Namibia nel cuore

Viaggio fai da te in Namibia, alla scoperta dei suoi paesaggi aridi, i deserti infiniti e quel colore rosso che non ti abbandona.
Scritto da: sa_1306
namibia nel cuore
Partenza il: 19/08/2016
Ritorno il: 06/09/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Ci sono dei luoghi che ti rimangono nel cuore. E nella mente, per molto tempo. Uno di questi è senza dubbio la Namibia, con i suoi paesaggi aridi, i deserti infiniti e quel colore rosso che non ti abbandona.

Ecco alcuni consigli per organizzare al meglio una vacanza in questo magnifico paese:

– La nostra estate è il momento migliore; lì è inverno ma il clima è secco e le temperature gradevoli, intorno ai 20-24 gradi di giorno. Bisogna solo fare attenzione alla forte escursione termica e portarsi qualcosa di caldo per la sera

– Negli ultimi anni la Namibia sta diventando una destinazione abbastanza richiesta (anche per il cambio migliore rispetto ad alcuni anni fa) e le strutture ricettive sono decisamente poche – il che da una parte la rende super affascinante e selvaggia, ma dall’altra comporta che bisogna muoversi in tempo con le prenotazioni

– Noi abbiamo comprato il biglietto aereo (con Emirates, era la più economica, ma il viaggio è parecchio lungo) e poi ci siamo affidati ad un’agenzia locale per la prenotazione dei lodge/hotel e della macchina – esperienza assolutamente positiva e da consigliare

– È un paese super tranquillo – per il viaggio in macchina bisogna solo fare attenzione a calcolare bene gli spostamenti – le strade sono per la maggior parte sterrate e alle 17 viene buio (e lì viene buio per davvero!). Meglio partire presto la mattina e cercare di essere nei lodge/hotel prima del tramonto

– Considerati i costi e le strade, meglio noleggiare un 2X4 e poi fare un’escuirsione con guide locali alle dune del Namib

– Noi siamo stati 18 giorni ed è il minimo per vedere le cose principali senza correre troppo. Ci siamo concentrati sulla parte centrale e il nord (fino alle Epupa Falls al confine con l’Angola), tralasciando la parte sud. Il nord ci è piaciuto moltissimo – Opuwo e una visita alle popolazioni Himba sono imperdibili.

– Meglio lasciarsi la visita all’Etosha come ultima cosa, per il gran finale

19 agosto – MILANO

Finalmente ci siamo: il nostro viaggio verso l’Africa inizia nel pomeriggio di venerdì. Abbiamo optato per la compagnia Emirates, sia per l’ottimo prezzo che per gli orari convenienti. Dopo circa 20 ore arriviamo a Johannesburg dove il cambio di compagnia (dalla Emirates alla Air Namibia) prevede il passaggio al controllo documenti che prenderà quasi tutto il tempo a nostra disposizione prima dell’imbarco sull’ultimo volo. Dato che arriveremo a Windhoek in tarda serata decidiamo di cambiare gli euro in Rand sudafricani (che valgono anche in Namibia) qui. Scelta che si rivelerà purtroppo non azzeccata sia per la lunga attesa allo sportello che per il cambio leggermente sfavorevole.

A Windhoek l’aria è frizzantina e una volta recuperati i bagagli andiamo a ritirare la nostra macchina, un Fortuner 2X4. Decidiamo di seguire i consigli dei vari forum e non prendiamo nessun navigatore, affidandoci solo alle mappe cartacee in dotazione. La Namibia è un paese immenso ma con poche strade, quasi tutte sterrate, ed è quindi piuttosto facile da girare. Saliamo in macchina e percorriamo i 30 km di strada ben asfaltata e totalmente buia, che ci dividono dalla città dove allogeremo alla Vondelhof Guesthouse.

21 agosto – KALAHARI

Ci svegliamo di buon’ora, il cielo è terso e l’aria fresca. Partiamo in direzione sud sulla B1, percorrendo una delle rare strade asfaltate di tutto il paese, verso Mariental. Lasciando la città, i palazzi del centro fanno spazio a basse casette che diventano sempre più simili a baracche man mano che ci si allontana. Lasciata Windhoek alle nostre spalle, il paesaggio diventa estremamente arido: la strada si snoda tra la terra rossa bruciata dal sole e ricoperta da una vegetazione bassa. Qua e là spuntano alte ma isolate vette di colore rosso.

Il lodge, Kalahari Anib, ha al suo interno tre sentieri che si possono percorrere a piedi, dal momento che gli animali che ci vivono non sono predatori. Avvistare gli animali a piedi non è facile; spesso si intravedono a grande distanza (ed è allora necessario l’uso di un binocolo) e quando sono vicini tendono a scappare non appena sentono un rumore. Al tramonto partecipiamo alla gita in jeep organizzata all’interno della riserva. Muovendosi in macchina e con una guida del parco è molto più facile vedere gli animali; oltre alle antilopi vediamo infatti un gruppo di zebre e uno di gnu. Finiamo il nostro giro con un aperitivo su una duna di sabbia da cui godiamo il primo di una serie di stupendi tramonti, dove il sole diventa una palla infuocata che velocemente scende dietro l’orizzonte regalando tonalità di colore calde ed intense a tutto il paesaggio circostante.

22 agosto – SOSSUSVLEI

Il secondo giorno inizia con una ruota a terra. Fortunatamente siamo vicini a Mariental, dove troviamo un gommista che in mezz’oretta ci ripara il danno. Partiamo verso ovest e arriviamo allo Tzaris Pass intorno a mezzogiorno. Nonostante il vento forte e i 15 gradi lo spettacolo è incredibile: la strada si snoda attraverso altopiani rocciosi simili a canyon, con panorami a tratti mozzafiato. In lontananza si iniziano a intravedere le rosse dune del deserto del Namib e ai bordi della strada camminano pacificamente alcuni gembok. Proseguiamo il nostro viaggio e dopo diversi km lasciamo la strada principale e ci inoltriamo nel mezzo del deserto; il nostro lodge è dietro una formazione rocciosa e da qui la vista spazia sull’arido deserto antistante e le montagne all’orizzonte. Dopo cena approfittiamo del tetto del bungalow, dove sono sistemati alcuni cuscini, per contemplare il cielo puntellato da milioni di stelle e dalla ben visibile via lattea. Nell’emisfero australe, la costellazione principale si chiama “croce del sud” e, cosi come la stella polare indica il nord nell’emisfero boreale, qui indica il polo sud.

23 agosto – SOSSUSVLEI

Ci svegliamo di buon’ora e prendiamo la strada sterrata in direzione Sesriem. Il prossimo lodge dista una cinquantina di km, ma impieghiamo più di due ore a causa del fondo spesso irregolare della strada. Avevamo letto tante volte di calcolare bene i tempi degli spostamenti e di partire sempre molto presto: mai consiglio fu più azzeccato! Guidare per centinaia di chilometri su strade sterrate è qualcosa a cui non siamo abituati e il livello di attenzione deve sempre rimanere altissimo, sia per i (onestamente pochi) animali che posso attraversare davanti che per i (molto più frequenti) sassi appuntiti che rischiano di tagliare le gomme. Il nostro lodge rimane al confine dell’area del parco e ha un accesso riservato alle dune e al Namib-Naukluft National Park. Dopo pranzo partiamo per una gita al Sesriem Canyon. La nostra guida, Michael, è molto preparata. E`un ragazzo ovambo simpatico e molto competente, che ci racconta con entusiasmo della geologia e delle curiosità del luogo. Il canyon è piccolo e profondo circa 30 metri, creato dapprima dall’acqua e poi eroso dal vento. Come sempre, attendiamo il tramonto con gli occhi pieni di stupore.

24 agosto – SOSSUSVLEI-SWAKO

Oggi è il giorno della gita alle dune di Sossusvlei, la destinazione più visitata all’interno dell’area del parco, e anche se questo comporta una sveglia prima dell’alba siamo carichi e pronti per partire. Nonostante si possa entrare solo dopo l’alba (l’unica possibilità per essere sulle dune prima è soggiornare al Sossus Lodge, di proprietà statale, che si trova all’interno del parco), l’ingresso riservato del nostro lodge si trova molto più vicino alle dune rispetto all’ingresso principale e questo ci da un pó di vantaggio sui numerosi gruppi di turisti che visitano il parco. Le dune sono impressionanti, alte più di 200 metri e con le silhouette scolpite dal vento. Superiamo la duna 45, spesso definita “la più fotografata del mondo” per la sua silhouette sinuosa, ai cui piedi ci sono già diverse macchine parcheggiate. La strada asfaltata finisce a e da qui ingraniamo il 4X4 per procedere sulla sabbia fino all’ultimo punto raggiungibile, dopo il quale inizia una distesa infinita di sabbia e dune che si spingono per 50 km prima di tuffarsi nelle fredde acque dell’oceano atlantico. Scendiamo dalla jeep e iniziamo la scalata a Big Daddy, la duna più alta del mondo con i suoi 305 metri. Da lontano sembra semplice, ma il vento forte e i piedi che affondano nella soffice sabbia rendono la salita decisamente affannosa. Nonostante la fatica, il paesaggio di fronte a noi è da togliere il fiato: dune di sabbia dorata che si susseguono all’infinito e sotto di noi, tra le dune, Dead Vlei, una depressione di sabbia bianca da cui spuntano alberi morti di acacia che con il loro colore scuro creano un contrasto molto scenografico. Scendiamo la parte più ripida delle dune correndo e affondando nella sabbia e approfittiamo del basso numero di turisti (ancora per poco) per scattare spettacolari fotografie. Il vento, il caldo e l’aridità si fanno sentire, ma è anche questo che contribuisce a rendere magico questo posto.

Verso le 11 partiamo in direzione Swako con un po’ di nostalgia; l’incredibile deserto del Namib, con le sue dune dorate e i suoi cieli stellati ci mancherà. La strada verso nord è tutta sterrata, in parte in buone condizioni e in parte meno. Facciamo una sosta a Solitaire, per la famigerata apple pie di Moose. Dopo oltre 5 ore e ormai vicini al tramonto intravediamo le luci di Walvis Bay. Finalmente l’asfalto! I 30 km di strada che separano le cittadine di Walvis Bay e Swakopmund costeggiano a sinistra l’agitato e freddo oceano, su cui si inizia formare una leggera nebbiolina e a destra le dune desertiche. Il sole scende velocemente e dopo tanto deserto non vogliamo perderci lo spettacolo del sole che si tuffa nell’oceano.

25 agosto – SWAKO

Oggi escursione di tutto il giorno tra la laguna di Walvis Bay in catamarano e il giro in 4X4 sulle dune di Sandwich Harbour, prenotata con molto anticipo sul sito di Mola Mola.

L’aria questa mattina è decisamente diversa dai giorni precedenti, molto più frizzantina e umida. Ci imbarchiamo puntuali alle 9 e neanche il tempo di uscire dal porto che diversi animali piombano sulla barca: prima un paio di pellicani richiamati dai pesci offerti dall’equipaggio e a seguire gabbiani e una foca che sale a prua e fa bella mostra di se davanti a tutti. Un’aria fredda arriva dalla corrente del Benguela; purtroppo la scelta di un abbigliamento estivo non è stata tra le più felici. La navigazione prosegue al largo della laguna, tra allevamenti di ostriche e colonie di cormorani; l’orizzonte è punteggiato da navi mercantili e piattaforme petrolifere attualmente in disuso. L’attenzione di tutti viene improvvisamente attirata da due balene che nuotano e sbuffano davanti a noi; apparentemente l’avvistamento è piuttosto raro, tanto che anche l’equipaggio ne approfitta per scattare alcune foto. Passiamo poi vicino ad una spiaggia piena di foche, prima di avvistare due delfini che nuotano insieme. La gita si conclude con un leggero pranzo a bordo prima di tornare al porto. Qui ci aspettano per la seconda parte dell’escursione. Saliamo sul 4X4 e dopo aver scattato qualche foto ad una bellissima e numerosa colonia di fenicotteri rosa nella laguna, ci dirigiamo verso il Namib Desert Park. La jeep sfreccia letteralmente in riva al mare, a tratti molto mosso, fino ad incontrare le alte dune del deserto del Namib. Il contrasto tra la rossa sabbia desertica e il freddo e inquieto oceano è spettacolare. Risaliamo a piedi una delle dune e lo spettacolo sulla laguna di Sandwich Harbour, con il deserto che scende verticosamente fino a tuffarsi nell’oceano, è davvero unico. Dopo un piccolo rinfresco ci rimettiamo in macchina, salendo e scendendo dalle dune; un’esperienza unica e divertente! Rientriamo al porto in tempo per goderci lo spettacolo del sole che scende sul mare. Tornando verso Swako il buio è accompagnato da una fitta nebbia e da temperature sempre più basse.

26 agosto – SWAKO

Ci alziamo nel mezzo di una fitta nebbia e 15 gradi, sembra quasi di non essere in Namibia. Poco prima delle 9 arriva Sammy, la ragazza che ci accompagnerà alla scoperta di Mondesa, principale township di Swako. È una giovane e sorridente ragazza di 29 anni; sale in macchina con noi e, con un pó di comprensibile difficoltà (non guida ne tanto meno ha la macchina), ci indica la strada che porta al suo quartiere. Nonostante la breve distanza, l’ambiente attorno a noi cambia drasticamente: dalle belle casette con giardino attraversate da strade asfaltate, a baracche di lamiera in mezzo a strade sterrate e polverose. Mondesa era stata costruita ai tempi del colonialismo per “ospitare”, o meglio ghettizzare, le perone di colore che venivano a cercare lavoro e fortuna in città. Al suo interno c’erano, e tuttora in parte restano, aree riservate alle diverse etnie (damaro, ovambo, nama, ecc). La visita inizia a casa della mamma di Sammy, che ci racconta della sua vita negli anni 50, quando si spostó con il marito a Swako per lavorare come donna delle pulizie presso una famiglia di bianchi. Nella township le strade pullulano di gente, persone che passeggiano, mangiano, molti seduti agli angoli delle strade e tanti, tantissimi bambini che giocano con parti di macchine e biciclette o con qualsiasi cosa gli capiti tra le mani. Ci fermiamo a visitare un asilo, anche se purtroppo oggi è festa e non ci sono bambini. Ultima sosta al mercato locale, con donne che vendono frutta, verdura e vermi al ciglio della strada e sotto una tettoia altri grigliano la carne e friggono panini dolci. Condividiamo un piccolo spuntino con Sammy e il suo ragazzo prima di salutarli. Dopo pranzo facciamo una passeggiata verso il mare, in mezzo ad una leggera ma suggestiva nebbia. In spiaggia c’è tanta gente, così come sul molo; oggi è l’Heroes Day e qui è festa. Nel pomeriggio optiamo per una gita in quad sulle dune.

27 agosto – TWYFELFONTEIN

Partiamo diretti verso nord: la strada di sale, dritta e liscia, costeggia l’oceano fino a Henties Bay. Da qui inizia una buona strada sterrata. La temperatura esterna sale rapidamente e l’orizzonte si perde nel nulla dell’arido deserto. Dopo diversi km intravediamo in lontananza il massiccio di Brandberg, la montagna più alta della Namibia la cui vetta tocca i 2500 mt. La cosa particolare è che il massiccio spicca nel mezzo di un’arida e monotona pianura. Sulla strada ci fermiamo a visitare la White Lady, un dipinto rupestre che si trova all’interno del massiccio del Brandberg. Sono le 12 e fa molto caldo ma decidiamo comunque di andare. In circa 50 minuti di cammino, accompagnati da una giovane guida Ovambo, arriviamo alla White Lady. Il dipinto è su una roccia e raffigura un rituale di guarigione da parte di una tribu boscimana. Pur non essendo spettacolare, è comunque interessante. Ma la parte migliore della visita viene dopo. All’interno del parco ci sono tre elefanti del deserto e la guida si offre di accompagnarci a vederli. Proseguiamo verso l’interno del massiccio e dopo poco, sul letto del fiume (ora in secca) avvistiamo i tre animali. Sono più piccoli del normale proprio per le condizioni estreme in cui vivono e cercano riparo all’ombra dei massi. Poterli avvistare nel loro ambiente naturale, così arido e inospitale, non ha prezzo. Torniamo indietro e ci rimettiamo in strada. La strada è lunga e non in ottime condizioni e arriviamo a Twyfelfontein alle 7 passate. Guidare con il buio non è tra le migliori esperienze da fare.

28 agosto – OPUWO

Oggi partenza presto per scongiurare il buio lungo la strada; ci aspettano altri 350 km. Di sterrato. Visitiamo le rock engravings di Twyfelfontein che si trovano a poca distanza dal nostro lodge. Ci fermiamo poi per una visita di 45 minuti al Damara Living Museum, dove, in modo un pó fittizio ma pur sempre interessante, raccontano la vita delle tribu Damara tradizionali. La visita include una descrizione di come trascorre la vita nel villaggio ed un’interessante dimostrazione di come accendono il fuoco (usando sterco di asino!). Partiamo in direzione nord e la strada, dapprima molto tortuosa, si fa sempre più piacevole. Il paesaggio intorno a noi è principalmente arido e desertico e solo avvicinandoci ad Opuwo si scorgono montagne e piane ricche di alberi di Mopane. Sulla strada si fanno sempre più numerosi i gruppi di Himba che ci chiedono di fermarci per un po’ di acqua o cibo. Opuwo è una cittadina piuttosto estesa in cui vivono e convivono persone di diverse tribu, Himba nei loro vestiti tradizionali, Herero con i loro abiti e grandi cappelli colorati e ragazzi vestiti all'”occidentale”, oltre a capre, cani, mucche e maiali. Tanti ci fermano per chiederci qualche dollaro o del cibo, ma tutti in modo piuttosto educato e non troppo invadente. Anche la sera la città sembra piuttosto viva, con garage e bar aperti (edifici in lamiera che normalmente vendono alcoolici o bevande in bottiglia e hanno la tv e qualche biliardino) con musica e tante persone in giro.

29 agosto – HIMBA/EPUPA

Sveglia all’alba. Alle 6 abbiamo appuntamento con John, la nostra guida, per visitare il villaggio Himba di alcuni suoi parenti che si trova a circa un’ora di strada a nord di Opuwo. Fin da subito siamo stregati dall’accoglienza e dai sorrisi dei bambini, praticamente nudi, vestiti solo con un pezzo di stoffa a coprire il pube. Il villaggio Himba gira intorno alla famiglia del chief (capo villaggio), il quale ha 2 mogli e 20 figli! All’interno del recinto del villaggio si ergono, disposte in cerchio, le casette tipiche Himba che sono costruite con tronchi di mopane, il tetto fatto di paglia e i muri ricoperti di un composto fatto da un misto di sabbia, sterco di bovino e acqua. Le donne Himba si cospargono il corpo e i capelli di ocra, che gli donano il loro particolare colore rosso. Cerchiamo di fare più foto possibili passeggiando liberamente nella polvere fra le capanne e osservando rispettosamente la vita quotidiana di questa gente. Nel frattempo il chief fissa pigramente una pentola sul fuoco dove stufa una mezza capra, tagliata a pezzi con un coltellaccio facendosi largo fra le mosche. Dopo pranzo ci rimettiamo in cammino verso nord. La strada, che dai vari racconti temevamo essere pessima, è invece piuttosto buona; gli unici punti critici sono i sali scendi nei letti dei rivoli d’acqua al momento in secca. Probabilmente durante la stagione delle piogge le condizioni facilmente peggiorano. Il paesaggio, da arido e secco diventa piano piano sempre più verde e qua e la si intravedono addirittura delle palme. L’arrivo ad Epupa è scenografico: una lingua verde attraversa le colline bruciate dal sole e tra le palme risuona il rombo dell’acqua che si getta per più di 30 metri nelle cascate. Il nostro lodge si affaccia proprio sulle cascate, bellissimo.

30 agosto – EPUPA

Ci svegliamo ben riposati e con il rumore, intenso ma piacevole, delle cascate di fronte a noi. Dopo un’ottima colazione in terrazza andiamo a fare una passeggiata sulle colline che si affacciano sul fiume Kunene a valle delle cascate. Dal sentiero si aprono scorci molto suggestivi sulle cascate, di cui se ne puó apprezzare l’ampiezza; oltre alla cascata principale ce ne sono molte altre più piccole intorno. Per strada incrociamo bambini che giocano e altri che pascolano il gregge, donne che lavano i panni nel fiume, uomini che si fanno la barba seduti per strada usando un coltello, capre, mucche, maiali e cani. Il tutto in un ambiente polveroso e piuttosto sporco, con rifiuti sparsi qua e la. Pranziamo all’ombra sulle sponde del fiume e alle 2 partiamo insieme ad una coppia di sudafricani, alla guida dello Zimbabwe e ad una seconda guida locale per la gita in rafting con avvistamento coccodrilli. Il fiume è molto largo e prevalentemente calmo e ai lati si scorgono coccodrilli di varie dimensioni. Verso la fine una rapida piuttosto forte ci gioca un brutto scherzo e in men che non si dica ci ritroviamo in acqua. L’esperienza non è delle migliori (anche considerando la presenza di coccodrilli intorno a noi) ma fortunatamente le due guide ci vengono a soccorrere piuttosto rapidamente.

31 agosto – UUKWALHUDI

Dopo la colazione con vista cascate è arrivato il momento di lasciare l’oasi verde e rigogliosa di Epupa per tornare all’aridità di Opuwo. Sulla strada incrociamo come sempre tanti Himba e tanti bambini che ci salutano sorridenti. Ci fermiamo un paio di volte a lasciare acqua e cibo ad alcuni di loro. Passato Opuwo finalmente troviamo l’asfalto. Dopo giorni di trasferimenti “ballerini” su strade sterrate non ci sembra vero di ingranare la quinta e viaggiare comodi a 120 km/h! Dopo circa un’ora deviamo su una strada sabbiosa che in circa 20 minuti ci porta al lodge. La struttura è molto bella, sulla sommità di una piccola collina che domina la valle sottostante, con il bush prima e la savana all’orizzonte. Decidiamo di fare una passeggiata, rassicurati sul fatto che non ci sono predatori in giro e su consiglio della proprietaria ci addentriamo nel bush; intravediamo gruppi di gembok e springbok, ma già da lontano si accorgono della nostra presenza e non riusciamo quindi ad avvicinarli. Poter camminare liberamente insieme agli animali è però un’esperienza davvero emozionante. Continuiamo la passeggiata e da lontano vediamo un gruppo di facoceri, molto caratteristici e particolari con la loro coda all’insù! Torniamo al lodge in tempo per goderci il sole che infuocato sparisce all’orizzonte. La cena ci viene servita sulla terrazza, davanti ad una piccola pozza d’acqua dove poco dopo arrivano alcuni gembok e facoceri ad abbeverarsi.

1 settembre – ETOSHA

Partiamo all’alba e imbocchiamo la strada asfaltata in direzione sud fino ad arrivare a Galton Gate, ingresso ovest del parco Etosha reso accessibile al pubblico solo nel 2011 (prima era un accesso privato). Al cancello d’ingresso facciamo un vero e proprio check-in con tanto di presentazione passaporti e controllo dei bagagli piuttosto approssimativo. Paghiamo gli ingressi per i tre giorni in cui pernotteremo all’interno dell’Etosha e finalmente siamo pronti ad esplorare il parco! Aguzziamo la vista mentre lentamente percorriamo la tortuosa strada sterrata che attraversa la savana. La vegetazione è bassa e avvistiamo i primi springbok e gembok, animali tipici del paese che ci hanno “accompagnato” durante tutto il viaggio. La pozza del Dolomite Camp, prima sosta, è gremita di animali: zebre, springbok, kudu, uno gnu e tre giraffe. È davvero uno spettacolo vedere così tanti animali diversi condividere pacificamente gli stessi spazi. Più avanti scorgiamo due elefanti intenti a mangiare dagli alberi. Sono davvero alti, soprattutto se confrontati con i piccoli elefanti del deserto avvistati a Twyfelfontein. Alle 5, non troppo in anticipo rispetto al tramonto e all’orario di chiusura dei cancelli, arriviamo all’Okaukuejo camp , dove facciamo check-in e ci sistemiamo nel nostro bungalow. Proprio vicino a noi c’é una pozza piuttosto famosa, dove diversi animali vengono a bere. Purtroppo gli spalti e i riflettori la rendono un po’ una sorta di attrazione turistica, ma è comunque uno spettacolo emozionante vedere gli animali muoversi e abbeverarsi nel buio della savana.

2 settembre – ETOSHA

La mattina comincia presto, sveglia alle 6 per poter cominciare il safari alle prime luci del mattino, quando gli animali sono più attivi. O almeno dovrebbero. Giriamo tutta la mattina con i riflessi pronti a scorgere ogni minimo movimento, ma alcune pozze sono totalmente deserte. Gli unici animali che incrociamo sono gruppi di gnu, zebre, impala, springbok ed elefanti. La stanchezza si inizia a far sentire, ma ecco che dopo pranzo, percorrendo una delle strade che collegano tra loro le pozze, notiamo una iena al ciglio della strada. Fantastico, non si può certo dire che sia un animale bello, ma è davvero emozionante vederlo! Rincuorati procediamo e poco più avanti ecco che un leopardo ci appare davanti; è vicinissimo e attraversa la strada proprio di fronte a noi! Siamo davvero fortunati, anche perché dopo poco entra nella vegetazione e si sdraia tra gli arbusti, rendendosi praticamente invisibile ai passanti. Visitiamo un’ultima pozza e, ciliegina sulla torta, troviamo un leone e una leonessa sdraiati a circa 20 metri da noi. Ma non é finita qui: dopo poco, incuranti degli spettatori, iniziano ad accoppiarsi. Dulcis in fundo nel tragitto di rientro incrociamo 4 esemplari di ghepardo. Ci affrettiamo a tornare, superando i limiti consentiti e con un certo affanno riusciamo a rientrare appena prima del tramonto. Due minuti dopo essere entrati chiudono le porte, ma valeva la pena rischiare!

3 settembre – ETOSHA

Rincuorati dagli incredibili avvistamenti del giorno precedente, mettiamo la sveglia all’alba e alle 7 in punto siamo fuori, ma anche oggi la mattinata risulta piuttosto soporifera e con pochissimi avvistamenti. In questi due giorni stiamo imparando che il safari richiede pazienza e fiducia; si possono passare ore ed ore in macchina senza vedere assolutamente niente (a parte zebre presenti in quantità esagerata!) e poi ad un tratto ti appare davanti un leone ed ecco che lo sconforto lascia subito il posto alla gioia della sorpresa! Nel pomeriggio avvistiamo un bel gruppo di elefanti intenti a lavarsi e un rinoceronte nero, oltre alle tante giraffe, antilopi e zebre.

4 settembre – WATERBERG

Lasciano il meraviglioso parco Etosha con i suoi sfuggevoli ed emozionanti animali, per la nostra prossima meta, lontana 400km: Waterberg. L’imponente sagoma del rosso altopiano si staglia nitida all’orizzonte ed è visibile da decine di chilometri di distanza. All’interno del parco si snodano molti sentieri immersi nella folta vegetazione, tra famiglie di babbuini, dik dik e marmotte. Ci incamminiamo verso la vetta del Waterberg plateau e la vista dall’alto ripaga la fatica della salita. Lo sguardo spazia sulla savana all’orizzonte, una distesa di alberi di mopane intorno all’altopiano e le rosse e appuntite rocce del Waterberg di fianco a noi. Si scorgono chiaramente le linee dritte delle staccionate che delimitano le proprietà private e le strade lunghe che tagliano la savana a perdita d’occhio. Scendiamo costeggiando il lato opposto del massiccio attraverso il sentiero Fig Tree. E` una camminata piacevole che ci permette di incrociare le marmotte (rock dassie), i facoceri e i sempre presenti Francolini rossi.

5 settembre – WINDHOEK

Lasciamo il rosso altopiano di Waterberg e le famiglie di babbuini che ci salutano sulla strada e ci dirigiamo verso l’ultima meta di questo incredibile viaggio: Windhoek. La strada è tutta asfaltata e su suggerimento della guida facciamo una sosta a Okahandja, una città a nord della capitale dove ci sono due famosi mercati di arte e artigianato locale chiamati open-market: in pratica si tratta di una serie di baracche in lamiera lungo la strada di accesso alla città dove vige la contrattazione e tra porta-ocra, gonnelline in pelle di capra delle tribù Himba e collanine prodotte con uova di struzzo, a farla da padroni sono senza dubbio gli oggetti in legno, piatti di varie forme e colori, posatone per insalatiera, ma soprattutto giraffe ed altri animali creati da un unico pezzo di legno, alcuni alti fino a 2 metri. In circa un’oretta arriviamo a Windhoek. Passiamo dalla guesthouse a lasciare in bagagli e andiamo verso il centro di Mammadu, una Onlus creata da Agnes, signora veneta, per aiutare i bambini disagiati delle township. Windhoek è una città senza un particolare fascino, in stile tedesco, dove però si può camminare e girare con tranquillità.

06 settembre – WINDHOEK

Oggi è l’ultimo giorno di vacanza e ci concediamo un tour di un paio d’ore a piedi per la città. Visitiamo la piazza principale che ospita i meteoriti ritrovati in pieno deserto, lo zoo park, alcuni edifici del primo novecento che si mischiano con i nuovi grattacieli appena costruiti e i cantieri aperti. E’ una città in piena espansione. Continuiamo il giro visitando la “Kirche” la chiesa evangelica luterana costruita dai tedeschi e dando un’occhiata alla facciata del museo della liberazione fatto costruire nel 2014. Tutto visitabile assolutamente a piedi. A pranzo ci fermiamo allo zoo cafè che si affaccia sul parco all’ombra di uno splendido ficus. Purtroppo la vacanza volge al termine, ma le emozioni che la Namibia ci ha regalato rimarranno per sempre con noi.

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