Namibia on the road 2

Uno straordinario viaggio che si è protratto per diciotto giorni lungo un percorso di 4500 chilometri
Scritto da: Riccardo79
namibia on the road 2
Partenza il: 27/07/2012
Ritorno il: 15/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Normalmente dopo un viaggio in uno dei Paesi dell’Africa australe si torna a casa con ricordi e racconti sempre coinvolgenti, spesso si parla di mal d’Africa, chi più chi meno ma rimane un continente che sorprende un pò tutti. Durante la preparazione e la raccolta info su altri viaggi effettuati in Africa ho sempre notato con curiosità che molti turisti rimanevano stupefatti dalle esperienze vissute in Namibia, un Paese che nonostante la mia passione sull’Africa conoscevo poco, molto poco, così decisi di leggere un libro su questo paese che ha aperto le porte al turismo solo negli anni ’90, il libro in questione fu “Savana” di Robo Gabr’Aoun, arrivato alla fine del libro chiusi l’ultima pagina e mi rivolsi alla mia ragazza dicendo: “dobbiamo partire per la Namibia!”.

Raccolte numerose info pianificammo tutto l’itinerario che si sarebbe dovuto svolgere in 18 giorni effettivi, periodo luglio/agosto 2012, percorrendo 4500 km. Nove mesi prima della partenza avevamo già i biglietti dei voli e le prenotazioni dei campi tendati/lodge.

Come supporto logistico e prenotazione delle varie sistemazioni ci siamo appoggiati ad un’agenzia locale italiana, Afrozapping, che fin dai primi contatti si è rivelata sempre tempestiva e competente oltre ad avere un prezzo interessante.

Logistica

Abbiamo optato per la soluzione di pernottamento in campi tendati e lodge, noleggio di fuoristrada Toyota Hillux 4×4 – 2 posti, con cassone posteriore chiuso per il deposito dei bagagli.

Apro una parentesi per chi volesse affrontare il viaggio con jeep equipaggiata di tenda: dalle nostre numerose info abbiamo constatato che, conti alla mano, il viaggio non avrebbe avuto costi inferiori o per lo meno non con differenze sostanziali, con la dovuta considerazione che le strutture privilegiano la prenotazione dei ristoranti a chi pernotta nelle stesse, pertanto in alta stagione i campeggiatori autonomi devono prepararsi ad essere totalmente in autonomia, cena inclusa (ribadisco che si corre questo rischio in alta stagione). Il periodo di Agosto da noi scelto presenta anche un’escursione termica abbastanza marcata tra giorno e notte, in particolare nelle aree limitrofe al deserto non sarebbe stato possibile riuscire a dormire nella tenda sopra l’auto a causa delle rigide temperature notturne.

Capitolo fuoristrada, le condizioni delle strade che abbiamo trovato se pur prevalentemente sterrate non necessitano di un 4×4, tuttavia va però detto che il fuoristrada è senza dubbio il mezzo ideale per percorrere tanti chilometri in strade molto sconnesse.

Spesso si legge di fare tappe a tutte le stazioni di rifornimento (essendo distanti tra loro) per integrare il carburante che manca, noi pensiamo che occorre solo il buon senso facendo due calcoli sulla base della capacità del serbatoi (due nel caso del Toyota Hillux) in relazione con i km mancanti alla prossima stazione di carburante.

2 o 4 posti? Una famiglia senza dubbio 4 ma una coppia può valutare l’ipotesi di noleggiare il 2 posti e collocare i bagagli nel cassone posteriore (come noi abbiamo fatto) con l’unico accorgimento di chiudere le valige all’interno di sacchi di plastica (tipo quelli neri grandi robusti per la spazzatura) per evitare che si riempiono di polvere (i cassoni non sono a tenuta d’aria, anzi vi consiglio di lasciare qualche cm di spiffero d’aria nei vetri del cassone per far evacuare la polvere che si accumula…e vi assicuro che lasciarli chiusi è peggio!).

Pianificazione Viaggio

Considerando che i voli per Windhoek non sono economici e nessuno è diretto dall’Italia, le prospettive sono 2: o fare due scali di cui il primo a Monaco e il secondo a Joannesburg, in Sud Africa, soluzione spesso più gettonata per via dei consti un pò inferiori ma con la scomodità di 2 scali, oppure Italia – Monaco (o Francoforte) – Windhoek. La seconda soluzione è quella che abbiamo preferito, nonostante sia quella normalmente più dispendiosa abbiamo trovato una soluzione interessante a prezzi ragionevoli. Questa tratta è venduta da Lufthansa pacchetto completo, noi invece abbiamo acquistato le due tratte separatamente, prima destinazione Francoforte. La somma dei prezzi individuali è risultata decisamente inferiore rispetto al pacchetto completo (Italia-Monaco-Windhoek), unico accorgimento considerare almeno 3/4 ore di tolleranza tra l’arrivo a Francoforte e la partenza del volo successivo, per ovvi motivi di eventuali ritardi e/o inconvenienti tra un volo e l’altro.

Normalmente la maggior parte dei turisti programma il tour in senso orario, noi abbiamo preferito farlo antiorario prevalentemente per evitare di essere preceduti da altri veicoli e quindi essere all’interno di nubi di polvere, e infine di completare il viaggio con le fantastiche dune di Sossusvlei.

Le zone prescelte sono state: Windhoek, Waterberg, Etosha (Namutoni e Halali), Africat (40km a nord di Kamanjab), Kaokoveld (Epupa falls e Opuwo), Damaraland (Vingerklip e Twyfelfontein), Swakopomund, Sossusvlei e infine tappa di transito vicino alla località Kalkrand ai margini del deserto del Kalahari.

Windhoek

Appena si arrivati a Windhoek si denota subito una realtà ben difforme da quella di altri paesi africani, almeno da quelli fino ad ora da noi visitati. Si tratta di una vivace cittadina caratterizzata dallo stile coloniale tedesco, qui risiedono tanti tedeschi ed è una città dove si denota tanta presenza di uomini bianchi. Vale la pena farsi qualche giro a piedi nella parte centrale, ricca di negozi di artigianato e souvenire ma senza dubbio tutt’altro che economici. Conviene fare subito approvvigionamento di acqua e cibi confezionati per i numerosi pranzi al sacco che si faranno, per chi desidera anche attrezzature di vario genere ha l’imbarazzo della scelta: per cibo e vestiti potete trovarli nella Torre Hotel Kalahari (accanto alla Indipendence Avenue) centro commerciale con numerosi negozi tra cui il “Safariland”, negozio attrezzatissimo su vestiario da trekking/safari, oppure il famoso Kraft Centre (sito nella Sam Nujoma Dve), oppure una tappa al fornito Cymot (Mandume Ndemufayo Ave) dove troverete un assortimento completo di attrezzature da campeggio, noi abbiamo preso un piccola bomboletta a gas che, tramite la piccola corona e moka portata da casa, ci sarebbe servita per un ottimo caffè italiano (un caffè davanti alla savana e al deserto non ha prezzo!).

Le opportunità a Windhoek sono tante, date precedenza alle vostre esigenze senza precludere un buon pranzo all’Ocean Basket Restaurant (Post St. Mall all’interno del centro commerciale Town Square), dove con gli equivalenti 20 euro abbiamo mangiato gustosissimi piatti di crostacei. La cena consigliamo l’imperdibile Joe’s Beerhouse, birreria/ristorante davvero singolare, dove il prezzo del pasto vale solo la visita al locale! Chi ama la carne avrà l’imbarazzo della scelta, c’è di tutto di più (noi abbiamo cenato con 380 $N), nonostante sia molto famoso possiamo dire che le pietanze servite non sono state all’altezza delle aspettative (prenotate con largo anticipo).

La notte l’abbiamo trascorsa a “Bougain Villa”, graziosa guesthouse con servizi efficienti dalla quale potete prenotare un taxi per raggiungere il centro della città (qualora non abbiate ancora il mezzo proprio).

Waterberg Plateau Park (da Windhoek 3 ore di viaggio – 280 km)

Trattasi di altopiano di roccia arenaria, sicuramente non offre tante opportunità, tuttavia noi lo ricordiamo come la prima tappa in un luogo “magico” all’interno di questo altipiano dove è possibile fare qualche passeggiata per raggiungere punti panoramici suggestivi per fotografare la luce del tramonto che infiamma le rocce rosse che si elevano verso il cielo.

Qui è rarissimo vedere rinoceronti e proprio in merito a questi fantastici animali ci è accaduto un episodio piuttosto singolare:

“percorrevamo nella mattina la D2512 per raggiungere il Waterberg Wilderness Lodge, durante il percorso notiamo con sorpresa due rinoceronti bianchi ai margini del bush, poco distante dal margine stradale, sorpresi e increduli dell’avvistamento ci siamo fermati e abbiamo iniziato a scattare diverse fotografie. I due pachidermi non si dimostravano spaventati anzi… passo dopo passo si stavano avvicinando a noi. Attendiamo entusiasti il loro avvicinamento senza disturbarli, con l’intenzione di fotografarli da vicino, talmente vicino che però ce li troviamo in mezzo alla strada davanti a noi, continuano ad avanzare fino a costringerci ad avviare il nostro fuoristrada e inserire la retromarcia. Noi indietreggiamo e loro continuano ad avanzare sbarrandoci la strada… l’entusiasmo si è trasformato in un pizzico di preoccupazione la quale però non era determinata dal loro atteggiamento in quanto non si dimostravano con atteggiamenti minacciosi.

Ci troviamo senza via d’uscita se non quella di tornare indietro! Attendiamo così qualcuno, indietreggiando costantemente finchè dopo quasi un’ora di “prigionia” ci affianca una jeep, peccato che però sono altri 2 turisti che, previo entusiasmo iniziale, si ritrovano nei nostri panni! Ci vorrà successivamente l’intervento di un locale che, previa chiamata ad un ranger per sapere come comportarsi, spaventa di rinoceronti con pietre e rami, riusciamo così dopo parecchio tempo a scappare via con i due pachidermi ancora non del tutto allontanati dalla strada.

L’episodio non finisce qui, alla sera dopo cena nel nostro lodge, li troviamo nel giardino di fronte al nostro bungalow che brucano l’erba, dapprima un pò timorosi poi più padroni di noi usciamo in silenzio assieme ad altri turisti per fotografarli nel buio della notte.

Erano gli stessi della mattina perchè la femmina presentava una ferita cicatrizzata alla caviglia posteriore, simile a quelle che provocano i lacci impiegati dai bracconieri (realtà purtroppo ancora diffusa).

E’ stata una bellissima esperienza che ha inaugurato l’inizio di un viaggio davvero sorprendente”.

Presso il Lodge dove alloggiavamo è possibile effettuare qualche escursione a piedi: vi consiglio il “Dassie Trail” per raggiungere un viewpoint da dove si può ammirare il panorama, al ritorno imboccate il “Fountain Trail” seguito dal Porcupine Hihway, si tratta di un giro ad anello antiorario, il tutto per un tempo totale di 1h e mezza.

E’ un trekking molto semplice che se effettuato a metà pomeriggio si può godere della colorazione che assumono le rocce durante la luce del tramonto.

Al rientro ci è stato detto che è una zona a volte frequentata dai rinoceronti e pertanto è possibile trovarli lungo il percorso (ricordo che si tratta di rino bianchi, e quindi quelli ritenuti meno pericolosi).

Il lodge si è presentato molto bene con servizi efficienti, cibo ottimo (antipasto di verdure, kudu, patate lesse e cipolla, costo 200N$) e personale molto gentile.

Etosha (da Waterberg 4 ore di viaggio – 380 km)

Qui siamo nel tempio namibiano dei safari. Caratterizzato in gran parte da un lago salato (Pan) che si presenta secco nella stagione invernale, al cui contorno ci sono centinaia di km di bush dove risiede una ricca fauna di ogni tipo.

Acquistate una cartina per verificare i percorsi fruibili e per raggiungere le pozze d’acqua dolce dove si recano gli animali a bere.

Abbiamo optato per 2 notti a Namutoni e 1 notte ad Halali. Il nostro presupposto era quello di tentare l’avvistamento di predatori, quale il leone, le cui notizie reperite davano la zona tra Namutoni ed Halali quella più frequentata.

La scelta si è rivelata azzeccata, anche se va detto che il fattore C gioca un ruolo fondamentale.

Abbiamo avvistato una trentina di leoni circa, ci è sfuggito per poco il leopardo, nessun ghepardo, tantissime antilopi di vario genere, giraffe, elefanti, sciacalli e iene.

Consigli: partite appena possibile in prima mattinata, durante il nostro soggiorno si poteva uscire alle 6.15, noi a quell’ora varcavamo i cancelli per andare a caccia di predatori, le ore fresche sono quelle più indicate per gli avvistamenti (alba e tramonto). Cercate ai margini del pan e anche nelle pozze d’acqua, a titolo indicativo quelle che hanno fruttato di più sono la Rietfontein, Sveda e Homob.

Ethosa è un parco davvero sorprendente, non avevo pretese perchè dopo Kenya e Tanzania non auspicavo di meglio, sicuramente non lo è ma va detto che è stato ampiamente sopra le aspettative. Per cercare felini, vederlo bene e con tranquillità è bene prenotare almeno per 3 notti.

I servizi sono stati ottimi sia a Namutoni che ad Halali, in entrambe le strutture è presente una pozza d’acqua che, durante la notte, è illuminata, è quindi consigliabile al ritorno del safari e/o dopo cena recarvi in religioso silenzio per osservare gli animali che vanno ad abbeverarsi nelle ore fresche, in particolare abbiamo potuto osservare 5 rinoceronti neri nella pozza di Halali, davvero molto suggestiva.

Africat – Kavita Lion Lodge (4 ore e mezza di viaggio – 360 km)

Prima questione: all’uscita Anderson Gate evitate di percorrere il tragitto più breve per raggiungere il Kavita Lion Lodge (D2695-D2697-D2763) perchè si tratta di strade dissestate ma soprattutto attraversando numerosissime farm (fattorie locali) ci si trova nella continua condizione di aprire/chiudere cancelli tra una farm e l’altra, rallentando sensibilmente il percorso. Lungo il tragitto non abbiamo incontrato nessun turista se non qualche locale tra cui, durante uno scalo per aprire un cancello, un tizio che dal senso opposto si è fermato ed è sceso da un pick-up con un passamontagna… era solo un copricapo per la polvere ma a prima vista ti viene in mente altro!

Africat è una fondazione per il recupero di felini selvatici orfani e/o con altre difficoltà le quali non permettono il reintegro in natura, ma ben più rilevante è lo scopo istruttivo nei confronti della popolazione locale e, perchè no, anche per i turisti.

Il passato è stato contrassegnato da un feroce accanimento contro questi predatori i quali spesso e volentieri predavano il bestiame delle farm. Gli allevatori, sempre più diffusi e ramificati nel territorio, a loro volta uccidevano i predatori per evitare altre vittime tra le loro mandrie di bovini. E’ una lotta infinita, forse mai si estinguerà, sicuramente oggi ridotta sensibilmente grazie anche ad associazioni tipo Africat che sensibilizza la popolazione dell’importanza del leone in natura, quell’anello della catena alimentare senza il quale si romperebbero gli equilibri naturali.

Il problema è in parte risolto con le recinzioni delle farm, alcune con reti elettrificate che però richiedono tanti fondi e manutenzione alle quali il solo governo non potrà mai far fronte (lo stesso Etosha è un parco recintato proprio per non disperdere la fauna, anche se alcune zone presentano falle).

Un’escursione organizzata con il Lodge, tipo l’Afroleo, consiste nel portare i turisti a vedere i leoni in cattività previa tappa in un piccolo fabbricato per illustrare le problematiche legati al leone ed al suo eterno rivale, l’uomo, spesso divenuto carnefice di questo fantastico predatore, molte delle foto appese testimoniano le problematiche e il bracconaggio.

Il Kavita Lion Lodge è ben gestito, situato in una bella zona panoramica sulla savana. Ottima cena a base di orice, patate, riso, verdure e zuppa, dopo la quale dovrete tornare lungo il breve sentiero presso il vostro lodge automuniti di pila, chissà se sarete accompagnati come lo siamo stati noi da numerosi occhi luminosi che si muovevano tra le alte erbe della savana.

Clima: molto fresco di notte.

Epupa Falls (da Africat 5 ore e mezza – 400km)

Merita qualche parola questo sito che sembra un miraggio in mezzo ad una zona desertica e brulla.

Spesso molti turisti tendono a saltare le Epupa falls, forse per la scomodità di arrivarci sulla base del tempo a disposizione, noi riteniamo di valutare attentamente non solo la visita delle cascate ma bensì anche la possibilità di pernottamento in una zona che si è rivelata davvero gradevole con un’atmosfera estremamente rilassante. Abbiamo dedicato 2 notti alle Epupa falls in modo da avere a disposizione il tempo di fotografare le cascate durante il tramonto e avere un’intera giornata a disposizione per visitare i villaggi Himba nelle zone limitrofe oltre ad una scuola per bambini situata in mezzo ad un territorio desertico.

Le cascate si raggiungo passando per la cittadina di Opuwo, porta di ingresso del Kaokoveld, la terra degli Himba, tipica tribù locale caratterizzata dalle famose donne cosparse di una miscela che le tinge per intero di color ocra. Ad Opuwo è opportuno fermarsi per fare un rifornimento (da qui circa 180km andata più altrettanti per il ritorno) e per acquistare qualche dono per il villaggio che si visiterà (farina, patate ecc.).

Alle Epupa falls abbiamo pernottato all’Omarunga Tended Camp, proprietaria una coppia tedesca, struttura sulle rive del fiume Kunene con vista suggestiva lungo le rive di questa linfa di vita in mezzo a un paesaggio arido e secco. Dotato di bar, ristorante e servizi rappresenta senza dubbio un’affascinante e tranquilla sistemazione a ridosso delle cascate che si trovano pochi metri a valle.

Le escursioni proposte sono ai villaggi Himba, scuola Herero/Himba e cimitero Himba, la scuola merita una visita, si respira l’aria di chi, nonostante la mancanza di moderni servizi e fondi per finanziarne le spese, dedica tanta premura all’istruzione anche ai bambini che vivono in queste zone remote, di cui molti di loro a causa delle distanze da casa permangono tutta la settimana escluso festivi.

Un’altra escursione da non perdere è la “Sun downer”, un jeep vi porterà nella vetta che presiede le cascate da dove potrete ammirare il tramonto sull’intera frattura che genera un salto di 60metri su uno sviluppo di 1 km e mezzo; raggiungibile anche a piedi per i più allenati.

Il mattino seguente se vi recherete nelle prime ore nella sommità delle cascate noterete i locali ma soprattutto i bambini che si lavano nelle piccole pozze d’acqua create dal fiume per poi vestirsi e recarsi a scuola, una realtà che fa riflettere molto.

Clima: ore diurne molto caldo, ore serali molto gradevoli (noi eravamo a mezze maniche).

Opuwo (da Epupa falls quasi 3 ore – 180 km)

Alla partenza dalle cascate un locale ha chiesto se potevamo dare un passaggio ad una ragazza fino ad Opuwo, abbiamo risposto che avevamo il fuoristrada con solo 2 posti, lui così ha indicato il cassone dicendo “there’s no problem for us, we are africans”, perplessi abbiamo acconsentito alla ragazza di salire nel retro e, non sto a spiegare il come e perchè, si sono aggiunte due signore herero e un bambino, più perplessi di prima siamo partiti con la responsabilità di percorrere ben 180 km di sterrato con il pick-up pieno di passeggeri seduti sulle lamiere e gomme di scorta.

Arrivati a Opuwo sono scese un pò più impolverate ma tutte felici e contente di aver raggiunto la destinazione, ringraziamenti e foto di rito doverose per queste simpatiche signore Herero.

A Opuwo è stata una tappa solo di trasferimento, l’indomani infatti ci avrebbe atteso un lungo viaggio. Abbiamo pernottato al Mopane Tended Camp, lo riteniamo decisamente sotto gli standard minimi richiesti, abbastanza trascurato, assenza di elettricità ovunque, una nota positiva una cena davvero squisita (crostini di funghi, filetto di mucca e costole di maiale alla brace, verdure varie).

E’ stata l’unica struttura priva di altri turisti, era presente solo un’altra coppia, forse la conferma che è davvero troppo spartana. La sconsigliamo.

Curiosità, abbiamo visto nel campo tendato una “genetta comune”, che di comune non sono di certo i relativi avvistamenti!

Opuwo non offre attrazioni, potete cogliere l’opportunità solo di fare acquisti in qualche market in relazione ai generi alimentari occorrenti (il migliore Ok Grocer Opuwo).

Vingerklip (da Opuwo 9 ore – 470 km)

Lasciate Opuwo di buon ora perchè vi aspetta un lunghissimo viaggio che attraverserà parte del Damaraland dove le soste fotografiche si sprecheranno. La bellezza del paesaggio è sempre crescente, la zona più sorprendente è da Sesfontein verso sud, ricorda molto i paesaggi del west americano. Qui si attraversa una delle zone più affascinanti di tutta la Namibia.

Si possono vedere anche animali, tra cui giraffe, zebre, springbok, orici, struzzi, babbuini, noi siamo riusciti a vedere anche un elefante del deserto.

La deviazione verso il Vingerklip allunga sicuramente il viaggio, ma all’arrivo nel sito capirete che ne è valsa la pena!

La principale attrattiva di questa zona è una roccia arenaria (denominata appunto Vingerklip) che con il passare di milioni di anni è stata erosa al suo contorno facendone rimanere un pinnacolo che si eleva verso il cielo. La zona circostante è comunque caratterizzata di pareti verticali che delimitano altopiani che si innalzano questi massicci di roccia arenaria.

Avendo prenotato 2 notti al Vingerklip Lodge, da cui si gode una vista straordinaria, abbiamo potuto assaporare questo straordinario territorio facendo anche un semplice trekking che conduce al Vingerklip, durata 1 ora e mezza di cammino se si decide di aggirare l’Ugab Terrages, un enorme massiccio dove alla sua sommità si trova il ristorante “Eagle Nest”, rigorosamente d’obbligo prenotare una cena in questo ristorante dalla vista mozzafiato soprattutto durante il tramonto (prenotabile dal Lodge).

Per quanto riguarda il Lodge stiamo parlando di una sistemazione sicuramente d’ “elite” rispetto agli standard namibiani, qui non manca davvero nulla, la posizione è suggestiva, i servizi eccellenti e idem la cucina. Costa sicuramente di più ma un pò di vizi e relax sono stati davvero ben accetti dopo aver trascorso tanti km in mezzo alla polvere.

Twifelfontein (dal Vingerklip 3 ore – 200 km)

Direzione Camp Xaragu, le strade D2612 e D3214 sono molto scenografiche, abbiamo scelto questa sistemazione in quanto è abbastanza strategica per visitare le pitture rupestri di Twifefoltein, le Organ Pipes e le Burnt Mountain, abbiamo tralasciato la foresta pietrificata in quanto molti turisti ne sono rimasti delusi.

A Twifelfontein abbiamo fatto il percorso “Lion Trek” da cui prende il nome di una rappresentazione di leone tra le tante incisioni rupestri. L’area dispone di un piccolo bar, servizi igienici, occorre pagare la tassa di ingresso + tassa auto.

Dopo un pranzo al sacco ci siamo diretti verso le Organ pipes e alla successiva Burnt Mountain, interessanti le prime ed estremamente suggestivi i colori delle seconde.

In giornata quindi si riesce a fare tutto, trasferimento + siti rupestri + Organ pipes e Burnt Mountain.

Alla sera ci accoglie il personale gentile del modesto campo tendato Camp Xaragu, dove se pur abbastanza spartano apprezziamo la gentilezza del personale. In tenda non c’è elettricità ma sono a disposizione due lanterne a olio combustibile.

Clima: abbastanza fresco la notte

Swakopmund (da Twifefelfontein 4 ore circa – 340 km)

Il tragitto è molto bello e scenografico nella prima parte, si costeggia a distanza il grande massiccio del Brandberg, dopodichè si denota un territorio pianeggiante e monotono fino alla costa dove probabilmente verrete accolti da nebbie più o meno intense.

Da qui conviene dirigersi a Cape Cross (ingresso 90N$ a coppia) dove dopo un veloce pranzo al sacco andiamo a vedere la famosa colonia di otarie da cui provengono oltre che strani versi anche pungenti odori!

La colonia è bellissima, le otarie si fanno ammirare anche da vicino, ci sono i piccoli nati nella stagione appena passata e per chi guarda un pò oltre la bellezza di questi animali si accorgerà che ci sono anche numerosi cadaveri soprattutto di cuccioli, e qualche gabbiano che si funge da sacrofago.

Alle 16.00 circa si raggiunge Swakopmund, cittadina con una forte impronta tedesca, sembra di essere in una città bavarese. Si presenta ben disposta, organizzata e vivace.

Abbiamo trascorso due notti da “Secret Garden Guesthouse”, piccola e accogliente struttura in città, gestione tedesca.

Il tempo a disposizione è opportuno spenderlo andando negli uffici NWR per fare i “permit required”, biglietti per l’ingresso al Namib-Naukluft e anche per Soussusvlei, eviterete così di perdere tempo una volta giunti nel celebre deserto. Gli uffici li trovate all’incrocio della Sam Nujoma Avenue e la Bismarck.

A cena consigliamo il “Jetty”, raggiungibile a piedi dalla nostra guesthouse, pietanze gustose ricche di pesce e crostacei (costo 700N$), poi abbiamo anche cenato al famoso “The Tug” al quale però non he retto il confronto con il ristorante precedente nonostante i piatti siano comunque ottimi. E’ fortemente raccomandabile prenotare in anticipo.

Il giorno dopo avevamo prenotato l’escursione “Sandwich Harbour 4×4”, partenza dagli uffici di Walvis Bay presso il porto, dove un simpatico 70enne ci ha guidati assieme ad un’altra coppia con il suo Land Rover nelle dune del deserto, giornata divertente cavalcando le creste delle “dune che incontrano il mare” (slogan di quel sito).

Pranzo nel deserto a base di ostriche e spumante, davvero una bella sorpresa!

In questa zona si possono vedere fenicotteri, cormorani, aironi, delfini, foche, sprinbok, sciacalli e se si è fortunati la iena bruna.

Soussusvlei (da Swakopmund 8/9 ore – 430 km)

Al mattino seguente dopo un breve rifornimento di acqua e viveri si parte per direzione Soussusvlei, forse la meta in assoluto più attesa considerando che non avevamo mai visto un deserto (a parte quello precedente a Sandwich Harbour).

Occorre partire presto perchè il viaggio è lunghissimo e le tappe fotografiche sono altrettante!

Prima tappa Moonlandscape, 40 km da Swakop, non a caso il nome ne determina un sito davvero stupefacente, non esistono parole per descrivere tale bellezza, occorre recarsi per ammirare con i proprio occhi, sembra aver valicato un paesaggio primordiale, appartenente ad un altro tempo. Consigliabile fare due passi perchè merita davvero (compatibilmente con il tempo a disposizione). Ricordo che occorre il permesso (Namib-Nukluft).

Seconda tappa Welwitshie Plains, mezz’ora di auto conduce ad una pianta grassa, dalle grandi dimensioni, la cui età dovrebbe attestarsi sui 1500 anni. La pianta è protetta da una rete per evitare di essere “contaminata” dai turisti spregiudicati.

Considerando che la sua visita porta via parecchio tempo dovendo effettuare una deviazione, non riteniamo di particolare rilievo questo sito, a noi ha implicato delle doverose accelerazioni a fine giornata per raggiungere la destinazione prima del tramonto.

Il percorso si sviluppa lasciando la C28 per imboccare direzione “Hotsas” (occorre il famoso permesso (Namib-Nukluft), questa strada attraversa questa oasi e poi successivamente l’oasi di Ganab, queste due aree sono caratterizzate dalla tipica savana africana, trattasi di zone molto affascinanti, dotate di 1-2 aree pic-nic.

Imboccata la C14 si attraversano i due sorprendenti passi, Kuiseb e Gaub, (trattasi di attraversamento fiumi), lungo il percorso si possono ammirare tra i più bei paesaggi namibiani assieme a quelli visti in precedenza in Damaraland.

Si giunge poi a Solitaire, qui risiede la pasticceria del personaggio probabilmente più conosciuto nel web in relazione alla Namibia. Si tratta di un singolare signore che ha deciso di “piantare” la sua attività in mezzo al deserto. Questa è una tappa d’obbligo per gustare i sui magnifici dolci ma soprattutto la torta di mele.

Giungiamo al tramonto alla nostra sistemazione che ci accoglie per le prossime 2 notti, il Desert Camp a Sesriem, campo tendato che si appoggia per i pasti al Soussusvlei Lodge (ben più costoso) a 4 km di distanza. Il campo tendato è di ottimo livello con una vista straordinaria, dotato di elettricità 24h su 24, zona cottura/cucina, frigor, piscina, bar e parcheggio privato, riteniamo sia l’unica sistemazione alle porte di Sesriem senza spendere follie, ciò ci permette di alzarci ad un’ora umana il mattino seguente per presentarsi davanti ai cancelli appena aprono.

Il Sossusvlei Lodge presenta colazioni e cene davvero ricche, tantissime varietà di carni, zuppe, verdure e frutta. Struttura di ottimo livello.

Il giorno seguente all’uscita della ricca colazione del lodge ci si trova quasi davanti ai cancelli senza così dover percorrere tanti km per raggiungere l’accesso.

Nel nostro periodo si sono aperti alle 6.45, conviene presentarsi in anticipo se non si vuole finire in fondo ad una lunga coda (in parte già evitata per l’acquisto dei permessi a Swakop).

Una volta entrati avrete 2 possibilità: o vi fermate alla famosa duna 45 dove però troverete tutti i turisti che alloggiavano all’interno del parco e quindi già presenti sulla duna, oppure proseguite diretti verso il parcheggio 2×4, da qui chi possiede il 4×4 può proseguire fino al parcheggio 4×4 (5km), noi abbiamo proseguito e nonostante la sabbia siamo riusciti senza difficoltà a raggiungere la destinazione, occorre solo mantenere il fuoristrada a regimi alti e procedere massimo nella seconda marcia. Non fermatevi mai, procedete senza esitare!

Al 4×4 noi abbiamo preferito partire a piedi (lato sinistro) e scalare la famosa Big Daddy, la duna più alta (oltre 300mt), durata 1 ora e 20 a buon passo, dalla cima oltre al panorama circostante si può ammirare la Dead Vlei che si trova alle sue pendici, da qui si scende quasi in verticale “correndo” tra le sabbie che frenano e impediscono la caduta, bellissima sensazione!

La Dead Vlei è molto scenografica caratterizzata da vecchie acacie morte dove un tempo erano alimentate dalle acque di questo lago prosciugato.

Al rientro dopo un pranzo al sacco al parcheggio 4×4, ci rechiamo a Soussusvlei, luogo caratterizzato dalla presenza di un lago il cui contorno si elevano le dune color arancio di cui una l’abbiamo parzialmente scalata a piedi nudi, provatelo è una sensazione unica!

Volendo davvero spremere tutto il tempo a disposizione oltre che alle nostre energie, ritornati al 2×4 ci siamo incamminati per vedere la Hidden Vlei, circa un’ora tra andata e ritorno.

Durante il ritorno tappa veloce alla duna 45 dove incontriamo decisamente meno gente rispetto al mattino, la giornata si conclude con un’abbondante cena ristoratrice al Lodge dove ripercorriamo col pensiero la giornata appena trascorsa.

Soussuvlei non ha disatteso le aspettative, rimane un posto davvero speciale che rimarrà sempre nei nostri ricordi oltre che ad arredare il nostro salotto con una bella foto scattata da noi e stampata su tela in grande formato!

Clima: gelido di notte!

Kalkrand (da Sersriem 4 ore – 355km)

Il giorno sucessivo vorremmo far tappa al Sesriem Canyon ma ci accorgiamo che è all’interno del parco e pertanto non possiamo rientrare per mancanza di biglietti, poco male, dai report letti non abbiamo mai notato tanto entusiasmo.

Tappa solo di trasferimento prima del rientro, alloggiamo al Teufelskrallen Tended Lodge, ai margini del deserto del kalahari presso il paese Kalkrand, da cui si possono prenotare escursioni.

Appagati di tutto quanto vissuto preferiamo un pomeriggio di relax.

Il lodge è carino, tende a palafitta con vista kalahari, la cena non delle migliori.

Windhoek (da kalkrand 2 ore – 235km)

Prima dell’arrivo in città ci giochiamo il jolli!

Sì perchè da casa avevamo prenotato una visita all’Amani Lodge, struttura che dispone di 2 ghepardi cresciuti orfani e tenuti in un ampio territorio ma ormai divenuti “micioni di casa”.

Il nostro desiderio è stato semplicemente poter fare due foto con questi fantastici predatori la cui dote principale è la velocità.

Il lodge si trova a 20 km da Windhoek sulla C26, dopodichè si seguono le indicazioni.

Contenti e soddisfatti siamo tornati a Windhoek per tornare all’Ocean, il primo ristorante dove avevamo inaugurato il nostro viaggio.

Tra ricordi e belle emozioni vissute il nostro viaggio è terminato qui, ora possiamo dire che tutto quanto letto sulla Namibia è verità… “dovete partire per la Namibia!”

Info utili

Clima: è vario a seconda delle zone e dei periodi, ma nell’inverno australe è bene prepararsi ben equipaggiati, il peggio l’abbiamo incontrato a Sesriem, durante la notte ci siamo svegliati con il viso e orecchie molto fredde, al mattino c’era il parabrezza congelato!

Strutture: nonostante siano tutte equipaggiate di grosse coperte è bene munirsi di pigiami invernali. Alcune di esse non hanno disponibilità di elettricità per tutte le 24h, è pertanto d’obbligo portarsi con sè torce e/o lampade da testa. Acquistare la presa elettrica internazionale, la potete trovare nei negozi a Windhoek.

Cibo: decisamente superlativo, in questo paese il buon cibo sembra davvero una religione, in primis la carne, rigorosamente cotta alla brace, tipologie: orice, kudu, eland, springbok, zebra, facocero, pollo, maiale, mucca; il nostro preferito zebra.

Spostamenti: le ore indicate non rispecchiano l’effettivo tempo di guida ma bensì le tappe pic-nic, le tappe fotografiche, sono comunque da considerarle in toto perchè le tappe che farete saranno tantissime per immortalare i numerosi paesaggi suggestivi. Organizzate i trasferimenti in modo di arrivare prima del tramonto e non superate mai i limiti di sicurezza, gli incidenti sono molto frequenti a causa delle strade con poca aderenza (quelle sterrate, che rappresentano il 70/80%) e per gli animali che possono attraversare all’improvviso (a noi è capitato!).

Acqua e cibo: vi conviene fare rifornimento a Windhoek e Swakopmund di acqua e vari cibi in scatola per poterne disporre in quelle situazioni in cui dovete pranzare in mezzo al nulla nei giorni di trasferimento e non solo.

Telefono: i cellulari hanno segnale in gran parte del territorio percorso, ricordiamo difficoltà nella zona di Twifelfontein e forse poco altro. Comprate una sim nelle città per comunicare con i familiari, a noi 200 $N ci sono avanzati nei 18gg.

Costi: le cene e/o pranzi presso i lodge/campi tendati si attestano circa sui 100/200$N a testa, se vi fate preparare i pic-nic lunch spendete 50/100$N. I prezzi aumentano nei ristoranti delle città, tuttavia ampiamente inferiori ai nostri standard italiani.

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