Un capodanno nel deserto e essaouira

Premessa: siamo partiti noi quattro, io, Giacomo mio marito, Alvin, 11 anni e Ariel, 9 con il solo biglietto aereo e due prenotazioni, una per la prima notte a Marrakech, inutile come scopriremo presto, l'altra per cinque notti a Essaouira che era il luogo a cui volevamo dedicare la sosta più lunga del viaggio. Il giorno prima, 19 dicembre 2002...
Scritto da: AriUp
un capodanno nel deserto e essaouira
Partenza il: 20/12/2002
Ritorno il: 05/01/2003
Viaggiatori: fino a 6
Premessa: siamo partiti noi quattro, io, Giacomo mio marito, Alvin, 11 anni e Ariel, 9 con il solo biglietto aereo e due prenotazioni, una per la prima notte a Marrakech, inutile come scopriremo presto, l’altra per cinque notti a Essaouira che era il luogo a cui volevamo dedicare la sosta più lunga del viaggio. Il giorno prima, 19 dicembre 2002 dopo 17 anni di convivenza e due figli, Giacomo ed io avevamo fatto il “grande passo”: il matrimonio!!. Il mattino dopo eccoci tutti e quattro all’aeroporto di Malpensa pronti per il nostro viaggio di nozze nel sud del Marocco. Partiamo con Royal Air Maroc diretti a Casablanca. Tutti i voli di linea arrivano a Casablanca, poi da lì partono i voli interni. Noi siamo arrivati a Marrakech di notte: il volo interno era in super ritardo e l’addetto al ryad che avevo prenotato su internet non si è presentato all’aeroporto. (Il ryad è una sorta di guest house/bed &breakfast situato in antiche e belle case restaurate mantenendone l’atmosfera tradizionale, ce ne sono in tutte le principali località, spesso vengono comprate e sistemate dai francesi ma adesso ci stanno pensando anche i marocchini, e fra tutte le sistemazioni sono quelle di maggior fascino) Poco male, un tassista gentilissimo ci ha portati al Grand Hotel du Tazi vicino alla Place Djemaa el Fnaa nel cuore della kasbah, dove nonostante l’ora tarda abbiamo trovato una quadrupla a poco prezzo (500 dirham, circa 50 euro), l’albergo non è male sia per la posizione che per l’atmosfera un pò decadente molto marocchino, tadelak (ceramiche), decorazioni, molto grande e frequentatissimo. MARRAKECH non è città da mordi e fuggi. Se ci resti troppo poco rischi di detestarla, troppa gente, troppi rumori, troppo traffico, troppo suk, troppo mercato, troppo di tutto. Ma se le dedichi minimo 4 giorni puoi innamorartene. Noi ci siamo stati troppo poco.

La cosa che però ci resterà impressa e che non si può assolutamente perdere (in tutti i sensi) è la Place Djemaa El Fnaa. Il cuore della città. Una piazza gigantesca, La Piazza, dove convergono tutti i suk e che comincia ad animarsi dalle cinque del pomeriggio nel pieno dell’attività mercantile. A quell’ora cominciano ad aprire tutte le bancarelle con i cibi (notevoli le spremute d’arancia del banchetto n.1) e la gente prende ad affluire insieme ai giocolieri, agli incantatori di serpenti, ai maghi e ai dentisti, alle scimmie, ai tatuatori, ai medici di strada, ai venditori di tutto, ai perditempo e ai briganti, agli uomini d’affari e ai turisti, inizia la gran festa che prosegue tutta la notte. Tutte le notti. Unica. Meravigliosa.

All’hotel Du Tazi al mattino dopo la nostra prima notte marocchina abbiamo conosciuto Aziz, taxiste berbère, quello che sarà il nostro autista per tutto il viaggio.

Avevamo fretta di partire per Essaouira e di buon ora con Aziz abbiamo lasciato Marrakech. Il viaggio dura circa tre ore, la strada è buona, tranquilla, quasi noiosa, diventa interessante verso la fine quando si comincia a “sentire” il mare che poi è l’oceano atlantico e il pesaggio ricorda la Toscana.

Come fare per accorgervi che siete quasi arrivati? Ai lati della strada noterete degli alberi un pò spogli, dai fusti nodosi e i rami molto aggrovigliati che si allargano a ombrello. Non sono molto alti, sono gli arganier. Penserete di sognare… Invece no, gli animali che vedete sopra i rami… Sono proprio capre, capre che mangiano i frutti di argan, ne sputano il nocciolo che verrà poi recuperato per estrarne l’olio di argan, preziosissimo per la pelle e anche commestibile. Per la pelle ha proprietà quasi magiche, ingerito dicono che sia depurativo… attenzione però potrebbe avere effetti devastanti sugli stomaci deboli (Alvin infatti dopo una cena a base di cuscus annaffiato con olio di argan è stato malissimo tutta la notte)! Più o meno a metà del viaggio dopo un luogo chiamato Chichaoua, si arriva a una specie di montarozzo giallastro, vedrete gironzolare diversi bambinetti con in mano pietre… In teoria sarebbe una montagna ricca di quarzo, ma i ragazzini sono celeberrimi per vendere di tutto tranne che quarzo ma fantasiosamente identico ad esso. I trucchi più usati sono verniciare l’interno di pezzi di legno camuffati come pietre con vernicette sberluccicanti, basta passarci un dito per scoprirne il colore…Falsi tutti assolutamente falsi.

ESSAOUIRA è stato il grande amore del nostro viaggio. Si trova a pochi km a nord di Agadir (che sconsiglio assolutamente, non merita neanche un’ora del vostro tempo). Essaouira è bianca e blu, circondata da mura bianche. Davanti alle quali si stende la lunghissima, enorme spiaggia con le dune. Dicembre è il suo momento magico, quando il vento si calma e le temperature sono abbastanza alte per bagnarsi. La chiamano la ville climatisée, perchè è piacevolmente fresca (e ventosa) in estate quando a Marrakech si muore di caldo ed è calda in inverno quando invece a Marrakech può fare freschino …

Dentro le mura un labirinto di viuzze affollate da uomini con jellabah marroni e donne avvolte nei tradizionali haik bianchi. Un’enorme e assolata piazza, con la gelateria italiana. Il porto: il luogo più vivace di Essaouira soprattutto quando rientrano i pescherecci col pesce. C’è lo spettacolo dell’asta del pesce e le bancarelle tutte intorno al molo che cucinano il pescato per pochi dirham. Non si può raccontare… L’atmosfera di Essaouira ci ha catturati in un nanosecondo. E ci siamo persi per ben sette giorni fra i suoi splendidi ryad, i negozietti di cianfrusaglia, il piccolo suk, la deliziosa piccola Place aux Herbes, ciotolata e chiusa da un porticato cadente dove la gente semplicemente sta. Chiacchierando. Sorseggiando té menthe. Lasciando che il tempo passi intorno… il suk vero, quello non turistico dove la gente vende le vecchie scarpe spaiate e sfondate, o le pentole annerite dall’uso… Gli atelier dei pittori saouiris, perché Essaouira oltre ad essere la città del vento è la città dei pittori, gente del posto che dipinge, naif, in atelier di mezzo metro quadrato, in mezzo al suk, e che un appassionato d’arte, un mecenate belga, ha scoperto molti anni fa e sta cercando di promuovere con mostre in tutto il mondo. Ci sono molte gallerie d’arte, e gli intagliatori di legno di tuja (un legno dall’odore penetrante) ci sono ristoranti francesi e piccole bettole, c’è Habiba che fa i tatuaggi di henné, e il cafè Taros, dove si va a leggere a sorseggiare vini francesi e marocchini, degustando piattini deliziosi e ammirando quadri e libri d’arte, ci sono i suonatori gnaua, e il mellah, il vecchio quartiere ebreo devastato e saccheggiato dei suoi pezzi più belli che fanno la fortuna dei piccoli antiquari, c’è ChezDriss con i suoi millefoglie alla crema e i suoi dolcetti da sballo, sosta d’obbligo per terminare un pranzo… Potrei stare qui tre ore a raccontare di questa città… Ecco laggiù potrei pensare di viverci.

Noi abbiamo dormito in un ryad che raccomando assolutamente per la bellezza, la tranquillità e la pulizia, e soprattutto per la gentilezza di Mary e Rosko, i due proprietari francesi e di Mohammed che ci ha aiutato in tutto. I miei figli si sono sentiti a casa fin dal primo istante e non volevano più andarsene. Si può vedere e prenotare attraverso il loro sito: http://www.Essaouiranet.Com/riadmarosko/ A un certo punto siamo partiti per il sud. Volevamo arrivare al deserto. L’itinerario ci ha preso nove giorni ed è stato discusso, contrattato e concordato con Aziz che ci ha portato anche a conoscere alcuni suoi amici e parenti. Eccolo: Prima tappa. TAFROUTE.

Per arrivarci siamo passati da Agadir e abbiamo percorso un tratto di costa che in alcuni punti è davvero bellissima. Poi, lasciata la costa il paesaggio cambia: montagne rosa, strapiombi vertiginosi, paesaggi di conifere tipo alpi, alberi di argania, valli verdeggianti, nausea a mille ed eccoci a Tafroute, cittadina minuscola circondata da monti di granito rosa dalle forme stranissime, specie di palle impilate una sull’altra. Tafroute è anche il posto dove sono nate le babouches, e vale la pena di acquistarle lì (attenzione, non sono le babucce di Marrakech, quelle a punta e dalla suola sottile, ma sono le babouches berbere più tonde e con suola rinforzata, ottime per camminare). Non ho mai davvero capito perché siamo arrivati a Tafroute che oltretutto ci ha portati abbastanza fuori strada. Probabilmente Aziz ci teneva a mostrarci un paesaggio davvero meraviglioso anche se la strada era davvero ardua… e poi forse doveva vedere il suo amico Hassan, elettrauto, per sistemare l’auto in vista del lungo viaggio. Comunque il paesino è gradevole e il cuscus di Mina, la moglie di Hassan, notevole anche se il troppo olio di argan ha fatto star malissimo il povero Alvin.

La notte abbiamo alloggiato all’Hotel Salam, dignitoso, pulito (2 stanze per 300 DH. 30 euro totale) Secondo giorno. Si va verso TAROUDANNT.

Bisogna tornare un pò sui nostri passi e decidiamo di cambiare strada contro la volontà di Aziz, che per tutto il viaggio non ha fatto che lamentarsi della noia mortale per ciò che aveva intorno. Invece a noi è piaciuto moltissimo quell paesaggio lunare in cui in breve ci siamo ritrovati inghiottiti: colline rotonde, gialle, sculture di pietra in mezzo al nulla, un nulla giallo… Curve, curve, curve… Rarissimi villaggi: cumuli di fango rosso inchiodati sulla montagna…Deserto di pietra…

TAROUDANNT detta anche la piccola Marrakech, perché come lei è circondata da 7 km di imponenti mura color ocra. Abbiamo fatto un giro in calesse intorno e non finiva mai. Fuori non c’è nulla, palmeti, quasi deserto, dentro le mura il tipico caos delle città marocchine, ciclisti suicidi e assassini, calessi, auto scassate, caos architettonico e umano. C’è un hotel molto elegante, il Palais Salam, ex residenza di un pascià nella kasbah immerso in giardini lussureggianti. Il posto era così incantevole che siamo entrati per sbirciare e abbiamo contrattato un mini appartamento per 4 su due piani con grande vasca e vista sulla piscine. Da 2000 dirham, cifra di partenza, eravamo arrivati a 1000 dirham (100 euro)… Un pensierino ce l’ho fatto, per un paio di notti potevamo permettercelo… ma Aziz a cui avevamo affidato una certa cifra per gli alberghi non doveva sapere che il nostro budget poteva arrivare a tanto, rischiavamo un raddoppio di cresta sugli altri hotel, visto che normalmente era lui a contrattare con i gestori… Così ce ne siamo andati nel più modesto ma confortevole Hotel Saadiens (2 stanze con bagno, pulite e dignitose per 480 DH (48 euro) con colazione. Taroudannt ci è piaciuta. È poco sfigurata dal turismo e ha un suk molto vivace. Terzo giorno. Da Taroudannt a Ouarzazate.

Da OUARZAZATE bisogna passarci sempre. Si trova al centro dell’immaginario otto che congiunge i percorsi delle due valli (la vallée du Draa e la Vallée du Dades) che portano al deserto. In breve è la porta del deserto. Per arrivarci da Taroudannt si attraversa la zona di montagna dove si coltiva lo zafferano. Quando è stagione è tutto fiorito di giallo. Il paesaggio mi faceva balenare alla memoria immagini dell’Afganistan… sulla strada ci siamo fermati a pranzare da uno zio di Aziz, nella sua casetta di fango e pietra, ci hanno offerto té allo zafferano, pane cotto nel forno di pietra. Un tajine allo zafferano fatto di niente (un pomodoro, una carota, una cipolla e un pezzettino di carne) noccioline e pistacchi, tutto quello che avevano, si sa l’ospite è sacro.. . Dopo mangiato le donne hanno voluto farmi indossare tutti i loro vestiti tradizionali (per armadio un baule, con due vestiti buoni) e truccarmi col kajal, mentre Giacomo veniva vestito con il tradizionale mantello di montone. Eccoci trasformati in due berberi di montagna… fra le risate e il divertimento di tutta la famiglia che non doveva imbattersi in forestieri troppo spesso… Piccola visita finale alle capre della padrona di casa e via verso il nulla del Jebek Siroua, un altopiano vulcanico dalle formazioni geologiche tipo Canyon (e infatti se ci si distrae un attimo si può pensare di essere finiti nel GranCanyon) Ouarzazate è una città inesistente, in pratica un punto di passaggio, ma non ha centro, né piazza, c’è una strada lunga un paio di km dove si avvicendano gli alberghi e i negozi abbastanza moderni. Tuttavia dato che ci si deve per forza fermare ci sono un paio cose da non perdere: la cena da Dimitri, il francese. Un’istituzione, praticamente nato con Ouarzazate nel 1928 come stazione, telegrafo, posta, luogo di ristoro. Tutto. Oggi è un ristorante carico del fascino dei luoghi che hanno vissuto una storia… Anche molto turistico, ma non si deve perdere, anche perché Dimitri è autorizzato a vendere il vino e ce l’ha anche buono, alle pareti tiene le foto di tutti gli attori passati di lì… Perché Ouarzazate (e questo è il secondo motivo di sosta) è il centro della cinematografia non solo marocchina, Appena fuori dal paese sorgono gli Studi cinematografici Atlas, appena rilanciati e risistemati. Quando ci siamo passati noi abbiamo visitato nella solitudine più assoluta i set abbandonati e rovinosi di Kundun, del Gladiatore, di Guerre Stellari, di Asterix e Cleopatra. Abbiamo passato un intero pomeriggio a giocare a nasconderci fra improbabili pueblos messicani tipo western, e templi buddisti, scenografie di cartone che cadevano a pezzi… Il tutto completamente all’aperto con splendida vista sull’infinito verso il deserto…

Sempre in zona ci sarebbe da visitare la kasbah Ait Bennadhou, che a vederla da lontano è davvero impressionante, ma poi è così presa d’assalto da turisti e venditori di schifezze e souvenir che desideri solo fuggire… (questa scena si ripeterà in ogni kasbah appena un pò famosa, belle di fuori e anche dentro ma così aggredite dal turismo mordi e fuggi da risultare odiose) Abbiamo dormito all’Hotel Saghro, gradevole, due camere grandi con colazione per 600 DH (60 euro), C’è anche la piscina. (freddissima) Quarto giorno. Valle del Dades/Gole du Thodra.

Appena fuori Ouarzazate si può scegliere se andare verso la valle del Dades e quindi il deserto di Merzouga oppure verso la valle del Draa e quindi il deserto di Zagora… Abbiamo scelto la prima strada perché a Merzouga c’è l’Erg Chebbi, la duna più alta e bella del deserto marocchino.

La Valle del dades è la valle delle rose, è già rosa per via della terra gialla ocra rosa rossa rossissima e le kasbah e i villaggi che si susseguono sulle sponde del fiume (oued) sono fatte di quella terra e si confondono fra le rocce fra i palmeti… Costruzioni fiabesche fatte di palta che sembrano i castelli di sabbia di quando eravamo piccoli, uno spettacolo davvero affascinante che diventa meravigliosissimo al tramonto con la luce che arrossa tutto … In primavera poi la valle si riempie del rosa delle rose, che qui si coltivano a profusione. Si passano paesi deliziosi come El Kelaa M’Gouna o Tinherir, il mio preferito (se mai ci doveste passare dovete fermarvi a dormire all’hotel Tomboctou. Si può visitare virtualmente su http://www.I-escape.Com/hotel.Php?hotel_key=MC021) Appena passata Tinherir piano piano ci ritroviamo circondati da rocce immense a strapiombo e in mezzo un palmeto, spettacolo meraviglioso… Passiamo una sequenza di alberghini che si affacciano sullo oued (fiume) poi di colpo l’orrido si chiude e noi dobbiamo entrare proprio lì dietro la montagna che copre il sole. Eccole le famose Gorges du Thodra!! Aziz ci teneva moltissimo a farci passare la notte lì dentro… Diceva che sarebbe stato indimenticabile… Invece la sensazione era di essere chiusi fra due pareti ripidissime altissime, fra un viavai di pullman, 4X4 (le odiate catcat) auto, camion, turisti, polvere e lì in fondo baciato dal buio e dall’umidità il nostro albergo Yasmina!… Io non ce l’ho fatta, claustrofobia, senso di soffocamento, di panico … Sono scappata fuori, dove la strada si apriva verso Tinherir per prendermi gli ultimi raggi di sole… Beh lo spettacolo merita assolutamente, ma risparmiatevi la notte lì dentro, meglio, molto meglio il Tomboctou!!! Nota di demerito sull’Hotel Yasmina. L’albergo più scrauso incontrato nel viaggio, tanto più scrauso quanto più invece si danno arie da GrandHotel… pessimo. Quinto giorno. Verso il deserto: Tinherir…Rissani…E finalmente le dune. Appaiono sulla sinistra del finestrino, tutte in fila in fondo all’orizzonte dell’infinito deserto di pietra e sembrano lontanissime, poi si fanno più vicine e alla fine anche le ruote sono sulla sabbia.

Eccoci arrivati, il viaggio è durato nemmeno tre ore.

Noi abbiamo alloggiato all’auberge Lac du Sahara, dai fratelli Anaam. Proprio ai piedi della grande duna dell’Erg Chebbi, mille volte fotografata. Inconfondibile.

Alvin e Ariel che per tutto il viaggio si erano fatti promettere da Aziz che avrebbero trovato gli snowboard per scivolare sulle dune (e io avevo sempre pensato che fosse una follia) appena entrati nell’albergo … Trovano i loro snowboard, e per due giorni non faranno altro che salire sulle dune come cammelli impazziti e scivolare giù… La cosa più ridicola è che a ben guardare il profilo della grossa duna (lei, quella delle fotografie) si poteva notare una fila di piccole formiche in cammino verso la sommità: tutti i turisti che dall’alto venivano giù, chi con la tavola chi con niente, rotolando… …La poesia del deserto?… A dire la verità sdraiata a pancia in giù sulla cresta di una duna altissima, guardando l’orizzonte, indovinando il punto dove il Marocco diventa Algeria… Beh…Hai una sensazione di pace, infinitamente quieta, non torneresti più. (fatemi restare qui per sempre, nel silenzio). Ecco l’indirizzo del nostro ksar.

Le Lac du Sahara: Anaam Ali Ben Moh, Ksar Merzouga B.P. 48 Erfoud Maroc e-mail: mrahba@yahoo.Fr http://merzougasahara.Free.Fr/ L’impressione è quella di stare in un rifugio di alta montagna invece che le cime innevate, le dune rosse. (fra l’altro dicembre gennaio è il momento migliore: cielo terso quindi stellate pazzesche, mai troppo caldo anche di giorno, sabbia tiepida, animali in letargo, quindi niente ragni, serpenti, scorpioni e sdraiati sulla sabbia ci si sta benissimo) Il posto è molto spartano, pareti rosse, tetto di paglia, pareti di palta, (le pareti di fango si chiamano “pisé”) niente elettricità, lampade a petrolio e candela, toilette alla turca e tre docce in comune, niente asciugamani, stesso cibo tutti i giorni, a colazione, pranzo e cena, insalata di arance, tajine o cuscus, tè mente, aranciata, acqua. Un grande salone berbero dove riposare, mangiare, dormire, suonare, fuori la tenda berbera dove ripararsi dal sole.

Il capodanno lo passiamo sotto un cielo così affollato di stelle da sembrare finto, dopo la solita cena annaffiata da una bottiglia di ksar rosso acquistato per 60 DH di nascosto in paese (è inutile non rivelerò mai il nome dello spacciatore di vino di Merzouga!!!) e rallegrata da un concertino di percussioni e ribab nel grande salone… Tutto qui. Buon 2003.

Nei dintorni di Merzouga siamo stati a visitare il palmeto, con il suo sistema di irrigazione e coltivazione, e un pueblo di mori, neri dalla Mauritania, nomadi momentaneamente residenti che ci hanno deliziato con musica e danze gnaua. Ci hanno raccontato che a luglio si svolge un festival di musica gnaua (anche a Essaouira) durante il quale si balla e si danza per tre giorni di seguito senza mai smettere, nutrendosi con quello che le donne del villaggio offrono…

Settimo e ottavo giorno. Merzouga/Zagora/Vallee du Draa/Ouarzazate Dopo due giorni prendiamo la strada del ritorno passando da ZAGORA che ha una porta d’entrata alla città trionfale (e il famoso cartello 51 giorni a Tomboctou), e inoltrandoci nella splendida valle del Draa. Anche questa è una valle di kasbah che nel suo primo tratto fino ad Agdz è spettacolare, molto più verde e rigogliosa rispetto al Dades, col rosso della terra che spicca ancora di più fra i palmeti. Anche in questo caso si finisce a Ouarzazate e poi da lì il ritorno a Marrakech attraverso il passo di Tiz’n Tichka. Il passo è piuttosto alto e potrebbe essere innevato d’inverno, ma noi siamo stati fortunati, clima caldino e sereno sempre.

Il nostro viaggio doveva finire con gli ultimi tre giorni a Marrakech alla scoperta della città, e invece non abbiamo resistito al richiamo di Essaouira, troppa voglia di rivederla… E così siamo tornati da Mary e Rosko. Sognando già un prossimo ritorno in Marocco che potrebbe ripartire proprio da Essaouira verso il sud, Mirleft, TanTan, Laayoune, e la terra dei Sahrawi…

Ecco alcuni siti dove cercare i ryad e prenotare: http://www.Carreblu.Com/marocco/riad/index.Htm http://www.Terremaroc.Com/index.Php http://www.Essaouiranet.Com/ http://www.Essaouira.Com/



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