Hasta luego Mexico

C'era una volta un viaggio di nozze...e ho deciso di raccontarlo oggi, a più di un anno e mezzo di distanza, perché in questi ultimi giorni la nostra meta, il meraviglioso Messico, è stato colpito dal terribile virus dell’influenza suina, che oltre a mietere numerose vittime, rischia di farne collassare l’economia, in buona parte incentrata...
Scritto da: Melena1475
hasta luego mexico
Partenza il: 12/09/2007
Ritorno il: 26/09/2007
Viaggiatori: in coppia
C’era una volta un viaggio di nozze…E ho deciso di raccontarlo oggi, a più di un anno e mezzo di distanza, perché in questi ultimi giorni la nostra meta, il meraviglioso Messico, è stato colpito dal terribile virus dell’influenza suina, che oltre a mietere numerose vittime, rischia di farne collassare l’economia, in buona parte incentrata sul turismo. Con la speranza che tutto torni presto alla normalità e che il Messico continui a far sognare milioni di persone…

12 settembre 2007 Volo Roma-Madrid Madrid-Cancun Giunti nella capitale iberica con un ritardo, ci siamo subito cimentati in un nuovo sport: la corsa ad ostacoli con valigia, diretti da un terminal dell’aeroporto all’altro. Avevo proprio paura di perdere il volo, ma all’imbarco abbiamo trovato una fila lunga un chilometro! Dopo 10 h di volo, su un aereo di una low cost spagnola non proprio comodissimo, arriviamo finalmente a Cancun. Qui il servizio di controllo alla dogana è particolarmente rigido: si schiaccia un bottone, se spunta il verde passi, se il rosso si aprono i bagagli! Fortunatamente il nostro è verde, così ci dirigiamo di corsa verso il noleggio hertz. Appena usciti dall’aeroporto, siamo saliti da un caldo umido che toglie il respiro… Temevo di non farcela, ma per fortuna ci si abitua! Ritirata la macchina, una splendida e fiammante Hyundai Atos bianca e senza servosterzo, andiamo verso la zona hotelera alla ricerca del nostro albergo. Ci arriviamo dopo esserci passati davanti due volte senza vederlo… Sarà perché scompare davanti a maestosi hotel a quattro o cinque stelle di questa lunga striscia di terra, colonizzata dagli Americani (la chiamano di Gringolandia, scopriremo poi… E davvero non a caso, visto che sembra di essere in una città della California o della Florida). Il nostro albergo, il Verano Beat, è piuttosto squalliduccio: la stanza è grande, modo era diretti polveroso, e tutto è fermo agli anni 70, architettura, arredo e comfort. Usciamo per rifornirci di acqua, ma visto che sono in preda a un attacco allergico compro anche degli antistaminici… Economicissimi, solo 360 pesos! Dopo questa fregatura, dritti a nanna, anche se la notte passerà disturbata dagli effetti del jet lag.

13 settembre 2007 Dopo un’abbondante colazione, usciamo a cambiare euro in pesos e facciamo un giro di Cancun: non ci vuole molto per renderci conto che Cancun non fa per noi, così decidiamo di dirigerci subito verso Chichen Itza, dove è prenotato il nostro prossimo albergo. Scegliamo di non prendere la cuota (strada a pagamento), che ho letto essere cara e monotona, ma la vecchia C. F. 180 che è sicuramente più suggestiva, ma anche lunga e disseminata di topes, i dossi in corrispondenza dei centri abitati. È qui che incontriamo per la prima volta il Messico: restiamo incantati dai volti sorridenti anche nella povertà. Lungo la strada c’è una miriade di piccolissimi villaggi con case dal tetto di paglia, panni stesi al sole e bambini che giocano.

Facciamo una sosta a Valladolid, graziosa cittadina coloniale dove acquisto il mio primo souvenir, un tipico abito yucateco.

Arriviamo a Chichen Itza nel pomeriggio e scopriamo con piacere che il nostro albergo è davvero bello, con una grande hall dal tipico tetto in paglia e camere in stile coloniale. Dopo la doccia e un breve riposino, usciamo per andare a vedere lo spettacolo di luci e suoni al sito archeologico di Chichen Itza. Ci è piaciuto molto… Suggestivo! Dopo lo spettacolo abbiamo preso una cena leggera in un ristorantino vicino all’albergo.

14 settembre 2007 Ci svegliamo presto per poter visitare il sito prima dell’arrivo della massa dei turisti, e così è. Dopo qualche perplessità, prendiamo una guida che ci accompagna alla visita dei monumenti. Si rivela una buona scelta, anche se poi torniamo indietro a fare un giro da soli per poter fotografare con calma alcuni particolari e per inoltrarci in luoghi che la visita non prevedeva. Chichen Itza ci ha esaltato! La piramide di Kukulkan certo, ma anche il campo della pelota, il tempio delle 1000 colonne, il Caracol e la casa delle monache. Dopo ben 4 h ne usciamo stanchi ma appagati! E la nostra giornata non è ancora finita… Via verso Uxmal, con una lunga sosta a Mérida. Qui, mentre cerchiamo parcheggio incontriamo Federico, che diventa nostra guida alla città facendoci entrare anche là dove non si potrebbe come al teatro, progettato da un architetto italiano, e al palazzo del governo, da dove scattamo magnifiche foto della facciata della cattedrale). La cattedrale è molto bella che conserva due crocifissi, uno sull’altare centrale, davvero enorme, e uno nero, il cosiddetto Cristo delle Vesciche (si narra che in origine fosse bianco, ma che rimase carbonizzato a seguito di un incendio e che il suo corpo si ricoprì allora di vesciche d’acqua) di un. Bellissimo anche la piazza, con i caratteristici sedili tete-à-tete. Lasciamo Merida e ci dirigiamo verso Uxmal. L’albergo, Mision Uxmal, è sulla strada ed è bellissimo! 15 settembre 2007 Sveglia presto, come al solito, per visitare il sito archeologico di Uxmal.

Arrivati al sito però non è la sua bellezza a colpirci, bensì un attacco di agguerritissime zanzare che, incuranti degli ettolitri di Autan di cui ci siamo cosparsi, fanno di noi un bel banchetto. Peccato! L’impatto con la maestosa Piramide dell’Indovino è un po’ rovinato dalle zanzare, sicuramente risvegliate dall’omino che tosava il prato intorno alla piramide. Fortunatamente Uxmal riacquista il suo fascino non appena voltato l’angolo, quando entriamo nel Quadrilatero degli Uccelli e ancora di più quello delle Monache… Un vero spettacolo! Spettacolo che continua saliti al Palazzo del Governatore e infine alla Grande Piramide. Dimenticavo… Iguane dappertutto! Ritirate le valigie in albergo, partiamo alla volta di Campeche. Il viaggio è lungo e arrivati in albergo (Debliz, un po’in periferia) abbiamo giusto il tempo di una doccia e una breve pennichella, prima di uscire in giro per Campeche. La cittadina è davvero bella, la piazza, la cattedrale, le case colorate sono incantevoli. E poi oggi è la festa dell’indipendenza messicana e Campeche ci riserva una sorpresa: la festa in piazza con cantanti e balli folkloristici. Ammiriamo soprattutto lo spirito patriottico di questo popolo così orgoglioso e legato alle proprie tradizioni, Alessandro è quasi commosso! La serata si conclude con una birra e un piatto di nachos all’Iguana Azur.

16 settembre 2007 Le sorprese a Campeche non sono finite: la mattina infatti le strade sono in festa per una parata in divisa di tutte le scuole e le università di Campeche, seguite dai militari, e conclusa da folkloristici Campechani a cavallo. Ancora un giro al centro storico, una visita ad una casa museo coloniale, ed è ora di lasciare anche Campeche, la bella.

Ma l’impresa non è così semplice come si potrebbe pensare… Ci vogliono tre quarti d’ora e una buona dose di pazienza per trovare la strada giusta per Champoton, da dove proseguiremo per Francisco Escarcega e quindi per Palenque. Il viaggio è interminabile, quasi 5 h di una strada brutta, con miliardi di topes e qualche rallentamento. Subiamo anche la nostra prima perquisizione ad un posto di blocco, ma abbiamo l’impressione che sia un po’ una farsa. Arriviamo a Palenque stanchissimi e Alessandro è anche molto raffreddato, forse con qualche linea di febbre. Ci consola però che l’albergo, il Ciudad Real, sia bellissimo, il più bello che finora ci abbia ospitato. Ceniamo all’hotel, tutto molto affascinante! 17 settembre 2007 Dopo una colazione iper sostanziosa, andiamo visitare il sito di Palenque… Un incanto! All’inizio siamo un po’ infastiditi dalla miriade di guide che ti si fiondano addosso per essere “accattate”, ma poi finalmente ci siamo fatti prendere dalla magia del posto, che colpisce soprattutto per il connubio perfetto fra l’opera dell’uomo e la natura, una giungla rigogliosa e verdissima, la Selva Lacondina. Ho pensato che forse i monumenti di Chichen Itza e Uxmal colpiscono di più, sono esteticamente più accattivanti; ma Palenque batte gli altri siti per l’atmosfera, per l’aria mistica che vi si respira e per il senso di conquista che infonde in chi la visita. Conquista che è completa quando arrivi su in cima al Templo de la Cruz, da dove lo sguardo si allarga sui monumenti principali del sito e oltre nella sterminata selva.

Soddisfatti lasciamo il sito e torniamo nei pressi dell’albergo per passare da un supermarket e rifornirci di acqua e fazzoletti per il raffreddore di Ale. Lo convincono a fare ancora un’escursione alla cascata Agua Azul, ed è da parte sua un gesto d’amore. Le strade è terribile, piena di curve, anche se il panorama sulla selva è mozzafiato. Incontriamo personaggi da fotografare e dopo più di un’ora arriviamo ad Agua Azul… Anche se è più che altro marrone. Infatti purtroppo le acque della cascata sono fangose e marroncine, probabilmente a causa delle piogge; ma s’intuisce che in inverno lo spettacolo deve essere ben diverso! Torniamo in albergo e dopo la doccia mi godo in solitudine la magia di questo splendido posto.

18 settembre 2007 Partiamo da Palenque intorno alle 10, la solita abbondante colazione e lasciamo il Ciudad Real con un po’ di malinconia, perché ci siamo stati troppo bene, ma felici perché per una volta l’abbiamo “svangata”: oggi piove, quindi se fossimo arrivati ieri saremmo stati costretti a vedere la mitica Palenque sotto la pioggia… E di certo non sarebbe stata la stessa cosa! Ci riforniamo di viveri e siamo di nuovo on the road… Per ben 500 interminabili chilometri. Il viaggio è costellato dalle immancabili topes, sfruttati dalla gente del posto per avvicinarsi alle macchine e proporre le loro mercanzie, essenzialmente frutta sbucciata o spremuta e tortillas. E poi deviazioni, continue e pericolosissime. Arriviamo a Chetumal distrutti e ci riposiamo in albergo (Holiday Inn). Dopo aver girato un po’, ceniamo in un locale aperto 24 h su 24, “El Fenicio”, ma la cucina è deludente, come la città… Un po’ senz’anima! 19 settembre 2007 Decidiamo di fare una visita veloce al Museo della cultura maya di Chetumal, ma la visita sarà più veloce del previsto perché lì dentro fa un caldo terribile e c’è anche qualche zanzara. Il museo in sé non era male, esponeva solo copie e talvolta senza neanche dichiararlo, ma la finalità didattica era forse raggiunta. Lasciamo Chetumal e, dirigendoci verso Tulum, ci fermiamo al Cenote Azul, che avevamo letto essere particolarmente bello. Che delusione! Forse non è davvero la stagione giusta, il cenote sembra niente più che una polla d’acqua, e nemmeno pulita.

Molto meglio l’effetto suscitato in noi dalla laguna di Bacalar, i cui colori virano dal turchese al verde. Ma il tempo non è granché e decidiamo di dirigerci subito a Tulum.

Dopo circa 3 h arriviamo alla nostra cabana (Cabanas Los Lirios)… Non è proprio come me l’aspettavo ma ci si può stare. E ora… Relax! Facciamo il nostro primo bagno nel Mar dei Caraibi, congoliamo un po’ e facciamo un sacco di belle foto, anche al tramonto con zanzare! La sera ci dirigiamo a Tulum Pueblo per la cena: nell’indecisione scegliamo il locale più affollato, perché speriamo che sia anche quello in cui si mangia meglio. Solo quando siamo già seduti, ci accorgiamo che si tratta di un ristorante italiano… E dire che avevo appena detto che è da cafoni mangiare ai ristoranti italiani quando si è in viaggio all’estero! Comunque la pizza era buona.

20 settembre 2007 Oggi visitiamo le rovine di Tulum. Arriviamo forse troppo tardi e il sito è già affollato di turisti e fa un caldo esagerato. Facciamo un giro veloce dei resti archeologici (carini, ma niente a che vedere con quello visto finora), per tuffarci subito nelle acque cristalline della baia di Tulum…Praticamente un miraggio! Rinfrescati, facciamo ancora un giro del sito e qualche splendida foto, usciamo e acquistiamo delle magliette da regalare ai rispettivi fratelli. Ci dirigiamo verso Playa del Carmen, in particolare a Playacar, una sorta di città nella città. Il nostro resort, The Reef, è molto più bello di quanto sospettassimo e la nostra camera è davvero carina e molto spaziosa. Ci riposiamo un po’ e poi, vinti dalla fame, mangiamo due gelati. Quindi passeggiamo sulla spiaggia, a dire il vero un po’ corta e stretta, probabilmente per effetto dell’uragano del 2005. Dopo cena incontriamo Elisa, l’assistente in loco del nostro tour operator, che ci propone tante escursioni allettantissime. Prima di addormentarci vagliamo le proposte e scegliamo l’escursione a Cobà + jungla e quella di Sian Ka’an. Ale mi regala il bagnetto con i delfini, il mio sogno! 21 settembre 2007 In pieno clima di relax ci alziamo con calma e facciamo un’abbondante colazione a buffet. La mattina prosegue oziando a bordo piscina e Ale si concede anche una partita vittoriosa di volley in piscina. Nel pomeriggio usciamo e andiamo nella Avenida 5 (il centro di Playa del Carmen) per prelevare e altro. Cena e a letto presto.

22 settembre 2007 Sveglia prestissimo perché per oggi è prevista l’escursione a Sian Ka’an. Usciamo con un minivan ma diluvia e dopo aver fatto il tour degli hotel di Playa e di Akumal, la guida riceve la telefonata da Punta Allen che lo informa che anche lì ha iniziato a piovere… Escursione annullata! Torniamo in albergo un po’ sconsolati, chiamiamo Elisa e concordiamo di rimandare l’escursione a domani e anticipare il mio bagnetto con i delfini ad oggi. Il delfinario si trova a Puerto Adventuras: il cielo è ancora grigio quando indosso il giubbotto salvagente e saluto Ale per andare a fare il breve briefing prima di entrare in vasca, presto inizia però a piovere e io ho i brividi di freddo… Ma decido di non farmi rovinare questa incredibile esperienza dalla pioggia. Entrare in vasca è emozionante, e il primo contatto col delfino ancora di più. Lo prendo da sotto il muso per il bacio, prima sulla guancia e poi proprio su musetto, quindi lo prendo in braccio. Aspetto il mio turno e mi faccio trascinare da due delfini (Hera e Ninfa) prendendoli per la spina dorsale. Infine faccio il foot push: i due delfini mi sollevavano dai piedi e io emergono fuori dall’acqua… È divertentissimo! Ancora qualche carezza e qualche giochino in acqua con i delfini e usciamo dalla vasca. Il mio Ale è stato tutto il tempo lì a guardarmi e a bagnarsi sotto la pioggia… Che tesoro! Ci portano in una stanza per farci vedere il DVD che hanno fatto durante gli esercizi, quindi scegliamo le foto che mi hanno scattato: alla fine mi lascio convincere e prendo tutte le foto più il DVD per ben $ 77… È un furto lo so, ma voglio conservare il ricordo di questa esperienza! Torniamo in resort, tutti e due zuppi. Ceniamo prestissimo e torniamo in camera, anche perché piove di nuovo.

23 settembre 2007 Di nuovo sveglia alle sei, perché ci riproviamo… Ad andare a un Sian Ka’an, intendo. Ma il tempo è ancora brutto e questa volta non usciamo neanche da Playacar: che sfiga! La pioggia dura tutta la mattina e io sono quasi depressa tanto che Ale mi propone un giro al centro commerciale di Playa del Carmen. Ne approfittiamo per fare qualche compera, poi pranziamo, ci riposiamo un po’ e usciamo a fare shopping alla Avenida 5. Nel frattempo è uscito il sole: dopo un buon caffè (finalmente!) da Ah Cacao, ci diamo agli acquisti di souvenir da portare in Italia. Dopo cena andiamo allo spettacolo dell’animazione: è divertente perché ci stanno quattro malcapitati sul palco e un animatore simpatico che li fa sembrare davvero ridicoli! Dopo ci fermiamo a prendere un drink e facciamo quattro chiacchiere con Roberta, un’animatrice italiana.

24 settembre 2007 Di nuovo sveglia alle sei, perché oggi è prevista un’escursione tutta pepe: Cobà + jungle tour! … E stavolta si parte, perché il tempo finalmente è bello! La nostra guida si chiama Marlon, ha 25 anni e viene da Città del Messico… Ed è fuori come un balcone! Sul minivan siamo in 8, 3 coppie e due ragazze. Marlon guida come un matto, quindi non ci mettiamo molto ad arrivare a destinazione. La nostra prima meta è il Cenote Esmeralda, dove arriviamo dopo 2 km di strada sterrata. Il cenote è piccolino ma suggestivo; la cosa bella è che, essendo piuttosto profondo (9 m dal suolo più 19 m di profondità delle acque), ci caliamo con l’imbragatura e la corda… Ci sarà da ridere! Giù c’aspetta un omino col ciambellone nero… Troppo forte! Dimenticavo: il cenote è pieno di pipistrelli che svolazzano tranquillamente! Ale ed io ci caliamo per ultimi, prima io, e va abbastanza bene, poi lui, che soffre un po’ perché la sua imbragatura è troppo stretta intorno alle cosce. Risaliamo da una scala a pioli e ripartiamo per Punta Laguna, un sito nei pressi, come dice il nome, di una bella laguna, abitato da una piccola comunità maya, che ci preparerà il pranzo. Ci inoltriamo per una breve passeggiata nella giungla, dove ci aspetta la carrucola, con la sua bella piattaforma di lancio. Il salto è lungo 220 m e attraversa la laguna. L’ilarità scoppia quando Marlon ci mostra il nostro freno, una specie di piccolo ramo uncinato. Anche stavolta Ale e io ci lanciamo per ultimi: è emozionante stare sospesi nel vuoto; durante la traversata, oltre a stare attenta al freno (!), ho il tempo di voltarmi ad ammirare lo spettacolo della laguna. Atterro bene, sono soddisfatta di me! Anche Ale va bene, solo che a un certo punto gli si è staccato il freno e si è girato, ma poi è riuscito a recuperare la posizione ed ha frenato in tempo.

Torniamo al punto di partenza attraversando la laguna in canoa, e qui Ale è sicuramente più bravo di me, tanto che a un certo punto tiro i remi in barca e mi faccio portare. Ci serviamo il pranzo preparato dalle donne della comunità maya: riso, fagioli e tortillas servite con le solite salsine, oltre al pollo e persino alla pasta con pomodoro. Dopo pranzo incontriamo uno sciamano, che ha fatto una preghiera per noi, a metà fra il cristiano e il pagano, accompagnato da un profumatissimo incenso. Ripartiamo per Cobà: gli ci aspetta una guida che ci introduce il sito e ci mostra il tempio della fertilità e il campo della pelota. Quindi andiamo a prendere le bici per dirigerci alla grande piramide di Nohoc Mul. Decidiamo di farci portare da una specie di risciò, come ci ha suggerito Marlon, perché è una cosa caratteristica e perché facciamo lavorare gente che ne ha bisogno. Dopo qualche sosta per i monumenti più significativi, arriviamo alla grande piramide, che in realtà ora sembra più piccola che in foto. Comunque scalarla è tosto, sono 42 m di gradini rigidi e alti, ma si prova una certa soddisfazione ad arrivare in cima, dove si gode lo spettacolo della giungla sconfinata, a perdita d’occhio. Foto di rito e giù, facendo attenzione a non cadere. Sulla strada di ritorno verso Playa del Carmen ci fermiamo al punto Alltournative (che ha organizzato questa escursione) e, dopo un brindisi con tequila, mercanteggiamo per il DVD con le foto che ci hanno scattato durante l’intensa giornata e ce lo portiamo a casa per 25 euro. È ora di rientrare, stanchi ma davvero soddisfatti di questa giornata all’insegna dell’”enjoy adventure”! Dopo doccia e riposino, abbiamo la forza e il coraggio di andare al ristorante “Terrazza Grill”, che avevamo prenotato la sera prima.

25 settembre 2007 È ora di lasciare il Reef e Playa del Carmen, dove, nonostante il tempo non sempre buono, siamo stati benissimo. Siamo un po’ malinconici: chiudiamo le valigie e ripartiamo per Cancun, dove passeremo l’ultima notte in Messico. Il programma era di andare a Isla Mujeres… Ma il tempo non permette e lungo la strada per Cancun il cielo si fa sempre più nero. Così, con un colpo da matti, decidiamo di tornare indietro e a andare ad Akumal, dove ci hanno detto che si può fare snorkeling con le tartarughe. Anche qui il tempo non è bellissimo ma riusciamo lo stesso a fare snorkeling, accompagnati da Feliciano. Per me è la prima volta ed è davvero emozionante nuotare con tutti quei pesci, alcuni colorati davvero belli (incontriamo anche due barracuda!), e ancora di più con le tartarughe. Ne vediamo una enorme e nei dintorni ci siamo solo noi, quindi possiamo ammirarla con calma… Mi sembra proprio di nuotare con lei! Poi ci spostiamo sulla barriera corallina: non è come quelle fantastiche e incontaminate che si vedono nei documentari, ma è comunque molto bella, soprattutto nei tratti in cui si conserva integra, con la sua forma a ombrello o a cervello, quest’ultima molto corrosiva al tatto. Purtroppo si vedono anche infiniti frammenti di corallo, residuo dell’uragano del 2005, che ha duramente colpito la barriera del Caribe messicano. Incontriamo l’ultima tartaruga proprio sulla barriera corallina… Che bella! Torniamo alla barca davvero soddisfatti, con la gioia negli occhi. Ora possiamo tornare a Cancun. Dopo la solita combinazione doccia più riposino, andiamo a cena a La Parilla, a Cancun centro. Era consigliato dalle guide, ma realtà non è un granché… Il cibo ci butta un po’ pesante, così facciamo un giro e andiamo a nanna.

26 settembre 2007 Ultimo giorno in Messico: il tempo non è male, così decidiamo di andare a fare un tuffo nel Mar dei Caraibi e andiamo a Playa Marlin, ma il mare di Cancun è un po’deludente: sarà che la pioggia dei giorni scorsi ha portato un po’ di sporcizia e che l’uragano si è mangiato un pezzo di spiaggia. Facciamo comunque il nostro bagno, anzi un po’ più al largo ci rendiamo gusto; qualche foto e torniamo all’albergo, giusto il tempo per una doccia e per fare check out alle 12. Lasciamo le valigie all’hotel e andiamo a comprare gli ultimi souvenir. Entriamo in un outlet dove c’è di tutto, a prezzi buoni: compriamo anche due magliette per noi e con un buono di 200 pesos mi prendo un ciondolo a forma di sombrero, con relativa catenina d’argento… A me piace! È arrivata l’ora di lasciare la nostra Atos; in aeroporto siamo fra i primi a fare check in, facciamo un giro e beviamo l’ultima pina colada, prima di partire per Madrid… Hasta luego Mexico!



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