno umano abbia mai concepito.

Dopo un breve spuntino ci avviamo, a piedi attraversando tutto Rione Sanità, al Cimitero delle Fontanelle, per incontrarci con la nostra guida. Il cimitero delle Fontanelle, è uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi di Napoli; qui si svolgeva il rito delle “anime pezzentelle”, ossia l’adozione e la cura da parte di un napoletano di un determinato cranio di un’anima abbandonata, la capuzzella, in cambio di protezione. Il cimitero è stato ricavato nella roccia tufacea della collina di Materdei e sono conservati i resti delle vittime della peste del ‘600 e del colera dell’800, inoltre ci sono i resti dei poveri che non avevano possibilità di degna sepoltura o che non trovavano spazio all’interno delle Terre Sante. Sono stimati circa 40.000 resti umani. Si dice che sotto l’attuale piano di calpestio vi siano compresse ossa per almeno quattro metri di profondità, ordinatamente disposte, all’epoca, da becchini specializzati. Sulla facciata della canonica e del campanile della chiesa Maria Santissima del Carmine, affianco all’ingresso del cimitero è stato realizzato un murale ad opera degli artisti Mono Gonzalez, Tono Cruz e Sebastian Gonzalez.

Torniamo alla luce del sole, camminiamo tra i vicoli di Rione Sanità facendo attenzione a non battere la testa in alcuni balconi decisamente troppo bassi per essere a norma. In Via Arena della Sanità 29, su suggerimento di Sara, ci concediamo una squisita merenda nella pasticceria “Popella”. La leggenda vuole che anche Totò, il principe De Curtis, abbia frequentato i locali della panetteria della nonna di Ciro, il proprietario dell’attuale pasticceria, che aprì il primo negozio nel quartiere Sanità a Napoli nel 1920. Visitiamo, anche se solo esternamente il Palazzo dello Spagnuolo, in via Vergini e Palazzo 19 e Palazzo San Felice in Via Sanità 6. Attraversiamo il mercato di Rione Sanità e arriviamo al Duomo, dove il Santo, nel frattempo, ha compiuto il miracolo. La coda fuori dal Duomo è lunghissima e ci stupiamo che ci siano moltissimi cingalesi: Sara ci spiega che a Napoli c’è una nutrita comunità di cingalesi che ha adottato il Santo Patrono; ci spiega inoltre che San Gennaro “Faccia gialluta!” ha un gruppo di donne anziane che lo accudiscono e lo pregano, rigorosamente in napoletano, se però il miracolo tarda a venire la preghiera si trasforma e le loro flebili voci diventano sempre più acute “Faccia gialluta! Ma che stai arrabbiato? Nun fa o’ fess’ San Genna’, ti vott’ a copp’ a bascie” (Roberto Saviano); più il miracolo ritarda, più la tensione cresce, più il coro di lamenti si fa disordinato, assordante, sboccato. Visitiamo, come possiamo, il Duomo, torneremo in una giornata meno caotica, salutiamo la nostra guida, simpatica, come solo i napoletani sanno essere, bravissima, preparata, mai noiosa che ha condiviso con noi il suo sapere.

Questa sera si cena al ristorante Umberto in via Alabardieri, 30, ristorante storico nel centro di Napoli. Sapori classici della tradizione napoletana rivisitati in chiave moderna, ottima qualità degli ingredienti e presentazione dei piatti. Buonissime le polpette di ceci e gamberi serviti con fonduta di bufala, per non parlare dei dolci la Percocata torta di ricotta con percocche napoletana è squisita. In alcune sale sono esposti quadri di artisti contemporanei. Assolutamente perfetto il connubio qualità/prezzo, due antipasti, due primi e due dolci, 1 bottiglia di Falanghina € 95,00.

GIOVEDÌ 20 SETTEMBRE

Oggi colazione dal Vero Bar del Professore e naturalmente il caffè alla nocciola con sfogliatella è d’obbligo. Quindi ci incamminiamo verso il molo Beverello e prendiamo il bus 151 verso la stazione di Porta Nolana, da li prendiamo la Circumvesuviana che ci porta ad Ercolano per visitare i famosi scavi, che distano 10 minuti a piedi dalla stazione, trenino in stile Far West, senza aria condizionata, comunque sia all’andata che al ritorno è in perfetto orario e non abbiamo incontrato borseggiatori. Gli scavi di Ercolano non hanno niente da invidiare a quelli di Pompei, anche se più piccoli, il 70% della città si trova sotto i nuovi edifici, dal punto di vista conservativo è di gran lunga superiore poiché sono ancora visibili molti piani superiori, i tetti e talvolta gli arredi. Costo del biglietto € 11 (orari 8,30 19,30) la visita dura circa 3/4 ore, noi ci siamo avvalsi dell’opuscolo che consegnano all’entrata e della guida in nostro possesso, volendo ci si può avvalere di aiudioguide o di guide accreditate.

Nel tardo pomeriggio facciamo una bella passeggiata nella zona della moda dove sono rappresentate tutte le grandi firme internazionale. Via Chiaia, Via Filangieri, Vico Belledonne, Piazza dei Martiri, una piazza magnifica, con una strana forma triangolare dove si affacciano due dei palazzi più belli della città, Palazzo Partanna e Palazzo Calabritto tanto bello da far ingelosire in passato lo stesso re di Napoli

Questa sera si torna al Ristorante Mattozzi perché abbiamo voglia di pizza e non restiamo delusi, sono ottime. Due pizze e tre birre a € 29,70.

VENERDÌ 21 SETTEMBRE

Questa mattina in programma c’è la visita alla GALLERIA BORBONICA Vico del Grottone, 4 (contatti: +39 366 248 4151 – mail@galleriaborbonica.com, orari: 10 – 12 / 15.30 – 17.30, VEN-SAB-DOM) 10 € cd. Prima facciamo una passeggiata sulla collina di Pizzofalcone, diventata famosa anche grazie ai romanzi gialli di di Maurizio de Giovanni, e comunemente chiamata Monte di Dio, dove nacque Parthenope, la città vecchia che si trova dietro a Piazza del Plebiscito, per salire prendiamo l’ascensore che si trova vicino al ponte di Via Chiaia. All’apice di Via Monte di Dio sorge il Gran Quartiere di Pizzofalcone attuale caserma Nino Bixio, la collina ospita uno dei più antichi istituti di formazione militare d’Italia e del mondo, la Scuola Militare Nunziatella di Napoli, fondata il 18 novembre 1787 come Reale Accademia Militare. Passeggiando tra i vicoli assistiamo a scene di pura napoletanità, la ragazza che si ostina a prendere in contromano un senso unico e facendo retromarcia per lasciar passare una macchina riga tutta una fiancata senza fare nemmeno una piega, al signore che rovista nell’immondizia e quando ripassiamo vediamo che sta aiutando un gruppo di ragazzi a scaricare un camioncino delle bibite, magari dietro un piccolo compenso. Torniamo sui nostri passi e ci rechiamo all’ingresso della Galleria Borbonica Scendere i gradini che portano nelle gallerie borboniche é come fare un salto con la macchina del tempo. Noi abbiamo fatto la visita con Assunta, una guida preparata che é riuscita ad emozionarci con i racconti di chi quelle gallerie le ha scavate e di chi, grazie a quelle gallerie, si é salvato.

Nel pomeriggio ci concediamo una bella passeggiata lungo lo Spaccanapoli, e poi in Via San Gregorio Armeno, nonostante non sia il periodo natalizio l’atmosfera è sempre suggestiva e magica ed anche meno caotica. Mi perdo nel negozio dei fratelli Ferrigno ed acquisto un’altra statuina per il mio presepe, gentilissimi mi regalano due cornetti “collaudati” i cornetti non vanno mai comprati per se stessi, vanno regalati.

In Via San Biagio dei Librai 3 entriamo nella Taralleria Napoletana, locale gestito da giovani ragazzi, che vanta radici e tradizioni storiche, che loro hanno rivisitato in chiave moderna Si trovano taralli particolari e anche gourmet, vengono impacchettati uno ad uno e riposti in una elegante confezione. Inoltre i prezzi , vista l’ottima qualità dei prodotti, sono più che giustificati, circa € 0,80 cent,. a tarallo, un bellissimo souvenir da regalare e da mangiare.

E’ l’ultima sera e ci coccoliamo tornando al ristorante Umberto, assaggiamo altre prelibatezze, ma ordiniamo nuovamente il fantastico dolce la Percocata.

SABATO 22 SETTEMBRE

Oggi visita ai Quartieri Spagnoli, lasciamo le valige nel B&B e alle 10.30 ci troviamo in Via Toledo per incontrarci con Achille e Rossella, le due guide di Vascitour, ce l’ha consigliato mia figlia che aveva già fatto lo stesso tour con loro, nel dicembre scorso, ed aveva ragione. Due guide fantastiche, sono riusciti in pochissimi minuti a creare un gruppo coeso e far vivere e comprendere il cuore di Napoli, come solo chi ama la propria città riesce a fare. Passeggiare con loro, conoscere le varie iniziative che stanno portando avanti con i commercianti di questo antico quartiere, per anni ghettizzato, é stata una bellissima esperienza di vita. Per chi va a Napoli ed anche per i napoletani stessi che forse non conoscono a fondo la loro città, come spesso capita per chi vi abita, é un’occasione da non farsi sfuggire. La visita ci rivelerà la città attraverso i fatti raccontati dagli abitanti locali abbiamo iniziato dal “Caffe Mastracchio” in vico Tofa 4, dove il gentilissimo proprietario ha offerto la sua specialità, il caffè caldo/freddo che consiste in un caffè caldo in tazza, ricoperto di crema al caffè freddo con schiuma di latte e decorazione di cioccolato, delizioso! Abbiamo passeggiato in Via Lungo Gelso, la strada della prostituzione, e nei vicoli dove fanno bella mostra gli altari votivi. Siamo entrati nella casa di Santa Maria Francesca Delle Cinque Piaghe – Vico Tre Re a Toledo, 1 – , dove le monache che la custodiscono fanno sedere le ragazze che non riescono a rimanere incinte sulla sedia della fertilità, viste le numerose coccarde rosa ed azzurre evidentemente la santa e la fede riesce ad esaudire moltissime preghiere. Abbiamo ascoltato il racconto di Tina & Angelo, fruttivendoli in – Vico Lungo del Gelso, 93 – che ogni martedì tengono corsi di cucina gratuiti a ragazzi ed adulti extra-comunitari provenienti da centri di accoglienza e associazioni culturali , insegnare a cucinare a chiunque abbia voglia di trascorrere del tempo insieme facilitando interculturalità e all’integrazione. nel quartiere o del parrucchiere Salvatore, titolare del – Hairstudio 76 Parrucchieri – in Vico Due Porte a Toledo 4 -, che offre la “piega sospesa” alle signore che hanno una pensione minima e non possono permettersi una messa in piega dal parrucchiere. Ci siamo divertiti a metterci in posa per fotografarci con i bellissimi ombrelli, fatti a mano, dalle Sorelle Talarico – Vico Due Porte a Toledo, 39/40 –, ed abbiamo acquistato alcuni regali di Natale. Abbiamo visto il murales di Maradona in via Emanuele De Deo, e quello della dea “Iside”, l’ultima opera che l’artista argentino Francisco Bosoletti, ispirato alla pudicitia del Corradini, la mirabile statua velata custodita nella Cappella Sansevero, e che se la si fotografa risulta tridimensionale. Davanti alla famosa pizzeria Nennella in Vico Maddalenella degli Spagnoli, 19, locale folkloristico, simpatico qui ti insultano, ma in maniera non pesante, c’è un numeroso gruppo di persone che nell’attesa canta canzoni napoletane. Passeggiando tra gli stretti vicoli passiamo davanti a palazzo Cammarota, – via nuova Santa Maria Ognibene, 52 – dove Giacomo Leopardi soggiorno dal 1833 al 1835. Il giro si conclude da Donna Fernanda in – Via Speranzella 140, che fa delle pizze fritte spettacolari, leggere come una nuvola, “Tutta la vera napoletanità in un boccone!”, signora simpatica che ci ha raccontato numerosi aneddoti sul lavoro che svolge da più di 40 anni. Durante questa lunga passeggiata Achille e Rossella ci hanno fornito gli strumenti adatti per capire meglio la vita degli abitanti dei Quartieri Spagnoli, tra credenze popolari e grande devozione, tra luoghi di culto e vicoli dove vivevano prostitute e femminielli; ci hanno illustrato le varie iniziative che stanno portando avanti con i commercianti di questo antico quartiere, per anni ghettizzato, è stata una bellissima esperienza di vita. Per chi va a Napoli ed anche per i napoletani stessi che forse non conoscono a fondo la loro città, come spesso capita per chi vi abita, è un’occasione da non farsi sfuggire. Non possiamo tornare a Torino senza le sfogliatelle, purtroppo Pintauro è chiuso per ferie e quindi andiamo da Mary in Galleria Umberto I e ci portiamo via un bel vassoio di queste prelibatezze. Sono state giornate intense ma stupende e ripartiamo portandoci Napoli nel cuore.



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