Ritorno in Namibia + Botswana + Zimbabwe

Viaggio on the road tra i parchi con ragazzini al seguito
Scritto da: honey-sunny
ritorno in namibia + botswana + zimbabwe
Partenza il: 06/06/2013
Ritorno il: 20/07/2013
Viaggiatori: 4
Spesa: 3000 €
Ritorno in Namibia + Botswana + Zimbabwe

giugno 2013 … viaggio con ragazzini al seguito

“Auguro ai tuoi occhi, amico, di vedere altipiani inondati di stelle e i lumi delle capanne che, come lucciole, tremano sull’Africa… “

In breve:

Perché questo viaggio: siamo rientrati il 20 giugno 2012 dal nostro precedente viaggio in Namibia e da quel momento il nostro unico pensiero è stato quello di fare di tutto per tornarci quindi a settembre abbiamo iniziato la trafila per prenotare voli, lodge ed auto.

Alcuni punti di questa prefazione li ricopio pari pari dal mio precedente itinerario (Vedi “in Namibia con bimbi al seguito”, 15 itinerari pubblicati prima di questo), altre le ho modificate visto che il giro di quest’anno è completamente diverso. Rispetto all’anno scorso siamo ritornati solo all’Etosha.

Organizzazione generale

Abbiamo letto che tanti Turisti per caso hanno prenotato tutto on line per conto proprio. Noi ci siamo rivolti all’agenzia del nostro paese per amicizia e ottimo servizio offerto. Con loro abbiamo prenotato i voli e poi loro si sono appoggiate ad un’agenzia namibiana con sede a Windhoek per bloccare lodge e macchina, la stessa che l’anno scorso ci aveva organizzato il viaggio. Abbiamo ricontattato loro perché avevano curato tutto nel minimo dettaglio. La referente era Martina. L’agenzia era la Leading Travel of Africa (http://leadinglodges.com/ – mail: info@leadinglodges.com). Anche quest’anno questa ragazza è stata più che mai efficiente però un mese prima della nostra partenza il tour operato ha chiuso e ha riaperto con un altro nome: Atelier Africa Safari (www.atelier-africa.com), referente Sig. Timo (timo@atelier-africa.com). Martina ha quindi cambiato lavoro e il nostro nuovo collegamento, il Sig.Timo, non è stato all’altezza. Ci ha inviato documenti imprecisi quindi abbiamo dovuto controllare tutto e farceli mandare nuovamente. Nulla di irreparabile ma la cosa non ci è piaciuta. Durante il viaggio però tutto era prenotato correttamente, anche i trasferimenti. Sicuramente Timo ha fatto vari errori perché la pratica non l’aveva seguita dall’inizio però, visto che in Namibia torneremo ancora …, ricontatteremo Martina nella sua nuova agenzia. Al momento non conosco il nome. Tornando a noi e al fatto di aver contattato un’agenzia locale e non prenotando con i tour operator classici, il succo del discorso è che abbiamo risparmiato tantissimo. I costi logicamente sarebbero ulteriormente abbattuti facendo tutto da soli anche se alcuni lodge non li si può prenotare senza passare da un’agenzia. Il nostro è stato un giusto compromesso. Considerate che ci siamo fatti fare un preventivo da un tour operator famoso e ci ha chiesto 3.000 € in più in solo B & B.

Itinerario: Windhoek – Africat Fondation – Cheetah Conservation Fund – Etosha National Park – Popa Falls (non le abbiamo viste perché il sito è in “restrutturazione“ …) – Mahango Nat.Park – Bwabwata Nat.Park – Kongola – Nkasa Lupala Nat.Park (ex Mamili) – Katima Mulilo – Chobe Nat.Park (in Botswana) – Victoria Falls (in Zimbabwe).

Cambio: Considerando che abbiamo attraversato 3 stati con monete differenti, non sapevamo bene che soldi usare. Bisogna tenere presente che in Namibia usano Nad (valuta locale) e Rand (moneta del Sud Africa alla quale il Nad è legato). Accettano entrambe senza problemi avendo lo stesso valore. In Botswana accettano la loro moneta (BWP: Pule) e i Rand. In Zimbabwe, visto che la loro moneta è stata congelata nel 2007 usano il $ Usa ma accettano anche Rand ed €. Quest’anno è stata un’ottima annata per il cambio in Namibia. L’anno scorso era € 1 = Nad 10. Quest’anno il Rand si è svalutato quindi è stato per noi decisamente conveniente. Tutto quello che abbiamo pagato in Italia diversi mesi prima della partenza è da considerarsi con il cambio € 1 = Nad 11,40 mentre per tutti i costi sostenuti in loco è di € 1 = Nad 13,41. Anche il Rand quindi è cambiato € 1 = Rand 13,41. In Botswana € 1 = Pule 11,46. Il $ Usa invece cambiato € 1 = $ 1,31.I costi riportati di seguito servono per dare un’idea di massima di quanto potrebbe venirvi a costare il viaggio.

Voli: li abbiamo prenotati tramite agenzia ad ottobre dell’anno prima per un totale di € 3.990,00 (prezzo per 3 adulti ed un bambino) . Logicamente prima si prenota più i prezzi sono convenienti. Abbiamo volato con Lufthansa (Malpensa – Francoforte – Johannesburg) e poi con South African Airways (Johannesburg – Windhoek), il rientro invece con British Airways (Victoria Falls – Johannesburg) e poi Lufthansa (Johannesburg – Francoforte – Malpensa). Non ci sono voli diretti dall’Italia. Si deve fare minimo uno scalo o in Europa o in Africa. Facendone due come abbiamo fatto noi, si risparmia qualcosina ma si rimane in ballo per più tempo. L’anno scorso avevamo trovato una tremenda offerta con Ethiopian Airlines via Addis Abeba (€ 3.000) ma quest’anno purtroppo non l’hanno più fatta.

Hotel: non conviene rischiare di non prenotarli, neppure in bassa stagione. Si rischia di arrivare e non trovare posto oppure di trovarli chiusi. Bisogna considerare che le distanze sono notevoli quindi magari si dovrebbero percorrere anche 100 km. prima di raggiungere un altro lodge. Per luglio e agosto bisogna prenotarli con larghissimo anticipo come pure a dicembre/gennaio quando ci sono le loro vacanze estive. I costi riportati sono riferiti a due adulti e due bambini di 10 e 12 anni. Mi sono stupita perché solitamente con 12 anni compiuti i bimbi pagano adulto ma i prezzi ci sono stati fatti uguali per entrambe, probabilmente in Namibia considerano anche tutto l’anno dei 12 come ridotto. Nella descrizione delle camere per quadrupla si intende una camera con 4 letti ed un bagno, per 2 doppie due camere indipendenti con il proprio bagno, per famili unit due camere doppie con i rispettivi bagni che all’occorrenza vengono rese comunicanti da una porta, per family chalet due camere con un bagno solo:

07.06.13 Villa Verdi (Windhoek) (2 doppie) NAD 2.245 € 197 (colazione)

08.06.13 Okonjima (Africat Fond.) (quadrupla view room) NAD 5980 € 525 (cena e colazione)

09.06.13 Frans indongo Lodge (family unit)) NAD 3.500 € 307 (cena e colazione)

10.06.13 Okaukuejo – (Etosha) (family chalet) NAD 3.080 € 270 (colazione)

11.06.13 Namutoni – (Etosha) (quadrupla) NAD 2.464 € 216 (colazione)

12.06.13 Ndhovu Safari Lodge-Popa Falls (quadrupla) NAD 3.560 € 312 (cena e colazione)

13.06.13 Mazambala Island-Kongola (quadrupla) NAD 3.080 € 270 (cena e colazione)

14.06.13 Nkasa Lpala – Mamili (2 doppie) NAD 5090 € 447 (cena e colazione)

15.06.13 Water Lily Lodge (Chobe) (2 doppie) NAD 1.860 € 163 (solo pernottamento)

16.06.13 Water Lily Lodge (Chobe) (2 doppie) NAD 1.860 € 163 (solo pernottamento)

17.06.13 Water Lily Lodge (Chobe) (2 doppie) NAD 1.860 € 163 (solo pernottamento)

18.06.13 Rainbow Hotel – Victoria Falls (2 doppie) NAD 2.220 € 195 (colazione)

————————–

TOTALE NAD 36.799 € 3228 (cambio € 1 = Nad 11,40)

Siti internet dei lodge:

Villa Verdi Guesthouse: http://www.leadinglodges.com/lodges/lodges-in-namibia/villa-verdi-guesthouse

Okonjima lodge( Africat Foundation): http://www.okonjima.com/ http://www.africat.org/

Frans Indongo Lodge: http://www.indongolodge.com/

Okaukuejo Resort: http://www.etoshanationalpark.co.za/accommodation/inside-the-park/okaukeujo

Namutoni Resort: http://www.etoshanationalpark.co.za/accommodation/inside-the-park/namutoni

Ndhhovu Safari Lodge: http://www.ndhovu.com/

Mazambala Island Lodge: http://www.mazambala.com/

Nkasa Lupala Lodge: http://www.nkasalupalalodge.com/

Water Lily (Chobe Nat.Park): http://www.madbookings.com/botswana/kasane/water-lily-lodge-botswana.html

Rainbow Victoria Falls: http://www.victoriafalls-guide.net/rainbow-hotel.html

http://www.victoria-falls-rainbow-hotel.com/index.php

Macchina: Toyota Hillux double cab con hard top (fondamentale altrimenti si trovano le valigie piene di polvere appena si arriva sullo sterrato) con doppia ruota di scorta (non abbiamo mai forato). Prenotata dall’Italia all’Asco Care Hire (http://www.ascocarhire.com/ orari 7.30 – 16.30 non sono flessibili). Anche qui il cambio è stato di € 1 = Nad 11,40. Costi: Nad 830 al giorno x 10 giorni = Nad 8.300 (€ 728). Aggiungere il drop-off di Nad 6.160 (€ 540) (costo per il rilascio in uno stato diverso da quello in cui si è presa l’auto) e Nad 500 (€ 44) per il permesso per portare la macchina oltre frontiera. Il rilascio bisogna farlo a Kasane in Botswana in quanto per portare l’auto in Zimbabwe ci sono costi folli e lunghi tempi di attesa alla frontiera. Siamo andati quindi alle cascate Vittoria con il taxi. Navigatore satellitare Garmin Nad 70 al giorno x 10 giorni = Nad 700 (€ 61) semplifica tanto ed è stato precisissimo. Telefono satellitare Nad 90 al giorno per 10 giorni = Nad 900 (€ 79). La macchina è dotata di attrezzo per sgonfiare le gomme, pala per quando si ci si insabbia con tanto di corda e cugni in legno, paletta e scopino per togliere la polvere dal bagagliaio e cisterna da circa 40 litri con acqua per rinfrescarsi e per le emergenze. Non so se è potabile. Noi l’abbiamo sempre solo usata per lavarci le mani. Ci vuole la patente internazionale (costo: € 90 – tempistiche: 3 settimane). Ricordarsi che la guida è a sinistra in tutti e 3 gli stati. I benzinai sono segnati sulle cartine. Accettano solo contanti. Ce ne sono ma non tantissimi quindi conviene sempre fare il pieno anche se si è a metà serbatoio perché è capitato ad alcuni turisti di arrivare e trovare i distributori vuoti in attesa del camion con il rifornimento. Questo comporterebbe gravi ritardi. E’ scritto dappertutto: andate piano. Le strade sono diritte e si è portati ad accelerare ma è veramente pericoloso. Su sterrato la macchina si comporta in modo completamente diverso dall’asfalto. Ci sono molti dossi che non si vedono e tanti animali liberi che possono attraversare creando incidenti. Dicono, è crudele ma è vero, se vi capita davanti un animale conviene investirlo piuttosto che cercare di evitarlo. Si sbanderebbe e ci si capovolgerebbe. Non viaggiate dopo il tramonto, le strade sono completamente buie. Ci sono stati tanti incidenti mortali. Un anno fa dei signori di un paese vicino al nostro, sono tornati con uno nella bara per questo motivo. Quindi: andate adagio.

Transfer: costo complessivo di Nad 2910 (€ 255): a Windhoek dall’aeroporto all’hotel Nad 900 (€ 79), da Kasane a Victoria Falls NAD 1.470 (€ 129) e da Victoria Falls all’aeroporto Nad 540 (€ 47). Considerate che il transfer da Kasane a Victoria Falls è da prenotare con un taxi fino alla frontiera, poi la si passa a piedi con i propri bagagli e dall’altra parte fino a destinazione si deve avere un secondo taxi.

Strade: tutte in ottimo stato. Ci sono posti di blocco in uscita da Windhoek e lungo le strade asfaltate (tarred road) che portano a nord dalla capitale spesso ci sono poliziotti con l’autovelox. Qui c’è il limite dei 120 km./h. Le piste sterrate (gravel road) hanno il limite dei 100 km./h ma è troppo, consigliano i 60/80 anche perché le jeep sono dotate di una black box che rileva la velocità ed in caso di incidente oltre gli 80 l’assicurazione non copre le spese. Sono comunque ottime e ben battute, abbiamo più volte trovato delle ruspe con apposite benne che le sistemavano ulteriormente. Non so come può essere viaggiare con una berlina (lo sconsiglio vivamente) ma con la jeep non si sente la minima vibrazione. Bisogna comunque informarsi sulla loro percorribilità dopo le piogge. Molte vengono rovinate e ci vuole tempo prima che vengano risistemate tutte. Ci sono infine le piste di sabbia (sand road) percorribili solo se capaci di guidare in queste condizioni e solo per 4×4. Bisogna tenere le gomme gonfie a 220 su asfalto, circa 200 sullo sterrato mentre su sabbia sgonfiarle a 150. La macchina è dotata di aggeggio per ridurre la pressione. L’anno scorso abbiamo percorso più di 2000 km. di sterrato perché nel giro classico della Namibia sono poche le strade asfaltate. Quest’anno invece, escludendo i parchi, abbiamo quasi sempre viaggiato su asfalto.

Km. percorsi: fatti con la nostra macchina 2.420 di cui circa 1.537 di asfalto, circa 685 di sterrato, 198 di sabbia. Con l’autista 160 di asfalto ( 50 dall’aeroporto a Windhoek, 3 dall’hotel a Windhoek al rent a car, 82 da Kasane a Victoria Falls e 25 dall’hotel all’aeroporto). In game drive 90 di sterrato (20 all’Africat Foundation, 20 da Frans Indongo e 50 nel Mamili).

Costi: oltre agli importi dei voli, hotel e auto bisogna aggiungere l’assicurazione che varia in base alle scelte personali e poi le spese sostenute in loco: benzina € 223 (costa circa Nad 11,24 = € 0,83 al litro); spesa al supermercato per tutti i pranzi € 99; 7 cene e 1 pranzo non previsti nel pacchetto € 525 (considerare di solo € 15 a pasto a testa); escursioni € 491 (Africat Foundation € 157 – CCF € 95 – Frans Indongo € 52 – Mamili € 134 – Crociera al Chobe € 53); ingressi ai parchi € 187 (Etosha € 25 – Mahango € 7 – Chobe € 87 – Victoria Falls € 68); regali da portare a casa, mance e varie € 318; visti per lo Zimbabwe € 91.

Cibo: si mangia davvero bene. Tutte le colazioni e le cene le abbiamo fatte nei Lodge dove abbiamo pernottato (sono isolati e fuori non c’è assolutamente nulla quindi non si hanno alternative), i pranzi invece, per lo stesso motivo, li facevamo con quello che riuscivamo a trovare … seduti nel cassone della jeep … I supermercati, a parte uno, sono più che mai riforniti, si trova di tutto. Compravamo pane, formaggi (viste le temperature duravano tranquillamente un paio di giorni), frutta a volontà, dolci e bibite. Dovesse interessare, al rent a car affittano anche dei piccoli frigo da collegare alla jeep. Non conosco però i costi.

Acqua: dicono che sia potabile ma per sicurezza non abbiamo mai mangiato cose crude. L’’anno scorso ci lavavamo i denti con l’acqua del rubinetto ma quest’anno no perché nei lodge del Caprivi e a Kasane ci hanno detto che l’acqua non era potabile. Probabilmente viene presa quella del fiume. Nessuno di noi ha avuto problemi gastro-intestinali.

Paesaggi: l’anno scorso 100 km. non erano uguali ad altri 100. Quest’anno invece sono stati più simili. Tanti termitai lungo le strade, cespugli e piante. I colori cambiavano però dal rosso al giallo al verde. Il Caprivi, rispetto al resto della Namibia è verde.

Flora: le Welwitschia mirabilis quest’anno non le abbiamo viste. Invece c’erano tanti albero di camelthorn o acacia erioloba (sul quale gli uccelli tessitori fanno dei nidi enormi che sembrano balle di fieno poste sui rami oppure nidi singoli), moringa ovalifolia (sembra un baobab bonsai), baobab, alberi molane, alberi delle salsicce, ecc. ecc.

Fauna: un tempo chi andava in Africa voleva come trofei di caccia i “Big five” (i primi 5 dell’elenco di seguito) ma ora questi trofei sono per lo più fotografici quindi sono diventati i “Big nine”. RINOCERONTE bianco o nero (più raro). La differenza non sta nel colore del mantello (entrambe sono grigetti) ma nel labbro. Quello bianco ha la forma della bocca più squadrata adatta a brucare negli spazi aperti della savana. Quello nero ha la bocca più tondeggiante con il labbro superiore prensile adatto a mangiare rametti e foglie di acacia nel bush. Questo fa si che si differenzino anche nella gestione dei cuccioli. Quello bianco segue i piccoli perché negli spazi aperti può brucare e tenere d’occhio la prole, quello nero, deve precedere i cuccioli perché deve far loro strada in mezzo alla vegetazione fitta. Quello bianco si muove in piccoli gruppi, quello nero è più solitario. ELEFANTE, LEONE, BUFALO (tra tutti è il più pericoloso perché, se viene isolato dal gruppo e si sente braccato, attacca. Ha bisogno di grandi spazi per spostarsi), LEOPARDO (caccia di notte, durante il giorno si riposa all’ombra), GHEPARDO (lo si distingue dal leopardo per una linea nera che gli parte dagli occhi ed arriva, contornando il naso, fino sotto alla bocca. Lo si può vedere facilmente nell’Africat Foundation oppure al Cheetah Conservation Found vicino ad Otjiwarongo), GIRAFFA, IPPOPOTAMO (vive di giorno in acqua e di notte pascola, mangia fino a 60 kg.di erba ma non magia quelle acquatiche), ZEBRA. Oltre a questi si possono vedere tanti tipi di antilopi, gli gnu, i babbuini, le iene, i facoceri, gli sciacalli, le procavie, coccodrilli, struzzi (femmine grigie e maschi neri) e chi più ne ha più ne metta … Ci sono anche i “Little Five” che vivono sotto la sabbia nelle dune del deserto quindi quest’anno non era la loro zona quindi non avremmo potuto vederli. Sono comunque il gecko palmato che la pelle trasparente, un tipo di ragno (Dancing White Lady), uno di serpente (Peringuey Adder), uno di camaleonte Namaqua, uno di lucertola. Ci sono anche molti insetti e scorpioni. Ci sono tantissime specie di uccelli. Il Caprivi è un paradiso per il bird wathcing. Noi abbiamo visto: 4 leoni (3 maschi ed 1 femmina), 1 leopardo, 25 ghepardi (ma questi al CCF quindi non contano), elefanti, giraffe, gnu, zebre, sprinbok, oryx, impala, kudu, antilopi roane ed antilopi nere (queste due vivono solo nel Caprivi e in Botswana e sono molto rare da vedere), 1 dik-dik, 3 rinoceronte neri, bufali, coccodrilli struzzi, istrici, una decina di iene, manguste, babbuini, sciacalli, facoceri, 1 african kangaroo, ecc.ecc. Quando eravamo via abbiamo letto un articolo di una rivista specializzata che riportava l’elenco dei 9 animali sudafricani che hanno ucciso più persone: ippopotamo (sottovalutato perché non carnivoro ma diventa pericolosissimo se disturbato e se si sente in pericolo), la zanzara che trasmette la malaria, l’elefante, il serpente Black Mamba (se lo si incontra bisogna stare immobili, non serve correre per scappare in quanto raggiunge una velocità di 20 km./h), il coccodrillo, il leone, il serpente Puff Adder (che noi abbiamo visto dalla macchina all’Etosha l’anno scorso), il bufalo ed infine il rinoceronte nero.

Pulizia: la natura è sovrana e l’uomo fa di tutto per preservarla sottostando alle regole del suo delicatissimo equilibrio. Questo fa si che non ci sia immondizia in giro e che tutto sia curato. Se ne vede solo nei pressi dei paesi un pochino più grossi. L’uomo deve essere solo uno spettatore e deve lasciare tutto come lo trova. Questo farà si che tra tanti anni sarà tutto come ora. Pur essendo in Africa non ho mai avuto la sensazione di sentirmi sporca (polvere a parte ma mi dava l’idea che fosse polvere pulita). E poi ho trovato che la Namibia sia profumata. Specialmente in qualche punto c’era un profumo simile alla nostra limonina. Sono cespuglietti alti un metro di colore grigio.

Gente: Squisita (con la S maiuscola). Lungo le strade salutano tutti. Se lo fanno loro per primi alzano la mano, se lo facevamo prima noi alzavano il pollice con le altre dita chiuse, come dire: tutto ok. Sono poveri ma con una dignità incredibile. Nella Caprivi strip c’è l’Africa vera, quella di capanne di paglia e fango, di bimbi sporchi e con abiti stracciati ma sorridenti, di occhioni e denti bianchissimi, di donne che trasportano ogni genere di cosa sulla testa, di donne con i bimbi legati sulla schiena da fasce, capre, mucche, cani e galline che vagano alla ricerca di cibo in mezzo alle persone, l’Africa con la paura dell’uomo bianco ma con la gioia immensa quando questo regala loro un vestitino, l’Africa con tanta dignità che si deve però abbassare a chiedere perché non ha nulla. Insomma, l’Africa che c’è rimasta nel cuore. Come la Namibia anche lo Zimbabwe ha persone davvero cordiali. Non posso dire lo stesso per il Botswana. Ma non si può giudicare un paese solo avendo visto una cittadina. Mi ha dato la sensazione che fossero un po’ infastiditi ma ho idea che sia una conseguenza agli atteggiamenti dei bianchi. Qui i turisti vengono e si fanno portare dalle guide nel parco del Chobe e basta. Non li vedi girare per il paese e sono per lo più maleducati (classici ricconi prepotenti ai quali tutto è dovuto). E’ logico che la popolazione locale si adegua. Dico questo perché, ad esempio, quando incrociavamo nel parco delle jeep dei game drive noi salutavamo come è giusto che sia e non uno di quei panzoni si degnava, non dico di alzare la mano … sarebbe troppa fatica … ma nemmeno di abbozzare un sorriso. Al ristorante quando i camerieri portavano via il piatto, nessuno ringraziava. Non è perché tu sei il turista con i soldi devi essere maleducato con chi è pagato per essere a tua disposizione. Lo è ma le regole della normale educazione dovrebbero essere sempre ricordate. Non so se riesco a spiegare il mio pensiero. In questi paesi conta come ti poni alla gente. Se passi in un mercato ed incominci a fare foto a destra e a manca senza neppure chiedere il permesso, è logico che si scoccino. Non sono fenomeni da baraccone. In alcuni frangenti morivo dalla voglia di scattare centinaia di foto ma mi sono guardata bene. Avrei creato fastidio. Se tu parli con loro, racconti di te e chiedi di loro, insomma interagisci, puoi stare certo che loro sono a proprio agio nonostante la differenza del colore della pelle e faranno sentire te a tuo agio nonostante magari sei il solo bianco tra decine e decine di persone del posto. Anche nello Zimbabwe abbiamo adottato lo stesso sistema e nonostante fossero davvero molto insistenti per vendere i loro oggetti, siamo riusciti ad uscirne indenni. Questo è l’unico posto (Victoria Falls) dove abbiamo cercato di velocizzare i tempi per le strade visto che sono famosi i furti. E’ gente allo stremo e a rischio di guerra quindi è logico che cerca di fregare o rubare.

Popolazioni: In Namibia la densità è pari a meno di 2 persone per kmq, è una delle più basse al mondo. Ci sono i seguenti gruppi etnici: i Baster nella zona di Rehoboth, i Subia e i Fwe nel Caprivi, i Kavango ad ovest del Caprivi, gli abitanti di “colore” (razze miste africane/europee) e gli Owambo nelle regioni centro meridionali, i Damara e gli Himba nelle regioni del nord/ovest, gli Herero nelle zone centrali, i Nama ed i San (boscimani)a sud, i Tswana al confine con il Botswana ed infine i bianchi.

Sicurezza: a Windhoek sono da evitare le township ed è bene non girare dopo il tramonto a piedi. Prendere un taxi per andare fuori a cena. Non lasciate nulla sui sedili che possa interessare e fate in modo di trovare un hotel che abbia il parcheggio interno. Girare a piedi durante il giorno senza attrezzatura fotografica. Non voglio spaventare ma qualsiasi città è pericolosa specialmente se la gente è povera e rubando cerca di garantirsi un paio di pasti gratis. Se parcheggiate durante il giorno, vi si avvicineranno dei “parcheggiatori”. Se gli garantite una ricompensa al vostro rientro, vi controlleranno la macchina. Se si usano poche accortezze andrà tutto bene. Per il resto la Namibia è più che mai sicura anzi, è veramente sicura. Spesso non si incontra nessuno per tantissimi km. e se ti fermi tutt’al più ti chiedono se hai bisogno. L’unica nostra paura era di poter aver problemi con la macchina anche se quelli del rent a car assicurano un’auto nuova entro 24 ore. Anche in Botswana ci sentivamo a nostro agio. In Zimbabwe abbiamo visto solo un paio di persone che ci giravano intorno con una faccia poco affidabile. Il resto delle persone, come ho detto sopra, sono tranquille anche se molto insistenti nel cercare di guadagnare qualche soldo, vista la situazione di povertà del loro paese.

Malaria: questo è un discorso molto delicato. Tutto il nord della Namibia, il Caprivi, il Chobe e Victoria Falls sono zone in cui la malaria esiste. Dovete valutare bene se i rischi dell’antimalarica sono superiori o inferiori al rischio di contrarre la malattia. Si sa che la prevenzione (oltre essere devastante per il corpo) non copre completamente e se la zanzara femmina ha morso una persona infetta e poi punge te nel giro di poche ore, in un particolare momento di digestione del sangue, te la prendi comunque. Si ha un alto rischio se si pernotta in zone densamente popolate e si gira senza protezioni da quando il sole tramonta a quando sorge. Se si usano repellenti e non si sta all’aperto in questo periodo di tempo e si pernotta in luoghi isolati (dicono che la zanzara possa percorrere al massimo 2 km.) il rischio è quasi nullo. C’è da dire anche che se uno va in zone malaria in estate il rischio è altissimo, in inverno (nel loro inverno quindi giugno, luglio e agosto) anche qui il rischio è quasi nullo. Esistono farmaci che debellano la malattia completamente nel caso in cui la si contragga (ha un’incubazione da 1 a 2 settimane). E’ bene però rivolgersi a centri specializzati. Noi non abbiamo mai fatto nessuna profilassi farmacologica. Quest’anno, visto che in alcuni posti abbiamo dormito lungo i fiumi, per maggiore tranquillità, l’abbiamo fatta omeopatica. Comunque avremo visto due o tre zanzare al massimo. Quanto scritto sull’argomento mi è stato detto da gente del posto.

Lingua: inglese e tedesco e le varie lingue locali.

Documentazione: itinerari di Turisti per Caso (che ringrazio per aver messo a disposizione di altri viaggiatori le loro esperienze) e informazioni chieste a Ric (la guida per caso di Turisti per caso contattabile nel sito, disponibile e gentile), informazioni varie trovate su internet Per la Namibia avevamo già la cartina della Freytag & Berndt acquistata on-line (http://www.maps-store.it/namibia/immagine-mappa-namibia-488.html) a € 9,95, guida della Footprint (Edizioni White Star) acquistata on-line (http://www.whitestar.it/Libro/1925/3007/guide-turistiche-footprint/namibia.htm) a € 17,50 (la mitica Lonely Planet un mio amico me l’ha imprestata e prima di partire l’ho letta) poi informazioni chieste all’Ufficio del turismo (info@namibia-tourism.com – www.namibia-tourism.com). Ci hanno inviato una cartina ed un dvd contenente 300 pagine di informazioni ed elenco hotel. Per il Botswana e Zimbabwe non abbiamo acquistano nulla. Abbiamo solo scaricato da internet delle informazioni.

Siti internet:

– www.namibia-tourism.com

– http://www.namibia-travel.net/

– http://www.Jacanaent.Com/Maps/NamibiaEtosha1.JPG – cartina dell’Etosha

– http://www.map-of-namibia.com/etosha-maps.html – cartina dell’Etosha con dettaglio sulle singole pozze

– www.etosha.it

– http://www.etoshanationalpark.co.za/

– www.namibiatravel.com

– www.Namibian.Org

– www.safariafrica.it

– http://www.siyabona.com/

– http://www.youtube.com/watch?v=bIhB1Q20M2Q&feature=related (video sulla Namibia in generale)

– http://www.bookvictoriafalls.com/ (cascate Vittoria)

– http://www.shearwatervictoriafalls.com/ (cascate Vittoria)

– (cascate Vittoria)

– http://www.victoriafalls-guide.net/hwange-national-park.html (cascate Vittoria)

– http://www.chobenationalpark.co.za/

– (kasane)

Telefonini: abbiamo affittato il telefono satellitare perché avevo letto che in alcuni punti non c’è copertura, specie nei parchi del Caprivi e nel Chobe. L’anno scorso avevamo deciso all’ultimo di affittarlo e non lo avevamo trovato. Saremmo stati più tranquilli se l’avessimo avuto.

Fuso: in Namibia – 1 ora in meno rispetto all’Italia poi dalle Popa Falls è uguale all’Italia come pure in Botswana e Zimbabwe.

Bambini: per loro è stata un’esperienza indimenticabile. Sono dei bravi viaggiatori. Chi volesse intraprendere questo viaggio con prole al seguito glielo consiglio assolutamente. Certo, non è un viaggio semplice per loro, devono sopportare tanti km in macchina, le levatacce la mattina prima del sorgere del sole, il cibo diverso dal nostro ed i pasti non sempre garantiti al ristorante … , l’escursione termica notevole, la polvere. Dovete valutare il grado di “sopportazione” che hanno prima di avventurarvi in un’esperienza del genere. La cosa positiva è il fuso. Non faticheranno sicuramente ad abituarsi. Nel complesso comunque ritengo che è una cosa che si può fare.

Fotografia: state attentissimi alla polvere che arriva ovunque. Proteggete l’attrezzatura e tutte le sere vi conviene pulirla. Come lenti ho usato il 15-85 ed il 75-300. Indispensabile il cavalletto per fotografare gli animali di notte alle pozze. Ho fatto 3031 foto e 2 ore di telecamera.

Corrente: acquistare nel primo supermercato che trovate nella capitale un adattatore. Noi l’avevamo, l’anno scorso ce lo eravamo fatti recapitare all’agenzia in hotel a Windhoek al costo “esorbitante” di 25 Nad (2 euro e ½). La corrente è a 220. Questo adattatore è uguale a quello sudafricano. In Botswana e Zimbabw si usa sia questo che la classica spina inglese con 3 lamelle.

Temperatura e abbigliamento: in Africa si vive in base al sorgere e tramontare del sole. Dal tramonto all’alba le temperature possono scendere fino a pochi gradi sopra lo 0. Quando sorge il sole aumenta fino ai 20/25. Questa è la situazione nel loro inverno (nostra estate). Abbiamo controllato sul www.ilmeteo.it le temperature fino al giorno della partenza. Scendevano di un grado o più al giorno. Abbiamo portato giubbotti pesanti, pantaloni lunghi, pile, pantalonici e magliette Bisogna vestirsi a cipolla quando si parte la mattina presto e prevedere di svestirsi poco per volta. Abbiamo portato i pigiami pesanti e siamo stati più che mai felici di indossarli. Gli hotel non hanno il riscaldamento né nei ristoranti né nelle camere quindi la temperatura è bassa ovunque. Oltretutto tengono ovunque spalancato. Non è neppure molto piacevole fare la doccia. I letti hanno piumoni pesanti e coperte supplementari. Ci sono i condizionatori per quando fa caldo (9 mesi) ma i per i restanti 3 non hanno investito soldi in fonti di calore. Basta saperlo e ci si organizza con cose pesanti anche per la notte. Il Caprivi, ha temperature diurne molto più alte rispetto al resto della Namibia e anche il Chobe e Victoria Falls. Di notte sempre freddo ovunque.

Documenti: passaporto. Ci hanno messo 2 timbri in Sudafrica (uno per ogni transito), 2 in Namibia, 2 in Botswana e 2 in Zimbabwe sempre uno per l’entrata ed uno per l’uscita.

Sole: alba alle 6.30 – tramonto alle 5.30.

Giornata tipo: quest’anno ce la siamo presa un pochino più comoda visto che i km erano meno quindi abbiamo fatto poche levatacce prima dell’alba. Di solito sveglia alle 6.30, colazione ed in auto subito. Arrivo in hotel verso le 17. Cena alle 18.30 e a dormire alle 20.30/21.00 cotti.

Valigie: 4 di cui una e mezza solo per vestiti usati da lasciare lungo le strade ai bambini. Col senno di poi avremmo dovuto portare più cose ma i nostri vestiti pesanti occupavano tanto spazio e non potevamo avere un ulteriore bagaglio. Lufthansa consente solo una valigia a testa. Mi è scocciato tantissimo perché ho 4 ulteriori valigie a matriosca. Avrei potuto portarle via piene di abiti a poi una volta vuote ritirarle una nell’altra. Per la prossima volta … niente Lufthansa …

Nota: cerco di essere più precisa possibile comunque specifico che quello che riporto è ciò che ho visto e vissuto. E’ da prendere con le pinze soprattutto quello che riguarda le strade. Noi le abbiamo trovate come descritto ma voi verificate bene. Non vorrei che qualcuno si trovasse in situazioni spiacevoli per aver seguito delle mie indicazioni. Altra cosa, mi scuso se ci sono riferimenti personali che non servono a nessuno per organizzare il viaggio ma è l’unico itinerario che scrivo quindi lo faccio completo.

Opinione generale: siamo tornati anche quest’anno con il mal d’Africa a palla. E’ stato anche questo un viaggio irripetibile. L’anno scorso era la Namibia dei paesaggi. Quest’anno della gente e degli animali. Come ho detto l’anno scorso: … potete tralasciare di visitare tutto il resto del mondo ma non la Namibia …

Itinerario nel dettaglio

1) 06.06.2013

Finalmente dopo 11 mesi e mezzo di attesa il gran giorno è arrivato. Le nostre Labrador sono sistemate dal nostro veterinario, le valigie sono state chiuse a fatica (sedendoci sopra), la casa chiusa, i nonni salutati e via … alle 14.30 si parte per Malpensa. Il volo per Francoforte parte alle 18.30 e arriviamo dopo 1 ora di volo. Cazzeggio, spuntino e foto al bestione che ci porterà a Johannesburg. Ci fissa oltre le vetrate … mamma mia quanto è grande. Non avevamo mai preso l’Airbus A380 e Matteo (appassionato di aerei) è felicissimo. Partiamo puntuali alle 22.30. La sensazione è strana perché solitamente durante il decollo ci si sente spingere contro il sedile. In questo caso l’idea è di dire: ma ce la farà a staccarsi da terra? Accelera ma non tantissimo, probabilmente è perché è troppo pesante e quando si alza quasi non ce ne accorgiamo. Idem quando vira e durante tutto il viaggio. Non sentiamo il minimo vuoto d’aria. E’ proprio un aereo strepitoso.

2) 07.06.2013

Alle 8.30 (stessa ora che in Europa), dopo 10 ore di viaggio, atterriamo quasi senza accorgercene. Cambiamo soldi in modo tale da tenerli di riserva visto che, come ho indicato nella parte iniziale dell’itinerario, questa moneta è accettata in tutti e 3 gli stati che visiteremo. Alle 13.30 parte l’ultimo aereo per Windhoek (pronunciato Vintuc, l’abbiamo scoperto quest’anno, noi abbiamo sempre detto Uindoc). Il volo dura 1 ora e 45. Tiriamo indietro l’orologio di 1 ora. Quando atterriamo cambiamo ancora soldi poi saliamo sul pulmino che ci porterà in hotel. Il rent a car fa anche servizio taxi. Ci impiegheremo meno di 1 ora per percorrere i 50 km. che ci separano dalla capitale. Il traffico è nullo. Guardiamo il paesaggio a noi tanto caro. E’ passato tanto tempo da quando lo avevamo lasciato ed ora finalmente siamo di nuovo qui. Arriviamo al nostro hotel, il Villa Verdi (http://www.leadinglodges.com/lodges/lodges-in-namibia/villa-verdi-guesthouse), lo stesso presso il quale avevamo pernottato l’anno scorso sia in arrivo che in partenza. Quest’anno però non possiamo più prendere la camera quadrupla perché Matteo ha compiuto 12 anni e non è più considerato bambino. Ci spettano due camere doppie. Tempo di sistemarci arriva il referente dell’agenzia che ci ha organizzato il viaggio, il Sig. Timo. Anche qui dimostra la sua poca competenza perché ad un paio di domande risponde in modo errato. Non sapeva neppure che nella zona del Caprivi c’è il cambio dell’ora, ci dice che bisogna farlo con l’ingresso in Botswana ma non è vero. La zona dopo il fiume Kwando ha già l’ora del Sud Africa. Addirittura la adottano anche alcuni lodge alle Popa Falls quindi bisogna chiedere quando si arriva. altrimenti si rischia di saltare la cena …. o meglio … sarebbe meglio saperlo prima così si fa in modo di arrivare per l’ora di cena … Sbrighiamo molto velocemente questa formalità perché dopo abbiamo un appuntamento al quale teniamo molto di più. Viene a trovarci Laura. Lei gestisce con il marito Simone (sono entrambe italiani) il Nkasa Lupala Tented Lodge dove andremo settimana prossima. E’ venuta nella capitale perché vicina al parto. Ci tenevamo tantissimo vederla dopo anni che seguiamo quello che fa in questo paese con la sua associazione Onlus quindi abbiamo organizzato un incontro qui. Purtroppo non può fermarsi per cena quindi ci accompagna in macchina al ristorante più conosciuto della capitale, Joe’s Beerhouse in Nelson Mandela Avenue n°160 tel +264061232457 – info@joebeerhouse.Com – www.Joebeerhouse. E’ bene prenotare perché è sempre pieno. E’ un posto assolutamente caratteristico. Il locale è all’aperto ed i tavoli sono disposti sotto tetti di paglia. Ovunque c’è ogni genere di cianfrusaglia. Notiamo che le temperature sono comunque più alte rispetto all’anno scorso. Fa freddo ma non in modo esagerato e con le giacche a vento stiamo benone. Dovevamo venire qui l’anno scorso come ultima cena prima di partire ma poi avevamo rinunciato quindi quest’anno non potevamo perdercelo. Ordiniamo tutti e 4 un piatto del quale avevamo letto. Se non ricordo male si chiama bushman solatie. E’ uno spiedino con carne di coccodrillo (sa di pesce), orix, kudu e zebra con pannocchiette alla griglia, zucca e melanzane. Il tutto accompagnato da una salsa di mango piccante. Ottimo. Paghiamo Nad 600 (€ 45). Ci facciamo chiamare un taxi che con Nad 80 (€ 6) ci riporta in hotel. La sera è bene non girare per la capitale a piedi. Come ogni grande città, alla chiusura dei negozi diventa pericoloso. Andiamo a dormire subito, emozionati per l’inizio della nostra avventura.

3) 08.06.2013 – km.224 (200 di asfalto e 24 di sterrato)

Sveglia di buonora, colazione e paghiamo il conto per le bibite di ieri (Nad 50 € 4). Alle 8.00 arriva puntuale il nostro transfer dell’auto noleggio. Come già detto di ieri sera e poi confermato nel corso del viaggio anche da gente del posto, quest’anno ci sono parecchi gradi in più rispetto all’anno scorso. Mi ricordo che l’attesa del taxi era stata una cosa congelante mentre questa volta indossiamo solo una felpa e basta. In 10 minuti arriviamo all’Asco Care Hire. Essendo già pratici sbrighiamo le formalità in mezz’ora. La macchina è la stessa, una toyota hillux bianca targata questa volta N101-887W. Sulla macchina, oltre alla doppia ruota di scorta, abbiamo l’attrezzo per sgonfiare le gomme, la pala con una corda ed i cugni nel caso in cui ci si insabbi, il necessario del primo soccorso, uno scopino con la paletta per eliminare (invano) la polvere che riempie il cassone non appena si mettono le ruote sullo sterrato … e c’è una tanica di circa 30 litri d’acqua con una pompa per rinfrescarsi (non credo proprio sia potabile). L’auto viene consegnata con il pieno di benzina è così deve essere restituita. Faccio presente che il rent a car ha un distributore di benzina quindi si potrebbe usufruire di questo e poi pagare con carta di credito. Ritiriamo il telefono satellitare ed il navigatore, facciamo una strisciata della carta di credito per il valore di Nad 4.500 (€ 336) e via … si parte per un’altra avventura. L’impatto con la guida a sinistra è nullo. Anche questa volta tralasciamo di visitare Windhoek. Usciamo velocemente dalla città ed imbocchiamo la B1, completamente asfaltata. Il limite è di 120 km./h. Il traffico è insistente. Lungo la strada, nel primo tratto, ci sono persone che vendono fascine di legna e sacchi che però non capiamo cosa contengano. I km. che ci separano dal primo paese che incontreremo sono 70. Superiamo un posto di blocco. Il paesaggio è il classico con termitai, cespugli ed erba gialla. L’erba è tagliata per circa 5 mt. dall’asfalto e poi ci sono km. e km. di recinzioni che evitano che gli animali vengano sulla carreggiata, anche se i facoceri e i babbuini le superano come niente. Arriviamo ad Okahandja. Qui ci sono due mercati, uno all’inizio del paese ed uno alla fine, dove vendono ogni genere di souvenir in legno intagliato, Ombo Show Ostrich ande Crocodile Farm (centro coccodrilli e struzzi), Von Bach Recreation Resort (diga dove si può nuotare e paradiso per tantissimi uccelli) e Gross Barman Hot Springs (sorgenti termali calde e passeggiate). Questa cittadina è il principale centro della popolazione Herero anche se non vediamo nessuno con il caratteristico abito colorato ed il cappello con le due punte (tipo mucca … ). Facciamo tappa al supermercato dove acquistiamo il necessario per i pranzi per i prossimi giorni (frutta, pane, formaggi, patatine, biscotti, acqua e bibite). Spendiamo Nad 490 (€ 37). Proseguiamo e dopo 130 km. (48 prima di Otjiwarongo) troviamo lo svincolo per l’Africat Fondation (www.africat.org oppure www.okonjima.com). Okonjima è una grandissima proprietà, in lingua herero significa “Luogo dei babbuini”, ed è la sede dell’Africat Foundation, l’associazione (senza fini di lucro) più grande del mondo per la salvaguardia ed il reinserimento in natura di ghepardi, leopardi e gli altri animali carnivori selvatici della Namibia. Africat ha salvato oltre 1000 carnivori dal 1993. 86% sono stati riportati allo stato libero. Questa struttura accoglie per esempio i cuccioli quando la mamma viene uccisa oppure recupera tutti quelli che vivono in cattività e dei quali altre istituzioni non vogliono più occuparsi. Okonjiima è una azienda a conduzione familiare di 22.000 ettari. I fratelli Wayne, Donna e Rosalea Hanssen sono i co-proprietari e vivono nella proprietà che hanno acquisito dai loro genitori, Val e Rose, nel 1993, trasformando la fattoria per l’allevamento del bestiame in un progetto di conservazione.

All’interno della proprietà si può anche pernottare. Ci sono varie soluzioni dal lusso estremo alle camere più semplici. In tutti e 4 i campi c’è la piscina, la pozza illuminata ed il ristorante. Per chi sceglie il Main Camp o il Bush Camp ha compreso nel prezzo l’escursione notturna al nascondiglio dove danno da mangiare ai tassi del miele, agli istrici e a qualsiasi animale si presenti. Tutte le altre attività sono invece pagamento. Tra queste il progetto leopardo o ghepardo (si entra nel loro territorio con le jeep della fondazione e li si cerca grazie ai radiocollari). Gli avvistamenti non sono comunque garantiti. Se non si pernotta nella struttura si ha comunque la possibilità di fare visite giornaliere con altre attività. Torniamo a noi. Sulla B1 è ben segnalato lo svincolo. C’è una grossa sagoma di ghepardo sopra ad un palo. Non si può sbagliare. Dobbiamo percorrere 24 km. di sterrato. Lungo la strada ci sono tanti cartelli stradali con il simbolo del ghepardo, del leopardo, della iena e degli avvoltoi. Troviamo un primo cancello dove ci chiedono il foglio della prenotazione. Ne superiamo un secondo (anche qui ci sono gli addetti ma non ci chiedono nulla) e poi un terzo. Quest’ultimo viene aperto dopo che suoniamo il campanello. Ce ne è anche uno per le emergenze. La proprietà è tutta recintata e si entra superando il 1°cancello. In questa parte ci sono solo erbivori. Poi tra il 2° ed il 3° ci sono predatori ed erbivori. Infine nella parte più piccola ed interna ci sono i lodge. A questa si accede dall’ultimo cancello con il campanello. Non ci ho fatto caso ma sicuramente ci sono telecamere grazie alle quali il personale controlla che quando passa la macchina non entrino anche gli animali.

All’interno della zona dei lodge ci sono solo erbivori. Gli animali presenti sono: leopardi, ghepardi, wild dog, linci del deserto, gatto selvatico africano, iena marrone e maculata, sciacallo dalla schiena nera, protele crestato (aardwolf), volpe dalle orecchie di pipistrello, oritteropo, pangolino, tasso del miele, istrice, grande e piccola genetta macchiata, puzzola striata, kudu, oryx, antilope africana rossa (hartebeest), gnu o gnu striato, taurotrago, impala, giraffa, zebra delle montagne di Hartmann, zebra di Burchell, racifero, duiker comune, Damara dik-dik, facocero, babbuino di Chacma, procavia, coniglio di roccia di Jameson, lepre saltatrice, lepre, scoiattolo, mangusta nana comune, snella, gialla e mangusta mangiaserpenti, per citare le specie più comuni. Noi vediamo facoceri, oryk, kudu, avvoltoi e babbuini. Seguendo le indicazioni arriviamo velocemente al Main Camp. Sono le 12.30. Qui ci sono due tipologie di camere: 6 con vista giardino che si affacciano sul prato antistante il ristorante e poi le nuove 10 view room, dove staremo noi. Queste sono casette con vista sulla savana e sono distanziate una ventina di metri una dall’altra. Ce ne sono diverse in costruzione.

Appena arriviamo ci vengono incontro i responsabili ad illustrarci tutto quello che c’è da sapere sul posto. La zona del ristorante e della lapa sono davvero belli e curati. Ci offrono una bibita. Dobbiamo firmare un foglio per lo scarico di responsabilità. Gli orari sono: 12.00 check in, 15.00 merenda con the e dolci, 15.30attività pomeridiane che finiscono alle 18.30, 19.00 cena, 20.30 passeggiata al rifugio notturno, 5.30 sveglia, 6.00 leggera colazione, 6.15 attività mattutine fino alle 9.00, colazione dalle 7.00 alle 9.30 e 10.00 check out. Noi abbiamo già prenotato da casa il leopard tracking al costo di Nad 450 a testa, compresi i bambini (tot. Nad 1800, € 157 avendola pagata dall’Italia il cambio è stato sfavorevole a Nad 11,40 contro 13,41 se pagavamo qui). Andiamo con la macchina alla nostra camera, la n°4. Esternamente non sono un gran che. La struttura è squadrata ed in cemento. Me la immaginavo con il tetto in paglia stile Africa. Dentro è bellissima con due letti matrimoniali ed un bagno immenso. Sui 3 lati ci sono finestre e proprio davanti ai letti c’è una finestrone grosso che guarda sulla savana. Ci sono oryx e facoceri che pascolano. Ci sistemiamo e pranziamo con le nostre cose nel portico. Fa decisamente caldo. Alle 15 siamo puntuali al ristorante per la merenda e poi partiamo con una jeep con 10 posti ma tutta per noi. La nostra guida è Gideon. Persona molto piacevole. Ci dice che la parte dove vivono la maggior parte degli animali è di 16.000 ettari. Vivono tutti insieme e i predatori cacciano autonomamente. Ci sono 4 ghepardi e 8 leopardi. Tutti i ghepardi e 5 leopardi hanno il radiocollare. Questo consente di sedarli una volta all’anno per le visite veterinarie.

Saliamo su una collinetta dove scendiamo mentre Gideon cerca i segnali dei collari. Ad ogni animale corrisponde un numero. Dice che i ghepardi prediligono la zona a sinistra mentre i leopardi a destra. Avevo letto su facebook che erano arrivati qui da poco una mamma ghepardo con i 4 cuccioli. Un allevatore di bestiame vicino a Tsumeb aveva visto la mamma che si aggirava vicino ad un fienile nella sua proprietà. Avendo paura che attaccasse il bestiame stava per sparargli poi si è accorto che aveva le mammelle ingrossate. L’ha seguita e ha trovato i cuccioli. Gli addetti dell’Africat Fondation sono venuti a prenderli per portarli ad Okonjima. Qui sarebbero cresciuti e poi reintrodotti in natura. E’ questo quello che fa questa associazione. Gli allevatori purtroppo hanno il grilletto veloce ed è questa la causa maggiore di morte di questi animali. Fatto sta che qualcosa è andato storto e due giorni fa mamma e piccoli si sono addentrati nel territorio del leopardo più anziano. Questo ha ucciso la mamma e mangiato i piccoli. Quando ci racconta queste cose mi viene la pelle d’oca. Martina ha le lacrime agli occhi. Che fine poveri cuccioli. Dalle foto che avevamo visto erano meravigliosi. Facendo il leopard tracking non avremmo potuto comunque vederli ma sapere che sono stati uccisi ci è spiaciuto un sacco. Questa è la natura. Anche in un progetto strepitoso come quello di Africat, qualcosa può andare storto. Visto che chiacchiera volentieri chiedo a Gideon che fine hanno fatto i leoni che c’erano qui. Avevo letto che vivevano nel Main Camp ed erano liberi di girare dove volevano perché addomesticati. Ci dice che questi più quelli che sono stati portati qui dall’Africat Fondation North (Kavita Lions Lodge) quando ha chiuso a gennaio, vivono in una zona a loro dedicata ma non si possono vedere. Tornando a noi … risaliamo sulla jeep e andiamo verso un cancello apribile manualmente. Si guarda bene intorno prima di entrare. La recinzione è alta ed elettrificata. Entriamo nella zona dei predatori. Qui incomincia la ricerca. Non vediamo nessun animale perché la vegetazione è fitta. Ogni tanto si ferma in qualche radura e usa il trasmettitore. Qui gli avvistamenti non sono garantiti. Può essere che il felino passeggi sulla strada come invece che sia nascosto nel bush a pochi metri ma non lo si riesce a raggiungere per colpa delle piante. La maggior parte hanno le spine quindi si rischierebbe di forare. L’agitazione nostra è palpabile. Ad un certo punto trova un segnale vicino. Andiamo fuori pista abbattendo piante secche fino quando arriviamo e lo vediamo. E’ sdraiato a circa 15 metri da noi. Ci guarda poi ci volta le spalle. Si vedono benissimo le punte delle orecchie che sul retro sono bianche. Che emozione. E’ un bestione non indifferente. Dice che si chiama Cosi che vuol dire Re in africans. Dice che è quello che ha ucciso la ghepardo con i cuccioli quindi mi sta parecchio antipatico ma è comunque una meraviglia. Dopo un po’ si sdraia. Prima di partire Gideon ci aveva spiegato anche l’atteggiamento che dovevamo tenere nel caso in cui si avvicinasse. Ci ha detto che i ghepardi attaccano se si corre quindi stando sulla jeep scoperta non si hanno problemi mentre i leopardi attaccano al primo movimento. Dice di stare fermi e fare solo le foto senza muoversi. In questo caso tutte queste precauzioni non servono visto che è distante. Avevo letto che qualcuno si era avvicinato a piedi con la guida armata di bastone elettrico. Gideon dice che è pericolosissimo perché se cammini lui ti attacca, sicuro al 100%, quindi ho idea che quanto scritto da altri viaggiatori fosse una balla.

Ripartiamo e ci fermiamo in una radura. Controlla tutti i numeri dei radiocollari degli animali per essere sicuro che fossero distanti e ci fa scendere per un aperitivo con stuzzichini e bibite (ci avevano chiesto prima di partire cosa volessimo). Lui comunque continua a monitorare l’orizzonte. Io penso ai 3 leopardi senza radiocollari … non vorremmo finire in pasto a loro quindi rimaniamo attaccati alla jeep. Ci vestiamo pesanti perché il sole tramonta ed ora fa freddo. Ci copriamo anche con coperte in dotazione della jeep. Usciamo dalla recinzione elettrificata e con il buio pesto arriviamo al lodge. Andiamo a piedi con le nostre pile fino alla camera. Doccia veloce e via di nuovo a piedi al ristorante. Ci guardiamo comunque per benino intorno. Si sentono tanti di quei versi di animali … Nella zona del ristorante hanno abbassato le tende quindi sembra un locale chiuso. Sulle sedie sono appoggiate delle coperte nel caso in cui qualcuno avesse freddo, noi non le usiamo ma non togliamo il giubbotto. Hanno acceso il camino nel salottino. Siamo in tutto in 15. Ottima cena (per noi è compresa nel prezzo) con carne alla griglia, verdure e come dolce banane sempre alla griglia con una salsina deliziosa. Ci si serve da soli uscendo all’aperto. Alle 20.30 una guida ci accompagna al rifugio notturno. Camminiamo con le pile per una decina di minuti oltre la nostra camera. C’è tutta la recinzione elettrificata. Praticamente questa costruzione ha l’ingresso dalla parte senza predatori e si affaccia nella zona con i felini (quella nella quale siamo andati oggi). All’interno c’è un locale ad L dove ci si può sedere. Oltre il parapetto c’è un piccolo stagno che evita che gli animali si avvicinino. Anche qui rete elettrificata che protegge ulteriormente. C’è un faro che illumina qualche metro oltre lo stagno. La nostra guida entra armata e rovescia un secchio pieno di verdure. In un nano secondo arrivano come matti 2 istrici. Arriva anche una genetta ma questi non la lasciano avvicinare. Nel silenzio più assoluto si sentono i loro dentini che triturano il cibo. Arrivano altri 2 istrici ma non riusciranno a mangiare nulla perché gli altri drizzano gli aculei e si mettono di schiena per tenerli a distanza. Se ne andranno con le pive nel sacco. La guida ci dice che solitamente arrivano anche i tassi del miele (honey badger), i pangolini, e spesso i ghepardi. Quando però ci sono loro gli altri animali non si avvicinano. Quando se ne vanno perché non interessa loro la verdura, gli istrici e compagnia bella si fanno avanti. Dopo una mezz’oretta torniamo al ristorante. I bambini utilizzano per il loro i-pad il wi-fi libero che prende solo qui, noi adulti ci incantiamo a guardare il cielo stellato. Una cosa che ci ha sempre lasciati a bocca aperta sono le nottate africane. Non c’è la luna che inquina con la sua luce quindi si vedono milioni di stelle. Si ha l’illusione di poterle toccare con un dito … Torniamo poi in camera. Sono le 21.30 e andiamo subito in branda … In questa vacanza non faremo tutti i giorni le levatacce dell’anno scorso quindi andremo a dormire anche un pochino più tardi. Nel nostro precedente viaggio la sveglia era sempre alle 5.30 e crollavamo alle 20.00 ….

4) 09.06.2013 – km. 202 (81 asfalto e 121 sterrato)

Ci svegliamo per la luce che entra dai finestroni. Di proposito non avevamo chiuso le tende. Il paesaggio è davvero bello. Davanti alla nostra camera pascolano alcuni oryx. C’è un piccolo uccellino. E’ un Gonolek rosso e nero (Laniarius barbarus) … i nostri pettirossi sfigurerebbero se li mettessero vicino a questi. Dove devono essere rossi …sono proprio rossi! Decidiamo di variare il nostro programma visto che qui se non si fanno escursioni non avremmo più nulla da fare e l’oziare non fa parte del nostro modo di fare vacanza …Eravamo indecisi se andare al centro dell’Africat Fondation per la visita giornaliera ma poi optiamo per andare ora al CCF (Cheetah Conservation Fund, centro di recupero ghepardi) anziché domani mattina così domani possiamo andare presto all’Etosha. Andiamo a fare colazione. Questa mattina è tutto aperto, le tende sono alzate ma non fa freddo. Faccio due foto nel giardinetto vicino al ristorante. Ci sono tanti fiori arancioni molto fotogenici. Molti uccellini fanno baccano intorno ad una mangiatoia. Un grosso uccello con il becco ricurvo (Tockus leucomelas) ne ha una personale attaccata al tronco di un albero. Saldiamo il conto ber le bevande di ieri sera (Nad 100 € 7,45) ed alle 8.30 partiamo. Ripercorriamo i 24 km. di sterrato che ci riportano alla B1. Poi sono 48 per arrivare ad Otjiwarongo. Prima del paese (circa 30 km.), dovesse interessare, c’è una strada sulla destra, la C22 che porta al Waterberg Plateau Park: altopiano (50 km. x 16) con l’unica riserva di montagna della Namibia con animali a rischio di estinzione – passeggiate ed escursioni anche di più giorni – lodge per pernottare (http://www.nwr.com.na/waterberg_plateau_park.html). Noi andiamo add Otjiwarongo, grosso paese con banca, supermercato rifornitissimo e benzinaio. Dovesse interessare si possono vedere una locomotiva del 1912 – Crocodile Ranch (fattoria dove allevano coccodrilli per la pelle, http://www.namibia-1on1.com/a-northern/crocodile-ranch.html) – Otjiwarongo Museum (sono esposti oggetti storici). Ci fermiamo solo per fare due acquisti veloci al supermercato (Nad 82 – € 6). Dopo il paese, alla rotonda, c’è un grosso cartello marrone con l’insegna del CCF. Imbocchiamo la strada sulla destra. Dobbiamo percorrere 40 km.di sterrato arancione. Troviamo sulla carreggiata parecchi di quegli uccelli che si vedono ovunque in Namibia. L’anno scorso li avevamo chiamati quaglie modificate ma il loro nome giusto è Numida Meleagris. Sembrano delle quaglie giganti nere a pois bianchi. Una di queste pensa bene di attraversare la strada all’ultimo e la prendiamo sotto. Non avremmo potuto evitarlo. Poverina. Ci è spiaciuto un sacco. Raggiungiamo il centro. Vediamo un paio di ragazze che portano a spasso i cani che vengono allevati qui, i pastori dell’Anatolia. Sono tipo degli alani sul marrone/grigio. I ghepardi hanno paura dei cani quindi questi vengono allevati e venduti agli allevatori. Se il ghepardo vede il cane scappa e l’allevatore non spara al ghepardo. Ottima strategia … Il Cheetah Conservation Fund (www.cheetah.org) (http://savethecheetahsalviamoighepardi.wordpress.com/tutto-sul-ccf-in-namibia/) è un centro di ricerca e di conservazione, che stato aperto nel 1990, che si occupa della tutela, cura e reintroduzione in natura dei ghepardi. Quelli che si possono rimettere il libertà sono in una zona non aperta al pubblico. Nel centro però ne hanno circa 25 che non possono essere reintrodotti perché hanno avuto troppo a che fare con l’uomo e non sono più capaci a procacciarci cibo. Si pensi ad esempio al fatto che fa figo avere il ghepardo addomesticato nel lodge quando poi però ci si rende conto che non è un micino ma un predatore con istinti indelebili ormai il danno è fatto. Dove finisce la povera bestia? In centri come questo e meno male che esistono altrimenti sarebbero tutti morti. Questi quindi vivono in 4 appezzamenti enormi di terreno recintato ed elettrificato. Ce ne sono 4/5 per ciascuno e sono divisi maschi da femmine. Il centro è gestito dalla dottoressa Marker. Il CCF è aperto tutti i giorni tutto l’anno, dalle 9.00 alle 17.00, tranne il giorno di Natale. Per i tour giornalieri standard non è necessaria la prenotazione. Lo staff è a disposizione per mostrare il Centro ai visitatori e per rispondere alle loro domande. Ai visitatori è offerta la possibilità di osservare i ghepardi mentre vengono nutriti (lun-ven 14.00 circa, sab-dom 12.00). Nel negozio di souvenir del CCF troverete bevande calde e fredde ed idee regalo. In quanto fondazione no-profit, il CCF finanzia le proprie attività didattiche e di ricerca interamente tramite donazioni. Per questo motivo, è richiesto un contributo di Nad 130 a persona per le visite standard (visita del centro interattivo, del museo, della clinica, dei cani, la passeggiata tra i recinti dei ghepardi tenuti in cattività e la “pappa”). Tutto questo è comunque compreso in ogni altra attività. Ad alcune attività non possono partecipare i bambini. Mi sarebbe piaciuto partecipare alla corsa ma sapevo che loro non potevano assistere perché si entra nei recinti e si rimane senza protezione. Comunque dovesse interessare la fanno alla mattina alle 8 ed è necessaria la prenotazione. Li fanno correre dietro ad un marchingegno (per dare un’idea basti pensare alle corse dei cani). Non raggiungono la velocità massima perché non stanno cacciando ma dai filmati che ho visto vanno velocissimi. Noi decidiamo di fare il Cheetah Drive al costo di Nad 430 € 32 ad adulto e Nad 215 € 16 a bambino (tot. € 96). Siamo noi 4 e 3 austriaci con una guida.

Iniziamo visitando il centro interattivo con filmati nelle varie lingue. Ci sono immagini del famoso Chewbaaka, l’ambasciatore del centro. Questo ghepardo addomesticato è stato salvato dalla Dottoressa quando aveva pochi giorni e ha sempre vissuto con lei a stretto contatto. L’ha portato in giro per tutta la Namibia come “voce dei ghepardi”. È morto il 3 aprile del 2011. Visitiamo il museo e poi proseguiamo con la passeggiata tra i recinti mentre il responsabile ci spiega del centro e dei ghepardi. Sono degli animali meravigliosi. Ci seguono tutti e ovunque c’è scritto “Don’t run”. Li destabilizzerebbe perchè risveglierebbe il loro istinto di caccia e li farebbe litigare gli uni con gli altri. I maschi sono davvero grandi. Mi fanno tenerezza perchè potrebbero vivere liberi nella savana ed invece sono qui a passare le giornate a seguire chi viene a vederli. Tenerezza perché per loro non è una gran vita però grazie a questo centro sono vivi, curati e seguiti e hanno comunque grandi spazi, gli zoo invece mi creano nervosismo perché gli animali vengono prelevati dalla natura e messi in gabbia quindi non lo concepisco. Questo quindi non è uno zoo, è un’occasione di sopravvivenza. Tengo a precisarlo. Un ghepardo maschio appena iniziamo la passeggiata si alza di scatto e con testa bassa e movimenti da agguato punta Martina. La fissa e non la molla un attimo. La guida ci spiega che in natura loro mirano ai cuccioli perché prede più facili quindi quel poco di istinto che gli rimane lo porta ad aver scelto lei come … spuntino. Chiede a Pier quindi, per non farlo agitare troppo, di tenerla attaccata a lui in modo tale che al felino sembra una cosa sola. Intorno alle reti, visto che il centro non è recintato, ci sono orme di altri ghepardi liberi. Fa caldo e gli animali scalpitano perché si sta avvicinando l’ora X … la pappa … Torniamo al centro ed alcuni addetti preparano la carne. Dovesse interessare accettano volontari che vengano qui ad aiutare e molti ragazzi passano le vacanze in questo modo, dormendo e mangiando al centro. Deve essere un’esperienza molto bella. Preparano 12 ciotoloni di ferro e in ciascuno mettono un pezzo di carne di 2 kg. con l’osso. Danno loro da mangiare tutti i giorni tranne uno. Questa quantità per loro è poca visto che in natura quando cacciano ne mangiano molta di più però ciò non capita tutti i giorni. Hanno stabilito quindi che la frequenza giusta fosse 6 giorni si e 1 no. Esternamente, attaccato a ciascun recinto c’è una gabbia più piccola. Queste sono messe in contatto da un piccolo tunnel chiuso ma apribile da entrambe i lati. La gabbia ha una porta chiusa con il lucchetto. Gli addetti chiudono il tunnel mentre i ghepardi impazziscono e litigano tra di loro. Entrano dalla porta nella piccola gabbia, lasciano le ciotole e quando escono e sono al sicuro, aprono l’accesso al tunnel con delle corde. Quei bestioni entrano come dei pazzi. Ognuno si fionda su un pezzo di carne e lo porta subito via ma poi, senza farlo toccare per terra (… si sporcherebbe di polvere …), torna subito alla ciotola e così mangiano accovacciati proprio come fanno i gatti. Ripetono il tutto nelle 3 gabbie più vicine al centro. Agli altri probabilmente viene dato in momenti diversi. Rimaniamo a guardarli una mezz’oretta. La zona dei cani probabilmente è da un’altra parte e noi vediamo solo una mamma con il collare Elisabetta (si è fatta male ad una zampa e almeno non si lecca) con due cuccioli … troppo carini … Iniziamo poi l’escursione vera e propria. Con il senno di poi avremmo dovuto finire qui la nostra visita. Fino a questo punto è quello che viene fatto con il CCF tour e il Cheetah feeling al costo di Nad 130 e ci abbiamo impiegato circa due ore. La nostra escursione consiste in un giro sulla jeep scoperta in due recinti (sulla destra guardando l’ingresso del centro). Passi vicino a ciascun animale, l’autista si ferma e tu fai le foto. Immaginavo di doverli andare a cercare, che fosse come una game drive in un grande appezzamento. Ha fatto delle belle foto ma vincere facile non è bello. Ai bimbi non è piaciuto molto, preferiscono l’adrenalina del cercare, anche se c’è il rischio del non vedere. Hanno preferito l’Africat Foundation. Il leopardo era lontano ma l’avvistamento non era garantito. Il giro dura circa 45 minuti. Quando finisce pranziamo con le nostre cose nella zona pic-nic. Vicino all’ingresso c’è un albero delle salsicce pieno di frutti (kigelia pinnata). Ne raccolgo uno caduto e me lo porterò a casa da far seccare. Farò poi un centrotavola con i frutti a mezzaluna dell’albero di camelthorn e altre cose. Ripercorriamo i 40 km. fino ad Otjiwarongo e poi riprendiamo la B1 direzione Otavi/Tsumeb. Superiamo un posto di blocco e dopo circa 26 km. giriamo a destra sulla D2433 e qui percorriamo 17 km. di sterrato per arrivare al Frans Indongo Lodge (http://www.indongolodge.com/). Nelle vicinanze vediamo una quindicina di kudu. Il lodge è bellissimo. La nostra camera è una family unit (due camere con i rispettivi bagni comunicanti da una porta). Molto bella e curata. Il tetto è in paglia a vista. La zona ristorante/lapa è altrettanto bella e tutta aperta (solo la sera e al mattino la chiudono con le tende). Il lodge è gestito da una famiglia di origini tedesche. Il marito ci accompagna per spiegarci tutto sul terrazzo che si affaccia sulla savana. Il lodge ha una grandissima proprietà all’interno della quale vivono tanti tipi di erbivori e rinoceronti neri e bianchi. Prenotiamo per domani mattina un game drive di 2 ore al costo di Nad 200 (€ 15) ad adulto + Matteo e Nad 100 (€ 8) per Martina (tot.€ 52). Il terrazzo, non voglio essere ripetitiva, ma è bello pure lui. Ha divanetti sui quali ci sediamo per bere il cocktail di benvenuto (limonata con menta) e vediamo delle antilopi roane e nere (allo stato libero in Namibia le si trova solo nel Caprivi) che si abbeverano alla pozza che viene illuminata di notte. I bambini vanno in camera per sfruttare il solito wi-fi mentre io e Pier andiamo all’ingresso del lodge dove c’è una costruzione in legno sulla quale salire per vedere lontano (ce n’è anche una vicino alla piscina). Il sole sta tramontando e colora tutto di rosso. A distanza di poco uno dall’altro, passano due gruppi numerosi di gazzelle. Non riesco a distinguere cosa sono perché alzano molta polvere e sono proprio davanti al sole. Bella immagine. Peccato che il tramonto non lo si possa vedere dal terrazzo dove abbiamo preso da bere. Cala il sole ed arriva il freddo. Doccia e cena per le 19. Il nostro tavolo è davanti al camino (gentilezza per i bambini) e sulla sedia ci sono le coperte da mettere sulle gambe. Noi non le usiamo perché stiamo bene ma le altre 10 persone che ci sono si coprono volentieri. I mesi freddi in questi posti sono davvero pochi quindi non investono sul riscaldamento. Con il caldo è logico che tutti i lodge abbiano i locali comuni aperti. Cena ottima (per noi compresa nel prezzo), una delle migliori della vacanza. Ci portano delle tartine con salsa guacamole, una tasca di carne di kudu ripiena con peperoni e formaggio e contorno di verdure, poi la panna cotta con una cremina calda di lamponi. Dopo cena i bimbi vanno in camera mentre noi prendiamo un amarula, tipico amaro locale molto buono. Proviamo ad andare a berlo sulla terrazza ma fa freddissimo (la pozza è illuminata con una luce debolissima e non c‘è nessun animale). Rientriamo e ci sediamo vicino al fuoco acceso nella lapa poi a nanna.

5) 10.06. 2013 – km.290 (203 asfalto e 87 di sterrato)

Sveglia alle 6.00 per il game drive. Col senno di poi era meglio se lasciavamo i bambini in camera a dormire tanto saremmo rientrati prima che si svegliavano o tutt’al più andavano già a fare colazione. Dico questo perché non abbiamo mai patito tanto freddo in vita nostra, nemmeno quando andiamo a sciare sul nostro Monte Rosa. C’è un vento che soffia gelido. Si fa quasi fatica a stare in piedi. La jeep è aperta e le coperte in dotazione sono solo di lana, non come quelle dell’Africat Foundation che erano di pile da una parte e tela cerata dall’altra che ripara dal vento. Ci copriamo meglio che possiamo. La guida (per niente simpatica) ci dice che in questa zona è raro il vento in questo periodo. Solitamente soffia ad agosto. E’ molto più difficile vedere gli animali perché sono infastiditi e si riparano nel bush più fitto. Giriamo appunto due ore nella proprietà recintata vedendo solo pochissimi kudu, oryx, avvoltoi e tantissime cacche, alcune ancora fumanti, di rinoceronti. Questo posto è famoso per questi animali. I turisti vengono qui apposta per vederli. Ce ne sono 6 bianchi e 3 neri. La vegetazione è fitta tranne che in alcune radure dove si sono delle pozze d’acqua. Tutt’intorno migliaia di impronte nella sabbia ma animali pochi. La guida dice che siamo stati davvero sfortunati. Accipicchia sto vento … Rientriamo e ci fiondiamo al ristorante davanti al camino a scaldarci. Questa volta usiamo le coperte sulle gambe. Sono le 9 e dopo aver pagato il conto per le bibite di ieri sera (Nad 100 – € 7,45) ripartiamo con destinazione nord. Abbiamo fatto bene a visitare il CCF ieri mattina così arriviamo di buon’ora all’Etosha. Ripercorriamo a ritroso i 17 km. di sterrato che ci riportano alla B1 e torniamo ad Otjiwarongo. Senza nemmeno entrare in paese imbocchiamo la C 38 che ci porta dopo 66 km. ad Outjo. Paesino con banche, distributori ma più che altro un’ottima panetteria, la Beckerej Outjo. Si trova in mezzo al paese (direzione nord) sulla destra, di fronte al distributore (mi sembra che si chiamasse Ruma ma ho scritto male negli appunti e non riesco a decifrare bene il nome … scrivendo gli appunti su una piccola agenda mentre si viaggia … la calligrafia è quella che è … comunque non ci si può sbagliare). Ha tanti tipi di dolci, tortine salate e pane. Ha un portico con pergolato sul retro dove poter mangiare. Compriamo 4 tortine salate per pranzo (Nad 75 – € 6). Facciamo tappa veloce al supermercato ma è completamente sfornito e prendiamo solo del formaggio (Nad 75 – € 6), facciamo benzina (al litro costa Nad 11,24 – € 0,83 per un totale di Nad 574 – € 43) e poi ripartiamo. Un altro centinaio di km. e siamo all’ingresso sud dell’Etosha (http://www.etoshanationalpark.co.za/). Questo è un Parco nazionale recintato di 22.270 Kmq, all’interno del quale vivono allo stato libero tutti gli animali africani tranne il bufalo e l’ippopotamo. Ha una pianura salina bianca chiamata pan di 4.730 Kmq. dove però gli animali non vanno perché è un posto assolutamente inospitale. Arriviamo all’ingresso, l’Anderson gate. Ce ne sono altri 3: uno ad est, Von Lindequist Gate, uno a nord, King Negale Gate, e uno ad ovest, il Galton Gate, ma hanno accesso solo i clienti del Dolomite Camp. Tutta questa grande parte del parco ho letto da qualche parte che verrà aperta al pubblico ma non so quando. Al momento è interdetta. Qui all’ingresso fanno solo compilare e firmare un foglio con tutte le regole del parco. Il pagamento viene fatto alla reception dei lodge. All’interno che ne sono 3: a sud Okaukuejo, 17 km. dall’Anderson gate (http://www.etoshanationalpark.co.za/accommodation/inside-the-park/okaukeujo), ad est Namutoni, 12 km. dal Von Lindequist Gate (http://www.etoshanationalpark.co.za/accommodation/inside-the-park/namutoni) e a metà strada tra i due c’è Halali (http://www.etoshanationalpark.co.za/accommodation/inside-the-park/halali). Namutoni dista da Okaukuejo 140 km. sulla strada principale ma facendo le deviazioni alle varie pozze aumentano nettamente. Tutti e 3 i campi hanno un distributore di benzina, c’è la possibilità di pranzare anche se non si pernotta nel lodge e hanno una pozza d’acqua artificiale, protetta da recinzioni, dove si possono vedere in sicurezza gli animali che vengono a bere, anche di notte perché sono illuminate. Tutti hanno alla reception un libro per gli avvistamenti. Vengono indicati il luogo e l’ora in cui si sono avvistati gli animali più rari in modo tale che quando uno li consulta può trarre spunto su dove andare. Logicamente se è passato poco tempo. L’anno scorso un signore ci ha fermato alla fine del Fichers Pan, dicendoci che alla pozza Chudop c’erano 10 leoni. Noi siamo arrivati dopo 10 minuti ma c’erano solo zebre e altri erbivori. Anche questa è una cosa che si usa fare qui. Si comunica con gli altri turisti e ci si avvisa se c’è qualcosa di interessante nei paraggi. Tornando a noi.

Compiliamo con i nostri dati un librone e firmiamo il foglio delle regole del parco che dicono: VIETATO scendere dall’auto se non nelle zone segnalate, uscire dalle piste (tutte le strade percorribili sono sterrate), dare da mangiare e disturbare gli animali (si potrebbe rovinare un’azione di caccia). Gli animali non associano le auto ad un pericolo oppure a qualcosa dal quale possono prendere cibo quindi rimangono indifferenti e per nulla impauriti. Si fanno avvicinare. Ci si può facilmente immaginare il pericolo che ci sarebbe se, ad esempio, degli elefanti affamati attaccassero un’auto per cercare da mangiare. Diventerebbe seriamente rischioso. Inoltre la loro dieta è completamente diversa da pane piuttosto che biscotti. La velocità massima da tenere è 60 km./h. I cancelli d’ingresso e dei lodge vengono aperti all’alba e chiusi al tramonto. Se qualcuno viene trovato fuori dagli spazi consentiti oltre l’orario viene espulso dal parco dopo aver pagato una multa. Gli orari cambiano quasi tutti i giorni anche se solo di pochi minuti. Alla reception di ogni lodge li comunicano. Tornando sempre a noi … cavoli quanto divago ma ci sono troppe cose da dire e informazioni da dare …

Ripartiamo in macchina e anziché andare direttamente ad Okaukuejo (pronuncia Okukeio), sono 17 km. di asfalto, iniziamo a zigzagare sullo sterrato. Andiamo subito alla prima pozza che c’è a sinistra appenda dopo l’ingresso, Ombika. Qui è tutto bianco/grigio. Anche i termitai sono logicamente di questo colore. Qui ci sono come l’anno scorso degli springbok, oryx e tante quaglie modificate. Percorriamo una piccola deviazione di 6 km. sempre sulla sinistra e quando finisce, anziché stare sulla strada principale, la superiamo e andiamo dritto. Vediamo un’infinità di giraffe. La pozza Gaseb è asciutta. Andiamo alla Gemsbokvlakte (dove l’anno scorso avevamo visto il leone) ma è vuota quindi ci dirigiamo a Nebrowni. Rimaniamo di stucco. Ci saranno più di 300 animali tra struzzi, giraffe, zebre, oryx, gnu e springbok. Un paio di elefanti si stanno allontanando. La vediamo già dalla strada. Arriviamo nello spiazzo a ridosso della pozza e non sappiamo più dove guardare. L’anno scorso non abbiamo mica visto tutto questo ben di Dio. Alla fine ci renderemo conto che non avevamo visto nulla nella nostra precedente visita se confrontato con tutto quello che abbiamo visto quest’anno. E comunque ne eravamo usciti più che mai soddisfatti, forse perché era la nostra prima volta. Fatto sta che nelle pozze avevamo visto sempre solo pochi animali per volta mai una quantità come questa. Tutto dipende dalla fortuna. Può capitare che in un posto vedi di tutto e di più e 10 minuti dopo, chi arriva dopo di te, non trova nulla. Le pozze sono i posti più pericolosi per gli erbivori perché è qui che i predatori tendono la maggior parte degli agguati quindi loro cercano di starci il meno possibile. Un trucco per capire se in giro ci sono dei carnivori è quello di guardare l’atteggiamento degli animali. Se puntano tutti nella stessa direzione, se bevono ma si alzano di continuo guardando sempre dalla stessa parte, è perché lì c’è qualcosa che li disturba e che gli crea agitazione. Qui a Nebrowni non so più dove puntare l’obiettivo. Gli animali ci passano ad un metro dalla macchina e vanno e vengono. Decidiamo di pranzare qui poi a malincuore procediamo. Arriviamo ad Okaukuejo per fare il check-in. Andiamo alla reception. Guardo subito il libro degli avvistamenti. Gli ultimi risalgono al giorno prima. La maggior parte comunque segnala leoni ad Okondeka. Decidiamo che dopo andremo lì. Per le registrazioni bisogna rivolgersi a due persone differenti. Alla prima paghiamo il costo del parco. I costi sono a notte (Nad 80 – € 6 a testa gli adulti e Nad 10 – € 0,75 la macchina, noi dobbiamo considerare due notti quindi totale Nad 340 – € 25, i bambini sotto i 16 anni sono gratis). La ricevuta bisogna tenerla perché all’uscita la chiedono per controllare che corrispondano i giorni di permanenza con quello che si è dichiarato e pagato all’ingresso. Non potrebbero fare in altro modo. Andiamo poi dall’altra signora per la camera. Lasciamo Nad 500 di cauzione. Ci verranno restituiti domani mattina quando riportiamo le chiavi dopo che hanno verificato che la camera è a posto e che si è pagato quello che si è consumato nel frigo bar. Note tecniche del campo: colazione a buffet 5.30/9.00 (Nad 110 € 8,20 ), pranzo alla carta 12.00/14.00 (Nad 120 € 9), cena a buffet 18.00/21.00 (Nad 170 € 13) tutti i prezzi sono escluso il bere, bambini metà prezzo. Noi abbiamo previsto solo la colazione. A chi dovesse interessare organizzano dei game drive di 3 ore al costo di Nad 500 € 37 di giorno (alle 5.30 ed alle 14.30) e Nad 600 € 45 di notte (alle 19.00). Tutti li sconsigliano perché le jeep rimangono sulle piste segnate percorribili dalle macchine private quindi tanto vale girare da soli. Il check-in deve essere fatto dopo le 13 ed il check-out dalle 6 alle 10. I cancelli aprono alle 6.25 e chiudono alle 17.25. Ci sono cartelli che dicono di fare attenzione agli sciacalli che girano nel campo perché ne hanno trovati alcuni con la rabbia e c’è scritto di non avvicinarli e se per caso si nota che hanno dei comportamenti strani bisogna avvisare i guardaparco. Ci assegnano la camera e nemmeno a farlo apposta ci danno la stessa dell’anno scorso. Più che il caso ho idea che abbiano solo quella di quadrupla. Si chiama Tamboti ed è un appartamento con due camere con i rispettivi bagni, un salotto, cucina attrezzata e portico con tavolo e brai (griglia). Bella.

Questo campo ha una torre sulla quale poter salire per guardare la savana, la piscina, un negozietto con i beni culinari di prima necessità, uno di souvenir dove se dovesse servire c’è una cartina a pagamento del parco con tutti gli animali che ci sono (tutti i classici africani tranne l’ippopotamo e il bufalo). Noi non la acquistiamo perché usiamo quella che ci ha dato Timo, il nostro tour operator. Per intenderci quella che ha davanti l’Etosha e sul retro Sossusvlei. Dovrebbe essere di facile reperibilità. Andiamo in camera solo per lasciare le valigie, andiamo in macchina fino alla pozza ma non c’è nulla quindi usciamo dal campo diretti a nord. Costeggiamo il pan. E’ tutta una distesa di erba gialla. Vediamo qualche struzzo. La pozza Wolfsnes è asciutta. Arriviamo alla pozza Okondeka. Qui è bene venire al pomeriggio perché si ha il sole alle spalle quindi i colori rendono molto di più con lo sfondo del bianco del pan. L’anno scorso eravamo venuti alla mattina alle 6.30 ed oltre che essere vuota non si riusciva a vedere nulla. Ora ci sono tanti gnu, oryx, giraffe, springbok e sciacalli. Davvero un’immagine meravigliosa. Completiamo l’anello passando per Adamax e Natco ma sono vuote, non c’è neppure l’acqua. Tralasciamo di andare alla foresta degli alberi Moringa Ovalifolia (Sprokieswood) perché dallo svincolo sono ancora 24 km. a tratta ed il sole sta tramontando. Queste piante crescono quasi solamente in questo punto. E’ anche chiamata foresta incantata o foresta degli spiriti (haunted forest). I rami di queste piante sembrano radici ed in effetti una leggenda boscimane dice sono state piantate al contrario in quanto Dio si era dimenticato di loro creando il mondo. All’ultimo le ha lanciate in cielo e sono cadute in questo punto del parco. Hanno dovuto recintare la zona in quanto gli elefanti mangiavano le cortecce. Passiamo anche da Leeubron ma è asciutta. Ritornando verso il lodge abbiamo il sole alle spalle ed illumina tutto con i caldi colori del tramonto. Ci sono delle giraffe che si avviano lentamente verso la pozza di Okaukuejo. Andiamo in camera giusto per una doccia veloce e poi io vado da sola alla pozza mentre la mia family si sistema. E’ buio pesto e ci sono 6 giraffe. Due bevono e le altre scrutano l’orizzonte. Poi si danno il cambio. In questo posto c’è scritto di fare silenzio ma ci sono i soliti idioti che parlano a voce alta. Me li mangerei. Andiamo a cena. Si vede che quest’anno le temperature sono molto più alte. L’anno scorso i tavoli erano apparecchiati solo dentro e le finestre erano chiuse. Ora la gente è seduta tutta fuori e dentro non c’è nessuno. Abbiamo notato anche che nel parco l’erba non è alta come l’anno scorso. Ci dicono che ha piovuto di meno e il freddo-freddo tarda ad arrivare. Questa sarà la peggior cena della nostra vacanza. Al limite della mangiabilità. Buttiamo dalla finestra Nad 583 € 44. E pensare che volevo portarmi dall’Italia il necessario per fare la pastasciutta … sapevo che era l’unico posto nel quale saremmo andati con la cucina attrezzata, sapevamo che qui si mangia male e sapevamo che avremmo tutti avuto premura di mangiare veloce per poi andare alla pozza. Se la portavo era meglio. Andiamo alla waterhole e vediamo un elefante che se ne va e ci sono due rinoceronti vicini-vicini che bevono. Credevo che fossero bianchi visto che i neri sono solitari ma a casa, guardando il labbro nelle foto, mi sono resa conto che invece erano i rarissimi neri. Ci sono due fari che illuminano ma uno è guasto ed è quasi sempre spento quindi faticherò a fare foto. Anche se sul cavalletto … se non c’è luce … non c’è luce … c’è poco da fare. Quando se ne vanno andiamo via anche noi perché i ragazzi sono stanchi. Alle 21 dormiamo. Domani ci aspetta una grande giornata.

6) 11.06.2013 – km.220 di sterrato

Alle 6.15 siamo in macchina. Corriamo alla pozza. C’è un oryx al centro che beve e poi arriva un kudu maschio. I kudu, come le giraffe ed i rinoceronti non entrano nell’acqua mentre oryx, zebre, springbok ed elefanti si. Andiamo al gate. E’ già aperto anche se siamo in anticipo. Vedremo l’alba dalla macchina. Andiamo verso est per poi tornare a fare colazione e ripartire verso Namutoni. A Gemsbokvlakte ci sono poche zebre. Anche questa è migliore al tramonto perché si trova verso nord-est dal punto sosta auto. Andiamo a Olifantsbad. L’anno scorso siamo venuti qui due volte perché questa pozza è famosa, come dice il nome, per gli elefanti al bagno … l’avevamo trovata vuota entrambe le volte ed ora pure. C’è solo un kudu. Lungo la strada per arrivare ci sono quintali di cacche. Vediamo impala, kudu e tante giraffe. Ritorniamo verso Okaukuejo ripassando per Nebrowni. Anche questa mattina, come ieri, è super affollata. Gli oryx fanno da padroni scacciando i piccoli springbok. Anche ora la luce è favorevole per le foto. Ad 1 km. da Okaukuejo vediamo un gran movimento. Ci avviciniamo e ci sono 4 iene maculate che si contendono un pezzo di carne. Probabilmente lo hanno rubato a qualche leone che ha appena cacciato perché la carne è ancora bella rossa. L’anno scorso ne avevamo vista solo una di notte che beveva alla pozza di Okaukuejo quindi era lontana. Ora le vediamo bene da vicino. Andiamo a fare colazione. Io faccio veloce e vado a chiudere le valigie intanto che la mia truppa finisce con calma. Vado alla pozza. Ci sono zebre e springbok in mezzo all’acqua. Il sole è alle mie spalle quindi riesco a prenderli con il loro riflesso nell’acqua. Bello. Vedo in lontananza che si avvicinano una decina di elefanti quindi corro in camera a chiamare i bambini. Ora che torniamo non c’è nessun animale. Probabilmente erano solo di passaggio. La loro meta non era la pozza. Rientrando alla camera vediamo una decina di scoiattoli (almeno credo che siano scoiattoli) che escono ed entrano dalle loro tane nel terreno. Bellissimi. Hanno un codone carinissimo.

Check-out, ritiriamo i soldi della cauzione e alle 9.30 via … verso nuove avventure … Ripassiamo per Nebrowni che è ancora affollata, per Kapupuhedi e Ondongab ma sono vuote. Homob è molto bella. Lungo la strada comunque vediamo sempre vari animali. Arriviamo a Charitraub. C’è una bella pianta e la pozza la si vede dalla collinetta. Ci sono zebre che bevono. Quando stiamo per partire butto ancora un occhio ed eccolo … arriva sottovento da sinistra in mezzo all’erba gialla mossa dal vento. Anche la sua criniera si muove. Immagine meravigliosa. Cammina con la testa bassa rispetto al corpo, in chiaro atteggiamento d’attacco. Il tutto succede in meno di un minuto. Per fortuna stavo riprendendo con la telecamera altrimenti non avrei fatto in tempo neppure ad accenderla quindi ho registrato tutto. Senza neppure fermarsi scatta in avanti. Le zebre partono e scappano verso di noi. Alzano un polverone pazzesco e per qualche secondo non capiamo cosa succede. A Martina, che è innamorata delle zebre, vengono le lacrime agli occhi. Quando la polvere si abbassa capiamo cosa è successo. Oltre le zebre c’era un gruppo di gnu ed un secondo leone maschio ha fatto un attacco ad un loro piccolo. L’ha isolato dal gruppo e l’ha indirizzato verso il leone che abbiamo visto noi. Questo l’ha bloccato e poi se lo sono spartiti. L’obiettivo non erano le zebre. Si acquattano a mangiare dietro ad alcuni cespugli ad una trentina di metri da noi quindi la parte più cruenta non la vediamo. Ci spostiamo poi lungo la strada perché magari da li si vede meglio. Nel frattempo sono arrivate altre macchine ma non capiscono che cosa sia successo quindi chiedono spiegazioni. La scena l’abbiamo vista solo noi da una parte ed altri due ragazzi che hanno visto il leone che ha isolato lo gnu dall’altra parte. Dalla nuova posizione sulla strada siamo più vicini ma c’è sempre qualche cespuglio. Ogni tanto si alzano e si contendo un pezzo di carne e poi si riabbassano a mangiare. Che emozione. Rimaniamo una mezz’oretta. Le zebre ritornano a bere e gli gnu continuano a fissare i leoni. Incominciano poi ad allontanarsi pochi per volta. Solo due non si spostano. Probabilmente sono i genitori del piccolo. Poi il maschio si muove ma dopo poco si ferma di nuovo e si gira a guardare. La femmina si sposterà per ultima. Già sono animali che camminano con il testone basso che da l’idea di tristezza costante (tipo le mie labrador che hanno sempre di quegli occhi ….) ma in questa situazione sembrano davvero disperati. Ci fanno una pena incredibile.

Proseguiamo e andiamo A Salvadora. E’ vicino al pan e la si vede dall’alto. Ci sono centinaia di zebre e gnu. C’è un albero, i classici sella savana ad ombrello che rende tutto più scenografico. Passiamo per Riethontein, bella ma senza animali. Andiamo ad Halali e pranziamo con le nostre cose seduti sul cassone della jeep. Ci sono tantissimi uccellini blu petrolio che ci rubano le briciole. Sono i Lamprotornis nitens. C’è anche un Calao Leucomele. Andiamo alla pozza ma c’è solo un’impala. Qui si sono delle panchine sulla roccia sotto una tettoia di paglia e diversi alberi di moringa ovalifolia bianchi. Ce ne sono parecchi anche sulla montagnola che sovrasta la pozza. Li si vede bene arrivando a piedi alla pozza. Rimango qui da sola una mezz’oretta mentre la mia truppa va in macchina. Il papà fa un pisolino ed i ragazzi giocano. C’è un silenzio indefinibile. L’anno scorso qui c’era un bellissimo elefante anziano che beveva e l’avevo fotografato cm. per cm. da quanto era vicino. Torno alla macchina e partiamo. Pozze Hello e Noniams non sono belle e sono senz’acqua. Troviamo diverse giraffe che ci bloccano la strada e poi scappano via con una corsa davvero scoordinata. Che buffe. Si spostano e poi si fermano e si girano a fissarci. L’istinto è di scappare ma poi sono curiose e vogliono guardare. Alcune fanno morire dal ridere perché spuntano da dietro le piante che stanno mangiano. Si vede solo il collo lungo. Sembra che facciano “cu-cu”. Arriviamo a Goas. Bellissima. Ci sono 4 giraffe che bevono con le zampe anteriori allargate. Non entrano nell’acqua quindi per riuscire a raggiungerla devono per forza mettersi in questa posizione ridicola. Tutte bevono ma continuano ad alzarsi e guardano nella stessa direzione. Sono decisamente infastidite. Guardiamo bene e così vediamo 1 leone ed una leonessa sdraiati che dormono sotto una pianta ad una trentina di metri da noi. Se non avessimo fatto attenzione al comportamento delle giraffe sarebbe stato impossibile notarli. Quando finiscono di bere se ne vanno. Ci spostiamo lungo la strada così le vediamo passare. Sfilano di fianco alla macchina. Mamma mia quanto sono belle. Hanno il pelo con una pezzatura davvero simpatica. Poco prima di imboccare la strada principale, nei pressi della pozza Springbokfontein per intenderci, Marina dice: quell’affare (le sfuggiva il nome termitaio … ) assomiglia un sacco ad un rinoceronte. Ci poteva stare visto che qui i termitai sono grigi e a volte, da quanto sono grossi e vedendone magari solo una parte, possono essere vagamente scambiati per elefanti o altro. In questo caso è però proprio un rinoceronte!!!!!!! Io senza occhiali (che però non metto mai … ) sono una mezza talpa quindi prendo la macchina foto con il tele a 300 mm. e punto sul labbro. E’ decisamente arrotondato. Non ci sono dubbi. Brava Marti … ha trovato uno degli animali più difficili da vedere in Africa e poi non un rinoceronte qualsiasi … quello nero! Pascola tranquillamente a quindici metri da noi. Ci fissa ma poi prosegue tranquillamente a brucare. Quanto è bello. Ripartiamo ed imbocchiamo la strada principale. Appena dopo lo svincolo per la pozza Batia troviamo 4 pachidermi sul ciglio della strada. Hanno tutti gli occhi chiusi, tengono una zampa anteriore sollevata pochi cm. da terra e la fanno roteare. Con la proboscide raccolgono qualche rametto e se lo mangiano. Ho idea che siano mezzi addormentati e la rotazione della zampa sia una cosa fatta per rilassarsi. Hanno il corpo quasi bianco, tutto schizzato. Gli elefanti, per proteggere il corpo dal sole, si bagnano e poi con la proboscide prendono la sabbia e se la buttano sulla schiena. Qui la sabbia/polvere è tutta bianca. Ci avviciniamo lentamente ad uno. Apre appena mezzo occhio. Ha solo una zanna. Non è per nulla infastidito. Ma quanto è grande. Dopo una decina di minuti si muove. Intendiamo che vuole attraversare la strada quindi, sapendo che loro passano sopra ad ogni ostacolo senza porsi problemi, Pier mette subito in moto e ci spostiamo di un paio di metri. Ci passa dietro senza neppure guardarci. Bisogna stare attenti alle femmine se hanno i piccoli perché sono protettive. Meglio mantenere le distanze. Sono animali pacifici ma se intimoriti potrebbero reagire. Rispettiamo loro e loro rispettano noi. Da qui in poi troveremo meraviglioso il paesaggio. Abbiamo il sole che si sta abbassando velocemente alle nostre spalle. Abbiamo ancora poco più di 1 ora prima del tramonto. La luce del sole riscalda tutti i colori. Il giallo dell’erba diventa oro. Vediamo ancora una ventina di elefanti e poi la cosa più bella dopo lo svincolo per la pozza Kalkheuwel (che non visiteremo). In questa piana completamente gialla punteggiata di alberelli verdi e con lo sfondo bianco del pan, ci saranno una trentina di giraffe con tanto di piccoli. Sarà la pace del luogo, sarà che loro sono l’esempio della rilassatezza, saranno i colori, sarà tutto il contesto ma questa è una delle immagini più belle che ci ha regalato l’Etosha. Ma lo spettacolo non finisce qui. Siamo indecisi se andare anche a Chudop perché siamo agli sgoccioli con il tempo poi optiamo per il si visto che sono solo 3 km. se facciamo la deviazione. Quando arriviamo rimaniamo senza fiato. Ci saranno una ventina di elefanti. Alcuni sono immersi nella pozza. Per immersi intendo proprio sotto con testa e tutto quanto. Si rotolano, prendono l’acqua e se la lanciano a vicenda. Quelli fuori fanno dei faccia a faccia intrecciando le proboscidi. Tengono le orecchie allargate, barriscono e alzano tanta polvere. Ma non stanno litigando. La maggior parte sono dei cuccioli cresciutelli quindi stanno giocando. Hanno le zanne lunghe appena una ventina di cm. Intorno ci sono giraffe e zebre che vorrebbero andare a bere ma non osano visto il casino che fanno gli elefanti. Dopo una mezz’ora se ne vanno e allora gli altri animali si avvicinano alla pozza. Già l’anno scorso qui avevamo visto delle belle immagini ma quest’anno non è da paragonare. Ripartiamo e ci fermiamo dopo poco perché ci sono 2 iene maculate. Una si avvicina alla macchina prima di noi e con i denti morsica l’apertura del cassone. Ho idea che senta l’odore di mangiare. Siamo in 4 macchine e blocchiamo tutta la strada perché ciascuno cerca di trovare un posto che abbia una buona visuale. Quando si stufa si sposta e passa ad un paio di metri da noi. Ci fissa e noi la fissiamo. Arriviamo alla conclusione che il musino è carino. Ha dei begli occhioni teneri con delle orecchie grandi. Certo, nel complesso tra comportamento in primis e poi postura nel muoversi non è certo una meraviglia ma il musino è bellino. Credo che saremo gli unici al mondo a pensarla così …

Andiamo al lodge di Namutoni. Note tecniche del campo: colazione a buffet 5.30/9.00, pranzo alla carta 12.00/14.00, cena alla carta 18.00/21.00. I prezzi non sono segnati sul foglio che consegnano alla reception. Noi abbiamo previsto solo la colazione. A chi dovesse interessare organizzano dei game drive di 3 ore al costo di Nad 500 € 37 di giorno (alle 5.30 ed alle 14.30) e Nad 600 € 45 di notte (alle 19.00). Il check-in deve essere fatto dopo le 12 ed il check-out entro le 10. I cancelli aprono alle 6.25 e chiudono alle 17.25. Anche qui paghiamo la cauzione di Nad 500. L’anno scorso avevamo due camere doppie, quest’anno ci danno una quadrupla o meglio è una doppia molto grande nella quale hanno aggiunto due letti volanti per i ragazzi. Carina. C’è la doccia con la vasca e poi una doccia nella parte esterna. Sia sul retro che sul davanti c’è uno spazio privato recintato con frasche. In questo modo si può lasciare la finestra aperta senza il rischio che entrino gli animali. Questo lodge un tempo era un fortino tedesco. E’ tutto bianco, ha la piscina ed una pozza illuminata. Andiamo a farci un giro prima di cena ma non c’è nessun animale. Ceniamo alla carta spendendo Nad 600 € 45 per tutti. I ragazzi ed il papà prendono una zuppa che dicono che sia buona e poi tutti prendiamo un piatto unico con carne e verdure. Infine il dolce. Saremo soddisfatti. Andiamo ancora alla pozza ma è sempre vuota. Quindi andiamo in camera e alle 20.30 dormiamo.

7) 12.06.2013 – km.648 (594 asfalto e 54 sterrato)

Ci alziamo sempre alle 6.10 ed usciamo subito per andare ancora a Chudop ma questa mattina è deserta. Ci sono solo in giro quaglie modificate. Aspettiamo un po’ poi andiamo via perché oggi abbiamo la lunga tappa di trasferimento verso il Caprivi. Lasciamo la pozza e veniamo circondati da 4 iene che ci guardano ed annusano la macchina. Chissà che fame che hanno. Abbiamo tralasciato il giro del Fishers Pan che l’anno scorso ci era piaciuto ma non si poteva fare di più questa mattina. Riepilogando. Le pozze più scenografiche sono (partendo da ovest verso est): Okondeka (al tramonto), Nebrowni, Olifantsbad Homob, Salvadora, Rietfontein, Goas e Chudop. Torniamo a Namutoni, colazione, check-out, ritiro cauzione e via, sulla strada asfaltata che dopo 12 km. ci porta fuori dal parco. Ci salutano 2 giraffe, degli impala e 3 kudu … alla prossima … torneremo ancora … Ci controllano il biglietto d’ingresso e poi partiamo. Da qui in poi è tutto asfalto. Dopo 24 km. raggiungiamo la B1, dopo altri 74 arriviamo a Tsumeb. Facciamo benzina (Nad 700 € 52), cambiamo soldi in una banca e facciamo un po’ di spesa al supermercato (Nad 270 € 20). Tsumeb è un centro minerario con relativo museo. Cosa visitare: Tsumeb Cultural Villane (villaggo che ospita varie popolazioni locali per far vedere come vivono, gli introiti vengono divisi tra le persone) – lago Otjikoto (24 km. a nord della città, non si può nuotare) – lago Guinas (appena dopo l’altro) entrambe sono su riserve private, c’è la possibilità di immersioni solo per esperti, sono gli unici laghi naturali della Namibia. Noi ripartiamo e dopo 57 km. siamo a Grootfontein. Si possono visitare: l’Hoba Meteorite (meterorite più grande mai visto, pochi km. ad ovest della città) e la grotta di Dragon’s Breath Cave (a 46 km. dalla città, il più grande lago sottomarino al mondo). Da qui fino a Rundu sono 252 km. sulla statale B8. Appena prima di Mururani c’è la linea rossa del contenimento veterinario. Serve per evitare che il bestiame ad uso privato dei territori del nord si mescoli con quello controllato e destinato alla vendita dei territori del sud. La strada è completamente bloccata. Ci chiedono se trasportiamo carne (anche se il problema sarebbe in senso opposto) e vogliono vedere la patente internazionale. Poi aprono i cancelli e proseguiamo. Da qui in poi troveremo molti animali (mucche, asini, capre, galline) lungo la strada e si vedono le prime capanne. Lungo la strada asfaltata passa la vecchia strada sterrata dove ora camminano le persone con il loro animali. Prima di Rundu ci fermiamo in uno spiazzo lungo la strada per pranzare. Apriamo una delle valigie dove abbiamo i vestiti da lasciare ai bimbi. Come l’anno scorso li mettiamo in una borsa da tenere davanti e Matteo e Martina li smistano così quando troviamo dei bambini diamo loro qualcosa più o meno di misura giusta. Sarebbe impensabile scendere perché a volte ne arrivano davvero tanti. Qui i villaggi si susseguono uno dietro l’altro. Vediamo tanti bimbi che indossano le divise scolastiche. Ogni villaggetto ne ha una diversa dall’altro. C’è un posto di blocco della polizia prima del paese. A Rundu ci fermiamo ancora per fare benzina (Nad 280 € 21) poi proseguiamo subito. Qui inizia il Caprivi. Questa zona è caratterizzata da distese di lussureggiante vegetazione. E’ lunga 500 km e larga solo 32 km, all’estremità orientale si gonfia a quasi 100 km di larghezza prima di ridursi al punto di confluenza dei fiumi Chobe e Zambesi, dove i confini dello Zimbabwe, Namibia, Zambia e Botswana si incontrano. Questa regione è densamente popolata e c’è la malaria visto che ci sono diverse zone paludose dove passano i fiumi Kavango e Kwando. In questa zona gli animali vivono liberi e si possono vedere bisonti ed ippopotami che non si trovano in nessun altra parte della Namibia oppure elefanti lungo la strada. Guardando la cartina vedo che c’è una strada sterrata che costeggia il fiume Kavango e che arriva fino a Divundu, dove dobbiamo arrivare noi. Sono 175 km. Ho idea che sia la vecchia strada utilizzata per mettere in collegamento la Namibia con Zambia e Zimbabwe prima che venisse costruita l’asfaltata transcaprivi. Noi ne percorreremo solo una trentina di km. E’ tutta sterrata. Ci sono molte strade che la collegano alla B8. Anche ora abbiamo il sole che si abbassa alle nostre spalle. Ci sono tantissime capanne di paglia in mezzo all’erba gialla, piante e cespugli, bambini che corrono come dei matti al nostro passaggio (di turisti qui ho idea che non ne passino molti … ) e sullo sfondo il fiume Kavango che corre lento, oltre questo c’è l’Angola. Il fiume fa da frontiera naturale. Qui è il posto perfetto per iniziare a regalare i vestiti. Quando vediamo dei bimbi ci fermiamo ma questi scappano. Non ci è chiara la faccenda. Parlando questa sera al lodge capiremo il perché. Il succo del discorso è che molti bambini non hanno mai visto nessuno di bianco quindi sono bloccati per il colore della nostra pelle e poi gli viene insegnato di scappare quando qualcuno si ferma. Hanno paura di essere portati via. Allora cambiamo strategia. Pier fa loro vedere i vestiti ma anche in questo caso sono assolutamente diffidenti. Alcuni fanno come nel gioco della bandierina: corrono, afferrano e scappano. Non va ancora bene. Troviamo il sistema migliore. Li facciamo consegnare da Martina. Vedendo una bambina sono meno intimoriti. Comunque, in ogni caso, appena riaccendiamo il motore li sentiamo tutti quanti urlare per la gioia e correre verso casa per fare vedere ai genitori cosa avevano ricevuto. Tutti questi bimbi sono vestiti di stracci ma almeno non sono sporchi perché vivendo lungo il fiume hanno la possibilità di lavarsi. Sono tutti bambini non deperiti e uno è più bello dell’altro. Ci fermiamo anche con i ragazzini che hanno a spalle i fratellini più piccoli. Questi si avvicinano tranquilli e accettano volentieri quando chiedo se posso fargli una foto. I grandi sui 12/14 anni sorridono, i piccoli a spalle ci guardano come se fossimo degli extraterrestri … troppo forte. Ci fermiamo anche con donne che hanno sulle spalle il fagotto con dentro i neonati. Una signora addirittura, dopo averci fatto l’inchino, si fa il segno della Croce. Ho idea che per lei sia una manna dal cielo quello che le abbiamo regalato. Avevo anche tanti vestitini per bimbi di pochi mesi. Ogni sosta è un’emozione sempre più grande. Alcuni bambini più disinvolti ci seguono di corsa se non ci fermiamo quindi ogni volta inchiodiamo e aspettiamo che ci raggiungano. Le donne camminano con ogni sorta di cosa in equilibrio sulla testa. Vediamo una bimba con una bottiglia della coca-cola da due litri che contiene, credo, del latte e la tiene appoggiata sulla testa come se nulla fosse. Sicuramente vengono abituate già da piccole. Purtroppo dobbiamo lasciare questa strada perché si sta facendo tardi. Torniamo alla B8 così possiamo viaggiare più veloci. Peccato perché qui c’è poco da vedere. Ci sono vari punti in cui vendono la paglia utilizzata per fare le capanne. Fanno delle fascine e la impilano lungo la strada. Arriviamo finalmente a Divundu. Prima del fiume giriamo a destra. Il fiume Kuando nasce in Angola, nella Sierra de Moco, è lungo circa 1.600 km. ed è l’unico al mondo che non sfocia in un mare o in un lago né confluisce le sue acque in un altro corso d’acqua. Segna il confine tra Angola e Namibia nella zona a nord est, fino a questo punto. Qui si dirige verso sud e crea le Popa Falls (rete di canali, corsi d’acqua e piccole isole che formano una vasta serie di rapide) per entrare poi in Botswana dopo il Mahango Narional Park. Qui cambia il nome e diventa Okavango. Crea il grandissimo delta per poi disperdere le sue acque nelle terre roventi del deserto del Kalakari. E’ il secondo delta interno più grande al mondo. Il primo è il delta interno del fiume Niger nel punto in cui si attraversa il Mali anche se poi prosegue per sfociare nel golfo di Guinea. Quando arriviamo a Divundu giriamo a destra prima del ponte ed imbocchiamo la strada sterrata C48. La gente è impegnata nelle attività di fine giornata. Sono tutti in strada, i bambini giocano a calcio nella polvere, gli uomini chiacchierano e le donne prendono l’acqua nelle cisterne. Quando passiamo tutti i bambini salutano. La cosa che vorrei fare di più è poter fotografare a raffica perché ci sono tante immagini meravigliose ma non posso. Chiedo sempre il permesso prima di farlo perché potrebbe dare fastidio quindi fermare la macchina e mettermi a scattare non mi sembra educato. Qualche foto la rubo ma senza farmi accorgere. Facciamo pochi km. passando davanti all’ingresso delle Popa Falls e poi vediamo l’insegna del nostro lodge il Ndhhovu Safari Lodge (http://www.ndhovu.com/) e giriamo a sinistra. Anche qui ci sono un’infinità di ragazzi che giocano a calcio. Superiamo un punto di secca del fiume (il responsabile del lodge ci dirà che a volte capita che questo tratto debbano farlo con le barche perché il fiume ha il suo letto oltre il lodge ma nel periodo delle piogge riempie anche la parte antistante). Ci troviamo circondati da mucche che tornano al villaggio. Arriviamo al cancello e lo apriamo da soli. Da questa parte è recintato, sul davanti no. Purtroppo il sole sta calando quindi abbiamo poco tempo per goderci il posto. I locali comuni sono belli. La struttura, dove ci sono la reception, il ristorante e un salottino, è aperta, ha il tetto in paglia e ha un terrazzo in legno su palafitte che si affaccia sul fiume. Per pernottare si hanno 4 possibilità: camere (saranno una decina, sono tende appoggiate su una struttura di legno ad un paio di metri dal fiume), camera su zattera (è una tenda appoggiata su una zattera attaccata alla riva, la chiamano camera dei coraggiosi perché si può vienire circondati da ippopotami e coccodrilli), la barca (si fa la crociera, si dorme e si mangia sempre senza scendere) ed il campeggio. Noi abbiamo optato per la classica tenda. Questo posto non è recintato quindi di notte non si può uscire dalla tenda perché girano gli ippopotami. Dentro non è pericoloso perché loro non sono interessati e comunque sono animali paurosi. Se per caso ci si trova faccia a faccia non bisogna MAI mettersi tra lui e l’acqua. Bisogna lasciargli libera la via di fuga. Per lui l’acqua è la salvezza, se si sente braccato attacca e uccide. E’ l’animale in Africa che fa più vittime umane. Dovesse interessare qui ci sono varie attività da fare: la crociera sul fiume di due ore (Nad 195 € 15) oppure di 6 ore (Nad 600 € 45), il game drive nel parco Mahango (Nad 375 € 28) o Bwabwata (Nad 580 € 43). La nostra camera è la numero 3. E’ semplice ma perfettamente intonata con il posto. In fin dei conti siamo in mezzo al nulla … Il bagno però è terribile. E’ una struttura di paglia e legno aperta sul davanti e collegata al fondo della camera da un corridoio di canne lungo circa un metro. L’acqua viene scaldata in un bombolone sul fuoco e c’è ad ore. Adesso è tardi quindi Matteo fa la doccia tiepida, io e Pier fredda e Martina si rifiuta. Per di più il locale è aperto quindi fa un freddo cane visto che il sole è tramontato. Fa parte dell’avventura africana. In qualsiasi altro posto sarebbe quasi intollerabile. In Africa bisogna adattarsi ed esser pronti a tutto … Alle 20 c’è la cena (per noi compresa). Qui c’è il cambio dell’ora. Più 1 rispetto alla Namibia. Si adotta l’ora del Sud Africa. In questi lodge sperduti nel nulla a cena si mangia tutti insieme. Saremo al tavolo in 9: noi, il proprietario del lodge con suo figlio (entrambi bianchi), un ragazzo sudafricano (bianco che fa la guida turistica in Namibia ed ora è qui per un mese in vacanza e nel mentre accoglie i clienti), e due fotoreporter tedeschi (due ragazzi giovani che fanno servizi fotografici ai lodge, li ritroveremo anche dopo domani sera). Il personale invece è di colore. Veniamo a sapere che tutto quello che viene cucinato viene prodotto dal lodge. Nei posti sperduti, che vengono raggiunti saltuariamente dai rifornimenti, sono autonomi in tutto. Il pane è una squisitezza. La cena sarà ottima con antipasto servito al tavolo, un tortino di verdure, buffet con lasagne, carne e verdure, dolce con crema all’ananas su base di biscotto. Si chiacchiera. Noi parleremo di più con la guida sudafricana. Ci darà una valanga di informazioni. Gli chiedo informazioni su posti che vorremmo visitare: Botswana e sul sud della Namibia + il Kalagadi National Park (parco trasfrontier sudafricano ma con accesso sia dalla Namibia che dal Botswana). Dopo cena io e Pier andiamo sulla terrazza a bere l’amarula (i bimbi utilizzano il wi-fi … non si riesce proprio a starne lontani …). Buio pesto, silenzio completo interrotto spesso da versi di ippopotami. Non mi era mai capitato di vedere una cosa del genere. Non c’è inquinamento luminoso davanti a noi (le luci del ristorante sono alle nostre spalle ma sono debolissime) quindi la distesa di acqua davanti a noi è tutta punteggiata di stelle. Non le avevo mai viste riflesse. Che meraviglia … Andiamo poi in camera stando ben attenti a camminare lontano dall’acqua anche se comunque gli ippo non escono fintanto che sentono rumore. Fa freddo quindi siamo ben contenti di infilarci sotto tutte quelle coperte … In un nano secondo dormiamo tutti.

8) 13.06.2013 – km.241 (200 asfalto, 37 sterrato e 4 sabbia)

Di notte io e Pier veniamo svegliati dagli ippopotami. Stanno pascolando fuori dalla nostra tenda. Che emozione. La mattina facciamo colazione verso le 7.30. Con la luce dell’alba la vista dalla terrazza è ancora più bella. Le canne ed i papiri sono color oro e vediamo una trentina di ippo a pelo d’acqua. Il nostro amico sudafricano ci dice che questa notte sull’altra riva, dove c’è il Bwabwata National Park c’erano gli elefanti. Essendo una guida riconosce tutti i versi e le distanze. Questa è l’Africa vera quindi non c’è nessuna recinzione. Gli animali passano dall’Angola, alla Namibia, al Botswana senza problemi. Sconfinano senza neppure il passaporto! Seguono le piste dei loro predecessori. Vagano liberamente ovunque. Cerchiamo di vedere gli ippo che sono davanti alla nostra tenda ma c’è troppa vegetazione. Un ragazzo che sta raccogliendo le foglie ci dice di seguirlo. Facciamo qualche metro tra le canne ed arriviamo in un punto dal quale li vediamo a 3 – 4 metri. Saranno una decina. Ci fissano con solo gli occhi e le orecchie fuori dall’acqua. Ogni tanto qualcuno si spinge sulle rocce sottostanti ed esce quasi completamente per poi ributtarsi poco più in là. Mamma mia quanto sono grandi … Gli chiediamo se ha figli ed avendo risposta positiva, gli chiediamo di seguirci. Apro una valigia con i vestiti per i bambini e gli dico di prendere quello che vuole. E’ felicissimo. Paghiamo il conto delle bibite di ieri sera (Nad 90 € 7) e partiamo. Questa mattina ci dedichiamo al Mahango National Park. Le Popa Falls sono chiuse per “ristrutturazione” quindi non possiamo vederle. Ripassiamo per il paese di ieri. C’è il mercato. Tante donne con i bambini sulla schiena vendono o comprano delle stoffe messe per terra. C’è una chiesa. Il campo da calcio ora è vuoto. I bimbi sono a scuola. Torniamo sulla strada principale, la C48 e giriamo a sinistra. Arriviamo subito al gate. Il Mahango può essere visitato in mezza giornata. In stagione secca si visita senza problemi da soli. Il costo d’ingresso è di NAD 90 (€ 7) per due adulti e per la jeep ma, se si viaggia solo sulla strada principale per andare in Botswana (alla fine del parco c’è la frontiera) non si paga nulla. Ci sono due percorsi da fare. Il primo di 17 km. (quello orientale, prendere la prima strada sulla sinistra) passa vicino al fiume Kavango ed è quello migliore per avvistare gli animali che vanno ad abbeverarsi ed è più facile da percorrere in quanto il fondo è di ghiaia. Nella zona ci sono baobab giganti. Il secondo di 31 km. (quello occidentale) è più impegnativo, è bene avere il 4×4 visto che il fondo è sabbioso. La guida sudafricana di ieri sera ci ha detto che è meglio fare quello sul fiume perché gli animali stanno principalmente in questa zona. E’ un parco ottimo ber il bird watching e ci sono ippopotami, coccodrilli, elefanti, bisonti, e predatori. Avevo letto un itinerario su Turisti per caso dove scrivevano che non ce n’erano e che erano scesi dalla macchina. Mi sembrava strano visto che, come dicevo prima, queste zone non sono recintate e gli animali vagano liberamente, quindi chiedo informazioni al gate. La signora dice che non vivono qui ma spesso sono di passaggio quindi, essendoci il “rischio” di trovarli, è bene stare in macchina. Percorriamo l’anello orientale sul riverfront. Rimarremo nel parco 3 ore. Vediamo tanti animali e poi i paesaggi sono davvero belli. Troveremo tante giraffe, kudu, impala, zebre, 4 damalisco che non avevamo mai visto, un’antilope roana, tanti babbuini con il loro piccoli sulla schiena, i cercopitechi verdi (scimmiette), un paio di aquile dal collo bianco e i facoceri. Nel Caprivi ed al Chobe non vedremo più gli oryx e gli springbok, saranno sostituiti da centinaia di impala. Questi due animali preferiscono vivere nelle zone desertiche, al contrario delle antilopi roane e nere che vivono solo qui. Gironzoliamo con calma. C’è molta vegetazione ma anche tanti spazi aperti con le caratteristiche piante rinsecchite. Nel Caprivi e nel Chobe ne vedremo tantissime. Sono le classiche piante da avvoltoi … Costeggiamo il fiume. Ci sono molti ippo e coccodrilli. Arriviamo fino alla zona dei baobab. Che meraviglia. Sono completamente senza foglie. Ci hanno detto che nel periodo giusto hanno meravigliosi fiori bianchi. Ci sono tante scimmiette che saltano di ramo in ramo. Uno boboab è enorme, peccato che è in controluce. Sarebbe meglio venire al pomeriggio perché anche il fiume non è in posizione favorevole per le foto visto che si trova verso est rispetto alla strada. Quando finiamo il giro arriviamo sulla C48 e decidiamo di rientrare percorrendo questa strada. Dobbiamo spostarci a Kongola altrimenti sarebbe stato bello o rientrare ancora dal riverfront oppure fare l’altro percorso. Per arrivare al gate dal quale siamo entrati sono 7 km. Ci sono cartelli di pericolo elefanti ma noi troviamo solo zebre e giraffe sulla strada. Al paese lasciamo qualche vestito e faccio qualche foto ai banchetti dove vendono la carne … da tetano … Torniamo sulla B8, che prosegue sempre asfaltata. Attraversiamo il ponte e superiamo un posto di blocco della polizia. Qui inizia il Bwabwata National Park. Faccio una foto al cartello e non mi accorgo che sotto di questo ci sono 4 ragazzini sui 10 anni con le divise da scuola. Probabilmente pensano che io abbia in mano una telecamera perché tutti sorridenti si mettono a ballare. Troppo simpatici. Come premio … magliette anche per loro … Entriamo nel parco. Il Bwabwata National Park (ex Caprivi Game Park) si estende per circa 180 km dal fiume Kavango a ovest al fiume Kwando a est. Il parco è di 6.100 kmq. La B8 (transcaprivi) lo attraversa. Bisogna stare attenti perché sui lati della strada c’è una fitta vegetazione e c’è il rischio che qualche animale esca all’improvviso. Ci sono molti cartelli di pericolo elefanti e qualcuno di pericolo wild dog. Lasciamo ancora vestiti. Questi bimbi sono davvero conciati malissimo. Sporchi e con vestiti stracciati. La distanza dal fiume si vede subito. Verso la fine del parco vediamo sulla strada un gruppo di elefanti e poi una giraffa. All’uscita c’è un altro posto di blocco. Solitamente quando vedono che siamo turisti ci lasciano andare senza chiedere nulla. Tutt’al più vogliono solo sapere dove andiamo e vedere la patente internazionale. Superiamo il ponte sul fiume Kwando. Questo fiume cambia 4 volte il nome nel suo tragitto verso il mare. Quando nasce negli altopiani dell’Angola e quando entra in Namibia ha il nome di Kwando, diventa Linyanti quando fa una brusca curva verso est nel parco del Mamili, si chiama Mashi nella zona di confine di confine tra Namibia e Botswana, dove c’è il Ngoma Bridge, e poi Chobe quando entra in Botswana. Mantiene questo nome siano alla confluenza con lo Zambesi. Unito a questo crea le cascate Vittoria per poi finire nell’Oceano Indiano in Mozambico. A Kongola facciamo benzina (Nad 620 € 46) e poi facciamo un giro al Mashi Cruft. Questo negozietto si trova sulla sinistra appena superato l’incrocio con C49 che porta nel Mamili. Ci sono tanti souvenir in legno intagliato e dei bellissimi cesti in vimini. Se non fosse per l’ingombro ne avrei preso uno grosso con il coperchio ma mi devo limitare. Spendiamo Nad 200 € 15. Torniamo indietro un paio di km. verso il ponte sul Kwando e giriamo a sinistra quando vediamo l’insegna del nostro lodge: Mazambala Island Lodge: http://www.mazambala.com/. Percorriamo 4 km. di sabbia. Arriviamo in un parcheggio vicino al fiume. C’è un addetto che ci chiede il voucer e chiama la barca che ci porterà al lodge. Questo signore abita nel villaggio vicino all’imbarco. Anzi credo che si sia costruito la casa perché lavora qui. Ha due bimbi quindi gli lasciamo dei vestitini. Arriva la barca. Ci impiegheremo una decina di minuti. Originale questo modo di arrivare in hotel …Il tragitto è molto bello. Viaggiamo su canali tra canne e papiri. Vediamo una decina di Cervicapre redunche (reed buck). Il lodge si trova su un’isola in mezzo al nulla nascosto da piante a fusto alto. Ci accoglie una ragazza bianca. Ci servono il cocktail di benvenuto sotto un grande albero delle salsicce al quale, per evitare problemi, hanno tolto tutte le salsicce. Peseranno un paio di km. l’una quindi non è carino se ti arrivano in testa. Sotto questa pianta ci sono tutte le sedie in cerchio ed al centro il braciere dove la sera viene acceso il fuoco. La struttura del ristorante è soprelevata di circa 5 mt. E’ tutta in legno ed aperta su ogni lato. La ragazza ci fa vedere un cancelletto alto 50 cm. che di notte viene sempre chiuso in modo tale che gli ippopotami non entrino. Oltre questo c’è la piscina. Ci dice che l’acqua viene riscaldata ad ore e di non attaccare alla corrente nessun dispositivo elettrico fino a dopo le 18 quando accendono il generatore. La cena è alle 19.30 quindi abbiamo 3 ore per cazzeggiare. Strano ma vero. Andiamo sulla torretta oltre il ristorante. Ci sono divani e una bellissima vista sulla palude. Anche questa è zona malaria come Divundu ma non vedremo neppure una zanzara. Vediamo ad un centinaio di metri un ippo che cammina in cerca di cibo. Ci prendiamo un aperitivo mentre vediamo il tramonto poi andiamo in camera a farci la doccia. Le camere sono dei bungalow con il tetto in paglia. Le finestre non ci sono. Hanno la zanzariera e vengono oscurate dall’interno con una tenda. Il bagno almeno è dentro al bungalow … Sono semplici ma sempre intonate al posto. La cena sarà a lume di candela e molto buona con antipasto e dolce serviti al tavolo mentre carne e verdure sono a buffet. Saremo una trentina di persone. Molte di una certa età. Di bambini non ne vedremo nessuno in tutto il viaggio. Peccato che molta gente abbia il timore di andare in Africa. Con le dovute precauzioni è un viaggio che per loro non comporta nessun rischio. Dopo cena andiamo subito a dormire. Nonostante l’assenza delle finestre non abbiamo avuto freddo.e del parco vediamo sulla strada un gruppo di elefanti e poi una giraffa. i pericolo wild dog. Lasciamo ancora vesti

9) 14.06.2013 – km.88 (84 sterrato e 4 sabbia)

Prima di fare colazione andiamo sulla torretta. Il sole è sorto da poco e nella palude c’è la nebbiolina che si sta dissolvendo. Che bel posto. Facciamo colazione, paghiamo il conto delle bevande (NAD 150 € 11) e andiamo a prendere la barca. Indossiamo le giacche a vento perché andiamo veloci. Prendiamo la macchina e rifacciamo i 4 km. di sabbia per tornare sulla B8. Imbocchiamo la C49. Sarà un pezzo di strada terribile perché la stanno asfaltando quindi da qui fino a 50 km. dopo Sangwali, dove incomincia l’asfalto fatto in precedenza, è un cantiere aperto. Ci sono tantissimi camion che vanno avanti e indietro. Viaggeremo su una strada sterrata a fianco di quella che sarà definitiva. Che peccato che facciano questi lavori. Ci sono tanti villaggi e il paesaggio è bello. Non capisco perché non lasciano lo sterrato che fa più Africa. Ho letto da qualche parte che stanno asfaltando molte strade della Namibia e che prima poi lo saranno tutte ma il fascino di questi posti è anche quello. Bisogna proprio sempre rovinare tutto. Sicuramente l’asfalto richiede meno manutenzione visto che dopo le piogge le strade devono essere tutte passate con delle presse per risistemarle però, a mio avviso è deturpare i paesaggio. E poi il bello della Namibia è anche la jeep con le ruote enormi, la polvere che alzi quando viaggi (le macchine si vedono a distanza quando arrivano) e che ti riempie la macchina e ti copre di un velo i capelli e la pelle, la soddisfazione di aver fatto 3000 km. di sterrato senza neppure forare non è la stessa cosa di averne fatti 3000 di asfalto, troppo facile … Non è più un’avventura. Se il giro dell’anno scorso lo avessimo fatto tutto su asfalto non sarebbe stata la stessa cosa e quest’anno, che ne abbiamo fatto tanto, non mi è piaciuto. Quando mettevamo le ruote sullo sterrato dicevamo: finalmente!! Saremo mezzi matti a pensarla così e magari anche gli unici però il fascino dell’Africa è anche questo, mantenere i paesaggi più naturali possibili. Comunque dicevo. Percorriamo questa strada lasciano vestiti ai bimbi e dopo 30 km. da Kongola arriviamo a Lizauli. C’è un cartello allo svincolo ed imbocchiamo la strada sulla destra. Questo è la ricostruzione di un villaggio tradizionale. E’ un’iniziativa rivolta ai turisti che offre la possibilità di vedere come vivono e una visita qui dà una buona opportunità di sedersi e parlare con alcuni abitanti del luogo. Ma la cosa più interessante è che questo fa parte di un progetto per preservare gli abitanti e la natura. Il problema di molti parchi nazionali in Africa è che le comunità locali che abitano vicino ai parchi hanno poco beneficio dal turismo ma hanno tanti problemi dovuti agli animali che saccheggiano i loro raccolti e uccidono il loro bestiame. Così gli animali selvatici sono considerati parassiti e vengono uccisi per la loro carne e le pelli. In questo particolare caso, per tutelare la gente che abita vicino al Mudumu National Park e gli animali, c’era la necessità di coinvolgere le comunità in materia di conservazione e quindi sono stati avviati quattro progetti:

1) dare lavoro agli uomini come guardaparco per arginare il problema del bracconaggio e sensibilizzarli in tal senso;

2) mettere una tassa sui pernottamenti nel parco, questi soldi vanno alla gente i cui raccolti vengono danneggiati dagli animali;

3) la creazione del villaggio Lizauli, un’attrazione con cui la gente del posto può guadagnare direttamente da parte dei visitatori. Questo dipende inevitabilmente sul flusso di turisti attraverso la riserva. Così più animali dovrebbe significare più visitatori e quindi più reddito per il paese, così la gente del posto trae un vantaggio economico se la fauna della zona è protetta;

4) incentivare la raccolta delle canne delle quali c’è tantissima richiesta dal sud per la costruzione di tetti dei lodge e delle case. Se loro preservano l’ambiente automaticamente avranno più raccolto e guadagneranno di più.

Detto questo una sosta al villaggio sosterrà la comunità è per questo che abbiamo deciso di fermarci anche se abbiamo premura di arrivare nel paradiso che è il Mamili. Solitamente aprono alle 8.00 ma sono le 8.45 e non c’è ancora nessuno. Questo villaggio si trova lungo i fiume dove ci sono canne, papiri e ninfee. E’ recintato con le canne. Facciamo un giro all’interno e scatto qualche foto alle capanne. Quando stiamo venendo via arrivano due signori ci chiedono scusa per il ritardo e ci dicono che se torniamo dopo ½ ora loro saranno pronti. Per noi viene tardi quindi acquistiamo degli oggetti di vimini (Nad 300 € 23) per aiutare la loro causa e poi ripartiamo. Ci rituffiamo nella caotica C49. Purtroppo tralasciamo il Mudumu National Park per questioni di tempo. Vogliamo arrivare presto nel Mamili per goderci il posto che dicono sia meraviglioso. Il Mudumu è un parco dove vivono elefanti, bufali, i grandi predatori, 430 tipi diversi di uccelli, ecc.ecc. Le sue dimensioni sono di 100.000 ettari. All’interno c’è solo un lodge, il Lianshulu. Arriviamo finalmente a Sangwali. Il paese è ben tenuto Ci sono molte case con la recinzione in paglia fatta in modo impeccabile. Vediamo la chiesa e poi ci fermiamo prima del ponte. Sulla destra c’è un negozietto dove vendono cesti in vimini ma la ragazza ci dice che oggi ne ha solo una decina da vendere. Ripartiamo. Qui entriamo nel Mamili National Park (318 kmq.), ora chiamatao Nkasa Lupala che detiene il primato di essere la più grande area umida della Namibia. Era un tempo la zona più ricca di animali di tutto il territorio namibiano poi alla fine degli anni ottanta è diventata zona di caccia senza alcun tipo di controllo. Nella speranza di salvare quest’area meravigliosa è stato proclamato Parco Nazionale nel 1990, poco prima dell’indipendenza della Namibia. E’ un delta dell’Okavango in miniatura formato da una fitta rete di canali, canneti, laghi e isole che compongono le paludi Linyanti. Le due più grandi isole sono Nkasa e Lupala. Il bird-watching è il cuore del Mamili, ci sono 420 tipi diversi di uccelli. Vivono 4 dei big five (elefanti, bufali, leoni e leopardi, manca il rinoceronte perché predilige posti secchi), coccodrilli, ippopotami, zebre, erbivori, ecc. ecc. Affrontiamo 12 km. prima di arrivare al lodge. Impiegheremo 1 ora e ½ circa. I ponti da superare sono 3. Un tempo tutti in legno poi il 2° e il 3° sono stati sostituiti da quelli in ferro anche se di fianco ne sono rimasti dei resti. Il primo invece è quello che mi creava un po’ di ansia perché avevo visto un filmato su youtube che mi preoccupava un po’. Questo ponte è fatto di tronchi di una decina di cm. di diametro a filo dell’acqua e sono posti su una struttura sempre il legno. Quando si passa sopra con la macchina si flettono quindi l’acqua arriva a metà ruota. Ora il fiume è asciutto quindi si passa nel suo letto alla sua sinistra. Problema superato. Per affrontare questi km. ci vuole per forza un 4×4 altrimenti ci si fa venire a prendere dagli addetti del lodge. Il numero di telefono viene comunicato dai tour operator. La strada è ben segnalata e ci sono dei bei paesaggi. Dove si sono i due ponti in ferro c’è la palude con canne, papiri e ninfee. Arriviamo in un punto e riconosciamo immediatamente il profumo. L’avevamo sentito tante volte l’anno scorso. Sono dei cespugli alti circa un metro e di colore grigio. Le foglioline emanano un profumo delizioso di limonina. Vediamo anche un baobab ed un tipo di pianta che non avevo mai visto ma molto carina. Ha rametti e su ciascuno ad una distanza di circa 10 cm.uno dall’altro, ci sono delle palline come quelle da ping-pong di colore giallo. Hanno dei piccoli petali arancioni rinsecchiti quindi credo che quando sono fioriti siano delle palle di questo colore. Ne raccolgo 3 o 4 per la mia composizione namibiana. In questo tratto consiglio di non scendere dall’auto perché ci possono essere dei predatori. Arriviamo al lodge (Nkasa Lupala Lodge: http://www.nkasalupalalodge.com/)che è una pura e semplice meraviglia. La struttura centrale su palafitte e completamente aperta si affaccia sul fiume come pure le camere (in tenda su palafitte). Tutto è curato nei dettagli. Ci viene incontro Simone. Gestisce questo lodge con Laura, la ragazza che abbiamo trovato la prima sera a Windhoek. Lui è originario di un paese a 20 km. dal nostro ma ora la sua casa è l’Africa … che invidia. E’ carinissimo e ci da una valanga di spiegazioni. Questo lodge è interamente eco compatibile come solitamente si usa in Botswana. Ci sono i pannelli solari per la corrente quindi la luce nelle camere è a led. Si vede pochissimo ma poi ci si abitua. Tutti i saponi e doccia schiuma sono biodegradabili. Ci dice che questo posto non è recintato quindi bisogna stare un attimo attenti quando ci si muove dalla camera al ristorante, la sera si viene accompagnati da un addetto e di notte non si può uscire. Gli ippopotami di notte con il silenzio escono dall’acqua. Durante il giorno è facilissimo che gli elefanti o i bisonti arrivino a bere quindi passano tra le tende. Ci raccontano che un giorno c’erano i bisonti e anche una decina di leoni … Anche i leopardi non sono rari da vedere. Nel fiume (è solo un ramo del fiume Kwando che fino alla fine dell’isola sulla quale ci troviamo si chiama così, quando curva verso est prende il nome di Linyanti) staziona Cesare, un ippopotamo. Ora però non c’è … sarà andato a farsi un giro … Ci dice che il lodge è sull’isola di Nkasa e l’altra isola che dà il nome al lodge (Lupala) si trova poco distante. Firmiamo il foglio per lo scarico di responsabilità e prenotiamo l’escursione per oggi pomeriggio. Si poteva scegliere se fare un giro con la barca nella zona del lodge oppure un game drive oppure un combo (game drive + barca + game drive). Solo da 3 settimane hanno avuto i permessi per questa escursione e Simone ci dice che è una meraviglia quindi optiamo per questa. Si arriva in jeep fino in fondo all’isola Nkasa e qui si prende una barchetta e si naviga sul Linyanti costeggiando la riva del Botswana fino al tramonto e poi si ritorna in jeep con il buio. Dura dalle 14.30 alle 19.30. Il costo è di Nad 600 € 45 ad adulto e Nad 300 € 23 a bambino. Sono le 11.30 e ci chiede se abbiamo fame. Alla proposta di un piatto di tagliatelle come si poteva rifiutare? Sistemiamo intanto i bagagli nelle camere la 7 e la 8. Io e Martina scegliamo quella più esterna oltre la quale si sono solo il fiume ed il nulla. Sono carinissime. La porta per accedere non è in tenda ma è una grossa vetrata così si possono vedere gli animali in sicurezza. C’è una tromba da stadio per ogni evenienza. C’è un libricino dove c’era scritto, per ogni animale, quando lo si può trovare. Gli elefanti e i leopardi non ci sono a dicembre, gennaio e febbraio mentre i leoni ci sono anche in questo periodo ma si vedono un pochino di meno. Gli ippo invece si sono sempre … farebbero troppa fatica a spostarsi … Andiamo al ristorante. Al primo piano ci sono da una parte un salottino con i divani bianchi ed il bar. I liquori sono appoggiati su ripiani costruiti dentro i mokoro (canoe in legno). Dall’altra parte il tavolo del ristorante e il punto falò. Poi si sale di un piano dove c’è un terrazzino dal quale si può ammirare il meraviglioso paesaggio. Pranziamo noi 4 con Simone e i due reporter che abbiamo trovato due sere fa alle Popa Falls. Pier e i ragazzi si riposano mentre io impazzisco a fotografare. Sui tavolini ci sono dei porta candele a forma di ninfea, il simbolo del lodge. Sono bellissimi però Simone mi dice che si trovano solo nella capitale. Sta costruendo un curio shop al pian terreno dove mettere in vendita oggetti costruiti dai locali e quindi pensa che magari potrà mettere anche questi. Vicino alla riva c’è la testa di un ippopotamo. Sempre Simone mi dice che è morto poco distante dal lodge. Gli è stato fatale un taglio incredibile sul collo dovuto ad una lotta con un suo simile. L’ha lasciato lì in modo tale che gli animali lo mangiassero e dopo un anno è andato a prendere la testa. Ha due denti che te li raccomando. All’ora stabilita ci presentiamo al ristorante. Ho riempito gli zaini con vestiti pesanti per il rientro. I due reporter ed un’altra coppia di anziani che verranno con noi hanno solo un golfino. Sarò io esagerata o loro? Dico solo che al rientro loro arriveranno viola per il freddo … Simone si stupisce che noi siamo i primi ad arrivare dice che gli italiani si fanno aspettare sempre … già abbiamo una pessima nomea all’estero .. ma quella di essere ritardatari non l’avevo mai sentita … di bene in meglio … comunque non bisogna mai generalizzare … noi siamo sempre puntuali … Partiamo con la jeep. Viaggeremo per circa 1 ora e ½. Vedremo molti elefanti, kudù, impala e facoceri. Passiamo vicino ad un baobab e guadiamo un paio di fiumiciattoli. I paesaggi sono davvero belli. Siamo nel nulla più completo. Facciamo molte soste per le foto. I due signori anziani sono appassionati di uccelli quindi la guida glieli indica. In alcuni punti l’erba è tutta bruciata. Ci spiegano che sono i guardaparco che appiccano gli incendi in modo tale da stimolare la produzione di erba fresca. E’ brutto da vedere ma per gli animali è una manna. Arriviamo alla barca e partiamo. In alcuni punti fatichiamo a passare perché gli elefanti devastano tutto. Piegano le canne e fanno delle dighe. Troveremo tantissimi ippopotami. Ogni volta che il canale si allarga ne vediamo una decina che ci fissa con solo gli occhi fuori dall’acqua. Sono davvero pericolosi perché uno solo ribalterebbe la barca. Questi animai si comportano tutti sempre nello stesso modo. Quando ci vedono vanno in apnea (verticalmente) perché si spaventano. Sono comunque curiosi quindi dopo poco riemergono a guardarci. Quando si rituffano è questo il momento di mettere a tutto gas e scappare. E’ in questo frangente che potrebbero attaccare la barca. Vanno sotto, si danno la spinta sul fondo e si spostano verso l’oggetto strano e lì riemergono facendolo volare in aria. Le guide sanno capire i comportamenti e li prevengono. Gironzoliamo tra i canali e vediamo qualche elefante solitario che mangia. Anche loro saltano fuori dall’acqua perché impauriti, si spostano di qualche metro e si girano a guardarci spalancando le loro enormi orecchie. Che belli tutti bagnati!!! Arriviamo fino alla riva del Botswana. Ci sono molti alberi riflessi nell’acqua ma nessun elefante. Simone dice che siamo sfortunati. Solitamente qui ce ne sono sempre tanti che fanno il bagno e una settimana fa ha visto un leopardo su un ramo. Vediamo un bufalo da lontano, uccelli, coccodrilli e una ventina reed buck. Facciamo la stessa strada per il rientro mentre ci servono l’aperitivo. Il sole si sta abbassando sulla linea dell’orizzonte e colora tutto di rosso. Bellissimo. Arriviamo alla jeep proprio quando tocca la linea dell’orizzonte. Partiamo e con la velocità incomincia a fare freddo. Ci copriamo con le giacche a vento. Nel giro di poco è buio pesto. Le stelle sono a 180° sopra di noi. Vediamo solo stelle. Ad un certo punto vediamo un piccolo fuoco. Ci avviciniamo e sono un ragazzo ed una ragazza che lo hanno acceso per tenere gli animali lontani. Passeranno la notte qui dormendo sulla tenda sopra la jeep. Questo credo che non lo farei. Avrei troppa paura anche se deve essere un’esperienza meravigliosa. Un conto è dormire in una tenda in mezzo agli animali dove però, per qualsiasi inconveniente, suoni la tromba da stadio ed arrivano le guide armate, un conto è dormire completamente isolati sul tetto di una jeep. Eppure ce ne sono tanti che lo fanno. Sono avventurosa ma non fino a questo punto. Forse la penso così perché abbiamo i bambini magari da soli invece … Simone cerca il leopardo. Ha una torcia potentissima e la punta su ogni albero che incontriamo. La luce artificiale fa brillare gli occhi quindi è l’unica possibilità per individuarlo. Ma niente. In compenso vedremo l’African kangaroo (Springhare letteralmente vuol dire lepre molla), è una specie di lepre che però salta sulle due zampe posteriori come i canguri. E’ quasi impossibile riuscire a vederla. Sarebbe stato meglio il leopardo ma … accontentiamoci. Arrivati al lodge andiamo veloci a farci la doccia. Ci aspettano tra 15 minuti. Puntualissima arriva la nostra guardia che ci accompagna al ristorante. C’è il fuoco acceso nella zona falò quindi andiamo lì a scaldarci. Ceneremo tutti allo stesso tavolo. Riusciremo a toglierci le giacche a vento e la cena sarà davvero buona. Anche qui producono molte cose loro, Simone va una volta a settimana fino a Kongola per i rifornimenti. Ci dice che la cosa che vorrebbe fare di più è un piccolo orto. Con tutta l’acqua che c’è e con il sole crescerebbe tutto alla grande ma è difficilissimo. Elefanti, ippo, facoceri ed altri erbivori lo distruggerebbero in due minuti. Dovrebbe fare diversi tipi di recinzione perché ciascun animale può essere tenuto lontano solo in un modo. Ad esempio per l’ippo basterebbe un cancelletto alto 50 cm., per l’elefante dovrebbe circondare il tutto per qualche metro con sassi e materiale che renda il terreno sconnesso perché loro camminano solo dove è tutto piatto. Gli spuntoni gli fanno male alle zampe. Per i facoceri bisogna anche interrare un pezzo di rete … insomma dovrebbe fare un bunker ma sono sicura che il modo lo troverà per piantare i pomodori!!!! La cena è a base di crema di lenticchie con la scritta Nkasa fatta con la panna … petto di pollo impanato con verdure e come dolce un’ottima torta. Dopo l’amarula andiamo un attimo sul terrazzo sopra al ristorante ad ammirare il cielo e poi con la nostra guida andiamo in camera. Sono le 9.30 e, nonostante i rumori della savana, dormiremo tranquillamente.

10) 15.06.2013 – km.257 (199 asfalto e 58 sterrato)

Mi alzo presto per vedere l’alba. Esco sul terrazzino. Il sole fa capolino e la nebbiolina si dissolve poco per volta. Che meraviglia. Ad un certo punto sento l’inconfondibile rumore del leone quando cammina. Probabilmente schiaccia i polmoni ed emette un verso gutturale. In un nano secondo sono di nuovo in camera … Alle 7.30 tutti insieme andiamo a fare colazione. Simone ci dice che la guida è andata in jeep a cercare il leone. Se lo trova viene a prenderci. Tutti l’hanno sentito. Era impensabile non accorgersene. Era davvero vicino. Colazione. Saldiamo in conto per il pranzo di ieri e le bibite (Nad 450 € 34), tiriamo davanti gli ultimi vestiti da lasciare lungo le strade perché questo è l’ultimo tratto di strada dove ci saranno tanti bambini, salutiamo Simone ed il suo staff. Sono tutti simpaticissimi e ci fanno morire quando ci dicono qualche parola in italiano. Evidentemente Simone cerca di insegnarglielo. Fanno strafalcioni e ridiamo tutti. Alcune parole cercano di dirle ma sbuffano come dire: impronunciabile … Sono delle belle persone. Ora veramente a malincuore, partiamo. Ripercorriamo a ritroso i 12 km. (vedremo un branco di 10 elefanti e ne fotograferemo le impronte), sosta al paese per vedere la scuola in costruzione (progetto di Laura e della sua associazione), sosta per foto barattate con abiti (qui ci sono dei bambini davvero belli quindi non posso non scattare), sosta appena fuori dal paese per 15 elefanti vicino alla strada e poi proseguiamo per la C49. Ancora 46 km. sono cantiere aperto poi inizia l’asfalto. Lasciamo gli ultimi vestiti ed arriviamo velocemente (dopo 80 km.) a Katima Mulilo dopo esserci ricollegati alla B8 che arriva direttamente da Kongola. Katima Mulilo è stata fondata originariamente dagli inglesi nel 1935 ed è il centro amministrativo del Caprivi. La città si trova sulle rive del fiume Zambezi, che forma il confine con lo Zambia. E’ un mix di culture e di lingue visto che si trova a pochi km. da 4 stati diversi. Sette lingue e una miriade di dialetti sono parlati in città. Sembra più una cittadina dello Zambia se si pensa che dista solo ½ km da questo stato mentre è a 1.200 chilometri da Windhoek. Le cose più interessanti da vedere sono il mercato e il Caprivi Art Centre. Caratteristici della zona i bellissimi cesti di foglie di palma intrecciate. Facciamo spesa in un negozietto (Nad 69 € 5) e benzina (Nad 256 € 20). Ci rimangono Nad che in Botswana non verrebbero accettati e sono pochi per giustificare un cambio in banca quindi chiediamo al benzinaio se per caso ha Rand. Visto che vengono usati esattamente come i Nad, il gestore ne ha alcuni e ce li cambia. Andiamo al mercato. E’ un mercato fisso all’interno di una struttura in cemento. Qui mi mangio le mani perché ci sarebbero tanti particolari da fotografare ma non voglio tirare fuori la macchina. Così passiamo tra centinaia di persone senza che nessuno ci degni di uno sguardo. Incrociamo 6 tedeschi che invece arrivano e scattano ovunque e i locali li indicano infastiditi. Non sono fenomeni da baraccone, solito discorso. Noi come reagiremmo se venissero in Italia dei namibiani e ci fotografassero per la strada? In questo mercato ci sono bancarelle di pesce, frutta e verdura, stoffe e tanti parrucchieri che fanno le treccine. Siamo gli unici bianchi, a parte i tedesconi che incroceremo solo alla fine del giro, però non proviamo la minima sensazione di insicurezza. Andiamo poi al Caprivi Art Centre. Tanti oggetti in legno e in vimini. Prezzi ottimi ma noi ne abbiamo già abbastanza. Torniamo in macchina e cerchiamo di andare a vedere la frontiera dove ci si imbarca per lo Zambia ma non riusciamo ad avvicinarci quindi torniamo indietro e appena fuori la città ci fermiamo a pranzare sotto un albero di camelthorn così faccio scorta dei suoi frutti a mezzaluna. Ripartiamo e dopo 66 km. arriviamo al confine. Mi piange il cuore a lasciare la Namibia. Però the show must go on … Entriamo a piedi negli uffici per i timbri sul passaporto e poi andiamo in macchina verso l’uscita dove vogliono il documento che ci ha rilasciato l’Asco Car Hire per portare la macchina all’estero. Tutto ok e via verso il Botswana. Il confine è segnato dal fiume Kwando-Linyanti-Mashi che qui diventa Chobe. C’è un ponte (Ngoma Bridge) oltre il quale c’è un primo posto di blocco. Ci fanno disinfettare le suole delle scarpe e le ruote delle macchine. Lo faranno anche con gli animali che pestano quello che pestiamo noi???? Mah … chissà a che cosa servirà. La signora ci chiede se trasportiamo cibo. Non si può esportare carne ma noi abbiamo solo formaggio (omettiamo di dirlo per non avere storie), pane, dolci e frutta ma le facciamo vedere solo le arance. Lei ci chiede se sono per i bambini e alla risposta affermativa dice ok. Poi però incalza per sapere se abbiamo altro acquistato in Namibia. Le dico un cesto in vimini. E qui rompe le balle. Succo del discorso dice che non si può esportare manufatti (non è assolutamente vero) a meno che gliene compero uno anche a lei (ha un panchetto lì vicino) e alla seconda frontiera dico che li ho comperati entrambe da lei. Diciamo che voleva guadagnarci 100 Pule (€ 9) e non avendoci colti in fallo sul mangiare si è attaccata ai cesti. Va beh. Il paesaggio è splendido. Ci saranno una quindicina di baobab enormi. Bellissimi. Il panorama sul fiume è altrettanto bello. Tutto giallo, verde e blu con queste piantone lì vicino. Entriamo nell’ufficio e dopo 5 minuti usciamo con nuovi timbri sul passaporto. Faccio un po’ di foto e poi partiamo. Arriviamo ad un altro posto di blocco dove scriviamo nuovamente tutti i nostri dati e paghiamo 180 pule (€ 16) per il transito su questa strada. Sono 53 km.di asfalto che ci porteranno a Kasane passando all’interno del Chobe National Park. E’ vietato scendere dalla macchina perché ci sono i predatori. Il limite è di 80 km.orari. Vedremo scimmie e struzzi ma è facilissimo anche incontrare bufali ed elefanti. Il Chobe National Park, è il secondo parco più grande del Botswana e il terzo parco più grande del mondo, copre 10.566 kmq ed ha una delle più grandi concentrazioni di animali presenti nel continente africano. E’ stato creato nel 1968. Prende il nome dal fiume Chobe che delimita a nord il confine con la Namiba Comprende piane alluvionali, paludi e foreste. Può essere distinto in quattro aree geografiche differenti: Serondela (altrimenti noto come il Chobe Riverfront)a nord est, Ngwezumba pans (saline) al centro, Savute a sud ovest e le paludi Linyanti a nord ovest. Gli abitanti originari di quello che oggi è il parco erano i San, i boscimani. Il Parco vanta la più alta densità al mondo di elefanti, le stime parlano di più di 120.000 individui. Il parco è una delle ultime aree selvagge della terra. Noi dedicheremo, pernottando a Kasane, le prossime due giornate alla zona Serondela che si trova tra la strada che andremo a percorrere ora ed il fiume. L’ingresso ufficiale è a Kasane. Questa strada è solo un passaggio. Vediamo dal navigatore tante stradine sterrate che vanno a sinistra verso il fiume ma hanno tutte il cartello con il divieto di accesso. Le si possono solo percorrere in senso opposto per uscire dal parco se si vuole velocizzare il rientro a Kasane. Arriviamo prima di Kasane e scriviamo di nuovo i nostri dati in uscita. Mi piacerebbe sapere se ogni giorno effettivamente controllano che tutte le auto che sono entrate sono anche uscite dal parco. Di fianco all’uscita della strada di transito c’è il Sidudu Gate (prende il nome dalla prima isola che c’è sul fiume), l’ingresso ufficiale al riverfront del Chobe National Park. Verremo domani mattina. Arriviamo dopo 10 km. a Kasane che si trova lungo il fiume. Il posto è terribile, brutto e trasandato. Ci sono lodge nascosti nei loro bei giardini, piccoli supermercati, banche, benzinai, ecc.ecc. Poco distante si trova Kazungula, il posto di frontiera tra il Botswana e lo Zimbabwe (via terra) e il porto per i traghetti tra Botswana e Zambia. A Kazungula c’è il punto d’incontro tra i 4 stati: Namibia, Botswana, Zambia e Zimbabwe e la confluenza tra il fiume Chobe e lo Zambesi. A Kasane oltre visitare il parco e fare la crociera al tramonto sul fiume (in assoluto da non perdere) da vedere ci sono le seguenti cose: dietro la stazione di polizia si trova un albero di baobab immenso, con un il tronco cavo al punto tale che un uomo può entrarci, un tempo veniva usato come prigione; lo Snake Park: a Kazungula con 50 serpenti (17 specie); Crocodile Farm a Kazungula; Kasane Hot Springs,:si trova tra Kasane e Kazungula, si dice che le acque calde e salate di questa sorgente naturale abbiano poteri medicinali; Seboba Rapids Water sono rapide chesi creano quando il fiume Chobe è ricco di acqua, si trovano in un bell’ambiente naturale. Arriviamo al nostro lodge, “al meraviglioso” Water Lily Lodge: http://www.madbookings.com/botswana/kasane/water-lily-lodge-botswana.html. Questo hotel non ci è mai andato giù. Noi volevamo andare al Chobe Safari Lodge. Quando Martina della nostra agenzia namibiana li aveva contattati a settembre ci avevano dato disponibilità e prezzi (30 € in meno del Water Lily ???? non so come sia possibile ma costava 130 € in 4 in solo pernottamento). Al momento della prenotazione due settimane dopo ci hanno detto che erano tutti pieni. Tremenda balla. Il problema è che i tour operator famosi si accaparrano le camere e le tengono bloccate sono ad un paio di settimane prima. Se poi nessuno prenota loro il viaggio, le disdicono. Li abbiamo anche contattati direttamente ma ci hanno detto la stessa cosa. Noi avremmo dovuto aspettare fino a fine maggio per sapere se erano libere o meno. Era troppo rischioso anche perché ci siamo fatti fare preventivi da vari lodge e la maggior parte ci hanno dato prezzi folli. Per esempio di Chobe Game lodge. Per 3 notti in pensione completa e due attività (che a noi non interessavano perché la nostra idea era di girare il parco da soli) + crociera al tramonto ci hanno chiesto circa 4.500 €. Altri invece sui 400 € a notte. Dovendone fare 3 mi sembrava davvero troppo. Quando abbiamo trovato il Water Lily a 163 € a notte per tutti, ce lo siamo fatti andare bene tanto in hotel ci stiamo proprio poco. Alla fine devo dire che il posto è semplice ma pulito e le camere danno sulla piscina. Il personale non è il massimo della simpatia. Abbiamo due camere doppie, la 1 e la 2. Il fiume è distante 30 metri ma non lo si vede. Il Chobe Safari Lodge invece aveva la terrazza sul fiume. Lasciamo i nostri bagagli ed andiamo a piedi al supermercato. Cambiamo soldi e poi facciamo spesa per i prossimi due pranzi e colazioni. Spenderemo 150 Pule (€ 13). Andiamo poi in hotel e usciamo per cena per andare al Chobe Safari Lodge in macchina. Mangeremo benissimo al self service e spenderemo 900 Pule € 79 (3 adulti ed un bambino). Non serve prenotare, anche se non si pernotta qui si può comunque venire per cena. Mi hanno presa tutti in giro non so quanto. Commentavamo della carne del posto. Io dico: la trovo un pochino più dura che quella che c’è da noi. Pier risponde: anche rispetto a quella della Namibia. E io dico: senza pensarci con “da noi” intendevo in Namibia … Come se la Nambia fosse cosa nostra. Sono entrata talmente tanto nella parte o forse la Namibia mi è entrata sotto pelle da non rendermi conto di quello che dicevo. Da qui in poi ogni volta che pronuncio il nome Namibia mi diranno tutti: casa nostra? Va beh, comunque quanto io quanto Pier non ci metteremmo un secondo a decidere di lasciare tutto ed andare a viverci. Il nostro sogno sarebbe aprire un lodge come quello di Laura e Simone con la possibilità di aiutare qualche villaggio e magari qualche centro di recupero animali. Chiediamo troppo??? A sognare non costa nulla. Chissà … quando i bambini saranno grandi magari potremo cambiare vita!!! Per ora ci accontentiamo di visitare questa meravigliosa Africa. Tornando al ristorante, siccome noi siamo come San Tommaso … andiamo alla reception e chiediamo se per queste 3 notti ci sarebbe disponibilità e loro ci dicono di si. Ci riconfermano il prezzo fatto via mail. Pier è tentato di venire qui almeno una notte (due non sarebbe possibile perché il ritiro della macchina viene fatto tra due giorni al Water Lily e il taxi che ci porterà alle Victoria Falls verrà a prenderci lì). Potremmo venire domani sera ma che senso ha portarci dietro tutto il giorno le valige per poi arrivare qui quando il parco chiude alle 18.30, cenare, dormire e poi ripartire alle 6? Nessuno quindi accantoniamo l’idea. Torniamo al lodge e andiamo a dormire subito. Sono le 21.00.

11) 16.06.2013 – km.130 (40 asfalto e 90 sabbia)

Alle 6.00 siamo tutti in piedi. Facciamo colazione al volo con biscotti e succo e andiamo al gate. Il sole non è ancora sorto e il parco è già aperto dalle 6. Chiuderà alle 18.30. Paghiamo in tutto 410 pule (€ 36): 120 pule ad adulto, 60 per bambino e 50 per la macchina. Acquistiamo la cartina per 75 Pule € 7 ma è terribile. E’ su tutto il Chobe e la parte del riverfront che faremo noi non è molto dettagliata. Pazienza. Ci servirà molto di più il navigatore. Lo useremo come mappa. Ha tutte le stradine segnate. In questo parco le regole sono: macchina con 4×4 perché il 90% delle strade sono su sabbia; non scendere dall’auto; non dare da mangiare agli animali; uscire prima del tramonto;non uscire dalle piste; insomma, le solite cose. Ci registriamo e siamo i secondi ad entrare. Quando usciremo vado a vedere per curiosità e conterò le macchine di privati che sono entrate oggi. Solo 16. Tutti i turisti entrano con i game drive. A mio avviso, con un minimo di cautela e di capacità di guida su sabbia, si può fare da soli. I game drive durano solo 3 ore da quando partono a quando rientrano al lodge quindi non si possono addentrare nella parte più bella del parco. Ci dicono che fino alle 9 non possiamo andare sul riverfront ma rimanere solo sulla strada gialla perché c’è … non ho capito chi. Domani non avremo questo vincolo. Ho idea che oggi c’è qualcuno di importante che fa un’escursione in barca. Le auto non possono andare in riva al fiume per non disturbare i suoi avvistamenti. Prima di entrare sgonfiamo le ruote a 150 con l’apposito attrezzino fornito dal rent a car e ci buttiamo nell’avventura. Bisogna avere un mimino di senso dell’orientamento perché non ci sono cartelli che indichino la direzione come all’Etosha. Comunque non è difficile da girare e dopo una mattinata si diventa pratici del posto. Il paesaggio è completamente diverso dall’Etosha. Qui c’è decisamente tanta vegetazione. Le piante sono alte. Poi c’è la zona più a ridosso del fiume che è stata devastata dagli elefanti quindi le piante sono più rare e molte sono morte. Sono le classiche piante scheletriche da avvoltoi. Poi ci sono le radure di erba gialla e i baobab. Fino alle 9 rimaniamo quindi sulla strada gialla ed arriviamo fino al punto 11 percorrendo anche la Makwetur road east. Vediamo molte strade che portano al fiume. Alcune hanno il divieto di accesso perché sono a senso unico. Da una parte si entra e si fa il percorso sul riverfront e dall’altra si esce. Non si può quindi tornare indietro dalla stessa parte. Questo viene fatto per evitare che le macchine si incastrino e abbiano tutte un’agevole via di fuga. Lo spazio per passare sulla riva del fiume è limitato e non si può correre il rischio che una macchina blocchi tutto quando le altre hanno urgenza di andare via (vedi ad esempio elefante incazzato …). Viaggiando vedremo un’antilope roana, tantissime giraffe, babbuini, cercopitechi verdi, elefanti, due aquile dal collo bianco, avvoltoi, impala, kudù, facoceri, sciacalli e poi, dopo una curva ci troviamo faccia a faccia con una cinquantina di bufali … e ora che facciamo? Sono assolutamente pericolosi perché se impauriti attaccano. Facciamo leggermente retromarcia e ci mettiamo in un punto dal quale li vediamo passare a pochissimi metri ma senza intimorirli. Ci guardano ma sono tranquilli. Sono maschi, femmine e tanti cuccioli. Sono un maschio, probabilmente il capobranco, si ferma e non si sposta fino a quando anche l’ultimo del gruppo non passa poi se ne và. Che spettacolo. Non avrei mai pensato di vederli così da vicino. Proseguiamo e vediamo un mucchietto indefinibile. Ci avviciniamo e capiamo che è la pelle di un elefantino. Poco oltre, nel raggio di 5 metri, ci sono tutte le ossa. La testa è integra. Poco oltre c’è la testa di un bufalo, ma niente ossa del corpo, e il carapace di una tartaruga di terra. Queste immagini sono tristi da vedere ma è logico che dove ci sono i predatori ci sono anche i resti dei loro banchetti. All’Etosha non avevamo mai visto nulla del genere però anche lì i carnivori mangiano … Alle 9.00 puntuali ci avviciniamo al fiume e lo costeggeremo tutto dal punto 11 al punto 5. Alcuni tratti però dobbiamo farli sulla strada principale per prendere l’accesso a senso unico giusto. Stiamo per scendere quando vediamo un elefantone che beve. Lo disturbiamo perché smette di bere quindi retrocediamo e lui si tranquillizza. Risale poi la riva e se ne và per la sua strada. Il riverfront è bellissimo. Ci sono tante isole sul fiume con erba verde che contrasta con il blu dell’acqua, il bianco delle ninfee e della sabbia, il giallo dell’erba appena oltre la riva e il verde delle piante. Unico … Vediamo tanti ippopotami sdraiati ovunque. Alcuni si mettono da soli nelle insenature per poter dormire tranquilli, altri invece si attaccano uno all’altro. Ne conteremo 18 tutti vicini. Martina li definisce: patè di ippo … A fine vacanza tireremo le somme e riterremo che gli animali che in Africa hanno la vita più “dura”, per modo di dire … sono proprio loro. E’ difficilissimo scegliere in quale pozza fangosa buttarsi e poi ancora più duro doversi alzare e, barcollando, arrivare fino all’acqua ed immergersi per rinfrescarsi. Non parliamo poi di dover andare a mangiare un po’ di erbetta!!!!! Cavoli … non fanno proprio nulla tutto il giorno … almeno gli elefanti camminano. Tutte le sere per venire a bere si fanno 30 km. andare e 30 tornare!!!!! Vedremo, oltre agli ippo, anche tanti coccodrilli di dimensioni esagerate, uccelli di ogni tipo ed elefanti che bevono immersi fino al ginocchio. Ci fermiamo a guardarne 4, mamma, papà e due figli. Uno piccolino e l’altro di un precedente parto. Gli elefanti hanno una gestazione di 22 mesi quindi allatteranno e poi potranno rimanere di nuovo gravidi. I cuccioli potrebbero avere 2/3 anni di differenza. Li guardiamo perché sono meravigliosi da vedere. Si buttano l’acqua sul corpo per rinfrescarsi. Il piccolo ci prova ma non riesce molto bene. Poi escono e vanno in un punto in cui c’è sabbia. La smuovono leggermente con la zampa anteriore per alzarla, la prendono con la proboscide e se la buttano sulla schiena. Il piccolino ci prova un po’ ma la perde per la strada e gli arriva sugli occhi quindi si stufa e pensa bene di sdraiarsi per impanarsi. Quanto è stato buffo e carino … Immagine davvero bella. Poi tutti e 4 e ne vanno camminando vicini vicini. Troviamo poi il corpo di un bufalo ancora integro. La pelle si è rinsecchita dal sole ed è stato completamente svuotato all’interno. Probabilmente è stato solo un leone e non è stato conteso. Una volta sazio se n’è andato. Fa davvero caldo e ci fermiamo per pranzo lungo il fiume sotto una pianta. Ovviamente mangeremo dentro con i finestrini abbassati solo 5 cm… Ci vediamo sfilare davanti una ventina di antilopi nere (sable antilope). Sembrano i nostri stambecchi. Arrivano al fiume e, per andare a mangiare l’erba verde dell’isolotto distante pochi metri dalla riva, entrano in acqua tutte vicine con i cuccioli in mezzo. In questo modo li sorreggono ed evitano che possano andare sott’acqua e che possano essere preda dei coccodrilli. Dopo pranzo decidiamo di andare in camera un’oretta perché Pier è cotto. La guida su sabbia lo distrugge per la tensione. Se ci dovessimo insabbiare dovremmo cavarcela da soli ad uscire visto che le macchine che abbiamo incontrato sono davvero poche. Dal punto 5 c’è una strada che costeggia il fiume e che arriva vino a Kasane senza tornare al Sidudu Gate. Ovviamente è consentito solo uscire. Andiamo velocissimi al supermercato (Pule 150 € 13) e poi al lodge. Dorme un po’ e poi rientriamo. Poco dopo il gate prendiamo la prima strada a destra. E’ indicata con un cartello come River Bank Route ma non è segnata sulla cartina. Scendiamo quasi sciando sulla sabbia. Vediamo un gruppo di 50 elefanti circa che intuiamo si stanno avvicinando al fiume ma sono ancora distanti. Noi arriviamo alla riva e andiamo ancora a destra. Ci sono ruderi di una decina di casette, forse era un lodge, con intorno un fossato profondo a prova di elefante ma in alcuni punti è stato riempito quindi possono andare ovunque. Vediamo un elefante vicino all’acqua a pochi metri da noi. Beve poi poco per volta entra e si immerge tutto, testa compresa poi riemerge e si mette a nuotare. La maggior parte degli elefanti di giorno rimane nella foresta e solo verso sera fa questa processione per venire a bere. Si tuffano e nuotano fino alle isolette in mezzo al fiume per mangiare l’erba fresca. Questo è il momento migliore della giornata. Ci aspettano grandi immagini. Poco dopo ne arriva un altro di corsa, probabilmente si è intrattenuto troppo altrove e ha perso il suo amico, arriva al fiume e senza pensarci troppo si tuffa, si immerge e quando riemerge nuota come un pazzo. Quando arriva sull’isola corre fino al suo amico. Che ridere!!! Andiamo ancora verso l’uscita che abbiamo percorso prima per andare al lodge e vediamo dei coccodrilli da vicino. Quando giriamo per tornare verso il punto 5 (a proposito, questi punti sono segnati in azzurro sulla cartina acquistata al gate) vediamo i 50 elefanti di prima che vengono verso di noi. Ci piazziamo dietro una pianta enorme e li vediamo passare. Ne abbiamo davanti, dietro, a destra e a sinistra. Ma sono tranquilli. Non ci guardano neppure. I piccoli fanno fatica a stare dietro ai genitori quindi la loro andatura è un trotto accelerato. Arrivano al fiume, si tuffano con i piccoli in mezzo attaccati alle code delle mamme ed arrivano dalla parte opposta. Gironzoliamo ancora sul rivergfront a sinistra del punto n°5. Gli ippopotami incomincino a muoversi in cerca di cibo. Vediamo un altro gruppo di elefanti che sono sulla riva dell’isola. Hanno finito di mangiare e si apprestano a ritornare nella foresta. Ci fermiamo a guardarli. Hanno il sole alle spalle che sta quasi per tramontare. Il cielo è rosso. Il primo si muove e tutti lo seguono. Nuotano verso di noi. Arrivano a riva, ci passano vicino e se ne vanno. Per tutto il tempo non abbiamo proferito parola. Credo che questa sia una delle immagini più belle che ho visto in vita mia. Impagabile. Solo questo merita il viaggio fino a qui. Sono le 18.00 e lasciamo il parco. Passiamo dal Sidudu Gate e lungo la strada verso il Kasane troviamo ancora elefanti che attraversano l’asfalto, per andare nella foresta al sicuro per la notte. Non abbiamo visto neppure in felino anche se ce ne sono tanti (leoni, leopardi, ghepardi, iene maculate e striate e caracal) ma siamo più che mai soddisfatti. Arriviamo al lodge, doccia, cena ancora al Chobe Safari Lodge (la cosa migliore è una pasta che fanno saltare sulla piastra alla quale puoi scegliere di aggiungere carne, verdure e varie salse; te la cucinano sul momento). La prima volta che l’avevamo assaggiata era l’anno scorso al Sossusvlei Lodge e c’era rimasta impressa. Pagheremo sempre 900 pule (€ 78) poi subito in branda perché domani ci aspetta un’altra giornatona.

12) 17.06.2013 – km.120 (20 asfalto e 100 sabbia)

Sveglia presto ed alle 6 siamo in primi ad entrare. Ingresso sempre 410 pule (€ 36). Oggi non c’è il divieto del riverfront quindi andiamo subito al fiume passando dal solito punto 5. Ci piazziamo sotto la solita pianta di ieri e facciamo colazione. Viaggiamo sempre lungo il fiume. Oggi ci vogliamo dedicare alla parte più interna del parco, dal punto 11 dove siamo arrivati ieri fino al punto 12 per poi andare agli interni 9 – 8 – 5 e 4. Questa parte del parco a mio avviso è la più bella perché più selvaggia. Incontreremo solo una macchina (i due anziani appassionati di uccelli che c’erano con noi nel game drive nel Mamili … si vedeva che erano tipi in gamba). Ci sono tanti baobab fotogenici, tantissime zebre che non si vedono nella parte iniziale e decine e decine di giraffe. In un punto vicino al fiume notiamo degli avvoltoi su un albero, procediamo e vediamo la carcassa di un elefantino ancora con carne e sangue attaccato. Deve essere stato ucciso questa notte. I predatori hanno lasciato buona parte agli avvoltoi. Macabro ma affascinante. Procediamo e c’è un grosso baobab sulla spiaggia con facoceri e babbuini che prendono il sole lì vicino. I facoceri sono anche chiamati patatine dei ghepardi … se li mangiano in un sol boccone. Vediamo diversi coccodrilli ed ippo da vicino. Anche qui un testa di bufalo ed una di impala. Le strade che portano all’interno passano in distese di prati gialli punteggiati di piante dalle quali mangiano le giraffe, le zebre pascolano tranquillamente e i bufali … ci bloccano la strada … è destino che li vediamo sempre nelle condizioni peggiori. Passiamo lentamente ma non ci guardano. Chiedo a Pier di fermarsi un secondo per delle foto particolareggiate ma lui dice: osare sempre uno zic in meno ti fa portare a casa la pelle … che perle di saggezza … lo prenderemo un sacco in giro per queste sue frasi profonde ma in questo caso aveva ragione. Per fotografare a volte non vedo i pericoli … La strada più interna parallela al fiume (dal punto 9 al 4) è tutta in mezzo alle piante e non vediamo nulla. Non è un gran che. Bella la Simwanza Valley. Il tempo stringe. Oggi abbiamo prenotato la crociera al tramonto quindi massimo alle 13.30 dobbiamo essere in hotel. Volendo potremmo uscire da una di queste strade tagliafuoco ma ci spiace andare via quindi rientriamo dall’interno del parco. Ancora tanti avvistamenti e poi andiamo a pranzare sempre al solito albero dove passano ancora le antilopi nere. Ho idea che siano metodiche e puntuali. Ce ne andiamo. Andiamo a Kasane a fare benzina (tenete la ricevuta perché serve al rent a car). Spenderemo 490 pule (€ 42) per fare il pieno visto che così deve essere riconsegnata. Alle 14.00 arriva puntuale il signore a ritirare la macchina. Controllo di rito e via. La nostra macchinetta se ne va. Anche questa non ci ha dato il minimo problema. E’ una gran macchina. La riconsegneremo sporchissima e con la scritta sul portellone posteriore fatta con il dito bagnato sulla polvere rossa: Namibia forever. Gli chiediamo scusa e gli diciamo che Botswana non ci stava ma che anche il suo stato è forever … Alle 15.00 saliamo sulla barchetta tutta per noi per fare la crociera al tramonto. Ci costerà 600 pule (€ 52), 200 pule ad adulto e 100 per ciascun bambino. In realtà costerebbe di più ma ci viene scorporato il costo della tassa che abbiamo pagato questa mattina entrando al parco. Il biglietto d’ingresso è comprensivo del costo effettivo del parco più la tassa che è giornaliera quindi se la sera si fa la crociera e si mostra il documento del parco, non viene fatta pagare nuovamente. Di fianco a Chobe Safari Lodge accostiamo come tutte le barchette e il nostro skipper va a pagare. Poi si parte. Staremo via 3 ore. Circumnavigheremo l’isola Sidudu che è tutta ricoperta di erba verde. Vedremo ad un paio di metri molti coccodrilli. Sono enormi e con incredibili denti. Ci fermiamo parecchio davanti ad un gruppo di elefanti che si sono fermati sulla riva a bere. Ci sono anche i piccoli. E’ bellissimo vederli dal lato anteriore perché si vede quando mettono in bocca la proboscide piena d’acqua. C’è un piccolo che ha delle zanne appena abbozzate e, visto il peso della proboscide, la appoggia su una di queste per bere senza fatica. Troppo simpatico. Proseguendo vediamo altri elefanti sull’isola verde che mangiano e diversi bufali con tanto di uccello bianco sulla schiena. Sono degli aironi (credo) bianchi. Il loro nome è bubulcus ibis … credo. Poi è ora degli ippo. Ne vediamo diversi da vicino. Se sono fuori acqua ci si può fidare un pochino di più ad avvicinarsi. Hanno anche diversi piccoli che sono curiosi come non so cosa. La parte che costeggeremo oltre l’isola è Namibia. Rientrando assistiamo ad un bellissimo tramonto. L’ultimo africano perché domani sera non riusciremo a vederlo. Ci vestiamo perché fa freddo e rientriamo al lodge alle 18. Ceniamo a bordo piscina al ristorante del Water Lily. Ottima cena con bisteccazza alla griglia di non ricordo cosa e verdura. Spenderemo 640 pule (€ 56). Ricompatto tutte le valige e poi a dormire.

13) 18.06.2013

Facciamo colazione in hotel (normale 65 pule € 6; continental con uova e bacon 80 pule € 7) poi aspettiamo il nostro taxi che arriva alle 9. Ci accompagna dentro agli uffici della frontiera del Botswana. Ci mettono i timbri di uscita poi ci spostiamo in macchina e qui entriamo in quelli dello Zimbabwe. Paghiamo il visto di 30 $ USA a testa, anche i bambini. Con il cambio di oggi pachiamo 91 €. Se si volesse andare a vedere le cascate dal lato dello Zambia è bene fare subito 2 ingressi in modo tale che si paga 45 $ anziché 60. Si paga il visto per entrare in Zambia che se non erro costa 50 $ e poi si deve ripagare quello per entrare in Zimbabwe. Prendete in considerazione questo. Come timbro di ingresso ci mettono un adesivo grosso come la pagina del passaporto. Qui prendiamo le nostre valigie, salutiamo il taxista e passiamo a piedi la frontiera. Oltre questa c’è un altro taxi che ci aspetta per portarci al nostro hotel, il Rainbow Victoria Falls: http://www.victoriafalls-guide.net/rainbow-hotel.html – http://www.victoria-falls-rainbow-hotel.com/index.php. La capitale dello Zimbabwe è Harare. La moneta è il dollaro zambabwano ma il suo corso è stato “congelato” nell’aprile del 2009. Le transazioni avvengono in dollari USA e rand Sudafricani. Al momento di lasciare il Paese è prevista una tassa d’imbarco aeroportuale di 30 USD (attualmente compresa nel prezzo del biglietto aereo). E’ un paese che fino ad una ventina di anni fa poteva essere definito lo Stato più ricco d’Africa, ora viene classificato come la seconda nazione più fallimentare al mondo dopo la Somalia. Il taxista ci dice che siamo in un parco nazionale quindi è possibile vedere animali sulla strada ma non incrociamo nulla. A ridosso della cittadina stanno facendo dei lavori alla strada. Ci impressiona il fatto che stanno facendo un solco largo un metro lungo tutta la carreggiata per non so quanti km. tutto a mano. Utilizzano solo il piccone e la pala.

Lo Zimbabwe è davvero povero. L’attrazione maggiore sono le cascate ma questo posto non rispecchia il paese in generale. Qui cercano solo di fregare i turisti. Prezzi carissimi ovunque, cercano di vendere soldi falsi dello Zimbabwe o dollari Usa falsi. Spessissimo si verificano furti a danni dei turisti. La gente ha fame quindi cerca di arrangiarsi come può. I venditori ambulanti sono davvero insistenti. Passiamo per il paese ma non mi sembra un gran che. Eviteremo di visitarlo per evitare problemi. In meno di un’ora siamo in hotel. Struttura carina con piscina. Personale molto ma molto simpatico. Al contrario del Botzwana qui le persone ci piacciono molto. Stiamo un attimo in piscina a bere il cocktail di benvenuto fintanto che ci preparano le camere poi andiamo lì a pranzare per finire quanto avevamo comprato. L’hotel ha un servizio di navetta gratuito che porta alle cascate alle 9.10 – 11.10 – 13.10 – 15.10 e ritorna alle 9.50 – 11.50 – 14.50 – 15.50 – 17.50. Noi prendiamo quello delle 13.10. è un pulmino della guerra 15-18. Le portiere si chiudono manualmente. Siamo solo noi di bianchi. Chiedo la cortesia di fermarsi all’ufficio informazioni e accettano molto gentilmente. Faccio una volata per acquistare la cartina delle cascate al costo di 3 $ – 2,30 €. Arriviamo alle cascate in 5 minuti. Le Cascate Vittoria si trovano quasi a metà strada del percorso dalla sorgente al mare del fiume Zambesi. Questo fiume con i suoi 2.693 km. è il quarto fiume più lungo dell’Africa dopo il Nilo (km.6.695), il Congo (km.4.700) ed il Niger (km.4.200). La sorgente del fiume Zambezi si trova a circa 1 500 m sopra il livello del mare, nel distretto di Mwinilunga in Zambia poi attraversa l’Angola, segna il il confine tra Zambia e Zimbabwe per poi sfociare nell’Oceano Indiano in Mozambico. L’area del suo bacino idrografico è di 1.390.000 chilometri quadrati, che è la metà di quello del Nilo. La potenza del fiume Zambesi è stata sfruttata durante il trasporto in due punti, la prima diga Kariba essere in Zimbabwe e la seconda diga di Cahora Bassa in Mozambico. Entrambe queste dighe sono fonti di energia idroelettrica e di fornire una gran parte del potere in Zambia, Zimbabwe e Sud Africa. Le Cascate Vittoria sono un’attrazione di fama mondiale, sono larghe ben 1,7 km e si gettano nell’orrido della Zambezi Gorge con un salto da 90 a 107 m; in media 550.000 metri cubi di acqua si gettano nel vuoto ogni minuto, ma durante il periodo delle inondazioni (da marzo a maggio) questa cifra sale fino a 5 milioni di metri cubi al minuto. David Livingstone, l’ esploratore scozzese, fu il primo occidentale a visitare le cascate nel 1855. Diede loro il nome dell’allora Regina d’Inghilterra, la Regina Vittoria, esse tuttavia erano già note localmente con il nome di Mosi-oa-Tunya “ il fumo che tuona”. Le cascate fanno parte di due parchi nazionali, il Mosi-oa-Tunya National Park in Zambia ed il Victoria Falls National Park in Zimbabwe, e sono oggi una delle attrazioni turistiche più importanti del sud del continente africano. Sono una delle sette meraviglie naturali del mondo (con l’aurora boreale, il porto di Rio de Janeiro, il Grand Canyon, il vulcano Paricutin, la barriera corallina australiana e il monte Everest) e sono patrimonio dell’umanità protetto dall’UNESCO. Sono le più grandi cascate del mondo considerando una media tra altezza, larghezza e portata d’acqua, superando le Cascate del Niagara e quelle di Iguacu. Le Cascate Vittoria sono costituite da cinque diverse “cadute”. Quattro di questi sono in Zimbabwe e uno è in Zambia. Essi sono noti come:

1) la cataratta del Diavolo (70 metri di altezza, il nome deriva dalla vicina isola nel fiume, dove le tribù locali utilizzati per eseguire cerimonie sacrificali. Quando i missionari arrivarono nella zona da loro di cui queste cerimonie come “diabolico” e quindi il nome è stato dato a questa cataratta)

2) Main Falls (93 metri di altezza, questa è la più grande cascata e certamente la più maestosa vista delle cascate. Una tenda gamma di acqua, con una portata massima di 700 000 metri cubi al minuto, il volume oltre l’altezza delle cascate è così grande che prima di arrivare da nessuna parte vicino al suolo, l’acqua è squassata dai forti venti in aumento e trasformato in nebbia)

3) Rainbow Falls (108 metri di altezza, questo è il punto più alto di tutte le cadute, nelle giornate limpide si vede l’arcobaleno da questo punto e quando c’è la luna piena di vede anche di notte)

4) Horseshoe Falls (95 metri di altezza, questa è la sezione con il minor volume di acqua e sarà il primo ad asciugarsi di solito tra ottobre e novembre).

5) la cataratta orientale in Zambia (101 metri di altezza, si trovano completamente sul lato Zambia ma si può vedere anche dal lato dello Zimbabwe)

Le cascate si possono visitare sia dal lato dello Zimbabwe che dal lato dello Zambia ma la visione più spettacolare si ha dallo Zimbabwe. Il tratto zambese viene spesso dimenticato, ma offre un’esperienza completamente diversa rispetto alla sua più famosa controparte nello Zimbabwe. Prima di tutto la vista è diversa: ci si può avvicinare all’acqua camminando lungo un ripido sentiero fino al salto della cascata e seguendo stretti passaggi che sfiorano l’abisso. Uno dei punti in cui ci si avvicina di più alla cascata è il Knife Edge Point, che si raggiunge attraversando una passerella che fa drizzare i capelli (ma sicura), passando attraverso nuvole di spruzzi fino a un’isoletta appuntita in mezzo al fiume. Se l’acqua è bassa e il vento favorevole, godrete di una magnifica vista delle cascate e dell’enorme abisso sotto il ponte sullo Zambesi.

La cittadina di Victoria Falls (Zimbabwe) è a due passi dalle cascate mentre Livingstone si trova ad 11 km., oltre il ponte sullo Zambesi. Il ponte è stato progettato da Mr. George Hobson che era un partner di Douglas Fox & Partners, Londra. Nel momento in cui il Ponte delle Cascate Victoria è stato completato, è stato il ponte più alto del mondo. Il ponte è stato progettato e costruito in Inghilterra ed è stato spedito in parte in Africa, dove è stato assemblato. La costruzione del ponte è iniziata nel luglio 1904, è stata completata nel mese di aprile 1905 e poi è stato aperto il 2 settembre del 1905. Si trova a pochi passi dalla città di Victoria Falls ed è proprio sopra la gola Bakota. Oltre il ponte c’è la frontiera con lo Zambia. Se si vuole è possibile fare un visto giornaliero per poter accedere al versante zambese delle cascate però bisogna poi considerare che si deve pagare nuovamente quello dello Zimbabwe quando si ritorna indietro. Attraversarlo a piedi è suggestivo e offre uno splendido scenario sulle cascate. Inoltre per i più temerari si può fare bungee jumping o l’attraversata tramite carrucola su un cavo che collega i due lati della cascata. Il Café Bridge è l’unico ristorante della zona costruito su una piattaforma sopra la gola Batoka con vista diretta sulla cascata. Le Cascate Vittoria sono uno dei pochi posti al mondo dove l’arcobaleno di luna si verifica regolarmente e dove lo si può vedere con facilità. Eppure molte persone visitano questo posto senza sapere di questo fenomeno naturale, ma è una delle cose più suggestive di Victoria Falls. Proprio come quello che si verifica durante il giorno, l’arcobaleno lunare o ‘arco di luna’ si crea con la luce che viene rifratta dalle particelle d’acqua presenti nell’aria, sempre presenti dagli spruzzi delle cascate. Gli arcobaleni lunari sono molto più deboli rispetto a quelli diurni. Questo è causato della minore quantità di luce riflessa dalla luna. Si verifica solo se la luna è piena e cielo terso. L’occhio umano ha difficoltà a distinguere i colori dell’arco di luna, perché la luce è di solito troppo debole per attivare i recettori del colore dell’occhio umano e non tutti li vedono allo stesso modo. Tuttavia, i colori di un arcobaleno lunare si vedono nelle fotografie con una lunga esposizione. Si vede meglio in periodi di acqua alta (da aprile a luglio) quando c’è molto più vapore e nelle prime ore dopo il sorgere della luna. L’arco di luna può anche essere visto dal ponte ma il posto migliore è dal lato dello Zambia in quanto la luna sorge alle spalle di chi guarda le cascate. On-line si trovano i calendari con le giornate perfette per vedere questo fenomeno. Il Victoria Falls Hotel è l’albergo più antico dello Zimbawe. Inizialmente era l’alloggio delle persone che lavoravano alla costruzione della ferrovia che avrebbe dovuto collegare Città del Capo con il Cairo poi è diventato hotel nell’aprile del 1917 per i turisti che arrivano dal Sud Africa. Quando si resero conto che, per vedere le cascate, i turisti arrivavano da tutto il mondo lo ampliarono. L’arredo è molto raffinato, le pareti sono ornate con stampe d’epoca e giornali che ricordano avvenimenti storici fino alla dichiarazione d’indipendenza dall’Inghilterra nel 1965. Dalla terrazza c’è una vista molto bella del ponte e delle cascate.

Attività

Victoria Falls National Park: ingresso 30 $ USA. Parco a ridosso delle cascate. C’è la statua di David Livingstone che si trova all’estremità sinistra delle cascate vicino alla cataratta del Diavolo. C’è un ristorante e adiacente a questo si trova il Centro interpretativo con pannelli informativi. Orari: inverno 6.30 -18.00: estate 6.00 – 18.00

– baobab: è di 16 metri di diametro e 20 metri di altezza. Ci vogliono circa 30 persone adulte a circondare il suo tronco. Si trova fuori dal parco. E’ meglio prendere un taxi.

– Il Rainforest: L’area di foresta pluviale di Victoria Falls è pieno di molte specie uniche di flora e fauna.

– Il Pot Boiling: Questo posto ha un nome appropriato per descrivere l’agitazione in cui l’acqua dai lati opposti delle cascate si scontrano nel fiume Zambesi che gira in direzione sud-est passando attraverso gole diverse.

– Il Ponte: Si tratta di un sito molto impressionante.. Oggi il ponte è la seconda attrazione turistica visitata in Victoria Falls. Situato in posizione dominante sulla gola Batoka tra Zimbabwe e Zambia. Se non si ha intenzione di andare in Zambia o a fare Bungi Jumping è comunque obbligatorio visitare il ponte. Per non pagare il visto basta dire che si va a vedere il Bungi Jumping.

– Crocodile Ranch & Nature Sanctuary: Crocodile Ranch & Nature Sanctuary si trova a meno di 5 km dalle cascate Victoria. Un piccolo fiume, conosciuto come Creek Spencer, scorre attraverso il Ranch e incontra il fiume Zambezi. E’ stato avviato nel 1970 con soli 100 coccodrilli. Questa azienda di famiglia è cresciuta notevolmente nel corso degli ultimi 30 anni e ora ci sono più di 40.000 coccodrilli dai neonati piccoli a giganti di 5 metri.

Craft Market all’aperto: Fine di Drive Adam Stander, Orario: lun-ven: 8:00-17:00, sab: 08:00-13:00. Il famoso mercato artigianale all’aperto è il luogo ideale per andare a comprare autentici oggetti d’arte africana. Questo è un luogo ben noto per trovare gli scultori in pietra Mashonaland e sculture in legno.

La stazione dei treni: Si tratta di una stazione dal sapore coloniale, situata a fianco dell’Hotel Victoria Falls, con il quale comunica attraverso una porta situata a metà del marciapiede, anche se spesso chiusa. Sui marciapiedi siedono moltissime persone in attesa dell’arrivo dei treni soprattutto a partire dalle 18.00, ora in cui chiude il parco e la gente torna alle proprie abitazioni.

volo in elicottero: 15 minuti 130 US$

camminare con i leoni: (US$ 130 – 3 ore e ½ – mattina o pomeriggio – età minima 15 anni – altezza 1,5 mt.) E’ possibile per i partecipare all’incontro con un cucciolo. US$ 140).

crociera sul fiume al tramonto: US$ 45 + 10 da pagare come tassa – alle 16 e dura 2 ore

passeggiata a dorso di elefante: 3 ore e ½ US$ 130 – mattina o pomeriggio

rafting: è considerato la più selvaggia avventura del mondo. Si svolge sotto le cascate Victoria nella Gola Batoka, dalla rapida 1-19 durante la stagione con poca acqua e 11-23 durante la stagione dell’acqua alta. US$ 120 escluse le tasse del parco (US$ 10). Snack e bevande sono inclusi. No bambini sotto i 15 anni.

– Bungi Jumping o attraversamento della gola Batoka con la carrucola

The Game Park : Zambezi National Park e Victoria Falls National Park coprono una superficie di 56.000 ettari. Il confine settentrionale del Parco è costituito dal fiume Zambesi. Una grande varietà di mammiferi si trovano all’interno del parco tra cui The Big Five: elefante, leone, bufalo, leopardo e rinoceronte. Inoltre, branchi di antilopi nere, eland, zebre, giraffe, kudu, impala waterbuck e così come molte delle specie più piccole.

Noi ci limiteremo a visitare il parco. Appenda scendiamo dal taxi veniamo circondati da persone che vogliono venderci qualcosa. Riusciamo a liquidarli dicendo che passiamo al loro banchetto quando usciamo. L’ingresso costa $ 30 ad adulto e $ 15 a bambino. Totale 90 $ 69 €. Ovunque vendono i poncho k-way. Noi abbiamo i nostri ma arrivano fino all’anca. Consiglio spassionato. Comprateli lunghi fino al polpaccio ed entrate nel parco con le infradito. L’avevo letto che ci si bagnava ma non avevo idea fino a che punto. Fa caldo. Andiamo subito a sinistra e partiamo da qui. C’è la statua di Livingstone e un’ottima visuale. Riusciremo a vederle bene fino a circa metà del percorso. Quando tiro fuori la macchina foto scatto come un fulmine poi la asciugo e la ritiro. Da oltre la metà non vedremo più nulla e ci bagneremo come se fossimo in una tempesta. Arriva acqua a secchiellate da ogni direzione perché c’è il vento, leggero ma terribile perché porta tutto il vapore. Le particelle si ricombattano e diventano scrosci d’acqua. Ci avviciniamo ad alcuni punti panoramici e siamo completamente avvolti dal vapore. Arriviamo alla fine dove si vede il ponte sulla gola Bakota. Qui riusciamo a guardare di nuovo in giro. Siamo zuppi dalle anche ai piedi. Abbiamo due litri di acqua in ogni scarponcino. Sono tutti in gore-tek ma l’acqua ci cola dalle gambe e arriva dentro dopo aver inzuppato le calze. Questo è il periodo di maggior portata (il minore è a novembre). Questo è davvero uno spettacolo della natura. Torniamo verso l’inizio e da qui scatterò foto da urlo perché il sole si è leggermente spostato verso le spalle delle cascate e ci sono due arcobaleni uno sopra all’altro. All’interno del parco si possono vedere animali ma noi vediamo solo un sitatunga. In giro per la città si possono vedere anche elefanti. Usciamo dopo aver fatto sosta, vicino alla statua di Livingstone, per goderci un po’ il posto. Andiamo al ristorante del parco e prendiamo da bere due spremutone con un piatto di patatine fritte al prezzo di 11 $ € 8. C’è un facocero enorme che gira vicino ai tavoli. Guardiamo le tavole interattive che ci sono all’ingresso. Ci sono anche foto con i livelli d’acqua nei vari periodi. Interessante. Usciamo e veniamo di nuovo assaliti. Usiamo sempre la scusa di tornare dopo aver visto il ponte quindi ci indirizziamo a piedi. Andiamo alla frontiera e ci fanno un permesso speciale solo per vedere il ponte. Oltre questo c’è quella dello Zambia ma non ci andremo. Non vogliamo grane in Sud Africa. Al momento la situazione è così: se sei anche solo in transito in Sud Africa e hai un timbro sul passaporto, anche giornaliero, dello Zambia devi avere i documenti che dimostrino che hai fatto il vaccino della febbre gialla. Può essere che non dicano nulla ma è meglio non rischiare. Stanno cercando di cambiare la cosa almeno per chi è solo in transito ma al momento è ancora così. Questa credo che sia una delle più belle frontiere al mondo. Ci sono decine di camion in coda in attesa dei permessi sui quali si arrampicano e si rincorrono le scimmiette, la gente va e viene con i suoi vestiti colorati e i carichi sulla testa. Sul ponte c’è lo spazio centrale per la ferrovia, uno spazio per le macchine ed uno per i pedoni. Sotto l’incredibile gola Bakota e a sinistra le cascate. Non c’è nessuno che fa Bungi Jumping. C’è parecchia gente e siamo gli unici bianchi. Scatto solo un paio di foto poi non voglio tirare troppo l’attenzione quindi indosso il mio k-way e tiro davanti il mono-spalla dove tengo attrezzatura fotografica e passaporti. Figurerò una donna incinta di 8/9 mesi. I bambini mi dicono di piegare le braccia e di mettere le mani sui reni per rendere la cosa più veritiera. Quanto ridere. Poi magari è eccesso di zelo ma non ho proprio voglia che mi rubino tutto. Nessuno ci guarda e se devo essere sincera non abbiamo timore ma preferisco essere prudente. Passiamo ancora negli uffici e ci danno ancora il solito foglietto da consegnare alla guardia che ci apre i cancelli. Arriviamo all’ingresso del parco e prendiamo un taxi per tornare in hotel. Quello dell’hotel passa troppo tardi e qui i venditori sono asfissianti. Pagheremo 17 $ 13 € e ci porterà anche a vedere il baobab gigante. Anche qui ci sono venditori ma non prendiamo nulla. Il baobab è davvero grosso. Vediamo una decina di kudù. Rientriamo in hotel. Doccia e cena a buffet. Discreta. Non abbiamo voglia di uscire. Spenderemo 28 $ ad adulto + Matteo e 14 Martina. Tot. 74 €. Andiamo a dormire presto. Domani sarà una giornata eterna.

14) 19.06.2013

Questa mattina la passeremo a riposare in hotel. Cercheremo di uscire a fare due passi ma ci ferma subito uno che vuole venderci dei dollari dello Zimbabwe evidentemente falsi. La nostra idea era di andare a vedere il Vicoria Falls Hotel e la stazione ferroviaria ma accantoniamo l’idea perché abbiamo poco tempo. Andiamo in aeroporto. Il nostro volo parte alle 14.00 con la British e arriviamo a Johannesburg dopo un’ora e mezza. Martina in ricordo della vacanza si compra l’ennesimo peluches. Questa volta sceglie un elefante e lo chiamerà Chobetto (da Chobe). Alle 19.00 parte l’Airbus A380 della Lufthansa. Al contrario dell’andata non c’è un posto libero. Notte tranquilla senza un vuoto d’aria.

15) 20.06.2013

Atterriamo a Francoforte alle 5.20 dopo 10 ore e 20 di volo. L’ultima tratta parte alle 7.10 e raggiunge Malpensa di 1 ora circa.

Concludo dicendo ancora due parole … cosa solo due in più rispetto ad un milione che ho scritto? Nulla, quindi le scrivo. Non so dire se mi è piaciuta di più la Namibia dell’anno scorso o di quest’anno. Sono diverse ma entrambe meravigliose. Il giro che abbiamo fatto nel 2012 era paesaggi, questo invece animali e persone. Entrambe affascinanti. Mi ha colpito davvero in modo incredibile anche il Chobe, le cascate sono uniche. Quindi torniamo assolutamente soddisfatti. Pensiamo al prossimo viaggio. L’anno prossimo Matteo ha gli esami di 3 media quindi a giugno non possiamo muoverci. Andremo ad aprile credo a visitare un pezzo di Sud Africa per poi fare mare in Mozambico da una mia amica che ha sposato un ragazzo del posto. Lei gestisce un orfanotrofio mentre lui porta i turisti con la barca fino alle isole di fronte. Ma tra due anni sicuramente o Botswana o sud della Nambia più Kalagadi Transfronier Park. Vedremo cosa ci offrirà il futuro.

Concludo con una frase letta su una rivista: You can leave Africa but Africa will never leave you …



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche