Barrancas del Cobre, Chepe e Messico centrale fai da te

Viaggio in uno dei luoghi più inesplorati della terra
Scritto da: alajuela
barrancas del cobre, chepe e messico centrale fai da te
Partenza il: 26/10/2016
Ritorno il: 11/11/2016
Viaggiatori: 4
Spesa: 3000 €
Periodo viaggio Mercoledì 26 ottobre – Venerdì 11 novembre, quattro adulti.

Tappe Aguascalientes-Zacatecas-Chihuahua-Creel-Batopilas-El Fuerte-Mazatlan

Voli Iberia – Torino-Madrid-Città del Messico-Aguascalientes all’andata, Mazatlan-Città del Messico-Madrid-Torino al ritorno. Costo a persona: 850 Euro A/R acquistati sul sito della compagnia a maggio. Voli confortevoli, il volo interno è operato dalla compagnia InterJet in code share con Iberia. Iberia non si ammazza con i passaggi almeno per le bevande. Partenza da Mazatlan con un’ora abbondante di ritardo, nessun problema per la coincidenza.

Assicurazione: Columbus, fortunatamente non usufruita.

GIOVEDÌ 27 OTTOBRE

Lasciamo l’auto al Numero 1 Parking di San Maurizio Canavese e, sfruttando un codice Groupon, paghiamo 36 euro per 17 giorni. Ottimo servizio sia all’andata che al ritorno.

Il volo per Madrid è previsto per le 18:50, Arriviamo dopo le 21a Madrid ed attendiamo il volo per Città del Messico previsto per le 24. In realtà si parte mezz’ora dopo. Arriviamo a Città del Messico alle 04:45.

Il terminal del volo per Aguascalientes (previsto alle 06:15) è lo stesso ma occorre ritirare il bagaglio e, dopo aver passato abbastanza velocemente i controlli, reimbarcarlo presso un nastro trasportatore vicino a quelli degli arrivi.

Bisogna poi ripassare i controlli di sicurezza per entrare nella parte dedicata ai voli interni. C’è parecchia gente ma riusciamo a fare tutto ed arriviamo puntuali al Gate del volo per Aguascalientes che però è, di circa trenta minuti, in ritardo.

Dopo un tempo abbastanza lungo passato in fase di rullaggio si parte e in meno di tre quarti d’ora atterriamo ad Aguascalientes, un piccolo aeroporto. Si va a piedi dall’aereo al nastro di ritiro bagagli.

Usciamo dal piccolo terminal e ad attenderci c’è un bel sole luminoso ed un cielo azzurro, la temperatura è freschetta ma gradevole.

Per il taxi occorre obbligatoriamente passare dal desk presente appena fuori. Tariffa fissa a seconda della zona. A noi viene assegnato un furgone molto comodo. Il costo per il centro città è di 500 pesos (20 pesos=1 euro).

Arriviamo al Quality Inn proprio sulla piazza centrale di questa bella e pacifica città centromessicana di circa 600.000 abitanti poco dopo le 9. Le camere non sono ancora pronte ma non importa.

Nonostante il lungo viaggio si parte subito alla scoperta del centro, non prima però di aver attivato una SIM messicana presso la compagnia Telcel (info prese prima della partenza). La ragazza addetta nel negozio è di una gentilezza davvero eccezionale (sarà così praticamente ovunque). Con 200 pesos ho internet per un mese, più chiamate e messaggi locali. Esco con il telefono già settato ed operativo.

Il sole inizia decisamente a scaldare anche se siamo a 1850 metri di altitudine, l’atmosfera è rilassata. Giriamo per il centro e puntiamo un posto dove fare colazione a base di buonissime Gorditas (tortillas farcite di qualsiasi ingrediente si voglia, fatte al momento) e frullati di frutta fresca, mangiamo e beviamo a volontà all’incredibile prezzo di 115 pesos totali…

Dopo questa buona ed economica colazione ci rechiamo nella vicina agenzia viaggi Nalu Travel una delle pochissime ad aver risposto via internet alla mia richiesta di organizzare una gita di un giorno al sito archeologico di La Quemada ed alla città di Zacatecas.

Victor è stato davvero paziente nel rispondere alle mie domande ed è molto accogliente nei nostri confronti. Definiamo i dettagli della gita e cogliamo anche l’occasione per acquistare i biglietti del Bus notturno che ci porterà a Chihuahua la domenica sera con la compagnia Omnibus de Mexico che purtroppo non accetta carte di credito su circuiti extra messicani, per questo motivo non è stata possibile la prenotazione via internet.

Victor è davvero gentile, come tutti i messicani del resto, e ci da anche qualche consiglio su posti dove maniare una rica comida..

Usciti dall’agenzia si torna nel vicino hotel dove le camere sono finalmente pronte. Dopo una veloce riassetto ci dirigiamo, sempre a piedi attraversando le vie più commerciali della città, verso il Mercado Juarez. Il mercato è un mercato coperto dove si vendono principalmente calzature e dove una intera area è riservata al cibo con localini dove sedersi. Il piatto forte è la “Birria”, un piatto stufato a base di carne di capra o montone, molto saporito, accompagnato da aromi e spezie. E’ quasi ora di chiusura per cui non c’è molta gente e quattro turisti italiani non passano certo inosservati. Tutti vogliono farci accomodare…noi scegliamo un posto quasi a caso. Veniamo accolti in pompa magna e iniziamo gli assaggi di verdure, olive, sottolii e naturalmente Birria a volontà… I gestori, così come quasi dappertutto, vogliono sapere tutto di noi, da dove veniamo, dove andiamo, cosa ci facciamo lì, se ci piace il Messico e tutti chiudono questi discorsi ringraziandoci della visita nel loro Paese e augurandoci un buon proseguimento. I messicani hanno un orgoglio del loro paese davvero encomiabile. Dopo esserci ben bene rifocillati continuiamo il nostro giro nel bello e animato centro in direzione del Museo Nacional de la Muerte. In Messico la Morte viene vista come un evento di passaggio facente parte della vita stessa e non viene nascosta ma al contrario viene celebrata in tutte le sue forme. Il museo è davvero interessante con la sua iconografia, i suoi manufatti, le maschere, le fotografie..insomma un insieme dedicato a ciò che spesso noi nascondiamo. Ci sono anche scolaresche con bambini, coppie di fidanzati. Tra l’altro in questi giorni ricorre proprio El Dia de Los Muertos e tutta la città è agghindata per questa, davvero sentita, festa. I negozi espongono copie di scheletri ed ogni oggetto rimanda ad uno scheletro, dal portacenere, al vaso di fiori a qualsiasi altra cosa. I bambini ed anche gli adulti sono truccati come uno scheletro (La Catrina o Calavera).

C’è aria di festa per la città ed in più domani sera ci sarà il Festival de Las Calaveras, un evento, da quel che ho capito, davvero importante per la città con turisti (esclusivamente interni) che arrivano per assistere ad una parata interminabile di scuole, associazioni, professioni, tutti con i loro costumi ed i loro carri allegorici.

In pratica il “giorno dei morti” è per loro una festa tipo Carnevale. Un po’ stanchi di questa prima giornata bella intensa ci dirigiamo in albergo per riposarci un po’ e ad ora di cena si va verso uno dei locali consigliati da Victor, Cazona del Corso, situato in una via defilata del centro con un bel patio. Ceniamo bene in un ambiente carino e un po’ freschetto adesso che il sole non c’è e visto che siamo sistemati nel patio. Torniamo in albergo per il meritato riposo.

VENERDÌ 28 OTTOBRE

Dopo una buona e ricca colazione in hotel alle 10 arriva puntuale il nostro autista che ci porterà in gita (costo 40 € per persona). Abbiamo a nostra completa disposizione un van da 17 posti. Direzione il sito archeologico di La Quemada. Si esce dal traffico di Aguascalientes e si va in direzione di Zacatecas attraverso autostrade dove sono frequenti i caselli ed i posti di blocco dell’esercito o della polizia. È comunque un transfer sicuro. Victor ci ha detto che l’unica accortezza è quella di non fare trasferimenti con auto private tra città durante la notte, in quel caso i rischi sarebbero davvero notevoli. Arriviamo dopo due ore e mezza a La Quemada (Chicomoztoc). Il sole è alto, il sito (monumento nazionale) si trova in una zona isolata. Il costo di ingresso è irrisorio. Possiamo girare come vogliamo, salire, scendere, godere del silenzio e degli sterminati bellissimi panorami immersi in un cielo dall’intenso colore azzurro, una sensazione di pace e quiete che spiace quasi interrompere per tornare sull’infuocato pulmino (viva il clima!!!) per tornare indietro e fermarsi a Zacatecas, situata a 2400 m di altitudine.

Ci facciamo condurre all’arrivo della teleferica che purtroppo non è in funzione durante questa stagione. È l’occasione per vedere la città da una prospettiva diversa, dall’alto, e per percorrere a piedi le viuzze che in pochi minuti portano nel centro nei pressi della bella Cattedrale che vediamo solo dall’esterno, in quanto chiusa. La città, 130.000 abitanti, è animata, gente, negozietti, turisti rigorosamente locali che ci osservano. Qualcuno ci chiede da dove arriviamo e come mai siamo capitati proprio lì. Giriamo un po’ nel centro e poi andiamo a mangiare in un baretto che come tutti i posti fa anche piatti caldi sito in una galleria (ex-mercato) stile liberty.

Riprendiamo il giro della città non senza prima aver tentato vanamente di cambiare degli Euro in una banca. Sembra un’operazione non frequente e dopo qualche tentativo ci viene detto che non riescono a fissare il cambio e che le operazioni sono chiuse (mah..).

Non gradiscono il fatto che abbiamo i cappellini, ci sono cartelli che invitano a togliere cappelli, occhiali da sole e a rendersi riconoscibili accanto a foto di rapinatori di banche… Preleveremo con il Bancomat, sicuramente a costi maggiori.

Siamo a metà pomeriggio e, volendo vedere il famoso Festival delle Calaveras programmato in serata, risaliamo sul van per far ritorno ad Aguascalientes. Dopo qualche giro a vuoto per la città, l’autista non conosceva la strada pur avendo il navigatore, riusciamo a metterci nella giusta direzione ma ecco che improvvisamente si materializza un ingorgo MOSTRUOSO ed ENORME, una cosa da far impallidire gli ingorghi delle nostre grandi città. Chilometri e chilometri di auto ferme, sembra per lavori. Il nostro bravo autista non si perde d’animo ed imbocca, non solo lui, una stradina polverosa parallela che percorre tutta interamente per qualche chilometro fino al fondo per poi rientrare trionfalmente a poche decine di metri dalla fine dell’ingorgo. L’applauso scroscia spontaneo da tutti noi accompagnato da un urlo di gioia…MAI saremmo arrivati in tempo per l’inizio del festival senza contare che le strade del centro di Aguascalientes sarebbero poi state chiuse. Passaggio veloce in hotel per una rinfrescata doverosa e subito in strada alla conquista di un posto (in piedi) per vedere bene la parata che comincia tra suoni, musica, allegria e tantissima gente. Apre la parata la Polizia. E’ troppo curioso vedere le poliziotte sulle moto vestite da Calaveras. Il seguito è una processione lunghissima ed interminabile di gruppi, associazioni, scuole e chi più ne ha più ne metta. Tutti applauditi ed incitati. Alcuni carri sono davvero belli e particolari ma.. ad un certo punto non ne possiamo più… basta Calaveras! ci escono dalle orecchie…andiamo alla ricerca di un buon posto dove fare cena e lo troviamo sicuramente nel Ristorante La Saturnina. Anche qui patio e colori e soprattutto buona cucina a prezzi modici (massimo 10 euro a testa) e teniamo conto che siamo in uno dei locali più gettonati di Aguascalientes. La giornata può anche finire qui.

SABATO 29 OTTOBRE

Oggi ce la prendiamo con più calma e, dopo la solita colazione in hotel, ci dirigiamo a piedi in un’altra luminosa giornata di sole verso la non lontana, un paio di chilometri, Plaza de Las Tres Centurias. È un modo di scoprire anche le sicure vie semi-centrali. Ci avviciniamo al Parque del Ferrocaril, uno spazio pubblico aperto dove c’è anche il Museo della Ferrovia con la storia che il treno ha rappresentato per questa zona, lo visiteremo dopo. In realtà la nostra meta immediata è un palazzetto nel parco dove c’è la Expo dedicata alla Maratona che si correrà il giorno dopo ed alla quale parteciperò. I miei compagni di viaggio faranno la corsa di 10 km e 5 km. L’organizzazione è perfetta. Ritiriamo gli ambiti pettorali e la stupenda maglietta dedicata all’evento e girovaghiamo per gli stands. Ci raggiunge la simpatica Karen facente parte dell’organizzazione e contattata via internet. Danze, musiche, bande musicali, tutto è festa. Con le magliette “ITALIA” orgogliosamente esibite non passiamo certo inosservati e tutti hanno un cenno di simpatia nei nostri confronti. Usciamo e torniamo nella Plaza a visitare il museo, davvero interessante. Ci sono vagoni d’epoca ed anche ricostruzioni degli ambienti nei quali vivevano gli operai dediti alla manutenzione dei treni. È ora di pranzo e andiamo nell’adiacente, bellissimo ed ospitalissimo Restaurante La Estaccion. Veniamo accolti benissimo e mangiamo altrettanto bene. Durante l’occhiata del menù un signore anziano vedendoci un po’ in difficoltà si alza per venirci ad aiutare nella traduzione dicendoci che è stato in Italia tanto tempo prima, l’ennesima gentilezza. Ci facciamo chiamare un taxi per iniziare a preservare le energie per domani e torniamo in albergo a riposarci. Nel pomeriggio inoltrato giriamo ancora per i negozi del centro e ci dirigiamo nuovamente verso il palazzetto. Abbiamo deciso di partecipare alla Cena dei Carboidrati in preparazione alla gara. C’è un buffet e siamo serviti al tavolo per le bevande. C’è intrattenimento musicale e danze, l’atmosfera è serena e rilassata. Non mancano le persone mascherate da Calaveras che naturalmente non perdono l’occasione di una foto con gli unici italiani e stranieri presenti all’evento. Dopo cena si torna in albergo. Domani mattina alle 6 ci sarà il taxi. Partenza della gara programmata per le 7.

DOMENICA 30 OTTOBRE

Giungiamo nella zona partenza verso le 6 e 15, è ancora buio. Tutto è organizzato bene, ci sono dei furgoni dove poter lasciare le sacche a seconda della gara effettuata. C’è la banda musicale che suona l’inno nazionale, l’elicottero della polizia che vigila dall’alto. Chiacchiero con un compagno di gara che mi racconta dei suoi trascorsi in Italia, tutti sono tranquilli e sereni. Alle 7 spaccate si parte. La temperatura è un pelo fresca ma poco dopo le 8 il sole è già bello alto, la temperatura aumenta e l’ossigeno diminuisce… Ogni due km (e meno male) ci sono i rifornimenti e vieni incitato a più non posso (Sì, Se Puede!!), tutti scandiscono questa frase. Mi entra nel cervello e mi aiuta nei momenti di difficoltà dopo il trentesimo chilometro e soprattutto dopo il trentacinquesimo dove inizia un continuo falsopiano in salita che mi condurrà fino al traguardo dopo aver passato due interminabili sottopassaggi. Arrivo dopo quattro ore e venti minuti, è stata dura soprattutto alla fine. Non vedo neanche i miei compagni che hanno già terminato la loro fatica. Ripeto in maniera ossessiva la frase: Si, Se Puede!! E’ bellissima ed organizzatissima la parte post-gara. Mangio non poco e mi rilasso.

Torno perfino a piedi in albergo, sto bene, mi sento in pace.

Doccia e rilassamento in albergo nonché poco dopo la ricerca di un localino carino per l’apericena. Dopo cena ancora in albergo in attesa del taxi che ci porterà alla stazione centrale degli autobus.

Ore 22:30 autobus per Chihuahua. Autobus, con posti comodi e bagno incluso, che nella notte messicana, tra soste più o meno numerose, nelle varie città, ci farà arrivare a mezzogiorno e trenta del giorno dopo nella assolata Chihuahua.

LUNEDÌ 31 OTTOBRE

Arriviamo a Chihuahua. La stazione degli autobus è grande e tranquilla.

Usciamo ed un taxi riesce a caricare sia noi che le nostre numerose valigie (per 100 pesos!), anche lasciandole fuoriuscire dal baule semiaperto, e ci conduce all’hotel Ibis situato a circa venti minuti di cammino dal centro su una via di forte passaggio.

Le camere non sono ancora pronte ed allora andiamo a piedi verso il centro. Durante la passeggiata verso il centro ci fermiamo in uno dei numerosi punti di ristoro presenti ed assaggiamo quella che pare essere una prelibatezza del posto: Barbacoa de Cabeza con tortillas, frattaglie di testa di capra. Preparata al momento, servita con un po’ di limone e con una delle numerose salse disponibili, semplicemente buona e gustosa, almeno per me.

Purtroppo oggi è lunedì ed il Museo de la Revoluccion è chiuso.

Continuiamo verso il centro, passiamo attraverso una piazza enorme e percorriamo le vie principali commerciali in direzione della bella Cattedrale che visitiamo.

Iniziano a vedersi per le strade, vestiti con i colori più diversi nel loro tipico abbigliamento, parecchi indiani. Siamo nel Nord del Messico e inizia anche a notarsi, specie per le attività commerciali, l’influenza statunitense.

Ad Aguascalientes questa influenza sembrava minore o nulla. Torniamo con calma verso l’albergo vivendo la vita pomeridiana della città.

A cena andiamo nel vicino ristorante che alla fine sarà il più costoso di tutta la vacanza, Ristorante La Calesa (circa 25 euro a testa), in un luogo che sembra abbastanza esclusivo dove siamo anche serviti da camerieri in guanti. Mangiamo, come ovunque, molto bene.

MARTEDÌ 1 NOVEMBRE

Sveglia poco dopo le 4 per il trasferimento alla stazione ferroviaria per prendere l’unica linea passeggeri del Messico: il CHEPE (Chihuahua-Pacifico)

Il treno parte alle 6 e noi, pur essendo in possesso del biglietto, preferiamo essere comunque in anticipo.

I taxi, come ci è stato detto alla reception, sono già in attesa davanti l’hotel e non occorre prenotarli.

In circa venti minuti e poco prima delle 5 siamo in stazione.

Apro una parentesi a proposito dell’acquisto dei biglietti del Chepe. Non c’è un vero servizio di prenotazione online nel senso che non si prenota tramite un portale dedicato. Occorre mandare una mail in SPAGNOLO con i dati del giorno e dei passeggeri e della tratta e/o tratte ed attendere una risposta che può anche non essere immediata. All’interno della risposta ci sarà un link dove si potrà pagare con carta di credito ed a quel punto vi verrà rimandato un riepilogo che una volta stampato darà diritto a salire direttamente sul treno. I giorni dei nostri viaggi c’era solo la prima classe.

Verificate bene i dati prima di pagare.

A me li avevano sbagliati ed ho faticato non poco per qualche giorno prima che li correggessero. Se non vi rispondono in tempi brevi occorre riscrivere sempre la stessa mail più e più volte, pare che sia prassi abituale in Messico…

Noi abbiamo speso circa 100 euro a testa per la tratte Chihuahua-Creel e El Divisadero-El Fuerte.

Abbiamo preferito prenotare per sicurezza ma si possono tranquillamente acquistare i biglietti in biglietteria che apre trenta minuti prima. Nei nostri giorni il treno era semivuoto, non ci sarebbero stati problemi a prenderli direttamente.

Chiusa parentesi.

Il treno è carino ma niente di eccezionale, sufficientemente pulito. Non ha scompartimenti, agli estremi delle carrozze ha lo spazio per i grossi bagagli, c’è il “portero”, addetto ai passeggeri. Ha la carrozza ristorante che serve colazioni e pranzi a prezzi mediamente più alti del solito ma comunque abbordabili.

Non ha molte carrozze ed ha gli spazi per poter fare foto dell’incredibile e splendido paesaggio che si incontra man mano che il tragitto procede.

A volte bisogna un po’ sgomitare per prendere il posto migliore per le foto, c’è gente che mette le radici…

A mio modo di vedere non c’è un lato migliore dove sedersi, il paesaggio è bellissimo ovunque e comunque con il treno semivuoto ci si può mettere abbastanza agevolmente sia a destra che a sinistra.

Arriviamo, incredibilmente in orario, a Creel dopo le 11 e ad attenderci c’è il servizio navetta gratuito dell’Hotel dove soggiorneremo che è piuttosto vicino alla stazione, Hotel Posada del Cobre. Hotel con poche e piccole stanze, quasi un bed and breakfast.

Espletato il check-in partiamo subito ad esplorare la piccola e carina cittadina non senza prima esserci fermati in un caratteristico ristorantino proprio nella via dell’albergo. Proseguiamo quindi la visita andando a visitare il locale bel Museo delle Arti popolari dove viene ripercorsa la storia della popolazione indigena degli indiani Tarahumara, è l’etnia locale.

Per approfondimenti circa la loro cultura consiglio la lettura del libro “Born to Run” di McDougall.

Il tempo passa tra negozietti di souvenir e passeggiate nella via principale e nel tardo pomeriggio siamo nella piazza principale da dove sta per partire una sfilata, sempre legata al Dia de Los Muertos, molto carina, con tanti bimbi vestiti da scheletro.

Siamo immersi nella animatissima vita locale e questo non può che farci piacere.

La sera scegliamo per cena il Ristorante Veronica e dopo si torna a piedi in hotel senza alcun problema di ordine pubblico. La cittadina, comunque turistica, è davvero molto tranquilla.

MERCOLEDÌ 2 NOVEMBRE

Iniziamo la giornata con l’ennesima gentilezza da parte dei messicani. Le ragazze addette alla colazione anticipano l’orario di inizio lavoro per permetterci di essere pronti per la nostra escursione. La colazione è buona ed abbondante a base di tortillas, uova e affini… ed è fatta in una sala ed in un contesto molto familiare con una stufa dove si preparano i piatti ed un unico grande tavolone in legno utile a tutti gli ospiti delle poche camere. Alle 8:30 facciamo conoscenza con la nostra guida locale, contattata via internet, che ci accompagnerà alla scoperta della Barrancas del Cobre, IVAN FERNANDEZ. Una persona eccezionale, preparata, ricca di cultura, profondo conoscitore della storia locale e degli usi e costumi e della cultura indigena. Bravissimo fotografo e persona umile e pronta ad indirizzare i gusti del cliente ritagliando un programma specifico. Ci siamo trovati benissimo, non lo ripeterò più ma davvero una persona eccezionale che ha lasciato in noi, grazie alle sue capacità, un ricordo indelebile di questa fantastica terra. Portiamo con noi solo alcuni bagagli, gli altri li lasciamo in hotel e saliamo sul grandissimo SUV tutto per noi. Si parte e durante la guida ci viene detto cosa si visiterà con tantissime informazioni ed Ivan sarà sempre disponibile a rispondere alle nostre domande. Ci si capisce perché parla uno spagnolo lento e comprensibile mettendoci ulteriormente a nostro agio, è comunque anche in grado di parlare correntemente inglese. Ci dirigiamo dapprima verso la cascata Cusarare che raggiungiamo dopo una passeggiata a piedi di circa venti minuti in un ambiente naturale bellissimo e dove iniziamo ad incontrare ancor più da vicino i Tarahumara (Raramuri).

Proseguiamo per i vari canyons.

Ad un certo punto Ivan ferma l’auto sul ciglio della strada e ci accompagna per qualche minuto lungo un sentiero fino a portarci in un posto da dove si ha una vista mozzafiato del canyon sottostante con il Rio Urique che contorna a ferro di cavallo una altissima formazione rocciosa. Che meraviglia!!! Tornati sui nostri passi, continuando lungo l’unica deserta strada, ci si ferma in un altro punto ed Ivan ci invita a fare una passeggiata di una ventina di minuti in discesa fino ad arrivare al fondo del canyon proprio a livello del Rio. Stupendo!! Siamo contornati dalle alte formazioni rocciose che quasi sembrano avvolgerci. Torniamo sui nostri passi e nel frattempo Ivan ha preparato un tavolo per un picnic suggestivo. Una magia. Finito il buonissimo picnic ci si rimette in marcia in direzione Batopilas che è l’unico piccolo centro abitato, poco più di 1.000 abitanti, della zona posto in fondo al canyon a 450m slm, siamo partiti da Creel che si trova a 2300m slm. Il clima è decisamente diverso, fa caldo ed è sub-tropicale diverso da quello montano di Creel.

La strada è stata asfaltata da pochissimo e frequenti sono le cadute di massi dalle formazioni rocciose. Il paesaggio è di una bellezza mozzafiato…

Si tenga presente che la Barrancas del Cobre (Copper Canyon) ha uno sviluppo quasi doppio riferito a tutte le dimensioni rispetto al Grand Canyon statunitense.

Arriviamo a Batopilas nel tardo pomeriggio e soggiorniamo al Riverside Lodge Hotel.

Un hotel fuori dal tempo ed anche fuori dal mondo dato il contesto. L’hotel era la residenza dei notabili dei primi anni del 1900 quando Batopilas era un centro importante lungo la Ruta del la Plata (strada dell’argento) che attirava anche investitori stranieri. Penso ci siano più di 20 camere, ognuna diversa dall’altra e ha la dotazione degli arredamenti e suppellettili di un tempo.

E’ come fosse un piccolo villaggio, è coloratissimo, è bellissimo, è fuori dal tempo..è un qualcosa di indescrivibile!!

Naturalmente in questo paese quasi dimenticato non c’è wi-fi e la connessione alla rete mobile è scarsissima se non nulla… Si vive davvero fuori dal tempo, si gira tranquillamente nel paese popolato quasi esclusivamente dai Raramuri, con le loro vesti coloratissime, che ci osservano anche incuriositi. Ci viene riferito che forse in questi giorni siamo in totale dieci turisti…

Bambini che giocano per strada e traffico veicolare quasi inesistente, solo il passaggio continuo della Policia Rural, poco più che ragazzi su un pick-up armati di tutto punto…

Qui siamo nella zona dei cartelli messicani della droga ma ci viene riferito che il turista viene rispettato, sempre che non voglia naturalmente saperla più lunga di quelli del cartello…

Per quel che ci riguarda non ci siamo mai sentiti così sicuri come durante questo viaggio seppur il Messico sia considerato come uno dei paesi più a rischio del mondo.

La sera andiamo a cenare al Ristorante Carolina che in pratica apre solo per noi, dove gustiamo il pesce locale, la Tilapia.

Di ritorno in albergo ci fermiamo nella sala delle feste che sembra uscita dal film Fitzcarraldo dove beviamo un eccellente Mezcal, di produzione locale. Inebriati dal Mezcal e dalla lunga e bella giornata andiamo a dormire nelle strane e sontuose camere.

GIOVEDÌ 3 NOVEMBRE

Iniziamo questa altra giornata con una ottima colazione salata servita in cucina. Il tempo è splendido e su consiglio di Ivan ci dirigiamo a piedi lungo un percorso di quattro km parallelo e sopraelevato rispetto al rio per arrivare alla Catedral Perdida di Sativo, una missione del 1600 situata al fondo del Canyon accanto ad un minuscolo villaggio. La visitiamo all’interno con le spiegazioni di Ivan che nel frattempo ci ha raggiunto con il SUV.

Ci riporta a Batopilas dove visitiamo il locale Museo sito presso il Municipio e dove scopriamo che Ivan ha curato una bellissima mostra fotografica dedicata alla rievocazione pionieristica della Ruta de la Plata.

Pranzo nuovamente da Carolina con un buonissimo cocktail di gamberi e salsa in Aguachile.

Nel pomeriggio altra bella passeggiata lungo l’acquedotto e lungo i sentieri della Ruta de la Plata per poi concludere con un non facile attraversamento di un ponte sospeso e la risalita del costone di roccia dove Ivan ci aspetta con l’auto.

Alla sera cena al ristorante Velia.

VENERDÌ 4 NOVEMBRE

Dopo la solita colazione salutiamo chi ci ha magnificamente ospitato e ci dirigiamo nel sito dismesso e ormai in rovina della miniera appartenuta allo statunitense Sheperd. Fa effetto vedere come una costruzione un tempo rappresentativa della potenza economica di una famiglia adesso sia completamente abbandonata ed in rovina.

Si torna verso Creel, distante più di 120 km, dove arriveremo nel tardo pomeriggio non senza prima aver visitato un insieme di luoghi naturalistici davvero eccezionali, tra i quali il bellissimo Lago Arareko, la Valle dei Mushrooms, Frogs e Monks con formazioni rocciose che sembrano scolpite da mano umana e la Missione di Sant’Ignazio.

Durante questi giri Ivan è stata una presenza costante, discreta che ha lasciato i nostri tempi per l’esplorazione a nostro piacimento di ciò che vedevamo.

Rientriamo a Creel dove rifacciamo un giro per il centro e dove in un negozio davvero locale acquistiamo le tipiche mantelle Raramuri, confezionate su misura. Cena presso ristorante la Cabana. Rientro nell’hotel che ci ha ospitato la prima notte.

SABATO 5 NOVEMBRE

Dopo la buona colazione di nuovo in macchina con Ivan in direzione della Cascata di Basaseachi, sempre passando in contesti naturali davvero notevoli.

Arriviamo alla partenza del sentiero che ci porterà alla Cascata dove si può arrivare anche direttamente in macchina.

Ivan ormai sa che ci piace camminare e ci indirizza sul sentiero, non proprio facile ed agevole a dire la verità, che dapprima scende e poi sale tra panorami e scorci ancora fantastici, per portarci, comprese le innumerevoli pause foto, in circa due ore proprio nel punto dove l’acqua si getta per 270 metri nel rio sottostante. Che posti bellissimi!! Ancora una passeggiata di circa venti minuti per raggiungere il parcheggio e soprattutto il posto dove mangeremo. Un posto semplice ma pulito con una persona gentile e disponibile. Sembra di essere a casa propria, un contesto molto familiare. Si torna a Creel nel tardo pomeriggio.

Cena da Tio Molcas solo per noi.. Il giorno dopo ci sono le elezioni comunali e curiosamente per questo motivo non possono servire alcolici ma, tra mille cautele, e visto che siamo gli unici avventori, viene fatto uno strappo alla regola..

DOMENICA 6 NOVEMBRE

Oggi purtroppo salutiamo definitivamente Creel. Ivan è puntualissimo al mattino alle 8. Carichiamo tutti i bagagli e ci dirigiamo al Parque Aventura Barrancas del Cobre che si trova a El Divisadero. Ivan ci da le dritte giuste e ci accompagna per ottimizzare i tempi perché probabilmente non si potrà far tutto in quanto alle 13 avremo il Chepe che ci condurrà a El Fuerte. Vero che quasi sempre è in ritardo e lui è informato in tempo reale ma sappiate che oggi spaccherà il minuto… Il Parco è costruito tra i posti più belli della zona ed è stato ed è in parte osteggiato da parte della popolazione ed infatti non ha ancor la piena operatività che i finanziatori vorrebbero ma ci sono parecchie attrazioni. Noi facciamo le “Tirolesas”, un circuito di sette cavi d’acciaio, collegati fra loro anche con ponti sospesi e attraverso sentieri, lunghi fino a 1200 metri con velocità anche superiori ai 100 km/h. Adrenalina pura in un contesto che già di suo è mozzafiato!! Si attraversano gli altissimi canyons sospesi nel vuoto!!

Tra preparazione, spiegazioni, firme di liberatorie e indicazioni di eredi in caso di incidenti (sic!) e spostamenti occorrono circa due ore.

All’arrivo una teleferica ti riporta al punto di partenza ma per un nonnulla ne perdiamo una e quindi ritardiamo la salita e, complice la flemma degli addetti, non riusciamo più a fare la zip line, un’altra attrazione su cavo in caduta libera.

Grazie ad Ivan ci vengono restituiti i soldi in contanti (anche se pagati con carta di credito) della attrazione non goduta.

Purtroppo l’ora della partenza si avvicina e andiamo con Ivan alla vicina stazione dove nei pochi minuti di attesa prima dell’arrivo del puntuale treno abbiamo tempo di gustare del buonissimo street food.

Arriva il treno e salutiamo con un pizzico di tristezza il nostro nuovo amico che ci ha accompagnato durante questi fantastici giorni permettendoci di vedere e conoscere e di imparare cose che sicuramente senza il suo aiuto non sarebbe stato possibile fruire in tempi così brevi.

Grazie Ivan, davvero un ottimo lavoro!

Saliamo sul treno ed iniziamo il viaggio verso El Fuerte.

Alla stazione successiva numerosi i Raramuri che vendono i loro umili manufatti ed anche qualche dolcino.

Se possibile, il contesto naturalistico è ancora più bello di quello del viaggio da Chihuahua a Creel. Complice la luce del sole calante si presentano panorami e paesaggi mutevoli lungo la Barrancas con il treno che passa su ponti altissimi, tra strette gole e viste spettacolari sul Rio El Fuerte, luoghi che resteranno nella memoria per sempre o almeno finché ci sarà memoria.

Arriviamo a El Fuerte che ormai è buio alle 18:30.

La stazione è un nulla in mezzo al nulla a circa sette km dalla città.

Abbiamo la navetta prenotata attraverso l’hotel dove siamo diretti, Mansion Serrano.

Un hotel, in centro, davvero bello, anche questo praticamente tutto per noi. Tipica costruzione messicana, piano terra e primo piano a pianta rettangolare con camere che danno su un patio comune al cui centro c’è anche la piscina, molti gli spazi comuni dove ci si può sedere e rilassarsi per una siesta.

Un rapido riassetto e partenza per l’esplorazione di questa bella e placida cittadina, piena di case colorate e tranquillità.

Gironzolando per le vie decidiamo di fermarci al ristorante Orrantia. Che bella scelta.

Si mangia bene, un posto colorato, siamo fuori nel patio, d’altronde la temperatura lo permette alla grandissima.

LUNEDÌ 7 NOVEMBRE

Facciamo colazione in hotel e chiediamo al proprietario circa la possibilità di fare un giro sul fiume. Lui chiama una persona che nel giro di poco tempo è in hotel con camioncino e barca al seguito. Mentre si va dobbiamo fermarci perché i bambini della scuola si stanno preparando con canti e marce lungo una via alla festa nazionale che ci sarà di lì a poco, tra loro anche la figlia del nostro accompagnatore.

Dopo una ventina di minuti arriviamo al punto di partenza, si cala la barca in acqua e si parte nell’esplorazione. Il Rio El Fuerte è un fiume piuttosto placido e bello largo con una notevole varietà di uccelli che ci vengono tutti fatti vedere.

Ci fermiamo anche in un piccolo sito archeologico. E’ una bella gita che dura circa un paio d’ore.

Veniamo ricondotti in albergo dove ci riposiamo e rinfreschiamo con un bel tuffo in piscina. Dopo esser passati a cambiare soldi in banca facciamo un giro per la città e scegliamo casualmente un posto dove mangiare, un posto assolutamente tipico dove mangiamo più che bene spendendo poco.

Proseguiamo il nostro tour proprio nelle ore più calde e assolate. Giungiamo nei presso del locale museo, molto bello tra l’altro, sito in una specie di castelletto su una piccola altura con belle viste sul fiume e sulla città.

Visitiamo la Chiesa del Sacro Cuore ed il bellissimo coloratissimo cortile porticato interno del Municipio e poi contrattiamo con un taxi a modico prezzo un passaggio al Centro Commerciale con attesa e ritorno in hotel.

Cena, buona, presso El Meson del General consigliato in hotel.

MARTEDÌ 8 NOVEMBRE

Lasciamo piuttosto presto l’hotel. Abbiamo contrattato, con il tassista che ci aveva portato dalla stazione, un trasferimento di circa 80 km a Los Mochis per 700 Pesos. Ad Aguascalientes abbiamo prenotato un bus della compagnia Tufesa per le ore 10 diretto a Mazatlan. Arriviamo in anticipo al piccolo terminal sito alla periferia di Los Mochis (città del famigerato El Chapo, capo dei capi dei cartelli messicani della droga e qui arrestato qualche mese prima).

Facciamo colazione. Nel frattempo arriva un bus (non il nostro prenotato) diretto a Mazatlan. Faccio l’indifferente e chiedo all’autista, che tra l’altro è in ritardo, se possiamo salire.

Arriva l’ennesima gentilezza e disponibilità messicana: l’autista mi dice che ci fa salire ma dobbiamo comunque cambiare la prenotazione ed il biglietto. Mi precipito in biglietteria, un tipo mi fa passare davanti e nel frattempo mi chiede le solite cose e ringrazia che siamo andati in Messico…

La procedura non è velocissima, dopo qualche minuto fa capolino l’autista che si sincera a che punto io sia, io gli dico di andare se deve ma lui mi fa segno di stare tranquillo e che ci aspetta…

Dopo ancora qualche minuto di cambi sul PC ho le mie nuove carte d’imbarco, carichiamo i bagagli e saliamo. Il ritardo credo sia notevole ma nessuno mentre saliamo a bordo protesta, ognuno continua a farsi gli affari suoi…

Complice la gentilezza dell’autista arriviamo alle 16, orario teoricamente di arrivo con il bus precedentemente prenotato, al terminal di Mazatlan.

Da lì prendiamo un taxi in direzione del “The Inn at Mazatlan” mettendoci circa quindici minuti. Prendiamo possesso delle bellissime ed amplissime camere proprio di fronte all’oceano ed alle palme sulla spiaggia ed abbiamo persino il tempo di gustarci lo splendido tramonto proprio di fronte a noi.

Il resto del pomeriggio e la serata la passiamo a girare nei dintorni dell’albergo.

La zona è ricca di attività commerciali e mercatini.

Mazatlan è una città di 400.000 abitanti con una costa sabbiosa lunga 18 km sulla quale si affacciano alberghi altissimi dove i ricchi americani vengono a svernare a prezzi per loro abbordabilissimi.

In effetti la clientela è esclusivamente statunitense ed anche tutti i servizi e l’organizzazione sono rivolti a loro ed anche i camerieri dell’hotel sono alquanto sorpresi di vedere quattro italiani girare da quelle parti.

MERCOLEDÌ 9 NOVEMBRE

Facciamo una strepitosa colazione-brunch ad un prezzo super all’interno dell’albergo e poi utilizziamo la giornata per passeggiare sulla lunga spiaggia sabbiosa, fare il bagno, ecc.. Ci godiamo un po’ di tranquillità dopo le belle giornate frenetiche passate nella Barrancas del Cobre. Non visitiamo il centro storico della città ma facciamo anche noi i “pensionati” e va bene così… La sera andiamo a cenare nel bello e buon ristorante Los Arcos a circa un chilometro dall’albergo, la via è trafficatissima, c’è parecchio movimento.

Il viaggio volge purtroppo al termine, l’indomani torneremo in Italia.

GIOVEDÌ 10 NOVEMBRE

VENERDÌ 11 NOVEMBRE

Facciamo di nuovo mega colazione in hotel e godiamo ancora un po’ di questo clima fantastico sia meteorologico che di serenità e tranquillità. Ancora una passeggiata in spiaggia e poi intorno alle 12:30 facciamo il check-out e un taxi, con tariffa corretta di 300 pesos, ci porta all’aeroporto da dove dopo le 16, con un’ora di ritardo, inizieremo il viaggio che attraverso Città del Messico e Madrid ci riporterà a Caselle dove arriveremo alle 17 del giorno successivo.

CONSIDERAZIONI GENERALI

Il Messico è considerata una meta a rischio per i viaggi fai da te.

Vero che abbiamo saltato Città del Messico sulla quale non posso dire nulla ma penso che organizzandosi un minimo un viaggio fai da te si possa fare.

Vero che nella zona della Barrancas ci siamo affidati ad una guida locale ma senza questo affidamento sicuramente avremmo visto meno della metà dei luoghi con il tempo a disposizione e saremmo stati sicuramente più dispersivi.

Gli stati di Chihuahua e Sinaloa sono considerati tra i più pericolosi in assoluto ma noi non abbiamo mai avuto neanche una minima percezione di pericolo.

Anche i locali ci hanno detto che viaggiare con autobus di linea, anche di notte, è assolutamente sicuro e che solo gli spostamenti completamente autonomi notturni sono a rischio.

Vero che siamo andati in posti comunque turistici e quindi problematiche particolari non ce ne sono state.

La Barrancas del Cobre è un posto a vocazione turistica seppur fortunatamente non con grandi numeri.

Nelle città del Messico centrale quali Aguascalientes e Zacatecas abbiamo girato in completa autonomia senza alcun problema.

La presenza della polizia e dell’esercito è molto intensa e capillare. La gentilezza e disponibilità del popolo messicano devo dire che sono davvero super e questo ti dà un’ulteriore tranquillità.

La Barrancas del Cobre è una meta straordinaria, una perla dal punto di vista paesaggistico e naturalistico e antropologico fortunatamente ancora solo sfiorata dal turismo di massa. Una meta che non può mancare a chi piace un certo tipo di viaggio dove si possa coniugare natura, rispetto della popolazione locale e anche qualche piccola comodità o vezzo come ci siamo ad esempio concessi noi nella scelta dell’incredibile Riverside Lodge di Batopilas.

Occorre armarsi di tempo e pazienza nei contatti via mail, le risposte poche volte sono tempestive. Spesso neanche c‘è una risposta e allora si scrive di nuovo e di nuovo e così via finche non c’è una risposta…Sembra strano ma è così…

Mexico fai da te?

Sì, Se Puede!



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