Da Tijuana a Los Cabos

27 Febbraio - 14 Marzo 2007 “Vedere il mondo in un granello di sabbia ed il cielo in un fiore selvatico. Tenere l’infinito sul palmo della mano e cogliere l’eternità in un’ora” - William Blake Prima di raccontare il nostro viaggio mi sembra opportuna una premessa che illustri alcuni aspetti, della parte di Messico visitata....
Scritto da: stefano04
da tijuana a los cabos
Partenza il: 27/02/2007
Ritorno il: 14/03/2007
Viaggiatori: in coppia
27 Febbraio – 14 Marzo 2007 “Vedere il mondo in un granello di sabbia ed il cielo in un fiore selvatico. Tenere l’infinito sul palmo della mano e cogliere l’eternità in un’ora” – William Blake Prima di raccontare il nostro viaggio mi sembra opportuna una premessa che illustri alcuni aspetti, della parte di Messico visitata. Certamente sapete che l’unica strada asfaltata è la “TRANSPENINSULAR” o “Mexico 1” che, partendo da Tijuana arriva a Cabo San Lucas ma altre tratte, sempre asfaltate, sono da Cabo San Lucas a La Paz attraversando Todos Santos, da CD Constitution a Puerto San Carlos e da Parador Punta Pietra a Bahia de los Angeles. Anche sull’asfalto c’è da fare attenzione alle buche ma il fondo è generalmente buono. Il pericolo maggiore è costituito da vari sistemi adottati per far ridurre la velocità attraversando anche piccolissimi agglomerati sperduti o in prossimità di curve ritenute pericolose. Trattasi di cordoli in cemento, semisfere in metallo, dossi ( chiamati “Topes”, il singolare, in tutti i sensi, è “Tope”) talvolta segnalati, talvolta no, che se affrontati in velocità possono procurare seri danni alla macchina. Ne consegue che si riesce a percorrere poco più di 60 chilometri in un’ora anche se il traffico è scarso; fuori città il limite di velocità è 80 km/ora e nessuno, fra i “locali” lo rispetta, corrono tutti come matti anche se, per contro, molto rispettosi delle altre regole di guida. Il parco macchine è formato per 1/3 da nuovissimi, fiammanti pick-up 4×4 e per 2/3 da scassatissime, vecchissime auto che sembrano cadere a pezzi da un momento all’altri.

Un cartello stradale che ci ha colpito porta la scritta “ No tire basura” tradotto in “non gettare la spazzatura”. Mai invito è rimasto così inascoltato : tutta la strada è delimitata da bottiglie di plastica, di vetro, lattine, cartacce varie, scagliate fuori bordo dagli automobilisti di passaggio. A proposito di spazzatura esiste uno strano sistema per lo smaltimento dei rifiuti nei piccoli e medi paesi : vengono raccolti e depositati, a cielo aperto, a qualche chilometro di distanza dall’abitato, non lontano dalla strada, per cui ben visibili ed inoltre il vento, che a giorni soffia vigoroso, li disperde nell’ambiente. Sempre ai lati della strada carcasse di auto e camion non sono infrequenti così come case abbandonate e diroccate.

Nessun problema con la benzina, la distanza massima fra un distributore ed il successivo non supera i 250km., certo non è consentito dimenticarsi di fare il pieno. Il costo del carburante “verde” è musica per le nostre orecchie : circa Euro 0,47 al litro.

La costa è molto bella, con alcune punti incantevoli, e il mare cristallino sia sul versante del Pacifico che su quello del Mar di Cortez, i paesaggi dell’interno, sia che si tratti di deserti, che di montagne, che di oasi sono inconsueti e affascinanti. Particolarmente splendida la vegetazione fra El Rosario e Punta Prieta e fra Guerriero Negro e Santa Rosalia, un unico immenso giardino di piante grasse.

Il tempo è stato sempre bello. La temperatura, ovviamente, è salita man mano che scendevamo a sud raggiungendo un massimo di 32°. L’acqua è fredda, non solo quella dell’oceano, ed una “muta” aiuta molto a fare bagni più lunghi per ammirare un numero ed una varietà incredibile di pesci. I fondali sono di sabbia o di rocce, rara la presenza di coralli.

Per quanto riguarda la telefonia non abbiamo sperimentato quella locale. Avevamo un cellulare “triband” che ci ha serviti egregiamente. La “copertura” non è totale ma sufficiente, se non siete troppo ansiosi.

01° giorno – Martedì 27 Febbraio: PISA – MONACO – LOS ANGELES E’ una splendida giornata di sole e N, nostro genero, gentilmente ci accompagna all’aeroporto di Pisa dove arriviamo alle 09:45. Facciamo il check-in e, dopo aver preso un caffè (terribile), passiamo il controllo del bagaglio a mano dove mostro, orgoglioso, la busta di plastica trasparente contenente i liquidi (anche le creme ed il dentifricio sono considerati tali) preparata secondo le recenti norme antiterrorismo, ma vengo gelato da una poliziotta che, applicando alla lettera la legge, mi informa che la mia bottiglietta di dopobarba non può passare, nonostante sia semivuota, perché può contenere 250 ml. Mentre le norme prevedono che le confezioni siano, al massimo, da 100ml.

Attendiamo pazientemente la “chiamata” del volo mentre il pannello, al cancello di uscita assegnatoci, rimane spento. C’è molta gente in sala d’attesa ed il brusio è forte, la voce degli altoparlanti stentorea; con difficoltà comprendiamo che il volo che doveva partire prima del nostro è stato cancellato. Chiediamo in giro e pare che la causa sia la nebbia; increduli ci avviciniamo alle vetrate e constatiamo che effettivamente c’è nebbia sulla pista ma siamo in un aeroporto militare e mai e poi mai avremmo pensato che non fosse attrezzato con strumentazioni idonee al decollo ed all’atterraggio con tutte le situazioni metereologiche possibili escludendo…Le “trombe d’aria”.

Cominciamo a preoccuparci anche per l’assoluta mancanza di informazioni. Chiedendo ad un funzionario dell’aeroporto, di passaggio, apprendiamo che anche il nostro volo è stato cancellato e che dobbiamo tornare al banco dove avevamo fatto il check-in per essere “reindirizzati” che in chiaro significa “trovare un modo per partire”.

Ripassiamo il controllo bagagli in senso inverso e la solerte poliziotta, che mi aveva tolto il dopobarba me lo restituisce.

Non siamo in molti ma la fila, al bancone, avanza lentamente perché ognuno deve trovare una soluzione al proprio particolare problema. I bagagli, che avevamo spedito, vengono portati nel salone d’ingresso dell’aeroporto, ammucchiati e lasciati incustoditi, alla faccia delle norme di sicurezza.

Il nostro programma di viaggio era il seguente : Partenza con il volo di linea LUFTHANSA (LH) 4045 diretto per MONACO alle ore 11.45 (Aeromobile: ATR. Tempo totale di volo: 1h45 minuti – Volo operato da Air Dolomiti).

Ritiro delle carte d’imbarco relative ai voli PISA / MONACO e MONACO / LOS ANGELES: il bagaglio spedito direttamente per la destinazione finale. Arrivo a MONACO – TERMINAL 2 – alle ore 13.30.

Quando è il nostro turno chiediamo quali possibilità abbiamo per raggiungere Los Angeles e ci viene proposto di partire l’indomani con lo stesso volo, ma la cosa avrebbe un effetto devastante sul proseguimento del viaggio (tutto prenotato e pagato) per cui insistiamo per una diversa soluzione; dopo molto discutere riusciamo a farci fare le seguenti prenotazioni : 27/02/2007 LH 4065 Firenze – Francoforte 18:35 – 20:20 28/02/2007 LH 456 Francoforte – Los Angeles 09:45 – 12:20 Arrivando alle 12:20 a Los Angeles siamo in grado di ritirare l’auto, prenotata per il 28 Febbraio, ed arrivare in serata a San Diego riagganciandoci al programma originario perdendo solo, si fa per dire, la visita a Borrego Spring.

Per tutti i viaggiatori che hanno scelto di partire da Firenze viene organizzato un pullman, o meglio, saliamo sul pullman che tornava a Firenze dopo aver portato a Pisa i passeggeri di quello che doveva essere il nostro vettore che non era atterrato per la nebbia.

Partiamo verso le 13:00 e dopo 60 minuti siamo all’aeroporto di Firenze. Al banco accettazione una gentile signorina ci informa che possiamo anticipare la partenza sul volo LH 4063 previsto decollare alle 14:15 ma che ha un’ora di ritardo e posti disponibili. Mandiamo il bagaglio a Lax e ritiriamo le carte d’imbarco per i voli LH4063 e LH456.

L’aereo è un AVRO-RJ85. Il volo è tranquillo, noi molto meno. La rotta prevede il passaggio fra le Apuane e gli Appennini e ci godiamo tale panorama prima di immergerci nelle nuvole.

Sbarchiamo a Francoforte alle 17:00 avendo recuperato parte del ritardo. Piove forte.

Usciamo velocemente dall’area doganale e saliamo al piano partenze cercando uno sportello assistenza passeggeri della Lufthansa. Lo troviamo, facciamo una breve coda poi mostriamo, ad un impiegato parlante italiano, i biglietti e raccontiamo ciò che ci è capitato e, senza dover insistere molto, ci concedono cena, pernottamento e prima colazione all’ Intercity Hotel. Abbiamo un altro piccolo problema : per pura combinazione mi sono accorto che la ragazza che ci ha dato le carte d’imbarco ha invertito i biglietti per cui mi trovo in mano la carta d’imbarco Francoforte – Los Angeles con allegato il biglietto Firenze – Francoforte; risolvono tutto velocemente con una telefonata a Firenze che invia all’istante un fax di chiarimento copia del quale viene allegata alla carta d’imbarco.

Ringraziamo ed usciamo dall’aeroporto per prendere la navetta che risulterà essere un pullman. L’albergo è immenso di buon livello commerciale. La cena è a buffet ed è compreso anche un primo giro di bevute. Non siamo dell’umore migliore combattuti fra la delusione di ciò che abbiamo sicuramente perso ( albergo a Los Angeles, gita a Borrego Spring) e la soddisfazione di aver trovato una soluzione all’imprevisto capitatoci.

02° giorno –Mercoledì 28 Febbraio: FRANCOFORTE – LOS ANGELES – SAN DIEGO – km. 133 Sveglia alle 06:30 per prepararsi, far colazione (a buffet) e prendere la navetta delle 07:45; alle 08:00 siamo al Terminal 1 e percorriamo chilometri di corridoi verso il “gate”. Al controllo del bagaglio a mano mi fanno togliere le scarpe ma non abbiamo problemi. Fuori il tempo è grigio piombo e piove a scroscio. Partiremo ???.

Alle 08:55 imbarchiamo puntuali. L’aereo è un B747-400. Luciana al finestrino, io in mezzo ed accanto a me una ricca signora araba (niente fazzoletto a coprire i capelli ma addobbata, con ori e pietre, tipo albero di Natale) che dormirà praticamente durante tutto il viaggio. Come dotazione di bordo solo cuscino e coperta; hanno abolito calze, dentifricio, spazzolino, mascherina e perfino lo stuzzicadenti dal set di posate!!!!!!! In compenso è migliorato il settore intrattenimento ampliando il numero delle lingue nelle quali è possibile ascoltare il parlato dei film trasmessi e ci godiamo, in Italiano, prima “A good year” con Russel Crowe e successivamente “The Illusionist” con Edward Norton.

Il volo dura 11 ore e 35 minuti e troviamo il tempo per colazione, pranzo ( purtroppo lo standard del vitto non è migliorato), lettura dei giornali italiani di ieri, settimana enigmistica, partite a carte ed anche un sonnellino.

Appena sbarcati ci precipitiamo all’ “immigrazione” dove facciamo la usuale coda di oltre 60 minuti e sperimentiamo quelle che per noi sono novità : ci prendono le impronte digitali dell’indice di entrambi le mani e ci fotografano le retine.

Ritiriamo il bagaglio che ci aspettava girando sul nastro ed usciamo dall’area doganale senza intoppi. Prendiamo la navetta dell’ Alamo e, giunti in ufficio (9020 Aviation Boulevard Inglewood tel. 888 – 826 68 93 / 310 – 649 22 42) svolgiamo le pratiche burocratiche del noleggio (La tariffa fissata, denominata “Gold” include il chilometraggio illimitato, tutte le assicurazioni di base, il primo pieno di benzina e l’assicurazione per l’eventuale secondo guidatore), respingendo il solito tentativo di appiopparci un’auto di classe superiore a quella prenotata. Anziché la chiave di una vettura ci invitano ad andare al parcheggio, nel reparto delle “Compact” e di prendere l’auto che più ci aggrada… Ci stiamo domandando come faranno a sapere quale macchina abbiamo preso quando, al cancello d’uscita, una guardia munita di lettore ottico cattura i dati del contratto e dell’auto. Sono le ore 15:30.

Grazie alle istruzioni contenute in un volantino, datoci da Alamo, raggiungiamo facilmente l’ Intestate Highway 405 (San Diego Freeway) e la imbocchiamo in direzione Sud proseguendo successivamente sulla Intestate Highway 5 (Santa Ana Freeway) che conduce direttamente a San Diego. Il traffico è micidiale e nonostante le 6 – 8 corsie si procede a passo d’uomo per quasi tutto il percorso. Arriviamo quasi al tramonto e quindi la decisione di fermarsi da Alamo, facilmente raggiungibile vicino all’aeroporto, e quindi farsi portare in albergo da un taxi.

Sbaglio cancello ed entro alla National. Quando mi accorgo dell’errore faccio marcia indietro ed esco dall’entrata. Grave errore che sarebbe potuto costarmi molto caro se non fossi andato molto, molto piano. E’ consuetudine, in questa città, dotare le entrate e le uscite dei piazzali di autonoleggio di uno strano marchingegno: una griglia di metallo con punte sporgenti che si ritraggono in appositi alloggiamenti sottostanti, se attraversate per il giusto senso di marcia, ma che non si ritraggono se attraversate nel senso opposto provocando danni, facilmente immaginabili, ai pneumatici. Al secondo tentativo trovo l’Alamo e lasciata l’auto ci suggeriscono, per andare in centro, di prendere il trenino, la cui fermata è a 30 metri, al costo di USD. 2,00 a persona. Preferiamo farci chiamare un taxi ed è la mossa giusta perché arriva dopo 3 minuti, spendiamo USD. 7,00 (mancia compresa) e ci deposita alla porta del “The Sofia Hotel” dove abbiamo prenotato per una notte con trattamento di solo pernottamento.

Non è una sistemazione economica ma l’abbiamo scelto perché molto comodo come “location” inoltre, rinnovato di recente (si chiamava Pickwick Hotel) è molto ben arredato, la camera è grande e dotata di ogni confort compreso il forno a microonde. Comodo, dicevo, perché accanto alla stazione della Greyhound (120 W Broadway, Tel. 001- 619 – 239 32 66, aperta 24 ore, www.Greyhound.Com) dalla quale domani mattina all’alba partiremo per Tijuana. Notiamo che dall’altra parte della strada c’è l’Hotel Bristol, probabilmente più conveniente, inoltre, con il senno di poi, suggerisco di fissare un buon albergo in periferia a metà prezzo ed, al mattino raggiungere la stazione in taxi.

Decidiamo di andare subito ad acquistare i biglietti del pulman e chiediamo qual è la prima corsa per l’aeroporto di Tijuana. L’impiegata consulta il computer e ci risponde che è alle 11:30. Noi, che ci siamo documentati, facciamo presente che la corsa 7501 in partenza alle 07:45, con destinazione Tijuana Central, prevede una fermata all’aeroporto. Nuova interrogazione al computer e ci dice che quanto affermiamo è vero ma che dobbiamo pagare il biglietto per la destinazione finale anche se scendiamo prima. Acquistiamo all’istante i biglietti per la corsa mattutina e veniamo informati che dobbiamo presentarci alla partenza alle ore 06:30.

Abbiamo un certo languorino, anche se non proprio fame, ed approfittiamo di una pizzeria situata accanto all’albergo per farci due “margherita” e due “coca” spendendo complessivamente USD. 6,87 !?!?!?.

03° giorno – Giovedì 01 Marzo: SAN DIEGO – TIJUANA – EL ROSARIO – Km. 429 Nessun problema con il fuso orario e, dopo un buon sonno ristoratore, sveglia alle 05:45.

Alla stazione della Greyhound mostriamo i biglietti ed etichettiamo i bagagli dopodiché attendiamo pazientemente l’ora della partenza in compagnia di un esiguo numero di viaggiatori. L’aria è fresca ed il cielo terso. Impieghiamo una quarantina di minuti per arrivare a San Isidro, posto di frontiera. Di funzionari USA neanche l’ombra mentre prima di entrare in Messico dobbiamo scendere dal bus e mettere i bagagli in fila sul marciapiede dove, poco dopo, fanno la loro apparizione tre agenti messicani che ci guardano (siamo in otto) e ci invitano a riprenderci i bagagli, risalire sul mezzo e fare buon viaggio. L’autista ci informa che per scendere all’aeroporto dobbiamo pagare un supplemento di USD. 5,00 a testa, cosa che ovviamente facciamo senza ottenere ricevuta; forse più che un supplemento era una mancia…

Attraversiamo la periferia di Tijuana ed abbiamo anche una panoramica della collina, sovrastante la città, letteralmente ricoperta di catapecchie. Tutto il brutto che sapevamo di questo posto è confermato.

Scesi in aeroporto cambiamo un certo quantitativo di USD. In Pesos che, qui, abbreviano con il simbolo “$” generando non poca confusione visto che le due monete sono ovunque accettate, anzi, per alcuni servizi, è richiesto il pagamento in USD: contanti. La necessità di avere soldi “spicci” è dovuta al fatto che, in questa parte di Messico, le carte di credito sono accettate solo in pochi alberghi ed in pochissimi esercizi commerciali. Fa eccezione la zona di Los Cabos, ma li più che in Messico siamo in una Florida spostata ai tropici.

Cerchiamo l’ufficio dell’ Alamo (Tel. : 0052 – 664 – 683 80 84 ) e non lo troviamo. Chiediamo informazioni ad un poliziotto che, gentilmente, ci accompagna in un angolo, vicino al cancello degli arrivi, dove, su una parete, sono attaccati dei cartellini con i nomi delle principali compagnie di autonoleggio, con sotto un citofono. Suoniamo e diciamo chi siamo; ci viene detto di attendere e, poco dopo, appare Mr. Juan Carlos Rendon Noriega che, catturato il voucher, la patente e la carta di credito, ritorna al suo ufficio dicendoci che dobbiamo attenderlo li. Alle nostre rimostranze chiarisce che il suo ufficio è all’inerno dell’aeroporto in un’ area dove i civili non sono ammessi!!!. Non siamo proprio tranquilli ed il tempo di attesa ci appare piuttosto lungo. Ma le stranezze non sono finite. Quando ritorna controlliamo attentamente che il contratto preveda quanto fissato : auto di cat. COMPACT a 4 porte con aria condizionata, chilometraggio illimitato, le assicurazioni CDW (Collision Mamage Waiver – danni sul veicolo), TP (furto), PLI (Primary Liability Insurance – danni a terzi), PAI (Personal Accident Insurance – danni ai passeggeri) e l’IVA. Resta da pagare in loco le tasse aeroportuali ed il drop-off pari ad USD 605.00. Debbo firmare due imprinting della carta di credito in bianco e mi spiega che uno è per il drop-off e l’altro per eventuali giorni di noleggio supplementari; protesto anche vivacemente ma imperturbabile mi spiega che questa è la loro prassi e, se voglio la macchina, debbo accettare. A questo punto penso che mi dia la chiave dell’auto ma mi sbaglio. Mi consegna una copia del contratto e mi spiega che devo uscire dall’aeroporto ed attendere sul marciapiede antistante dove, qualcuno, mi consegnerà una Tsuru bianca. Quindi si dilegua mentre noi, titubanti, raggiungiamo la postazione assegnataci.

Usciti all’aperto siamo, in parte, rassicurati dal fatto che c’è altra gente in attesa o che sta prendendo in consegna un’ auto. Una cosa è certa : il sistema è curioso.

Quando arriva la macchina impieghiamo un quarto d’ora ad annotare sull’apposito tagliando tutti i bozzi ed i graffi che la carrozzeria presenta.

Finalmente si parte traversando tutta Tijuana, intasata di traffico, per immettersi sulla “Mexico 10”, autostrada (si fa per dire) a pagamento che arriva fino a El Senzal costeggiando l’oceano. La costa sarebbe anche bella se non fosse deturpata da costruzioni di ogni tipo edificate direttamente sulla scogliera e sulla spiaggia. Tutto ciò è frutto della colonizzazione americana. La velocità è limitata perché buche ed animali sono costantemente in agguato. Facciamo una piccola deviazione per visitare Puerto Nuevo un piccolo villaggio di pescatori abbastanza caratteristico.

La “Mexico 10” termina congiungendosi con la “Mexico 1” (la famosa Carretera Transpeninsular) e dopo pochi chilometri raggiungiamo Ensenada, situata all’estremità settentrionale della baia di Todos Santos lunga 16 km. La città è viva e pulsante grazie alla presenza di molti turisti. E’ piacevole camminare lungo Calle Primiera, Avenida Juarez ed Avenida Ruiz, brulicanti di negozi, che vendono prodotti artigianali, e ristoranti. Non facciamo acquisti perché siamo appena entrati nel paese e dobbiamo orientarci, ma iniziamo ad assaggiare la cucina messicana che risulterà piacevole anche se ripetitiva.

Riprendiamo il viaggio verso Sud ed appena fuori città incontriamo un grosso supermercato ( non per niente si chiama Gigante) e ne approfittiamo per fare scorta di frutta e di acqua. Per trovare un altro supermercato, così bene assortito, dovremo percorrere tutta la penisola ed arrivare a Cabo San Lucas distante, in linea d’aria 1500 km.

In effetti a sud di Ensenada tutto cambia e siamo finalmente nel Messico che abbiamo sempre immaginato: traffico scarsissimo, paesaggio desertico, piccoli pueblo sparsi nell’infinito.

Giunti a Maneadero facciamo una deviazione, sulla destra, per raggiungere, su strada asfaltata, La Bufadora un grande scoglio cavo che funziona come uno sfiatatoio perché l’acqua dell’oceano vi penetra con forza e viene “sparata” in alto. L’effetto scenografico deve essere notevole con l’alta marea, ma al momento del nostro passaggio, con la bassa marea, non era niente di trascendentale.

Ritornati sulla “Mexico 1” attraversiamo le vallate di Santo Tomas e di San Quintin, in cui, grazie alla presenza dell’acqua, l’agricoltura è fiorente. Avevamo in programma di andare alle spiagge di Santa Maria e di El Socorro nella Bahia di San Quintino per raccogliere strane conchiglie ( Sand Dollar) scheletro di un particolare riccio di mare, ma purtroppo abbiamo impiegato più tempo del previsto e, quando arriviamo in zona, il sole è già tramontato per cui proseguiamo per raggiungere El Rosario un piccolo villaggio dove abbiamo prenotato al Bahia Cactus Hotel una camera con trattamento di solo pernottamento.

Siamo piacevolmente sorpresi nel constatare che si tratta di una costruzione recente molto accogliente. La camera è ben arredata con mobili rustici in legno massello. Alla reception ci consigliano di andare a mangiare al più presto perché l’unico ristorante “possibile” chiude alle 20:20.

Da Mamma Espinosa gustiamo la vera cucina messicana e cominciamo a conoscere usi e costumi della “comida”. Ordiniamo due “Cerveza Pacifico” che ci vengono servite rigorosamente senza bicchieri, ed io opto per i “tacos de pescado” mentre Luciana sceglie la “bistecca del rancero” che si rivelerà essere altra cosa da quella sperata : servito in una scodella un brodo contenente pezzi di carne e verdura. Impariamo che per avere la carne arrosto dobbiamo chiedere “carne asada”. Nell’attesa dei piatti ordinati ci portano una salsina di pomodoro, cipolla e peperoncino da gustare con focaccine di mais. Tutto molto buono.

La notte è fredda ed, in mancanza del riscaldamento, apprezziamo il piumone che copre l’immenso lettone.

04° giorno – Venerdì 02 Marzo: EL ROSARIO – BAHIA DE LOS ANGELES – km. 299 Alle 07:20 il sole splende ma l’aria è ancora frizzante e siamo pronti per riprendere il viaggio ma abbiamo la brutta sorpresa di trovare la ruota posteriore destra completamente a terra. Attimi di panico non tanto per la foratura in sé quanto per il fatto che si sia verificata dopo un solo giorno di viaggio e se “tanto mi da tanto”…Resterà invece un caso isolato e non avremo nessun problema ne con le gomme ne con il motore.

Un fattorino dell’albergo monta la ruota di scorta, che risulta nuovissima, e così andiamo da un “Llantara” (gommaio) per la riparazione. Aprirebbe alle 08:00 e siamo contenti quando appare alle 08:20. E’ efficientissimo ed in dieci minuti completa l’opera.

Il paesaggio che vedremo oggi ed, in parte, domani è uno dei più belli in assoluto fra quelli attraversati nei nostri viaggi per il mondo.

A sud di El Rosario si incontrano due specie vegetali che esistono soltanto nel deserto della Baja California. Una è il “cactus cardone”, una pianta gigante che può raggiungere i 18 m. Di altezza e produce frutti commestibili maturi in estate. L’altra è il “cirio”, con il suo alto tronco coperto di rami spinosi, sulla cui cima sbocciano grappoli di fiori rossi o gialli. Dopo San Agustin l’autostrada comincia ad attraversare il Llano de Buenos Aires, un deserto sabbioso il cui paesaggio è caratterizzato da enormi macigni e piante di cardone e cirio. Giunti a Parador Punta Prieta un ramo dell’autostrada transpeninsulare piega a sinistra per raggiungere la costa della penisola che si affaccia sul mare di Cortés. La strada arriva al mare proprio in corrispondenza di Bahia De Los Angeles, un porto di fronte all’Isla Angel de la Guarda, che offre riparo a barche di tutte le dimensioni. La baia è immensa e bellissima, il mare calmo anche se soffia un forte vento. Sulla main street troviamo l’ Hotel Costa del Sol dove abbiamo prenotato per una notte con trattamento di solo pernottamento. Nel complesso l’albergo è carino e la camera decente anche se spartana.

Visto che c’è il sole adottiamo un abbigliamento quasi estivo per una esplorazione della lunghissima spiaggia. Il sole si vela e maglietta, bermuda, sandali non sono adeguati, menomale che abbiamo sempre con noi le giacche a vento.

Iniziamo la conoscenza delle conchiglie della Baja California che, simili ovviamente nella forma, si differenziano da quelle di altre parti del mondo perché sono molto spesse e pesanti.

Ottima cena in albergo e passeggiata romantica sotto la luna piena che, risplende in cielo offuscando le stelle ed illuminando, quasi a giorno, la laguna.

05° giorno – Sabato 03 Marzo: BAHIA DE LOS ANGELES – GUERRERO NEGRO Km.222 Sveglia presto oggi (ore 05:30) perché dobbiamo arrivare a destinazione verso le 10:00 per partecipare alla gita “ricerca delle balene” e dobbiamo tener conto che entrando in Baja California Sur perdiamo un’ ora per il cambiamento di fuso orario.

Prima di entrare in paese troviamo, lungo la strada, l’ Hotel La Pinta dove abbiamo prenotato per una notte con trattamento di solo pernottamento. Quindi ci fermiamo per prendere possesso della camera e scaricare i bagagli. Quando è stato costruito sicuramente era un bellissimo albergo con molte velleità, ne sono testimoni l’immenso salone d’ingresso e un arredamento personalizzato e particolare. Peccato che la mancanza di manutenzione lo abbia reso appena, appena possibile.

Alla reception ci dicono che c’è un messaggio per noi e la domanda “che sarà mai successo” non ha tempo di esser pronunciata perché ci consegnano all’istante un foglio con intestazione Baja Tour (corrispondente locale della Hotelplan tramite la quale abbiamo prenotato quasi tutti gli alberghi) che ci chiede di apporre una firma se accettiamo un upgrade per la permanenza a Loreto : ci propongono soggiorno e prima colazione alla “Posada de Las Flores” (categoria lusso) in sostituzione del solo pernottamento al “Inn at Loreto Bay” (prima categoria). Ci affrettiamo a dare il nostro assenso.

Sempre alla reception chiediamo consiglio su quale operatore usare per la gita alle balene e ci suggeriscono “Laguna” .

Dobbiamo sbrigarci perché rischiamo di far tardi e, saliti in macchina, raggiungiamo il paese di Guerriero Negro. Ci fermiamo da “Malarrimo”, Blvd Emiliano Zapata s/n Col. Fundo Legal, Guerrero Negro, B.C.S., 23940 MEXICO, Tel. 0052 615 157 0100, www.Malarrimo.Com, info@malarrimo.Com ( il più vecchio ed il più famoso tour operator della zona) ma la gita delle 11:00 (che è l’ultima per oggi) è completa. Andiamo quindi da “Laguna” , Blvd Emiliano Zapata Tel. 0052 615 157 0050 www.Bajalaguna.Net laguna@intecnet.Com.Mx , e fortunatamente hanno ancora posti disponibili.

Le lagune di Scammon di Guerrero Negro e di San Ignacio sono uno dei punti più interessanti della Baja California, un rifugio per numerose colonie di balene grigie che si fermano qui dall’ultima settimana di dicembre alla prima di aprile per accoppiarsi e riprodursi dopo la loro migrazione dalle acque artiche percorrendo migliaia di chilometri guidate soltanto dall’istinto.

La gita di quattro ore costa USD. 49,00 a testa e comprende anche il “sac lunch”. Le barche sono piccole e trasportano al massimo 10 persone. Vediamo tantissime balene con il piccolo al seguito e riusciamo anche ad avvicinarci molto ma non a toccarle; nuotano calme con movimenti lenti, non saltano, e quando si immergono raramente mostrano la coda. Esperienza molto interessante, assolutamente da non perdere.

Cena in hotel e presto a nanna.

06° giorno – Domenica 04 Marzo: GUERRERO NEGRO – MULEGE’ Km. 310 Dopo Guerrero Negro l’autostrada transpeninsulare piega verso l’interno in direzione sud-est attraversando lande desertiche prima di sboccare nel mare di Cortes, a 210 km. Di distanza. A metà di questa strada si incontra San Ignacio, un’oasi che merita di essere visitata. Dopo aver percorso molti km. Su un deserto cotto dal sole, ci si può concedere un po’ di riposo in questa cittadina ombreggiata da palme da dattero. Come molte altre città della zona, San Ignacio è nata quale missione gesuita: fu fondata nel 1716 da Padre Piccolo. La missione, nel cuore della città, è molto ben conservata e si trova su una piazzetta ombreggiata da alberi enormi. I datteri, che furono introdotti dai Gesuiti nel XVIII secolo, costituiscono il principale prodotto della zona. In tutta la città si vedono datteri distesi a seccare. Vi crescono però anche molti altri alberi da frutto. Sebbene San Ignacio sia nell’interno, a metà strada tra l’oceano Pacifico ed il mare di Cortes, molti dei suoi abitanti sono pescatori. Durante la stagione della pesca si accampano sulla costa pacifica e catturano branzini, aragoste ed altre pregiate specie ittiche. L’autostrada oltrepassa il vulcano Las Tres Virgenes, che risulta essere il vulcano da meno tempo inattivo in tutta la penisola. Si dice che per i navigatori dell’epoca coloniale esso costituisse una specie di faro naturale. La zona che circonda il vulcano è coperta di lava pietrificata, che costringe la vegetazione ad un’impari lotta per la sopravvivenza. Poco prima di raggiungere Santa Rosalia, si intravede il Mare di Cortés, noto anche con il nome di Golfo di California o di mare Vermiglio. La sua formazione è dovuta alla faglia di Sant’Andrea, che fece separare un bel pezzo di Messico occidentale dalla terraferma, creando una nuova penisola collegata al continente a nord. Quando sulla montuosa penisola cominciarono le eruzioni, le cime dei vulcani furono scaraventate in acqua dando così origine alle molte isola al largo della costa orientale. Il mare di Cortés raggiunge notevoli profondità ed ospita oltre 650 specie di pesci perché le sue acque calme e calde contengono cibo in abbondanza e costituiscono l’ambiente ideale per la riproduzione. Si raggiunge quindi Santa Rosalia, città dall’aspetto particolare perché somiglia ad un centro del vecchio West. Pur non essendo bella, la città è circondata da belle spiagge e presenta uno o due siti interessanti, quantomeno per la loro singolarità. Uno di questi è chiesa delle Mision de Santa Rosalia, costruita da Gustave Eiffel, una struttura zincata che fu trasportata pezzo per pezzo dall’Europa a Santa Rosalia. La chiesa esiste ancora ed è aperta al culto.

Nelle immediate vicinanze abbiamo trovato un fornaio “Panederia El Boleo“ con vasto assortimento di dolci “secchi” . Il profumo si sente a distanza.

Parecchi chilometri a sud della città una strada laterale conduce alle grotte di San Borjita, in cui sono state scoperte le pitture rupestri più antiche della Baja California. Sono circa le 14:00 quando arriviamo a Mulegè, città verde e rigogliosa alla foce del Rio Santa Rosalia, un’oasi in mezzo ad una regione impervia. Vi crescono moltissime palme da dattero e alberi da frutto semitropicali. Una passeggiata sulla piazza principale e tra le basse case fatte di mattoni cotti al sole si rivelerà senz’altro piacevole. La Mision del Santa Rosalia, fondata nel 1705, si trova al di là del fiume. Dietro la missione si trovano una diga in pietra, un laghetto e una strada che percorre i 3,2 km. Che la separano dal mare di Cortés. Ci fermiamo all’ Hotel Serenidad, alla periferia del paese, dove abbiamo prenotato per una notte con trattamento di solo pernottamento. La camera è semplice ma decorosa e non si può pretendere di più.

Lasciati i bagagli partiamo alla scoperta delle rinomate spiaggie della Bahia Conception. Risulteranno tutte bellissime, sabbia bianca e mare azzurro, con un unico difetto che non dipende dalla natura ma dalla stoltezza umana: sono letteralmente presidiate da campers e/o case mobili posteggiate in pianta stabile a tre metri dal bagnasciuga. Le abbiamo visitate tutte partendo da quella più a Sud risalendo la costa : “Armenta”, “La Perla”, “El Requeson”, “Buenaventura”, “El Coyote”, “El Burro”, “Santispac”. Indubbiamente la più spettacolare è quella di El Requeson dove, con la bassa marea, emerge una striscia di sabbia bianca che la collega con un isolotto.

Rientriamo a Mulegè, dopo aver percorso circa 109 km. Ed andiamo a passeggiare e raccogliere conchiglie sulla spiaggia, di sabbia nera, ai piedi di El Sombrerito, l’alta collina a nord della foce del fiume, che prende il nome dal faro sulla sommità, di forma simile a un sombrero. Per cena andiamo in paese alla Taqueria Doney dove mangiamo benissimo.

07° giorno – Lunedì 05 Marzo: MULEGE’- LORETO km. 154 Ripercorriamo la strada lungo la Bahia Conception fermandoci nuovamente alle spiagge El Requeson, El Coyote e La Perla per goderci con calma la bellezza dei luoghi.

Proseguiamo quindi per Loreto e, qui giunti, andiamo alla ricerca della Posada De Las Flores dove saremo ospitati per due notti, in “Junior Suite” , con trattamento B&B.

L’albergo è bellissimo, una costruzione del 1998, costruito a immagine e somiglianza delle case padronali delle aziende agricole messicane, è arredato con sofisticata eleganza e vi si respira un’ atmosfera di calda accoglienza, una oasi di tranquillità in mezzo ad una cittadina chiassosa e trafficata. C’è anche una piscina posta ..In maniera insolita. Il servizio è ineccepibile ma, anche qui, la manutenzione mostra segni di inefficienza.

La città offre molto poco o nulla di storico, a parte il complesso tempio-museo della missione di Nostra Signora di Loreto, pur essendo stata la prima capitale delle Californie. Il suo nome originario, El Concho, fu cambiato nel 1697 per onorare la Vergine di Loreto, la cui immagine aveva accompagnato gli spagnoli nella conquista del Pease. L’unico residuo storico, e di data molto più recente rispetto a quella delle conquiste, è la Casa de Pedra, edificio in pietra – cosa insolita all’inizio del XVII secolo – dove, il 16 Agosto 1824, fu firmato il trattato di adesione della Baja California alla Repubblica federale messicana. Il luogo è elencato fra le trattative non ne ha: l’edificio, assai modesto e segnalato da una semplice targa, è l’abitazione privata dell’anziana signora Jolanda Villalogos, la cui famiglia l’acquistò nel 1908. Non è quindi ufficialmente visitabile, anche se spesso la porta è aperta e la stessa cortese signora consente di dare una discreta occhiata al modesto salotto d’ingresso. E’ comunque una cittadina piacevole da visitare; ha anche una strada pedonale piena di negozi che vendono prodotti dell’artigianato fra i quali, di significativo, troviamo i manufatti in ceramica. Piacevole anche passeggiare lungo il mare sul “Malecon”, segnato da una fila di palme, che termina nel piccolo porto pieno di pellicani che sostano sulle barche o volano in cerchio tuffandosi per catturare i pesci.

Cerchiamo di trovare una gita per visitare l’Isla Coronado ma siamo fuori stagione e le varie agenzie da noi interpellate non hanno richieste e solo una (BAJA OUTPOST – Blvd. Alfonso Lopez Mateo , Loreto, B.C.S., 23880 MEXICO, Tel. 0052 613 135 1134, www.Bajaoutpost.Com outpost@bajaoutpost.Com )sarebbe disposta a portarci ma ad un costo proibitivo perché essendo due soli dovremmo pagare per dieci !!!!.

Prendiamo informazioni circa la strada per San Javier ed apprendiamo che hanno cominciato ad asfaltarla ma per il momento si sono fermati dopo otto chilometri e per i rimanenti ventisette consigliano una 4×4; rinunciamo di buon grado avendo constatato che le “antichità” hanno veramente scarsa rilevanza.

A cena andiamo da “La Terrazza” dove mangiamo molto bene in un ambiente piacevole.

Dopo cena facciamo la solita passeggiata serale e passando dove abbiamo parcheggiato la macchina ci accorgiamo di aver lasciato i fari accesi. Corsa in albergo a prendere le chiavi dell’auto, spengiamo e proviamo a mettere in moto ma l’auto non parte. Sono un po’ depresso per la mia disattenzione, ma non si tratta di demenza senile, ho al mio attivo (o meglio al passivo) svariati episodi simili accaduti in gioventù anzi forse peggiori tipo chiudere la macchina lasciando le chiavi all’interno ( molto lontano da casa e senza chiave di ricambio).

08° giorno – Martedì 06 Marzo: LORETO Poiché sono un inguaribile ottimista, appena alzato, e prima di chiedere aiuto in albergo per l’auto in panne, vado alla macchina a provare se, per caso, partisse : la Vergine di Loreto ha operato il miracolo perché l’auto si mette in moto al primo tentativo.

Splendida colazione a buffet : ottima ed abbondante. Per oggi abbiamo deciso di rilassarci e trascorrere una giornata al mare. Il tempo è bellissimo ed il vento, che aveva soffiato con insistenza nei giorni passati si è placato. Siamo andati a Nopolo a mezzora di strada da Loreto in direzione Sud. Il posto è chiamato anche Loreto Bay ed è un centro residenziale turistico in pieno sviluppo edilizio con alberghi e belle costruzioni, non grandi, che si inseriscono abbastanza bene nel paesaggio anche se posizionate praticamente sulla spiaggia. Troviamo una sistemazione ottimale : sul lato sud della baia la spiaggia di sabbia bianca lascia il posto ad un promontorio roccioso scavato alla base dalle onde, per cui offre caverne per ripararsi dal sole che picchia implacabile. Restiamo per tutto il giorno in perfetta solitudine. Facciamo anche il bagno in un’ acqua trasparente che più di così non si può ma fredda, veramente fredda. Ci sono tantissimi pesci colorati ed inoltre notiamo “ricci” di dimensioni enormi (diametro 20 cm.) e “stelle marine” di forme e colori mai visti. Purtroppo non abbiamo potuto “immortalarle” perché non avevamo la macchina fotografica subacquea.

Per cena decidiamo di andare da “Mexico Lindo Y Que Rico” seguendo il consiglio di viaggiatori che ci hanno preceduto ed abbiamo mangiato molto bene, ma francamente l’aspetto del locale non è invitante e non saremmo entrati se non fosse stato raccomandato.

Concludiamo la giornata seduti su una panchina ai giardini di fronte all’ albergo ascoltando musica dal vivo suonata al ristorante “Mita Gourmet”.

09° giorno – Mercoledì 07 Marzo: LORETO – PUERTO SAN CARLOS Km. 215 Colazione come ieri poi check-in out con sorpresa : ci viene proposto un altro up-grade a La Paz e noi accettiamo…Per farli contenti.

Lasciata la costa la strada si inerpica sulla Sierra De La Giganta ed il paesaggio è bello fino a quando si rimane in montagna. Si attraversa quindi una zona agricola molto vasta, dove si producono principalmente grano e cotone, con le città di Villa Insurgentes e Ciudad Constitucion. Da quest’ ultima prendiamo la strada n.22, asfaltata, che termina a Puerto San Carlos dove arriviamo alle 12:30. Tempo bello e fa caldo.

Andiamo subito in albergo a lasciare i bagagli. Abbiamo prenotato al Brennan’s, il migliore del paese, per due notti con trattamento di solo pernottamento. La realtà è molto inferiore alle foto che abbiamo trovato su internet. E’ decente ma niente di più con camere spartane per non dire squallide. Capiamo anche perché non hanno risposto alle e-mail che avevamo scritto per avere informazioni sulle balene : nessuno parla inglese.

In paese c’è solo una agenzia turistica “Mar Y Arena” (www.Bajamagbaytour.Com, bajamagbay@hotmail.Com ) che, in questo periodo, organizza solo gite “Observacion de ballenas”, Ci spiegano che il tour si effettua con barche da sei passeggeri e che il costo è in funzione del numero dei partecipanti perché comunque, per ogni uscita di tre ore, devono incassare 2.600 pesos. C’è già una coppia di messicani, in attesa, e, mentre parliamo, arriva una coppia di americani per cui siamo al completo e partiamo subito.

Siamo nella Bahia Magdalena la più grande baia della penisola ed infatti sembra di essere in mare aperto. Vediamo molte balene grigie con i piccoli senza però riuscire ad avvicinarle. Solo quando stiamo per rientrare abbiamo alcuni incontri ravvicinati di grande emozione.

Ritornati sulla terraferma cerchiamo una spiaggia per domani ma ci rendiamo conto che, trattandosi di una laguna, le spiagge sono fangose la dove non sono invase da mangrovie. Il paese non offre niente di interessante ed è uno dei posti più brutti, in assoluto, fra quelli da noi visitati. Ne consegue la decisione di anticipare la partenza per La Paz perdendo il secondo pernottamento già pagato.

Due sono i ristoranti “possibili” e, dopo aver visto i menu optiamo per “ Los Arcos” dove mangiamo bene quasi in solitudine dato che, oltre a noi, c’ è solo una coppia messicana.

10° giorno – Giovedì 08 Marzo: PUERTO SAN CARLOS – LA PAZ Km. 271 Ripercorriamo la n. 22 fino a C. Constitucion poi proseguiamo verso Sud attraversando pianure coltivate fino a El Cien dove la strada comincia a salire piegando in direzione sud-est. Particolare degno di nota : a tratti si riesce a vedere contemporaneamente il Pacifico ed il Mar di Cortez ; è questo il punto più stretto di tutta la penisola.

Arrivati a La Paz in tarda mattinata, per prima cosa cerchiamo un albergo ed optiamo per il “ Seven Crown”, non proprio economico ( ma in Italia ce lo sogniamo a Euro 66,00 camera per due in B&B), di recente costruzione posizionato sul lungomare, in pieno centro, con parcheggio interno, particolare questo da non sottovalutare. La camera, ampia e ben ammobiliata, dispone di aria condizionata (che serve) , bollitore e frigobar.

La Paz (attorno ai 200.000 abitanti) è solo una cittadina caratterizzata da un esteso lungomare – il Malecòn – con un paio di porti turistici. Ma la capitale della Baja California Sur vale comunque una visita, almeno per scoprire le attrattive proprie del Malecòn. Il luogo d’incontro più popolare, a qualsiasi ora della giornata, per una bicchierata, uno spuntino o un sostanzioso pasto. Numerose lungo la strada, le cartolerie-librerie-snack che, a chi ha bisogno di tenersi aggiornato con la posta elettronica, offrono collegamenti a 10 pesos (poco meno di Eur 1) l’ora. La Paz non è però solo il Malecòn. Il centro residenziale si sviluppa alla sue spalle, con la piazza principale dove si affaccia la cattedrale di Nostra Signora di La Paz, ricostruita nel 1871 in prossimità della missione gesuita che vi si era stabilita già nel 1720. Con un bel frontespizio a due torri campanarie, la chiesa ha un altare di particolare pregio. I giardini Velasco, al centro della piazza, sono il luogo di ritrovo della gente del posto, specialmente all’imbrunire. Passeggiando, specialmente di sera, per le strade di La Paz è impossibile non imbattersi in una taqueria. Sono grandi bettole all’aperto con griglie sfrigolanti di carne di manzo o di maiale (qualche volta di pesce). La parola deriva da Tacos, il piatto nazionale: sfoglie rotonde e sottilissime di farina di frumento o di masi, imbottite di bocconcini di carne, di pollo, di gamberi o di formaggio. Poi ci sono i burritos (come sopra, ma arrotolati), i peperoni ripieni e altre leccornie locali a cui aggiungere salsine, servite a parte e quindi evitabili da chi non ama il troppo piccante. Sotto un sole cocente visitiamo la capitale che, come già detto, non ha molto da offrire se si esclude un atmosfera rilassata e cordiale.

Cerchiamo l’ufficio turistico ( che ha cambiato sede rispetto alla “piantina” che abbiamo e pare che pochi sappiano dov’è visto che i tre ai quali lo abbiamo chiesto ci hanno dato tre diverse indicazioni) per avere qualche informazione ma troviamo una svagata ragazza che, per usare un eufemismo, è impreparata al compito assegnatole oltre a non parlare altro che lo spagnolo. Come nota aggiungo che non abbiamo, durante l’intero viaggio, notato la calda accoglienza e la disponibilità per cui i messicani sono rinomati.

Per la gita di domani all’ Isla Espiritu Santo facciamo il giro delle agenzie turistiche e poi scegliamo quella con MAR Y AVENTURAS, (Topete #564 interior, E/S De Febrero Y Navarro, La Paz Tel. 0052 612 123 0559, www.Kayakbaja.Com, sea@kayakbaja.Com ) nonostante sia la più cara (costo a persona Euro 95,00), perchè ci è sembrata la meglio organizzata; annessa all’ agenzia turistica hanno un albergo : www.Posadalunasol.Com .

Dopo un meritato riposo facciamo due passi sul lungomare e poi a cena al ristorante La Terrazza dove mangiamo bene e spendiamo il giusto (Euro 15,06 in due).

Il cielo è stellato e la temperatura mite.

Il tramonto è stato bello anche se ci ha stupito il fatto che il sole si tuffasse in mare…Meditate gente, meditate….( anche all’alba il sole sorge dal mare…) 11° giorno – Venerdì 09 Marzo: LA PAZ Tanto per non smentirci siamo i primi, alle 07:40, a far colazione in terrazza vista mare. E’ freschino ed un pullover non guasta.

Paghiamo il conto, carichiamo i bagagli in macchina ed andiamo da Mar Y Aventuras che dispone di un parcheggio interno dove lasciare al sicuro l’auto per tutta la giornata.

La gita dura dalle 09:00 alle 17:00. Ci assegnano maschera, pinne, muta, giubbetto salvagente ed un sacco a tenuta stagna per riporre gli effetti personali, e poi a piedi andiamo al porto distante non più di 200 metri. Siamo una decina di persone e noi gli unici italiani. La barca con un motore da 200 cavalli ha un telo per ripararci dal sole. Appena partiti incrociamo un gruppo di delfini che sembra ci facciano le feste con salti e piroette.

Costeggiamo il lato Ovest dell’ Isla Espiritu Santo fino a raggiungere la “Caleta El Candelero” una meravigliosa baia che ha la spiaggia divisa in due parti da una scogliera; in una parte ci fermiamo noi mentre nell’altra c’ è il “Campo Tendato” di Martelletti. Scesi a terra troviamo il nostro campo tendato ed i kayak. Breve conferenza sull’uso di tale imbarcazione e poi gita di quasi due ore lungo il perimetro della baia. L’acqua è trasparente con un colore che varia dal bianco al blu notte a secondo del fondale, si vedono tantissimi pesci, le rocce hanno un colore rossastro con la cima imbiancata non dalle neve ma dal guamo di innumerevoli pellicani e cormorani.

Al rientro prendiamo un po’ di sole mentre le guide preparano il buffet variato ed abbondante. Io mangio solo frutta in previsione del bagno a breve, ma mi preparo i panini per la merenda. Ancora una breve sosta dopo pranzo e poi, risaliti in barca, riprendiamo il viaggio verso nord, superiamo l’ Isla La Partida che sembra unita da una lingua di sabbia all’ Isls Espiritu Santo, ma è una illusione ottica, ed arriviamo a Los Islotes dove ci ancoriamo. Il luogo è molto, molto bello. Indossiamo l’attrezzatura per quello che è un bagno particolare in quanto avremo la compagnia di “leoni marini” che vivono in quel luogo. La guida ci assicura che in questa stagione non ci sono pericoli ( diverso è il discorso nel periodo degli “amori” quando, per mantenere il potere sull’ harem, diventano “territorialisti” e non gradiscono estranei) basta non tentare di abbracciarli. Esperienza interessante con queste bestie che vediamo normalmente sdraiati pigramente al sole e che in acqua diventano velocissimi sfrecciandoti accanto all’ improvviso. Val la pena di sottolineare il fatto che il mare è pieno di pesci di ogni dimensione e colore che, per niente disturbati dalla presenza umana, vengono a curiosare vicini, vicini. Completano il paesaggio subacqueo, scogli, poco corallo, ricci, spugne e stella marine. L’acqua è bella fresca ma, grazie alle mute, si resiste a lungo ed è con rammarico che risaliamo a bordo, buoni ultimi, e dietro insistente richiesta della guida.

Asciugati e rivestiti ripercorriamo l’ itinerario dell’ andata ( sarebbe stato più bello costeggiare l’isola ad est dove ci sono poche spiagge ma abbiamo visto foto di rocce stupende) fino a Punta Dispensa poi traversiamo il Canale di San Lorenzo di fronte alla Playa Tecolote e risaliamo la costa fino al porto di La Paz.

Gita bellissima che non ci fa rimpiangere la spesa.

Recuperata la macchina andiamo alla Posada De Las Flores come da up-grade dell’ Hotelplan. E’ sul lungomare, a Sud, un po’ decentrata in una zona tranquilla e trattasi di uno splendido edificio arredato con raffinata eleganza. Qui staremo due notti con trattamento B&B. Ci viene assegnata una “Junior Suite” con pala a soffitto, aria condizionata ( che non funziona), frigorifero, phon, accappatoi, teli da spiaggia, etc., etc., Non male…… Due passi prima di cena alla ricerca del ristorante “giusto”. Optiamo per Palapa Adriana, che espone un menu che ci convince, ma appena entrati notiamo che stanno approntando l’impianto per la musica dal vivo ( i famosi “Mariachi”) e facciamo un rapido dietro front andando al Kiwi (sempre sul lungomare) dove mangiamo bene e, particolare degno di nota, oltre alle sfoglie di farina e di mais, ci portano un minuscolo cestino con del pane vero.

12° giorno – Sabato 10 Marzo: LA PAZ Purtroppo la colazione è servita dalle 08:00 alle 10:00 (noblesse oblige) e dobbiamo pazientare. Su una terrazza ci sono solo 4 tavoli apparecchiati e se sono già occupati devi aspettare che si liberino. Non c’ è un buffet ma una gentile fanciulla che inizia a servire pane, burro, marmellata, dolci, frutta, yogurt, ed infine uova, cucinate espresse nel modo voluto, accompagnate da prosciutto, pomodori al forno etc., etc.

Per oggi abbiamo deciso di trascorrere una giornata al mare visitando le rinomate spiagge ad est di La Paz.

Percorriamo la strada asfaltata fino a raggiungere la Playa El Coyote dove non si accede per vari motivi : la strada diventa da 4×4, molti cartelli indicano che trattasi di proprietà privata, torme di cani pattugliano la zona. Parcheggiamo a Playa Tecolote, una lunghissima insenatura con spiaggia bianca e tantissime conchiglie. E’, solo in parte, colonizzata da bar, ristoranti e noleggiatori di attrezzature balneari, per il rimanente è libera e sevaggia. Facciamo una lunghissima passeggiata poi, risaliti in macchina, andiamo a Playa Balandra che risulterà una delle più belle spiaggie di tutta la Baja California.

Dal parcheggio si vede una prima insenatura di sabbia bianchissima ed è già uno spettacolo degno di nota, ma percorrendo la spiaggia sul lato destro si supera agevolmente un promontorio roccioso e si accede ad una seconda insenatura paradisiaca al termine della quale ci sono altri scogli fra i quali spicca il “fungo” immortalato da mille cartoline. Ci accampiamo sotto uno dei tre “ombrelloni”, postazioni fisse con tetto di paglia, presenti su una spiaggia lunga almeno trecento metri. Sono gli unici ripari dal sole e…Servono. L’acqua è molto bassa e sembra bianca perchè limpidissima su un fondale, appunto, di sabbia bianca; si cammina piacevolmente a lungo prima che diventi azzurra e poi blu e farci il bagno è una goduria. Trascorriamo, quasi in perfetta solitudine, buona parte della giornata poi, risaliti in auto, rientriamo a La Paz visitando man mano Playa Pichilingue, Playa El Tesoro, Playa El Caimancito, Playa El Coronuel e Playa Palmira, tutte piacevoli ma Playa Balandra è troppo più bella. Per l’ultima cena, a La Paz, optiamo per una “taqueria” storica Rancho Vejo che, in una atmosfera da ultima frontiera, conferma l’ottima cucina a prezzi modici. 13° giorno – Domenica 11 Marzo: LA PAZ – CABO SAN LUCAS Km. 295 Alle 07:30 usciamo di camera per far colazione e scopriamo che i 4 tavoli sono occupati. Cerchiamo di convincere la “metre” a preparare un altro tavolo ma inutilmente perché asserisce di non aver personale sufficiente ( ha solo 5 persone…). Fortunatamente una coppia di italiani ci invita al loro tavolo e, misteri della vita, questo risolve tutto e possiamo fare immediatamente colazione.

Sono quasi le 09:00 quando saliamo in macchina e partiamo. Sole pieno, aria frizzante, traffico scarsissimo. Procedo lentamente traversando la città e giunto a via “5 de Febrero”, con semaforo verde, giro a sinistra senza accorgermi che è un viale a doppia corsia e quindi entro nella corsia sbagliata. Mi accorgo immediatamente dell’errore, anche se non ci sono macchine che mi dovrebbero venire incontro, ed inverto la direzione di marcia. Fatalità vuole che fermo al semaforo ci sia un poliziotto in motocicletta che mi fa cenno di seguirlo e va a fermarsi a cento metri dall’incrocio. C’ è oggettiva difficoltà a comunicare perché lui parla solo lo spagnolo che io non conosco, ma cerco di evidenziare il fatto che sono straniero in una città che non conosco e che avevo commesso un errore involontario al quale avevo subito rimediato. Pare che non voglia sentire ragioni e mi fa capire che deve farmi una contravvenzione, pagata la quale rientrerò in possesso della patente che lui depositerà al comando di polizia. Chiedo dove devo pagare e mi informa che potrò farlo solo l’indomani perché oggi, domenica, è tutto chiuso. Sono colto dal panico ed immagino il resto del viaggio stravolto. Comincia qui una lunga trattativa che si conclude con la restituzione della patente, niente multa, ma cento dollari americani, in biglietti di piccolo taglio, passano dalle mie tasche alle sue. A questo punto mi disegna anche una piantina con il percorso più breve per raggiungere la Transpeninsular n. 1 e mi scorta per un pezzo di strada. Al momento sono solo contento per il fatto di aver potuto riprendere il viaggio ma, poco dopo, realizzo che, molto probabilmente, il solerte poliziotto, quando mi ha fermato, sapeva già come sarebbe andata a finire…..

Proseguiamo verso Sud attraversando una vasta pianura coltivata, quindi ci riaffacciamo sul mare a Los Barriles da dove facciamo una deviazione a Nord per Punta Pescadero; la strada, asfaltata ma con buche pericolosissime, costeggia il mare ed offre un panorama interessante ma niente di più. Riprendiamo la strada n. 1 superando una serie di colline fino ad arrivare ad una nuova pianura dove è situato l’aeroporto di Los Cabos. Dato che ci passiamo davanti facciamo un breve giro di ricognizione in modo da essere preparati quando da qui prenderemo l’aereo per rientrare.

Dopo pochi chilometri arriviamo a San José del Cabo situata più ad est della punta della penisola, è un tipica cittadina messicana in stile coloniale, dalle strade strette e ricca di vegetazione lussureggiante. Prima di qualsiasi insediamento, la zona era covo di pirati che spadroneggiavano lungo le coste pacifiche intercettando i galeoni spagnoli sulla rotta per le Filippine. L’origine di San Josè del Cabo risale al 1730, quando i Gesuiti fondarono la Missione di San Josè che fece da fondamenta alla creazione di un piccolo villaggio di pescatori. Dopo l’indipendenza messicana nel 1821, San Josè del Cabo fu brevemente occupata dalle truppe statunitensi durante il periodo della guerra messicana (1846-1848) e successivamente uno scaltro filibustiere di nome Walzer occupò la Baja California con il suo esercito privato con l’intento di annetterla agli Stati Uniti come un nuovo stato. Il centro della cittadina è oggi particolarmente grazioso, con i suoi negozietti, le boutiques ed i ristoranti, spesso con giardini e cortili. Il centro storico è costituito da Plaza Mujares, su cui si affaccia la Chiesa di San Josè.

E’ giorno di mercato e ci fermiamo incuriositi, passeggiando fra le tante bancarelle che espongono prodotti artigianali, e non, facendo anche alcuni acquisti.

La zona “ hotelera” si sviluppa lungo la spiaggia a circa 2 km. Dal centro. Qui non siamo più in Messico, con alberghi internazionali immensi e lussuosi, con l’accesso al mare limitato a pochi varchi. Da uno di questi andiamo sulla spiaggia per vedere come si presenta e constatiamo che è lunghissima e larghissima e doveva essere particolarmente bella prima che su di essa costruissero tanto.

Riprendiamo il viaggio lungo “ El Corredor”, una strada a doppio senso di marcia con due corsie, che unisce San Josè del Cabo a Cabo San Lucas, costruita a poca distanza dal mare e fiancheggiata da hotel di alto ed altissimo livello, ma fortunatamente sono ancora fruibili ( ma per quanto ancora ? ) per i comuni mortali alcune splendide spiagge.

Nonostante i cartelli stradali che impongono una velocità massima di 60-80 km. Orari il traffico, molto intenso, si svolge ad una velocità che supera i 130 km. Ed è pericolosissimo per chi rispetta i limiti sia pur per vedere il paesaggio, non tanto in ossequio alla legge.

Fra tutti i mega alberghi ci ha particolarmente impressionato il Cabo Del Sol Resort per la vastità del campo ( o meglio sarebbe parlare di campi ) da golf.

Arrivati a Cabo San Lucas troviamo, subito dopo aver incrociato la grande arteria chiamata El Bordo, l’ albergo Best Western Quinta Del Sol dove abbiamo prenotato per due notti con trattamento di B & B. Ha un parcheggio interno custodito e le camere sono dotate di aria condizionata, frigorifero, bollitore, piccola cucina e soggiorno. Ottimo rapporto qualità/prezzo. Dopo una breve sosta andiamo alla scoperta di Cabo San Lucas la città più a sud della penisola. Questa è l’opposto di quanto si incontra lungo tutta la Baja California. E’ infatti un centro in pieno sviluppo, pulsante giorno e di notte. Ottimi ristoranti, negozi esclusivi, aree commerciali ed una vita notturna piuttosto attiva la caratterizzano non poco. Originariamente abitata dai nativi Guaycura, in seguito estinti a causa delle malattie, la zona del Cabo fu presidiata per lungo tempo dagli spagnoli, i quali vi costruirono anche un forte per combattere i pirati che assaltavano i galeoni spagnoli carichi di mercanzie. Nel 1934 Cabo San Lucas contava solo 436 abitanti e non era altro che un villaggio di pescatori divenuto tuttavia famoso per la ricchezza delle sue acque prospicienti, cosa che attirò yacht lussuosi ed amanti della pesca sportiva. L’arrivo della Transpeninsular, nel 1973, e la successiva apertura dall’aeroporto internazionale di Los Cabos, aprì la destinazione ad un turismo di più ampie proporzioni. Arrivarono gli investitori americani che trasformarono questo paradiso in una seconda Miami.

Finiamo la giornata al centro commerciale “Puerto Paraiso Mall” dove ceniamo in uno dei molti ristoranti a disposizione ; la scelta è vastissima e per tutte le tasche.

14° giorno – Lunedì 12 Marzo: CABO SAN LUCAS La colazione è a self-service vale a dire che in prossimità della piscina c’ è una sala attrezzata con distributori di bevande calde e fredde e con un bancone sul quale troviamo frutta, pane, marmellate, yogurt, dolcetti, fiocchi d’ avena, etc., etc.; ci si serve da soli fermandosi a “consumare” in loco o portandosi la colazione in camera. Molto pratico … anche per fare provviste.

Partiamo con un tempo splendido in direzione Nord sulla strada n. 19 con destinazione Todos Santos e con l’intenzione di vedere le spiagge che si affacciano sul Pacifico. Non sappiamo se in estate siano segnalate certo è che non abbiamotrovato un cartello stradale che ci indicasse la direzione da prendere. Abbiamo faticato non poco a trovare Playa San Perito. Ovviamente la spiaggia è deserta ed è talmente vasta che non si vede la fine sia a nord che a sud; la sabbia è chiara con venature nere. Il mare è calmo ma, come per tutti gli oceani, le onde “lunghe” si infrangono rumorosamente sulla battigia con forte corrente di riflusso. Il tutto é estremamente piacevole e ci soffermiamo per un po’ in contemplazione.

Poco sotto il Tropico del Cancro il Tropico del Cancro, si trova il villaggio di Todos Santos, abitato da circa 5.000 abitanti, che gode di un clima piacevole tutto l’anno, con temperature che oscillano tra i 20° ed il 30° C. Fondata nel 1724, la Missione di Todos Santos divenne un importante centro di produzione agricolo, tanto che nel 1850 divenne il centro di maggior produzione dello zucchero di tutta la Bassa California. Nel 1965 ci fu la chiusura dell’ultimo zuccherificio ed oggi è possibile visitarne i resti andando al El Molino Trailer Park. Adagiato su una piccola “mesa”, a breve distanza dell’Oceano Pacifico l’abitato oggi è immerso in una vasta piantagione con piante di mango, papaia, avocado, agrumi ed altre specie tropicali. Queste coltivazioni sono consentite grazie all’abbondante fornitura d’acqua proveniente dalla vicina Sierra de la Laguna. A Todos Santos si respira una rilassata atmosfera tipicamente messicana: gli abitanti sono sereni e cordiali e lo stile di vita è semplice e tranquillo. Una comunità di artisti e di surfisti hanno eletto Todos Santos loro residenza.

Facciamo una breve passeggiata per rendersi conto della produzione artistica/artigianale e per scattare le foto di rito al mitico Hotel California (che forse è una leggenda metropolitana).

Ritornati a Cabo San Lucas ci rechiamo sul porto per cercare una escursione a “El Arco”.

Ci sono piccole barche che partono appena hanno qualche cliente. Il giro dura circa un’ ora, costa 10 Euro a persona ed è stata una piacevolissima sorpresa perché si è rivelata una gita superiore alle aspettative. Da non perdere. La prima “fermata” è ad un isolotto pieno di pellicani, la seconda in una piccola insenatura letteralmente piena di pesci che sembra vogliano saltare in barca, la terza di fronte alla spiaggia “ Lover’s Beach” (Playa de l’amor) poi, “doppiato” El Arco si entra nel Pacifico, dove il mare è sempre agitato per lo scontro delle correnti, e si prosegue per alcune centinaia di metri di fronte alla spiaggia “ Divorce Beach” , sempre battuta dalle onde. Prima di rientrare in porto scarichiamo alcuni turisti sulla spiaggia di Medano Beach dove una folla di giovani ( e meno giovani) balla al suono di altoparlanti a “manetta”. Non tutti, fortunatamente, abbiamo gli stessi gusti.

Per cena decidiamo di andare da Mc Donald’s per una abbuffata di pollo e patatine fritte, un lusso che ci concediamo solo all’estero.

Terminiamo la giornata con uno dei lavori più ingrati di ogni viaggio : preparare i bagagli per il rientro.

15° giorno – Martedì 13 Marzo: CABO SAN LUCAS – Aeroporto di LOS CABOS ( km. 44) – LOS ANGELES – MONACO Per stamani ci siamo lasciati una “ chicca” : la spiaggia di Bahia Santa Maria. Imbocchiamo El Corridor e dopo circa 11 km. C’è il cartello che indica l’uscita per la spiaggia. Arriviamo alle 08:30 e, a parte i gabbiani, non c’è nessuno. La baia è un semicerchio quasi perfetto, di circa 150 metri di diametro, con una spiaggia di sabbia dorata, risultato dello sgretolamento delle rocce che delimitano la baia a nord ed a sud. L’ acqua è “da bere”, la marea sta scendendo ed il mare si sta calmando. Piccola e raccolta è una delle più belle spiagge che abbiamo mai visto. Ci beiamo fino alle 11:00 poi rientriamo in albergo per recuperare il bagaglio ed alle 12:00 esatte checkin-out.

Ripercorriamo El Corridor fino a San José del Cabo fermandoci ad ammirare le coste da vari punti panoramici, poi dirigiamo verso l’aeroporto.

All’ufficio dell’ Alamo lasciamo l’auto e prendiamo la navetta gratuita per il Terminal 3.

L’ ispezione di tutto il bagaglio, non solo quello “ a mano”, è molto meticolosa e fanno aprire anche la valigia prima del check-in.

Partiamo con il volo di linea Alaska Airlines (AS) 289 diretto per Los Angeles alle ore 16.32 (Aeromobile: Boeing 737 salvo variazione – Servizio a bordo: una bibita gratuita, tutto il resto a pagamento – Tempo di volo: 2h40 minuti).

L’ aereo sorvola tutta la penisola e, dall’ alto riconosciamo i posti appena visitato. Molto bello.

Arriviamo con qualche minuto di anticipo rispetto alle 19:12 al Tom Bradley International Terminal.

All’ immigrazione non c’ è la solita interminabile coda ed in pochi minuti passiamo il controllo con prelievo delle impronte digitali e foto delle cornee. Il nostro bagaglio è fra gli ultimi ad apparire sul nastro trasportatore e, vedendolo, tiriamo un sospiro di sollievo.

Arriviamo al banco dell’accettazione del volo di linea Lufthansa (LH) 453 diretto per Monaco alle ore 22.25. E ritiriamo le carte d’imbarco relative ai voli: Los Angeles / Monaco E Monaco / Pisa inviando il bagaglio direttamente per la destinazione finale. (Aeromobile: Airbus 340 Servizio a bordo: rinfreschi, cena e colazione – Tempo totale di volo 11h20 minuti). Al momento dell’ assegnazione dei posti l’ impiegata, con molta cortesia, ci spiega che non ci sono due posti liberi contigui e quindi dovremo viaggiare separati. Le nostre proteste hanno come unico risultato una vaga assicurazione di una segnalazione sul computer per cui, se dovessero esserci variazioni avremo la priorità. Siamo un po’ sconsolati e ci avviamo mogi, mogi al cancello d’ imbarco percorrendo chilometri di corridoi.

Siamo in attesa ed appena arriva una signora per inizializzare il “gate” mi avvicino al bancone e le spiego la situazione rinnovando la richiesta per due posti vicini; mi chiede di lasciarle le carte d’ imbarco e vedrà cosa potrà fare. Dopo circa trenta minuti l’ altoparlante chiama i nostri cognomi. Mi precipito per conoscere le novità ed ho la piacevolissima sorpresa di ricevere nuove carte d’ imbarco con posti vicini …In Business Class. “Eccezionale veramente !!!!”. Siamo al settimo celo. Ad imbarco avvenuto impieghiamo non poco tempo per prendere dimestichezza con tutti gli apparecchi ed i meccanismi che abbiamo a disposizione. I nostri due posti sono nella fila centrale e quindi, in assoluto, i più comodi perché gli unici che consentono di muoversi in completa libertà senza disturbare nessuno. Il volo è stato così piacevole che, appena atterrati a Monaco di Baviera, avremmo voluto ripartire per Los Angeles mantenendo le stesse posizioni. Il tempo a bordo è trascorso troppo velocemente avendo visto due film ( “Deja vu o Corsa Contro Il Tempo” con D. Washinton e “ The Departed o Il Bene E Il Male” con Di Caprio), dormito per cinque ore filate e consumato due pasti veramente eccellenti.

16° giorno – 14 Marzo: MONACO – PISA Sbarcati a malincuore a Monaco al Terminal 2 ci siamo trasferiti al cancello di uscita per la partenza del volo di linea di proseguimento Lufthansa (LH) 4048 diretto per Pisa alle ore 20.55 (Aeromobile: ATR. Servizio a bordo: rinfreschi – Tempo di volo: 1h40 minuti).

Partenza puntuale e volo tranquillo. Il comandante ci informa che fra venti minuti atterreremo a Pisa. Poco dopo, dal finestrino, scorgiamo la linea della costa con le luci di città e borghi ma, anziché iniziare la discesa, l’aereo vola in cerchio ed il comandante ci avverte che l’aeroporto di Pisa è stato chiuso per nebbia e quindi andremo ad atterrare a Firenze. Il malumore serpeggia fra tutti i passeggeri che non credono che un po’ di nebbia costringa l’aeroporto alla chiusura. Per il momento non lo sappiamo ma siamo stati fortunati perché i voli successivi al nostro sono stati dirottati su Genova.

Atterriamo a Firenze alle 11:00 circa ed attendiamo quasi un’ ora prima che arrivi il pullman che ci porterà alla destinazione originaria. Per strada la visibilità è perfetta e ciò accresce la rabbia, per la decisione che riteniamo immotivata, fino a quando a non più di 5 km. Da Pisa ci troviamo avvolti in una fitta nebbia con visibilità inferiore a 30 metri.

Resta sempre da capire come mai un aeroporto militare non abbia le apparecchiature necessarie per essere utilizzato con qualsiasi tipo di tempo.

E’ da poco passata la mezzanotte quando, recuperati i bagagli abbracciamo nostra figlia che ci stava aspettando. Saliti in macchina, procedendo a passo d’ uomo, ci immergiamo nel nebbione che dura fin quasi a Torre del Lago.

Alle 01:30 siamo a casa, per niente stanchi……..Quasi pronti a ripartire.

Fine.

TOTALE KM. PERCORSI 2.889 In USA Km. 133 In Messico Km. 2.756

RIEPILOGO VOLI PRENOTATI 27 FEB PISA – MONACO LH 4045 11.45-13.30 27 FEB MONACO – LOS ANGELES LH 452 16.00-19.30 13 MAR SAN JOSE DEL CABO – LOS ANGELES AS 289 16.32-19.12 13 MAR LOS ANGELES – MONACO LH 453 22.25-17.45 14 MAR MONACO – PISA LH 4048 20.55-22.35

RIEPILOGO HOTEL PRENOTATI LOS ANGELES: 27 / 28 FEBBRAIO LOS ANGELES AIRPORT HILTON 5711 West Century Boulevard Los Angeles, CA 90045 – U.S.A.

Tel. 001 310 – 410 4000 Fax. 001 310 – 410 6250 SAN DIEGO: 28 FEBBRAIO / 01 MARZO THE SOFIA 150 West Broadway San Diego, CA 92101 – U.S.A.

Tel. 001 619 – 234 92 00 Fax. 001 619 – 544 98 79 www.Thesofiahotel.Com EL ROSARIO: 01 / 02 MARZO BAJA CACTUS Km. 55 Carretera Transpeninsular Tramo San Quintin Punta Prieta El Rosario, B.C. 22390 MEXICO Tel. 0052 (616) 165 88 50 Fax. 0052 (616) 165 87 00 www.Bajacactus.Com motel@bajacactus.Com BAHIA DE LOS ANGELES: 02 / 03 MARZO COSTA DEL SOL Km. 66 Carretera Parador – Bahia 2280 Bahia de Los Angeles, B.C., MEXICO Tel. 0052 646 178 8167 costadelsolhotel@hotmail.Com GUERRERO NEGRO : 03 / 04 MARZO LA PINTA Guerrero Negro Tel. 0052 – 615 – 157 1304 Fax. 0052 – 615 – 157 1305 www.Lapintashotels.Com info@lapintahotels.Com MULEGE’ : 04 / 05 MARZO HOTEL SERENIDAD Apartado Postal 9 Mulege’, B.C.S., 23900 MEXICO Tel. 0052 – 615 – 153 0530 /1 Fax. 0052-615-1530311 www.Bajaquest.Com/serenidad saralaurajohnson@hotmail.Com LORETO : 05 / 07 MARZO INN AT LORETO BAY Boulevard Mision de Loreto s/n Nopolo Loreto Tel. 0052 – 6131330010 Fax. 0052 – 6131330020 PUERTO SAN CARLOS : 07 / 09 MARZO BRENNAN’S Acapulco entre Pichilingue Y Loreto Puerto San Carlos, B.C.S., 23740 MEXICO Tel. 0052 – 613 – 13 60 288 fax. 0052 613 136 0019 www.Hotelbrennan.Com.Mx hotelbrennan@bajaquest.Com turismo@balandra.Uabcs.Mx 4555@prodigy.Net.Mx LA PAZ: 09 / 11 MARZO MARINA Carretera a Pichilingue km. 2,5 La Paz Tel. 0052 612 – 121 62 54 www.Hotelmarina.Com.Mx SAN JOSE’ DEL CABO: 11 / 13 MARZO HOTEL BEST WESTERN QUINTA DEL SOL Boulevard Labaro Cardenas Bordo Col. Arenal Cabo San Lucas, 23450 MEXICO Tel. 0052 624 – 144 45 00 Fax.0052 624 – 144 45 52 HOTEL “AGGIUNTI” INTER CITY HOTEL FRANKFURT AIRPORT Cargo City Sud 60549 Frankfurt/Main – Germania Tel. 0049 69 697099 Fax. 0049 69 69709444 www.Frankfurt-airport.Intercityhotel.De frankfurt-airport@intercityhotel.De SEVEN CROWN Alvaro Obregon 1710 La Paz, B.C.S., Mexico Tel. 0052 612 1287787 Fax. 0052 612 1289090 www.Sevencrownhotels.Com infosevencrown@gmail.Com POSADA DE LAS FLORES Loreto POSADA DE LAS FLORES La Paz

AGENZIA VIAGGI OASIS Via Francesco Carrara, 14 55100 Lucca, Italia Tel. 0583 496482/3 Fax. 0583 48297 e-mail : oasislu@tin.It Sig.Ra RENZA PETRONI CORRISPONDENTE LOCALE Gli hotels in Bassa California sono stati prenotati quasi tutti con l’operatore HOTELPLAN tramite il corrispondente locale: BAJA TOURS & RESORTS 660 Bay Boulevard Suite 205 Chula Vista California U.S.A.

Per contattare l’ufficio Hotelplan , a Playa del Carmen, dal Messico telefonare al numero 01 984 87 325.57 o cellulare per emergenze 045 984 130.4951



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