Long weekend alternativo: Marrakech

Viaggio di coppia per scoprire la cultura araba e perdersi tra le vie della medina
Scritto da: MelissaPii
long weekend alternativo: marrakech
Partenza il: 07/10/2017
Ritorno il: 10/10/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Bergamo-Orio al Serio, ore 6:00. Controlli fatti, colazione fatta, ora non resta solo che imbarcarsi sul volo Ryanair: meno di 4 ore ci separano da Marrakech e dall’Africa. Arrivati in aeroporto come prima cosa decidiamo di cambiare i contanti che ci eravamo portarti, per poi dirigerci alla fermata dell’autobus. Preferiamo i mezzi pubblici sia per il costo (circa 3€ andata e ritorno), sia perché siamo stanchi e non abbiamo voglia di contrattare sul prezzo del taxi: i mezzi sono sempre puntuali, puliti e dotati di wifi (indispensabile per i social addicted). In meno di mezz’ora siamo nel cuore della città, a pochi passi dalla piazza Djemaa El Fna, pronti a cercare il nostro Riad nel cuore della medina. Ci accorgiamo subito che google maps non è così affidabile dentro questo labirinto, mancano molte vie sulla cartina e sopratutto mancano i nomi! Per nostra fortuna troviamo un gentilissimo signore di un altro Riad che ci fa da guida, sarebbe stato impossibile trovarlo, nascosto com’è. Moltissimi riad sono indicati da cartelli, ma non il nostro. Il proprietario si rivela una persona gentilissima e ci offre il tradizionale tè di benvenuto alla menta. Posate le valigie e sistemate alcune cose, partiamo subito alla scoperta della città, partendo proprio dalla piazza. Che folla! Turisti, venditori ambulanti, commercianti, animali, c’è davvero di tutto, compreso un localino perfetto per pranzare e gustare finalmente il cous cous. Continuiamo poi diretti verso la moschea Koutoubia e i suoi giardini e proseguiamo il cammino costeggiando le mura della medina, attraversiamo il Bab Agnaou, uno dei tanti portoni, e ci perdiamo (di nuovo). Senza sapere dove fossimo, decidiamo di entrare in quello che a prima vista sembra un giardino, per rivelarsi poi uno dei luoghi più incredibili mai visti: il palazzo Bahia. Coi suoi marmi bianchi quasi ci acceca sotto il sole di Ottobre, ma i suoi giardini sono un’oasi di pace e ti senti distante anni luce dal caos e dalla frenesia della città. Nel tornare al Riad passiamo tra le vie del souq, lasciandoci inondare dai suoi odori e profumi. Capiremo poi che è impossibile camminare per la medina e pretendere di non camminare trovarsici in mezzo.

Il secondo giorno decidiamo di visitare i giardini Majorelle, dedicati al famoso stilista Yves Saint Laurent: una collezione di più di 300 specie di piante, perfettamente posate, in armonia con laghetti e aiuole. Impossibile non notare la famosa villetta blu e gialla, assediata da turisti pronti a scattare la foto perfetta. Scopriamo che il nuovo museo dedicato allo stilista aprirà il 19 Ottobre, mentre noi saremo già tornati a casa: un vero peccato. Dopo pranzo anzichè tornare in taxi preferiamo camminare tra le vie della nuova Marrakech tra vialoni, aree residenziali con le tipiche case rosse e centri commerciali: un’ ambientazione distanti anni luce da quella che è la parte storica. Dopo il tramonto e dopo cena andiamo a divertirci in piazza ma… è irriconoscibile! Dove prima c’erano animali, ora ci sono banchetti e ristoranti all’aperto saltati fuori dal nulla, venditori di frutta, succhi, spezie e quant’altro. Uomini che trainano carretti pieni di ciabatte, sandali e borse. Una frenesia di persone, un brusio che sembra quasi una melodia e le luci beh, rendono il tutto un luogo da mille e una notte. Di sera in piazza si accende la magia! E prima di metterci a letto decidiamo di goderci questa meraviglia dal terrazzo del nostro Riad.

Il terzo giorno, dopo una colazione deliziosa, cominciamo la nostra passeggiata tra le vie del vero e proprio souq: credo che i colori e i profumi di quel posto rimarranno sempre impressi nella mia mente. E’ un luogo caotico, decorato dagli oggetti esposti in vendita: tappeti, lampade, borse, spezie, pane, gioielli. Qui si puo’ davvero trovare di tutto, ma regola fondamentale è contrattare sempre sul prezzo onde evitare di pagare più del dovuto. Prima tappa della nostra passeggiata è “Il giardino segreto”, restaurato e inaugurato da pochissimo, è il modo migliore per apprezzare e ammirare la concezione di un giardino tradizionale arabo e il khettara, il sistema di irrigazione sotterraneo. Un’opera ingegneristica incredibile che permette di irrigare tutta la città e le coltivazioni che la circondano. Il luogo perfetto per prendersi una pausa dalla confusione che regna sovrana. Seconda tappa la Madrasa di Ben Youssef. La più grande scuola (Madrasa) del Marocco, in stile arabo-andaluso, stupisce oltre che per i suoi incredibili mosaici e colori, per il contrasto tra l’immensità degli spazi comuni centrali e la piccolezza delle stanze riservate ai 900 studenti che la frequentavano. Pranziamo in un ristorante vicino a Rahba Kedima, una piazza dove gli amanti della cucina e delle spezie possono trovare quello che cercano, su un terrazzo con una vista mozzafiato sui tetti e le vie del souq. Con questa vista capisco il perché del soprannome “Città Rossa”. Nel pomeriggio visitiamo i giardini Menara, coi suoi uliveti, luogo dedicato ai picnic e al tempo libero. Niente di particolare, col senno di poi avremmo preferito visitare di più la medina, i musei o goderci un bel massaggio nel tipico Hammam. Sembrava stesse per piovere e invece veniamo inondati da una tempesta di sabbia, d’altronde vicino al deserto c’era da aspettarselo. Nel frattempo si è fatta sera e per la nostra ultima cena in Marocco scegliamo un ristorante con un terrazzo enorme affacciato sulla piazza. La vista del tramonto è mozzafiato, ma il luogo non è dei migliori ne per mangiare ne per rilassarsi, inondato da turisti e fotografi. Mentre dalla torre della moschea si diffonde la voce del Muezzin, noi ci dirigiamo verso il riad, stanchi ma felici, l’indomani ci aspetta il volo di ritorno a mezzogiorno ma ci consigliano di essere in aeroporto almeno 3 ore prima per i controlli.

La mattina partiamo all’alba per essere certi di avere un buon anticipo. Valige in spalla, diretti alla fermata dell’autobus, passiamo per una piccola parte del souq ancora dormiente, privo di colori, le saracinesche abbassate e la piazza è deserta. Marrakech è senza dubbio la città dai mille volti, cambia di ora in ora, eppure il tempo sembra essersi fermato all’epoca del baratto e dei carretti. Arrivati sul posto e capiamo subito il perché sia raccomandato tanto anticipo: controlli infiniti e timbri su timbri da fare. Nel frattempo il sole sorge e noi non siamo ancora pronti col cuore a imbarcarci e tornare al gelo di Milano.

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