Vulcano e Lipari, Isole Eolie di ME

Vulcano e Lipari, Isole Eolie (ME) Premesso che in questi posti, fare assolutamente niente è la cosa ideale, vi raccontiamo quello che, invece, io (Loretta) e Domenico abbiamo fatto. E' l'ennesima volta che vado su queste isole (anche se ne conosco bene solo quattro: Lipari, Salina, Vulcano, Panarea) ma l’incanto che riescono a produrre è...
Scritto da: loretta
vulcano e lipari, isole eolie di me
Partenza il: 18/07/2005
Ritorno il: 25/07/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Vulcano e Lipari, Isole Eolie (ME) Premesso che in questi posti, fare assolutamente niente è la cosa ideale, vi raccontiamo quello che, invece, io (Loretta) e Domenico abbiamo fatto.

E’ l’ennesima volta che vado su queste isole (anche se ne conosco bene solo quattro: Lipari, Salina, Vulcano, Panarea) ma l’incanto che riescono a produrre è sempre lo stesso. Si torna indietro di millenni, si aspetta di vedere Omero e le Sirene (anche se è facile incontrare i vip di turno…), c’è una vegetazione rigogliosa e selvaggia da guardare con soddisfatta ammirazione.

Come tutte le isole, sono luoghi in cui tutto, cibo, profumi, scenari naturali, vegetazione che ha preso il sopravvento ovunque, sono di una semplicità così ovvia che ci si scopre ridicoli per la vita sofisticata che conduciamo in città. Devo riconoscere che sono fortunata, perché a RC dove abito, anche se non è proprio un’isola, le atmosfere, in alcuni luoghi, sono similmente…Consolatorie.

Per portarci la mia Vespa io e Domenico abbiamo fatto viaggi separati. (per poi sentirgli dire che l’affitto di uno scooter 50cc. Costava per una settimana 60€…Ma la mia Vespa è 125…E poi dipende dall’isola, a Salina, che non è la più cara, come lo è Panarea, anni fa ho pagato per un giorno 50 mila lire). Partiamo tutt’e due da Rc, io con gli aliscafi Usticalines, biglietto €17,50 +€ 1,00 di contributo d’ingresso, stabilito dal comune di Lipari, visto che queste isole sono state dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità, nonché Riserve naturali orientate. Navigazione durata due ore circa.

Domenico e Vespa, sempre da Rc con N.G.I fino a Messina, € 7,50, poi su strada fino a Milazzo e poi con Siremar € 18,50 fino a Vulcano. La N.G. I. Da RC non ha viaggi frequentissimi e meno ancora il sabato, che le corse sono ogni due ore. Si rimedia da Villa S. Giovanni. Domenico, che parte prima, ci impiega quattro ore scarse.

Per chi arriva dal centro Italia, per esempio, c’è la nave da Napoli, che impiega quattro ore e del quale collegamento ho sentito decantare le lodi. Poi c’è aeroporto dello Stretto, a RC, con collegamenti da e per Milano e Roma.

Sulle isole, durante il periodo di massima affluenza (luglio agosto) non è consentito lo sbarco di alcun mezzo. E’ possibile solo se si possiede un documento (vaucher o altro contratto) che certifichi il periodo di soggiorno su un’isola quali ospiti di hotels, appartamenti, si provi di essere ospiti di privati o turisti in dimora nella propria casa.

Mentre ci si avvicina è uno spettacolo guardare le isole che man mano si ingigantiscono, come se emergessero dall’azzurro accecante e godere di una brezza che ristora, nonostante i trenta gradi e più.

Arrivo Sbarchiamo di pomeriggio, quasi contemporaneamente, a Vulcano dove ci accoglie Marco, gentile operatore turistico della www.Holidayeolie.Com , società turistica alberghiera, che ci accompagna all’alloggio. Il nostro bilocale a Vulcanello, visibile sui siti, l’abbiamo prenotato con internet da www.Eoliando.Com., è costato € 340 la settimana dal 18 al 25 luglio (da sabato a sabato). Da aggiungere 26€ di pulizia e 26€ di spese d’agenzia. C’è inolte una cauzione di € 100 da versare al ritiro delle chiavi e che viene restituita alla riconsegna (salvo danni all’appartamento). In tipico stile eoliano, con colonne bianche (pulère), bouganville, pini, piccolo terrazzo (bàgghiu) e il gradino di pietra che fa da sedile (bìsola).

L’alloggio eoliano, essenziale e funzionale, secondo noi è un elemento che caratterizza questo tipo di soggiorno.

Ci sistemiamo e cominciamo, con una rilassatezza che avevamo dimenticato, ad assaporare il luogo. Il “centro”di Vulcano si sviluppa fra i due porti di Levante e di Ponente, sull’istmo che collega l’isola a Vulcanello, collinetta alta 123 mt, sorta dal mare nel 183 a.C. Da un’eruzione sottomarina. E’ una zona con tanto verde dove l’aria condizionata, (che c’è nelle case) non serve. La sera rinfresca tanto da sentire l’esigenza di un maglione di cotone..

Abbiamo fatto un’escursione con lo scooter verso la zona alta dell’isola, in località Piano, da dove, fra agavi (dette in dialetto zammàre) alberi, silenzio, profumo di resina d’alberi, c’è un panorama indescrivibile sul mare e le altre isole: Salina, Lipari, Panarea e Basiluzzo, Stromboli, Alicudi e Filicudi. Si costeggia il Gran Cratere, la cui sommità ancora fumante, è raggiungibile in un’ora di cammino; meglio se con persone esperte, calzature che coprono il piede, pantaloni e maglietta, percorrendo un sentiero segnalato. Si può scendere nel cratere facendo attenzione a non respirare le esalazioni sulfuree perché sono tossiche.

Scendiamo verso Porto Levante, accanto al quale c’è il laghetto dei fanghi, terme a cielo aperto (ingresso 2 € a persona), profondo al massimo 1,20mt, con acqua a temperatura di 34 -37 gradi, tenuta costante dai numerosi soffioni che la fanno ribollire creando un benefico effetto idromassaggio. Molte persone, giovani ed anziani, si immergono in quell’acqua di colore grigio, non proprio profumata, ma dalle proprietà curative notevoli; con cicli da dieci – dodici bagni (una al giorno di durata diversa a seconda delle patologie) si curano dolori reumatici e artrosi; con il fango depositato sul fondo si può fare una maschera al viso e al corpo, particolarmente indicata per dermatiti, psoriasi e varie della pelle, la pelle grassa diventa morbida e liscia che è un piacere. Meno indicata per le pelli secche. Quando si lava via il fango dal viso (è raccomandato farlo nel laghetto stesso e non in mare, per non disperdere il fango) attenzione a non schizzarsi gli occhi: il bruciore è insopportabile e il rimedio è la guardia medica o, come ci ha detto qualcuno, qualche goccia di limone…Che nell’occhio che già brucia non deve essere simpatico. Il mattino presto o al tramonto sono i momenti migliori per fare i fanghi e i bagni.

Domenico si è immerso: il suo sogno, l’acqua del mare bollente, si avvera. E la cosa l’abbiamo ripetuta nei giorni appresso.

Uscendo dal laghetto, se è sera, è opportuno coprirsi con un accappatoio o una tovaglia perché si sente freddo. Tutto intorno, tra le rocce gialle di zolfo, ci sono emissioni di vapori caldissimi, ai quali accostarsi per un benefico effetto.

Accappatoio o tavaglia da usare solo per questa necessità perché si impregna, come il costume, di un bell’”olezzo” di uova marce! Che va via con un ammollo in sapone… A proposito: sull’argomento ci avevano detto dell’insopportabilità dell’afrore. Per noi (e non solo per noi, da quanto abbiamo appurato) sopportabilissimo. Forse abbiamo avuto descrizioni esagerate.

Torniamo a casa, ci laviamo a riusciamo per andare a cena. (Alla fine vedi ristorazione) Secondo giorno: con la Vespa raggiungiamo la spiaggia di Capo Gelso, a sud dell’isola (venti min da Porto Levante), racchiusa tra due costoni di roccia, rigorosamente lavica, vicino al vecchio faro: sabbia nera, poca gente e compagnia di tantissime innocue vespe, inteso come insetti non come scooters! Sempre meglio avere una pomatina appresso… Nel tardo pomeriggio facciamo un giro, in costume e pareo, per negozietti. Abbiamo notato che avevano ben poco di tipico: ho visto gli stessi caftani-copricostume che ci sono al mercatino della mia città, ad un prezzo maggiorato! Costumi a 15 € che i cinesi vendono a 5: gli stessi costumi! Abiti da gran soirée e ceramiche che sono uguali dalle Alpi al Lilibeo, che costano tanto e che cambiano solo la scritta: Vulcano, Postano, Taormina… Abbiamo acquistato, invece, simpatiche e personalizzate ceramiche, appendistrofinacci e varie, a soli 2 euro al pezzo, dal venditore ambulante a Porto Levante, di fronte la Pozza dei fanghi. Non solo per il prezzo più basso ma per l’originalità degli oggetti che non c’era nei negozietti.

W la globalizzazione. In un negozio, però, Domenico ha trovato una bella camicia.

Terzo giorno A Vulcano c’è un centro: “L’oasi della salute”, che ha tre piscine geotermiche con acqua captata a 60 mt di profondità, ad una temperatura media di 65°, arricchita di sali minerali. Le piscine hanno temperature da 29° a 37°, con differenti postazioni di idromassaggio le quali si ritengono efficaci per problemi circolatori, recuperi post traumatici, e patologie varie dell’apparato locomotore. Soprattutto se stai bene, con un passaggio dentro ste piscine stai meglio! Ingresso mattino ore 9,30 – 13,30 pomeriggio 15,30 – 19,30, € 12 + € 1 la cuffia (obbligatoria). I 12 € sono relativi all’ingresso o al mattino o al pomeriggio. 18 € se si vuole stare la giornata intera. Sono possibili anche abbonamentio. Consigliato accappatoio appresso, specialmente se si sta di sera. Su appuntamento si possono fare trattamenti di fisioterapia, massoterapia, cure armoniche (massaggi antistress) a prezzi che variano dai 30 ai 50 € a seduta. Noi abbiamo utilizzato solo le piscine, in una giornata particolare nella quale…Il sole era andato in ferie.

Quarto giorno Soprattutto perché Domenico non la conosceva, siamo andati a Lipari, antica Meligunis = la dolce. Costo solo aliscafo 2,50 €; noi due più la Vespa € 11,50 a tratta, con N.G.I.

Lipari è più…Urbana e meno “puerto escondido”. Dal porto siamo saliti su, fino alle cave di pomice, alle colate di ossidiana, alle Rocche rosse, per rivedere ancora uno spettacolo abbagliante di mare, isolette, barche e silenzio. Era fastidioso anche il rumore della nostra vespa… Siamo passati dalle località Porticello, Punta Castagna, Acquacalda, Quattropani e Quattrocchi, per vedere l’arcipelago da altre e meravigliose angolature fino a tornare giù. Non siamo stati alle terme di S.Calogero, dove si trova la “stufa” di costruzione romana, oggi inglobata in uno stabilimento.

Da Quattrocchi siamo scesi all’Acropoli, detta il Castello.

Lipari è stata popolata gia dal 4000 a.C. Da uomini attratti dalla risorsa che era l’ossidiana, a quel tempo eruttata dal monte Pelato a NE di Lipari. Da ciò i numerosi resti del neolitico, della prima metà dei metalli, dell’età del bronzo e dell’età ellenistica.

Da visitare Il Museo Archeologico Eoliano di Lipari (cosa che su un’isola sembra una cosa fuori luogo) feriali 9 -13 15,30 18,00 festivi 9,00 13,00. Biglietteria 9,00 – 12,30 15,00 – 18,00; è diviso in più sezioni, distribuite in diversi locali, vicini tra loro. Ha la maggiore raccolta di resti preistorici, epigrafici di cippi e steli funerarie, vulcanologici e archeologia sottomarina. Sono conservate numerose copie di maschere teatrali che rappresentano i personaggi delle tragedie greche: oggetti alti 8cm,che venivano offerti a Dionisio, dio del teatro. Sono importantissime perché danno una raffigurazione precisa dei principali personaggi del teatro antico.

Cattedrale di San Bartolomeo apostolo, protettore delle isole, (veneratissimo e festeggiatissimo il 24 agosto, il corpo giunse miracolosamente su una zattera, presso le rive dell’isola) con campanile, fatta costruire dal normanno Ruggero I. Entrando, appena sulla destra, si può accedere al chiostro normanno del XII sec. Ingresso al chiostro € 1.

Sempre all’Acropoli Chiesa dell’Addolorata, Chiesa dell’Immacolata.

Anche a Lipari, relativamente alla “tipicità”dei prodotti, l’aspetto standardizzante della globalizzazione non ci ha risparmiati, o siamo stati noi poco accorti …O per via del fatto che molte cose ci sono famigliari.

Abbiamo cenato in una trattoria che in quanto a tipicità trasudava! Di questo tipo di esercizi di ristorazione ce ne sono abbastanza, basta dare un’occhiata. Se poi si vuole altro c’è il Filippino, ristorante storico di Lipari, o Il pirata a Marina Corta, alla fine della salitina che porta alla Chiesa di S. Giuseppe; il locale è proprio sull’acqua.

Ovunque, nelle pietanze, si trovano i capperi. I capperi e i “cucunci” tipici di queste isole insaporiscono ogni piatto. Il cappero è il bocciolo del fiore; il vero frutto è una bacca ovale che si chiama “cucunciu” che, se raccolto molto acerbo si conserva sotto aceto e si usa nelle insalate, come abbiamo più volte gustato.

Rientro con la nave delle 2,55! Quinto giorno Acque Calde: esattamente quello che significa. Accanto la pozza dei fanghi, verso il mare (20 mt), c’è un lido e la spiaggia libera. Proprio sotto il laghetto dei fanghi c’è il mare che bolle! Si notano sul fondo le numerose piccole aperture da cui esce il soffio caldo che riscalda l’acqua fino a 35 gradi! Anche lì , sotto qualche scoglietto, in prossimità del soffione, si trova il fango. Ovviamente proprio lì non si vedono pesci… Gli scogli sulla riva consigliano ciabatte adeguate.

Sesto giorno Per esorcizzare la perdita dell’aliscafo per Panarea abbiamo fatto il bel giro dell’isola in barca. Costo 10 € a persona, durata due ore circa. Gli addetti non fanno altro che andare in giro commercializzando a gran voce la gita in barca. Si possono vedere spiagge, calette raggiungibili solo via mare, le coste, formate da enormi strati di lava solidificata, la valle dei mostri, figure create dalla lava (c’è un perfetto enorme profilo di testa di leone), la Parete e lo Scoglio della Sirenetta (meta dei sub) e appresso la grotta del Cavallo o dell’Eremita. Al suo interno vi sono gallerie, laghetti, formazioni di stalattiti che, per via delle acque sulfuree e dei vapori, hanno creato delle formazioni di volte a cupola molto particolari. (Ci hanno riferito che è detta “del Cavallo” perché di notte si raccolgono i cavallucci marini attratti dal riverbero dalla luna…). Se lì l’acqua fosse stata più pulita (erano evidenti scarichi di barche) avremmo potuto fare il bagno…Che abbiamo fatto più avanti, ma le meduse… Terminato il giro in barca ci siamo fermati fino al tardo pomeriggio, alla spiaggia delle sabbie nere, porto di Ponente, molto frequentata e attrezzata di lidi, preferiti da Domenico. Io scelgo scogli e fondali.

Settimo giorno: preparazione bagagli perché alle 11,00 c’erano aliscafo e nave pronti agli imbarcaderi.

Nell’attesa, come durante altri pomeriggi, “Remigio”, di fronte l’imbarcadero degli aliscafi, vi può ristorare con le sue granite. Da assaggiare di gelsi, fichi, limone.

Si parte: Domenico ha la malinconia che prende inevitabilmente quando si lasciano questi paradisi. Gli ho ricordato che tornarci è uno scherzo…

Ristorazione: Ovviamente si può pranzare e cenare a casa. Fare la spesa presso uno dei tre market (per es. Il M.E.E.B. Affiliato Crai Porto Levante, o la Despar di fronte la Chiesa) non è particolarmente dispendioso.

Il ristorante “Don Piricuddu” ci ha deliziati con due antipasti di mare (dieci portate di misto pesce, cozze, alici, gamberi, frittelline di neonata e i fantastici moscardini ecc.), “gnocchetti alla Don Piricuddu” con gamberi e profumate cime di finocchietto, pasta con le sarde, vino, grappa: €25 a persona.

Per cena o per il dopo cena, sono accoglienti e rilassanti le “Cantine Stevenson”, dal nome di uno scozzese che nell’’800 comprò tutta l’isola e che scappò vendendo tutto, dopo l’eruzione del 1888. Di fatto sono delle fresche terrazze sul porto Levante. Abbiamo gustato una buona pizza, un panpizza e un’insalatona eoliana, ottime e assortite birre (due piccole e una media) € 14 a persona; un gustoso dolce, due flute di passito totale €14.

Sempre da “Stevenson” il dopocena, con musica dal vivo, si può trascorrere sorseggiando il Malvasia (il vino del vulcano, detto così da Guy de Moupassant) con i biscotti al sesamo e alle mandorle (piparelli) o, unicamente il passito, vino dolce “da meditazione”, fatto con l’uva appassita al sole della varietà Malvasia. (Anche se mi hanno servito il passito non di Malvasia delle Lipari, ma di Pantelleria…).

Posto da non perdere è la terrazza-ritrovo-pizzeria “ A Zammàra di Conti”, sulla spiaggia di sabbie nere, Porto Ponente. La professionalità si può notare da tante piccole e grandi cose. Anche lì abbiamo mangiato una pizza, birra, stuzzichini: € 15 a persona.

Non abbiamo provato “Tavole e Favole” che…Prometteva bene, né l’economico selfservice del Castello (9€ panino, coca e patatine o rustici).

Ci ha deluso un locale un po’più in là della pozza dei fanghi (abbiamo dimenticato il nome! Per indicazione ha uno striscione enorme, visibile per le barche, con scritto “ristorante”). Sulla lavagnetta nera dei menù citava il couscous, che ci allettava e che, abbiamo scoperto, non c’era. Era troppo tardi per andare altrove e abbiamo cenato lì (sbagliando): io ho chiesto solo un totano ripieno (enorme, il ripieno con poco gusto) e una grande insalata; Domenico della pasta al pesce e lo stesso mio secondo, vino: € 32 in totale, ma non è valsa la pena.

Due sere dopo siamo tornati da Don Piricuddu… Il dopo cena, se si vuole, è diverso a seconda dei posti e delle esigenze.

L’atmosfera della Vulcano mondana degli anni ’70 i cui echi arrivavano a Reggio (con Mike Bongiorno e la sua villa a Piano) non l’abbiamo trovata (non che la cercassimo!). I giovanissimi sono soliti ritrovarsi al Castello, di fronte la pozza dei fanghi, disco, pizza, selfservice il giorno; altri alla Piazzetta, con canzoni dal vivo stile new italian melodic, altri ancora alla “Zammàra” sull’acqua, altri presso il bar gelateria “d’atmosfera”, con musica dal vivo, divanetti di vimini, gazebo dai teli bianchi al vento, nei pressi delle piscine geotermiche.

Deludente il ritrovo “la Piazzetta” offerta e professionalità scarsi, prezzi…In proporzione alti.

Shopping di prodotti tipici, Malvasia, Passito di Malvasia, piparelli, capperi: nei market! Per altro fate un giro nei negozietti…Vedi secondo giorno… NB. A Vulcano c’è un solo bancomat, e la banca “Banco di Sicilia” è stagionale; due banche + bancomat a Lipari. Per effettuare i pagamenti in quasi tutti gli esercizi commerciali è accettato il bancomat..

Le isole del Mediterraneo sono tutte uguali e ognuna è differente dalle altre, unica per storia geologica, insediamenti, risorse alimentari, frequentazioni, evoluzioni, ambiente. Ma tutte, straordinariamente, ci riportano alla nostra vera migliore essenza.

Loretta e Domenico.



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