In Marocco per un tour delle città imperiali

Viaggio autogestito attraverso Marrakech, Rabat, Meknes e Fes
Scritto da: Lurens55
in marocco per un tour delle città imperiali
Partenza il: 18/04/2014
Ritorno il: 27/04/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Viaggio in Marocco – Tour delle Città Imperiali

Periodo: 18 – 27 Aprile 2014

Partecipanti: io e Franca

Prologo:

A settembre si comperano i biglietti del volo EasyJet da Malpensa a Marrakesh all’andata e da Casablanca a Malpensa il ritorno (costo a testa A/R 132.50€).

Si stabiliscono i luoghi da visitare e le relative date e a ottobre si prenotano con booking tutti i riad.

Venerdì 18/04/2014 – partenza

Lasciamo l’auto al Parking Malta di Cardano al Campo, Via Vesuvio 14. Da oggi fino al 27 paghiamo 25€ per posto scoperto. È il parcheggio più economico, un tantino però approssimativo. Il terminale per il bancomat non funziona. Però ci teniamo noi le chiavi dell’auto.

L’aereo lascia l’area di parcheggio con qualche minuto di ritardo e alle 17:40 decolla.

Il volo è tranquillo e arriviamo in perfetto orario.

Il controllo passaporti non è proprio dei più rapidi.

Finalmente ci timbrano il passaporto e all’uscita troviamo l’autista mandato dall’hotel che ci aspetta con il classico cartello con il nome. Usciamo dall’aerostazione e fa un caldo estivo. Noi siamo partiti da casa con 14° e qui ce ne sono circa il doppio. Il nostro autista con una vecchia Mercedes si districa per le stradine strettissime e trafficate con un abilità incredibile. Arrivati vicino al centro della medina (costo della corsa 10€), ci attende Eidub (o almeno questo è il nome che ho capito) un ragazzo molto sveglio che gestisce il Riad Naya e ci accompagna fino a destinazione.

Da soli non ci saremmo mai arrivati. Tra l’altro negli stretti vicoli della medina le auto non passano, ma in compenso sfrecciano in mezzo alla gente motorini e scooter con seri rischi di venire investiti. È peggio del traffico di Napoli.

Il Riad è grazioso, ma ubicato in un vicolo pieno di macerie. La camera un po’ rustica ma pulita.

Eidub ci offre il tè alla menta, poi ci accompagna fino alla strada che porta alla piazza principale Jamaa-el-Fna.

Percorriamo (cercando di non farci arruotare dai motorini) una viuzza piena di piccole botteghe che vendono di tutto. L’aria profuma di spezie e cuoio. Al fondo della via ci ritroviamo nella piazza Jamaa-el-Fna dove ci sono bancarelle di ogni genere e banchetti-ristoranti tipo festa dell’unità che grigliano a friggono di tutto. Un casino incredibile. I prezzi sono chiaramente esposti e sono fissi.

Domani sera proveremo.

Tornati in camera chiediamo a Eidub se è possibile comperare una bottiglia d’acqua pagandola con un euro (dobbiamo ancora cambiare). Ha fatto che partire lui ed è tornato con una bottiglia d’acqua fresca. È di una cortesia incredibile. Dopo questo primo assaggio di Marrakesh andiamo a dormire.

Sabato 19/04/2014 – Marrakesh

Sveglia e colazione servita nel patio: tè alla menta, spremuta di arancia, uova sode, formaggini, yogurt, marmellata, pane (buonissimo) e olio di oliva in cui pucciare il pane.

Eidub ci indica l’ufficio cambio valuta più vantaggioso nei pressi e poi ci dice che la scheda sim marocchina ce la compra lui, perché così spendiamo 10dh, se invece la comperiamo noi ci fanno pagare 50dh.

In pochi minuti a piedi siamo in piazza Jamaa-el-Fna e cambiamo all’ufficio dell’hotel Ali a 11.06 contro i 10 che danno le banche.

Già che siamo lì facciamo un giro orientativo della piazza per vedere la variegata offerta ludico-commerciale. Attira immediatamente la nostra attenzione un gruppo di incantatori di serpenti. Ci sono serpenti di vari tipi acciambellati sul pavimento compreso un paio di cobra. Un tizio soffia come un forsennato dentro un piffero producendo un suono scassatimpani. Quando ripasseremo da lì alla sera scopriremo che il pifferaio sta continuando imperterrito. Il cobra penso stia elaborando un piano per morderlo e farlo secco.

Un’altra simpatica attività commerciale è la vendita di dentiere usate e denti finti. Ci sono alcuni banchetti che espongono questo bizzarro genere merceologico, sebbene non sembri esserci nessuno interessato all’acquisto. E poi una imprecisata quantità di tatuatori all’henne e venditori di tutto.

Poiché l’offerta della piazza non incontra il nostro interesse, andiamo a cercare il Bahia Palace. La guida indica quali strade seguire, peccato che nelle vie non ci siano le targhe con i nomi. A forza di girare e chiedere lo troviamo. Il biglietto di ingresso costa 10dh. Do una banconota da 100 per due ingressi e il bigliettaio mi dice che non ha il resto. Per fortuna ne ho una da 20 e gliela do. Entriamo e il palazzo è molto bello in particolare i soffitti decorati.

Usciti andiamo a visitare il museo Dar Si Said. Ingresso 10dh. Anche qui gli mollo un 100 e mi dice che non ha il resto e di andare a cambiare. Appena fuori un tizio mi chiede se ho bisogno di aiuto e gli dico che devo cambiare. Lui gentilmente mi accompagna in un negozio vicino dove il negoziante mi cambia il 100, ma poi ci mostra il suo campionario di pantofole, cinture, ecc. Tornati alla biglietteria vedo quel farabutto del cassiere che sta contando una mazzetta di banconote da 20. Quindi ho dedotto che sia d’accordo con il negoziante per mandargli potenziali clienti.

Questo museo di bello ha in particolare il primo piano in cui c’è un grande salone di rappresentanza con un soffitto bellissimo.

Proseguendo nel nostro giro passiamo davanti ad alcune botteghe di artigiani che realizzano oggetti vari (ceste, borse, borsette…) con copertoni di auto e moto. Finiamo poi in una piazzetta dove uno dei tanti venditori ci arpiona, ci sgonfia fino a quando accettiamo di prendere il tè reale (gratis) fatto con un miscuglio di 10 erbe e oggettivamente buono.

Alla fine cerca di venderci di tutto e per levarcelo di torno acquistiamo una confezione di crema all’olio di Argan da 100 ml per 60dh.

Essendosi fatte le 13 passate ci fermiamo per uno spuntino in uno dei ristoranti di piazza Jamaa-el-Fna.

Io ho preso un cous cous di carne e verdure che sapeva di poco. Lo faccio meglio io.

Tornati in camera per un veloce riposo troviamo nel vicolo degli operai con carretti trainati da asinelli che stanno portando via le macerie.

Meta del pomeriggio: i Giardini Majorelle, adiacenti alla villa in cui ha vissuto Yves Saint Laurent e ora di proprietà della fondazione Bergé-Saint Laurent, che si trovano nella parte nuova della città, fuori dalle mura della medina. Per arrivarci percorriamo un tortuoso itinerario che passa per vicoli pieni di bottegucce che vendono di tutto e gente che vende un incredibile campionario di cianfrusaglie usate (e rotte in alcuni casi) sparse per terra. Il mercato di “Porta Pila” di Torino in confronto è una boutique.

L’ingresso ai giardini costa 50dh e se si vuole visitare anche il museo se ne aggiungono altri 25. Per il Marocco è un prezzo altissimo.

Il giardino è molto bello. Curatissimo e con piante di ogni parte del mondo.

Anche al ritorno siamo passati in vicoli pieni di gente, bici, motorini, carretti di ogni genere e dimensione facendo un giro molto tortuoso, avendo perso l’orientamento. Tornati in camera coi piedi che fumavano.

Per cena andiamo in piazza Jamaa-el-Fna dove ci sono i banchetti che cucinano cibarie marocchine. Ci sediamo in uno dove ci sono parecchi marocchini e prendiamo tajine di carne e verdure e spiedini di carne. Le porzioni sono piccole e anche poco saporite. Mi aspettavo sapori più decisi.

Tornati all’hotel Eidub ci aiuta a far funzionare la scheda sim marocchina che per 10dh dà diritto a 30 minuti di chiamate nazionali e 100 sms. Poi cotti dalla stanchezza andiamo a riposare.

Domenica 20/04/2014 – Marrakesh

È Pasqua, ma essendo un paese musulmano è una domenica qualunque.

Dopo colazione ci siamo diretti verso la Moschea di Koutubia girando a naso nei vicoli. È incomprensibile vedere certi microscopici negozietti di cianfrusaglie aperti in vicoli secondari dove passa pochissima gente visto che già i vari negozi dei suq, dove passano decine di migliaia di persone ogni giorno, sono sempre vuoti (come campano è un mistero).

Dopo un po’ che girovaghiamo finiamo in una via grande che porta alla Moschea che però è chiusa. La Lonely Planet dice che se non sei musulmano non puoi entrare.

Facciamo un giro intorno come stanno facendo i gruppi dei Tour organizzati e poi andiamo a passeggiare nel giardino. Curatissimo e pieno di fiori.

Da lì, dopo aver chiesto indicazioni andiamo alle Tombe dei Saaditi. L’ingresso costa 10dh. Provo anche qui a dargli una banconota da 100 e anche qui il cassiere mi dice che non ha il resto. Un marocchino (guida) gli dà un cento per 5 biglietti e riceve il resto senza nessun problema. Sono proprio farabutti.

Giro per la medina e poi una breve sosta sulla panchina dove veniamo tormentati da venditori di collane, braccialetti, cammelli di plastica, ecc.

Torniamo in camera per riprenderci un po’ e più tardi partiamo, sempre rigorosamente a piedi, per la Medersa (o Madrassa) di Ali Ben Youssef.

Non è lontana dal nostro riad e stando alla cartina basta andare “sempre dritto”. Il “dritto” nella medina va interpretato un po’ come a Venezia. Infatti sovente le vie si biforcano in due viuzze pù piccole che entrano in un suq nel quale si diramano in un vero e proprio labirinto. A forza di chiedere a uno e all’altro informazioni sulla direzione da seguire arriviamo in fretta.

Ingresso solo Madrassa 50dh, con visita al museo 60dh.

In questo monumento il tizio alla biglietteria non fa il furbo e ci dà il resto senza fare storie.

La Madrassa è una costruzione bellissima grazie ad un’ottima opera di restauro.

È davvero imperdibile. Il museo invece ha un bell’hammam con un lampadario gigantesco, ma per il resto non l’ho trovato particolarmente interessante.

Usciti dal museo seguiamo le indicazioni per piazza Jamaa-el-Fna chiedendo ad un signore la strada. Mentre andiamo un ragazzotto ci avvicina e ci dice che se vogliamo andare alla piazza la strada che stiamo seguendo non va bene e ce ne indica un’altra. Ci accompagna per circa 200 metri e ci dice di andare dritto e poi vuole la mancia. Dato che, primo, non ho delle monete e, secondo, mi dà l’idea che ci stia prendendo per il culo perché ci ha portato in direzione della Madrassa, non gli do un tubo e torniamo sui nostri passi e seguendo le indicazioni avute prima in poco tempo arriviamo.

Ergo un gran farabutto, il ragazzino.

In piazza Jamaa-el-Fna ci sediamo al bar Yami, dove assaggiamo le crepes berbere che sono un po’ spugnose. Poi girovaghiamo in altri degli infiniti tentacoli del suq e poi sfatti dai vari km percorsi a piedi da stamattina andiamo in camera ad attendere l’ora di cena. Visto che il bar tavola calda di oggi pomeriggio è pulito, ha gli stessi piatti che vendono i banchetti ed è più tranquillo e comodo, andiamo lì a fare cena. Decisamente meglio dei banchetti. Piatti più gustosi, ottimo servizio e persino più economico.

Lunedì 21/04/2014 – Da Marrakesh a Fes

Sveglia alle 7. Colazione, salutiamo Eidub e partiamo a piedi verso la porta della Medina per prendere il treno per Fes. Arrivati alla strada ci sono i taxisti in agguato che ci chiedono dove vogliamo andare. Alla stazione! 50dh! dice il taxista. Dato che Eidub ci ha detto che la corsa costa 20, gli dico che dalla stazione a lì abbiamo pagato 20dh (anche se non abbiamo mai preso un taxi dalla stazione, ma loro non lo sanno) e loro calano subito a 40. Io propongo 30. Discutono un po’ tra loro e uno accetta. Alle 8:05 siamo alla stazione. Una bella costruzione, pulitissima. Il biglietto di prima classe con posto assegnato costa 295dh e il viaggio sarà di 7 ore, perché per andare a Fes fa il giro da Casablanca, Rabat e Meknes. Ci sediamo nel bar dove prendiamo un ottimo espresso Segafredo (18dh). La prima classe non è proprio elegante. È tipo la seconda dei nostri regionali. Forse persino un po’ peggio. Come nei nostri treni non tutto è perfetto. Il nostro scompartimento ha il deflettore che non sta chiuso. Così ci sono vari tentativi tecnici da parte di un anziano signore in caffetano per trovare una soluzione, ma praticamente tutti infruttuosi. Stufo degli insuccessi registrati va a chiamare il capotreno per metterlo al corrente del problema. Questo arriva, armeggia un po’ con una chiave senza ottenere alcun risultato e, come sarebbe successo in molte altre parti del mondo Italia inclusa, fa eloquenti gesti di resa e se ne va. Alla fine usiamo le tendine arrotolate e pressate nell’apertura per limitare il flusso dell’aria. Come premiere class non c’è male. Il viaggio è di una noia mortale. Ho perso il conto delle fermate. Il paesaggio è privo di interesse. Alle 16:30 arriviamo a Fes (con 20 minuti di ritardo). Scesi dal treno si mette a gocciolare e la temperatura è ben più bassa che a Marrakesh. All’uscita ci attende l’autista speditoci dal Dar Melody con un elegante SUV nuovo (costo 70dh). Arrivati alla medina c’è la proprietaria dell’hotel che ci aspetta con un facchino dotato di carretto per portarci le valigie. Noi che non siamo abituati a certi lussi e viaggiamo con bagagli a mano a standard compagnie aeree low cost occupiamo una infinitesima parte del carretto con i nostri bagagli. In effetti nei vicoli il trolley non sarebbe stato granché utilizzabile data la pavimentazione sconnessa. Arrivare al Dar Melody da soli sarebbe impossibile. Il vicolo da cui si entra in hotel è largo quanto la porta. Varcata la soglia però è un altro mondo. È una enorme casa di 350 anni restaurata con gran buon gusto. L’arredamento, un mix di vecchi mobili marocchini e francesi restaurati, appaga l’occhio. La proprietaria ci offre spremuta d’arancia e fragole con zucchero e poi ci accompagna alla nostra camera, molto grande, con un angolo salotto, arredata con molto buon gusto. Vale abbondantemente i 55€ a notte. Ci danno anche una utilissima cartina della medina con segnati i percorsi e i monumenti importanti di Fes e ci consigliano anche un ristorante marocchino dove cenare.

Usciamo e giriamo a caso nella medina. Finiti in una piazza troviamo dei banchetti che preparano del brodo di lumache. La gente si ferma, compera una ciotolina di brodo per 5dh (come aperitivo, data l’ora?) e se lo sorbisce. A forza di girare a caso ci perdiamo. Chiedendo informazioni ai commercianti di articoli che non vanno certo bene per un turista (come abiti da sposa, telerie, tendaggi, ecc.) e quindi non ti sgonfiano per farti comperare qualcosa, riusciamo a finire in un punto noto da cui possiamo orientarci con la cartina. Visto che nel frattempo si è fatta l’ora di cena andiamo al Ristorante Zohra. Cena di 3 portate abbondanti più acqua minerale, 90dh a testa. Ho riprovato a prendere il cous cous mouton dopo aver chiesto se era speziato, ma anche questo sapeva di poco. Mi sa che devo venire in Marocco a tenere dei corsi su come fare il condimento del cous cous.

Poi con grande sicumera torniamo al Dar Melody. Meno male che non è ancora buio pesto, perché è saltata l’illuminazione pubblica e arriviamo alla porta a tentoni. Domani dobbiamo pianificare bene la giornata.

Martedì 22/04/2014 – Fes

La colazione è ottima. Fragole, mango, yogurt con crema di castagne, frullato di frutta, crepes e pan cake di vario genere, marmellate, spremuta d’arancia, te e chi più ne ha più ne metta.

Il tutto servito ad un tavolo apparecchiato con gran cura.

Satolli partiamo cartina alla mano per la visita delle concerie passando per la piazza dei calderai che martellano tutto il giorno lastre di rame e ottone da cui ricavano delle enormi padelle e pentole che vengono noleggiate per matrimoni e altre occasioni.

Arrivati nei pressi delle concerie (l’odore è inconfondibile) un signore ci arpiona e ci propone di andare da un suo amico che ha una terrazza da cui si vedono le concerie dall’alto. Ovviamente il terrazzo ha annesso un negozio di articoli in pelle. Il negoziante ci spiega un po’ in spagnolo, un po’ in italiano, un po’ in francese come avviene la concia delle pelli. Si parte con un accurato lavaggio in un enorme cesto rotante (4-5 metri di diametro per un paio di metri di larghezza). Quando le pelli sono pulite vengono trattate con guano di piccione e urina di mucca (ah! ecco da dove deriva questo buon profumo che aleggia nell’aria!). Poi vengono tinte (dicono con coloranti naturali quali zafferano, papavero, ecc.) e fatte asciugare e poi, a mano, con uno strano attrezzo vengono sfregate da alcuni energumeni che le rendono morbide.

La cosa spaventosa sono le condizioni in cui lavorano i conciatori: a mollo in questi liquami schifulenti e respirando tutto il giorno una puzza tremenda.

Ovviamente al termine della visita abbiamo dovuto guardare circa tutto il campionario e alla fine di una estenuante contrattazione partita da 200dh e chiusa per sfinimento a 130dh abbiamo comperato una cintura in pelle di dromedario per Franca (deve essere proprio di pelle perché puzza).

Il giro prosegue per la medina con la visita alla Medersa Attarine (ingr. 10dh). Piccola e graziosa, vale la pena pagare il biglietto di ingresso. Più avanti visitiamo la Medersa Bouanania (ingr. 10dh). Meglio della precedente.

Girando per la medina comperiamo alcuni oggetti di terracotta smaltata in un negozio che ha tutti i prezzi ben esposti e che non fa un dirham di sconto.

Poi in un altro comperiamo in etto di karkadè. Il negoziante ci fa sentire la differenza di profumo tra due tipi di karkadè, uno da 20dh l’etto e l’altro da 25. Effettivamente quello da 25 è più profumato. Ne acquistiamo un etto. Lo pesa su una bilancia dietro al banco e ce lo dà. A occhio non mi sembra un etto, ricordandomi quanto erano grandi i sacchetti confezionati comprati in Egitto e Giordania. Arrivato poi a casa a fine vacanza ho provato a pesarlo sulla bilancia elettronica e ce n’erano 65 grammi. La bilancia del marocchino non sarà stata proprio precisissima, ma il sospetto che sia un farabutto è lecito. Conclusione: meno si compera e meno ci si fa fregare.

Usciamo dalla medina dalla porta Bab Buojloug e andiamo a cercare il giardino Jnan Sbil.

Passiamo davanti al Palazzo Reale e scatto qualche foto.

Un pulotto mi rincorre sbraitando e, con l’arroganza tipica di chi non conta nulla ma crede di essere chissà chi per via del ruolo che ha (seppure di nessuna importanza), mi dice che devo cancellare le foto, perché è vietato fotografare il Palazzo Reale. La stessa cosa poteva essere detta con cortesia, visto che da 30 metri non si poteva certo vedere un eventuale divieto di fotografare il Palazzo. Tra l’altro non è comprensibile il motivo. Ho fotografato palazzi reali e presidenziali ovunque compreso quello imperiale di Tokyo. Qui sono proprio scassa-cabasisi gratis.

Ci fermiamo a prendere fiato sulle panchine di questo bellissimo giardino dove c’è anche un laghetto sulla cui riva c’è una gondola (?!?!) sfondata e priva del classico motivo decorativo a prua.

Cosa ci faccia una gondola in Marocco, oltretutto in una città verso le montagne, è un mistero.

Poi con la sicumera di chi conosce la medina come le sue tasche ce ne torniamo un po’ in camera.

Dopo un po’ di meritato riposo andiamo in piazza Bab Buojloug dove ci sono una caterva di ristoranti.

Qui abbiamo visto una scena insolita: un ragazzo con sembianze nord-europee, biondo, occhi azzurri, pelle chiara, esponeva su un banchetto della bigiotteria e c’erano dei marocchini che contrattavano l’acquisto. Un capovolgimento di ruoli.

Abbiamo cenato in terrazza in uno dei numerosi ristoranti con scarsa soddisfazione. Non è che le cose da mangiare fossero cattive; erano insipide.

Mercoledì 23/04/2014 – Da Fes a Meknes e visita di Volubilis e Moulay Idriss

Anche questa mattina colazione sontuosa. Ieri la tavola era apparecchiata con tonalità di colore sul lilla, oggi la tonalità era il rosa.

Oggi la colazione era in stile francese (brioche, pain au chocolat, ecc.).

Alle 9 ci fanno trovare il facchino col carretto per portare le valigie sotto dove ci attende un autista per andare alla stazione (70dh. Un po’ caro, ma è una bella comodità).

L’auto di questo chaffeur è decisamente meno bella di quella trovata all’arrivo. Un Mercedes un po’ datato.

Partenza per Meknes (costo biglietto di prima classe 30dh).

Dopo mezz’ora siamo a Meknes. Nell’atrio della stazione veniamo arpionati da uno dei tanti taxisti che ci chiede dove dobbiamo andare, gli diciamo dove e lui ovviamente ci dice ok! Ma io in contropiede gli dico che dipende tutto dal costo. Mi spara 40 e io lo guardo scrollando la testa. Cala a 30 e dato che non ho voglia di passare la giornata a contrattare per un euro, gli dico che va bene. Questo si dirige verso una Fiat Punto con tanto di insegna TAXI, ma è un’auto che da noi non prenderebbe nemmeno un demolitore.

Comunque arriviamo alla Medina e cartina alla mano ci dirigiamo al Riad. Arrivati nelle vicinanze abbiamo svoltato in un vicolo che sembrava quello giusto, ma non lo era. Chiediamo informazioni ad un negoziante e questo molla il suo negozietto incustodito e ci accompagna.

La titolare del Riad è una signora marocchina che però è cresciuta in Corsica e parla bene l’italiano.

Ci racconta che è laureata in ingegneria informatica, che ha lavorato nel settore diversi anni e qualche anno fa ha deciso che voleva cambiare vita e ha messo su questo riad.

Non è male, costa un po’ meno rispetto a quello di Fes, ma la differenza è abissale.

Visto che viaggiamo con tempi un po’ stretti chiediamo alla titolare se è possibile organizzare con un taxi la visita a Mulay Idriss e Volubilis. Ovviamente sì! Costo per mezza giornata di taxi 300dh.

Appuntamento al riad con l’autista alle 14.

Usciamo a fare un giro nella medina e troviamo il vicolo dei venditori di filo di seta. I negozi sono tantissimi. Qualcuno microscopico, qualcuno grande. Tutti hanno un campionario di colori con una quantità di tonalità incredibile.

Ogni rocchetto costa solo 3dh e Franca ne compera un po’.

Tornati al riad aspettiamo l’arrivo dell’autista. Alle 13:55 la signora lo chiama e dice che in 10 minuti arriva. Finalmente alle 14:20 compare. Fa un caldo tremendo e lui ha un pullover sintetico abbastanza pesante che fa sudare solo a guardarlo.

Partiamo. Prima tappa Mulay Idriss. Da vedere c’è questo paesino di case quasi tutte bianche e il mausoleo. Non essendo noi musulmani però non possiamo entrare. In punta al paese c’è una terrazza da cui si vede il mausoleo dall’alto. Cominciamo a salire un po’ a casaccio. Ad un certo punto incrociamo una signora che scende insieme ad una bambina di 6-7 anni. Le chiedo “svp, la terrasse?”. Lei dice qualcosa alla bimba che ci fa segno di seguirla e ci porta fino a questa specie di terrazza da cui si vede il Mausoleo, ci saluta e se ne torna indietro.

Fatte le foto iniziamo a scendere. Ci arpiona un signore anziano che comincia a raccontarci la rava e la fava della piccola moschea davanti alla quale ci siamo fermati e alla fine ce la mena sul fatto che questa moschea porta fortuna (forse funziona; vedi oltre) e cerca di rifilarci un po’ di dolcetti a 5dh l’uno. Per levarcelo dai piedi ne prendiamo due che a dire il vero non erano nemmeno male.

Torniamo verso il nostro taxi e non vediamo però l’autista che come un agente del KGB si materializza dietro di noi.

Andiamo a Volubilis. Ingresso 10dh.

Il sito è molto grande, il sole picchia anche se sono già le 16. La guida Lonely Planet descrive questo sito in modo molto carente. La legenda della cartina non è esatta. Nel sito non ci sono cartelli esplicativi, ci sono erbacce ovunque. È quasi tutto crollato quindi non è che ci siano vestigia strabilianti. Qualche mosaico è ben conservato, ci sono delle curiose colonne con incisioni elicoidali e un colonnato. La cosa più simpatica è un nido costruito sul capitello di una colonna occupato da una cicogna con tre cicognini.

Dopo due ore che giriamo sotto il sole siamo cotti. Facciamo una sosta seduti sulle pietre e dopo un po’ ci incamminiamo verso l’uscita. Ci sentiamo chiamare da un distinto signore marocchino che ci insegue con la nostra guida Lonely in mano. Si direbbe che i dolcetti e la moschea porta fortuna funzionino.

Alle 18 torniamo al taxi e quindi in camera.

Ceniamo nel riad con soddisfazione molto scarsa. La zuppa d’orzo sapeva di poco, la tajine di pollo con olive e limone sembrava bollita. In compenso costa 15€ (che è un prezzo altino per il Marocco). La tavola era apparecchiata bene con la tovaglia, il servizio molto gentile, tutto bello pulito, ma come cucina è proprio scarsa.

Due passi dopo cena e poi a dormire.

Giovedì 24/04/2014

Mattino a Meknes e al pomeriggio trasferimento a Rabat in treno (~ 2 ore)

Alle 5 il muezzin parte con le preghiere ed essendo vicinissimi alla moschea mi sveglia.

Colazione e poi a visitare il mausoleo di Moulay Ismail. Non si paga nulla. Il guardiano chiede una offerta (5-10dh vanno bene).

Ha una sala bellissima a cui si accede levandosi le scarpe. Il mausoleo dove c’è la tomba invece si può solo vedere dalla porta e non è accessibile. La tomba si vede bene da fuori attraverso una finestra che c’è di fianco.

Usciti dal mausoleo abbiamo contrattato fino allo sfinimento un giro in calesse di 45 minuti. Alla fine la trattativa si è chiusa a 120dh (partiti da 180dh). Oggi c’è l’inaugurazione della fiera internazionale dell’agricoltura da parte del re, per cui c’è uno spiegamento di polizia da grandi occasioni, strade chiuse, ecc. Così il calesse non ha potuto passare davanti al Palazzo Reale.

Terminato il giro in calesse, visita alle vecchie prigioni ubicate in un gigantesco sotterraneo che prende luce e aria da minuscole aperture nella spianata sovrastante. Qundi rapida visita al campo da golf reale.

Nel frattempo, sopra di noi nel cielo una cicogna sta facendo scuola di volo a due giovani cicogne.

Per concludere la visita di Meknes, andiamo a visitare il museo Dar Jamai, da non perdere.

Tornati al riad per recuperare i bagagli, la titolare ci offre un te alla menta e dolcetti marocchini.

Ci mettiamo un po’ a chiacchierare con lei sulla filosofia di vita dei marocchini e ci dice che la maggioranza è gente che vive alla giornata: se oggi sono riuscito a dar da mangiare alla famiglia va bene. Domani Allah provvederà di nuovo.

Ci dice anche come affrontare i taxisti per evitare di farsi fregare. Bisogna prendere i petit taxi e dire di mettere il tassametro. Se nicchiano li devi minacciare di segnalare il loro numero alla polizia.

Forti di questo know how, andiamo con il nostro bagaglio sulla strada principale e dopo 2 minuti si ferma un taxi. Gli dico che vogliamo andare alla stazione, ma che deve mettere il tassametro. Non fa obiezioni. Arrivati alla stazione il tassametro segna 10dh. Gliene do 15 e lui è contento come una pasqua.

All’arrivo ci siamo fatti turlupinare come degli allocchi. Date le cifre in gioco non è un problema, ma secca essere presi per fessi.

Il treno rapido per Rabat Ville arriva in orario (visto che è partito da Fes mezz’ora prima, ci mancava arrivasse in ritardo!) e dopo un paio d’ore con un modesto ritardo di 10 minuti siamo nella capitale del Marocco.

Il nostro riad (Dar Yanis) è, stando alle indicazioni del proprietario, a 500 metri dalla stazione e raggiungibile molto facilmente. In realtà i metri sono 1000 anche un po’ abbondanti (di cui 350 dentro la medina), ma con un bagaglio leggero non è stato un problema.

Presa la camera, minuscola, facciamo un giretto orientativo. La medina di Rabat è proprio piccola e al contrario degli altri posti nessuno sgonfia per farti vedere le sue mercanzie. Anche i ristoranti non hanno i classici buttadentro che ti arpionano per strada. Quindi puoi guardare con calma la lista appesa e i prezzi.

Il ragazzo del riad ci ha consigliato una trattoria marocchina sulla via principale (restaurant Liberation). È molto ruspante, ma dentro ci sono alcune madame di aspetto europeo e quindi entriamo pure noi. Costolette di agnello e spiedini di vitello con patatine fritte, 2 coca cola, 91dh in tutto. La scodella di minestra di ceci con pane costa 5dh. Ci sono molti marocchini che entrano e prendono solo la scodella di minestra e dell’acqua del rubinetto. Mentre una scodella di minestra con pane costa 5dh, un caffè ne costa 6 e un te alla menta più o meno lo stesso. Mi chiedo se la minestra abbia un prezzo politico.

Girando nei dintorni abbiamo trovato un ristorante più elegante per domani sera.

Venerdì 25/04/2014 – Rabat

Sveglia (il muezzin non si è sentito). Doccia. Il capomastro che ha ristrutturato il riad Dar Yanis non doveva essere un’aquila, perché ha ciccato la pendenza del pavimento della doccia, così l’acqua ci mette un secolo a scendere. Poi forse anche lo scarico non è dei più efficienti. Anche il supporto del soffione della doccia che fa sì che l’acqua venga spruzzata in orizzontale invece che in verticale è una bella perla! Vabbé, basta tenere il soffione in mano.

Colazione con brioche, crepes marocchine, miele, marmellata, caffè, latte e spremuta d’arancia.

Poi andiamo al Restaurant Liberation a prendere un caffè Lavazza fatto con le capsule e l’apposita macchinetta (10dh). Tendono a farlo un po’ lungo, ma è buono.

Prima tappa della giornata è la Kasbah des Oudaias. Un antico quartiere circondato da mura sul promontorio alla foce del fiume in cui si trovano il giardino andaluso e il Museo dei Gioielli. Il cielo è azzurro, il sole splende e noi usciamo vestiti leggeri.

Arriviamo alla porta di ingresso della kasbah insieme ad una gita scolastica di bambini delle elementari. Saranno un centinaio con le maestre che cercano di non perderli. In queste situazioni l’aiuto di qualche border collie sarebbe utile. Visto che vanno al giardino andaluso li seguiamo e vediamo che la gita dei bambini marocchini è come quelle dei bambini italiani. Si spingono nella fila, i maschi fanno i dispetti alle femmine che si rivoltano e li cartonano, si lamentano con le maestre che sbraitano per farli stare bravi, ecc. ecc.

Curiosità: bambini e maestre parlano in francese invece che in arabo.

Mentre visitiamo questo bellissimo posto di case tutte bianche e azzurro indaco, si alza un vento che porta via anche abbastanza freddo.

La titolare del riad di Meknes ci aveva detto che i francesi dicono che il Marocco è un paese freddo con il sole caldo. In effetti è vero. L’aria oggi è fredda (un termometro per strada segna 14°) ma al sole si sta bene.

Proseguiamo verso la Tour Hassan e il Mausoleo di Mohammed V (il nonno dell’attuale re Mohammed VI).

Arriviamo alle 13, nell’esatto momento in cui il muezzin chiama per la preghiera. I sorveglianti del sito ci dicono che per la visita si deve aspettare la fine della preghiera.

Arriva una quantità di gente (99% uomini) incredibile. La moschea è molto grande, ma hanno messo anche delle stuoie fuori e molta gente stende il proprio tappetino (alcuni un pezzo di cartone) sulla spianata davanti.

Noi ci sediamo al sole in paziente attesa e dopo un’ora finalmente si entra al Mausoleo.

Visto che il vento dell’oceano atlantico è sempre più forte e freddo puntiamo verso la medina per tornare al riad a prendere qualcosa di più pesante da mettere addosso.

Il bello della medina di Rabat è che nessuno ti stressa. Puoi fermarti a guardare senza che ti sgonfino, molti hanno cartelli con i prezzi fissi esposti.

Ci sono vari venditori che hanno una macchina che spreme le canne da zucchero facendo uscire il succo. Ci fermiamo vicino ad uno per guardare come funziona e leggere le grandi proprietà terapeutiche di questa bevanda (ci manca solo che ti faccia ringiovanire e poi le ha tutte); il tizio ci dà un po’ di succo da assaggiare. Non è cattivo, ma nemmeno buono.

Per cena andiamo al ristorante El-Bahia ricavato sul lato esterno delle mura della medina. La tajine di pollo al limone e la kefta non erano male. Il dessert siamo andati a prenderlo in una lussuosa “patisserie” il cui motto è “il nostro obiettivo è la vostra soddisfazione”. Due mini “tarte aux amandes” seduti al tavolino (buone) 20dh.

Giro serale nella medina che dopo le 20 si anima e poi in camera.

La vacanza volge al termine.

Sabato 26/04/2014 – Rabat al mattino, dopo pranzo a Casablanca

La Lonely segnala come curiosità ad ingresso gratuito il Museo del denaro. Per trovarlo ci mettiamo un po’ perché l’ingresso non è dove segnato sulla guida (le cartine della Lonely sono abbastanza imprecise).

In compenso non è nemmeno vero che è gratis ma costa 20dh. Qualche guru del marketing ha deciso che se sei un gruppo di 3 persone il biglietto costa 10dh. Se sei in due conviene comperare 3 biglietti e uno non usarlo J.

Dato che la visita a questo museo era giusto per perdere un po’ di tempo lasciamo perdere e andiamo al Museo Archeologico.

Seguiamo pedissequamente le istruzioni della Lonely ma ‘sto museo non si trova.

Chiediamo informazioni facendo vedere l’indirizzo scritto sulla guida, ma non lo conosce nessuno. Un ragazzo spagnolo con iPhone strafigo digita il nome della via e nemmeno il navigatore la conosce. Troviamo un marocchino che parla molto bene italiano con uno spiccato accento ligure. Ci racconta che è stato 20 anni a Savona facendo anche stagioni come aiuto cuoco a Sauze d’Oulx in inverno rimanendo bloccato in seggiovia a -17°.

Ci indica dove, secondo lui, c’è il museo. Mentre andiamo passiamo davanti al Museo dell’arte dove ci danno informazioni chiare e con riferimenti precisi per arrivare (non è dove ci ha detto il marocchino).

Le indicazioni della Lonely sono imprecise. Ecco come si fa arrivando dalla stazione: percorrere sul lato sinistro Av. Mohamed V fino alla moschea Sunna (molto ben visibile). Proseguire sempre sul lato sinistro. Subito prima del Tribunale girare a sinistra nella viuzza. Si vede poco più avanti l’hotel Chellah. Il museo è sull’angolo opposto all’hotel. Nascosto sotto un grosso albero c’è un cartello che indica il museo che è a 10 metri. Mettere il cartello nella via principale no?

A parte la difficoltà a trovarlo però contiene alcuni reperti interessanti.

Passeggiamo poi un po’ per la medina e usciamo dalla parte dei giardini andalusi, così ci fermiamo a prendere un te alla menta sulla terrazza del “Cafè Maury” dove anche oggi c’è un bel vento.

Il cameriere che ci serve è un filino imbranato e si inciampa versando i bicchieri senza conseguenze per noi. Ritenta e questa volta va meglio.

Un te alla menta servito al tavolo 11dh.

Letture e relax al sole nel giardino andaluso.

Ultimi acquisti di olio di argan, poi al riad per pagare e ritirare i bagagli. Piccolo spavento: non trovano la chiave dello sgabuzzino dove li hanno sistemati. Poi per fortuna la trovano e noi possiamo partire alla volta di Casa Voyageur.

Appena acquistati i biglietti (1a classe 55dh) per il treno delle 17:15 annunciano un ritardo di 45 minuti. È arrivato prima il treno successivo.

Alle 18:50 con solo 5 min di ritardo arriva a Casa Voyageur. Siamo sula porta per scendere e un gruppo di scalmanati (maschi e femmine più che teenager) si butta per salire spingendoci dentro. Per riuscire a scendere sono costretto a spingerli in malo modo a mia volta giù dalla predella con una borsata. Finora nelle altre città non avevamo mai trovato un tale livello di maleducazione. L’hotel IBIS è a 20 metri.

Preso possesso della camera (doppia 61€ senza colazione) facciamo un giro per cercare una tavola calda dove mangiare qualcosa rapidamente visto che i prezzi dell’IBIS sono piuttosto alti.

Intorno alla stazione c’è proprio poca offerta come ristoranti.

Chiediamo ad una signora che ci indica un localino frequentato da marocchini di tutte le età dove mangiamo una soddisfacente grigliatina mista di carne (a parte il pezzetto di salsiccia di fegato che a me non piace, ma ai gatti che ne hanno beneficiato è piaciuta molto). Ottime anche le verdure cotte e crude e il creme caramel fatto con le uova e non con le polverine. Finalmente una cena po’ saporita. Prezzo irrisorio.

Facciamo che comperare anche il biglietto del treno così domattina è un pensiero in meno.

Poi in camera a dormire con la sveglia puntata alle 4 (sigh!) visto che l’unico treno che va bene per il nostro volo di rientro parte alle 4:40.

Domenica 27/04/2014 – Ritorno Casablanca Malpensa

La sveglia suona inesorabile alle 4:10. Non abbiamo dormito molto.

Alle 4:30 siamo al binario. Il treno parte alle 4:45 (5 minuti di ritardo).

Molti marocchini comperano il biglietto di seconda classe e poi vanno a sedersi in prima così il controllore passa il tempo a spedirli via.

Arriviamo all’aeroporto e dopo una veloce colazione al bar dove spendiamo gli ultimi dirham che ci sono rimasti andiamo verso l’aerostazione. Primo controllo scanner dei bagagli. Poi al banco Easy Jet dove ci controllano visivamente le dimensioni del bagaglio a mano e mettono un timbro sulla carta di imbarco.

Poi al controllo passaporti.

Per andarsene bisogna compilare la “fiche”. Io non ho scritto che eravamo all’hotel Ibis. Vedo che il pulotto controlla a terminale e lo aggiunge lui. Ciò vuol dire che gli hotel comunicano alla polizia dove si trovano i loro ospiti.

Qui mettono un altro timbro sulla carta di imbarco. Poi al controllo bagagli, dove devi far vedere il passaporto e la carta di imbarco che hanno controllato e timbrato due metri prima.

Poi al gate. Quando imbarcano controllano di nuovo le dimensioni del bagaglio a mano e quindi la carta di imbarco e fanno una crocetta a biro su uno dei timbri e si entra nel finger. A metà del finger c’è un tizio che controlla la carta di imbarco per essere sicuri che nessuno si sia materializzato dal nulla nel frattempo.

Finalmente a bordo!

Spese per 2 persone

260€ per i voli aerei

850€ per pernottamenti nei Riad, pasti, treni, ingressi musei, souvenir, ecc.

Note

Il tour delle città imperiali è risultato un viaggio facile.Se si trova una quadra coi voli il giro sensato da fare sarebbe con arrivo a Marrakesh, poi Rabat, poi Meknes e infine Fes (volo di ritorno). Oppure al contrario.

Casablanca si può tranquillamente evitare.

La primavera è la stagione giusta per visitare il Marocco. Caldo gradevole. È bene avere sempre banconote di piccolo taglio e monete perché alcuni taxisti e bigliettai di museo non proprio onesti fingono di non avere il resto. Soprattutto a Marrakesh che è la città più turistica. La densità di persone nei suq è di tipo “cinese”. E come se non bastasse ci passano carretti, cavalli, asini, bici, motorini, ecc. Tirano a sfinirti con le contrattazioni. Se gli dai spago non te li levi più di torno. Parlano tutti francese sebbene con un accento strano. I taxi si dividono in petit e grand. Nei petit possono salire al max. 3 passeggeri. Nei grand fino a 6. I grand taxi però sono delle vecchie mercedes berlina e si stipano come sardine in scatola 4 dietro e 2 (più autista) davanti.

Se volete scrivermi: l.masera@alice.it

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