Due settimane in paradiso: martinica e guadalupa

Non so da che nasce un viaggio che sia tale, dalla voglia di conoscere di divertirsi di esplorare o semplicemente dalla voglia di evadere e di partire e di lasciarsi ogni cosa alle spalle…. Ed è così che è successo a noi, entrati in agenzia con un’idea ed usciti dopo 30 minuti che era radicalmente cambiata la nostra meta. La zona era...
Scritto da: HENRY II
due settimane in paradiso: martinica e guadalupa
Partenza il: 07/11/2005
Ritorno il: 20/11/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Non so da che nasce un viaggio che sia tale, dalla voglia di conoscere di divertirsi di esplorare o semplicemente dalla voglia di evadere e di partire e di lasciarsi ogni cosa alle spalle… Ed è così che è successo a noi, entrati in agenzia con un’idea ed usciti dopo 30 minuti che era radicalmente cambiata la nostra meta.

La zona era decisa, i carabi ma la destinazione poteva essere Florida Keys come Los Roches o Cuba, ma mai ci saremmo aspettati di uscircene dall’agenzia con un volo per le Antille francesi. Martinica e Guadalupa.

Solo i nomi evocano paradisi naturali ed esotici per molti sconosciuti e per il nostro modo di viaggiare sarebbe significato sicuramente un’avventura inaspettata.

Ti trovi a partire una mattina di Novembre che fa freddo, fare scalo a Parigi vedendo per l’ennesima volta la Vecchia Torre, e scendere all’aeroporto di Forte de France dove la prima a darti il benvenuto è l’umidità ma anche il primo e stupendo tramonto caraibico ai confini dei tropici: colori intensi decisi e definiti grado per grado che lasciano spazio unicamente alla volta stellata e ai contorni delle palme che se ne escono dallo sfondo dato dalla foresta pluviale.

Mentre le stelle sembrano schiacciarti, le rane canterine suonano il benvenuto assieme a tutti gli altri vivi suoni della foresta che se ne sbucano dai lati della strada.

Inizia così per noi l’avventura di due settimane di libertà di cultura di scoperta di due isole e di noi stessi.

L’indomani dopo questo arrivo trionfale apriamo le finestre, il Sole già alto e di fronte a noi in lontananza la capitale, il Mar dei Caraibi le palme e le barche a vela.

Colazione di frutta fresca enorme dolcissima, esotica ma soprattutto straripante dal bancone del buffet.

Che si fa? Si ritira l’auto noleggiata per tutta la durata del viaggio e ci si avvia alla scoperta di questa piccola e smisurata isola, accogliente e calda ma allo stesso tempo guardinga nei confronti dei turisti, remore di lotte per la colonizzazione da parte delle potenze della vecchia Europa e da anni di schiavitù e di razzismo; non possiamo darle nessuna colpa… Dopo uno scambio di opinioni e di consigli con l’operatrice turistica a Martinica che ci raggiunge in hotel definiamo una sorta di programma: due giornate per le terre del sud e due per quelle del nord e una per visitare la capitale e poi spiaggia e mare.

Partiamo alla volta delle terre del sud destinazione St. Annne, Les Salines e Diamant o Diamond Rock.

Il tempo è variabile si passa rapidamente dal nuvoloso al soleggiato ma i panorami che ci attendono sono strepitosi consigliati da tutte le guide e dai residenti dell’isola.

A St. Anne si trova un piccolo paesino tipicamente in stile coloniale con case basse tutte colorate costruito sulla riva della baia. La spiaggia è tipicamente bianca con la vegetazione che arriva fin quasi ai bordi del mare; e ovviamente dove arriva la vegetazione arrivano i mosquitos (mostiques) che puntuali come gli svizzeri alle quattro della tarde o della soir vengono a banchettare sulla pelle dei bagnanti!proseguendo su di una ripida salita che costeggia il mare si raggiunge la spiaggia di Le Salines una delle più lunghe che si possono trovare a Martinique e occupata in parte dal Club Med, ma non importa l’importante è godersi ogni angolo di Mondo ed ogni sua contraddizione… Ai margini di ogni spiaggia o spiaggetta frequentata da un po’ di turisti potete trovare il ristorantino o l’ambulante che fa per voi pronto a vendervi ogni bene tipicamente creolo per poche manciate di euro e ascoltate il mio consiglio assaggiate ogni cosa, ne vale comunque sempre la pena! Ritornando al nostro itinerario dopo la giornata passata in spiaggia e a fare passeggiate nei centri dei villaggi tornando sulla via di casa non potete perdervi Diamant.

Ricco di storia e leggende riuscirà a stupirvi per i suoi tramonti imperdibili…

Si dice che la continua lotta per le Terre tra francesi e inglesi sia finita con la vittoria dei primi che spedirono di nascosto verso il diamante un scialuppa piena zeppa di rhum, gli inglesi si ubriacarono e i francesi si ripresero l’isolotto.

Diamant conserva ancora tutto lo spirito caraibico nel suo villaggio e la spiaggia grigia è costeggiata da palme di coccoloba e mandorli tropicali.

La strada che porta verso le altre principali cittadine è immersa nella foresta e trovarsi all’imbrunire e dopo il tramonto in questi luoghi è stupendo perché si sentono le rane cantare e tutti gli altri suoni della foresta che è impossibile sentire in altre situazioni e di giorno… vera e propria musica!! Il giorno successivo dopo un’abbondante colazione a base di frutta esotica si parte da Port du Bout alla volta della nuova capitale Fort de France; con soli 3 euri il traghetto percorre l’attraversata e arriva al porto a 5 minuti di cammino dal centro della capitale e vicinissimo ai mercatini artigianali di La Savane. La capitale si presenta sotto la protezione dei Pitons du Cabret, è frenetica, caotica al primo sguardo, ma poi si rivela nella sua storia e nella sua cultura ma evitate di girarvi soli la notte soprattutto nella zona antistante il mercato del pesce. È d’obbligo visitare i palazzi di fine ottocento i palazzi della pubblica amministrazione i mercatini di frutta e pesce e i monumenti storici come la Biblioteque Schoelcher in stile bizantino costruita a Parigi smantellata e ricostruita tale e quale a FdF raccoglie libri e mobili antichi, la Cattedrale St. Louis in stile neo-bizantino, il Palais de Justice con la statua antistante dell’abolizionista Victor Schoelcher e poi verso la periferia che dista a 10 minuti di cammino si può passeggiare in mezzo al mercato ortofrutticolo dal quale si emana un forte profumo di spezie e dove c’è un tripudio di colori accesi della frutta e della verdura che riaccendono lo spirito; le donne che curano i banchi di frutta vestono abiti tradizionali in Madras e non si sprecano nell’offrire assaggi di frutta…Ripercorrendo il centro nella direzione del porto potete fermarvi a mangiare qualche pasticcino o brioches nelle pasticcerie e nei caffè tipicamente francesi. Fermatevi a fare acquisti a La Savane il parco pubblico dove troverete artigianato locale come cesti in vimini bambole con i vestiti tipici, quadri panteur, sculture in legno di cocco o ebano da portare a casa dando un’occhiata al Fort St. Louis base militare ancora in funzione che domina mare e capitale.

Si ritorna verso la Martinica meridionale pranzo da qualche ambulante che offre prodotti tipici e frutta fresca e poi via su quattro ruote per dirigersi verso la natura selvaggia di Cap Chevalier e Macabou, lunghe spiagge bianche dove la foresta arriva al limite, insenature tranquille dove i colori dell’oceano vanno dal trasparente al verde smeraldo fino al blu profondo e scogli e barriere coralline ormai morte dove onde di due metri vanno ad infrangersi creando uno spettacolo inconsueto.

Prima del tramonto riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Trois Ilets ed Anse Mitan dove dove pernottiamo e sulla strada ci capita di assistere ad un nuovo tramonto, spettacolare, diverso da quello di Diamant, qui a Grand Anse d’Arlet le piccole barche e modeste navi in legno dal contorno nero contrastano con lo sfondo infuocato del Sole che sta calando, un famiglia padre madre e figlio arrivano da casa fin sul pontile del porticciolo e preparano la pesca notturna.

Noi torniamo alla nostra stanza sempre sommersi dall’inconfondibile suono della foresta e delle rane canterine che iniziano i loro canti dal tramonto per tutta la notte.

Cena ad Anse Mitan da Chez Fanny, aperitivo con Ti’ Punch e menu Langouste a soli 20 euri niente male! Buongiorno Terre del Nord direzione St. Pierre attraversando le piantagioni di canna da zucchero case stile Via col Vento ambulanti che vendono frutta e coppie di “budin” che sarebbe il sanguinaccio. Prima tappa sosta a Bellefontaine tipico paesino di pescatori con case a forma di navi, davvero sorprendente; sul fronte spiaggia si possono vedere su tutta la costa i gommiers le tipiche imbarcazioni “pescherecci” lunghi e stretti dipinti con colori sgargianti che sono realizzati con il legno dell’albero della gomma (gommiers). Proseguendo verso norte si passa per Carbet villaggio di pescatori con point de vue dove nel 1502 approdò e abitò per qualche tempo Cristoforo Colombo; proseguendo si può visitare il Musée Paul Gauguin.

Arrivati a St. Pierre il paesaggio è già cambiato: dalle tipiche spiagge bianche caraibiche si passa alla sabbia nera di origine vulcanica tipica delle terre del nord e sovrastante le spiagge spiccano monti le cui cime sono nascoste dalle nubi, come per il Mont Pelée.

St. Pierre era l’antica capitale della Martinica con porto molto frequentato e cosmopolita al massimo, tanto da guadagnarsi nell’inizio del XIX secolo il soprannome di Piccola Parigi delle Indie Occidentali. Il Mont Pelée le faceva da sfondo ma nessuno immaginava che sarebbe stato la sua rovina l’8 maggio del 1902 riducendola a cenere e lava. Si salvò solo un detenuto del carcere protetto dalle spesse mura della sua cella.

Nel 1904 St. Pierre ricominciò a vivere ma non fu più come prima. Disseminati per il centro si possono trovare i resti di antichi edifici, schede che illustrano la storia della tragedia e nuovi edifici ricostruiti sui vecchi con inserti in ferro battuto. Nella cittadina si respira ancora l’aria della nostalgia per una fiorente città che non riuscì mai a sbocciare. Lungo il centro percorso da due strade parallele si trovano mercatini di frutta pesce e bancarelle e si possono osservare gruppi di uomini creoli intenti a preparare battute di pesca che sgrovigliano reti, istruiscono i propri figli salutano le mogli…Un salto all’indietro nel tempo!Wow!!! Proseguendo da St. Pierre verso Anse Céron, percorrendo la costa con le sue scogliere rocciose denominate Tombes des Caraibës (Tomba dei Caraibi) così chiamate perché secondo la leggenda da lì si gettarono gli ultimi indigeni preferendo la morte alla cattura da parte dell’invasore francese, si arriva ad Habitation Céron antica piantagione di canna da zucchero con zuccherificio tenuto in buono stato e giardino tropicale visitabili a soli 6 euro all inclusive. Per chi volesse è disponibile un ristorantino tipico e negozietto di souvenir. Dal nostro punto di vista è interessante la visita sia al zuccherificio che al giardino tropicale. E dopo il tripudio di fiori tropicali, ibiscus e l’improvvisa e inaspettata visita di un colibrì intento a nutrirsi del dolce nettare dei fiori, non resta che rilassarsi sdraiandosi sulla sabbia nera. Rriscaldandosi le ossa al Sole, osservando e salutando qualche catamarano con turisti di passaggio e guardando stupiti i granchietti che impauriti scappano verso il mare e tornano subito ai loro nascondigli e gustarsi questo angolo di paradiso tropicale, perché non saprai mai se e quando ci tornerai! Le sorprese non finiscono e dalle nuvole che circondano il vulcano se ne esce un arcobaleno lieve e noi ci incamminiamo verso “casa” gustandoci poco dopo St. Pierre un altro fantastico tramonto ancora diverso ancora più luminoso ancora più strepitoso.

Il giorno dopo meritato riposo alla spiaggia di St. Luce dove abbiamo il piacere di ustionarci per bene e di fare la conoscenza, da Lady D, un ristorantino bar sulla spiaggia di Alessandro un signore di mezza età di origine bolognese che ci racconta come mai si è trasferito a Martinique cambiando vita e facendo il cuoco; sposato con una donna creola ci racconta della sua figlia quattordicenne che studia alle Antille e d’Estate passa qualche mese dai nonni in Italia. Ci racconta com’è vivere alle Antille tra alti e bassi di stagione e ci conferma anche lui che gli italiani in viaggio nelle vecchie indie sono pochissimi: meglio così per noi! Qualche suggerimento se dovessimo tornare a Martinica, un cocktail di frutta fresca tropicale preparato da lady D in persona e poi la giornata continua tra foto, crema solare, e Sole tanto Sole.

La sera, prima del tramonto, ripartiamo e troviamo a St. Luce la comunità che si prepara in abiti da festa alla messa serale, gruppi di famiglie figlie che aiutano le madri anziane che si dirigono verso la Chiesa del paese. Noi invece ci dirigiamo verso Anse Mitan prendendo la strada che porta a François; arriviamo in un punto in cui alla nostra destra abbiamo la vista su François e la sua baia e in lontananza vediamo la penisola de La Caravelle con Anse Tartane. Alla nostra sinistra invece abbiamo un tramonto rosso che parte da St. Anne e arriva fino a Diamant, che spettacolo, ogni tanto perdere la strada serve a qualcosa!!! Ultima cena in martinica con Nada e Franco, conosciuti in aeroporto, al Le Poisson d’Or con cena a base di pesce e ottimo vino bianco sempre a modiche cifre! Un cocktail all’Habana Cafe poi saluti e arrivederci; l’indomani mattina ci aspettavano gli ultimi acquisti e la partenza per…Guadalupa con il volo dell’Air Caribe…

Ultimi acquisti artigianali al Village Artisanal du Caraibe e poi via l’autista viene a prenderci e con una quarantina di minuti da Fort de France arriviamo all’aeroporto internazionale di Pointe a Pitre in Guadaloupe.

Il tempo non è dei migliori ma a noi non cambia, è ormai sera e ci prepariamo per cenare nel nostro Golf Village un residence ricostruito in stile creolo all’interno di un giardino tropicale: non male! Cena a base di pesce e piatti tipicamente creoli e poi in stanza a programmare per l’indomani l’itinerario di viaggio.

Il nostro itinerario di viaggio sarà il seguente salvo problemi: Pointe a Pitre e dintorni, dei giorni per Grande Terre e dei giorni per la Basse Terre.

Con il nostro fuoristrada ce ne andiamo verso la capitale Pointe a Pitre che si rivela in tutto il suo fascino coloniale e caraibico anche se per certi aspetti risulta meno accogliente e meno “calda” di Fort de France ma è solo un po’ di diffidenza da parte nostra.

Il fulcro cittadino nasce dal mercato ittico de La Darse, che costeggia il porto e Place de la Victoire dove sorgono edifici d’epoca un giardino di palme reali e alberi di mango, che il mattino e specialmente il Sabato è popolato da una folla immensa per il mercato. Su un lato della piazza sorge il Delifrance un’elegante pasticceria dove si possono gustare deliziosi dolcetti o prendere un caffè.

Dal centro della piazza si snodano le principali arterie che portano verso il centro e la periferia. Dal Place del la Victoire decidiamo di visitare i principali musei e il mercato, Marché Couvert, dove si possono trovare infiniti ambulanti che vendono artigianato locale spezie panteur e chi più ne ha più ne metta.

La cattedrale di St. Pierre e St. Paul a 5 minuti dal mercato de La Darse è denominata “cattedrale di ferro” perché sostenuta da travi in ferro anti-uragano. Il Musée St. John Perse del XIX sec. È in stile coloniale in ferro battuto e vivacemente colorato ha gli interni tipici di una casa creola e contiene poesie e documenti del poeta ad esso denominato.

Merita una visita più approfondita il Musèe Schoelcher per capire la dinamica dell’abolizionismo e la vita dell’abolizionista che ha dato il via alla liberazione dalla schiavitù del popolo delle Antille e non solo. Nota di cronaca l’entrata al museo costa solo tre euro.

Il centro è zeppo di patisserie e caffè quindi una capatina è d’obbligo e non mancano di certo i negozietti artigianali e di vestiti nel quale i turisti si possono perdere… La gente è schiva ma accogliente e non mancano di educazione e buona volontà.

Tornando passiamo e ci infiliamo per le vie di Gosier tipica località turistica dove sorgono resort e il villaggio creolo caraibico fa da contorno, visitiamo il parco di cedri bianchi e mandorli tropicali , troviamo la marina con delle imbarcazioni in legno lasciate sulla spiaggia e ne approfittiamo per farci delle foto. Notiamo che in riva all’oceano c’è spazio per chi si dedica al nuoto e al nuoto pinnato e io da bravo istruttore di nuoto rimango affascinato da questa cosa. Dal parco si vede benissimo l’Ilet du Gosier che dista soli 600 metri dal paese e si vede benissimo anche il suo bel faro; sull’isola con acque tranquille si può praticare lo snorkelling e vedere pesci e barriera corallina, non manca il relitto di una nave presa d’assalto dalla fauna ittica. Tra Gosier e St. François dove abbiamo la sanza si passa per la pittoresca cittadina di St. Anne tipico villaggio delle Antille Francesi con spiccato spirito caraibico dove si possono trovare locali serali che suonano la tipica musica zouk e calypso di derivazione latinoamericana caraibica mixata con pop rock. St. Anne è costeggiata da uno stupendo lungomare e da un bella lunga e bianca spiaggia Caravelle beach. Il lungomare è frequentato da ambulanti di verdura e frutta souvenir, locali notturni festaioli e ristorantini che propongono menù creoli: vi consiglio sulla spiaggia Chez Monique che ora si chiama Chez Doudou dove ci si riempie la pancia di pesce o carne per poco più di una decina di euro con i menù del giorno oppure con una ventina di euro con portate a la carte. Pensate che noi abbiamo trovato questo ristorantino grazie alla gentilezza di un uomo creolo che si è preoccupato di portarci fin davanti la porta del risto, che noi non trovavamo perché nel frattempo aveva cambiato nome (aggiornare lonely!!). Gentilissimi questi creoli davvero!!!! A St. Anne ci saremo tornati le sere successive per cenare e fare acquisti, per vedere il tramonto e per visitare le Basse-Terre.

Il giorno dopo levataccia per andare a visitare Pointe des Chateaux l’estremo lembo occidentale delle Grande-Terre dove l’Oceano Atlantico si mostra in tutta la sua violenza e stupefacente forza infrangendo le proprie acque zaffiro sulle frastagliate e alte scogliere di calcare.

Vi consiglio di arrampicarvi per il sentiero che porta alla croce perché si gode di un ottimo panorama e si vedono benissimo le isole vicine come La Desiderade e Marie Galante.

Di ritorno prima di ripartire fermatevi a trovare il simpatico Bob, un giovane creolo che intreccia le foglie di palma di cocco per dar vita a favolosi cappelli e centri tavola o porta frutta, sarà lieto di offrirvi dell’acqua di cocco da bere direttamente dal cocco stesso e magari fatevi regalare una Langouste o Colibrì fatto da lui… sono davvero belli.

Lasciando Pointe de Chateaux ci siamo diretti verso le più tranquille Plage Tartare rinomata spiaggia per naturalisti e ad Anse à La Gourde una spiaggia bianca lunghissima dove si riesce anche a fare il bagno.

Proseguendo verso nord attraversiamo la cittadina di Le Moule antico insediamento amerindio in età precolombiana dove si possono trovare molti siti archeologici ma noi ci fermiamo e diamo un’occhiata al centro e in riva al mare ai ragazzi che fanno lezione di canoa, tra la baia e l’oceano, guardandoli seduti in una piazzetta tra antichi archi ristrutturati. In centro c’è una Chiesa in stile neoclassico e altri edifici risalenti all’epoca dei primi insediamenti francesi.

Riprendiamo il nostro cammino verso le terre settentrionali come vecchi esploratori desiderosi di conoscere e scoprire, alla ricerca di avventura e di quel senso di libertà primordiale che l’uomo nel suo istinto sta lasciando svanire, come fosse da sempre esistito in grattaceli underground ed etichettato… Attraversiamo le sconfinate piantagioni di canna e non possiamo fare a meno di fermarci per fare delle foto a questo paesaggio così diverso che continua a riportarci indietro nel tempo: ti fermi senti il vento che spira tra le canne e ti pare di sentire gli schiavi ormai liberi cantare allegramente o dolorosamente nelle piantagioni mentre raccolgono i frutti di un duro lavoro, ripensando alle immagini della raccolta dipinti su qualche quadro del mercatino artigianale! Dopo le foto si riprende il viaggio, c’è il sole e quindi è l’ora dell’abbronzatura e ci fermiamo a rosolarci al caldo ad Anse Maurice appena sotto Gros Cap attraversiamo un piccolo villaggio arricchito di fiori e scendiamo verso la plage: bella, bianca, praticamente deserta; fortunatamente abbiamo il fuoristrada.

E dopo il Sole eccoci rimettere asciugamani e maschera in macchina e ripartire verso Porte d’Enfer e Pointe de la Grande Vigie su strade di montagna circondate dalla foresta e che offrono punti panoramici ad ogni tornante. Porte d’Enfer è una baia protetta dalle alte onde dell’Atlantico dove si può nuotare tranquillamente in mezzo all’acqua che va dal colore cristallino al blu intenso; proseguendo si arriva ad un punto panoramico dove si possono distinguere sette promontori dal secondo dei quali da un foro nella roccia esce un getto d’acqua fortissimo… che sia la “Porta dell’Inferno”?!Continuiamo dopo le dovute foto-cartolina e arriviamo a Pointe de la Grande Vigie, il punto più a nord dell’isola dal quale si possono osservare nelle giornate di bel tempo le isole di Antigua e Montserrat. Volendo si può lasciare l’auto e seguire dei sentieri che portano fino alla punta del capo dal quale si gode di un ottimo panorama, come abbiamo fatto noi con qualche perplessità per l’incolumità delle nostre scarpe da ginnastica.

Se più su non si può andare vorrà dire che torneremo verso sud dalla costa occidentale che dà sulle Basse-Terre e giungiamo fino a Port-Louis un vecchio villaggio di pescatori un po’ solitario e deserto che si apre sulla costa. È un caratteristico paesino con particolari pittoreschi, case dipinte con colori accesi inserti e lampioni in ferro battuto di fine Ottocento che stanno al centro della stradina principale; lungo la spiaggia che corre accanto al paesino ci sono i “poui” cedri bianchi che quando fioriscono si colorano di un rosa tenue.

Ancora più a sud attraversando coltivazioni e paludi di mangrovie arriviamo a Morne-à-l’Eau particolare perché nell’incrocio principale sorge un pittoresco Cimitero decorato in ceramica bianca e nera che sembra essere una città in miniatura e che si inerpica fin sul colle retrostante.

Camminando per il paese sembra di essere guardati a vista dalla gente del posto al 90% di colore, è una strana sensazione per l’uomo bianco sentirsi così osservato e rende l’idea di quello che devono provare tutti i giorni gli uomini di colore nei paesi “occidentali”; nonché la gente del posto inizia ad avere una repulsione per i turisti che si fermano a fotografare i loro cari estinti: quindi è il caso di usare il buonsenso e rispetto prima di mettersi a fotografare con accanimento le particolari sculture del Cimitero. Di fronte ad esso potete fermarvi in una rosticceria a degustare del pesce o dei buonissimi e pesantini dolcetti fatti con il cocco, riposare le gambe e ripartire come abbiamo fatto noi.

Decidiamo di tornare verso St. François attraversando la regione di Grands Founds una zona centrale delle Grande-Terre nella quale si trovano foresta pascoli lussureggianti colline e valli immerse nel verde. Qui vivono i discendenti dei coloni bianchi che vi si ritirarono dopo l’abolizione della schiavitù nei primi anni del XIX secolo e che da allora vivono in isolamento rispetto al resto della popolazione. Sbuchiamo a Douville e ritorniamo tra la popolazione festaiola creola che si prepara per la sera e noi decidiamo di fare tappa a St.Anne prima di cena a fare acquisti al mercatino artigianale.

L’indomani ci attendono le Basse-Terre, la giornata di sole promette bene fin dagli inizi e puntiamo verso la Route de la Traversée che passa per il centro dell’isola e correndo lungo il Parco Nazionale della Guadalupa attraversando la foresta. Come suggerito dalla guida faciamo un po’ di tappe in mezzo alla foresta e visitiamo da prima le Cascade aux Ecrevisses una piccola cascata immersa nel verde della foresta che riempie una piscina naturale dove si può anche fare il bagno; proseguendo per qualche chilometro ci fermiamo a la Maison de la Forêt un centro di documentazione su flora e fauna locale dal quale partono dei circuiti di qualche chilometro che portano nel bel mezzo umido della foresta attraversando un ponte di legno mobile poi si entra nella giungla lasciandosi alle spalle il fiume Bas-David dove si possono ammirare gli alberi della gomma felci uccelli e degli enormi alberi le cui radici sono alte più di tre metri. È davvero una esperienza bellissima camminare nella natura rigogliosa ancora in parte incontaminata, nel silenzio tra i canti degli uccelli lo scorrere di qualche ruscello e camminare tra i raggi di Sole che faticano a penetrare le foglie degli alberi altissimi.

Usciamo dalla foresta e ci rimettiamo in marcia verso Pointe-Noire, paesino così chiamato perché all’ombra delle montagne, abitato da pescatori e lavoratori delle piantagioni di caffè; noi non ci fermiamo e proseguiamo verso sud destinazione Pigeon Island che spicca di fronte alla bellissima spiaggia di Malendure Beach, perché Elisa apneista provetta vuole fare snorkelling nella barriera corallina che fa parte della Risérve Cousteau. Area marina protetta che il famoso documentarista Jacques la incluse tra i fondali marini più belli al mondo. E noi non potevamo mancare! Presi i biglietti per l’escursione con il Nautilus abbiamo aspettato la partenza dell’escursione abbronzandoci un po’. Alle 12 e qualcosa siamo partiti sulla nave che ha un fondo di vetro e abbiamo assistito ad un altro emozionante cammeo in questo viaggio all’insegna della natura. La barriera è davvero bella e i pesci sembrano top model in passerella mentre si fanno fotografare. Ad un certo punto finita la spiegazione su flora e fauna ittica presente nella barriera il Nautilus si ferma: si aprono i cassettoni e tutti a prendersi maschera e pinne per nuotare a largo di Pigeon Island tra i pesci tropicali. Mezz’ora di snorkelling e poi di nuovo tutti in barca a sorseggiare felici del buon Planteur preparato dall’equipaggio con un delizioso sottofondo di musica caraibica. Rientrati e ancora emozionati dall’esperienza vissuta ci sdraiamo al Sole chiamiamo a casa e poi di nuovo in marcia; ma prima un delizioso sorbetto di cocco preparato a mano da una donnina creola che staziona sulla spiaggia e che offre deliziosi dolci di cocco rigorosamente caserecci a pochi spiccioli:buoni davvero e buonissimo il sorbetto di cocco! Riprendiamo verso nord contenti anche del fatto che in giro ci proponevano l’escursione a Pigeon Island con pranzo incluso a circa 80 euro: noi ne abbiamo spesi solo venti e se contate un menù creolo a base di aragosta a 30/35 euro si arriva a max 55 euro, secondo me meglio fare da soli!!! Puntiamo verso Deshaies, Grande Anse, Plage de Tillet, Plage la Perle e Pointe Allegre per poi tornare verso la capitale e fare tappa a Saint Rose e alla distilleria di rhum De Severin.

Tutte spiagge bellissime bianche e circondate da palme con il Mar dei Caraibi che si scontra contro la barriera creando onde altissime e turbinanti. Deshaies è un grazioso villaggio di pescatori che attira molti diportisti. Mentre Grande Anse è una spiaggia favoloso fatta di piccole collinette e circondata dal verde. Tra una di queste cittadine fermatevi un attimo a visitare la casa di un signore che vende quadri davvero belli fatti con la sabbia delle spiagge di Guadalupa. Lo showroom è a vostra disposizione e anche l’artista sarà felice di illustrarvi la tecnica che usa per dare vita a questi splendidi quadri, al momento non riesco a trovare il biglietto da visita che mi ero preso comunque andando verso Deshaies trovate le indicazioni che vi portano dritti da lui. Ne vale la pena, anche per fare quattro chiacchiere.

St.Rose era un centro agricolo dedito ovviamente alla coltivazione della canna da zucchero e non c’è da stupirsi se nei dintorni sorgono distillerie di rhum e musei del rhum. Per alcuni il rhum delle Antille è amaro ma a mio parere è più buono e più intenso del fratello cubano; anche la gradazione è diversa: il rhum delle Indie occidentali raggiunge i 50° alcoolici mentre il fratello cubano i 37/38°. Certo abituati a bere Ti’ Punch e Planteur per quindici giorni una volta tornati a casa bere rhum cubano vi sembrerà cosa da poco.

Colpisce a St. Rose una via di palme che risale lungo una collina partendo dalla strada del paese e potrete trovare queste palme fotografate in qualche cartolina.

In tutte le Antille colpisce la quantità di giovani che popolano questi paesi; ad ogni ora troverete ragazzi che escono dai college che vanno all’asilo, che prendono l’autobus la sera per tornare a casa: quella delle Antille è davvero una popolazione giovane e tanta gioventù mette allegria! Da St. Rose ce ne andiamo verso il Domaine de Sèverine un antico mulino con annessa distilleria.

Avvicinandosi già per strada si sente il forte aroma del rhum agricole e arrivati alla distilleria si prende un piccolo trenino che vi farà fare il giro della tenuta dove vi sarà illustrato il metodo di distillazione e una volta al giorno viene pescata l’aragosta e gli addetti ai lavori vi renderanno partecipi della pesca. Finito il giretto nella distilleria nello shop annesso vi serviranno varie degustazioni di rhum aromatizzato al cacao, al cedro, all’arancia, alla vaniglia e il più pregiato rhum ambrato.

Usciti un po’ euforici dopo l’acquisto di qualche litro di rhum…Per i parenti ovviamente ce ne torniamo verso le Grande-Terre dove alloggiamo ma ovviamente come da abitudine ormai consolidata in questi giorni di viaggio ci fermiamo a St. Anne al mercatino artigianale dove c’è un chiosco che prepara un buon Ti’ Punch. Tornando verso St. François decidiamo che non possiamo tornarcene in Italia senza aver mangiato il famoso Poulet Roti da un ambulante con la famosa salsina di cui non si conoscono gli ingredienti: e così è, prima di cena ci fermiamo da un ambulante all’incrocio della strada che porta a St. François centro o alla marina e ordiniamo il poulet (pollo ruspante cotto allo spiedo) roti; lo mangiamo rigorosamente con le mani ed è veramente l’esaltazione del gusto: mai mangiato un pollo così buono! Tornati, lavati, vestiti andiamo a mangiare dai nostri amici del bbq al Dampierre Grill sulla sinistra della strada che da St.Anne va a Gosier e dove si mangia dell’ottima carne ai ferri per quindici euro o poco più.

Finiamo la serata all’Americano, un localino sulla strada principale di St.Anne, un po’ tristi perché è l’ultima sera, e sorseggiamo cocktail caraibici ascoltando musica zouk e vedendo gli abitanti del posto dare il meglio con i balli latini. Lasciamo l’atmosfera di festa e ce ne andiamo a dare un salutino alla spiaggia per poi tornare al nostro alloggio.

Ultimo giorno caspita, facciamo gli ultimi acquisti e poi dritti per l’ultimo Sole alla spiaggia de La Caravelle: sabbia bianca, acqua cristallina, palme e cocco e tanto tanto caldo! Salutiamo e andiamo in aeroporto per tornarcene a casa dopo quindici giorni di paradiso e incontriamo una coppia di ragazzi di La Spezia conosciuti giorni prima al mercato di Pointe-a-Pitre anche loro un pochino tristi. Prendiamo il volo Air France e in poche ore ci ritroviamo di nuovo nel gelido Inverno parigino e la nostra avventura per ora finisce qui! Cosa ci resta di questo viaggio? A parte la voglia di ripartire e il Ti’ Punch?Resta il ricordo di una comunità diversa da quella del resto dei caraibi, tanto vicina all’Europa ma nello stesso tempo enormemente distante. Restano paesaggi stupendi colori e sapori intensi, nonché la consapevolezza che in noi dimora ancora lo spirito di avventura e di voglia di scoprire che ha da sempre portato l’uomo a superare i propri confini non solo quelli geografici; resta il fatto che ci si può fermare in qualsiasi istante inspirare a fondo e annusare il profumo della vita e di tutte le esperienze vissute fino a quel momento, e poter dire: “… non finisce di certo qui!” Al prossimo viaggio e per qualsiasi domanda siamo a vostra disposizione!!! Enrico ed Elisa.



  • Tomax77 Tomax77
    Ciao....tra un isola e altra siete andati con la nave o in aereo?"
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