In giro col Trenino Rosso del Bernina

Due giorni tra le montagne svizzere con il treno più famoso d'Europa
Scritto da: us01234
in giro col trenino rosso del bernina
Partenza il: 26/02/2017
Ritorno il: 28/02/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Io e Laura abbiamo scelto per il Carnevale di fuggire dai carri e maschere e abbiamo puntato il mirino sul Trenino Rosso del Bernina. Approfittando di un cofanetto regalo abbiamo prenotato due notti all’agriturismo “Al Castagneto” (www.alcastagneto.eu) a Mazzo di Valtellina. Si parte da Savigliano (Cuneo) con la nostra Golf già maggiorenne, è il suo ultimo viaggio con noi, sarà sostituita da una sorella minore, stesso colore, stesso allestimento. Sono uno che cambia, io!

Prima tappa: Lecco. Innanzitutto occhio ai parcheggi! I vigili urbani sono attentissimi e implacabili, devo ringraziare un lecchese che mi ha fatto notare di aver parcheggiato in divieto di sosta. Va detto che il cartello sul lungolago è sinceramente incomprensibile, ricordate quei segnali con divieto di sosta nei giorni pari e dispari? Una roba del genere. Col portafoglio integro cominciamo a girovagare per il centro. Lecco è una bella città, un lungolago ampio, piazze e piazzette totalmente pedonali la rendono molto gradevole. Vivere con un’insegnate di italiano ha il suo prezzo: Lecco e dintorni sono i luoghi manzoniani per eccellenza e quindi… via! Alla ricerca del borgo di Pescarenico, da dove Lucia è partita snocciolando l’“Addio ai monti”. Mezzora di camminata per arrivare al borgo. Laura perdonami, niente di che. Quattro barche in secca ed una passeggiata, con vista su un ponte stradale molto poco poetico. Faccio un po’ di foto, cercando di evitare di immortalare il ponte (ho guardato le foto: non ci sono riuscito) e si torna verso Lecco per mangiare. Almeno l’ora e più di passeggiata hanno creato un piacevole buco allo stomaco. In pieno centro scegliamo un ristorante turistico: “Da Azzeccagarbugli” (Manzoni non ci abbandona neanche a pranzo). Un risotto io ed una bresaola Laura vanno a colmare quasi tutto il buco aperto dalla passeggiata e siamo pronti a ripartire per la Valtellina. Bello mangiare all’aperto il 26 di febbraio. Purtroppo la superstrada che costeggia il lago non permette di ammirare molto il paesaggio, decine di gallerie accorciano il tempo di viaggio ma lo rendono meno piacevole. Seguo fedele le indicazione del navigatore e giunti a Mazzo comincio a girare a destra, sinistra, destra ed all’ultima svolta: una folgorazione! Un cartello portava la scritta “Passo del Mortirolo”. Io sono un ciclista da divano e questa salita è il Maracanà del ciclismo. Mi sono commosso. Per me la gita era già totalmente appagante. Ci inerpichiamo per quattro chilometri su questo suolo sacro ed arriviamo a destinazione. Un gran bel posto, una casa in pietra con vista sulla valle. Ci viene consegnata la chiave di una camera molto grande, con uso cucina. A cena non potevano mancare i Pizzoccheri, molto molto buoni ed un tagliere di salumi e formaggi. Belli satolli e con il colesterolo che ormai avrà raggiunto vette siderali, andiamo a dormire.

Trenino Rosso del Bernina

Tramite il sito (www.trenino-rosso-bernina.it) avevo prenotato sia i biglietti che i posti sulla carrozza panoramica per il treno delle 9. Il Trenino è l’attrazione, non il mezzo per raggiungere l’attrazione. Quindi è molto consigliabile non perderlo… e noi l’abbiamo perso. L’età sta facendo già i suoi danni. Il treno parte da Tirano e noi ci siamo messi, già in ritardo, a cercare la stazione nel paese al fondo del Mortirolo. Peccato che quel paese non fosse Tirano, ma, come ho già detto, Mazzo di Valtellina a 10 km dalla stazione… Dopo essermi fatto una bella figura da cioccolataio con un signore che mi ha ricordato di non essere nel posto giusto, partiamo verso la giusta destinazione. Ma arriviamo 10 minuti dopo la partenza del treno su cui eravamo prenotati. Niente panico, alle 9:40 saliamo sul treno successivo, su una carrozza normale. I soldi della prenotazione? Beneficenza alle Ferrovie Retiche. Il trenino fa un percorso di 2h e mezza da Tirano e St. Moritz valicando il Passo Bernina. Ed è proprio un bel viaggio. I primi chilometri li si percorre come fossimo in automobile: il trenino attraversa il centro di Tirano passando per le strade. Si passa davanti alla Basilica di San Lorenzo, poi su per le strade fino ad uscire dalla città. A Brusio si passa sotto, e poi sopra, il viadotto elicoidale. Un cerchio che permette di salire di 30 metri di dislivello. Quanto di più simile ad un plastico dei trenini elettrici. Dopo Brusio il treno comincia la sua salita e dopo un bel passaggio lungo un lago (località, udite udite, Miralago) parzialmente ghiacciato incontriamo la neve. Lo spettacolo più bello lo si incontra al passo Bernina (stazione Ospizio Bernina). La giornata è molto bella quindi si apprezzano facilmente e pienamente sia la corona dei monti, con il Piz Palù (chi ha visto Bastardi senza gloria forse lo ricorda) e il Piz Bernina a farla da protagonisti, sia il lago ghiacciato. Ora si scende, ogni tanto incrociamo altri treni che salgono e per farlo ci si ferma: la ferrovia è a binario unico.

Dopo 2h e mezza arriviamo a St. Moritz, manco a dirlo puntualissimi. Giriamo per la famosissima località senza subirne minimamente il fascino. Strade piene di negozi grandi marche e vuote di persone. Decidiamo che mangeremo da un’altra parte. Scendiamo al lago che è totalmente ghiacciato. Talmente ghiacciato che per i mondiali di sci appena finiti ci avevano allestito i gazebo per non so cosa ed adesso li stanno smontando, caricandoli sui furgoni. Sempre sul lago! Decidiamo che la camminata sul ghiaccio può considerarsi sicura e ci facciamo un giro e foto di rito.

Risaliamo sul treno per il viaggio di ritorno con l’intento di fermarci a Morteratsch. La guida dice che qui c’è un ristorante. E infatti c’è. Quel che la guida non dice è quanto costa. Io ho preso una birra, uno spezzatino luganese, Laura una coca ed un hamburger di pollo, più due dolci. Ero pronto a spendere di più che in Italia: ci hanno letteralmente spennato. 41€ a testa! Va detto che bastava usare una qualunque app di conversione di valuta per capire di che morte si andava a morire. Ma a noi piacciono le sorprese. Un prezzo per tutti, hamburger di pollo: 17€!

Alleggeriti nel portafoglio, proviamo ad alleggerirci anche nel fisico: una camminata di circa 40 minuti ci porta alla fine del ghiacciaio che scende dal Piz Bernina. Affascinante. Alle origini della ferrovia, inizio ‘900 il ghiacciaio arrivava quasi vicino ai binari. Ora per raggiungere le pendici bisogna camminare più di 4km. Foto ricordo e si torna camminando sulla pista di fondo: è abbastanza tardi e non ci sono più sciatori a maledirci. Occhio che alcuni tratti sono ghiacciatissimi. Il mio sedere ve lo può confermare. Peccato per il poco pubblico che ha potuto assistere al volo fantozziano.

Risaliamo sul treno, evitando di far merenda laddove giacciono i miei soldi del pranzo, ed effettuiamo lo svenimento sincronizzato. Facendo poi sfoggio del nuovo numero del rinsavimento simultaneo, scendiamo discretamente rimbambiti dal treno e rinunciamo al secondo spennamento. Prendiamo un bellissimo 4 salti in padella e ci ritiriamo sul nostro eremo sul Mortirolo.

Una splendida giornata.

MONZA

L’ultimo giorno di gita volevo iniziarlo con l’ascesa al Mortirolo, ma c’è un tempo da lupi e desisto. Salutiamo Augusta, la simpatica padrona di casa al Castagneto, e scendiamo a valle. Ricordate la mia affinità ad un’insegnante d’italiano? Quindi non vi stupirete che alla sua proposta di visitare Monza abbia risposto: “Monza, ma perchè???” Nel duomo di questa città che immaginavo ospitasse solo il Gran Premio di F1 è custodita la Corona Ferrea. Si è posata in vari modi sulle teste dei Re d’Italia, a partire da Carlo Magno fino a Napoleone. La guida ci ha spiegato benissimo quel che in macchina Laura mi aveva già accennato. Molto interessante. La visita è solo a prenotazione (8€ l’ingresso). Ah, Monza ha un bel centro storico, oltre alla Villa Reale che, pfiuu, abbiamo saltato. E non ho neanche visto il circuito. Troppo pop. Ora la gita è finita, si torna a casa.

Considerazioni

Il giro in Trenino d’inverno è indicato a quelli che come me non sciano e non hanno possibilità di vedere le montagne innevate. L’esperienza è adatta a chi invece delle gambe preferisce usare mezzi meccanici per spostarsi. Occhio al portafogli in Svizzera! Un paio di bei panini italiani andranno benissimo!



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