Tra Africa, India e Europa

Le luci del taxi che ci sta portando in aeroporto illuminano l’asfalto bagnato; dalla radio proviene una musica indiana dal ritmo ipnotico… vorrei dire al tassista di abbassare, ma lascio perdere. Mentre attraversiamo Triolet mi giro per l’ultima volta a guardare l’insegna dei negozi accalcati uno accanto all’altro lungo la strada...
Scritto da: lamarty
tra africa, india e europa
Partenza il: 03/08/2009
Ritorno il: 17/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Le luci del taxi che ci sta portando in aeroporto illuminano l’asfalto bagnato; dalla radio proviene una musica indiana dal ritmo ipnotico… vorrei dire al tassista di abbassare, ma lascio perdere.

Mentre attraversiamo Triolet mi giro per l’ultima volta a guardare l’insegna dei negozi accalcati uno accanto all’altro lungo la strada principale. “Le Pionnier du Cinema Mauricien – Optic and photos” – nonostante il nome altisonante poco più che un garage con la serranda dipinta a colori sgargianti- a quest’ora della notte è ancora chiuso e anche la strada, di solito ingombra di biciclette, motorini, bancarelle di frutta e verdura, donne a piedi con i loro sari colorati e i bambini per mano, è ancora vuota.

Stiamo lasciando Mauritius, dopo due settimane trascorse qui. Quest’isola, in realtà per molti solo sinonimo di vacanze e spiagge tropicali, ha per noi un significato un po’ diverso: è stata sì una vacanza, ma si è trattato ancor di più di una scoperta e di un incontro con una terra, una cultura, un popolo che non dimenticheremo facilmente.

Due settimane sono poche, quasi nulla, per poter dire di aver conosciuto e compreso lo spirito di un Paese senza rischiare di fare presuntuose generalizzazioni, eppure quello che abbiamo intravisto ha lasciato in noi una traccia che abbiamo riportato a casa con noi, al di là dell’Oceano.

Situata al largo delle coste Africane, più o meno all’altezza del Mozambico, Mauritius in realtà di tipicamente africano ha ben poco, o meglio, è un piccolo mondo che in 65kmq x 45kmq racchiude e mescola al suo interno Africa, India e Europa.

Dell’Europa ha i servizi, la pulizia, l’acqua potabile, la corrente elettrica, le strutture, impensabili in qualsiasi altro Paese del sud del mondo, le baguette e le brioches e la lingua francese, parlata dalla maggior parte della popolazione.

Dall’Asia, e dall’India in particolare, provengono la cultura e la religione predominante, i colori, le fattezze della maggior parte delle persone, gli odori delle spezie e i programmi tv.

Mauritius ci ha insegnato a non pianificare troppo: le cose cambiano, veloci come le nuvole che solcano il suo cielo, e se prima c’era la pioggia, il sole può uscire da un momento all’altro. Basta solo essere flessibili, e pazienti: il bel tempo prima o poi arriverà.

A Mauritius abbiamo incontrato persone semplici ma piene di dignità, che ci hanno dimostrato come con il proprio lavoro, la fatica e la pazienza ci si possa costruire a poco a poco il proprio futuro e prendersi cura della propria famiglia.

Penso a Onesto, (sembra che tutti qui abbiano un secondo nome italiano, più facile per noi da ricordare: è tutta una profusione di Gaetano, Giorgio, Nico… solo il tassista si fa chiamare Garçon, alla francese) il venditore di collane conosciuto sulla spiaggia.

Onesto ha una quarantina d’anni, poco più, la metà dei quali trascorsi sulla spiaggia di Trou aux Biches a vendere collane e souvenir; parla perfettamente italiano – dice che l’ha imparato dai turisti – ed è sempre molto gentile e garbato nel negoziare e concludere i suoi affari. Onesto un venerdì sera ci invita a cena a casa sua, per farci assaggiare il roti, il pane indiano schiacciato che la moglie prepara in casa e che, dice, non troviamo nei ristoranti, o forse per ringraziarci di avere comprato la sua collana, chi lo sa.

Mentre la sua auto sfreccia nel buio lungo stradine secondarie tra i campi di canna da zucchero e schiva branchi di cani randagi proviamo un pò di timore, ma la tensione si stempera in un sorriso quando varchiamo la soglia di casa sua, una casetta bianca circondata dai campi di canna da zucchero e alberi di mango.

Ci accolgono un forte odore di incenso misto a quello del cibo appena preparato e la musica penetrante di una telenovela indiana. Alle pareti sono appese foto in bianco e nero di antenati di Onesto, calendari con immagini di divinità hindu e ghirlande di fiori arancioni. Un paio di immancabili gechi ci scrutano con i loro occhietti tondi.

La moglie e i figli di Onesto tra di loro parlano in hindi, per cui proviamo a conversare con Onesto che traduce in italiano e mescolando qualche parola di francese e l’inglese che Usha, la figlia, studia a scuola.

Sul tavolo non ci sono posate, mangiamo con le mani, usando il roti, molto simile alla nostra piadina, per raccogliere i pezzetti di pollo, le verdure al curry, l’insalata.. Onesto e i suoi riescono ad essere perfino eleganti e con gesti rapidi e precisi, usando una mano sola, raccolgono il cibo e lo portano alla bocca.

Io, dopo qualche boccone, ho fatto un disastro e, dopo aver usato tutti i tovaglioli disposti davanti a me, avrei bisogno quasi di lavarmi la faccia.

Finita la cena, la figlia va a prendere l’album con le foto del matrimonio dei genitori e Onesto cerca di spiegarci il significato dei vari riti: poco prima delle nozze agli sposi viene versata della polvere di zafferano sul capo, il marito pone sulla fronte della moglie il bindi, il puntino rosso che indica che una donna è sposata, per la prima volta, la moglie indossa uno splendido sari rosso con profili dorati.. Incuriosita, chiedo spiegazioni sul sari: come si indossa, in che occasione, quanti ne possiede una donna…Ed ecco che Usha torna dalla sua camera con una bellissima stoffa di seta rosa, lunga 6 metri.

Con gesti veloci ed esperti, aiutata dalla figlia, la moglie di Onesto mi drappeggia il sari addosso ed ecco, magia, aiutata anche dall’abbronzatura e dai capelli scuri, sono trasformata in una perfetta indiana. Gio mi guarda estasiato: dice che col sari sto benissimo.

Quando cerchiamo di spiegare che viviamo insieme nota negli occhi dei nostri interlocutori sguardi perplessi. Il fatto di non essere sposati abbiamo constatato che non è visto di buon occhio.

Qui una donna si sposa e ha figli intorno ai 20 anni, e di solito da quel momento in poi sta a casa ad occuparsi della sua famiglia anche se le famiglie numerose cominciano a non essere più tanto comuni neanche qua, perché il costo della vita è aumentato.

Lo stipendio medio di un operaio è di 200€ al mese e se è vero che i generi alimentari primari sono a buon prezzo la benzina per esempio costa come in Italia. Per chi lavora sulla spiaggia pare che le cose vadano un po’ meglio, ma questo agosto, mese invernale, molti hotel sono chiusi per ristrutturazione e i clienti scarseggiano. Memori anche di queste informazioni nei giorni successivi cercheremo di lasciare sempre la mancia al ristorante, in particolare a Ron, il gentilissimo cameriere dell’Assiette du Nord, che ci ha praticamente adottato fin dalla nostra prima cena a Mauritius, offrendoci svariati rum alla vaniglia non appena il suo capo si distraeva un attimo.

Mentre Onesto ci riaccompagna alla nostra casetta sulla spiaggia a Trou Aux Biches, penso che Mauritius ci ha insegnato anche questo: che in una piccola isola in mezzo all’oceano, tra spiagge e montagne, verde e azzurro, templi hindu e tamil, chiese e moschee, sari e jeans, traffico caotico e canto dei gechi, BBC e soap opera in creolo, grattacieli e villaggi, è possibile che bianchi e neri, creoli e indiani, hindu, musulmani e cristiani vivano insieme in pace.

A bientòt Maurice! Namaste, Orewar, Thank you…

PS: Non mi sono volutamente soffermata sulla descrizione delle spiagge o delle bellezze naturali di Mauritius perché quelle sono quasi “scontate” e forse nemmeno la ragione principale del viaggio.. Comunque si, le spiagge e il mare sono bellissimi, la vegetazione è lussureggiante e le cose da vedere sono molte. Per chi fosse indeciso se andare ad agosto per via del clima -bello/brutto/freddo/piove etc etc..- è vero che il tempo è spesso variabile ma, in un soggiorno di 2 settimane, è un rischio che si può provare a correre! INFORMAZIONI PRATICHE – Volo a/r Milano/Mauritius diretto, con Air Mauritius acquistato su www.Lastminute.Com Costo 900€ circa a persona – Soggiorno al Residence C’est Ici a Trou Aux Biches www.Cest-ici.Com, scelto per la sua posizione proprio in riva al mare con Google Maps. Costo: 55€ ad appartamento al giorno Principali gite fatte: – Isole del Nord in catamarano – forse d’inverno l’unica che sconsiglierei. Il mare è davvero mosso e si tratta di un’ ora e mezza di catamarano in mare aperto, oltre la barriera corallina. Abbiamo considerato l’ipotesi di ritornare in elicottero… – Ile au Cerfs – anche se turistica (ma neanche poi tanto, dai..) sicuramente da vedere, per il mare e i paesaggi splendidi. Bellissimo anche il suo campo da Golf da 36 buche.

– Baia di Tamarin e Ile Benitiers – isola bella e selvaggia all’ombra di Le Morne e nuotare coi delfini uno spettacolo ( Gite fatte tutte e 3 con Nico, un mauriziano conosciuto sulla spiaggia, ma in generale quasi tutti i “beach boys” propongono gli stessi percorsi più o meno agli stessi prezzi.. Informatevi un pò prima di prenotare, magari confrontando più di un’offerta, e contrattate!) – Giardino Botanico di Pamplemousses – da Trou Aux Biches una ventina di minuti di autobus, ingresso a pagamento 100 rupie, + 40/50 rupie per la guida. Forse l’inverno non è la stagione migliore per apprezzare le diverse piante in fiore, comunque una bella visita – Flic & Flac – Cap Malheureux, Pereybere e Point au Cannonier – Arsenal, per il cachemire VERIE ED EVENTUALI – Air Mauritius: non così male come descritto in tanti siti.. Spazio tra i sedili, film e cibo tutto sommato nella media, e almeno il volo è diretto.

– Se desiderate spendere poco e conoscere un po’ di più lo spirito dell’isola, non andate in Hotel o tantomeno in Villaggio. Ci sono tanti appartamenti, Bed & Breakfast ma anche ville private, alcuni in posizioni stupende, che si affittano veramente con poco. Mangiare lì poi costa davvero una cifra irrisoria – noi spendevamo in media 7/8€ per una cena composta da antipasto, piatto principale con carne/pesce riso e verdure più bibite. Anche i supermercati sono ben forniti e tutto costa veramente poco.

– Prevedete un soggiorno di almeno 2 settimane. Una, il periodo di solito proposto dai tour operator, è veramente troppo poco per rilassarsi e visitare tutte le bellezze di quest’isola. – Pagate in rupie: vengono accettati tranquillamente anche gli euro, ma il cambio di solito è peggiore. Per cambiare, meglio di tutto l’aeroporto.

– Contrattate, contrattate, contrattate, con garbo, gentilezza, un po’ di fermezza nel farlo: darà soddisfazione a entrambi – Evitate di prendere gli autobus pubblici se soffrite di cuore. Gli autisti sono dei piloti di Formula 1 mancati e vi sorprenderanno con sorpassi in curva degni di Schumacher. A parte questo, sono un mezzo di trasporto puntuale, efficiente e veramente poco costoso.

– Praticamente ogni maschio adulto a Mauritius è un potenziale tassista, che vi proporrà di portarvi dove desiderate, di solito aspettandovi anche per 3 o 4 ore mentre mangiate, fate shopping, state in spiaggia, fate le vostre visite.. Accordatevi sul prezzo prima di partire.

– Non fidatevi delle previsioni del tempo, tantomeno di quelle nazionali trasmesse in tv: è scientificamente impossibile prevedere il tempo a Mauritius. Vestitevi a strati, dal costume al Kway, e portate sempre con voi maglioni, felpe, cappello, crema da sole, ombrello, occhiali… poi guardate il cielo. E sperate.

– Le corse dei cavalli vanno per la maggiore, oltre naturalmente al calcio, anche internazionale, molto seguito. Hanno un cavallo che si chiama Berlusconi e uno Alitalia. Pare perfino che Alitalia vinca spesso.



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