Ti racconto del mio viaggio in Messico

Sono ancora rincoglionita dal fuso orario! Non mi era mai successo al ritorno, …questi giorni di festa li ho passati a dormire, non mi sono mai alzata prima delle 10.30 e poi la notte non dormo: stanotte ho dovuto prendere la melatonina! Ti avevo detto che ti avrei raccontato delle mie vacanze, quando avessi avuto un po’ più di tempo...
Scritto da: LAURA V.
ti racconto del mio viaggio in messico
Partenza il: 24/03/2009
Ritorno il: 08/04/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Sono ancora rincoglionita dal fuso orario! Non mi era mai successo al ritorno, …Questi giorni di festa li ho passati a dormire, non mi sono mai alzata prima delle 10.30 e poi la notte non dormo: stanotte ho dovuto prendere la melatonina! Ti avevo detto che ti avrei raccontato delle mie vacanze, quando avessi avuto un po’ più di tempo perché è stata una vacanza con tante cose, belle e brutte, faticose e rilassanti, a pensarci adesso è volata ma in realtà ne abbiamo visto tante…E tante altre non avremmo voluto vederle! Devo dirti che se deciderai di andare in Messico, vai in Chiapas: è bellissimo, siti archeologici spettacolari, tradizioni locali ancora vive, spirito rivoluzionario che si può toccare con mano nelle parole di molti (noi abbiamo avuto due guide molto brave e affascinanti…Uno anche fisicamente, l’unico messicano bello visto in 15 giorni!!!!).

Purtroppo ci si deve andare in aereo, senza meno!!! Avevo dato retta a chi nei racconti di Turisti per Caso sponsorizzava gli autobus per raggiungere il Chiapas: BALLE!!!! Mai più al mondo rifarei Merida-San Cristobal su un autobus prima classe OCC: a parte la scomodità, i bagni impraticabili (tipo guerra batteriologica e viste le 14 ore di tragitto difficilmente evitabili!), le tante fermate (assolutamente sconsigliato tentare di aggirare il bagno del pullman per quelli dei terminal degli autobus…Ancora peggio!!!) , c’è proprio da avere paura per il modo di guidare degli autisti, la velocità, i sorpassi ai tanti camion, le strade sconnesse hanno fatto sì che ‘ste 14 ore fossero tra le più lunghe della nostra vita!!! Devi sapere che all’andata il nostro volo, che fino a pochi giorni prima Blu Panorama aveva in programma su Cancun diretto da Malpensa alle ore 15.15, è stato spostato alle 10 di sera, con, ciliegina sulla torta, un bello scalo a Fiumicino! Le dodici ore di volo previste si sono tramutate in un baleno in 14, non fosse che a Fiumicino, forse a causa di un atterraggio un po’ brusco (una botta per terra esagerata!) siamo rimasti fermi un’ora e mezza aspettando una riparazione al velivolo.

‘Sta il fatto che noi avevamo programmato di arrivare a Playa del Carmen la sera di martedì, riposarci in albergo, lasciare lì il bagaglio “da mare”, e ripartire belli riposati, il mattino successivo, con un transfer privato per Chichen Itza: noi l’abbiamo già vista, ma i nostri amici non ci sono mai stati (ed andare in Messico senza andare a Chichen Itza è un po’ come andare a Roma senza andare a San Pietro), da dove, dopo la visita del sito, saremmo stati portati a Merida dove alle 19 saremmo partiti con l’autobus per San Cristobal de las Casas.

Grazie al ritardo dell’aereo siamo arrivati in albergo che erano quasi le otto di mattina, abbiamo fatto una doccia, preparato velocemente una borsa da portare con noi, colazione e alle 10.00 siamo partiti per Chichen Itza (tre ore di pullmino) : alla fine abbiamo passato due notti senza toccare un letto, quella in aereo (per fortuna semi-vuoto dove siamo riusciti ad occupare almeno due sedili a testa e a stenderci riuscendo a dormire) e quella in pullman.

Ti puoi immaginare le nostre povere gambe gonfie dopo tale strapazzo, sembravamo degli elefanti!!! Appena arrivati a San Cristobal, per fortuna nessuno è venuto a prenderci al terminal ADO: un “misurderstanding” tra l’agenzia di Playa e quella di San Cristobal (che credendoci in arrivo da Playa ci aspettava per mezzogiorno!)…Ora dico per fortuna perché questo ci ha permesso di andare subito in albergo a riposarci con le gambe in alto per riattivare la circolazione sanguigna per qualche ora, …Ma sul momento quando non abbiamo trovato nessuno c’era stato un po’ di panico: panico da posto nuovo, panico da “oddio …E adesso cosa facciamo????”, panico da assalto dei tanti procacciatori di turisti mandati dagli alberghi, dei taxisti che iniziano a urlarti per offrirti i loro servizi, panico da un altoparlante che diffonde musica e pubblicità a tutto volume nell’area della stazione autobus e che ci impedisce di telefonare a Playa (cavoli non si sente un tubo!!!!) A quel punto decidiamo di andare in albergo da soli (non abbiamo neanche un voucher, speriamo bene!) e fortunatamente ci danno le camere: l’albergo Tierra y cielo è molto carino, pulito, la camera è grande con tutti i confort…Sul letto ci sono un sacco di coperte pesanti! chissà perchè! Nel frattempo riusciamo a metterci in contatto con l’agenzia e a chiedere loro di venire a prenderci in albergo solo nel primo pomeriggio tanto il programma della giornata prevede la visita di Zinacantan e San Juan Chamula, due villaggi indigeni a pochi km. Da San Cristobal, per la visita dei quali mezza giornata è sufficiente.

Prima di uscire approfittiamo del desayuno a buffet dell’albergo, abbondante e molto buono anche se molto fritto come gran parte della cucina messicana: io dalla nostra prima volta in messico, sono entusiasta dei cibi piccanti e so che per me questi 15 giorni saranno una festa con tortillas, salsine al chili, quesadillas e altro Facciamo un giretto nel centro di San Cristobal, i turisti non sono tantissimi di conseguenza veniamo assaliti dai donne e bambini che vendono piccoli oggetti di artigianato, e dolci… Non so perché ma come comincia la vacanza andiamo in frenesia alimentare…Ci compriamo due dolcetti tipici e dopo solo un paio d’ore ci rifermiamo a mangiare in un bel barettino dentro i classici cortili interni, tipici delle abitazioni coloniali spagnole, prendiamo tacos e cerveza pagando circa 10 euro in 4! Torniamo in albergo e arriva a prenderci la nostra guida Francisco detto Pancho che si scusa per il disguido del mattino e poi comincia a parlarci del Chiapas, delle tribù diverse che lo abitano, tutte con lingue maya diverse tra loro:alcuni non parlano proprio lo spagnolo nonostante sia la lingua che si insegna a scuola: il fatto è che a scuola qua ci vanno in pochi, la scuola costa soprattutto in termini di braccia rubate al bilancio familiare… i bambini lavorano nei campi coi genitori, o vanno a vendere le solite collanine ai turisti ed anche il loro apporto è importante.

Nei villaggi come Zinacantan la terra è di tutti, ogni famiglia coltiva il suo pezzetto, aiutato anche dal resto della comunità in caso di bisogno (malattia ad esempio), ma nel momento in cui questa decida per qualche motivo di andarsene, per cercare fortuna in città, la terra torna di proprietà della comunità che decide come destinarla all’interno dei componenti del villaggio.

Non sono cooperative, però il fatto che tutti siano a disposizione di tutti nel momento di difficoltà sembra che possa essere il collante che tiene unite ancora realtà così apparentemente distanti dal nostro tempo, nel quale abbiamo tutti un sacco di cose ma siamo tutti estremamente soli soprattutto quando si ha più bisogno di qualcuno che ci dia una mano.

Le donne tessono magnifici arazzi, e i colorati abiti tipici che loro indossano quotidianamente, di una stoffa tanto pesante: mi bardano come una di loro, …Sembro un fagotto, in più muoio di caldo, mi sembra impossibile che loro possano sentirsi a loro agio dentro i loro sottanoni pesantissimi ed un caldo così!!! Poi entriamo nella loro capanna: la loro vita si svolge normalmente all’aperto: qui si cucina sul fuoco sempre acceso e poi ci si ricovera per la notte.

La mamma delle ragazze che stanno al telaio ci prepara praticamente in terra, delle tortillas di mais nero che poi ci invita a mangiare accompagnate da vari condimenti, tipo polvere di papavero, formaggio fresco (? chissà!), chili, avocado…Io che ho ancora nel gozzo i tacos del mezzogiorno, mi vergogno a non accettare ne butto giù una al formaggio invocando: “che Dio me la mandi buona”.

Lasciamo il paesino ed andiamo a visitare la chiesa di San Juan Chamula, in un altro villaggio, dove si sta svolgendo ancora il mercato: tanta coloratissima frutta e verdura. Mi fanno impressione gli ananas, due o tre volte più grossi di quelli che siamo abituati a vedere sugli scaffali dei nostri supermercati.

Francisco va a comprare i biglietti di ingresso per la chiesa e noi ci aggiriamo tra i banchetti: sappiamo che qua la gente non gradisce farsi fotografare e soprattutto in chiesa sarà vietatissimo qualsiasi scatto o ripresa.

I bambini ci sorprendono e ci chiedono di essere fotografati: sono bellissimi come i bambini di tutto il mondo, noi scattiamo e loro immediatamente ci chiedono 20 pesos, un euro vale 18 pesos,per noi non è un cifrone,per loro non è poco… Questo ci mostra che anche loro stanno facendo fruttare la nostra fissazione di fare foto a tutti i costi …Ma visto che probabilmente gliele facevano di nascosto… Proviamo a fotografare un carretto strapieno di peperoncini rossi, ma veniamo cacciati, è tardo pomeriggio, il mercato sta terminando e siamo gli ultimi turisti ad andare a visitare la chiesa dedicata a San Giovanni Battista.

Mi si avvicina un bimbetto piccino picciò, proprio minuscolo mi sorride e mi porge una tartarughina gialla di legno, gli chiedo quanto costa e mi dice 10 pesos, gliela compro e da quel momento comincia a seguirmi sempre sorridendo e dicendo sottovoce “un peso, un peso, un peso…” io lo guardo e gli dico “no un peso…Un BESO!!” lui allegro corre via e si va a nascondere dietro la mamma continuando a fare capolino dietro la sua gonna.

Entriamo in chiesa, abbiamo letto di questo posto strano, chiamarla chiesa è una parola grossa perché delle chiese a cui siamo abituati noi c’è veramente poco: aghi di pino per terra, candele accese sul pavimento che i devoti portano da case, arrivano con delle sportine di candele, iniziano a pregare ed accendono, accendono, accendono: portano anche bibite, cibo, galline, fumano perché questo posto per loro è un posto dove ci si incontra, si prega e si fanno offerte ai santi …Ci sono degli addetti che hanno il compito di tenere pulito, e fare servizio di sorveglianza all’interno della chiesa, naturalmente senza compenso anzi, sono loro che sborsano per eventuali necessità che possano esserci per la manutenzione, e questo per loro è un grosso onore.

Francisco ci spiega che questi riti sono la reazione all’imposizione del cattolicesimo da parte degli spagnoli, in questo modo i maya hanno mantenuto parte dei loro riti tradizionali accostandoli a questo o l’altro santo un po’ alla rinfusa: qui il Battista è più grande di Gesù. A volte dentro questa chiesa (sconsacrata) vengono portati anche “santi ufficiali” tipo la Vergine di Guadalupe, molto venerata in Messico, con cerimonie cattoliche ufficiali, ma per il resto non ci sono messe o niente di ciò che per noi è sacramento religioso.

Francisco ha un sacco di cose da dire: purtroppo come da me richiesto, Dio me l’ha mandata proprio buona e comincio a non sentirmi bene, lo stomaco, forse l’odore delgli aghi di pino, con tutte le candele, devo proprio uscire.

Finalmente ripartiamo, e torniamo a san Cristobal, mi sento davvero debole, nausea e ho proprio bisogno di stendermi: naturalmente gli altri che stanno benissimo indugiano; fuori dalla cattedrale una folla di gente, tutta col telefonino in altro pronta a scattare foto: che ci sarà? Anche noi siamo incuriositi! Ma che “meraviglia”: il matrimonio di due star delle telenovelas!!!! La gente è impazzita!…In Messico le telenovelas sono amatissime e questa ne è la dimostrazione.

Noi torniamo in albergo e poi si va a cena: io esco con gli altri ma passo …Sto davvero male!! Fuori è freddo!!!! Ecco perché tante coperte nel letto! Niente riscaldamento in albergo (farsi la doccia è abbastanza da brividi!): noi abbiamo portato qualcosa di più pesante perché sapevamo che di sera le temperature avrebbero rinfrescato ma non abbastanza:qua è proprio freddo, attorno ai 10 gradi, la gente esce col cappotto! Il mattino seguente si va al Canyon del Sumidero: io sto un po’ meglio, non ho ancora voglia di mangiare anche perché poi si farà un percorso in barca e visti i problemi di nausea meglio stare leggeri.

In un’oretta raggiungiamo Chapa de Corzo dove si prende la lancia per risalire il fiume Ocosingo che scorre in mezzo al canyon: vediamo i coccodrilli, tanti uccelli, fregate, pellicani cormorani, avvoltoi neri, il fiume è molto bello e i panorami suggestivi, peccato per l’impressionante quantità di plastica e sporcizia varia che galleggia sull’acqua nei punti in cui è più ferma.

Non penso ci voglia neanche più di tanto per pulire il tutto ma evidentemente …

Arriviamo fino alla diga che si trova alla fine del canyon dove grazie all’invaso si forma un lago.

Al che il “ barcarolo” ci chiede l’immancabile “propina” (la mancia) e poi ci riporta al punto di partenza.

Guarda se vai in Messico, preparati alla storia delle mance perché questi, se non la lasci, si offendono proprio!!!! Tornati alla macchina che ci aspetta, la guida-autista ci porta a visitare il paese, come scendiamo in piazza io ricomincio a sentirmi male, la temperatura è risalita molto, mi sento la pressione sotto i piedi, mi sento svenire…Mando gli altri a vedere quanto previsto dall’escursione ed io mi abbandono su una panchina…Non devo avere davvero un bell’aspetto, la gente passa e mi guarda, mi aspetto da un momento all’altro che qualcuno mi faccia anche la carità! Per fortuna gli altro tornano, non mi sono persa granchè a parer loro, ci sarebbe un altro museo da andare a visitare, ma preoccupati per me (e soprattutto per il museo!) si rientra a San Cristobal! Io mi fiondo in albergo dove comincio ad aver buona confidenza anche col bagno, e gli altri vanno a pranzo e a vedere il mercatino dell’artigianato che si trova davanti alla chieda di Santo Domingo.

Dopo un paio d’ore ritornano, raccontandomi del mercatino e di tutte le cose belle che hanno visto: al solo pensiero di perdermelo (domattina partiamo presto ed io non posso perdermi il mercatino…TUTTO MA NON IL MERCATINO!!!!), faccio uno sforzo sovrumano e mi rimetto in piedi, è davvero carino con prezzi bassissimi, anche se io davvero non sto bene…Non ho voglia di comprare niente!!! Guarda, se ti capita di fare un giro come il nostro se vuoi comprare qualcosa per te o da regalare, ti consiglio di fare acquisti qui o al massimo a Chichen Itza, sono sicuramente i posti dove tutto è più a buon mercato rispetto non solo alle località di mare, ma anche a Palenque.

Puoi comprare stoffe molto belle, borse di cuoio, calendari e maschere maya, inoltre in Chiapas si estrae l’ambra e quindi si possono trovare gioielli molto belli a prezzi ragionevoli.

Purtroppo nel rientrare verso l’albergo passiamo davanti a tanti ristoranti ed io ricomincio a sentirmi male, solo l’odore, mi stende.

Mi ritiro “nei miei appartamenti” con Roberto, mentre i nostri amici vanno a cena che Francisco che abbiamo per caso incontrato per strada.

La mattina dopo dobbiamo partire presto con una nuova guida che i porterà alle cascate Agua Azul e poi a Palenque dove passeremo la notte.

Mi devo assolutamente rimettere in piedi perché è una tappa abbastanza impegnativa, soprattutto visitare il sito archeologico, con i soliti gradini, anche se temo che viste le mie condizioni non potrò scalare nessuna piramide.

Puntualissimo alle 6.00, Erasto la mas hermosa guia del Chiapas, ci viene a prendere: io credo di stare meglio anche se purtroppo non è così: arrivati dopo tre ore alle meravigliose cascate agua azul, mi sforzo per salire fino in cima alla cascata, ogni rampa di scale, si apre davanti ai nostri occhi uno spettacolo della natura, ma io le vedo sempre un po’ peggio perché c’è un’umidità pazzesca e temo di avere la pressione sotto i tacchi…L’acqua è invitante, ci sono persone che fanno il bagno, è bello soprattutto in alto perché la maggior parte della gente si ferma proprio all’inizio nella parte bassa: ma io proprio non ce la faccio… a questo punto Erasto, salutista convinto, strenuo difensore dell’alimentazione naturale, che per tutto il viaggio ci ha illustrato i benefici dei cibi non sofisticati, (è venuto anche in Italia a fare conferenze per Slow-food pro-cacao e anti-cioccolata) vistami a terra gioca un’ultima carta, la più schifosa per lui, e dice la frase che non avrebbe mai voluto dire: “Beh, DICONO che la Coca Cola con tanto limone faccia bene contro il mal di stomaco…” Da quel momento la ripresa! Non posso dire di essere guarita con una coca cola però ho cominciato a stare un po’ meglio…A pranzo un petto di pollo con “un Kg”. Di sale, mi hanno aiutato a visitare il sito di Palenque senza troppa sofferenza e quindi a godermelo come merita.

Davvero chi dice che bisogna vedere prima Chichen Itza e poi Palenque (anche se storicamente si collocano al contrario) ha ragione, Palenque è davvero un’altra cosa, in mezzo agli alberi, di una maestosità incredibile e nonostante tanti turisti un’atmosfera completamente diversa, anche grazie ad un più contenuto numero di venditori che a Chichen Itza deturpano abbastanza il sito (oltre ad essere discretamente stressanti!).

Devo dire che tra una guida che non vede l’ora di finire il giro per andare a trovare nuovi clienti (comportamento capibile e legittimo!) ed una guida a propria disposizione per tutto il tempo che vuoi rimanere nel sito, la differenza è abissale.

Se Erasto prendesse un peso a parola, sarebbe miliardario!!!! Dalle 6 del mattino quando siamo saliti sul pullmino non ha smesso un attimo di parlare, prima del Chiapas, della sua situazione economica, dell’esercito ribelle zapatista con il comandante Marcos e delle innovazioni da questo portate, nel tentativo di questo popolo di rimanere legato alle proprie tradizioni ed identità, non un “siamo tutti uguali quindi abbiamo gli stessi diritti” ma “abbiamo gli stessi diritti nonostante siamo tutti diversi”…Alla ricerca di un mondo più giusto libero dalla logica del profitto, in Chapas si pratica ancora il baratto!!!!…A sentire parlare di baratto ci sembra che ci stiano raccontando una favola della preistoria!…E poi ci parla del tentativo delle grandi potenze e multinazionali di avvelenare la gente con prodotti geneticamente modificati, di un popolo all’ingrasso (il Messico è il secondo paese dopo gli Usa per il problema dell’obesità) …Di tutto di più.

Noi siamo un po’ sconvolti, sul momento esaltati, della serie “Ma questi hanno capito tutto!!!” ma poi guardandoci in giro, ci rendiamo conto che nessuno di noi sarebbe disposto a vivere come vivono qui. …In fondo qua la gente ti rincorre per strada per venderti una collanina, i bambini di sera fanno il giro dei ristoranti a vendere i loro animaletti di terracotta o a elemosinare qualche peso… questo ci fa pensare che forse, anche il loro, non sia un sistema, perfetto!!! Dopo la visita di Palenque ci trasferiamo in albergo, il Plaza Palenque, un quattro stalle, scusa stelle…Per fortuna ci fermiamo solo una notte! E’ di una “tristezza” totale, Lorenzo e Patrizia azzardano un bagno in piscina e hanno la brutta sorpresa di trovare vicino al lettino prendisole un topino morto, forse anche lui suicidatosi da tanto squallore.

Ma in fondo è solo una questione di poche ore perché anche il mattino seguente la partenza è alle 6.00: si va al confine con Guatemala a vedere i siti di Bonampak e Yaxchilan.

Fino ad oggi abbiamo viaggiato sempre da soli, noi quattro con una guida ed un pullmino privato, oggi saremo con altre persone, un gruppo multilingue: noi siamo gli unici ad avere Erasto con noi, tutti gli altri hanno comprato solo il passaggio sul pullmino: c’è anche qualcuno diretto a Flores in Guatemala, infatti scendiamo sulle sponde del fiume Usumacinta; dove siamo noi è Messico, l’altra sponda è già Guatemala,mentre percorriamo in lancia la distanza che ci separa dal sito vediamo soldati dell’esercito guatemalteco che pattugliano per controllare che non ci sia chi passa in Messico clandestinamente… Devi sapere che i Messicani possono andare e venire in Guatemala, i Guatemaltechi non possono fare il contrario! (è un po’ come gli statunitensi che possono entrare in Messico attraverso i confini di California, Arizona, New Mexico ecc. Senza particolari restrizioni mentre è assolutamente vietato per i messicani che vengono immediatamente considerati clandestini).

Ma scusa la divagazione.

Un’oretta di barca ed arriviamo a Yaxchilan, un sito maya in mezzo alla foresta.

Devo dirti che sono rimasta impressionata da questo posto: è meraviglioso!!!!!! Come ci addentriamo tra la vegetazione da cui pendono tante grosse liane, rimaniamo ammutoliti da un ruggito di fondo, sembra di stare in mezzo ai leoni: in realtà sono solo le scimmie urlatrici che se saremo fortunati riusciremo a vedere così come tucani, iguane, pappagalli, tarantole, serpenti…Gli “animaletti” come li definisce Erasto! Diciamo che io per animaletti intendo quelli di Biancaneve, i cerbiatti, i coniglietti, gli usignoli…

La foresta ha mille voci che spesso ti distraggono anche dalle spiegazioni sul sito, e finalmente vediamo le scimmie che saltano da un albero all’altro sicuramente impaurite dalle urla di un gruppo di attempate signore spagnole che disquisiscono tra di loro se sia il caso di scappare perché secondo loro è tutta un menzogna che le scimmie non siano pericolose! Saliamo in cima alla sconnessa piramide e da lassù la vista è ancora più spettacolare, purtroppo continuiamo a sentire il canto del tucano ma non riusciamo a vederlo: Erasto ci racconta che molti anni prima ha passato la notte in tenda con un amico in questo posto e al mattino presto hanno visto alzarsi in volo i tucani, le are, gli aironi…Uno spettacolo fantastico.

Il sito è semideserto siamo rimasti solo noi, se non dovessimo tornare subito mi piacerebbe sedermi per terra in silenzio e ascoltare la natura che mi circonda.

Dopo pranzo andiamo a Bonampak, altro sito maya famoso per i suoi bassorilievi molto ben conservati, mentre raggiungiamo le rovine avvistiamo un’altra scimmia e sui gradini dell’immancabile piramide, questa fortunatamente un po’ più bassa , due tarantole: una moribonda e una viva.

Alla prima hanno tirato delle sassate perché alcune signore si erano impaurite, in realtà la tarantola, non è velenosa, gli indigeni le prendono in mano. Quando riscendiamo è stecchita! La visita di questo sito è veloce e rientriamo verso Palenque dove dopo aver ritirato i bagagli che abbiamo lasciato all’albergo in custodia ripartiremo con l’autobus per Playa del Carmen dove arriveremo la mattina dopo.

Nel parcheggio dell’albergo abbiamo la spiacevole sorpresa di ritrovare un pick-up con una gabbia con dentro un giaguaro: io avevo sentito un verso strano tutta la notte e non avevo capito cos’era: al mattino, quando erano venuti a prenderci, Erasto e suo cognato, fotografo che vive negli Stati Uniti, si erano accorti di questo meraviglioso animale rinchiuso dentro questa minuscola gabbia ed avevano telefonato alla polizia per denunciare il fatto:purtroppo le nostre speranze di non trovarlo più lì al nostro ritorno, sono svanite; evidentemente chi lo tiene prigioniero o ne ha il permesso o ha amicizie che gli danno la possibilità di farlo nonostante sia un animale protetto perché quasi scomparso in Messico.

La povera bestia, al mattino bella vispa, ora non ha neanche più la voglia di alzarsi in piedi quando ci avviciniamo tutti alla gabbia.

Quando l’ho visto ho pensato che se ci fossi stata tu avresti fatto un casino…

Un ultima triste fotografia del Chiapas che stiamo lasciando: forse come il giaguaro animale sacro ai maya per la sua potenza, intrappolato e privato della sua forza vitale, il popolo del Chiapas, con le proprie utopie schiacciate dalle insegne della Coca-cola (ma in fondo è l’unico rimedio per il mal di stomaco!!!!) Per fortuna il viaggio per Playa è tutta un’altra cosa rispetto all’andata, stavolta il pullman è executive-lusso, e qui davvero troviamo sedili quasi completante reclinabili, bagni decenti, bibite e ristori vari.

13 ore passano molto più velocemente, anche se si rischia l’assideramento: per i messicani l’aria condizionata è davvero una mania!!! I giorni successivi sono davvero degni di poca nota: Playa del Carmen è sicuramente peggiorata rispetto a 3 anni fa quando ci siamo venuti per la prima volta: molta più confusione, molti più alberghi, un bel Coco Bongo (famosa discoteca di Cancun che si è riprodotta anche qua), che fa casino fino alle sei del mattino diverse sera la settimana, orde di ragazzini americani (in vacanza visto il periodo di chiusura primaverile delle scuole) corredati di muscoli, tette finte (quanta plastica!!!!!!) e immancabili lattine di birra e bottiglioni magnum di Rum i cui resti abbandonano sotto i lettini in spiaggia (generalmente i lettini degli altri!), e musica house assordante in spiaggia.

TUM TUM TUM TUM, questo è il mio più vivido ricordo di Playa, di giorno e di notte! Veramente brutto! …Però il mare è spettacolare, con colori stupendi, con una temperatura giusta, bisogna solo trovare un pezzo di spiaggia con un po’ meno confusione.

Un giorno siamo andati a Tulum visto che Lorenzo e Patrizia non c’erano stati, e poi abbiamo passato la giornata a Playa Paraiso, stupenda come sempre incontaminata soprattutto nella parte più vicina alle rovine: più verso Punta Allen, ci sono davvero tanti resort, eco-chic si chiamano, ECO perché sono costruzioni abbastanza piccole e non troppo invasive , oltre ad osservare alcuni accorgimenti per inquinare il meno possibile e CHIC perché ti cavano la prima e la seconda pelle coi prezzi che hanno…Quelli un po’ più economici sono davvero molto spartani.

Abbiamo utlizzato il colectivo che è comodissimo ed economico, quelli per Tulum si trovano all’incrocio della avenida 15 con l due. Assolutamente consigliato!!! Visto che c’era andata bene, lo abbiamo ripreso un pomeriggio per raggiungere il cenote Dos Ojos dove io e Patrizia che siamo fifone abbiamo fatto solo sguazzato e Roberto e Lorenzo, con una simpatica guida, Felipe, hanno fatto lo snorkeling con le torce fino dentro la grotta, tra le stalattiti e i pipistrelli, hanno detto un’esperienza eccezionale.

Unica altra escursione è stata a Sian Ka’an, a me il posto è piaciuto molto, piscine naturali con un mare incredibile, abbiamo visto le tartarughe (braccate, poverine, dalle barche che aspettavano che risalissero a respirare) e i delfini: lo snorkeling non ne vale la pena, primo perché per chi è abituato al Mar Rosso, è assolutamente ridicolo per varietà di pesci e formazioni coralline, e secondo perché , essendoci molta corrente e visto che è obbligatorio il giubbotto salvagente, è molto faticoso.

Se l’organizzazione di tutte le altre escursioni che era stata fatta da Karmatrails , l’agenzia legata al nostro albergo, Playa del Karma, era stata impeccabile, per Sian Ka’an che abbiamo comprato sulla quinta vicino al noleggio della hertz, c’è da spendere due parole:l’escursione viene venduta con due opzioni: o il trasferimento in minivan o in Jeep 4×4 occupata da 4 persone guidata da un ospite.

Tutti decidono per la seconda.

Allora: primo, se danneggi l’auto, l’assicurazione non copre il 100% del danno ma il un quinto è a carico di chi guida (e questo non te lo dicono!), secondo la macchina, almeno quelle date a noi, bellissime e nuovissime, non sono 4×4 !…Noi grazie ai nostri accompagnatori ci siamo insabbiati e abbiamo impiegato quasi un’ora a liberarci (perché ci hanno trainato altrimenti eravamo ancora a fare compagnia ai pellicani), terzo, se ti sembra bello avere una jeep scoperta visto il caldo, te ne pentirai amaramente quando inizierà lo sterrato: A questo punto si può pensare che convenga andare in minivan…Peccato che i nostri accompagnatori al momento del ritorno fossero ubriachi persi e il nostro più grande sollievo sia stato quello che non guidassero loro! Se puoi cerca di affidarti ad un agenzia seria…Noi rispetto all’albergo abbiamo risparmiato 31 dollari a testa e non è poco, ma non so se ne sia valsa la pena.

L’albergo lo consiglio, è carino, tutti sono gentili, la colazione non è il massimo, ma non siamo certo morti di fame!!! Inoltre sono stati molto gentili a metterci a disposizione la camera fino alla sera della partenza quando Roberto è stato male.

Avremmo voluto andare anche a Xel-ha, io sono contraria ai parchi ma mi hanno detto che questo è molto bello e poco artificiale, ma come ti dicevo, Roberto ha avuto un problema agli occhi durante in un’immersione, e così abbiamo dovuto passare gli ultimi due giorni chiusi in albergo al buio e con il ghiaccio e col rischio di non poter tornare a casa come previsto per lo sconsiglio a volare nelle sue condizioni: diciamo che non è finita benissimo però è stata una bella vacanza, sia per la compagnia, che per aver visitato dei posti fantastici e ancora molto incontaminati rispetto ad un Messico più commerciale che di messicano ha rimasto davvero poco. (basti dirti che buona parte dei souvenires che ho comprato sono indonesiani!!!) Dunque, scusami se sono stata assai prolissa, ma ti avevo detto che avrei raccontato per filo e per segno di questa vacanza: quando l’aereo si è staccato da terra per tornare in Italia, mi sono chiesta se questa volta era un addio al Messico o se ci tornerò per la terza volta…Il Messico è grande!!! Magari ci torniamo insieme.

Quien sabe? Hasta luego.



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