Albania in moto 2

Viaggio in libertà nel Paese delle aquile
Scritto da: artemisia59
albania in moto 2
Partenza il: 21/07/2018
Ritorno il: 28/07/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Ho impiegato 3 anni a convincere il marito che l’Albania potesse essere una meta di vacanza nuova e alternativa. Storicamente e geograficamente prolungamento della Grecia , parte anche dell’Impero Romano, ricca quindi di siti archeologici importanti, con un mare che può tranquillamente competere con quello greco, che da tanti anni privilegiamo per le vacanze estive. Alla fine, stremato, ha dovuto cedere e abbandonare i preconcetti. Ci imbarchiamo da Bari per Durazzo, con ritorno da Igoumenitsa, per cui percorreremo l’Albania da Durazzo verso sud. In andata preferiamo la traversata diurna, visto che la notturna, essendo breve, ci sbarcherebbe ad un orario antelucano che non ci permetterebbe ne’ di dormire in nave, ne’ di trovare un albergo con ceck in a quell’ora, ne’ di partire subito per altra destinazione, vista la stanchezza. Con GNV partiamo alle 13 e alle 22 siamo in porto a Durazzo, dopo una tranquillissima traversata. Cerco su Booking un hotel che abbia parcheggio per la moto, e che, soprattutto, sia facile da trovare uscendo dal porto. La scelta, azzeccata, cade sull’Hotel Ceka, che è ben segnalato dalla strada principale e ha come punto di riferimento il Museo Archeologico. Tra l’altro sarà l’unica volta che avremo ottimi e freschi cornetti a colazione (e pure il bidet).

22 luglio – DURAZZO-BERAT 100 km

Durazzo è una città senza infamia e senza lode, come praticamente tutte le città che incontreremo, figlia dell’edilizia comunista, e che cerca di adattarsi alla nuova spinta turistica. Ne esce un’accozzaglia di costruzioni e “abbellimenti” a volte al limite del pacchiano.

Vi sono pero’ punte di eccellenza, che noteremo in tutto il Paese, nella conservazione dei beni archeologici. Siti tenuti come gioielli, con costi di ingresso molto ridotti, ma davvero degni dell’inserimento avuto da molti nel Patrimonio Unesco. Il Museo Archeologico di Durazzo (ingresso 4 euro) è di estremo interesse, piccolo ma allestito con cura ed intelligenza. Lasciato il Museo, e dopo una breve passeggiata sul lungomare, ci addentriamo attraverso le antiche mura nel centro storico di questa importante città, per visitare l’anfiteatro romano risalente al II sec d.C.. Da qui si può scendere nel centro moderno, costituito da una grande piazza su cui si affaccia una moschea, e che prosegue con un grande viale che riporta al mare.

Bastata una mattina per girare un po’ la città, siamo pronti per partire per Berat, la “Città dalle mille finestre”, Patrimonio Unesco dal 2005

Percorreremo circa 100 km da Durazzo, per buona parte in superstrada, poi su strada provinciale discreta, e senza alcun traffico.

Alloggiamo alla Guesthouse Niko, 20 euro con colazione, e un comodo giardino recintato dove parcheggiare la moto in sicurezza.

Berat è una cittadina medievale, caratterizzata dall’impronta ottomana, le case bianche che quasi si toccano fra loro, e dall’essere divisa in due quartieri: Mangalem e Gorica, separati dal fiume e uniti da due ponti pedonali. Da girare a piedi, inerpicandosi fra le stradine tortuose. Ricca di chiese e moschee, è dominata dal castello sulla cima del monte Tomori, da cui si gode un bel panorama. Al tramonto il fascino di questa cittadina è davvero unico.Ceniamo alla trattoria Mangalemi, sulla terrazza con vista. La trattoria è molto consigliata; in verità abbiamo mangiato discretamente, ma nulla di più. I costi sono molto modesti, diciamo sui 10 euro a testa per una cena, anche se conoscenti albanesi ci hanno assicurato che per il tenore di vita del Paese, si tratta di prezzi davvero esagerati.

Noi restiamo solo una notte, ma la cittadina offrirebbe anche la possibilità di vacanze nella natura, risalendo il fiume e facendo addirittura rafting.

23 luglio – BERAT-ORIKUM 100km

Arrivati a Fier, è doverosa la deviazione per il sito archeologico di Apollonia, antica colonia greca. Il sito è perfettamente segnalato appena si entra nella città di Fier, da cui dista una decina di km. Sito ben tenuto con scavi ancora in corso e dove, nell’area adiacente il grande parco archeologico, vi sono edifici bizantini di pregio ed un museo. Dopo la visita, anziché tornare a Fier e prendere la superstrada per Valona e Orikum, propongo di fare una stradina interna che, sulla cartina, pare abbreviare il percorso. Il primo tratto, piacevole, è su strada di campagna, che man mano diventa sterrato, per poi terminare su una strada in costruzione. Tra tornare indietro e ripercorrere lo sterrato, preferiamo proseguire, gustandoci 4 o 5 km di strada in costruzione (ghiaione e terra) fino all’ingresso della superstrada, a cui si congiunge. Le mie solite buone idee…

Arrivati a Valona, ciò che vediamo non ci entusiasma: si entra attraverso una larga strada costeggiata da palazzoni tetri e fatiscenti o con tentativi di ristrutturazione, e si arriva su un lungomare ancora orlato di alti palazzi spesso adibiti ad hotel. Forse sarebbe il caso di addentrarci nella città per cercare qualche angolo più interessante, ma qualche nuvola scura ci esorta a proseguire. Arriviamo ad Orikum, dove abbiamo prenotato una stanza in una sorta di stabilimento balneare con camere, tale Maxola’s Dream. Orikum si trova in un grande golfo, con mare calmo, basso e cristallino. Il lungomare finisce con l’ingresso al sito archeologico dell’antica città greca di Orikos. Sul lungomare non c’è altro: quattro case mal disposte, qualche piccolo albergo e un paio di locali. Decidiamo di approfittare dell’ombrellone con lettini messo a disposizione da Maxola, anche se il cielo resta minaccioso. Tempo 10 minuti, e si scatena l’inferno: pioggia battente, fulmini, grandine, vento che trasporta via di tutto. Non ci rimane che scappare in camera, restando anche senza luce e, di conseguenza, senz’acqua. tremiamo al pensiero di cosa sarebbe stato di noi se un simile fortunale ci avesse beccati in moto…

Ma la tempesta, così come è arrivata, si placa, regalando un tramonto in technicolor.

Terminiamo la serata ancora a lume di candela (la luce non è tornata) sulla terrazza dell’albergo, dove si serve la cena, preceduta da un’ abbondante offerta di raki con stuzzichini.

24 luglio – Orikum-Borsh 72 km

Il tetto di canne sotto cui era stata parcheggiata la moto, è stato divelto dal vento, per cui troviamo i nostri caschi (che erano appesi capovolti), colmi d’acqua fino all’orlo. Non ci resta che mettere due buste di plastica come sottocaschi, e partire. Non possiamo visitare nemmeno gli scavi di Orikos (qualche minuto a piedi dall’Hotel) per via del fango.

Per arrivare al mare probabilmente più bello dell’Albania, dobbiamo “scavallare” un bel pezzo di montagna, salendo al passo di LLogara e poi ridiscendendo verso Dhermi, sulla costa.Si sale fino a 1000 metri e il fresco, e poi il freddo, si fanno sentire: è assolutamente necessaria la giacca pesante, e il casco bagnato non è proprio confortevole, specie per me facile al mal di testa.

Superata l’ombrosa zona montana, ci si affaccia su un panorama pazzesco: coste frastagliate e azzurro abbacinante a perdita d’occhio.

Da oggi in poi nessun hotel è stato prenotato, per permetterci maggiore libertà.

Ci fermiamo per un bagno in ognuna delle spiagge che incontriamo, assai facili da raggiungere dalla strada principale, con deviazioni asfaltate e ben segnalate.Palase, Drymades, Dhermi, Livadi. Tutte parzialmente attrezzate, con acqua cristallina e battigia sassosa che, man mano che si scende verso sud diventa più fine. Caratteristica un po’ inquietante, sono i bunker che punteggiano le spiagge, rimasti a fare da inutile avamposto. Costruiti in previsione di un attacco capitalista non verificatosi, restano come scheletri di un passato non tanto lontano. Scendiamo ancora superando il paese di Himare, forse l’unico a poter essere così definito, visto che per il resto non si incontrano che gruppetti di case o piccoli alberghi sparpagliati nella zona delle spiagge. Anche Porto Palermo non è un vero insediamento, ma una penisola dominata dalla fortezza che si protende nel mare azzurrissimo. Continuando ancora si arriva al paese di Borsh, la cui zona balneare sta per essere turpemente devastata da una costruzione selvaggia di hotel. Non ci fermiamo a dormire qui, ma in una piccola e silenziosa struttura lungo la strada provinciale.20 euro la stanza con colazione e 20 euro la cena.

25 luglio – Borsh-Ksamil 52 km

Ci mettiamo in viaggio, indecisi sulla tappa odierna.Prima sosta alla spiaggia di Lukove, anch’essa comoda da raggiungere dalla strada principale, attrezzata e non, di sabbia e sassi, con la solita acqua bellissima. Purtroppo pero’ anche oggi il mare è agitato, e immergersi fa un po’ paura, per via del fondo che scende a picco. Ulteriore sosta alla spiaggia di Kakome: solita deviazione dalla strada principale, poi una barriera e un paio di km a piedi. La spiaggia è piccola e non eccezionale: ma forse oggi non è la giornata con il meteo giusto per apprezzarla al meglio. Giunti a Saranda, ci rendiamo subito conto che non fa per noi. E’ obiettivamente una buona base strategica per i dintorni, offre sicuramente la possibilità delle classiche serate da vacanzieri per l’abbondanza di locali, ed ha un mare di livello. Ma non ci piace per i palazzoni che si affacciano sulla bella baia, per la quantità di gente che affolla le spiagge pressate di ombrelloni, per le barche e le navi che continuamente attraccano e ripartono, per i locali e i negozi senza personalità. Insomma qui il turismo, di sicuro incoraggiato dalle navi da crociera che hanno iniziato a fare tappa, è già la classica vacca da mungere, con poco rispetto del territorio e del carattere del luogo.

Continuiamo verso sud e il panorama cambia: le lagune salate che portano a Ksamil sono un ambiente particolarissimo e deserto; davvero un luogo fuori dal tempo. Qui tra l’altro ai tempi del comunismo furono posizionati degli allevamenti di cozze ancora in funzione. Si tratta di molluschi molto rinomati e pregiati.

Arrivati a Ksamil, di nuovo folla e confusione, ombrelloni appiccicati l’uno all’altro, ma in un clima più piacevole, da vacanze di 50 anni fa. Il mare, lungo le penisolette che si protendono verso Corfù, è turchino e trasparente, con sabbia bianca e fine, caraibico. Ogni spiaggetta è servita con ristorante bar e ombrelloni, al costo fisso di 100 leke (meno di 10 euro)per usufruire di ombrellone con due lettini.

Ora occorre cercare una sistemazione, ma non è difficile, con persone che lungo la strada offrono camere. Ci fermiamo quasi subito in un appartamentino attrezzato di cucina, con terrazzo, al costo di 30 euro. Resteremo 2 notti.

La serata a Ksamil si può passare passeggiando tra i vari lidi, piccoli e posizionati come nidi tra i rami di un albero, di qua e di là dalla ramificata penisola. Non mancano ristorantini e locali , ma il clima è molto familiare.

26 luglio – Ksamil

Trascorriamo la mattina al mare, in modalità di solito a noi sconosciuta, fermi su un’unica spiaggetta. Non mi sento bene, e non ce la faccio a fare più di tanto. Il mare è comunque splendido, anche se verso mezzogiorno la folla inizia a diventare impossibile da gestire, sia in acqua che fuori, per cui decidiamo di andarcene. Dalle spiagge è anche possibile farsi accompagnare in barca alle isolette di fronte, ma c’è pure chi lo fa a nuoto.

Pranziamo nel nostro appartamentino, avendo acquistato qualcosa di pronto nella bakery del paese e nel supermercato (praticamente sempre aperti). Oggi pomeriggio ci aspetta il Sito di Butrinto, il primo Patrimonio Unesco albanese. Da Ksamil la distanza è di 3 km, da percorrere costeggiando un altro tratto di laguna. Questo mi fa ricordare le cozze, che stasera non potrò farmi mancare: per sicurezza sulla quantità e qualità, ne acquistiamo due kg in pescheria.

Il Sito di Butrinto è assolutamente imperdibile, e anche se ci si trovasse in Grecia varrebbe sicuramente la pena di varcare la frontiera o farsi traghettare da Corfù per visitarlo. Enorme e ombreggiato, circondato da mura ciclopiche in parte percorribili, attraversa un periodo storico che va dal IV sec a.C., passando per il magnifico teatro del III sec. a.C, la Basilica Romana, fino al periodo veneziano e ottomano. Occorrono diverse ore per visitarlo, ma non sono faticose per via dei sentieri ombrosi e profumati di pino: una scoperta dietro ogni angolo. Ingresso 700 lek o 7 euro.

Torniamo a casa estremamente soddisfatti e possiamo affrontare le nostre cozze, contornate da patate fritte e birra. Enormi, piene, bianchissime, ma meno saporite di quelle dei nostri mari.

27 luglio – Ksamil-Argirokastro 70 km

Lungo la strada che torna a Saranda , ci sono due spiagge indicate verso sinistra, delle quali Pashqyrave sarebbe stata da visitare. Ma la strada per arrivarci è risultata troppo ripida e ghiaiosa per la nostra moto pesante e non enduro, per cui rinunciamo.

Superata Saranda, siamo diretti al Syri i Kalter, il famoso Blue Eye. Si tratta di una sorgente sotterranea, che genera una pozza profondissima dal colore centrale blu intenso. Tale sorgente si trova in un parco naturale molto affascinante, a cui si accede tramite uno sterrato di circa 3 km, dopo aver superato una sorta di sbarramento a pagamento (solo 100 leke per la moto). L’ambiente è quasi primordiale, e se non fosse così pieno di gruppi di turisti, sembrerebbe normale vedere spuntare qualche animale preistorico. Vi sono anche campeggiatori, e non manca chi si tuffa nell’acqua gelida nei pressi dell’occhio blu, nonostante l’espresso divieto.

Dopo una breve visita, continuiamo la strada verso Argirokastro, superando il passo di Muzina , e poi scendendo dopo molte curve ad un lungo rettilineo.

Arrivati al paese, ci fermiamo sul grande piazzale che precede l’ingresso vero e proprio, chiedendo informazioni sul nostro hotel, prenotato su Booking la sera prima: Bebej Tradicional. La ragazza dell’ufficio turistico fa una telefonata, e dopo pochi minuti arriva il nostro host, che ci accompagna facendo un giro alternativo per evitare le strade interne molto scivolose per la moto. Non per nulla è detta “la città di pietra”. L’albergatore, che si fa chiamare “Maradona”, è di una gentilezza al limite dell’imbarazzante. Ci fa parcheggiare la moto in una sua rimessa apposita e ci accompagna con la sua auto fino al castello, pregandoci di chiamarlo quando vorremmo rientrare. Naturalmente non lo faremo, visitando la fortezza con calma e girando il delizioso paese di impronta ottomana,costruito totalmente in pietra, dai tetti delle case all’impiantito delle stradine. Torneremo a piedi con una breve e piacevole passeggiata. Da non perdere, all’interno della Fortezza, il Museo annesso (si paga un biglietto a parte di 400 leke); in particolare, non dimenticare di salire al piano superiore del Museo, attraverso una scala che si trova nei pressi dell’uscita, e che pare non portare da nessuna parte. Invece porta ad una zona che mi ha lasciata interdetta: innanzitutto vi è una collezione enorme di armi dell’esercito albanese, che sembrano pronte ad affrontare una nuova battaglia, ma soprattutto, alle spalle della collezione c’è una porta che sembra quella di bagni pubblici, invece va verso le prigioni: un’esperienza direi drammatica . In questa zona, non segnalata, non c’era anima viva. Nemmeno un custode, e questo ha aumentato l’effetto straniante.

Stasera è la sera dell’eclissi lunare, che osserveremo dalla terrazza dell’albergo, in compagnia del padre di Maradona, un signore greco che non ci farà mancare una buona dose di raki per aguzzare la vista…

28 luglio frontiera

Finisce oggi,dopo 30 km di rettilineo da ArgiroKastro, alla frontiera greca di Kakavia, la nostra avventura albanese. Siamo diretti nella Zagoria e nel Pelion, ma questa è un’altra storia…

Consiglierei l’Albania a chi ama i siti archeologici e la natura, a chi ama il mare, ma senza pretendere di avere un paesino tradizionale da girare la sera: i paesi tradizionali sono piuttosto nell’interno. Il popolo albanese è fiero e gentile, onesto e accogliente.

All’Albania auguro di riuscire a sviluppare il turismo, ma senza, naturalmente, deturpare il paesaggio con costruzioni insensate. Nel dubbio, consiglierei di non aspettare troppo a visitarla.

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Parco del Blu Eye



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