Nella Foresta Nera alla ricerca dell’orologio a cu

Spesso, quando mi trovavo in vacanza in montagna, mi capitava d’imbattermi in qualche orologio a cucù. E dài oggi e dài domani mi è venuta la voglia di averne uno tutto per me. Nel momento stesso che sono venuta a sapere che la patria degli orologi a cucù è la Foresta Nera in Germania, i piedi hanno cominciato a prudermi e alla prima...
Scritto da: Sandra Ceccarelli
nella foresta nera alla ricerca dell'orologio a cu
Partenza il: 30/12/2004
Ritorno il: 02/01/2005
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
Spesso, quando mi trovavo in vacanza in montagna, mi capitava d’imbattermi in qualche orologio a cucù. E dài oggi e dài domani mi è venuta la voglia di averne uno tutto per me. Nel momento stesso che sono venuta a sapere che la patria degli orologi a cucù è la Foresta Nera in Germania, i piedi hanno cominciato a prudermi e alla prima occasione ho organizzato il viaggio.

Ho coinvolto nell’avventura una mia giovane collega che conosce il tedesco e mio marito e con loro sono partita giovedì 30 dicembre 2004, destinazione TRIBERG.

Treno con cuccette, partenza da Firenze alle 23:10, primo cambio a Zurigo alle 9:06, secondo cambio a Singen ore 10,15. Durante il tragitto la vista di Schaffhausen e del suo fiume impetuoso mi ha colpito per la particolarità del paesaggio. Infine arrivo a Triberg alle 11:19 (ma proprio proprio diciannove …Coi tedeschi non si scherza). Alle 11 e 20, tre turisti fiorentini scendono dal treno. Non c’è un’anima. Paesaggio innevato.

La stazione di Triberg non è stata messa in Piazza Stazione come a Firenze, ma è lontana dal centro abitato almeno un paio di chilometri… Comunque con un autobus pubblico arriviamo fin nel mezzo del paese nel giro di pochi minuti.

L’albergo che avevamo prenotato tramite Internet, il Garni Central, si trova proprio sulla via principale di Triberg, saliamo dunque nelle camere a sistemare i bagagli. Il tempo di darsi una rinfrescata (Gugli si è asciugato il viso con il tappetino della doccia …) e poi via a zonzo alla ricerca dell’orologio a cucù! E’ il 31 dicembre del 2004 e sono circa le due: naturalmente i negozi sono tutti chiusi salvo uno che vende prosciutti wurstel formaggi panini birra vino alle mele (mah) e specialità locali: è la nostra salvezza. Ambiente caldo e accogliente, gestori cortesi (si vede dall’espressione dei volti perché a parole non ci si capisce per nulla .. Salvo Daniela che conversa con questo e con quello).

Proprio dal centro del paese si accede alle famose cascate di Triberg, Deutschlands höchste Wasserfälle, ed è proprio da lì che abbiamo cominciato la passeggiata. Chi si è collegato ad Internet il 31 dicembre 2004 verso le quattro del pomeriggio ha visto sicuramente, inquadrati dalla web camera delle cascate, tre turisti, un uomo e due donne una delle quali con pelliccia di vero finto leopardo, sgattaiolare indifferenti oltre la transenna e incamminarsi sul sentiero innevato che risale le cascate e chiuso al pubblico per motivi di sicurezza. Guglielmo ha fatto la discesa di ritorno saltellando e scivolando sulla neve con la suola delle scarpe fino a che non ha battuto una culata per terra, peraltro annunciata dal Grillo Parlante in pelliccia.

Una sosta al Cafè Adler di Triberg davanti ad una bevanda calda e ad una cialda Florentine, ci riscaldano e arriviamo all’ora di cena.

E’ la sera del 31 dicembre. Passiamo la serata a cena al Tick Tack Stube, sotto una parete dove sono appesi una trentina di orologi a cucù, fortunatamente tutti rigorosamente fermi per non compromettere la salute mentale dei clienti. Ci vengono serviti piatti locali buoni e abbondanti (anche se siamo in tre ordiniamo per due …) Beviamo birra e festeggiamo l’arrivo dell’anno nuovo un’ora prima rispetto al resto del mondo andandocene a dormire prima di mezzanotte. La mattina del 1 gennaio 2005 mentre il paese ancora sonnecchia, noi tre, vispi come scoiattoli, dopo esserci rimpinzati di uova sode, infiliamo dentro un taxi e ci facciamo portare a Schönwald dove, pare, vi siano le fabbriche artigiane degli orologi a cucù.

Una delusione: tutti i negozi sono rigorosamente chiusi, come naturalmente le botteghe di artigiani e il negozio che vende splendidi vestiti stile tirolese.

E’ il primo dell’anno, li perdòno.

La nostra attenzione però è attirata da un gruppo di Schützen in abiti tirolesi, pantaloni di pelle, giacche in lana cotta e calzettoni con le nappe, che hanno suonato metri di trombe e sputato fuoco e fiamme da rumorose bocche di fucili, pistole e cannoni, stile ‘700.

Vin brulé a fiumi … Siamo poi tornati a Triberg.

Camminando a piedi.

Soli.

(..E l’orologio a cucù?) ..Mi sta aspettando dentro “La Casa dei 1000 orologi” HOUSE DER 1000 UHREN … Eccolo là! Voglio quello.

Sì proprio quello.

Di legno chiaro, con gli abeti intagliati, con la casetta dal tetto spiovente e il cucù che s’affaccia alla finestra con un vocione assordante (!).

Arricchisco il paesaggio con tre minuscoli uccelli intagliati nel legno. Passiamo il pomeriggio tra orologi, pastori, mucche, presepi intagliati, gonne a gale, calzini con le nappe, spennacchi di pelo di cinghiale e piume di gallo cedrone, golfini con i bottoni di osso e nonostante la strenua resistenza di Daniela, una gonnella, un golfino tirolese e una stella alpina l’hanno voluta seguire fino a casa.

CIUSSSss, CIUSSSss. Anch’io saluto così ..

Ceniamo ancora al Tick Tack Stube. Ci siamo stati così bene ieri sera… Il 2 gennaio è una brutta giornata di pioggia e la trascorriamo, al mattino, ascoltando un Coro di voci miste, il CHORGEMEINSCHAFT NUSSBACH, che canta allegri brani popolari, accompagnato al pianoforte dal Maestro KLAUS KUENTZ, in una saletta molto accogliente all’interno di un edificio scolastico. Guglielmo ed io non si capisce un’acca, ma l’atmosfera è riscaldata dai sorrisi e dalla cordialità, quindi ci sentiamo perfettamente a nostro agio. Già mi frulla in testa l’idea di un incontro fra Cori … uno scambio di visite corali fra il nostro Coro “STRADA FACENDO” e il “CHORGEMEINSCHAFT NUSSBACH”. Perché no?

Non potevamo andarcene dalla Foresta nera senza visitare il SCWARZWALDMUSEUM!! Quindi, dopo tre tentativi andati a vuoto in tre giorni, siamo riusciti ad entrare al momento giusto nel Museo e ci siamo gustati l’orchestra di quaranta elementi che suona dentro un armadio, il percorso minerario, i cristalli, le spade, gli artigiani orologiai, i vecchi laboratori, le spade e gli spadoni, i costumi, i cappelli con i pon pon rossi, le antiche divise militari e .. Infine tutti gli orologi del mondo: a cucù, a pedali, a vapore, elettrici, meccanici, con i pendoli, le pigne, con la musica, le ballerine e i suonatori, pitturati, in legno grezzo, di vetro trasparente, di vetro colorato, allegri mesti maestosi modesti invadenti leziosi aristocratici sobri eleganti popolari silenziosi poveri assordanti o discreti misuratori della vita.

Interessante.

La vacanza è dunque giunta alla fine. Alle ore 18 e 13 del 2 gennaio 2005 è iniziato il viaggio di ritorno.

Unica nota stonata della nostra breve vacanza, l’incontro con la barista maleducata, truffaldina e cialtrona del Bar alla stazione di Basilea dove per un panino e un’acqua minerale piccola ci ha fatto pagare 16 euro, ci ha reso il resto in franchi svizzeri ad un cambio approssimato e decisamente a solo ed esclusivo favore della cassa del bar. Chiunque transiti da quella stazione si guardi bene dal fermarsi in questo locale. E’ un consiglio d’amica.

Ciao a presto.



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