Intrigante Marrakech

Un viaggio a ritmi lenti per entrare in contatto con gli altri e noi stessi
Scritto da: Elly030
intrigante marrakech
Partenza il: 01/08/2013
Ritorno il: 05/08/2013
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
Detto fatto e si prenota. Tre amiche, destinazione Marrakech, partenza il primo agosto. Pieno Ramadan. La scelta della struttura (Riad Dar Zahia – Jardin Anjar) si rivelerà la scelta vincente della vacanza. Alle 8 ora locale atterriamo ed in aeroporto incontriamo Manuela che diventerà nostra compagna di viaggio per tutta la vacanza.

Veniamo accompagnate al nostro Riad che si trova al centro della Medina, a pochi passi da Piazza Jeema El Fna. La porta del Riad si spalanca davvero su un piccolo ‘giardino dell’eden’ come dice il nome (riad). È un gioiellino, dalla polvere di fuori si entra in un oasi protetta e bellissima, profumata di ambra e con, colpo di fortuna, una meravigliosa piscinetta con acqua fresca nella quale è un piacere far dondolare le gambe. Incontriamo Emanuela, la proprietaria italiana del Riad, che ci accoglie con il nostro primo the alla menta (o the marocchino) e dei deliziosi muffin. Rimaniamo sedute per circa un paio d’ore sui divanetti che circondano la piscina a parlare con Emanuela che si prodiga in consigli e racconti. Ci sentiamo già benvenute.

Usciamo quindi per il nostro primo assaggio di Marrakech e.. subito ci perdiamo. Ma raggiungere la Piazza ed i Suq non è difficile… cerchiamo un posto dove mangiare qualcosa prima di collassare nella piazza rovente. Il primo incontro con la cucina marocchina non è dei più entusiasmanti…. rifocillate riprendiamo il nostro vagabondaggio fra le strade e i suq. Marrakech è incredibile, sulla stessa strada vedi sfrecciare automobili, motorini (soprattutto motorini!) assieme a carretti trainati da muli, carrozze con i cavalli… Il caldo torrido ci ha investite in Piazza Jeema El Fna, il vento così caldo da non permetterti di respirare… Pian piano, prendendo confidenza con l’insistenza tipica dei venditori, cominciamo ad entrare nei ‘negozi’, a toccare la merce, a contrattare i nostri affari… Io e Giorgia siamo contente della nostra nuova borsa di pelle!

Il canto del muezzin al tramonto rianima la città assopita nel caldo, anche a causa del Ramadan. È festa, la piazza cambia volto, straordinario come i banchetti con il cibo vengano montati nel giro di niente. Profumi e colori ci distraggono durante la nostra prima cena a Marrakech. Prima di uscire per cena conosciamo Paolo, il proprietario del Riad, con il quale programmiamo un’escursione per Telouet per il nostro terzo giorno di permanenza.

Giorno 2

Oggi lezione di cous cous! Nel Riad con Khadija. Giochiamo a riconoscere le spezie, partecipiamo alla preparazione del cous cous, ridiamo, parliamo, fotografiamo, ci conosciamo meglio ed infine degustiamo quella delizia! Emanuela e Paolo ci regalano poi un libro di cucina marocchina che porteremo a casa con noi per… sperimentare! Decidiamo di provare l’hammam tradizionale e ci facciamo accompagnare da Khadija. L’ambiente è decisamente fatiscente ma pulito. Che bello! Che esperienza… all’ingresso, semisdraiate, diverse donne che lavorano lì e che per una mancia possono farti lo scrub. Noi non chiediamo il loro aiuto perché con noi ci sono Khadija e una sua amica. Hanno comprato per noi sapone nero e guanti da scrub puliti, portato stuoini dall’hotel e ora ci spiegano dove spogliarci, dove lasciare i vestiti e ci portano nella stanza più calda dove c’è già una ragazza che si sta lavando. Ci lavano come bambine, ci fanno uno scrub energico, ci lavano addirittura i capelli… e anche qui parliamo, ridiamo, scherziamo, fra una secchiata d’acqua e l’altra! Impossibile tradurre le emozioni in parole. Qui dentro, tutte donne, c’è un grande senso di libertà, di complicità, un naturale contatto fisico. Qui dentro – e dentro di noi poi – c’è bellezza. Cena con kebab e nanna… Anche questa notte il muezzin ci sveglia.

Giorno 3

Telouet. Paolo ci porta a visitare questa Kasbah, l’unica in pietra. Telouet era un antico passaggio di carovane che dal sud andavano al nord e la Kasbah è stata la residenza del Pashà fino al ‘56. Abbandonata per decenni, ora tornata in possesso della famiglia del Pasha. La strada per arrivare è suggestiva, non ci sono parole per descriverla. Saliamo a 2200 metri scendiamo a 1800 ed eccoci arrivati, attraversiamo il villaggio ai piedi della Kasbah ed eccoci sotto le mura fortificate. Quello che vediamo ci dà l’idea di quello che doveva essere un tempo, prima che l’abbandono e i saccheggi la impoverissero: splendidi marmi di carrara letteralmente nel mezzo del nulla e quei meravigliosi zellij …(mosaici). Non riuscivo a smettere di guardarli e toccarli.. una vera arte.. Nel nostro tour della Kasbah ci accompagna una guida d’eccezione: Samir! Pranziamo da Chez Mohamed e apprezziamo la semplicità e assieme l’abbondanza nonché la bontà della cucina marocchina. Al rientro Paolo ci riserva una sorpresa, diciamo che.. siamo andate su un altro pianeta e siamo scese al centro della terra… 😉 di più non posso dire ma è stato il degno completamento di una splendida giornata. A ‘casa’ ci attende la cena marocchina, ci hanno preparato una specialità: l’Arfisà (o Trid).

Giorno 4

Ieri Paolo ci aveva detto che oggi sarebbe andato al mercato delle pulci appena fuori la porta di Bab El Khemis. Decisamente fuori da quelli che sono i circuiti turistici. Chiediamo di potergli fare compagnia e grazie alla sua gentilezza scopriamo un altro lato – proprio non turistico – di Marrakech. Nel pomeriggio visitiamo la casa (dar) Dar Si Said, in precedenza dimora di un ministro e ora museo. In serata.. shopping sfrenato e trattative estenuanti. L’obiettivo è quello di strappare un prezzo inferiore di due terzi rispetto a quello richiesto. Non sempre riusciamo ma ci divertiamo senz’altro molto.

Giorno 5

Oggi si parte ma prima proviamo un meraviglioso massaggio alla Easy Spa. Unte e soddisfatte pranziamo e a malincuore salutiamo tutti e ci dirigiamo verso l’aeroporto.

Che sensazioni strane e magiche questo viaggio, sono ancora stregata e trasognata. Mi sembra di essere stata via un mese e che il mio viaggio sia stato anche un po’ un viaggio dentro di me.



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