Birmania on the road e arcipelaghi selvaggi delle Filippine

Myanmar su strada, poi Bangkok, Puerto Princesa, El Nido, Manila
Scritto da: massimo paturzo
birmania on the road e arcipelaghi selvaggi delle filippine
Partenza il: 07/02/2016
Ritorno il: 07/03/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €

BIRMANIA ON THE ROAD & FILIPPINE NEGLI ARCIPELAGHI SELVAGGI

Volevamo assaporare di nuovo le sensazioni dell’Asia, anzi dell’Indocina. E quest’anno abbiamo scelto due mete, anche se distanti tra loro (con intermezzo Bangkok), si sono dimostrate un mix di semplicità, bellezze, misticismo e selvaggio, con una voglia di emergere al cospetto di un turismo internazionale voglioso di esplorare nuove mete, e quindi senza dilungarci, parliamo un po’ del Myanmar (Birmania) e dell’ arcipelago delle Filippine, Palawan.

Giorno 7 febbraio, alle 8 e 30 siamo in aeroporto, facciamo il Check in, pronti per questa nuova esperienza. Il volo Roma – Doha – Yangoon, parte in orario alle 10 e 30, è arriviamo a destinazione finale, alle 5 e 30 di mattina.

Giorno 8 febbraio, dopo aver espletato le pratiche di rito dell’arrivo, ci attende il nostro primo autista, il quale ci accompagna dal suo capo, Teo Birmania, agenzia abbastanza quotata in Myanmar, dove posso assicurare, sono molto professionali e ti assecondano in qualsiasi tua necessità, non lesinando consigli nei quali a noi sono stati molto utili. Fatta conoscenza con Teo e ultimate le procedure di saldo del Tour e itinerario, ci dirigiamo in hotel, dove però non possiamo usufruire della camera, giunti in anticipo. Ci sistemiamo alla meglio, facciamo colazione e pronti per le prime escursioni. Sono le 9 e 30 e come prima tappa ci dirigiamo al Thiri Mingalar Market. Poco frequentato dal turismo, visitiamo un luogo molto originale, dove siamo accolti dai negozianti con meraviglia e estrema gentilezza. Una negoziante ci omaggia di un tronchetto di Thanakha, dove si ricava una polvere giallastra, utilizzata dai birmani come protettivo solare.

Terminato il giro nel mercato successivamente ci dirigiamo Aung San Suu Kyi House, anche se ci si sofferma vicino ad un cancello, l’emozione resta forte perché all’interno di esso si è consumata la storia di prigionia e sofferenza per oltre 20 anni di una grande leader, che ha combattuto per i valori della sua famiglia e delle fasce deboli del paese. Soffermandoci un po’ fuori al cancello, oltre non è possibile andare, è stato molto emozionante. Lasciato questo luogo storico, ci dirigiamo verso il Chauk Htat Gyi Buddha uno dei tanti Buddha giganti che vedremo. Questo è particolare, rivestito di ceramica è truccato agli occhi e alle labbra, molto pomposo, ma esprime molta pace e tranquillità. All’esterno ci sono alcuni venditori ambulanti di uccelli, i quali acquistati, vengono poi liberati. Venti minuti dopo siamo alla Nga Htat Gyi Pagoda, all’interno la statua del buddha e circondata da pareti tagliate in teak e intagli realizzati dietro lo schienale. Interessanti alcuni murali religioso all’interno. Di seguito ci spostiamo al Kandawgyi Park dove si trova il lago che prende lo stesso nome. Passeggiamo per un percorso indicatoci dal nostro autista e notiamo che è un oasi di pace e tranquillità, distante dal caos cittadino. Il parco e ben curato e ideale per picnic. In alcuni punti ci sono degli scorci della Shwedagon Paya. Lasciamo il parco dopo mezz’ora per immetterci di nuovo nel caos cittadino, e raggiungiamo la zona centrale della città dove ci sono vecchi uffici governativi e lo Strand Hotel, da dove iniziamo un breve percorso a piedi per il cuore della città. Però prima visitiamo l’interno di questo storico hotel, dal sapore coloniale inglese, ricco di storia. Questo percorso cittadino ci porta per stradine molto caratteristiche e ricche di palazzi coloniali, fino a raggiungere Saint Mary Cathedral e il Maha Bandoola Garden, qui si identifica il centro cittadino, lo percorriamo e frequentato da molte persone, adiacente ad esso c’è la Sule Pagoda. Sono le 4 e 30, ed è il momento giusto di luce, per visitare una delle maggiori attrattive sia di Yangoon, che della Birmania stessa. La Shwedagon Pagoda (Paya), ci dirigiamo verso l’entrata Sud, così da evitare le rampe di scale, e dopo 20 minuti di macchina raggiungiamo l’ingresso. Tardo pomeriggio è il momento migliore per la visita della Pagoda, fino al tramonto. Entrati ammiriamo molta gente all’interno, notando numerosi padiglioni, in tutte le fogge e dimensioni. Un tripudio d’oro, specialmente la gigantesca stupa centrale, la quale illuminata dalle luci del tramonto, abbaglia in tutte le zone. Proseguendo all‘interno alcuni fedeli per devozione e preghiera, accendono centinaia di lumini e rendono l’atmosfera piena di pace e serenità. Dopo un’ora, lasciamo la pagoda, e la nostra guida ci porta in un centro massaggi, per un meritato e rilassante trattamento shatzu. Alle 7, siamo stanchi, anche perché, complice il volo internazionale, abbiamo un po’ di sonno arretrato, e domani abbiamo il trasferimento a Bago e dopo in visita alla famosa Golden Rock(Kyaykto). Rientriamo nel nostro hotel, il Taw Win Garden, e dopo una cena veloce, andiamo a nanna, perché domani ci aspetta una lunga giornata.

Giorno 9 febbraio, alle 8 e 30 il nostro autista ci raggiunge in Hotel, per trasferirci come prima tappa a Bago. Però la prima tappa, lungo la strada, è il Cimitero Di Guerra di Taukkyan, imponente cimitero dove sono sepolti 6.374 soldati vittime dell seconda guerra mondiale. Dopo due ore e mezza raggiungiamo Bago, e visitiamo subito Kyaik Pun Pagoda, dove l’attrattiva principale sono 4 Buddha appoggiate di shiena, volte nei 4 punti cardinali. Dopo ci dirigiamo verso il Shwethalyaung Buddha, gigantesco buddha sdraiato lungo 55 metri e alto 16 metri, costruita circa 1000 anni fa, ma di recente ristrutturata, secondo molti, ma anche secondo noi in maniera erronea. Con colori molto vivaci, ma poco appropriati. All’interno c’è anche un mercato di cineserie molto grande. Dopo pochi minuti ci trasferiamo nell’altro buddha gigante, il Mya Tha Lyaung Reclining Buddha, enorme statua con grandi piedi intarsiati, posta all’aperto su una piattaforma di mattonelle in ceramiche. La statua e posta in un parco. Distante da queste 3 attrattive di Bago, dopo 10 minuti di auto raggiungiamo Shwemawdaw Paya ,la più alta pagoda birmana, circa 114 metri , con più di mille anni di vita e alcuni terremoti alle spalle, racchiude la massima espressione di devozione dei birmani. La gigantesca stupa centrale dorata, e come un faro luccicante per tutta la Pagoda. Sono le 2 del pomeriggio e riprendiamo la strada per visitare l’ultima attrattiva della giornata, siamo diretti a Kyaykto, a vedere la famosa Roccia d’oro (Golden Rock), uno dei luoghi di culto più frequentati del Myanmar. Il nostro autista ci ferma allo stazionamento dei camion scoperti, che permettono l’accesso alla montagna sacra. Kyaykto si trova a 1100 metri di altitudine lungo le montagne dello yoma orientali. Il nostro autista vorrebbe farci attendere il camion con possibilità dei posti vicino all’autista, ma noi anche per non perdere il tramonto, ci mettiamo insieme ai locali, e proviamo lungo il percorso di 45 minuti tra numerose curve e tornanti, l’ebrezza delle montagne russe. Arrivati in cima, dallo stazionamento fino alla Golden Rock, ci vogliono altri 10 minuti a piedi. La prima sensazione e che questo luoghi stia diventando una grossa attrattiva turistica e si sta allontanando dal luogo di pellegrinaggio e preghiera, dove si riuniscono numerosi fedeli. Attraversiamo il percorso che ci porterà alla Golden Rock, e ammiriamo numerosi monaci e novizi, venditori e bancarelle di crepes con la pasta a base di riso, che si susseguono lungo la strada, e prima di arrivare a destinazione notiamo molti fedeli accendere candeline e bruciare incenso. Ci affrettiamo a contemplare la Golden Rock prima del tramonto, che è il momento più suggestivo per visitarla, come l’alba. Mentre scattiamo numerose foto e video, notiamo i fedeli in adorazione del buddha attaccare lamine d’oro sulla roccia, la quale è ormai ricoperta con più strati del metallo prezioso. Ormai è buio e percorriamo un piccolo percorso fatto naturalmente dalle candele e dagli incensi, e raggiungiamo il nostro hotel, il Top Mountain. Ceniamo e andiamo presto a dormire, perché vogliamo sfruttare le luci dell’alba.

Giorno 10 febbraio, ore 6, percorriamo la stessa strada del giorno precedente, iniziamo a intravvedere qualche monaco sonnecchiante passeggiare, i venditori ambulanti iniziano a vendere i loro prodotti lungo il sentiero che porta alla Golden Rock. Noi attendiamo l’alba nella piazzola adiacente al masso gigante, e approfittiamo della bellissima luce mattutina per fare alcune foto. Veniamo fermati da alcuni gruppi di pellegrini che ci invitano a fare qualche foto con loro. Sono le 9 e 30, e riteniamo saturo ormai la visita alla Roccia D’oro. Prendiamo di nuovo il camion che ci porta di nuovo a valle, facciamo un po’ di montagne russe come al luna park, ma ormai abbiamo fatto l’abitudine. A valle ci attende il nostro autista che ci riporta a Yangoon. Lungo la strada ci ferma vicino ad un ponte, e attraversato percorriamo un tranquillo villaggio, dove la vita delle persone sembra essersi fermata al passato. Dopo mezz’ora proseguiamo con destinazione Bagyoke Aung San Market, ci fermiamo un oretta per un po’ di shopping e dopo raggiungiamo il nostro hotel. Ci prepariamo per il volo del giorno seguente, destinazione Bagan.

Giorno 11 febbraio, con Asian Wings, ci trasferiamo a Bagan, arriviamo in aeroporto alle 8 e 10. Dopo aver espletato le pratiche di routine, ci attende all’uscita la nostra nuova guida, Ko Han, il quale nei quattro giorni che sarà con noi diventerà come un amico affettuoso, premuroso e attento su tutto, non finiremo mai di ringraziarlo per questi giorni trascorsi a Bagan e trasferimento a Lago Inle. Prima di raggiungere il nostro Hotel, Thazin Garden Hotel, lungo il percorso ci fermiamo al Dhammayazika Paya, la notiamo subito per la sua campana dorata, caratterizzata da terrazze pentagonali, su ogni lato della pagoda c’è un tempio che ospita un buddha. Il giardino adiacente e ben curato. Dopo la visita ci dirigiamo a Lawkananda Paya. Pagoda sita vicino al fiume, di cui c’è una bella panoramica del fiume Irrawaddy, al di fuori delle rotte turistiche, la pagoda offre una cupola dorata a forma di campana senza decori circondata da una serie di piccole cappelle. Restiamo un po’ e poi ci trasferiamo al Manuha Temple, dedicato al re Manuha, questo sito all’interno custodisce 3 statue di buddha in piedi e nel retro una statua di buddha sdraiato. Luogo di culto per la popolazione locale. Ci spostiamo poi Gubyaukgyi Temple, di New Bagan è il tempio più antico, il più spirituale, risale al 1113 e all’interno si trovano numerosi affreschi interessanti, peccato non è possibile fotografarli. Ci spostiamo poi a Abeyadana Temple, tempio di origine singalese. Sono le 11 e 30, ed è possibile fare il check in in hotel, il Thazin Garden Hotel, ottimo hotel sito a New Bagan. Prima però il nostro autista ci ferma in un negozio in prossimità di Minkaba village, nel laboratorio dove ci viene spiegato l’utilizzo delle famose lacche (estratte dalle cortecce di Melanorrhea usitata o albero di Kusum), le quali adornano oggetti e monili vari. Sono le 12 e 30 e ci dirigiamo in hotel, dove pranzeremo e faremo un po’ di relax, prima delle visite dei templi pomeridiane. Abbiamo appuntamento con il nostro autista alle 15 e 15, per le visite ai templi pomeridiani. Raggiungiamo il tempio Buphaya, stupa di forma cilindrica simile ad un zucca , vicino al fiume Irrewady, e piena di fedeli e mercati. In una bancarella mia moglie si fa anche disegnare una foglia sul viso con la polvere di Thanakha. Passiamo velocemente per l’ultimo tempio induista rimasto nella valle, il Nathlaung Kyaung Temple. Per poi visitare Upali Thein, famosa per i suoi affreschi interni ancora intatti.

L’itinerario fatto ci porta a questa visita dei templi in ordine cronologico, e quindi vicino ci fermiamo, dopo aver passato per il Tharabat Gate, il tempio di Ananda Pato, uno dei templi più ricchi architettonicamente, le suntuose architetture esterne e le 4 statue enormi di Buddha interne, in legno dorato alte 10 metri. Abbiamo sfruttato al meglio la prima giornata a Bagan, come ci eravamo prefissati, e il riposino pomeridiano nella piscina del Thazin Garden Hotel, ci ha permesso di superare la stanchezza del trasferimento, ed ora ci prepariamo alla visita dell’ultima attrazione della giornata, forse una delle più belle attrattive, la Shwezigon Pagoda, incrociamo i bellissimi leoni dorati ai piedi della pagoda, è caratterizzata con delle tonalità di rosso in contrasto con dei punti dorati. Ci affrettiamo a salire sulla punta per prendere i posti migliori, dove assisteremo al tramonto sulla valle, e credo che questo sia uno dei momenti più suggestivi della giornata. Dopo aver assistito al tramonto e resistito alla ressa di gente che con le loro macchine fotografiche e videocamere cerca di prendere i punti ed i momenti migliori per i loro ricordi. Raggiungiamo Kan, il nostro autista, il quale ci accompagna in hotel. Dopo dietro suo suggerimento, raggiungiamo in 10 minuti un ristorante in centro, e verso le 10 e 30 rientriamo in hotel, per prepararci alla seconda giornata a Bagan.

Giorno 12 febbraio, completiamo la visita nella piana di bagan, certamente sarebbe impossibile visitarli tutti in due giorni, sono presenti circa 13.000 tra templi, luoghi di culto e stupa. Giriamo per i più importanti, e questa mattina iniziamo da Lemyethna Temple, ubicato nella zona orientale, vicino al villaggio di Minnathu, la sua caratteristica che è di un bianco accecante, visibile da molto lontano, l‘ingresso è caratterizzato da arcate in legno, c’è da vedere qualche affresco, è nell’area sono presenti pochi mercanti. Spostandoci sempre nel lato orientale della piana, visitiamo il caratteristico Villaggio di Minnathu, il nostro gentilissimo e premuroso autista Kan ci ferma all’ingresso e subito ci accoglie una graziosa bambina, che ci farà da guida all’interno. Anche se ci viene descritto come villaggio al di fuori degli itinerari turistici, pensiamo che un po’ si stia commercializzando, si è presa coscienza dell’importanza del turismo. Comunque la bambina, graziosa e con una discreta conoscenza dell’ inglese (speriamo che questo lavoro non la allontani da una buona istruzione), ci fa vedere la vita del villaggio, ci fermiamo vicino ai raccolti dei contadini, come spremitura di arachidi e essiccazione delle prugne, vicino alle stalle per vedere gli animali, vicino alle signore intente a fare lavori artigianali con macchine antiche e caratteristiche, nelle cucine dove le anziani donne sono intente, nella preparazione del pranzo. Infine ci offrono un po’ di tè, e senza insistenza e petulanza ci mostrano i lavori artigianali e ci invitano a comprarli, ma ripeto senza forzature e inviti martellanti. Terminata la sosta nel villaggio, regaliamo una magliettina ed una mancia alla nostra graziosa accompagnatrice, che ci saluta affettuosamente. Raggiungiamo poi dopo qualche Kilometro, il Payathonzu Temple , trattasi di 3 pagode affiancate, all’interno ci sono dipinti murali di vaga origine cinese. Ci fermiamo a fare qualche foto, ed andiamo via subito anche perché evitiamo due grossi pulman di turismo che sono appena fermati per la visita. E’ quasi mezzogiorno, e visitiamo l’ultimo tempio della mattinata, il Sulamani Patho, detta anche solitaria, famosa per i suoi affreschi naif del XVIII secolo. Il cortile esterno è ombreggiato di grandi alberi e pieno di souvenir. Rientriamo al Thazin Garden per la sosta pranzo, e nel pomeriggio alle 15 e 15, Kan ci riprendere per visitare gli ultimi templi più importanti. Riprendiamo da Htilominlo Patho, famoso per alcuni buddha interni dorati e circondati da bancarelle, in particolare disegni su sabbia, ed abbiamo anche incontrato delle donne Padaung, intente nella vendita e produzione di tessuti. Ci spostiamo poi al Shwezigon Paya, di tonalità rossa in contrasto con alcune pareti dorate, è frequentata da più fedeli che turisti, fedele riproduzione della pagoda di Yangoon, noi troviamo delle bellissime angolazioni per le foto e siamo avvicinati da una coppia Birmana che ci chiede delle foto con loro e sono così affettuosi da offrirci della frutta secca che stanno mangiando. Visitiamo poi Dhammayangyi Patho, pagoda con numerosi terrazzamenti, e c’è la possibilità di vedere tutta la panoramica della piana. Verso le cinque anticipando la ressa dei pulman e dei gruppi di gran turismo raggiungiamo il Pya tha da Paya, bellissima pagoda con vista a 360° della piana, prendiamo dei buoni posti per ammirare il tramonto che come ieri è meraviglioso. Verso le 7 scendiamo e raggiungiamo il nostro hotel, prepariamo i bagagli perché domani mattina presto andremo anche a vedere l’alba nei templi. Si cena e subito dopo rientro in hotel a dormire. Giorno 13 febbraio, è il giorno del trasferimento a Kalaw, ma prima raggiungiamo il tempio di Buledi, per ammirare l’alba. Come cornice ci sono decine di palloni aerostatici, i quali fanno escursioni nella piana di Bagan. Verso le 7 del mattino, rientriamo in hotel e dopo la colazione, riprendiamo il nostro viaggio, ma prima ci fermiamo nel villaggio di Minnathu, dove lasciamo alla graziosa bimba che ci ha guidati, delle magliette e dei profumi, cose molto gradite. Il nostro amico Kan domani terminato l’accompagnamento dovrà rientrare la notte e avrà bisogno del cambio. A noi nessun problema. Anzi in macchina c’è più armonia. Prima fermata lungo il percorso è un piccolo market dove trasformano in prodotti per il commercio, dei raccolti della terra. C’è un bufalo ed un aratro dimostrativo. Ci offrono del tè e ci mostrano i loro prodotti. Acquistiamo degli arachidi tostati, e proseguiamo per Kalaw. In prossimità del Monte Popa, luogo dove faremo la prima sosta, ci fermiamo vicino ad un tipico mercato. Poi sulla salita chiediamo a Kan di fare alcune foto al monte panoramiche in lontananza, e con sorpresa attraversiamo dei terreni, su cui paghiamo una sorta di diritto per le foto ed i video. Ci si inventa di tutto per monetizzare. Dopo 10 minuti ci fermiamo vicino alla salita che ci porterà sul Monte Popa, notiamo molti mercati e gente che prepare da mangiare per i pellegrini e i turisti. Proseguiamo verso l’alto e sulle scale ci sono delle scimmie che restano in attesa di cibo e sono pronte a difendersi minacciose se qualcuno si avvicina. Saliti i 777 scalini ci troviamo in vetta, dove ci sono alcuni templi e stupe dorate. Ci fermiamo per alcune foto e ritorniamo a valle, dove proseguiamo per Kalaw, tappa intermedia prima di arrivare al lago inle. Raggiungiamo la nostra meta verso le 6 e prendiamo possesso del nostro alloggio, al Pine Hill Hotel. Alla recepcion dell’ hotel prendo contatti con la compagnia Eagle Trekking, e dopo 10 minuti arriva Alex, il proprietario. Concordiamo per il tour di ½ giornata.

Giorno 14 febbraio, alle 8 i ragazzi che lavorano per Eagle Trekking sono puntuali in hotel. Raggiungiamo con Kan in macchina il punto di partenza, per percorrere i villaggi intorno a Kalaw. C’è una pace e tranquillità fuori dal comune, e con le due simpatiche guide, due ragazzi molto svegli, iniziamo il percorso attraversando Taung Gyo Danu Tribe village, e dove notiamo diverse giovani donne recarsi nei campi e lavorare con la stessa energia degli uomini, e sotto un sole cocente, in contrapposizione alle omologhe che vivono in occidente, proseguiamo per Myint Ka dove incrociamo ancora donne che tagliano degli arbusti molto grandi. Sembra di essere e di vivere scenari del passato, dove da noi non esistono più, certo la condizione femminile e totalmente differente. Verso le 12 ci fermiamo a PaLaung Tribe village per pranzo. Le nostre guide ci fanno accomodare e nel frattempo ci preparano il pranzo, una signora ci fa provare dei vestiti caratteristici e facciamo un po’ di sfilata. Pranziamo e dopo una ora riprendiamo il cammino, nel frattempo una delle nostre guide intona una nota canzone di Adele, e ci delizia nell’ultimo tratto del percorso. Il trekking è durato 4 ore, e penso abbiamo percorso un 12/13 Kilometri. Sono state 4 ore intense e lasciato un ricordo di una vita che non esiste più ed è ancora incastonata in questa valle. Un attimo di riposo e riprendiamo la strada per il Lago Inle. Stiamo quasi per lasciare Kan ed il cognato, sono stati meravigliosi, lui molto premuroso e appena ha notato che sono interessato a tutto ciò che è originale e particolare si ferma con la macchina e la contempliamo. Di nuovo nei campi a contatto con i contadini e loro raccolti, i carri pieni di fieno trainati dai bufali, le donne che lavano i loro panni, nei lavatoi in piena campagna. E’ un continuo di attrattive, di cui non ci stanchiamo mai di vedere, e dopo due ore raggiungiamo le Grotte Di Pindaya. Kan ci lascia vicino all’ingresso, saliamo le scale Nget Pyaw Taw Pagoda e raggiungiamo la grotta, all’interno si trovano 8094 statue di buddha, il sito è frequentato da molti fedeli ed anche da turisti sia occidentali che asiatici(questi ultimi sicuramente per culto religioso). Ci incamminiamo nel labirinto di grotte e gallerie naturali, e dopo un’ora usciamo e raggiungiamo i nostri autisti, che ci fanno riprendere la strada verso Inle. Arriviamo verso le 17, e veniamo accompagnati nell’agenzia che si occuperà del nostro tour nel lago Inle. Salutiamo con affetto Kan e suo cognato, per i magnifici 4 giorni trascorsi con loro. E’ stato l’autista di lunga il migliore, lo raccomando a coloro contattano l’agenzia di Teo in Birmania. Il motoscafo parte dal molo di Taungyyi e raggiungiamo dopo 10 minuti il nostro hotel, bellissima struttura nel lago, il Treasure Resort Hotel. Mentre ci dirigiamo nella recepcion, la nostra attenzione va a due pescatori che ci mostrano in maniera scenica, il loro caratteristico modo di pescare nel lago. Ceniamo nello stesso ristorante del resort, e rientriamo subito nella nostra camera, suite con vista e terrazza sul lago.

Giorno 15 febbraio, alle 8 e 30 la barca ci preleva puntuale per il primo giorno di escursione nel lago. Percorriamo 45 minuti e la nostra guida ci ferma vicino a degli orti galleggianti, dove c’è una coltivazione di pomodori e verdure. Notiamo in lontananza un enorme macchinario che dal fondale del lago recupera la terra, e contribuisce alla formazione di questi apprezzamenti di terra gallegianti nel lago. La nostra prima tappa, ci fermiamo nel villaggio turistico di Inpawkhone (Inn Paw Khone) con case costruite nelle palafitte nel Lago Inle in Myanmar è di richiamo turistico per la tessitura artigianale della preziosa seta di loto. Dagli steli di fiore rosa sfumato di bianco di loto (Nelumbo nucifera) appena raccolto si estrae a mano la finissima fibra naturale di qualità superiore . E’ richiesta una abilità speciale e la tradizione viene trasmessa dalle donne di generazione in generazione. Entriamo in alcuni laboratori, e ci impressiona la forza che impiegano le donne per la lavorazione su macchinari duri e difficili da manovrare. Mia moglie acquista un bellissimo foulard di seta. Proseguiamo per il lago e per le numerose abitazioni galleggianti, nei villaggi di Kya Sa Gone e Kalar. Dopo 20 minuti raggiungiamo PAGODA PHAUNG DAW Oo PAYA, la più grande e importante pagoda dello stato di Shan. All’interno ci sono 5 statue di buddha, le quali una volta l’anno compiono un giro benaugurante del lago in barca. I fedeli li ricoprono di lamine d’oro di continuo , rendendole irriconoscibili. La pagoda è circondata di mercati, noi dopo averla girata, facciamo una sosta in una bancarella che vende il cocco per dissetarci. Riprendiamo nel pomeriggio il nostro giro nei canali, e raggiungiamo dopo aver percorso un lungo percorso, il villaggio di Shwa Inn Thein, accostata la barca dal boatman, percorriamo tutta la zona commerciale, con numerosi market. Mentre mia moglie si rilassa, io continuo a passeggiare e raggiungo un gruppo di stupa che sono posto nella parte alta. C’è una bella panoramica per buone foto. Passeggiamo per le viuzze, e ci rapisce una signora che prepara una sorta di piadina di riso sui bambo, davvero molto originale. Ci fermiamo in un bar per una bevuta, e dopo aver scattato alcune foto vicino ad un ponte, di scene di vita in questo originale villaggio, raggiungiamo la nostra guida, e ci apprestiamo a percorrere una ora di barca per raggiungere il nostro hotel. Ceniamo e andiamo a riposare, per preparaci alla seconda giornata di visita al lago.

Giorno 16 febbraio, di nuovo percorriamo i 45 minuti che ci porteranno a vedere le nuove attrattive di Inle. Ci fermano in un laboratorio, anche se un po’ commerciale, (c’è da dire che un po’ alla volta tanti mestieri e tradizioni, stanno diventando sempre più turistico commerciali), e ci mostrano la lavorazione degli strumenti, atti ai lavori agricoli. Ci sono anche degli splendidi coltelli. Dopo, ci trasferiamo a mezz’ora di distanza, in un villaggio un po’ fuori dai circuiti turistici, e lungo il percorso notiamo un po’ di vita vicino alle case galleggianti, c’è chi fa il bucato, chi si lava, c’è chi taglia i capelli a qualche familiare. Insomma seduto comodamente sulla barca, come al cinema, passiamo in rassegna la vita di queste famiglie, molto tradizionali. Arrivati al villaggio, non troviamo il tradizionale mercato, ma la nostra guida ci porta a casa di famiglie, alcune intente nei lavori di raccolta e pulitura, di prodotti agricoli, mais e riso. E subito dopo entriamo in una abitazione dove siamo accolti dalla famiglia intera, oggi siamo gli unici turisti di quei pochi che arrivano fin qua, e ci mostrano i loro lavori di ceramica artigianali. Alla fine compriamo qualche bicchiere, e prima di andare via ci portano a vedere i forni interrati dove vengono rifiniti, e i depositi atti all’asciugatura, quando vengono dipinti. Raggiungiamo di nuovo la barca e ci fermiamo in un approdo vicino, dove percorriamo una lunga rampa di scale che ci portano in alto dove sono presenti numerose stupe ed un santuario dove troviamo alcuni monaci in preghiera. Poi raggiungiamo il Nga Phe Kyuang Monastery, approdiamo e prima di visitarlo, giriamo nel mercato adiacente, dove c’è di tutto, dai fiori, ai pesci, abbigliamento. Fatto un giro e qualche acquisto, ritorniamo nel monastero dove la leggenda dello spettacolo dei gatti circensi è terminata qualche anno fa, bellissimo lavori in tek, troviamo qua è la qualche monaco che è in un angolo, legge qualche lettura religiosa o è in meditazione. Lasciamo il monastero e come ultima sosta ci fermiamo in un mercato, dove notiamo alcune donne Padaung, che lavorano vicino macchinari per la tessitura, ed altre intente a fare fotografie con turisti. Ritornati sulla barca, facciamo i nostri 45 minuti per rientrare in hotel, ceniamo e andiamo a letto, domani abbiamo il volo per Mandalay, per fortuna ad orario comodo verso le 12 e 20. Piccole considerazioni su questa realtà. Lasciamo villaggi ancora rimasti indietro, i quali difendono le loro tradizioni, ma lo sviluppo e l’incremento del turismo si sa, commercializza e rende meno unico le cose. Il sentore che stia diventando una sorta di zoo, dove la vita normale di famiglie, viene giornalmente violata dalla moderna civiltà, che credo con una sorta di invidia, ammira il tutto.

Giorno 17 febbraio arriviamo verso le 13 a Mandalay, il nostro nuovo autista ci aspetta in aeroporto e ci accompagna nel nostro Hotel, Ayarwaddy River View Hotel. Ci riposiamo un’oretta e verso le 4 del pomeriggio raggiungiamo Kuthodaw Pagoda & World’s Largest Book, sita ai piedi di Mandalay Hill. E’ caratterizzata da una grande Pagoda centrale e centinaia di stupa bianchi intorno, all’interno delle quali sono scritti tutti gli insegnamenti del buddha. Restiamo per un’ora, la giriamo con interesse, c’è qualche venditrice che cerca di venderci qualche oggetto, ma la situazione è tranquilla. Prima di raggiungere con la macchina dopo una lunga salita, Mandalay Hill, sono le 5 e 30 e complice la luce prima del tramonto riflette sulle lamine dorate che sono intorno al tempio della collina. A tarda sera tra fedeli in preghiera e turisti che aspettano il tramonto, e pieno di gente. Il panorama a 360° della città sottostante è bellissimo, ed in lontananza si nota anche il fiume Irrawaddy. Dopo il tramonto, per oggi è già abbastanza, rientriamo in hotel, ceniamo e andiamo a dormire, perchè domani ci aspetta una bella tappa di trasferimento.

Giorno 18 febbraio, oggi abbiamo la prima escursione da fuori delle mura di Mandalay. Con il nostro autista ci dirigiamo a Sagain, Inwa, Amarapura. Lungo la strada ci fermiamo in prossimità di Amarapura, per visitare dei laboratori di tessitura. Poi prima delle 10 ci dirigiamo verso il Maha Gandayon Kyaung Monastery, dove fatto un breve giro dove sono gli alloggi dei monaci, ci dirigiamo vicino il refettorio, dove alle 10 in punto fanno una sorta di processione, per recuperare il cibo mattutino, offerto dai fedeli. Ormai è diventato molto commerciale e per scattare foto e video, devi fare quasi una ressa con gli altri turisti. Terminate le foto ci incamminiamo per la visita di Sagaing. Dopo mezz’ora, c’è una piccola salita da fare, prima di raggiungere i monasteri di Sagaing Hill. Il primo monastero che visitiamo è Umin Thonze, caratterizzata da una terrazza a forma di mezza luna, con un pavimento bianco accecante, bellissima architettura, all’interno sono allineate a semicerchio 45 statue di buddha serene e dorate. Facciamo un giro e poi scendiamo delle scale dove c’è qualche mercatino. Lasciato questo monastero ci dirigiamo, sempre sulla collina di Sagaing, al Soon U Ponya Shin Paya, fuori al monastero troviamo molte bancarelle, all’interno c’è un buddha gigantesco e dorato. Ci sono molti punti panoramici del fiume e delle pagode sottostanti. Terminata la visita ci dirigiamo verso Ava, ci fermiamo vicino ad un molo di fortuna, che con un battello molto particolare ci porta sull’altra sponda. Dopodichè bisogna prendere un cavallo con cocchiere, che si chiama Oscar, il servizio trasporto. Il costo e di 10.000 kyat a persona, e comprende la visita delle attrazioni di Ava. La prima attrazione che visitiamo è la Yadana Hsemee Pagoda Complex, complesso di stupe e un buddha ormai ridotto in rovine, c’è qualche artista con bei dipinti. Poi ci spostiamo al Bagaia Kyaung, monastero in tek, dove troviamo qualche monaco all’interno. Il Nanmyin watch tower, torre con leggera pendenza un po’ distante dalle altre attrazioni,ed infine un bellissimo monastero del 1822 Maha Aung Mye Bon Zan Monastery – giriamo un po’ all’interno. Vicino ad una delle uscite c’è una bella vista del ponte moderno in lontananza. Finita la gita ad Inwa, ci dirigiamo , dopo una breve sosta per dissetarci, al ponte U-Bein, dove lo attraversiamo per il kilometro di lunghezza, per poi assistere al meraviglioso tramonto. Frequentatissimo altre che da turisti, da persone del posto che passano un po’ di tempo e relax, anche d monaci. Il tramonto è bellissimo e ci ripaga l’attesa. Rientriamo in hotel un po’ stanchi, ma soddisfatti della bellissima giornata trascorsa. Ceniamo nel ristorante posto sul terrazzo dell’ hotel, e ci ritiriamo.

Giorno 19 febbraio, oggi visita delle attrazioni rimanenti di Mandalay, e nel pomeriggio visita con un battello di Mingun. Lasciamo il Nostro hotel, e siamo diretti allo Shwenandaw Kyaung, detto anche Monastero del Palazzo D’oro. Monumento storico, caratterizzato da intarsi di legno. Antica abitazione del re fino alla sua morte. Ci soffermiamo 45 minuti, e successivamente raggiungiamo, il Mandalay Palace. Facciamo qualche foto dall’esterno, e subito dopo entriamo con la macchina. Ci colpisce subito la fedele ricostruzione, di come era nel passato, dopo essere stato colpito da un incendio che lo ha distrutto del tutto. All’interno è tutto ben curato, e ci soffermiamo nella stanza dei reali. Saliamo sulla torre dove si gode di una meravigliosa vista. La nostra guida ci spiega che all’interno, ci sono numerosi alloggi del personale e famiglia, che lavorano all’interno del palazzo. Riprendiamo la macchina, e lungo la strada ci fermiamo in un laboratorio orafo, il quale confeziona le lamine, le quali sono poste dai fedeli sui buddha come segno di devozione. Assistiamo un po’ alla lavorazione e proseguiamo per la visita di Mandalay. Come ultima attrattiva ci fermiamo al Maha Myat Muni Pagoda. Imponente Pagoda, con vari ingressi, con una imponente statua di Buddha proveniente dall’ Arakan. Pagoda con diverse entrate, ed un mercato molto ampio, la maggiore attrattiva e vedere i numerosi fedeli, i quali continuamente attaccano le lamine d’oro sul buddha come segno di devozione. La statua è molto somigliante al Buddha, ed è definita come immagine vivente. Si sente il profumo dei fiori di gelsomino, e la moltitudine dei fedeli offre frutta e fiori al Buddha. Di tutta Mandalay e il Monastero che più attrae fedeli e venerazione del Buddha. Terminata la visita di Mandalay, rientriamo in Hotel e nel pomeriggio con un battello saremo a Mingun, Nel lato opposto di Mandalay. Dopo un’ora il nostro autista ci accompagna al molo, dove due giovani ragazzi, con un battello molto caratteristico, ci accompagneranno per 1 ora, fino al molo di Mingun. Arrivati ci organizziamo, e salendo le scale che ci portano nel punto di partenza delle visite, attraversiamo due teste di leone naturali in pietra, e come prima attrattiva, scegliamo la Mingun Paya, saliamo le scale adiacenti ed arriviamo fino in alto. Ci sono dei tratti dove si può camminare ed altri in rovina, dove bisogna stare attenti perché un po’ pericoloso. Comunque ci godiamo la meravigliosa panoramica che offre la terrazza. Scendiamo e seguiamo un percorso di qualche km. che ci porta a visitare la Mingun Bell, una delle campane più antiche del Myanmar. Li troviamo un po’ di persone locali, con i quali scattiamo qualche foto. Proseguiamo e arriviamo Hsimbyume Pagoda, una delle pagoda più belle di Mingun e credo di Mandalay. Caratterizzato da un bianco accecante e tanti pinnacoli. Dall’alto delle terrazze si gode di un bel panorama dell’ Irrawaddy, e notevoli richiami architettonici. Salita una scala nel punto più alto c’è un piccolo buddha venerato da fedeli del posto e quelli giunti dalle vicinanze. Prima di ritornare sulla barca che ci porterà a Mandalay, facciamo un giro per le bancarelle per acquistare gli ultimi souvenir della Myanmar. Ci fermiamo vicino ad una tenda di un artista per acquistare suoi dipinti. Ci fermano anche dei monaci, con i quali facciamo amicizia e qualche foto. Vicino al nostro battello ci avviciniamo ad un artista, che ci mostra i suoi dipinti di Mingun, fatti con una lametta, fantastico, ne compro uno. Bellissimo il ritorno con l’approssimarsi del tramonto che ci accompagna fino al molo. Rientriamo in hotel, e ci prepariamo per il trasferimento di domani. Lasciamo questa meravigliosa terra, che ci ha lasciato dentro un ritorno a quei valori ormai finiti nel mondo occidentale, non è retorica, ho visitato altri paesi dell’ Indocina e dell’asia, questo si avvicina molto all’india, ma ti lascia qualcosa in più, la gente è cordiale, gentile, ed è disponibile, pronta ad offrirti sempre quel qualcosa in più. Con alcuni autisti si è instaurato un rapporto più del semplice rapporto di lavoro. Per il tempo che siamo stati con lui, eravamo amici di lunga data. Per me più di un paese da visitare, lo definirei un paese da vivere.

Giorno 20 febbraio, volo Mandalay – Bangkok con Air Asia 12:20 – 15:15. Arrivati puntuali all’aereoporto Don Mueang, contrattiamo un taxi che ci accompagnerà in Hotel, al Navalai River Resort. Arrivati a destinazione, giusto il tempo di fare il Check in e chiedere informazioni su possibilità di cenare ad un ristorante panoramico. Ma il sabato sera è quasi impossibile e dopo ripieghiamo su un bar. Comunque ci incamminiamo sulla vicina Rambutree Road, è affollatissima e ci sono un sacco di mercati, sia ambulanti di mangiare che abbigliamento, tutto quello che si vuole si trova, dalla ristorazione mondiale, indiana, cinese, thailandese, abbigliamento firmato, insomma non ci si annoia. Noi dopo una bella camminata e per rilassarci dal viaggio, ci fermiamo al Darin Beauty Salon & Spa, centro estetico e massaggi ben recensito, dove ci fermiamo e per un’ ora ci coccoliamo un po’. Restiamo nel quartiere per la cena. E’ dopo prendiamo un tuk tuk, per visitare e prenderci un drink, in uno dei numerosi Sky Bar della città. La nostra scelta va al Lebua Bar, che si trova nel Lebua Hotel & Resort. Diciamo che siamo quasi obbligati perché tra sold out e chiusi, è uno dei pochi locali ancora disponibili. Personalmente è un locale molto chic, ben posizionato, con musica live ed orchestra, ed un panorama meraviglioso. Ma un ambiente troppo chic. Rientriamo in hotel e ci prepariamo alla breve giornata di domani per visitare le attrattive che offre Bangkok.

Giorno 21 febbraio, prendiamo un tuk tuk, il quale ci accompagna ad Ananta Samakhom Throne Hall, la prima attrazione che andiamo a visitare. I controlli sono molto rigidi, bisogna essere coperti per entrare all’interno, e senza macchine fotografiche e telecamere. Iniziamo la visita e all’interno troviamo un’esposizione di manufatti preziosi della tradizione thai. La sala del trono è meravigliosa ed è stata decorata da architetti italiani. Con una audio guida in italiano avuta in dotazione con il biglietto di ingresso, diventa più comprensibile capire il significato degli oggetti che si trovano nelle sale. Terminata la visita, ci dirigiamo di nuovo verso il nostro hotel, vicino c’è il battello, compagnia con bandiera arancione (13 orange flag), che ci porterà da Phra Arthit Pier a Tha Chang (9 orange flag), dopo aver fatto 200 metri, entriamo nell’ingresso che ci porterà a visitare prima The Grand Palace e poi il Wat Phra Kaeo, una ricchezza incredibile di stile e templi diversi. Lo giriamo per mezz’ora, ma complice il grande caldo, decidiamo di rientrare in hotel, per riposarci un po’, prima di fare il trasferimento notturno, nelle Filippine. Pranziamo sulla piscina del Navalai, e ci rilassiamo un po’. Verso le 18, un taxi ci porta, in aereoporto, dove un volo ci porterà prima a Manila e poi un altro nell’arcipelago di Palawan, precisamente a Puerto Princesa. Bangkok è stata interessante, ci sono diverse cose da visitare, purtroppo complice il caldo e il poco tempo, abbiamo fatto un piccolo assaggio, peccato, in condizioni climatiche più favorevoli e con più tempo a disposizione, ci dedicheremo una prossima volta alla sua scoperta.

Giorno 22 febbraio, arriviamo con un volo della Philippine Airlines, a Puerto Princesa, verso le 6 e 30, in mattinata. Il pulmino della Dolce Vita Hotel, ci preleva dall’aeroporto per portarci nella struttura, non possiamo ancora usufruire della stanza, e quindi con una notte insonne ci prepariamo per la prima escursione, precisamente Honda Bay. Visitiamo gli isolotti che sono situati vicino Puerto Princesa. La prima e Pandan Island, dove ci fermiamo 2 ore, è caratterizzata da un bel fondale per lo snorkeling, ed a riva ci sono delle bellissime stelle marine. Il personale della nostra barca ci prepara una gustosa e scenografica cena. Riprendiamo il mare per spostarci verso Snake Island, dove c’è un lato della spiaggia adibito ad acquario creato in mare. L’ultima isola da visitare prevista nel tour e Crowie Island, forse la più bella. Ci rilassiamo con un bel bagno, e verso le 16 rientriamo al molo. Poi lo stesso pulmino ci accompagna in Hotel. In serata ceniamo divinamente al Kalui Restaurant.

Giorno 23 febbraio, ore 6 e 30 siamo diretti alla seconda nostra escursione di Puerto Princesa, fiume sotterraneo di 4,5 Km., ma visitabili 1,5 Km. Partiamo dal nostro hotel e dopo 1 ora e mezza siamo al meeting point, dove un breve tratto con la barca ci porta all’ingresso della cavità. Con casco e audioguida entriamo nella grotta, tra stalattiti e stalagmiti, rocce di tutti i tipi e una miriade di pipistrelli. Il tour dura una ora, giusto il tempo di fare uno stop sulla spiaggia, per effettuare delle foto e ritornati sulla barca rientriamo al meeting point, per poi dirigerci al ristorante per il pranzo. Appena terminato di mangiare, mentre il resto del nostro gruppo rientra a Puerto Princesa, noi ci fermiamo prima, all’incrocio della strada che porta a El Nido, dove un transfer privato, contattato con Gian Matteo Zanzini, di Angel Nido Resort, ci accompagnerà a El Nido, località balneare a 300 Km. da Puerto Princesa. Il tragitto è di 5 ore. All’andata anche se ci è costato sulle 100 euro, abbiamo prenotato un transfer privato. Giunti all’incrocio dove abbiamo l’appuntamento, salutiamo il nostro gruppo, maggioranza filippini molto simpatici, e riprendiamo il nostro percorso. Dopo 5 ore di macchina, con attraversamento di numerosi paesini e realtà ormai ferme ad un passato, dove non è possibile vedere più. Raggiungiamo El Nido, raggiungiamo la nostra struttura, Angel Nido Resort, dove Matteo e Giggia sono già in nostra attesa. In serata ci preparano una bella cena, finalmente un po’ di pasta e prodotti italiani, e andiamo un po’ stanchi a dormire.

Giorno 24 febbraio, Matteo e Giggia ci preparano una bella colazione, e oggi come primo giorno noleggiamo uno scooter, e partiamo in direzione di Nacpan Beach, dopo 45 minuti di scooter arriviamo alla spiaggia. Si paga l’ingresso, circa un euro a persona, è vastissima e noi prendiamo posto verso nord, dove vicino c’è un piccolo bar/ristorante, facciamo il bagno, è siamo quasi da soli dove siamo posizionati. Trascorriamo una bella giornata e quasi al tramonto ci trasferiamo sulla parte più alta della spiaggia, dove scattiamo delle meravigliose foto al tramonto. Al ritorno notiamo il piccolo villaggio adiacente la spiaggia. Si tratta di un villaggio dove la vita è ancora ferma ai nostri anni 20 e 30. Percorriamo qualche tratto di sterrato, prima di raggiungere El Nido. Questa sera proviamo una pizzeria nel centro e dopo a passeggio conosciamo dei ragazzi italiani, con i quali prenotiamo con Matteo, ottima organizzazione, il Tour C, escursioni a: Hidden Beach – Matinloc Shrine Island – Tapiutan Island – Talisay Beach – Secret Beach – Helicopter Island.

Giorno 25 febbraio i ragazzi della barca del tour ci vengono a prendere fino in alloggio. Sono le 8 e 45, ed avendo scelto il tour privato C, cosa che consiglio, partiamo in anticipo, e la prima fermata è Helicopter Island, detta così per la sua forma, simile ad un elicottero. Ci fermiamo un’ora giusto il tempo di fare qualche foto è un bagno. Poi riprendiamo il mare aperto, oggi è un po’ mosso, ma non appena ci avviciniamo alla prossima destinazione, troviamo altre condizioni meteo del mare. I nostri accompagnatori ci fermano in uno specchio di acqua dove effettuiamo dello snorkeling. Molto bello ricco di pesci tropicali e coralli. Poi ci spostiamo a Tapiutan Island, bellissimo specchio di acqua con due spiagge. Lì ci fermiamo per due ore e pranziamo anche. Nel tardo pomeriggio l’ultima tappa è Matinloc Shrine Island. Approdiamo sulla spiaggia e all’interno di essa si trova un piccolo tempio con un madonna. Saliamo dove sono delle rocce fino in alto, dove ci sono dei bei punti panoramici. Sono le 16 e 30 e rientriamo, soddisfatti del giro molto intenso, con fermate su bellissime spiagge è un ottimo snorkeling. In serata siamo a cena da Matteo con i nostri amici. Mangiamo dell’ottimo pesce. Qui al Angel Nido Resort, vista la poca scelta culinaria di El Nido siamo al sicuro, mangiamo come se fossimo a casa nostra. Giorno 26 febbraio, oggi ci riposiamo da escursioni e siamo diretti sempre a Nacpan Beach, dove trascorriamo una bellissima giornata anche con altri ragazzi italiani conosciuti sulla spiaggia.

Giorno 27 febbraio, oggi volevamo fare un’altra escursione ma il tempo non è dei migliori, quindi decidiamo di visitare le Waterfall, lungo la strada che porta a Nacpan Beach, paghiamo il parcheggio e ci viene proposta una guida fino alle cascate. Dopo 45 minuti, anche perché dobbiamo fare delle soste per ripararci dalla pioggia, arriviamo a destinazione. Ci facciamo un bel bagno alle cascate e dopo qualche foto, rientriamo al parcheggio. Il tempo migliora è decidiamo di andare di nuovo a Nacpan Beach. Giorno 28 febbraio, anche oggi rinviamo il tour A , e ci dirigiamo alla spiaggia di Las Cabanas, raggiungibile dal centro del Nido con un tuk tuk. Trascorriamo una piacevole giornata di relax, e rientriamo dopo un bellissimo tramonto.

Giorno 29 febbraio finalmente abbiamo la possibilità di fare il tour A: Small Lagoon – Big Lagoon – Shimizu Island – Secret Lagoon – Seven Commandos . Optiamo sempre per il tour privato, così gestiamo noi le escursioni. La prima fermata è forse alla spiaggia più bella, Seven Commandos, dove restiamo per un’ora. Successivamente ci trasferiamo a Big Lagoon dove noleggiamo una canoa e percorriamo l’interno, dove c’è possibilità di fare delle stupende foto alle conformazioni rocciose. Nel frattempo i nostri barcaioli ci preparano il pranzo. Riprendiamo il tour con la visita della Small Lagoon. Anche qui c’è la possibilità di prendere la canoa, per fare un bellissimo giro all’interno. Terminata l’escursione ci dirigiamo a Secret Lagoon. Una spiaggia segreta dove bisogna inserirci dentro una fessura. Non c’è molto sole e quindi il luogo non da il meglio di se. Verso le 16 rientriamo in hotel, oggi il mare non è mosso, quindi la navigazione è migliore. Con oggi penso abbiamo fatto una delle escursioni più belle, quindi gli ultimi 4 giorni dal 01 marzo al 04 marzo li trascorriamo nella spiaggia di Las Cabanas in maniera tranquilla. Cosa dire questi 11 giorni a El Nido sono stati molto rilassanti, e ci ha dato l’opportunità di conoscere un posto ancora selvaggio, ed escursioni in spiagge paradisiache, certamente una esperienza che ci porteremo nel cuore sempre con noi. Ed infine come non dimenticare l’ospitalità di Angel Nido Resort, un pezzo di Italia nelle Filippine. Sempre attenti su tutto, escursioni, cibo e alloggio, semplice e pulito. Siamo stati in famiglia.

Giorno 5 marzo, con un van ci trasferiamo a Puerto Princesa dove un volo, purtroppo partito con due ore di ritardo ci trasferiamo a Manila, dove arriviamo alle 19. Un taxi ci porta all’hotel Bayleaf (un consiglio se andate a Manila di prenotare un taxi con il vs. Hotel, perché vi viene a costare molto, ma molto di meno). Ci sistemiamo in camera e facciamo un giro nei dintorni. Alloggiamo nella zona di Intramorus, e ci allunghiamo al Rizal Park per fare due passi. Rientriamo e ci riposiamo per la visita di domani. Giorno 6 marzo, verso le 9 dopo una ricca colazione, iniziamo il nostro giro nel centro storico di Manila. A piedi arriviamo fino alla Cattedrale, poi vicino notiamo il Palazzo Del Governatore e proseguendo entriamo nel Forte di Santiago. All’interno c’è un bel giardino ed al finale delle panoramiche sul fiume e Manila. Proseguiamo sempre a piedi per arrivare alla Chiesa di San Agostino. Sono le 12 rientriamo in Hotel, una doccia, facciamo check out , e ci dirigiamo in un centro massaggi per l’ultimo rilassante trattamento. Verso le 16 ritorniamo alla Cattedrale, perché c’è una luce diversa per le foto, e alla Chiesa di San Agostino, dove si sta officiando anche un matrimonio. Ultima visita alla casa monumentale, Casa Manila. Rientriamo in Hotel alle 18 per il tramonto, gentilmente ci hanno tenuto le valigie. Ceniamo al ristorante italiano nella terrazza panoramica, ed alle 20 prendiamo un taxi per l’aeroporto. Che dire di Manila, una scoperta positiva, non di meno come città di Bangkok. Siamo stati veramente bene, quel poco che avevamo per visitarla. Raggiungiamo l’aeroporto di Manila con un taxi pagato tre volte meno di quello preso all’andata e prenotato in Hotel. Il volo della Qatar parte alle 23:59, in orario e dopo scalo a Doha siamo puntuali a Roma alle 12:40. Termina quest’altra avventura, un’esperienza unica con momenti vissuti intensamente, tra due culture diverse, ma un unico comune denominatore, semplicità!

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BIRMANIA ON THE ROAD & FILIPPINE NEGLI ARCIPELAGHI SELVAGGI



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