Mingalabar birmania

Quando ho pensato ad un viaggio in Birmania la prima domanda che mi sono posta è stata: “E’ giusto visitare un Paese in cui la dittatura militare non lascia spazio alle libertà democratiche?” Per risolvere questo dilemma iniziale decido di informarmi più approfonditamente sulla situazione. Acquisto la guida della Lonely Planet, visito...
Scritto da: Paolaa
mingalabar birmania
Partenza il: 08/07/2007
Ritorno il: 23/07/2007
Viaggiatori: fino a 6
Quando ho pensato ad un viaggio in Birmania la prima domanda che mi sono posta è stata: “E’ giusto visitare un Paese in cui la dittatura militare non lascia spazio alle libertà democratiche?” Per risolvere questo dilemma iniziale decido di informarmi più approfonditamente sulla situazione. Acquisto la guida della Lonely Planet, visito alcuni siti di viaggio, leggo diversi pareri, alla fine mi convinco che l’isolamento è forse la cosa peggiore per queste persone e che la presenza degli stranieri può essere positiva. Sciolto questo primo dubbio mi appresto ad organizzare il viaggio. A partire saremo in tre, io mio marito mio figlio di 13 anni. Di solito viaggiamo autonomamente, utilizzando i mezzi pubblici o affittando un’auto sul posto, ma mi rendo conto che in Birmania questo non è possibile, i mezzi pubblici sono inaffidabile e se si vuole girare con l’auto è necessario prenderla con autista. In alcuni diari di viaggio trovo il nome e l’indirizzo e mail della guida, una guida che parla italiano. Lo contatto e così ci scriviamo per circa un mese. Stabiliamo l’itinerario e in più ricevo tante informazioni utili. Nel frattempo prenoto il volo per Yangon con la compagnia della Qatar Airways , faccio il visto tramite agenzia, cambio un po’ di euro in dollari. Decidiamo di non fare nessuna profilassi antimalarica ne vaccini particolari (antitifica, epatite ecc.) in compenso stipuliamo una assicurazione che copra le eventuali spese sanitarie (ma purtroppo non la perdita del bagaglio) e ci riforniamo di Autan e medicine di ogni tipo, visto che lì la situazione sanitaria non è delle migliori e scarseggiano anche i farmaci. DIARIO DI VIAGGIO 1° – 2° giorno – 8/9 luglio Finalmente inizia il viaggio. Partiamo dall’aeroporto di Catania alla volta di Roma, poi voliamo da Roma a Doha e da Doha a Yangon ( spesa 850 € a testa ). I voli della Qatar risultano essere ottimi. Il 9 luglio verso le 8.15 (con un po’ di ritardo) arriviamo a Yangon. All’aeroporto ad aspettarci c’è la guida la cui presenza si rivela subito utilissima. Infatti non arrivano le nostra due valigie dove è stipato di tutto. Al Lost and Found ci dicono che i bagagli restati a Doha e che arriveranno solo tra qualche giorno. Visto che l’ indomani dovremo lasciare Yangon, concordiamo di farcele mandare all’aeroporto di Heho. La guida (che lavora anche all’aeroporto) incaricherà un amico di spedircele là. La prospettiva è di restare cinque giorni con quasi nulla. Pazienza, non voglio rovinarmi il viaggio e poi penso “Sarà forse un segno di Buddha? Uno spunto per riflettere su come molte cose siano inutili e può bastare poco per vivere?” In effetti sarà così, viaggeremo leggeri per 5 giorni, acquistando delle ciabatte di gomma e poche altre cose, senza particolari sofferenze. Fuori dall’aeroporto ci aspetta la guida, il nostro bravo autista che con un comodo pulmino Toyota ci scarrozzerà ovunque. Cambiamo in nero 200 dollari, la quantità di banconote che riceviamo è impressionante, difficile da sistemare, ridiamo, per noi sono spiccioli ma in effetti per un birmano è un piccolo capitale, ma siamo appena arrivati nel Paese e non ce ne rendiamo conto. Prima di iniziare la visita di Yangon, andiamo agli uffici della Qatar per avere un rimborso per il mancato arrivo delle valigie che essendo due dovrebbe essere di 200 $, ma il responsabile trova mille scuse, visto che i bagagli sono stati imbarcati entrambi sotto il mio nome, ci daranno solo 100 $. Ci accorgiamo che l’ufficio della Qatar si trova nella Sakura Tower, quindi saliamo all’ultimo piano per godere di un bel panorama della città. Yangon è una città interessante, caotica, colorata. I palazzi sono spesso fatiscenti, ma c’è anche tanto verde, sui marciapiedi bancarelle con roba di ogni tipo, per strada mezzi pubblici cadenti che straripano di persone appese ovunque. Il governo ha vietato l’uso di bici e moto, quindi ognuno cerca di spostarsi come può. Quasi nessuno può permettersi un auto (e non solo quella) visto che gli stipendi sono bassissimi e la povertà è diffusa. Tanto per avere un idea, la guida che lavora all’aeroporto come tecnico guadagna 50 $ al mese. Chiunque viaggi in Birmania si trasforma immediatamente in benestante perché il tenore di vita è bassissimo. Visitiamo la Shwedagon Paya, veramente bellissima, la giriamo a piedi nudi, vagando da un posto all’altro, in mezzo ai fedeli e pochi turisti, da non perdere assolutamente. Poi andiamo alla Chaukhtatgyi Paya con il suo spettacolare Buddha disteso, la Sule Paya, un tempio dorato circondato da uffici ed attività commerciali, il lago Kandawgyi e il santuario galleggiante di Shin Upagot. Verso le 18.00 ci ritiriamo in hotel, siamo stanchissimi, non abbiamo dormito per quasi due notti, crolliamo fino all’indomani mattina. 3- 4 ° giorno – 10/11 luglio BAGO – TAUNGOO – KALAW Ci svegliamo alle 7.00, ben riposati e senza nessun problema relativo al fuso orario (4.30 ore). Alle 8.30 lasciamo l’hotel, la guida è li ad aspettarci, sorridente, come sarà per tutto il viaggio, insieme a la guida. Arriviamo a Bago dopo circa 2 ore di viaggio. Lungo la strada ci fermiamo al cimitero di guerra inglese. Bago è una città molto animata, il tempo è buono e noi siamo di ottimo umore. E sì, siamo nella stagione delle piogge e quindi ogni sprazzo di sole è un’ottima cosa. Paghiamo 10 $ a testa per il biglietto cumulativo e iniziamo la visita: Shwethalyaung Buddha, un realistico e colossale Buddha disteso; la Shwemawdaw Paya, la Kyaik Pun Paya con i suoi quattro Buddha seduti, il Kha Khat Wain Kyaunh, un monastero dove avremo occasione di vedere i monaci che consumano silenziosamente il loro pasto e per finire lo Snake Monastery con un venerato serpente boa. Dopo Il curry di rito, soddisfatti per la visita e il cibo, ci rimettiamo in viaggio verso Taungoo. La strada è stretta, frequentata da bici, pedoni, bufali, cani. La guida scansa tutti e suona in continuazione. E’ il primo assaggio delle tremende strade birmane, veramente le peggiori che abbia mai visto. Le buche sono ovunque e spesso le strade sono sterrate e strettissime. Calcolando il tempo necessario per percorrerle considerate che i tempi qui si dilatano e si può arrivare anche a fare 30 km in più di un’ora. Come? Ma andando a 20-30 all’ora, naturalmente. Ciò nonostante percorrere la Birmania da sud a nord sarà un’esperienza interessante, per me irrinunciabile. Avremo la possibilità di vedere come vivono i Birmani che sono per la maggior parte contadini. Si possono osservare a lavoro soprattutto nelle risaie, che sono dappertutto, a perdita d’occhio in un terreno pianeggiante e verde. E poi nei campi di sesamo, cotone, arachidi, cavolfiore, peperoncino. Vedere le loro abitazioni nei campi, delle piccole capanne con i tetti di paglia in cui vive tutta la famiglia, dove non c’è ne luce ne alcuna comodità. Ci si rende subito conto che la loro è una vita assai difficile. La guida ci spiega che i contadini sono poverissimi, lavoro, poco cibo, nessuna assistenza sanitaria, la loro giornata inizia all’alba e finisce al tramonto. Osservandoli sembra di essere tornati indietro di anni, un vero viaggio nel tempo. Il lavoro è tutto manuale e l’aiuto principale è dato dai bufali. Si attraversano poi tanti piccoli villaggi e ovunque si può osservare la gente nella loro quotidianità, donne che portano con naturalezza grandi contenitori in equilibrio sulla testa, monaci che girano per chiedere l’elemosina, bambini con il viso ricoperto dal tanaka, corsi d’acqua in cui i birmani pescano, fanno il bagno o lavano la loro biancheria e poi mercati e pagode. Verso le 17.30 arriviamo a Taungoo, stanchi ma soddisfatti. Facciamo una passeggiata nella cittadina, poi cena e a nanna. C’è da dire che in Birmania dopo le nove cala la notte, nel senso che le luci si spengono e non c’è nessuno in giro, in pratica c’è poco o nulla da fare. Per chi è amante della vita notturna la Birmania sarebbe una delusione. Per me non è un problema. La sera è un momento per programmare le visite del giorno dopo, leggere la guida o un buon libro.

Alle 8.00 partiamo per Kalaw, ci aspetta un’altra giornata in macchina. Durante il tragitto ci fermiamo ancora per guardare i contadini a lavoro. Passiamo anche vicino a Pynmana, quella che dal 2005 è la nuova capitale della Birmania, voluta dal regime militare. Qui ai turisti non è permesso entrare, si può osservare solo da lontano la follia di questa dittatura che spreca soldi in opere inutili e lascia il suo popolo nella miseria. Vicino alla capitale c’è l’unico tratto di strada che merita di portare questo nome, ma poi, man mano che ci si allontana e si sale verso Kalaw la strada diventa sempre più impraticabile fino a diventare una striscia polverosa e completamente dissestata. Per strade, qui come nel resto del Paese, donne e ragazzi sono impegnati nella riparazione del manto stradale: spaccano pietre, le sistemano, cospargono di catrame, tutto senza alcuna protezione e sotto un sole implacabile. Un’altra cosa che ci colpisce, sono i camion stracolmi di tronchi di alberi di tek che arrancono e spesso si fermano in panne ai bordi della strada. Il regime sta saccheggiando senza ritegno una delle principali risorse birmane. Arriviamo a Kalaw verso le 17.00 impolverati, stanchi ma contenti. La cittadina non offre niente di particolare ma è piacevole passeggiare per le sue strade, quantomeno per sgranchirsi le gambe. 5 giorno – 12 luglio KALAW – PINDAYA – NYAUNSHWE (LAGO INLE) Oggi raggiungeremo il lago Inle, ma prima visitiamo le grotte di Pindaya, un sito veramente suggestivo, in cima ad una collina (arrivo h. 10.30 – ingresso 3 $). Si può salire a piedi per una lunghissima scala o con l’ascensore. Noi scegliamo l’ alternativa più comoda. Giungiamo alla grotta dove dentro, nel buio, in una specie di labirinto illuminato da poche luci, sono stipati più di 8000 Buddha, donati dai devoti, anche italiani. Ai piedi delle grotte visitiamo una bottega artigianale dove si producono ombrellini di carta e altri oggetti. In Birmania si possono osservare molte lavorazioni artigianali, interessanti perché tutto è fatto manualmente con perizia e velocità, inoltre i manufatti sono spesso di buona fattura ed economici. C’è comunque da dire che spesso a lavorare sono anche i ragazzini, per molte ore e non sempre in condizioni ottimali. Lasciata Pindaya ci rimettiamo in strada. Il paesaggio bucolico, allevia un po’ le sofferenze dovute ai continui sobbalzi. Arriviamo verso le 15.00 a Nyaunshwe, la cittadina dal quale si parte per le escursioni al lago Inle, paghiamo 3 $ dollari a testa per l’ingresso nella zona. Ci sistemiamo in Hotel e facciamo un giro di ricognizione. Verso le 20.00 la guida ci dice che sono arrivate le valigie e così ci rifacciamo un’ora di strada per tornare ad Heho dove c’è l’aeroporto, ma arrivati sul luogo l’ufficio è chiuso, rimandiamo all’indomani e ci sciroppiamo un’altra ora di strada per il ritorno 6° giorno – 13 luglio LAGO INLE Alle 6.00 mio marito, le guide si rifanno nuovamente l’odiata strada per Heho ma finalmente recuperiamo le valigie. Buddha è stato buono, non ha voluto mettere ancora a dura prova la nostra capacità di adattamento, ritorniamo in possesso dei nostri beni. Alle 8.30 iniziamo il giro in barca del lago Inle. La barca con barcaiolo, che starà cono noi tutto il giorno, ci costa 15 $. Devo dire che il lago è uno dei posti più fantastici della Birmania. Nonostante il tempo non sia dei migliori, un po’ nuvoloso e con qualche breve piovasco, riusciamo a girare con tranquillità gli orti galleggianti, i vari villaggi di palafitte e diversi siti interessanti: il mercato galleggiante (dove saremo assaliti da venditori ambulanti forniti di barca) , la Phaung Daw Paya , Indein con il monastero di Nyang Ohakle e lo Shewe Inn Thein, il Nga Hpe Chaung (monastero del gatto che salta) e poi botteghe artigianali per la lavorazione della seta, dell’argento, del bronzo, dei sigari, e ovviamente i pescatori e il loro modo originale di remare. Ma non è tanto il singolo posto o monumento ad essere eccezionale, quanto l’atmosfera che si respira sul lago, fuori dal tempo e dai nostri schemi mentali. Torniamo nel tardo pomeriggio entusiasti e con il cuore pieno di emozioni.

7° giorno – 14 luglio – KAKKU Oggi andiamo in escursione a Kakku (partenza 8.30), un sito in territorio Pa-o, una tribù che ha dato filo da torcere a l’attuale governo, riuscendo a conquistarsi una certa autonomia. Prima di entrare a Kakku passiamo dall’ufficio locale del turismo dove paghiamo l’ingresso 3 $ a testa e 5$ per la guida, questa è la regola. Prendiamo a bordo una simpatica e preparata ragazza Pa-o, vestita in abiti tradizionali che parla un perfetto inglese e ci accompagnerà nella visita. Dopo una breve sosta ad un monastero, arriviamo a Kakku verso le 12.00. Il sito è molto interessante e suggestivo, una foresta di 2000 antichi stupa in mattoni, alcuni ricoperti da stucchi. Purtroppo alcuni vengono restaurati in modo tale da sembrare appena costruiti. Lungo la strada del ritorno ci fermiamo in un asilo dove dei bimbi ci guardano da dietro una grata di legno, mentre i più piccoli dormono in delle piccole culle/amache appese a dei pali, distribuiamo delle caramelle ai bimbi che ci ripagano con dei bellissimi sorrisi. Ci fermiamo a Taunggy, giriamo un po’ per la città, ci addentriamo in un interessante mercato, ma un forte acquazzone ci costringe a desistere. Verso le 17.00 siamo di ritorno a Nyaunshwe.

8° giorno – 15 luglio – NYAUNSHWE – MANDALY Alle 8.00 lasciamo Nyaunshwe alla volta di Mandaly, il centro spirituale della Birmania. Ci aspettano 8 ore di viaggio, ma stavolta la cosa non ci alletta proprio, con il pulmino che sembra un cavallo imbizzarrito. Scendendo dal lago Inle e tornando in pianura il paesaggio cambia, diventa più arido, poche risaie, molti arbusti, palme, tanta polvere e più caldo. Lungo il tragitto ci fermiamo al monastero Shwe Yhanpi, dove dei piccoli monaci studiano insieme ad un monaco adulto. Distribuiamo dei pennarelli e anche stavolta restiamo impressionati dalla serietà ed educazione di questi ragazzini, così come ci capiterà ogni volta che avremo a che fare con loro. Sebbene siano molto poveri, ognuno aspetta tranquillamente il proprio turno per avere il piccolo dono, nessuna lite, nessuna sgomitata, poi torna a fare ciò che stava facendo. La guida ci spiega che ogni birmano buddista fa l’esperienza della vita monastica almeno una volta nella vita e che il buddismo con le sue regole è molto diffuso e sentito. Noi da quando siamo qui abbiamo notato che il popolo birmano è molto cordiale, pacifico, ben disposto verso gli stranieri. Girare in mezzo alla gente è piacevole e mai è sorto un qualsiasi problema. Ti guardano, ti salutano, ti sorridono. Arriviamo a Mandaly verso le 17.00, prendiamo l’hotel e andiamo a fare un giro per la città. Il traffico è intenso, poche macchine, ma pulmini e camioncini strapieni e poi bici e motorini ovunque, ci vuole tutta la perizia di la guida per schivarli in continuazione. La città sembra più moderna rispetto al resto del Paese e molto vitale. Di pomeriggio andiamo a vedere il tramonto a Mandalay Hill (paghiamo un biglietto cumulativo di 10 $ a testa per tutti i monumenti della città e per Inwa e Amarapura). Peccato che il tramonto non c’è, il panorama comunque è molto bello. Poi passiamo al Kuthodaw Paya, conosciuta come il libro più grande del mondo, ma visto che è già buio ci riproponiamo di ritornarci l’indomani con la luce. Facciamo un giro al mercato notturno, ma non lo troviamo particolarmente interessante. Tornati in Hotel programmiamo con la guida l’itinerario da seguire il giorno seguente, che ci permetterà di visitare le antiche capitali nei dintorni di Mandalay. La guida dice che forse non è il caso di visitare Minguin, perché abbiamo poco tempo a disposizione, ma visto che io ci tengo, la guida mi rassicura, vedremo cosa si può fare 9° giorno – 16 luglio MINGUIN – INWA – MANDALAY – AMARAPURA Alle 8.30 siamo in strada, destinazione Minguin, dove c’è la Minguin Paya, quello che sarebbe stato il più alto stupa del mondo se fosse stato portato a termine. Per andare a Minguin non prendiamo la barca ma ci arriviamo direttamente con il pulmino. Il sito è veramente interessante, si può salire in cima a piedi, ovviamente scalzi, quindi è bene andare prima che i mattoni si arroventino. Dall’alto c’è una bella vista del villaggio di Minguin e del fiume. Visitiamo la Mingun Bell, la campana ancora integra più grande del mondo il Mingun Sanitarium, una casa di riposo dove simpatici anziani ci salutano con la mano e dove lasciamo una piccola offerta. Andiamo a Inwa, muovendoci tra i vari siti sempre con il pulmino, senza bisogno di prendere il carretto, visitiamo il Bagaya Kyaung, bel monastero in tek, il Maha Aungmye Bonzan, un monastero in mattoni e stucco, a Nanmyin la torre di guardia alta 27 m dove saliamo per ammirare il panorama circostante. Torniamo quindi a Mandalay e dopo un breve riposino continuiamo la visita della città iniziata ieri. Il Mandalay Palace chiuso nelle sue alte mura circondate da un bel fossato, lo Shwenandaw Kyaung un monastero di legno di grande interesse, la Kyauktawgyi Paya con un’enorme statua di Buddha, Mahamuni Paya con un buddha molto venerato, ricoperto da foglie d’oro. Andiamo nuovamente a Kuthodaw Paya e poi ci dirigiamo ad Amarapura. Lungo la strada ci fermiamo per vedere i negozi degli artigiani che lavorano il marmo e realizzano statue di Buddha di tutte le dimensione. Arriviamo ad Amarapura nel tardo pomeriggio, facciamo una rilassante passeggiata sul ponte di tek più lungo del mondo, insieme ai locali, monaci e pochi turisti. 10° giorno – 17 luglio SAGAING – MONYWA Partiamo alle 8.30, verso Sagaing, un’altra antica capitale a 20 km da Mandalay. Lungo la strada visitiamo il Bagaya Kyanung, un bel monastero in tek e la Nagayone Paya, pagoda coloratissima, poi andiamo al Maha Ganayon Kyaung, il più grande centro monastico della Birmania. Qui verso le 11.00 i monaci mangiano tutti insieme, ma per vederli dovremmo aspettare più di un’ora, quindi decidiamo di andare via, anche perché abbiamo già avuto modo di assistere a questo evento. Arriviamo a Sagaing, importante centro religioso, con monasteri, pagode monaci e monache ovunque. Saliamo sulla Sagaing Hill, un posto veramente affascinate da dove si può ammirare un bel panorama e dove si trova l’Umin Thounzeh, con 45 cinque statue di Buddha disposte su un colonnato. Visitiamo Padana Zedi, Soon U Ponya Shin Paya e poi ci rechiamo alla Kaungh Mudaw Paya, una bella pagoda di forma semisferica di un bianco scintillante. Ci dirigiamo quindi verso la nostra prossima tappa, Monywa, per vederla abbiamo rinunciato alla discesa del fiume Irrawaddy fino a Bagan. Arrivamo nella città verso le 15.00 ben frullati, prendiamo l’hotel e ci dirigiamo verso le grotte di Shwe Bataung e Hpo Win Daung Caves, distanti 25 km che percorreremo in 1.30 h. !!!! La strada è sterrata in mezzo ad un paesaggio ricco di palme, attraversiamo anche delle miniere di bronzo dove molte persone lavorano in condizioni allucinanti, peggio dei contadini nelle risaie. Visitiamo le grotte pagando 2 $ a testa per ognuno dei due siti, accompagnati durante il percorso da guide improvvisate e scimmie fameliche, a cui le guide dispensano cibo. Le grotte sono ricche di begli affreschi e statue di Buddha 11° giorno – 18 luglio. MONYWA – PAKOKKU – BAGAN Oggi visiteremo quella che è la maggiore attrattiva di Monywa, cioè le migliaia di Buddha di tutte le dimensioni, da pochi centimetri ai 167 m sparpagliati ovunque, dentro pagode o all’esterno, in uno spazio di qualche chilometro. Da qualche anno è in costruzione un Buddha di dimensioni spropositate, il secondo più grande al mondo, ormai quasi terminato, che sovrasta la collina e che si scorge da chilometri di distanza. Lo spettacolo è veramente impressionante, davanti a questo grattacielo dalle sembianze umane (167 m) c’è un Buddha disteso di 90 m e poi li accanto uno seduto. Visitiamo l’Aung Setkya Paya dove c’è un piccolo esercito di Buddha tutti uguali, ben allineati, donati dalla Corea, salendo in cima ad uno stupa l’effetto scenografico è assicurato. Nel Boddhi-Tataung gli 8000 Buddha sono invece sistemati in un boschetto di baniani, ognuno sotto un ombrellino, qui si può salire su una torre per godere di belle vedute . Per finire andiamo alla pagoda Thanboddhay. Esternamente è coloratissima, sembra fatta di glassa, all’interno Buddha ovunque, più di 600.000, di diverse dimensioni, sembra di entrare in una stanza degli specchi, alcuni sono piccolissimi a decorare nicchie e pareti. Credo che Monywa sia la summa del buddismo a testimonianza dell’enorme devozione di questo popolo . Alla fine della visita ci rimettiamo in strada è arriviamo a Pakokku dove attraversiamo il fiume Irrawaddy su una specie di traghetto lentissimo che ci porta sull’altra riva in circa un’ ora e 30 minuti. Quindi ci rimettiamo in strada e verso le 17.00 siamo a Bagan, paghiamo 10 $ a testa per visitare la zona. Ci sistemiamo in un bell’ hotel con piscina, con l’intenzione di alternare visita della zona archeologica e un po’ di relax, ma non abbiamo fatto i conti con i monsoni.

12 giorno – 19 luglio – BAGAN Bagan è veramente un posto eccezionale, passiamo la giornata a visitare le antiche pagode, che sono tantissime, circa 3000, iniziando da quelle più famose. E’ inutile indicare i nomi di quelle visitate, per scegliere quali vedere ci siamo affidati a la guida, alla guida della Lonely Placet e ai nostri occhi. I templi sono disseminati ovunque, in ottimo stato di conservazione e molti sono singolarmente affrescati. E’ proprio un’esperienza imperdibile ed è sempre emozionante, dopo averli scalati, godere degli stupendi panorami. E piacevole inoltre staccarsi dai sentieri più battuti e gironzolare in mezzo alle rovine. Noi ci spostiamo con il pulmino, che si intrufolava ovunque, ma si possono anche affittare dei carretti o girare in bici. Peccato che il tempo è bruttino, nuvoloso e così resterà per tutto il periodo della nostra permanenza a Bagan. Quindi niente tramonti. Noi comunque non ci scoraggiamo, giriamo, visitiamo, saliamo in cima, ci perdiamo nel fascino di questo posto meraviglioso. L’unica nota dolente è la presenza ossessiva e fastidiosa dei venditori ambulanti, a parte quelli che stazionano ai piedi delle pagode o che ti seguono nella scalata, ci sono quelli itineranti che spuntano dal nulla, quando soddisfatto pensi che riuscirai a goderti in pace una pagoda più isolata. Qui la presenza del turismo è maggiore che altrove e la gente, soprattutto bambini, cerca di guadagnare qualcosa vendendo cartoline e prodotti artigianali di ogni tipo.

13- 14 giorno – 20/21 luglio MONTE POPA – BAGAN.

Oggi andiamo in escursione al monte Popa, un affioramento roccioso vicino a Bagan, in una vegetazione ricca e rigogliosa, dimora dei Nat. I birmani credono in questi spiriti, e per tutto il paese si possono notare delle casette dove portano offerte per ingraziarseli, visto che non sempre sono benevoli. Quando arriviamo il tempo è nuvoloso e pioviggina, la nebbia avvolge la cima del Monte Popa con il suo tempio facendolo sembrare un castello incantato che compare e scompare. Saliamo per una scala lunghissima che in circa 30 minuti ci porta in cima, accompagnati dalle scimmie onnipresenti. Questa è la volta in cui ci è proprio pesato essere a piedi scalzi visto che la scala è veramente puzzolente e sporca. In cima è molto suggestivo, si trova un complesso di santuari e stupa, c’è un bel panorama ma purtroppo il tempo non ci permette di goderne appieno. Dopo la visita torniamo a Bagan e il pomeriggio e il giorno successivo visitiamo ancora la zona archeologica, scoprendo sempre posti bellissimi e panorami mozzafiato. Il tempo purtroppo resterà sempre nuvoloso e pioverà anche un po’, del resto questi sono i rischi per chi viaggia in questo periodo. Dal 13 pomeriggio al 14 abbiamo girato solo con la guida perché la guida è dovuto tornare a Yangon per un impegno, ci rivedremo lì con lui l’indomani. 15° giorno – 22 luglio- YANGON la guida ci accompagna all’Aeroporto, partiamo alle 8.00 per Yangon (70 $ a persona, biglietto acquistato in Birmania). Siamo contenti di non dover fare le 20 ore del viaggio di ritorno in delle strade, a detta di la guida, peggiori di quelle dell’andata, e sinceramente non riesco ad immaginare come ciò sia possibile. L’aereo funziona come un pulmino, nel senso che prima di arrivare alla meta fa due fermate non proprio sulla strada, a Mandalay ed Heho. Comunque arriviamo verso le 11.00 a Yangon e li troviamo la guida ad aspettarci, ci fa piacere rivederlo, ormai ci siamo affezionati a lui, dopo tanti giorni insieme. Siamo contenti anche di avere un po’ di tempo a disposizione per girare ancora un po’ nella città, visto che il primo giorno non abbiamo avuto molto tempo a disposizione. La guida ha affittato una macchina per portarci un po’ in giro, andiamo al grande Bogyoke Aung San Market, ricco di artigianato, ma non solo. Poi un mercato della frutta, strapieno di merci, dove ai piani superiori c’è una sala giochi, ci divertiamo un po’ tutti insieme con attrazioni che sanno di festa paesana: lancio ai barattoli, tiro al bersaglio, autoscontro, ecc. Ecc. Nel pomeriggio lasciamo l’auto (anche perché scopriamo che la guida l’ha presa a sue spese) e ci immergiamo a piedi nel cuore della città, ricca di edifici coloniali, e nella Chinatown dove è proprio un’impresa camminare sui marciapiedi stracolmi di bancarelle, merci, cibo cucinato all’aperto con relativa gente che mangia. Visitiamo anche un tempio indù è uno cinese. Quando siamo ormai stanchi andiamo in riva al fiume per mangiare in un buon ristorante cinese, frequentato da locali danarosi. 16° giorno – 23 luglio Ormai il viaggio è terminato, la guida veramente impareggiabile ci accompagna all’aeroporto, partiamo alle 8.35 con la Qatar Airways, con la consapevolezza di aver conosciuto un Paese e un popolo meraviglioso e che la Birmania ci resterà sempre nel cuore ALCUNE INFORMAZIONI ALBERGHI: gli alberghi dove siamo stati sono tutti ottimi, puliti, spaziosi e a prezzi incredibili. Noi per una tripla con prima colazione, abbiamo pagato dai 25 ai 40 $. C’è da dire che luglio è periodo di bassa stagione. Gli hotel ci sono stati spesso consigliati da la guida ma comunque siamo stati sempre liberi di scegliere come volevamo, se non ci piacevano vedevamo qualcos’altro (raramente) . Eccoli di seguito: YANGON – hotel Tamada – centrale – 40$ (ce ne avevano chiesi 50, la guida ci ha fatto risparmiare) TAUNGOU – Mother’s House – 25 $ (ha un buon ristorante dove abbiamo cenato) KALAW – Dream Villa Hotel – 30$ NYAUNSHWE (LAGO INLE) Hotel Aung Mingalar 25 $ molto carino con un bel giardino MANDALAY – l’hotel consigliato da la guida non ci piaceva e ci siamo affidali alla Lonely Planet (di cui non sempre mi fido) Royal City Hotel – 30 $ MONYWA – Monywa Hotel 35 $ – grande tripla con veranda BAGAN – Gold Express 40 $ – ottimo, con una bella piscina, giardino molto curato, possibilità di fare colazione all’aperto (se non piove) CIBO Non ci sono problemi per mangiare, il curry birmano è buono ma dopo 4 – 5 giorni comincia a stancare. Si tratta di riso servito a scelta con carne (pollo, maiale, montone…) o pesce, in piccole porzioni, più varie portate di verdure e salsine piccanti, tutto sistemato in delle ciotole. La cucina birmana è consigliata solo per il pranzo, perché le pietanze vengono cotte la mattina, tenute in delle pentole e restano lì fino alla sera. In pratica è comoda quando si ha poco tempo o si vuole fare un pasto veloce. Spesso abbiamo mangiato cinese, la cucina è sicuramente più varia e fantasiosa. Mio figlio ha preteso per tre volte di mangiare pizza e l’esperienza non è stata esaltante. Per strada abbiamo evitato di mangiare, tranne 1-2 volte. Abbiamo invece spesso comprato della frutta: banane, frutto dell’albero del pane, anguria e altri frutti di cui non ricordo il nome. Per l’acqua non ci sono problemi si trova ovunque, così come la birra o la coca cola. I ristoranti si trovano ovunque, di alcuni dove siamo stati non conosco nemmeno il nome, alcuni ce li ha consigliati la guida, altri li abbiamo scelti tra quelli indicati nella guida. Comunque non abbiamo avuto nessun problema intestinale.

Ve ne indico alcuni con il prezzo per tre persone compreso di 1 o 2 birre e 1 coca cola YANGON: Junior Duck TAUNGOO: Mother’s House (8 €) KALAW: Seven sisters (9 €) LAGO INLE: un ristorante molto carino con vista sul lago di cui non ricordo il nome, vicino alla Phaung Daw O Pay (6 € per quattro persone) NYAUNSHWE: Smiling Moon (6 €) MANDALAY: Golden Duck (9 €) BAGAN: San Kabar Restaurant – pizza mediocre (10 €) Ristorante Sarabha – piatti abbondanti (8 €) Nanda restaurant con piacevole spettacolo di marionette (inizia alle 19.30) Bagan restaurant – pizza immangiabile, L’altro cibo non so com’è, c’è comunque la possibilità di collegarsi ad Internet CAMBIO Si cambia esclusivamente in nero, senza alcun problema. Rivolgetevi alla vostra guida o autista, o in Hotel o nelle agenzie che forniscono servizi ai turisti. Noi abbiamo cambiato 1 dollaro al tasso di 1280 Kyat a Yangon , 1250 a Lago Inle e Bagan . Ricordate di portare dollari in perfetto stato, ci è capitato che ce li rifiutassero se avevano anche un piccolo taglio ho un segno di penna. TRASPORTI Per spostarsi in Birmania ci sono due soluzioni: 1) i mezzi pubblici, consigliati solo a chi ama l’avventura e ha un grande spirito di adattamento, molto tempo a disposizioni e pochi anni sulle spalle. 2) girare in auto, che secondo me è la soluzione migliore. Non è possibile però affittare solo l’auto, bisogna avere anche un autista o un’autista e una guida. Viste le strade birmane, in pessimo stato di manutenzione e con indicazioni stradali inesistenti o scritte per lo più in birmano, credo sia meglio così. AUTO CON AUTISTA E GUIDA Se optate per l’auto potete decidere di prenderla con l’autista o di farvi accompagnare anche da una guida. Noi abbiamo scelto di prendere anche la guida perché avevamo letto bene di la guida e inoltre lui parla italiano. Avevo qualche riserva sul fatto di viaggiare con altre due persone sempre al seguito, ma poi la cosa non ci è proprio pesata, anche perché la guida si è dimostrato una persona discreta e per nulla invadente. Simpatico, affidabile, paziente, sempre premuroso e attento alle esigenze di ognuno di noi, ha fatto di tutto per rendere la nostra permanenza in Birmania piacevole e per farci risparmiare. Inoltre ho potuto impostare il viaggio come meglio credevo, decidendo i luoghi che volevo visitare, consultandomi con lui già dall’ Italia, ricevendo sempre puntuali risposte. Noi abbiamo pagato per tre persone 800 $ per 14 giorni, comprensivi di auto, carburante, pedaggi vari, vitto e alloggio per l’autista e la guida. Alla fine del viaggio è stato nostro piacere lasciare una mancia ad entrambi.

IGIENE Non ho avuto particolari problemi, gli alberghi e i ristoranti sono puliti, certo per le strade gli odori gradevoli e non abbondano. L’unico vero problema sono i WC, quando si è per strada bisogna accontentarsi di appartarsi in minuscole capannine di paglia o legno fornite di un buco sul pavimento. A PIEDI SCALZI NELLE PAGODE In Birmania, in tutti i posti sacri bisogna entrare senza scarpe, e visto che bisogna toglierle e metterle continuamente, è bene fornirsi di ciabatte, calzatura ufficiale della maggior parte dei birmani. Devo dire che durante il viaggio, l’esperienza di girare scalzi è stata spesso piacevole, ma alcune volte un po’ meno, per esempio quando pioveva o il pavimento era sporco o cosparso di pietrisco. Io ho comprato un sapone disinfettante e lo usavo al ritorno in albergo. TEMPO Il tempo durante la stagione delle piogge non è il massimo, quasi sempre nuvoloso, a volte piove, poco sole. Comunque siamo riusciti a vedere tutto senza rinunciare a niente. Abbiamo però evitato di andare al mare e di visitare la Gold Rock SALUTE Non abbiamo fatto alcuna profilassi antimalarica o vaccini vari. Siamo stati solo molto attenti (mai verdura cruda, frutta sbucciata, solo acqua imbottigliata anche per lavarci i denti), abbiamo portato una scorta di medicine di ogni tipo, abbiamo fatto una assicurazione per coprire le eventuali spese sanitarie, la sera usavamo regolarmente l’Autan. Fortunatamente non abbiamo avuto alcun problema, SITUAZIONE POLITICA La dittatura militare tiene il popolo in uno stato di miseria e mancanza di democrazia. Prima di partire avevo qualche perplessità, ora che sono tornata dico che è giusto andare, ho anche chiesto ai birmani e loro preferiscono la presenza dei turisti all’isolamento. L’importante è avere una visione critica e non foraggiare per quanto possibile questo governo, per esempio utilizzando i servizi offerti dai locali e non andando in hotel di lusso o con viaggi organizzati. Comunque per i turisti non c’è alcun problema, si può girare tranquillamente, raramente abbiamo visto militari in giro e la gente è meravigliosa e ben disposta verso gli stranieri. COMUNICARE CON L’ITALIA I cellulari sono inutili, non funzionano. Per telefonare dagli hotel o dalle varie agenzie di paga 5 $ al minuto. Per collegarsi ad Internet e inviare delle mail non ci sono particolari problemi, ci sono Internet Point in tutti i luoghi turistici, anche se bisogna considerare che a i collegamenti sono lentissimi e a volte va via la luce sul più bello. Io ho avuto qualche difficoltà a collegarmi con Yahoo, invece ho visto che con Gmail è stato più facile.



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