Tour delle di quattro capitali balcaniche

In moto alla scoperta di Sarajevo, Belgrado, Zagabria, Lubiana
Scritto da: LauRob
tour delle di quattro capitali balcaniche
Partenza il: 09/08/2015
Ritorno il: 16/08/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
DIARIO DEL MOTO VIAGGIO DELLE QUATTRO CAPITALI BALACANICHE

SARAJEVO, BELGRADO, ZAGABRIA, LUBIANA

***

Persone: 2

Kilometri percorsi: 2.200

Mezzo: Harley Davidson Sportster XL 1200C del 2007

Periodo: dal 9 al 16 agosto 2015

***

Prima tappa: Udine – Zara km 440

Partenza da Udine alle 9 circa. La temperatura è ancora mite, ma le previsioni meteo indicano temperature torride. Superata Trieste, varchiamo il confine Sloveno di Pesek. E’ possibile giungere in Croazia senza fare la vignetta per l’autostrada slovena, allungheremo di poco la strada ma risparmieremo qualche euro. Raggiunto e superato il confine sloveno – croato di Pasjak, dopo una decina di kilometri imbocchiamo l’autostrada croata in direzione di Zagabria. Sosta a Rijeka per sgranchirsi le gambe, fare rifornimento e mangiare un burek agli spinaci. Appena ripartiti incrociamo un harleysta in Glide che dall’ atra parte della carreggiata, ci saluta con ampi gesti. Fa tanto caldo e l’ autostrada è una lingua di asfalto incandescente che attraversa l’ entroterra. Abbandoniamo la direttrice A6 per Zagabria, per imboccare l’ A1 che ci porterà a Zara, dove arriviamo alle 17 circa. Breve sosta alla prima stazione di servizio per il rifornimento, dove incontriamo una coppia di motociclisti emiliani con cui scambiamo qualche battuta sullo stato di salute dei reciproci sederi. Sistemati i bagagli nel B&B già prenotato dall’ Italia, visitiamo il centro. Il paese è piuttosto vivace e passeggiando per le minuscole vie in lastricato circondate da negozietti di tutti i generi, ci dirigiamo verso la Cattedrale di Santa Anastasia e la Chiesa di San Donato. La vera attrazione di Zara è però l’ organo marino, situato sul lungomare. Si tratta di un’ orchestra della natura, dove l’ abilità umana si sposa con l’ energia del mare, dando vita ad un concerto perpetuo irripetibile nelle sue variazioni musicali. Fantastico. Cena a base di tonno fresco ai ferri e patate in tecia.

Seconda tappa: Zara – Spalato km 170

Percorriamo la costiera. Il caldo è insopportabile. Il traffico di vacanzieri è intenso. Spiagge e spiaggette di ciotoli e mare cristallino ci accompagnano fino a Sebenico, dove facciamo una breve sosta. La città risulta molto caotica e poco dopo ripartiamo. La costa, è sempre alla nostra destra regalandoci visuali da sogno. Una spiaggia di ciotoli attira la nostra attenzione; annotiamo la localtà: Marina. Sul lato opposto della strada, incontriamo tantissimi motociclisti con cui scambiamo il nostro classico saluto con le due dita della mano sinistra a “V”. Spalato è ormai vicina, come possiamo notare dalle numerose scritte sui muri inneggianti l’ Hajduk Football Club. Arriviamo a destinazione nel primo pomeriggio e raggiunto l’ alloggio, ci regaliamo un pomeriggio di relax al mare. In serata, breve visita della città in moto.

Terza tappa: Spalato – Sarajevo km 310

Il tour entra nel vivo. Oggi lasceremo la costa croata, per dirigerci verso l’entroterra della Bosnia Ervegovina. Decidiamo di percorrere ancora la costiera, preferendola all’autostrada. Dopo pochi kilometri, ci ritroviamo bloccati in coda. Con cautela e massima prudenza, pazientemente superiamo la fila di auto e dopo la città di Omis, finalmente abbiamo strada libera. Paesaggi fantastici ci accompagnano fino a Makarska una delle destinazioni estive più famose in Croazia grazie alla sua splendida costa; ci fermiamo per riposare un po’, goderci il panorama e dissetarci con una malo (piccola) Karlovacko pivo.

E’ mezzogiorno passato quando ripartiamo, salutando il mare e arrampicandoci sulla strada che ci porterà al confine Croato – Bosniaco. Il primo tratto di strada è in salita, caratterizzato da curve e contro curve a strapiombo sul mare che invita ad aprire la manetta dedicandoci ad un po’ di guida sportiva. Keep calm and open gas!!! Scolliniamo, superando il nucleo abitato di Kljenak e dopo aver imboccato e percorso un breve tratto dell’autostrada A1 giungiamo al confine. Il valico si trova in quota; il vento è fortissimo e caldo. Sbrigate senza particolari problemi le formalità per l’ espatrio, ci dirigiamo verso Mostar. Notiamo il bivio per Medjugorje, incontrando alcune auto con targa italiana. Giungiamo a Mostar nel primo pomeriggio e subito notiamo la presenza di alcuni minareti. La temperatura è elevata. Nel giro di poco tempo, la costa ed il mare hanno lasciato posto ad un misterioso ed affascinante paesaggio medio orientale. Raggiungiamo il centro della città lasciando sulla nostra sinistra alcuni palazzi con evidenti segni della guerra. Parcheggiata la moto in un luogo sicuro e ben visibile, cambiamo un po’ di valuta in Marchi Bosniaci ( 1€ equivale a circa 2 Marchi ). Ci colpisce vedere un uomo sdraiato a terra ed i suoi figli scalzi che giocano in strada e poco più in la, una giovane ragazza che rovista nei cassonetti dei rifiuti. Ci ristoriamo con dei burek al formaggio, prima di dirigerci verso il famoso Stari Most. Il ponte, costruito quasi cinque secoli fa, fu distrutto durante la guerra in Bosnia Erzegovina nel 1993. Le unità croate lo bombardarono per due giorni finché, il 9 novembre, il ponte crollò nel fiume. La distruzione del Ponte Vecchio fu l’apice della drammatica guerra che i croati conducevano contro i propri fino a ieri amici, vicini e alleati: i musulmani bosniaci. Oggi è popolato da bancarelle che formano tutte assieme un vero e proprio suk in stile turco.

E’ ora di lasciare Mostar e riprendere il cammino verso Sarajevo. Si preannuncia un violento temporale e preferiamo indossare l’equipaggiamento impermeabile. Costeggiando la “Neretva”, sotto la pioggia percorriamo la M17. La strada è piuttosto impegnativa, fatta di curve, gallerie non illuminate e pavimentazione precaria. Il punto peggiore è stato quando abbiamo incontrato una galleria priva di illuminazione e con il fondo fresato… non finiva più. E’ ormai l’ imbrunire quando arriviamo a Sarajevo fortunatamente non piove più. Impostiamo il GPS per raggiungere l’ alloggio, ma il navigatore non conosce la via. Contattiamo telefonicamente il proprietario che molto gentilmente ed in perfetto italiano, ci dice di attenderlo nel parcheggio dello stadio. Un branco di cani randagi, spaventati dal rombo della moto, abbaiano minacciosi. Finalmente, accompagnati da Neno, il proprietario, giungiamo a destinazione. Mentre seguiamo l’ auto di Neno, nonostante ormai sia buio, scorgiamo diversi minareti e numerosi passanti vestiti con i caratteristici abiti mussulmani. Onestamente siamo un po’ spaesati: non ci aspettavamo di trovare una città con così tanti ed evidenti segni medio orientali. L’ ospitalità dei padroni di casa è stata eccezionale: birra, pane fresco ed affettati ci hanno accolto appena arrivati. La coppia, Neno e la moglie, hanno vissuto diversi anni in Italia, per quasi tutto il periodo del conflitto sui Balcani. Ci hanno raccontato diverse cose su Sarajevo e sulla difficile convivenza, un po’ in tutte questa zona, tra cristiani e mussulmani. Attualmente si tollerano a vicenda, ben sapendo, come hanno affermato loro, che la guerra è stata una sconfitta per tutti. Il 95 % della popolazione di Sarajevo è di fede mussulmana. Dalla camera del nostro appartamento, ben arredato con una zona “cristiana” ed una “mussulmana”, scorgiamo alcuni palazzi squarciati da raffiche di mitra risalenti alle guerra del ’90.

Quarta tappa: Sarajevo – Belgrado km 300

La mattina successiva, alla buonora, raggiungiamo il centro di Sarajevo, visitando il quartiere di Bascarsija, che in turco significa il grande mercato. Qui ci sono le botteghe dei mercanti, la torre dell’ orologio, il vecchio bazar, l’ antica chiesa ortodossa costruita proprio in mezzo alle moschee. Fa effetto vedere un campanile accanto ad un minareto: immagine simbolo della coesitenza di due fedi religiose nella stessa città. E’ mezzogiorno quando ripartiamo per Belgrado. Il navigatore è in palla e non ci aiuta a trovare la giusta strada. Grazie al cellulare, riusciamo ad orientarci un pochino e ad imboccare la strada per il primo villaggio da raggiungere: “Pale”. Stiamo per affrontare i Balcani: il paesaggio cambia immediatamente e rimaniamo meravigliati. Ci aspettavamo di trovare delle montagne brulle e rocciose ed invece ci troviamo davanti a delle splendide cartoline che molto ricordano quelle dell’ Austria, con tanto di mucche al pascolo. Scollinata la quota più alta, raggiungiamo il fondo valle con la Drjina alla nostra destra. Siamo a Zvornik a pochi passi dal confine tra Bosnia e Serbia. Il confine tra le due nazioni è posto a cavallo delle due sponde della “Drijna”. Proviamo una forte emozione quando percorriamo il ponte, posto tra i due controlli di frontiera: alle nostre spalle abbiamo appena superato quello Bosniaco, davanti ci aspetta quello Serbo. La procedure di espatrio, si svolgono senza alcuna difficoltà; anzi un poliziotto Serbo, sembra divertito dalla GoPro che monto sul casco. Ora siamo in Serbia. Percorriamo almeno una dozzina di kilometri su una strada impossibile: pavimentazione rattoppata alla meno peggio, costellata da numerose buche e passaggi a livello senza barriere. Fortunatamente poi la situazione migliora e con un caldo infernale percorriamo la strada che ci porterà a Sabac, dove imboccheremo l’autostrada per Belgrado. Giungiamo nella capitale serba verso le 19,30 e a causa del navigatore ancora fuori uso, fatichiamo non poco per trovare l’ alloggio. Siamo stremati, stanchi e accaldati.

Il giorno successivo, il programma prevede una pausa di riposo, che dedichiamo al sonno la mattina, alla riparazione del sistema di navigazione ed alla visita della città al pomeriggio ed alla sera.

Belgrado si presenta come una città moderna e vitale. Visitiamo la Stari Grad, la città vecchia in cui si trovano la fortezza e la confluenza tra la Sava ed il Danubio. Peccato notare che nella fossa che costeggia la cinta della fortezza, siano stati ricavati campi da tennis e da basket, che nulla ci azzeccano con il contesto. Numerose le bancarelle che incontriamo con oggetti di tutti i tipi, comprese t-shirt con l’ immagine del premier russo Putin! Decidiamo di cenare nel quartiere di Skadarljia, una piccola Montmartre, con orchestrine rom (talvolta troppo invadenti), artisti di strada e bancarelle vintage. Abbiamo gli ultimi dinari da spendere e le banconote sono tante, ma… il valore è poco (1€ equivale a 112 dinari serbi!) anche per i prezzi stracciati serbi per una perfetta cena a base di ottima carne e buona Jelen Pivo; fortunatamente esiste la carta di credito!

Quinta tappa: Belgrado – Zagabria km 390

Percorriamo in autostrada tutti d’un fiato i quasi 400 km che dividono le due capitali. La temperatura è molto alta e il traffico è intenso a causa del rientro in Svizzera, Francia, Germania, ecc dei Serbi che lavorano in questi paesi. Al confine tra Serbia e Croazia, un poliziotto serbo nervosetto, mi fa togliere in malo modo la GoPro dal casco, ma l’ episodio termina lì. Notiamo un’ auto con a bordo una coppia di giovani mussulmani, costretti a vuotare l’ intero bagagliaio per un controllo doganale: poveretti. Nel pomeriggio raggiungiamo Zagabria. La stanza, molto ben arredata e tanto accogliente, si trova fuori Zagabria nel polmone verde della città posto in collina: paesaggio e tranquillità indimenticabili. In serata visitiamo la città. Situata sulle rive del fiume Sava, Zagabria risulta particolarmente suggestiva, dall’aspetto mitteleuropeo, ricca di palazzi decorati ed eleganti; è una città decisamente da vivere. Cena perfetta in un locale in, scelto per caso. Spesa modesta.

Sesta tappa: Zagabria – Lubiana km 140

E’ la tappa più breve e più facile. A parte un temporale che ci costringe ad indossare l’abbigliamento anti pioggia, giungiamo a Lubiana senza nemmeno accorgerci. Appena superato il cartello indicante Lubiana, un rumore di ferro rotolante sulla strada, ci stoppa all’ improvviso. Abbiamo perso clacson e copri clacson. Notiamo che anche la luce della targa non c’ è più. Poca roba dopo quasi 2000 km. Alloggiamo in centro, a due passi dal triplo ponte. Lubiana è la più piccola capitale europea. E’ una città molto, molto carina, signorile, romantica e particolarmente accogliente. E’ frequentata da tanti giovani iscritti all’ università internazionale. Ha un architettura sorprendente con numerosi palazzi dal sapore austro ungarico. Il castello domina la città. Numerosi i caffè ed i ristoranti presenti in centro. E’ Una città straordinaria. Cena da Sokol in centro. Gibanica super!!! Velika (grande)Pivo Ozujsko Super!

Settima tappa: Lubiana – Udine km 160

Il tour è giunto all’ ultima tappa. Pioggia lungo tutta la strada e rientro in Italia dal valico triestino di Fernetti. Rientro a casa e pugno alzato al cielo in segno di vittoria: ce l’abbiamo fatta!

Laura e Roberto



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche