Ospitalità berbera

Nel mezzo del nostro viaggio in Marocco, abbiamo deciso di approfondire la conoscenza di una delle popolazioni più affascinanti di tutto il Maghreb: i berberi. Arrivati finalmente a Tinerhir dopo un interminabile viaggio notturno in autobus da Fès (dirham 108, partenze ore 16-18.30-21, durata indicativa 10 ore), prendiamo alloggio all’hotel el...
Scritto da: edo indians
ospitalità berbera
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Nel mezzo del nostro viaggio in Marocco, abbiamo deciso di approfondire la conoscenza di una delle popolazioni più affascinanti di tutto il Maghreb: i berberi. Arrivati finalmente a Tinerhir dopo un interminabile viaggio notturno in autobus da Fès (dirham 108, partenze ore 16-18.30-21, durata indicativa 10 ore), prendiamo alloggio all’hotel el Houda (www.El-houda.Com, tel. 044/833280, 11 rue Moulay Isma’il, singole 35, doppie 70) piccolo albergo gestito amichevolmente da un ragazzo molto volenteroso in grado di organizzare diverse escursioni, ma dai prezzi non così vantaggiosi.

La cittadina è particolarmente vivace, ma non si corre il rischio di essere disturbati continuamente dai commercianti come avviene generalmente nelle città più grandi. Tinerhir rappresenta un’ottima soluzione per tutti coloro che vogliano visitare la gola del Todra e magari tentare anche un’arrampicata, durante l’estate sono moltissimi, anche professionisti, gli scalatori che sfidano queste pareti.

Dopo un po’ di riposo, cominciamo a scoprire i segreti della città e in particolare della sua Kasbah, e veniamo accompagnati dal simpatico Abdul in un autentico laboratorio casalingo di tappeti, gestito da un’unica famiglia e per questo definito da loro stessi una moderna (chissà perchè) cooperativa. Questo è stato il primo contatto con l’ospitalità berbera, immediatamente siamo stati messi a nostro agio e omaggiati di una buona tazza di tè.

Lasciata la kasbah e divenuto ormai sera, ci sediamo per la cena al ristorante De los amigos, anche qua siamo immediatamente oggetto di mille attenzione e risate, si vede che il periodo non è di grande affluenza, e due occidentali suscitano sempre un po’ di ilarità… sarà per le nostre strane abitudini ai loro occhi. Ceniamo abbondantemente a base di brochettes e zuppe vegetariane, e riusciamo anche ad ottenere due birre che Habib va a recuperarci chissà dove. Al termine della cena beviamo tutti insieme l’immancabile whiskey berbero (tè alla menta!) e prendiamo accordi con Brahim che ci guiderà alla scoperta della gola del Todre.

La mattina seguente, dopo una buona colazione, incontriamo Brahim e, a piedi, partiamo alla volta della gola che dista circa 17 kilometri ( è possibile noleggiare biciclette sia all’hotel el-Houda sia in altri punti della città, il prezzo è ovunque di 100 dirham al giorno). Passiamo attraverso luminosi palmeti e incredibili campi coltivati, ci lasciamo alle spalle costruzioni d’argilla che ricordano non poco scenari prettamente mediorientali, ci fermiamo all’ombra per una piccola pausa, occasione per un altro tè alla menta, e finalmente cominciamo a intravedere lo squarcio che si apre in lontananza fra le pareti di roccia.Lo spettacolo è imponente, le pareti sono altissime e i colori molto chiari per via della luce del sole del pomeriggio. Cerchiamo un punto dove poter riposare e rinfrescarci nel fiume, osservando un immenso e unico spettacolo naturale, finalmente troviamo un po’ di fresco e ci concediamo un bagno anche se il fiume è piuttosto in secca.

Dopo aver mangiato qualcosa e un po’ di riposo, riprendiamo la nostra marcia verso la strada principale per trovare un taxi, eh si altri 17 chilometri a piedi erano veramente troppi! Brahim incontra un suo amico che insiste per offrirci un tè e poi vuole mostrarci casa sua dove le donne sono impegnate nella lavorazione dei tappeti di lana che gli uomini vanno a prendere sulle montagne. Anche questa famiglia è una piccola cooperativa e i prezzi degli splendidi tappeti sono molto vantaggiosi. Trovato un taxi, Jamal, torniamo a Tinerhir non proprio comodamente, i marocchini hanno l’abitudine di riempire la macchina fino a farla scoppiare e noi eravamo in dodici! Il giorno seguente Brahim insiste per portarci a casa di sua zia per il pranzo e poi a casa sua, dove vive col fratello e la madre, per la cena. Stremati per le lunghissime camminate e sazi dopo un ottimo couscous vegetariano, rimaniamo a dormire a casa di Brahim che ci permette di riflettere un po’ sul valore dell’ospitalità e dell’accoglienza, che forse tendiamo troppo spesso a dimenticare.



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