In Tirolo col pancione

Giro in dolce attesa tra le montagne, partendo dalla Val Pusteria fino alle Dolomiti, passando per Innsbruck fino ai piedi del Grossglockner
Scritto da: Sergio C.
in tirolo col pancione
Partenza il: 20/07/2013
Ritorno il: 27/07/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
In attesa del nostro primo figlio abbiamo voluto riscoprire una parte d’Italia che tutto il mondo ci invidia: le nostre Dolomiti. Per anni siamo stati attratti dal mare o da mete lontane, dimenticandoci che per raggiungere le montagne più belle non occorre volare dall’altro capo del mondo. Abbiamo voluto inoltre visitare il Tirolo austriaco che ha molto da offrire.

Come base abbiamo scelto San Candido – Innichen – in Val Pusteria, in quanto la zona è ben collegata sia con il resto delle Dolomiti come Cortina d’Ampezzo e la Val Badia, sia con l’Austria.

Come B&B abbiamo scelto il Garni Senfter di Rosemarie e Luisa, situato all’ingresso di San Candido, entrando dal lato che porta a Sesto, a pochi isolati dalla piazzetta del centro in una zona decisamente tranquilla e collegata direttamente con la statale della Val Pusteria, ottima base di partenza per tutte le escursioni in zona. Rosemarie e Luisa ci hanno trattato con il calore di due “mamme”, e ci siamo sentiti come a casa. Ci hanno dato una bella camera con balcone con vista sulle cime del Baranci, il monte che domina il panorama di San Candido, e dobbiamo ammettere ogni mattina tale colpo d’occhio ci ha proprio fatto sentire in vacanza, lontani dalla solita routine.

Viaggiare col pancione quasi al settimo mese di gravidanza, vuol dire avere particolari attenzioni, evitare sforzi e dislivelli elevati e cercare di affrontare ogni percorso con tempi più lenti e tranquilli. Ciò non toglie che si possono affrontare tanti itinerari indicati come semplici o per famiglie, in mezzo a panorami da favola. Fortunatamente si è trattato di una gravidanza tranquilla e priva di complicazioni lungo tutto il periodo, quindi sotto consiglio medico abbiamo affrontato il viaggio. Tutto è stato reso più gradevole dalle temperature fresche e dalle lunghe giornate soleggiate che abbiamo avuto le fortuna di trovare. Seguendo carte e indicazioni fornite dal Consorzio Turistico Alta Pusteria (Tourismusverband Hochpustertal – www.altapusteria.info – info@altapusteria.info) che su richiesta via email ci ha inviato molto materiale per posta, abbiamo potuto selezionare giorno dopo giorno itinerari semplici ed a quote non elevatissime, adatti a chiunque. Gli operatori turistici della zona sono veramente efficienti, c’è un servizio bus che ti porta in tutte le mete più importanti, impianti di risalita aperti fino a tarda ora, e il giovedì sera abbiamo trovato tanta ospitalità (…e ottime pietanze) nella sagra di paese.

Siamo partiti sabato 20 luglio, una di quelle giornate da “bollino rosso” e abbiamo trovato un gran traffico di tedeschi in via di ritorno sull’autostrada tra Verona e Bolzano in direzione Brennero. Spaventati dall’idea di passare altro tempo in coda in autostrada, siamo usciti a Chiusa – Valgardena e siamo risaliti per la Val di Funes. Si tratta di una delle vallate più caratteristiche e fotografate dell’Alto Adige. La chiesa a Santa Maddalena in Val di Funes sullo sfondo delle cime frastagliate delle Odle è assolutamente da non perdere. Abbiamo proseguito per il Passo delle Erbe, meta di tanti motociclisti, si passa sotto le cime del Sass de Putia, in uno scenario alpino decisamente intatto e si scende in Val Badia…è stata una bella allungatoia panoramica. La sera abbiamo cenato benissimo da Zim Klaus, sulla strada che va da San Candido a Sesto e, tra gulasch, crauti e canederli.

Domenica 21 luglio

Volevamo trascorrere una giornata tranquilla in Val Pusteria, e l’abbiamo dedicata alla valle laterale di Braies. Le attrazioni principali della vallata sono il lago omonimo e l’altopiano di Prato Piazza. Il lago di Braies si trova in fondo alla strada, preceduto da tre parcheggi che costano 5 euro al giorno. L’ultimo parcheggio si trova sotto l’hotel in riva al lago dove amava soggiornare l’arciduca Francesco Ferdinando D’Asburgo o il compositore Gustav Mahler, e il motivo per cui tali personaggi sceglievano questa località è semplice: il lago è stupendo, le cime imponenti della Croda del Becco e del Sasso del Signore si specchiano sulla superficie, tutto intorno i boschi di abete regalano un senso di pace al paesaggio, l’acqua bassa del sotto riva ha colori cristallini e passa al verde smeraldo nelle zone più profonde. Si può percorre il giro del lago su un comodo stradello con pochi dislivelli, passando vicino a cascatelle e spiaggette dove volendo si può fare il bagno, circondati da trote in acqua e mucche al pascolo sull’erba a terra. Nel lago è possibile pescare o fare un giro in barca a remi o fermarsi sulle spiaggette come se si stesse al mare. Un sentiero si dirama dallo stradello principale e percorre la Val di Foresta e raggiunge l’omonima malga… noi, “viaggiando quasi in tre”, ci siamo dovuti accontentare di fare il giro del lago.

A metà mattinata ci siamo spostati nell’altro ramo della valle di Braies diretti verso l’altopiano di Prato Piazza. La zona si raggiunge attraverso una strada a traffico limitato che viene chiusa alle 9:00 di mattina. Noi, come tanti altri ritardatari, abbiamo dovuto lasciare l’auto nel parcheggio al termine della strada (2 euro) e prendere la navetta (3 euro a tratta) che ogni mezzora conduce all’altopiano. Prato Piazza è il luogo ideale per fare passeggiate e riconciliarci con il resto del mondo. Si estende a circa 2000 metri di altezza, è dominato dalle cime della Croda Rossa e dalle guglie innevate del Cristallo, e pieno di fiori in estate. E’ uno dei punti panoramici più belli delle Dolomiti. Abbiamo pranzato in malga con uova, speck e patate e dopo pranzo abbiamo raggiunto il rifugio Vallandro con una semplice passeggiata in pianura tra prati, vacche al pascolo e baite ben tenute. Dall’altopiano un sentiero porta alla vetta del Monte Specie (circa 2.300 m) dal quale si gode di un gran panorama sulle Tre Cime di Lavaredo. Nel pomeriggio, dopo essere ritornati a San Candido nel B&B da Rosemarie e Luisa, ci siamo diretti a Cortina per sfruttare una serata che stava per diventare piovosa. Al rientro abbiamo deviato per il lago di Misurina, che quella sera offriva un’atmosfera particolare: al tramonto il cielo si era rasserenato, alcune foschie risalivano dalle vallate e lasciavano scoperte le cime facendo risaltare il rosa dei massicci dolomitici, il tutto si specchiava sulle acque del lago.

Abbiamo cenato alla pizzeria/ristorante Quinz Locanda al Lago, scegliendolo proprio per la posizione direttamente sulla riva, nella sponda dalla quale si vedono le cime del Sorapis che si specchiano sul lago.

Al rientro a San Candido, poco prima di Dobbiaco un grosso cervo ha attraversato tranquillamente la strada davanti a noi…nel centro Italia siamo abituati a vedere i cinghiali in mezzo alla strada, ma i cervi dell’Alto Adige sono molto più belli!

Lunedì 22 luglio

È stata una giornata impegnativa, di prima mattina ci siamo diretti a Innsbruck in Austria, per aggiungere un tocco storico-culturale alla vacanza. Da San Candido si impiegano circa due orette, e poco prima del Brennero, all’uscita Terme del Brennero, conviene uscire dall’autostrada per evitare di pagare gli 8 euro di pedaggio. Lungo la strada si attraversa il paesino di Matrei am Brenner, dove i muri delle case sono affrescati e colorati con tinte pastello ed i balconi sono pieni di fiori.

Innsbruck è una città semplice da girare e molto ordinata, in pochi minuti abbiamo raggiunto la stazione ed un parcheggio comodo per raggiungere l’Altstadt, la città vecchia di Innsbruck. Disponendo di una sola giornata abbiamo scelto di visitare solo alcuni siti, ma Innsbruck ha molto da offrire. Il centro storico è chiuso al traffico ed isola pedonale, racchiude tanti vicoli, case antiche tutte in pietra, i portici, il palazzo imperiale, il tetto d’oro (Goldenes Dachl), negozi tipici con insegne in ferro battuto… Innsbruck è una città veramente carina e tranquilla, dove si respira tanta storia. Lungo la Hofstrasse, superato l’incrocio con la Herzog-Friedrich-Strasse, dove è possibile ammirare il famoso tettuccio d’oro, monumento principale della città, si arriva in pochi passi al lungo fiume con tante case colorate a contrasto con le verdi pendici delle alpi tirolesi. Viste le nostre condizioni di viaggio ed il caldo che si è fatto sentire anche in Austria, a Innsbruck ci siamo limitati a visitare l’Hofburg (palazzo imperiale) e la Cappella Imperiale (Hofkirche) situati a brevissima distanza tra loro.

L’Hofburg è ben tenuto ed organizzato. Seguendo le indicazioni dell’audioguida (compresa nel prezzo del biglietto) si visitano gli appartamenti imperiali, situati al secondo piano, tra cui la sala dei giganti, nella quale degli specchi permettono di ammirare gli affreschi sul soffitto. Le tante sale che si succedono l’una di seguito all’altra fanno rivivere lo sfarzo e le abitudini di vita dei vari imperatori e principi tra cui Sissi.

La visita all’Hofkirche è resa più interessante dal percorso multimediale che precede l’ingresso nella Cappella vera e propria. Senza darci tante spiegazioni la custode ci ha chiuso in una stanza buia dove hanno proiettato un filmato sulla vita dell’imperatore Massimiliano e sulla storia dell’Austria, al termine del quale si è aperta una porta che dà accesso ad un’altra stanza, con un enorme mappamondo, quindi proiezione di un altro filmato al buio, altra porta che si apre da sola fino all’ultima sala; qui vengono illustrate le caratteristiche del più imponente sepolcro imperiale d’Europa, tra inquietanti manichini vestiti di bianco e candele fioche…infine siamo entrati nella Cappella pienamente coscienti di ciò che avevamo davanti. Il sepolcro vuoto dell’imperatore Massimiliano è circondato da 28 imponenti statue in bronzo, alte oltre due metri, raffiguranti vari regnanti tra cui Re Artù (Artur Konig), che mentre si cammina lungo la navata centrale sembrano guardarti. Veramente molto bello!

Innsbruck ci è piaciuta moltissimo e merita almeno alcuni giorni di visita.

La sera ci siamo fatti un bel giro per San Candido ed abbiamo visitato la Collegiata dei Santi Candido e Corbiniano, una delle chiese più antiche dell’Alto Adige, ricca di affreschi, rilievi e statue ben conservate. La piazzetta di San Candido è un piccolo gioiello circondato da case colorate e dalle cime del Baranci.

Martedì 23 luglio

Ci siamo diretti al cuore delle dolomiti nella Val Badia fino alla Val Gardena. Partendo da San Candido all’altezza di Valdaora abbiamo imboccato la strada che ci ha portato a Passo Furcia, sotto Plan de Corones. Per arrivare in cima si può risalire la strada sterrata in buone condizioni oppure avvalersi delle funivia. Noi abbiamo preferito la strada sterrata per avere maggiore libertà di tempi: ogni tornante è dedicato ai campioni del ciclismo che hanno affrontato la salita nelle diverse edizioni del giro d’Italia. Plan de Corones è uno dei punti panoramici migliori di tutto il Südtirol: a sud, lungo la Val Badia si vedono le cime frastagliate delle Dolomiti mentre a nord, lungo la Valle Aurina, appaiono i ghiacciai dell’arco alpino.

Scesi a San Vigilio di Marebbe siamo andati alla spiaggetta sul torrente che attraversa la Val Marebbe, un chilometro a monte del paese. Qui, pur trovandoci in mezzo alle dolomiti, si respira un clima balneare con tanto di dune di sabbia e ghiaia, asciugamani e sdraio. Proseguendo lungo la Val Badia gli scenari si fanno sempre più grandiosi, si entra nel cuore della cultura ladina tra foreste, pascoli e masi in legno sparsi ovunque sotto grandi massicci dolomitici. Saliti a Passo Gardena abbiamo percorso il primo tratto di sentiero sotto il gruppo del Sella, poi ci siamo diretti a Passo Sella, spartiacque tra la Val Gardena e la Val di Fassa con vista sulla Marmolada: il cuore delle dolomiti stupisce sempre, pur essendo densamente sfruttato a livello turistico. Gli impianti di risalita sono quasi ovunque ed impattano considerevolmente con il paesaggio. Da questo punto di vista le dolomiti di Sesto che si affacciano sulla Val Pusteria ci sono sembrate maggiormente integre e meglio tutelate. Dal Passo Sella siamo scesi nella Val Gardena per poi risalire a Castelrotto diretti verso l’Alpe di Siusi. Il libero accesso con auto all’altopiano è limitato negli orari, altrimenti occorre prendere la funivia; date le nostre condizioni e le particolari necessità di viaggio abbiamo preferito attendere con un bel riposo in auto il momento del libero accesso alle 17:00 di pomeriggio. L’Alpe di Siusi ci ha accolto con una bella luce radente, un cielo limpido ed un panorama che non ha eguali al mondo: superando la zona degli alberghi (…forse un po’ troppi!) a Compatsch/Compaccio, l’altopiano appare come un susseguirsi di pascoli d’alta montagna chiazzati da boschi di larice ed abeti, baite sparse dominate dalla mole del Sasso Piatto e del Sassolungo e circondate dai gruppi dolomitici della Val Gardena…imperdibile!

Mercoledì 24 luglio

Siamo rimasti nella nostra Val Pusteria, in Val Fiscalina vicino a Sesto. Tramite funivia (15 euro a/r) abbiamo raggiungo i Prati di Croda Rossa, situati sotto le cime degli omonimi Costoni e di fronte alla Punta Tre Scarpieri. Qui abbiamo compreso a fondo la grande capacità recettiva degli operatori della zona, che hanno creato percorsi per famiglie e giochi per i più piccoli in modo da rendere fruibile ed attraente per chiunque l’altopiano. Una delle attrazioni dei Prati di Croda Rossa è il recinto con le renne, che viene aperto ogni giovedì alle 14:00, ma anche quando è chiuso le renne si affacciano volentieri. Abbiamo fatto il giro dell’altopiano sul sentiero per famiglie, tra prati fioriti, boschi di larice e comode panchine, ma la zona offre anche vari percorsi di diversa difficoltà, tra uno dei panorami più belli in assoluto dell’Alta Val Pusteria.

Nel pomeriggio era previsto un tempo variabile con possibilità di qualche pioggia, e forse non era la situazione ideale per salire in quota. Visto che ci eravamo portati canne da pesca e stivali, ne abbiamo approfittato per testare le pescosità dei fiumi della zona. A San Candido scorre il Rio Sesto, pieno di trote anche dentro il paese, mentre a Dobbiaco scorre il fiume Rienza, con una portata decisamente maggiore. Dato il costo elevato dei permessi per il Rio Sesto, ben 30 euro da versare al Dolce Vita Alpina Post Hotel, ci siamo rivolti alla palafitta sul lago di Dobbiaco che ha in concessione il tratto del fiume a valle del lago…e dobbiamo ammettere che di pesce ce n’é tanto; in particolare nel tratto finale della riserva, poco prima dell’abitato di Villabassa, in prossimità di due sbarramenti abbiamo avuto delle belle soddisfazioni, che hanno messo in secondo piano le nuvole di quel pomeriggio.

Giovedì 25 luglio

Ci siamo diretti in Austria, tra Carinzia e Tirolo Orientale, verso il Grossglockner, la vetta più alta delle Alpi austriache. Da San Candido, superato il “confine” a Prato alla Drava, si percorre comodamente tutta la Val Pusteria fino a Lienz, dopodiché si seguono le indicazioni per Iselsberg e quindi per la Grossglocknerstrasse e il parco degli Alti Tauri. Questa zona dell’Austria ci è apparsa meno abitata rispetto alle vallate del Tirolo e si attraversano ambienti bucolici, pascoli curati e boschi di abete a perdita d’occhio…non a caso pare che da queste parti abbiano girato il film su Heidi! La cima del Grossglockner domina la vallata da lontano ed appare sempre più vicina. Giunti a Heiligenblut, con il suo campanile gotico che svetta sul paese, dopo qualche tornante si arriva all’ingresso del Parco degli Alti Tauri, dove per le auto in entrata si paga il pedaggio, forse eccessivo, di 33 euro. Occorre ammettere che la strada è tenuta in perfette condizioni, senza una buca, con numerosi punti di ristoro e soprattutto molte piazzole panoramiche…e fermarsi è un piacere, in quanto ad ogni curva appare un lago, o una cascata o una vetta. Si può scegliere di raggiungere il passo Hoctor e dirigersi verso il Salisburghese oppure si può raggiungere il ghiacciaio Pasterze ai piedi del Grossglockner, e noi abbiamo scelto la seconda opzione. Risalendo si attraversano tutte le fasce climatiche alpine ed a luglio abbiamo trovato ancora molti lembi di neve. Dal piazzale dove termina la strada ci si trova di fronte ad un vero e proprio museo a cielo aperto, uno dei luoghi al mondo dove è possibile toccare con mano il riscaldamento globale: il Pasterze è ancora oggi uno dei ghiacciai più lunghi delle alpi, percorre circa 7 chilometri, ma nel volgere di un secolo si è ritirato moltissimo. Le foto più datate esposte nei luoghi didattici prossimi al piazzale documentano lo scioglimento. Si può raggiungere la base del ghiacciaio tramite ascensore ed un comodo sentiero oppure si può salire al Rifugio Svarovski, ovunque si è circondati da gracchi alpini, marmotte ed i più fortunati riescono ad avvistare anche gli stambecchi. Le marmotte sono letteralmente domestiche, nei sentieri in montagna si è abituati a vederle nascondersi rapidamente, qui invece si mettono in posa davanti alle macchine fotografiche e dei cartelli lungo la strada indicano i migliori punti di osservazione. Per trovare un po’ di ristoro ci siamo fermati al Pasterzenhaus, nella vallata del lago Margaritzen-Stausee, un chilometro sotto al piazzale, dove abbiamo pranzato spendendo pochissimo. Grazie alla giornata limpida abbiamo trascorso una giornata memorabile: percorrere questa strada sotto il sole è un vero piacere, non solo per i motociclisti, anche per tutti coloro che vogliono trovare un ambiente alpino senza eguali, dotato di ogni comodità.

Al rientro ci siamo concessi una breve passeggiata nel centro di Lienz, e quindi ci siamo fermati per una sosta obbligatoria a Heinfels in Val Pusteria, sede della Loacker.

La serata del giovedì è molto animata a San Candido: vengono aperti stand gastronomici, nelle piazze si esibiscono vari artisti di strada ed i negozi rimangono aperti per diverse ore. La cucina locale è molto “sostanziosa” con abbondanza di carni, patate, crauti, mentre i dolci a base di cioccolato e frutti di bosco sono squisiti.

Venerdì 26 luglio

Ci siamo diretti verso la Valle Aurina, che da Brunico si spinge fino alla Vetta d’Italia. Prima sosta al Castel Taufers di Campo Tures. Il Castello sorge in una posizione dominante su tutta la vallata, e visto dai campi del fondovalle appare circondato dai ghiacciai delle Alpi. All’interno è conservato benissimo: la biblioteca in legno di cirmolo, le diverse sale con stufe maiolicate e la cappella con gli affreschi del 1300 meritano una visita. Molti ambienti sono ricchi di fascino e suggestione, in una saletta appaiono allineati tanti ritratti di ragazzi e ragazze nobili che hanno studiato all’interno del castello, e tutti hanno una espressione del viso molto triste: la giuda ci ha spiegato che diversi proprietari del castello sono scomparsi prematuramente, senza dare seguito alla discendenza, al punto che numerose famiglie si sono estinte.

Risalendo la Valle Aurina siamo arrivati al termine della strada a Casere, località più a nord d’Italia, e da lì abbiamo proseguito a piedi fino ad una malga dove abbiamo pranzato. La vallata ed il paesaggio meritano. Nel pomeriggio ci siamo spostati a Riva di Tures, in una vallata laterale della Valle Aurina, e il paesaggio ci è sembrato ancora più idilliaco: ovunque cascate, ruscelli, torrenti che scendono dalle pendici ripide e boscose delle cime delle Vedrette di Ries. La località di Riva di Tures non ci è sembrata molto sviluppata a livello turistico, se confrontata ad altre località più famose dell’Alto Adige, eppure per l’integrità degli scenari rimane un piccolo pezzo di paradiso. Risalendo il torrente a fondovalle lungo una strada sterrata siamo saliti a mezza costa alla Locanda Inderederhof, che gode di una posizione straordinaria per ammirare le tante cascate che caratterizzano la vallata. Come ultima tappa in Valle Aurina ci siamo spostati nella Valle di Selva dei Molini, risalendola fino al Lago di Neves. Questa vallata è più stretta delle altre, in particolare per arrivare al lago si attraversa un tratto di strada ripida e sospesa lungo il pendio. Il lago ci ha colpito per il colore dell’acqua celeste ceruleo e per le alte vette innevate che lo circondano.

Sabato 27 luglio

È stato il giorno del rientro: dopo aver salutato Rosemarie e Luisa di prima mattina, per evitare le code sull’autostrada del Brennero abbiamo scelto di passare per Auronzo di Cadore…e come non fermarsi alle Tre Cime di Lavaredo? I massicci dolomitici per eccellenza meritano una giornata intera, percorrendo il comodo sentiero che raggiunge il rifugio Locatelli. Noi purtroppo per limiti di tempo ci siamo dovuti accontentare e prima dell’ora di pranzo siamo dovuti partire per percorrere le sette ore di autostrada che ci separano dalla nostra Umbria.

La Val Pusteria ci ha cullato con il suo clima fresco, una cucina gustosa ed i panorami rasserenanti. Abbiamo trovato gente cordiale ed ospitale, operatori molto ben organizzati che hanno saputo dare consigli a noi che quest’anno non potevamo certamente affrontare salite faticose. Grazie ad una rete di sentieri comodi ed attrezzati e a delle strade in ottime condizioni, il Südtirol ha offerto la possibilità di vivere la montagna anche a chi si trova in dolce attesa. Ritorneremo in tre!

Sergio e Sonia

(Sergio C – scherubi@libero.it)

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