Barranca del cobre y baja california…que servicio!

“Ci manca tutta la parte Nord, il Barranca del Cobre e la Baja California. Vorrà dire che ci dovremo tornare….”. Con questa frase avevamo concluso il nostro viaggio in Messico nel 2004. Detto, fatto. A quattro anni di distanza Oliver e Rebecca tornano nel primo paese visitato assieme, questa volta da marito e moglie. Siccome riteniamo...
Scritto da: Dudu
barranca del cobre y baja california…que servicio!
Partenza il: 10/08/2008
Ritorno il: 25/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
“Ci manca tutta la parte Nord, il Barranca del Cobre e la Baja California. Vorrà dire che ci dovremo tornare…”. Con questa frase avevamo concluso il nostro viaggio in Messico nel 2004.

Detto, fatto.

A quattro anni di distanza Oliver e Rebecca tornano nel primo paese visitato assieme, questa volta da marito e moglie.

Siccome riteniamo che ciò che ad un viaggiatore serve sia recuperare in breve tempo informazioni essenziali, daremo subito delle pillole e dei personalissimi consigli su come organizzare il viaggio Barranca + Bassa California, lasciando solo dopo il racconto dettagliato giornata per giornata che, come gli album di foto o i filmini dei matrimoni, interessano veramente solo ai protagonisti: – Barranca: consigliamo di fare il percorso da Chihuahua e Los Mochis e non viceversa in quanto la parte più bella paesaggisticamente è verso la Bassa California; – noi abbiamo prenotato tappe e alberghi dall’Italia. Il consiglio è di costruirlo strada facendo. Occhio che però i posti non sono tanti quindi occorre pianificare e organizzare le tratte con qualche giorno di anticipo; – tappe da fare sicuramente: Creel, Posada Barranca. Ci hanno parlato molto bene di El Fuerte e di Bahuichivo ma noi non ci siamo fermati – stare a Los Mochis il meno possibile – attenzione a notizie false e tendenziose su internet e nelle agenzie di Creel: il ferry da Los Mochis a la Paz è unicamente alle 17, teoricamente impiega 6 ore ed è operato da Baja ferries www.Bajaferries.Com – quando si prende il ferry cercare di tenere con sé le valigie, senza consegnarle al servizio porta bagagli: questo è sì un po’ scomodo, ma eviterà la fila per la restituzione dei bagagli e consentirà di fare la perquisizione della polizia antidroga per primi (senza aspettare 3 ore come successo ad altri italiani) – In Bassa California nel noleggio dell’auto con AVIS abbiamo acquistato anche la condizione ALI che alza il massimale per responsabilità civile: infatti da standard danno un massimale di poche migliaia di euro, il supplemento alza il massimale a 1 milione di dollari (costa una decina di dollari al giorno). Questo perché abbiamo letto che la legge messicana, in caso di incidente, non lascia espatriare se non si sono coperti tutti i danni causati – a Loreto quasi nessun albergo/ristorante accetta le carte di credito. Organizzarsi di conseguenza.

In generale se tornando in Italia si fanno stop-over in America o in Europa, e si comprano bottiglie di liquidi (es. Tequila) ricordarsi di imbarcarle, altrimenti sarete costretti a lasciarle all’aeroporto dove avete la connessione.

Ed ora il racconto.

DOMENICA 10 AGOSTO: MILANO – CHIHUAHUA Prendiamo un volo Iberia per Città del Messico (via Madrid) e attendiamo al coincidenza per Chihuahua (5 ore di attesa).

Dopo circa 24 ore tra viaggio e tempi morti arriviamo a Chihuahua a mezzanotte ora locale (le 8 del mattino italiane): dovremmo avere il pick-up fino all’albergo, ma nessuno si fa vedere.

Come spesso accade al di fuori dell’Italia il servizio taxi (Taxi Autorizado, con sportello nella sala arrivi dell’aerostazione, accetta dollari e carte di credito quindi evitare di cambiare la valuta in aeroporto) è molto efficiente e per 220 pesos (22 dollari) ci porta all’hotel (il FIESTA INN – voto 8 anche se al di fuori del centro, in una zona residenziale). Arriviamo in camera timorosi di non riuscire a dormire per colpa del fuso in realtà la stanchezza prevale e crolliamo come due piombi.

LUNEDI’ 11 AGOSTO: CHIHUAHUA Ci svegliamo alle 8 e facciamo subito la “to-do” list: – cambiare i dollari in pesos (cambio all’incirca 1 a 10) – capire le modalità per prendere il Chepe, cioè il treno per il tour al Barranca (che per noi comincerà domani) – ma soprattutto…Mangiare !!!! Il primo lo smarchiamo subito: vicino all’hotel c’è un Bancomer. Il portiere vuole chiamarci un taxi… (saranno 50 metri, evidentemente pensa che siamo americani..).

Il secondo lo facciamo subito a seguire: a domanda esplicita, il portiere fruga nel cassetto della reception e trova il carnet dei nostri biglietti del treno + voucher degli hotel in cui soggiornare nelle varie tappe (..La domanda sorge spontanea: ma se noi non avessimo chiesto nulla ci avrebbero mai dato i biglietti ???). La partenza è per domattina alle 6 dalla stazione: dovremmo avere il pick-up dell’agenzia, ma vista l’esperienza in aeroporto chiamiamo l’operatore per accertarci il pick-up sia confermato. “Tutto a posto” ci dice “domani alle 5.20 confermato!!”.

Tutta questa attività ci fa venire una gran fame…Veniamo così al terzo obiettivo della mattina.

Ci facciamo portare da un taxi vicino alla cattedrale e troviamo un posto carinissimo sulla Victoria (JARDIN DEL CENTRO) dove una premurosissima señora ci prepara il desajuno della casa (huevos revueltos, un’astrale tortilla de papa, fruta con yogurt, succo di frutta e caffè).

Il posto è anche hotel: facciamo colazione nel patio pieno di pappagalli.

Appagati da questa ottima colazione andiamo a visitare la Cattedrale, la Quinta Gameros (essendo lunedì il relativo museo è chiuso) ed il Palacio del Gobierno, che come quello di Città del Messico è arricchito da murales che rappresentano la storia del Messico e di Chihuahua. Qui finiamo nel mezzo di una conferenza stampa: fortunatamente nessuno ci prende per giornalisti e ci mette un microfono sotto il naso e ci chiede di fare una domanda all’amministrazione locale (anche se, sfruttando l’effetto sorpresa, Rebecca era già pronta a fissare con occhio invetrato il politico di turno chiedendo “..E Mururoa ?”).

Con un caldo africano ci aggiriamo per la città, però essendo lunedì neanche il Museo de la Revolucion è aperto, perciò ci affacciamo periodicamente allo zocalo e visitiamo anche la Casa de la Artesanias, ma al di là di un letto matrimoniale con due cavalli come testata, non vediamo nulla di interessante.

Sulla soglia del collasso ci chiudiamo in un Domino Pizza (con aria condizionata) a bere una coca.

Nuovo giro allo zocalo, sosta per le mitiche papas con lemon da un banchetto e visita veloce ai due parchi cittadini (che in realtà sono poco più di giardinetti).

Sono ormai le 4 e facciamo una sosta in hotel.

Cena alla consigliatissima alla CASAS DE LO MILAGROS (vicino al locale dove abbiamo fatto colazione): il ristorante ha un carinissimo patio, ma a causa del tempo (nel frattempo è scoppiato un temporale) non ci si può mangiare. Cena a base di nachos e petto di pollo ai ferri condito da una salsa piccantissima. Innaffiamo tutto con 2 cervezas Bohemia a testa…

Corriamo in hotel perché sta per venire giù il diluvio universale: c’è un vento che piega gli alberi e il cielo è illuminato da fulmini pazzeschi.

Andiamo subito a dormire: domattina sveglia alle 4 e 45…E meno male che siamo in vacanza… MARTEDI’ 12 AGOSTO: CREEL Sveglia disumana, preparativi frenetici, siamo pronti in reception 5 minuti prima del pick-up… che ovviamente non si presenta.

Aspettiamo fino alle 5 e 30 poi prendiamo un taxi che per 80 pesos ci porta in stazione in 15 minuti. Scopriamo che i nostri posti sono sul lato sinistro (come auspicato, in quanto dovrebbe essere il lato più “panoramico”), in uno scompartimento in cui siamo gli unici non mex, come ai bei vecchi tempi. Il servizio sembra impeccabile, a cominciare dalla livrea degli operatori ferroviari.

Il vecchio tarantolato vicino a noi si meraviglia per ogni minima cosa (la musica di sottofondo, rigorosamente mariachi, il vagone ristorante, la gentilezza degli operatori) e ripete instancabilmente “¡Que servicio!” espressione che diventerà il tormentone di questa vacanza (e il titolo di questo racconto). Tarantolato che tra l’altro prende in simpatia Rebecca, definendola “muy amable” solo perché gli mostra come scostare le tendine… ¡Que servicio! Partiamo in super orario: all’apertura del carro comedor (il vagone ristorante) gli unni si lanciano a mangiare, perciò ci godiamo un po’ il panorama (anche se appena fuori da Chihuahua è abbastanza monotono) in assoluta tranquillità.

La tratta per arrivare a Creel dura 5 ore e passiamo dalla campagna stile “olandese” fuori da Chihuahua ad un paesaggio sempre più montano con boschi, fiumi, altipiani, fino a raggiungere il punto più alto a 2400 metri.

Per ora il viaggio è bello ma non è nulla di entusiasmante, ma leggiamo che le tappe più belle arriveranno dopo.

Arriviamo puntualissimi a Creel, un paesino grazioso composto fondamentalmente da due strade, una alta e una bassa (come Bergamo).

Ci organizziamo il pomeriggio attraverso la reception dell’hotel (il PARADOR DE LA MONTANA – voto 7, nonostante le pareti divisorie dello spessore della carta velina) e pranziamo con un doble hamburguesa da VERONICA (2 hamburger e 2 coche, 100 pesos).

Nel pomeriggio facciamo il tour organizzato e ci trasciniamo tutti e quattro (io, Rebecca e i 2 hamburguesa di pranzo, che a intervalli regolari si ripropongono) per la Cueva Tarahumara, ossia la grotta in cui vivono una serie di famiglie appartenenti a quella tribù, per le formazioni rocciose dalle forma più strane (la rana, il presepe, i funghi, ecc…) e per il lago Arareko.

Il tutto in due ore (e 115 pesos a testa).

Sarebbe forse stato meglio prendere delle escursioni più impegnative e ricche (non abbiamo ad esempio visto la cascata Cusarare), tuttavia il tempo a disposizione non era molto e non essendo auto-muniti ci siamo dovuti un po’ adeguare alle regole della casa (a dire il vero per lo stesso giro + cascata in piazza ci hanno chiesto 350 pesos cadauno, ma ci sembrava un po’ troppo).

Tornati dalla gita tentiamo di farci un’idea sul passaggio in Bassa California che faremo fra qualche giorno: voli non ce ne sono, l’unica soluzione sembra essere il ferry.

La sera ceniamo al ristorante del Best Western (THE LODGE AT CREEL) ed è stata la peggiore cena di tutta la vacanza: la sopa di tortilla era accettabile, ma il pescado era chiaramente scongelato a microonde ed era acquosissimo, e Rebecca ha avanzato i tre quarti del filetto.

Dovevamo capirlo quando la cameriera a chiesto la cottura sia a Rebecca per il filetto, sia a me per il pesce… Tra l’altro ci spennano 480 pesos… Infreddoliti e un po’ delusi per la cena ce ne andiamo a dormire (o meglio ci riusciamo solo quando i vicini decidono di spegnere la tv su cui stanno dando “Fuego nel sangre” una polpetton-soap opera messicana…).

MERCOLEDI’ 13 AGOSTO: POSADA BARRANCA Sveglia antelucana (…E daje…) a causa di alcuni strascichi di insonnia da fuso di Oliver e colazione praticamente in casa altrui (MI CAFE’, retro di una casa con cucina a vista e diretta da una matrona musona) a base di café moka (caffè+latte+cannella), choco cake e pan tostado. Né rapido, né amabile e in più puzza di uovo fritto che ammorba i vestiti per le successive 12 ore.

Ci dirigiamo verso le 11 a riprendere il Chepe assieme all’aristocratica señora di Guanajuto (e relativa dama di compagnia al seguito) con cui abbiamo fatto l’escursione ieri: oggi il treno accusa un quarto d’ora di ritardo.

Da Creel a Posada Barrancas ci vogliono 2 ore: il panorama è decisamente da alta montagna.

A Divisadero il treno si ferma 15 minuti per far ammirare uno scorcio del Barranca: il paesaggio di questa formazione di 7 canyon è veramente affascinante. La vista si perde in mille curve e sporgenze dei diversi canyon: foto a nastro e si riparte.

Dopo neanche 5 minuti di treno arriviamo a Posada Barranca.

Saliamo sul pullman dell’hotel MANSION TARAHUMARA (voto 8,5, non conosciamo la tariffa in quanto compresa nel pacchetto acquistato dall’Italia, ma si dovrebbe aggirare attorno ai 120 dollari la doppia), detto el Castillo e arrivando all’hotel capiamo perché: un certo numero di torrette in pietra con tanto di merli e tetti conici guarniscono la costruzione dando molto un effetto Disneyland e un po’ poco vecchio Messico, ma nel complesso il posto è carino. Come da manuale, malgrado la fuga di Oliver per bruciare tutti al check-in, finiamo ancora di fianco ai vicini di Creel, un’allegra famigliola composta da 2 bambini (di cui il più piccolo capace di piangere per ore…) nonna, madre (nuovamente incinta), e fratello della madre, un batrace butterato dalla fame voracissima.

La stanza è carinissima e coloratissima (e pulitissima): pranziamo in hotel (anche perché non c’è niente altro nel raggio di kilometri) e alle 15 facciamo l’escursione (gratuita) nella quale fanno visitare la solita Cueva Tarahumara e si vedono scorci del Barranca.

Rientrando in hotel scopriamo e seguiamo (e consigliamo di fare altrettanto) le indicazioni che partono dalla reception e che dopo una serie di gradini portano a delle costruzioni (crediamo le suite dell’hotel) che hanno grosse terrazze che si affacciano direttamente sul canyon: consigliato fermarsi dalle 18,30 in poi quando c’è il tramonto (tempo e nubi permettendo). Purtroppo questa sera Giove Pluvio è di parere opposto e scatena temporali di tutto rispetto… Dopo cena, ci consoliamo con due tequile che ci portano un po’ di calore in questa notte piovosissima e fredda. Rientriamo in camera: a Rafael piacendo (il piccolo della combriccola a fianco) ci faremo una bella dormita sotto strati di coperte.

Buenos sueños… GIOVEDI’ 14 AGOSTO: LOS MOCHIS Dopo quasi 10 ore di sonno stavolta è Rebecca a svegliarsi prima dell’orario e alle 7 è già in movimento timorosa che non ci diano la colazione.

Dopo colazione tipica messicana (con huevos e frijoles) facciamo la gita organizzata di 2 ore (100 pesos a cranio, ritorno in tempo utile per riprendere il Chepe per Los Mochis) dove ci portano a vedere il Barranca da 4 punti panoramici (mozzafiato) differenti. Sebbene non sia un’escursione come piace a noi (ti portano con pullman fino al posto, ti danno 15 minuti per scattare le foto, poche spiegazioni, visite alle bancarelle amiche di artesania… manca solo la dimostrazione di pentole sul pullman…) riteniamo che non sia stato tempo buttato perché si potrebbero passare ore a cercare le mille piccole differenze tra i 3 canyon principali (Sinforosa, Urique – che è il più profondo – e Cobre, che dà poi il nome a tutto il complesso).

Probabilmente non è uno spettacolo “unico” al mondo, non escludiamo che da qualche parte ci siano canyon più spettacolari, però è certamente un panorama godibilissimo e appagante.

Prendiamo il treno delle 13,30 con direzione Los Mochis: il tragitto è veramente bello ed è questo tratto a valere il prezzo del biglietto. Si passa per gole profonde, si scende da 2400 metri al livello del mare, si passa vicino a cascate e rupi, in alcuni punti ci attacchiamo al finestrino e non vediamo il suolo sotto di noi… Mangiamo a bordo (nel carro comedor) 2 quesadillas niente male.

Arriviamo a Los Mochis con un ritardo che ha del clamoroso, di due ore e mezza: sono le 22,30 ma per fortuna c’è il pick-up che ci porta subito in hotel (PLAZA INN, l’unico 5 stelle, voto 8, circa 120 dollari, l’ultimo del pacchetto acquistato dall’Italia). E’ un hotel di categoria sicuramente superiore rispetto a quelli visti finora, ma che può stare meglio a Cancun o Miami o di fianco ad un aeroporto. Capito il genere ? Vabbé, tanto è una notte… Come benvenuto riceviamo la notizia che il ferry che pensavamo di prendere l’indomani mattina alle 9 (così avevamo letto su Internet) in realtà non esiste e l’unico che c’è è alle 17.

Ceniamo nel ristorante dell’albergo (MR. OWEN, due polli alla brasa e 4 bohemia per 350 pesos) e andiamo a letto.

VENERDI’ 15 AGOSTO: LA PAZ Scappare via da questo postaccio (il tutto aggravato da uno sbalzo della fresca aria di montagna dei 2400 metri al caldo umido e soffocante della costa) é il nostro chiodo fisso fin dal mattino.

Appena svegli cerchiamo di riprendere in mano la situazione e smettere di farci trascinare dagli eventi e dalle soluzioni organizzate lasciando che qualcuno detti i tempi per noi: usciamo e sotto una fitta coltre di nubi basse e sudaticce seguiamo le indicazioni dell’aiuto receptionist e ci avventuriamo a piedi fino all’ufficio della Baja Ferries per acquistare i biglietti per La Paz, punto di attracco per la Baja California.

Rebecca è nervosa perché l’atmosfera è appiccicosa e lei è fresca di piega…A parte gli scherzi anch’io mi sto innervosendo perché quell’incosciente dell’aiuto receptionist ci ha fatto camminare per 25 minuti in questa atmosfera malsana.

Comunque troviamo l’ufficio (in Plaza Encuentro, periferia di Los Mochis) e prendiamo i due biglietti (75 dollari a testa per un passaggio ponte, mica pizza e fichi…). Colazione lì vicino da Italian Coffee Company e poi riprendiamo un taxi per l’hotel e ci organizziamo il transfer a Topolobampo (i traghetti non partono da Los Mochis, che non è sul mare, ma da Topolobampo).

Arriviamo al porto con mostruoso anticipo (la partenza è alle 17, chiedono di essere al porto alle 15 e noi arriviamo alle 13…) e aspettiamo in sala d’aspetto con allegre famigliole di locali: essere arrivati in anticipo ci consente di salire per primi sul traghetto e di scegliere i posti al bar che ci piacciono, anche perché ci passeremo le prossime 6 ore. Tra l’altro decidiamo di non lasciare nulla al portabagagli ma di tenere tutto con noi, mossa che si rivelerà fortunatissima e che consigliamo.

Il viaggio dura in realtà 7 ore e noi non ci siamo mossi dal bar anche se la temperatura era tropicale: quello che ti dicono quando prendi il biglietto è che arrivi alle 23 ma quello che non ti dicono è che quando scendi dal traghetto le tue valigie vengono tutte aperte e perquisite da cima a fondo dalla polizia antidroga. Fortunatamente il fatto di avere con noi tutte le valigie ci ha permesso di evitare la coda per il ritiro dei bagagli e abbiamo fatto la perquisizione per primi (tra l’altro rischiamo l’incidente diplomatico quando il poliziotto chiede a Rebecca se è americana, cosa che lei gradisce poco, e da dove viene “Vengo dai tuoi incubi peggiori” sarebbe stata la risposta che Rebecca avrebbe dato volentieri. “Da Topolobampo” le parole uscite da quella boccuccia. A giudicare dall’aria di compatimento del poliziotto forse voleva conoscere la nazionalità…): passato l’esame prendiamo un taxi che per 250 pesos ci porta in centro, dove arriviamo all’1 e 30, mentre gli ultimi della fila arrivano a La Paz alle 3… Durante il viaggio abbiamo chiamato l’hotel MEDITERRANE’ per prenotare una camera: il proprietario ci ha detto che ci avrebbe aspettato fino alle 23, orario di chiusura dell’hotel, ma essendo arrivati 2 ore e mezza dopo, temiamo di doverci arrangiare in qualche modo per la notte: invece il poveretto ci sta aspettando in giardino, o forse sta aspettando qualcun altro perché quando scendiamo dall’auto lui a chiede a Rebecca “Sei Erika vero?”… L’hotel è carinissimo (voto 8 – tra i 75 e gli 85 dollari la camera a seconda delle dimensioni) e molto pulito. Finalmente siamo al mare, e con questo pensiero ce ne andiamo a letto.

SABATO 16 AGOSTO: SAN JOSE’ DEL CABO Colazione in hotel con caffè Lavazza e poi Avis per prendere a nolo la macchina: per 75 dollari al giorno prendiamo un catorcio Dodge 1.4 rosso con frenata lunga e tendente a destra… Seguendo le indicazioni dell’omino Avis scendiamo verso los Cabos dalla strada lunga, che sembra essere la più panoramica.

La strada effettivamente è molto bella, facciamo brevi soste in tutti i posti che ci ha citato (El Triunfo, San Antonio) e ci fermiamo per un bagno a Los Barriles, paradiso dei surfisti fuori stagione. Sulla spiaggia non c’è praticamente nessuno, l’acqua è un po’ mossa, ma calda e trasparente, il vento caldo fa frusciare le palme dietro di noi.

Ci godiamo la prima vera giornata di mare in un posto bellissimo (si accede alla spiaggia dalle tante viette strette che partono dalla strada principale): stiamo un paio di ore e poi cerchiamo un posto dove fare uno spuntino, anche se è tutto chiuso in quanto bassa stagione.

Alla fine troviamo un bar aperto all’inizio del paese in una specie di mall sulla Highway 1 (BUZZARD’S), in cui l’approccio con il giovane barista obeso è avvenuto più o meno così: Rebecca: ¿Hola, se puede comer ? Obeso: Si Rebecca: ¿Que hai ? Obeso (serio): Hamburguesa…Hamburguesa…Y hamburguesa…

Rebecca: Vale…2 hamburguesa por favor…

Mangiamo guardando wrestling messicano di lottatori nani… Riprendiamo l’auto e facciamo altre due deviazioni segnalate dall’uomo Avis: Santiago e Miraflores. Carini, tipici. Valgono giusto il tempo di una sosta di 5 minuti.

Arriviamo verso le 4 a San José: nella scelta tra alloggiare nella città vecchia o in riva al mare ci piacerebbe stare ocean-front, pertanto ci dirigiamo nella zona hotelera. Ci fermiamo al BEST WESTERN (voto 9), dove ci propongono mille tariffe differenti con cibo e bevande incluse.

Riusciamo a strappare un B&B per 150 dollari a notte (è l’unico lusso che ci concediamo) e tiriamo fino al tardo pomeriggio nella spiaggia dell’hotel: in San José non si può fare il bagno perché è oceano aperto. Esistono delle spiagge riparate sulla strada per Cabo San Lucas, domani le andremo a cercare.

Alla sera ceniamo al pueblo da DON EMILIANO dove mangiamo da urlo !! Il conto è salato (2 antipasti, 2 piatti forti, 2 dessert e 2 cervesas per 100$) ma la qualità è molto alta e consideriamo che per una cena così a Milano avremmo speso 60/70 euro a testa, praticamente il doppio. La chef sta un po’ a parlare con noi in italiano, in quanto viene tutti gli anni al salone del gusto di Torino.

Usciti dal ristorante breve giro per il pueblo, l’unico locale un po’ vispo è il Tropicana dove stanno suonando dal vivo e ballando mambo: vista la goffaggine di Oliver nel ballo, decidiamo di non fermarci e andiamo a dormire.

DOMENICA 17 AGOSTO: SAN JOSE’ DEL CABO A conti fatti, visto che facciamo solo 2 settimane di vacanza l’anno, toglierci anche qualche (costoso) sfizio non ci dispiace.

Perciò decidiamo di rimanere in questo hotel per un’altra notte e dedicare la mattina ad organizzarci la giornata.

Decidiamo di andare al mare dove si può notare e fare il bagno, perciò ci dirigiamo verso Cabo San Lucas.

Arrivati al Cabo e parcheggiata l’auto vicino alla Marina (dove c’è una grande area di parcheggio non a pagamento), veniamo accalappiati dai driver di water taxi che ci offrono i passaggio a Playa Amor e il giro a vedere i leoni marini e l’arco.

Girati 2 o 3 capiamo che offrono tutti le stesse cose allo stesso prezzo (120 pesos a persona); funziona che ti fanno salire sul water taxi (che in genere ha il fondo trasparente), ti fanno fare una sosta nella zona ricca di pesci coloratissimi visibili dal fondo trasparente della barca, ti portano all’arco e ti fanno vedere la differenza di forza tra il Mar di Cortez al di qua dell’arco e l’oceano Pacifico aperto (al di là)…Impressionante…

Dopo 20 minuti ti portano a Playa Amor dove si concorda a che ora ti dovranno venire a riprendere.

Stupidamente abbiamo fatto solo 1 ora: consigliato fermarsi non meno di 2/3 ore. Playa Amor è semplicemente stupenda, è una meta da non perdere: da un lato si sta in ammollo (parte di Cortez) e dall’altro possono entrare in acqua solo i surfisti. L’acqua sul lato del Pacifico ha una forza incredibile.

Abel ci torna a prendere all’ora stabilita e ci riporta al molo dove scegliamo un posto a caso per pranzo (sono tutti abbastanza omologati: si spende attorno ai 200/250 pesos in due).

Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo a San José: sulla strada ci fermiamo alla Playa Santa Maria, una delle poche balneabili, in quanto racchiusa in una baia riparata) e ci mischiamo con il popolo messicano che, organizzatissimo, improvvisa attorno noi ogni forma di comida in spiaggia. C’è anche chi sfoggia un barbecue a carbonella! Strafelici di questa commistione torniamo al ben più europeo Best Western e ci prepariamo per cena.

Cena al SALVADITAS al pueblo, dove mangiamo gli stuzzichini nachos più buoni del mondo.

Domani ci aspetta una mazzata di viaggio (fino a Loreto, 8 ore preventivate): subito a letto ma non prima di una tequila al bar dell’hotel.

LUNEDI’ 18 AGOSTO: SAN JOSE’-TODOS SANTOS-LORETO Sveglia alle 7, colazione muy rica in hotel e partenza per Loreto.

Ritorniamo verso Cabo San Lucas e ci dirigiamo verso La Paz attraverso la via corta, passando da Todos Santos (a 1 ora dal Cabo).

Qui ci fermiamo e facciamo un richiamino della colazione: salada de fruta, pan tostado e 2 espressi per 165 pesos al café internet Poncho Banano sulla Hidalgo (da provare). Qui i prezzi sono un po’ più alti ma le portate sono buone e ben presentate.

Rapido giro di Todos Santos (la Missione, qualche galleria d’arte, il passaggio del Tropico del Cancro, qualche negozio di artigianato – dove falliamo una trattativa all’ultimo peso per una cornice di ferro battuto) e passaggio rapido all’Hotel California. Il fatto che la Lonely non lo citi ci fa dubitare della veridicità della leggenda che vuole che sia l’Hotel che ha ispirato la famosa canzone degli Eagles. Tutto quello che ne è sorto attorno (bancarelle, musei, bazar) lo rende una trappola per turisti: più tardi scopriremo che anche il sito della città ) prende le distanze dal mito degli Eagles.

La cittadina ci piace, non è il posto dove ti fermeresti una settimana però, ad averne, almeno 1 notte ci saremmo fermati volentieri.

Riprendiamo la macchina e raggiungiamo in 1 ora prima La Paz e poi dopo 3 ore raggiungiamo Ciudad Constitution: il paesaggio cambia 2 volte, prima è ricco di sterpaglia e cactus e poi diventa sabbioso con poca sterpaglia (e tanti cactus). Nel complesso è molto suggestivo, ma non bisogna pensare al deserto dei film Western.

A Ciudad facciamo il pieno e mangiamo qualcosa (sono le 15…): ci fermiamo all’ASADERO WALO’S 2 mangiamo 2 tacos con 2 coche (80 pesos). Consigliato.

La cittadina è viva e attiva, ma non offre nulla di turistico; vale giusto il tempo di una sosta e basta.

Riprendiamo l’auto verso Loreto per l’ultimo pezzo da 1,5 ore.

L’ultimo pezzo, quello più vicino alla costa, è meraviglioso, il paesaggio è lunare. Rebecca nel tentativo di stupirmi cita il Signore degli Anelli, ma io sospetto abbia la febbre…

Verso le 18 arriviamo a Loreto dove prendiamo subito alloggio all’HOTEL PLAZA (voto 8 – 580 pesos la doppia): l’hotel è molto carino ma è gestito da un vecchio scorbutico e devo calmare Rebecca affinché non si azzuffi con la cariatide sdentata (cartellino rosso a tutti e due).

Scopriamo tra l’altro che a Loreto difficilmente prendono la carta di credito.

Andiamo subito verso il molo per organizzare la gita all’Isla Coronado per domani: alla Marina ci dicono che forse ci sono altre due persone disposte a dividere l’affitto della barca (100 dollari US). Vedremo domani se si palesano oppure no: nell’attesa facciamo scorte di viveri e bevande per la gita e poi andiamo a mangiare da TIO LUPE, che avevamo adocchiato nel pomeriggio in quanto carino e pensavamo frequentato solo da locals…A cena eravamo in 35, tutti italiani !!…

Cuenta finale: due piatti e 4 birre 300 pesos.

MARTEDI’ 19 AGOSTO: LORETO Sveglia antelucana (tanto siamo in vacanza…) e colazione al Café Olé, nei pressi della missione, di cui portiamo l’odore di huevos revueltos ancora addosso… Recuperiamo i soldi per pagarci la notte seguente al Plaza e ci dirigiamo al porto chiedendoci se i compagni di viaggio si presenteranno o meno.

Arriviamo alla cooperativa, ci danno l’equipo para snorkelar e conosciamo Ernan e Anna, i due simpatici ragazzi di Milano con cui divideremo l’escursione.

Il capitano è Sergio Peña, un vecchietto rinsecchito dal sole, con un centinaio di denti incapsulati.

Caldo fotonico fin dalle prime luci dell’alba…Tour dell’Isla Coronado: leoni marini, rocce abitate da pellicani e piccole spiagge su una delle quali veniamo scaricati per una sosta di 4 ore circa.

E’ una lingua di sabbia bianca, circondata ai lati da rocce e molto vicina ad alcune secche dove si può fare snorkeling e vedere i (pochi) pesci tropicali: ci sono anche 2 palapas per prendere un po’ d’ombra e uno schifosissimo bagno (che Sergio Peña definisce “ecolojico”).

Quando arriviamo noi, sulla spiaggia ci sono altre 3 lance: tempo 2 ore e la spiaggia si riempie di barche.

L’acqua è meravigliosa, piena di pellicani che osservano i bagnanti con circospezione: arrivano immancabili 2 lance con degli americani a bordo (di mezza età) che rovinano la tranquillità della spiaggia, danno da mangiare ai pellicani ululando come se fossero ad una partita di baseball.

Ciliegina sulla torta, alla partenza mentre si stanno allontanando dalla spiaggia, uno dei due uomini si abbassa il costume e mostra il sedere bianco e flaccido a tutta la baia fra le urla festanti degli altri 3…American idiots…

Rientriamo verso le 14. Muffin e caffè al “Latte y cafè” e poi giro in macchina nei dintorni di Loreto: tornando qualche chilometro verso sud vediamo Puerto Escondido (che è solo un molo con divieto di accesso…), e El Juncalito (una decina di capanne con una spiaggia di ciottoli dove condor, gabbiani e un pellicano si stanno contendendo i resti del pesce gettato dai pescatori…).

Ultima cena a LA PALAPA, vivacemente consigliata dai nostri compagni di viaggio: neanche a dirlo i commensali sono tutti italiani.

Il pescado è un po’ insipido e crudo, molto buone le quesadillas: alla fine chiediamo 2 tequila. Tentano di rifilarci la José Cuervo, ma scansiamo e prendamo 2 Herradura reposado (cuenta finale 700 pesos).

MERCOLEDI’ 20 AGOSTO: LORETO-LA PAZ La giornata prevede al mattino una gita verso Baja Conception (a nord) a vedere le spiagge consigliate da alcuni italiani e da un operatore turistico modenese conosciuto a Loreto, e ritorno verso La Paz nel pomeriggio.

Colazione, neanche a dirlo, al CAFE’ OLE’ (…Questa vlta ci piazziamo fuori, per evitare di portarci addosso l’odore di fritto..) e partiamo alla volta di Baja Conception (direzione Santa Rosalia).

A quanto ci hanno detto dovremmo impiegarci 1 ora e mezza.

Subito fuori da Loreto vediamo due uccelli che attraversano velocemente la strada correndo: inchiodiamo. Il secondo si ferma, torna indietro ci guarda e riscappa via perché sta arrivando un camion (d’altronde siamo in mezzo alla Transpeninsular).

Erano 2 mitici road runner !!! Incredibile, ci saremmo aspettati due struzzi e invece hanno un aspetto di aquilotti, molto magri con due occhi che sembrano due bottoncini, e dalla corsa con mulinello di zampe…Stupendi !! Appena fuori Loreto ci attende un posto di blocco: ci fanno la perquisizione (sommaria) alla macchina, due domande e ci lasciano andare.

Proseguiamo e attraversando paesaggi desertici e pieni di cactus, arriviamo a Baja Conception: il panorama è magnifico ma con nostro grande dispetto scopriamo che le decantate spiagge caraibiche sono in realtà delle mezzelune di sabbia sporca e ripiene di tafani.

Rinunciamo al mare…Si ringrazia la città di Modena per averci fornito i tour operator…Mezza giornata buttata via: giriamo la macchina e torniamo verso Loreto per proseguire poi verso La Paz.

Lungo la strada ci fermiamo a far benzina in un Pemex (il benzinaio ci impiega forse 15 minuti per pulirci il parabrezza), sosta all’ipermercato Ley dove prendiamo i migliori dolci di tutta la vacanza (un muffin e un postre alla piña), un sacchetto di chips, un lime e un coltello (ci stiamo già preparando all’aperitivo che ci faremo stasera).

Arriviamo a La Paz alle 19 e ci dirigiamo direttamente all’HOTEL MEDITERRANEE’ dove prendiamo la bellissima stanza Santorini per la notte: è semplicissima ma ampia, con una veranda solo per noi. Dopo l’aperitivo “della casa”, andiamo a cena al RANCHO VIEJO, dove ritroviamo Guido e Ester, due ragazzi torinesi conosciuti sul treno a Creel (ottimo filete, cuenta totale 400 pesos). GIOVEDI’ 21 AGOSTO: LA PAZ Al mattino abbiamo appuntamento con Guido e Ester per andare a Playa Tecolote: sebbene l’appuntamento sia alle 10, veniamo buttati giù dal letto da una telefonata di lavoro (maledetti cellulari) e per tirare l’ora dell’appuntamento andiamo a fare colazione.

Facciamo colazione sul malecon a EL TASTE (posto abbastanza anonimo), dove nel tavolo a fianco al nostro imperversa una riunione tra alte cariche municipali di La Paz, con tanto di moderatore (…Saranno mica quelli di Chihuahua ?…).

Un plato de fruta con yogurt e poi alle 10 accompagniamo i ragazzi a fare colazione all’HOTEL PERLA, un bar sempre sul malecon, tutto aperto con le pareti tappezzate da specchi per poter ammirare l’oceano da qualunque asiento.

All’alba delle 11 andiamo alla spiaggia, una lunga striscia di spiaggia finissima non molto pulita (rimpiangiamo i bagnini romagnoli…) ma tutto sommato una bella spiaggia: si contende con Playa La Balandra il titolo di spiaggia migliore di La Paz.

Ci impossessiamo subito di una palapa, che sono gratuite, però non ci buttiamo subito in acqua perché il mare è infestato dalle mante, che stanno a pelo d’acqua e, se urtate, pungono.

Guido ieri è stato punto e a suon di morsi e acqua calda sono riusciti a fargli uscire il veleno.

Apprendiamo che non sono così infrequenti, e che ci sono soprattutto in inverno, e che ci sono anche nelle altre spiagge (soprattutto La Balandra): sembra che il trucco sia di entrare in acqua coi piedi a rastrello, strisciandoli. Noi nel dubbio calziamo scarpette da surfer, anche se non bastano, perché Guido è stato punto appena sotto il malleolo.

Passiamo tutto il tempo in spiaggia, dove fermiamo anche per il pranzo (consigliata l’insalata di tonno del ristorante della spiaggia).

Tra bagni (ogni nessuno è stato punto) e passeggiate sul bagnasciuga arriva l’ora di tornare: stasera alle 20 dobbiamo anche riconsegnare il catorcio.

Avvicinandoci a la Paz scopriamo che deve aver piovuto da poco, e ci dicono che è anche frequente che scoppi il temporale in città, mentre sulle spiagge (che stanno ad una decina di chilometri) splende un sole cocente… Sulla strada del ritorno vorremmo fare una puntatina a La Balandra, ma Guido ce la sconsiglia, anche perché dopo le 18 si riempie di tafani.

Ceniamo coi ragazzi al BISMARK INN a base di pesce (ultra consigliato) dove prendiamo camarones e pescado innaffiato da vino bianco per 200 pesos a testa.

Stasera a letto presto perché domattina dobbiamo organizzarci la visita a Espiritu Santu.

VENERDI’ 22 AGOSTO: LA PAZ Sveglia presto e operativi prima delle 8.

Colazione nuovamente al bar dell’hotel La Perla, più che altro perché vicino al punto di imbarco per l’isola. Presi accordi con il barcarolo (55$ a persona per il tragitto + affitto pinne e maschere + comida tipica), partiamo dopo 10 minuti e facciamo una sosta a Tecolote dove raccattiamo altre 7 persone (5 italiani e 2 locals) e nel tragitto riusciamo a vedere anche un branco di una decina di delfini.

Ripartiamo da Tecolote diretti verso l’isola: nel tragitto riusciamo a vedere pochi centimetri di dorso di una balena, cosa comunque rara in questa stagione.

Facciamo una sosta alla colonia di leoni marini dove facciamo il bagno a 3-4 metri da loro: ogni tanto qualche maschio, di dimensioni ragguardevoli, si stacca dal gruppo e fa la posta per vedere che gli invasori non si avvicinino troppo alle femmine. Il capitano Juan, ci dice di stare lontani dagli scogli perché ci sono i cuccioli, e le madri, per difesa, potrebbero attaccarci e morderci (sembra che comunque prima diano 3 avvertimenti, mostrando i denti e soffiando sulla maschera, e che al quarto mordano). Diciamo che se anche sembrano degli animali pacifici non c’è da scherzare, anche perché stiamo nel loro elemento, l’acqua, e non nel nostro.

Ci dirigiamo poi alla spiaggia: nel tragitto notiamo che l’isola è prevalentemente rocciosa, con qualche solito cactus, e ogni tanto si aprono spiagge bianche e sabbiose, con un’acqua verde e trasparente.

Il panorama merita veramente la visita: ci fermiamo per il pranzo in una spiaggia dove sono anche presenti delle tende con veranda, che si possono affittare per la notte. Per una cifra che dovrebbe essere sui 300$ (prendiamo la media tra i 200$ e i 450$ che ci dicono 2 persone diverse) ti vengono a prendere a La Paz, ti portano sull’isola, ti lasciano lì la notte e ti vengono a riprendere il giorno dopo.

La cifra è considerevole, ma una notte qui, sotto una stellata da paura ne deve valere proprio la pena…

Dopo pranzo ancora una snorkellata in zona coralli, e per le 4 torniamo a Tecolote.

In linea di massima riteniamo che valga più la pena la visita a Espiritu Santu che non a L’Isla Coronado.

Dopo aver riposato un paio d’ore, la sera ci prendiamo 2 brochete e 2 birre a EL PATRON (buona la carne ma poco saporita) per 600 pesos.

Prima di andare a dormire ci organizziamo con il concierge per il trasferimento di domani: per arrivare in tempo (il volo è alle 11) ci consiglia di partire alle 8.

Fiduciosi mettiamo nuovamente la sveglia alle 7 e andiamo a dormire sognandoci Maria Espinoza, la lottatrice messicana di taekwon-do che ha vinto l’oro a Pechino, e che le TV locali non mancano di celebrare ogni mezz’ora.

SABATO 23 AGOSTO: CITTA’ DEL MESSICO Sveglia alle 7, doccia colazione al CAFFE’ EXQUISITO, scelto per la vicinanza ad un bancomat (è sabato e le banche sono chiuse).

Alle 8 e 30 prendiamo un taxi che in 20 minuti e per 200 pesos ci porta all’aeroporto…Complimenti al premuroso e sudato concierge…

Arriviamo a Mexico City su un mini aeroplano. Le valigie in un attimo sono sul nastro, taxi autorizado e via verso lo Zocalo.

Peccato che, come ogni volta in cui mettiamo piede al Defe, ci sia una manifestazione nello Zocalo e il taxi ti debba sbarcare molto prima.

Si tratta di un mega raduno di skaters con tanto di concerto all day long.

Veniamo depositati a 6 isolati dallo Zocalo, di fronte ad un muro di poliziotti in assetto da guerriglia… Con occhi da cocker e carichi come muli chiediamo di penetrare nel cordone, esibendo il voucher di prenotazione dell’hotel: con un susseguirsi di “con permiso” oltrepassiamo il muro di scudi e arriviamo allo Zocalo, mentre da mega-casse rimbombano i Metallica.

Finalmente in hotel: il BEST WESTERN MAJESTIC (voto 9 – 120 dollari a camera circa), dove ci danno una camera spettacolare, una mini-suite con vista direttamente sullo Zocalo.

Il bagno è come al solito vintage, di livello assolutamente inferiore rispetto alla location (ne è la prova le tracce di schiuma da barba lasciate del precedente inquilino sui rubinetti del lavandino).

Breve pit-stop e via a (ri)vedere i dintorni dello Zocalo: casa de cambio, casa de los azulejos, la cattedrale è inaccessibile per la moltitudine di gente in piazza…Pazienza la vedremo domani.

Ridendo e scherzando sono le 4 e 30 e abbiamo un po’ fame: entriamo al CAFE’ DE TACUBA, nella via omonima (voto 9,5 !!! ultra consigliato), dove si stanno esibendo dei mariachi.

Tacos di livello e chilaquiles un po’ meno.

Ancora qualche giro intorno allo Zocalo, ma tutti i negozi stanno chiudendo. Chiudiamo la serata con un mesto caffè/te al caffè EL POPULAR (che sembra il Mel’s diner di Alice…).

DOMENICA 24 AGOSTO: CITTA’ DEL MESSICO Colazione al 7° piano dell’hotel, che si conferma sempre di livello per qualità e location, malgrado il personale sia veramente antipatico.

Subito andiamo a visitare la cattedrale, anche se, essendoci la messa, ne possiamo visitare solo metà.

Poi andiamo a prendere la metropolitana diretti a Xochimilco per vedere il famoso mercato galleggiante.

Il viaggio dura circa 1 ora: scendiamo alla fermata Tasqueña, prendiamo il treno leggero fino a Xochimilco e qui, quasi arrivati in centro, ci fanno scendere per ricaricarci su un pulmino che ci porta all’embarcadero Belem dove noleggiamo l’imbarcazione capitanata dal vecchio sdentato Miguel.

Il giro dura circa 1 ora e mezza, durante il quale vediamo imbarcazioni con gruppi di mariachi, suonatori di xilofoni, venditori di bibite, pannocchie e patatine.

E’ domenica e le famiglie di locali sono numerosissime.

Magari il giro in sé non è nulla di speciale, ma questo tuffo nella messicanità è piacevolissimo.

Tornati all’embarcadero prendiamo al volo un pulmino che per pochi spiccioli ci porta a Tasquena: nel pomeriggio abbiamo in programma di andare al Museo di antropologia. Se non avessimo avuto già questo impegno, penso che avremmo passato volentieri tutto il giorno in paese, tra bancherelle e parchi ombreggiati.

Riprendiamo la metropolitana e ci dirigiamo subito al museo, dove arriviamo verso le 3.

Contrariamente a quanto succede di solito, dove la sosta segue la visita, mangiamo subito un boccone al caffè del museo e poi selezioniamo una serie di sale (vederlo tutto è impossibile) che ci spariamo fino all’ora di chiusura.

Il museo è molto bello, consigliamo il noleggio delle audioguide.

Tornati dal museo andiamo in hotel, per una mezz’oretta, e poi cena nuovamente al TACUBA per una cena da urlo.

Dopo cena subito in hotel, perché domani, ahimé, si rientra in Italia.

LUNEDI’ 25 AGOSTO: CITTA’ DEL MESSICO-MILANO Colazione a EL POPULAR e poi via in aeroporto per prendere il volo di rientro.

Nota di colore: l’ascensorista del Best Western ci chiama il taxi (suo amico) che ci accompagna in aeroporto per 160 pesos. Ci aspettiamo un taxi, invece ci viene a prendere un’auto privata e durante il viaggio l’autista ci parla del problema del traffico, della patente a punti, dell’inquinamento…Insomma una piacevole chiacchierata. Il tutto però è un po’ bizzarro.

Non ultimo arriva a dirci che il problema più grave per il Messico è la corruzione.

Non passa un minuto e, prendendo come scusa il fatto che davanti all’aeroporto non può fermarsi, ci chiede di essere pagato quando stavamo ancora a metà strada. In realtà, come già ci successe 4 anni fa a Cancun, non può far vedere che prende soldi davanti all’aeroporto per non attirare le ire dei taxi “autorizzati”… Forse il problema del Messico non è solo la corruzione, ma anche l’evasione…

Il ritorno come sempre è tristissimo, in più aggravato dall’episodio del sequestro della tequila a Madrid. Pazienza.

Ci rimarrà comunque il ricordo di un viaggio “compresso” ma stupendo.



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