Manhattan in pratica

Tutto quello che c'è da sapere per vivere al meglio il cuore di New York
Scritto da: UgoT
manhattan in pratica
Partenza il: 25/03/2017
Ritorno il: 03/04/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
OCCHIO AI NOMI In questa guida non parlo di New York, parlo di Manhattan. Vi parlerò delle mie sensazioni e delle mie esperienze dirette. Nonostante la mia franchezza, sappiate che adoro Manhattan: quel che vi dirò serve proprio a godersela meglio.

Manhattan è un’isola al centro di New York. È solo una delle cinque divisioni amministrative (boroughs) che compongono la città e conta 1.636.268 abitanti distribuiti in lungo – e in alto – su un’area di 87 km². Tanto per capirci sulla densità, Milano ha 1.350.973 abitanti su 181,76 km². Descriverò ciò che potete aspettarvi vi succeda dall’aeroporto JFK a Manhattan (e ritorno). Non parlerò delle bellezze turistiche, anche perché la gente che ama Manhattan di solito tende ad evitare le zone assediate dai turisti.

QUANTI GIORNI Manhattan è una realtà unica. In pochi kmq sono concentrate talmente tante cose – l’Empire State Building, il Rockefeller Center, il Chrysler Building, il palazzo dell’ONU, il Central Park, il ponte di Brooklyn, Times Square, i teatri di Broadway, il Lincoln Center con la Metropolitan Opera, il Met, il Madison Square Garden, il Moma, l’American Museum of Natural History, la cattedrale di San Patrizio – e c’è sempre cosi poco tempo per fare tutto. Manhattan va goduta con il sole, per cui i giorni di pioggia vanno considerati giorni persi. Sommate poi i fisiologici tempi morti ed ecco che, a mio avviso, una settimana é il tempo minimo.

COSA FARE QUANDO SI DECIDE DI PARTIRE Il mezzo fondamentale per entrare negli USA è il passaporto, pertanto la relativa validità è la prima cosa da verificare. Dopodichè senza il visto ESTA non si entra. Va fatto online sul sito ufficiale americano almeno 3 giorni prima ed è a pagamento. Occhio ai siti-truffa che vi estorcono più del dovuto. Il mezzo fondamentale per arrivarci è l’aereo, pertanto occorre prenotare per tempo i voli. Non esiste viaggio più comodo del volo Emirates diretto Malpensa-JFK. Sconsiglio qualunque volo non diretto. Negli USA non esiste la nostra previdenza sanitaria, per sicurezza conviene stipulare anche l’assicurazione di viaggio.

COSA PRENOTARE A MANHATTAN Go-link è un servizio di navetta economico che vi carica al JFK e vi scarica davanti al vostro hotel – e viceversa. Va bene se, stanchi del viaggio, chiedete solo di essere depositati come un pacco e non vi importa a in che modo e a che ora ci arrivate, ma soprattutto non avete voglia né di trascinare i vostri bagagli nelle varie metropolitane, né di perdervi appena arrivati. I vari tipi di pass possono essere convenienti e comodi se si progetta la vacanza nei minimi dettagli, tenendo presente che i singoli tour vanno spesso prenotati online. Inoltre, pensare di saltare la fila col il pass è un’illusione. Nei musei ci sono due file, quella esterna e quella interna. L’esterna effettivamente la salti, quella interna no. Paradossalmente potreste metterci più tempo con il pass, perché magari cinque casse sono dedicate ai biglietti e solo una ai pass. E poi c’è da considerare che non sarete i soli a voler entrare con il pass, visto che la stragrande maggioranza dei turisti è armata di voucher. E, infine, i commessi vi tratteranno male, perché avete voluto risparmiare con il pass invece di pagare profumatamente l’ingresso vip. Infine, occhio che il pass scade in fretta se ci si rilassa troppo.

I COMPAGNI DI VIAGGIO Se non viaggiate soli, ricordatevi che la forza di una catena dipende dal suo anello più debole, pertanto organizzate il vostro programma di viaggio in funzione delle esigenze di chi ha più problemi di voi, altrimenti rischierete di perdervi molte cose.

LA SCELTA DELL’ALBERGO A Manhattan ci sono alberghi per tutte le tasche e per tutte le esigenze. Poiché Manhattan è stretta e lunga, le cose da vedere sono tante e la vera conoscenza dei luoghi la si fa camminando a piedi, io consiglio di prenotare un albergo al centro dell’isola (Midtown), in modo da poter rientrare in camera per riposarsi ogni volta che se ne ha bisogno. Io mi sono trovato bene all’Innside Nomad. È strategicamente posizionato fra due differenti linee della metropolitana, è abbastanza recente, pulito e ordinato. È meglio scegliere un hotel su una strada (Street) invece che su un viale (Avenue), perché sulle avenue c’è traffico letteralmente a tutte le ore e anche la domenica, per cui il rumore vi terrebbe svegli. Inoltre, a Manhattan gli autisti esprimono la loro impazienza con il clacson, non con gli abbaglianti, pertanto è un concerto continuo. Ci sono le sirene della polizia (NYPD) e dei vigili del fuoco (FDNY). C’è poi la raccolta dell’immondizia, altro spettacolo sonoro delle 11 di sera. Se la colazione in albergo non è compresa nel prezzo della camera (ma a volte anche se é compresa) lasciate perdere e cercatevi un buon bar in zona, sia per la qualità che per il prezzo. A me mi ha salvato il diner di Johny, un locale stretto e lungo con pochi posti a sedere, sempre pieno, dove si mangia benissimo se non si è pretenziosi. Fare colazione fuori è anche un buon sistema per convincersi ad alzarsi presto. Se volete trovare davvero pulita la stanza al vostro rientro, ricordatevi sempre di lasciare 5 dollari di mancia in bella vista prima di uscire; non è una garanzia, ma un obbligo.

PORTARE IL COMPUTER IN AEREO La nuova normativa impedisce – nei i voli diretti di determinate compagnie colpite dal divieto (Ban) – di portare in cabina computer portatili. Invece, i voli Emirates che fanno scalo a Milano sono, per ora, esentati.

COSA SUCCEDE QUANDO SI ATTERRA AL JFK Il JFK è uno degli aeroporti più incasinati al mondo. Io sono atterrato in perfetto orario alle 19, però l’aereo è rimasto sulla pista per più di mezz’ora in attesa di uno stallo libero. Nonostante quanto già dichiarato e autorizzato – e pagato – al momento dell’ESTA, le procedure di ingresso negli Usa durano un’altra ora: dapprima una macchina si incarica della raccolta delle impronte digitali e della fotografia del viso. Se non è sufficiente, l’operazione viene ripetuta da un poliziotto, che in più vuole sapere che ci fate qui, quanto vi fermate, dove dormite, se avete un lavoro. E ve lo chiede in americano stretto, come se fosse la vostra seconda lingua madre.

L’INGLESE Da qui in avanti, anche se non avete dimestichezza con la lingua inglese riuscirete a cavarvela più o meno bene. Ma attenzione, se date anche solo l’impressione di saperla parlare, attaccheranno a mitraglia come il poliziotto al confine. In questo caso l’unica salvezza é quella di chiedere di parlare più lentamente (slowly).

IL SALUTO Ovunque entriate, chi vi accoglierà vi dirà: “ei.aiuduin”. Non è arabo, è un saluto informale e si scrive (hey, how you doing?); letteralmente significa “ciao, come lo fai?”, ma in realtà vuol dire “ciao, come va?”. Al che si può rispondere semplicemente “fain” (fine) per tagliare corto. Oppure avviarsi in disquisizioni inutili sulle mezze stagioni.

L’IGIENE Non esiste. A partire dall’interno dell’aeroporto tutto qui è fatiscente, sporco, lercio, approssimato, appiccicaticcio. E non parlo solo dei marciapiedi delle streets o dei locali tipo Shake Shack. Anche costruzioni recentissime come il memoriale dell’11 settembre (9/11) presentano un grado di approssimazione nelle finiture e un’usura eccessive. Anche la doccia della camera che l’hotel vi ha assegnato potrebbe non essere linda. A Manhattan potrebbero ambientare qualche scena dei prossimi Star Wars e nessun appassionato del genere se ne lamenterebbe. Le centenarie condutture sotterranee dell’acqua e della fognatura non sono mai state rinnovate e in superficie, lungo le strade piene di buche, pullulano edifici pubblici e residenziali bollati come inagibili.

LA MIA ESPERIENZA CON GO LINK Dopo aver recuperato i bagagli, una volta arrivato al cosiddetto banco di benvenuto (Welcome Desk) un poco simpatico steward mi ha accolto manco fossi Bin Laden in persona e mi ha fatto aspettare più di mezz’ora per affidarmi infine all’autista di una specie di carro bestiame insieme a altre nove persone. In compenso poi il pilota ha schiacciato l’acceleratore e non l’ha mollato più fino a destinazione. Il furgone ha depositato tutti gli altri viaggiatori prima di me, pertanto ho messo piede in albergo alle 10:30 di sera. Non é proprio il massimo per chi non ha tempo da perdere.

GLI ODORI Manhattan puzza. Puzza come una vecchia signora incipriata. Puzza di ogni cosa possibile: sacchi di immondizia semiaperti, tombini fumanti, panini rancidi, bretzel appena sfornati – a NY! -, la nebbia all’odore di sciroppo d’acero che arriva dagli stabilimenti della Frutarom, l’acqua sporca di Starbucks, gli avanzi per gatti (in un’isola dove non si vedono gatti in giro).

FARFALLE IMPAZZITE Arrivati a Manhattan, sistemati i bagagli, la prima cosa che si fa è andare a Times Square. E anche la seconda. E la terza. Perché le spettacolari luci di TS attirano tutti noi come succede alle falene. Certo, conta anche il fatto che la maggior parte dei negozi della zona restano aperti fino a tardi. Per evitare di fare figuracce, tenete presente che i simpatici personaggi dei fumetti che popolano la piazza non sono lì per sport, pertanto se volete fare una foto con Topolino o con Minnie dovete anche sganciare una bella mancia (tip).

FIUMI MARRONI Nonostante la battaglia combattuta nell’ultimo decennio per l’inquinamento – al punto che balene e squali hanno ricominciato a popolare le acque di New York di fronte alla Statua della Libertà – i fiumi Hudson e Harlem continuano a essere fogne a cielo aperto dal caratteristico colore marrone e la progressiva edificazione delle sponde non fa che aumentare il problema.

IL VENTO Grazie alla sua posizione e all’effetto canyon dei grattacieli, Manhattan è sempre molto ventilata – tranne d’estate – e questo aiuta a mitigare il mix di odori di cui sopra. Certo c’è il piccolo dettaglio che alcuni grattacieli non sono stati progettati in maniera adeguata per resistere al vento, il Citigroup Center ne sa qualcosa.

LA CACCA DEI CANI L’unica accortezza che gli abitanti di Manhattan hanno per il prossimo è la raccolta delle feci dei cani. Nessuno, dico nessuno, di coloro che portano a spasso il proprio cane si sottrae a questo arduo compito, cosa che io non farei neanche a pagamento (per questo non ho un cane).

L’ATTITUDINE DEI LAVORATORI DI MANHATTAN Le persone che per lavoro prestano servizi a Manhattan si dividono in due categorie: quelli che saranno gentili con voi in cambio della mancia e quelli che se ne fregano di voi ma la mancia la vogliono lo stesso. E non pensiate che sia una questione di stelle Michelin: ho visto più attenzione al cliente da Shake Shack che nel bar di un rinomato hotel. C’è in effetti una terza categoria: quelli che pretendono di fornirti servizi non richiesti – tipo aprirti la porta del taxi o fermarti per darti un’informazione – in cambio di una mancia non dovuta. Mandateli pure a vagare. La flemma con cui la gente svolge il proprio lavoro, ad esempio il vedere un operaio al lavoro e quattro che lo guardano, ti fa capire che tutto il mondo è paese.

LA PENSIONE La maggior parte dei lavoratori anziani di Manhattan ha un solo pensiero nella testa: contare i giorni che li separano dalla pensione (retirement). Pertanto la suddetta flemma si amplifica all’ennesima potenza.

IL BIDET Non c’è. Non so che uso ne facciate voi, ma non c’è. Mettetevi l’anima in pace.

IL CIBO Se è vero che siamo quel che mangiamo, gli abitanti di Manhattan si stanno autodistruggendo. Qui davvero non si sa cosa significhi mangiare bene, anche nei migliori ristoranti. Chiunque di noi è capace di fare due spaghetti aglio e olio, ma qui non sanno neanche cosa siano. Tuttavia, per loro fortuna, il numero degli obesi è drasticamente calato e anche nei negozi di abbigliamento sono spariti i manichini giganti (oversize). Dappertutto trovi cibo apparentemente bio, apparenti insalate, apparenti frullati e succhi di frutta. Dico apparenti non perché non siano di frutta, ma perché non hanno sapore. Le costosissime colazioni newyorkesi vanno ulteriormente suddivise in colazioni vere e colazioni false: il costo è uguale, ma la qualità cambia completamente. Nelle colazioni vere vi prepareranno i pancakes. E non pensate di poter cenare tranquillamente a qualunque ora solo perché la città non dorme mai. A parte il fatto che qui si comincia a cenare alle 18:30, i posti migliori vanno a prenotazione e la cucina di solito chiude a mezzanotte. Se arrivate a cena alle 19 invece che alle 22 é più facile un tavolo, perché qui la gente ama intrattenersi a tavola fino a tardi.

IL COPERTO Nella maggior parte dei locali non vi faranno mai pagare il coperto perché il coperto non esiste. Le tavole non sono apparecchiate, non c’è tovaglia né tovaglioli, né pane, niente.

L’ACQUA A meno che non vogliate pagare quella in bottiglia, vi porteranno gratis l’acqua del rubinetto (regular) che è cloro allo stato liquido, con tanto ghiaccio. Per igiene, vi daranno sempre una cannuccia -oppure chiedetela – in modo da non appoggiare le labbra al bicchiere.

LE BEVANDE Ovunque vi fermiate a mangiare, i camerieri vi chiederanno anzitutto cosa volete da bere e ve lo serviranno in dieci secondi netti. Dopodiché il cibo ci metterà mezz’ora ad arrivare, in modo che abbiate scolato tutto e chiediate un secondo giro di bevande. Invece per garantirsi il terzo giro di bevande, il 70% di ciò che vi porteranno da mangiare o è uscito dall’altoforno dell’Italsider oppure è piccante come solo in Messico sanno apprezzare. Il vino della casa Gli alcolici costano un botto, anche il vino della casa (tap) non è economico, ma spesso è migliore di quello in bottiglia.

SOPRAVVIVERE A MANHATTAN L’America è cara, NY è carissima e Manhattan è una follia. Non dimenticate mai che al prezzo esposto di ogni prodotto vanno aggiunte sempre l’8% di tasse. E poi ci sono le mance obbligatorie. Un caffé simil-espresso servito in un bicchierino di carta costa 3 dollari… o anche di più. Non sto scherzando. Un limoncello che di limone ha solo il colore giallo costa 12 dollari. Non sto scherzando.

PERDERSI NELLA SCACCHIERA Come tutti sanno, essendo stretta e lunga Manhattan è suddivisa da una griglia di viali verticali (Avenues) e di strade orizzontali (Streets), la maggior parte a senso unico. Il viale di riferimento principale è la famosa 5th Avenue, che separa le strade ad Est dalle strade a Ovest, pertanto per orientarvi dovete memorizzare l’incrocio in cui vivete. Dicono che è impossibile perdersi, ma provate voi a camminare in un labirinto circondato da pareti altissime e senza riferimenti abitudinari. I primi giorni si passano a capire dov’è il nord e dov’è il sud. Se poi piove, neanche il sole aiuta ad orientarsi. Infine, ci si mette il vecchio percorso indiano di Broadway a complicare tutto.

LA FRETTA Qui tutti hanno fretta. Lo si vede soprattutto ai passaggi pedonali, dove tutti tentano di attraversare anche con il rosso. Chiunque intralci il traffico, anche se perché è caduto o ha un malore, viene sommerso dai clacson. Per la fretta, tutti perdono tutto, d’inverno le strade sono piene di guanti, cappellini e sciarpe abbandonati al loro destino.

LA METRO Una singola corsa in metro vi costa 3 dollari, indipendentemente dal percorso, ma la metro di Manhattan non ha niente a che vedere con quella di Milano. A parte alcune stazioni principali, non ci sono scale mobili, non c’è pulizia, non c’è personale di servizio e quello che c’è se ne sbatte di chi entra e chi esce, con o senza biglietto. La maggior parte delle fermate non sono comunicanti per cui occhio a entrare dalla parte giusta a secondo che dobbiate andare verso nord (uptown) o verso sud (downtown). Se è vero che funziona 24 ore su 24, è altrettanto vero che la frequenza dei treni cambia moltissimo a seconda dell’ora. Esiste poi l’aberrazione dei treni diretti, che vanno da un capolinea all’altro o da un punto all’altro senza fermate intermedie, per cui rischiate di aspettare anche venti minuti per vedere passare un convoglio che fermi a tutte le stazioni (local). Inoltre, alcune stazioni, come quella di Port Authority, sono talmente vaste che ci si può perdere facilmente, specialmente all’ora di punta che qui coincide con le 17:30. Infine, ma questo accade ovunque, ci sono le stazioni chiuse per lavori senza preavviso. Non dimenticate che alcune linee della Metro – ad esempio la M – non viaggiano la domenica, ma nessuno vi avvisa di ciò. Ogni singola carrozza della metropolitana ha il suo mendicante, che sia un predicatore, un musicista, un senzatetto. Ognuno vi farà il suo discorsetto, chiedendovi almeno un dollaro. A voi la scelta. Se uscendo dalla metro non avete voglia di passare per gli angusti tornelli potete comodamente sfruttare uscite di sicurezza – che dovrebbero essere allarmate ma in realtà non lo sono – infatti la maggior parte dei newyorkesi escono da lì. E da lì a volte entrano, senza biglietto.

LA METROCARD È difficile stabilire se farla o non farla. Intanto solo averlo questo rettangolo di carta costa 1 dollaro, poi va caricata in base alle proprie esigenze. Tenete presente che perderla è facilissimo. Poi si scoprono cose simpatiche, tipo che alla fermata della 57 strada si entra solo con la metrocard e non con un biglietto normale, non chiedetemi perché.

I TAXI GIALLI Sono effettivamente convenienti, specialmente se non si è da soli. Dal centro di Manhattan con 15 dollari di taxi si va praticamente dappertutto, in più – rispetto alla metropolitana – viaggiando in superficie potete continuare ad ammirare le strade, i monumenti, la gente, i negozi. Occhio che il tassametro non riporta le tasse da aggiungere alla corsa. Vi conviene guardare lo schermo della tv dei tassisti, dove viene riportato il costo complessivo effettivo. A differenza degli schizzinosi milanesi, i taxi a Manhattan, se hanno la luce accesa sul tettuccio, si fermano ovunque con un gesto della mano, anche dove non potrebbero fermarsi (e lì parte un altro concerto di clacson). Il problema spesso sorge quando date l’indirizzo del vostro albergo. Magari vi hanno insegnato che quando si dà un indirizzo dovete sapere l’incrocio in cui vivete, non tanto il numero dell’edificio. Invece i tassisti vogliono sapere l’esatto punto in cui vi devono lasciare. E non sperate di fare conversazione come nei film: spesso i tassisti non parlano l’inglese, quando parlano. E anche se avete la sensazione che girino a vuoto per spillarvi soldi, spesso i tassisti sanno quali avenue sono intasate dal traffico e quali street sono bloccate dai continui set cinematografici, dai continui traslochi, dai continui cantieri, per cui sanno come aggirarle.

SHOPPING Se volete fare acquisti di capi di vestiario, questi sono gli indirizzi giusti per risparmiare. OMG è focalizzato principalmente sulla Levi’s, mentre Burlington ha una vasta gamma di capi, scarpe e accessori di marca a prezzi imbattibili. Per le scarpe indirizzatevi verso DSW. Ricordatevi che potete lasciare in negozio la merce che avete scelto di acquistare per ritirarla successivamente ma solo se non si paga, cioè il contrario di quel che succede da noi. La risposta sta nel fatto che, se la pagate prima, è il negozio ad essere responsabile della merce e loro responsabilità non ne vogliono. Evitate come la peste tutti i cosiddetti negozi di souvenir.

BUIO A parte la zona di Times Square, nel resto di Manhattan l’illuminazione notturna latita e dovete ringraziare i (pochi) negozi illuminati a giorno per vedere qualcosa. Per questo sconsiglio di andare in giro la notte, anche se la città è diventata molto più sicura negli ultimi dieci anni.

GLI AFRO-AMERICANI Qui si dividono in due categorie: quelli poveri – la maggioranza – che lavorano, e quelli ricchi che comandano. Tuttavia, nonostante i ricchi facciano di tutto per ostentare il loro benessere, mi sembra che il razzismo qui sia ancora un problema, anche se latente. I bianchi non si mescolano con le persone di colore e viceversa. Ma la cosa più sorprendente è la drastica riduzione della percentuale di afro-americani che ancora vivono sull’isola. Per colpa degli affitti stratosferici e degli ancora più astronomici prezzi di vendita, è in atto una vera e propria evacuazione, nemmeno più verso Harlem, ma addirittura verso gli Stati del Sud. Non sono i poveracci a scappare, ma proprio la borghesia (middle class).

GLI ISPANICI Rappresentano il 25% della popolazione di Manhattan e svolgono principalmente lavori umili. Sono il capro espiatorio di Trump, ma mi piacerebbe sapere quale americano accetterebbe i lavori che fanno loro e alle stesse condizioni.

I BAMBINI A Manhattan non ci sono bambini. È un luna park per adulti e il costo della vita è talmente alto che se un newyorkese fa figli va automaticamente a vivere fuori Manhattan. Certo ci sono anche attrazioni per i più piccoli, oltre ai parchi gioco (playground) e ai giardini al coperto (Winter Garden) si possono visitare il Children Museum of Art, l’Intrepid Sea, Air & Space Museum oppure il tour dei pompieri. Tuttavia io sconsiglio di portare con sé bambini sotto i dodici anni di età.

LA LIBERTÀ DI GENERE Sebbene non esista una vera e propria comunità gay, Manhattan è evidentemente a favore di essa. Me ne sono reso conto quasi per caso all’interno del New Museum, dove un cartello indicava la toilette davvero “per tutti” (all gender).

IL GOSPEL Che faccia parte di un tour programmato o sia un’occasione casuale, non potete perdervi una messa gospel ad Harlem. Vi emozionerete anche se non capite una parola di quel che dice il predicatore.

FONTANELLE A PRESSIONE NEI MUSEI Ogni museo e quasi ogni parco sono dotati delle tipiche fontanelle di acqua potabile attivabili col tasto a pressione. L’accostamento più simpatico è al museo Guggenheim, dove le fontanelle di ogni piano sono dorate e ora è esposto anche il WC dorato di Cattelan che, inoltre, si può usare come un qualunque WC.

IL WI-FI GRATIS In teoria Manhattan dovrebbe essere quasi integralmente coperta dal wi-fi gratis. Ci sono (free hotspots) dappertutto, in tutta la zona sud (Downtown Alliance), nelle singole stazioni della metropolitana (Transit Wireless WiFi), nei locali pubblici, nei musei, nei parchi (Open-Air Internet), vicino alle banche (Citibank). Un’iniziativa favolosa è quella delle torrette digitali (NYClinks), che offrono una serie di utilissimi e gratuiti servizi di connettività a tutti, come la rete wi-fi, la mappa della città ma, soprattutto, la ricarica USB del vostro dispositivo. Sulla reale efficacia del sistema ho qualcosa da ridire: alcuni (hotspots) per noi europei non funzionano proprio, di altri si perde la connessione ogni cinque minuti per cui bisogna riconnettersi in continuazione, altri ti fanno appena leggere le mail e guardare Facebook… ma niente di più.

I CONDOMINI-GRISSINO Anche i ricchissimi paperoni di tutto il mondo – non solo re della finanza a stelle e strisce ma anche baroni russi dei metalli, magnati latinoamericani, sceicchi arabi e miliardari asiatici – vogliono vivere a Manhattan, ma alle loro condizioni: tutti vogliono l’indipendenza – o al massimo non più di un dirimpettaio – e una veduta privata spettacolare. Per questo stanno proliferando i grattacieli-matita, specialmente tra la 53esima e la 60esima strada. Più che vere e proprie residenze, questi gioielli della tecnologia edilizia sono di proprietà di società a responsabilità limitata, create per proteggere fiscalmente l’identità dei proprietari che hanno deciso o decideranno di investire su quelle case. L’obiettivo dei paperoni è quello di comprare o affittare questi appartamenti come fossero cassette di sicurezza ad alta quota dove rinchiudere i beni preziosi accumulati nel tempo e visitarli di tanto in tanto.

NOVE COSE BELLE DA FARE GRATIS (O QUASI) A MANHATTAN

1 Funivia per Roosevelt Island Fra l’isola di Manhattan e il Queens c’è un’altra piccolissima isola, che prende il nome dall’ex presidente Roosevelt e che ospita il Four Freedoms Park a lui dedicato. Per raggiungerla basta recarsi all’angolo tra la 60th Street e la 2nd Avenue sul versante est (East Side) di Manhattan e prendere l’emozionante funivia (tramway). Oltre alla spettacolare traversata del fiume Hudson, altrettanto spettacolare è la vista di tutta la costa est di Manhattan e del palazzo dell’ONU. Passeggiando fino al memoriale di Roosevelt troverete bagni pubblici e una fontana d’acqua potabile.

2 Il toro di Wall Street La storia del toro alla carica (charging bull) è interessante non solo perché ha la stessa funzione portafortuna del toro della nostra Galleria Vittorio Emanuele, ma perché è un oggetto privato che occupa il suolo pubblico senza nessuna autorizzazione. L’artista siciliano Arturo Di Modica ha realizzato questa massiccia scultura in bronzo e nel 1989 ha deciso di installarla di fronte alla sede della borsa di Wall Street. Sebbene abusiva, non è stata mai rimossa perché ormai simboleggia per gli americani la forza, il potere e la speranza del popolo.

3 Le iscrizioni sui marciapiedi di Wall Street Il tratto di Broadway che corre lungo la zona sud di Manhattan è chiamato Canyon degli eroi (Canyon of Heroes) perché qui si tengono le famose parate dei coriandoli (ticker-tape). Sui marciapiedi ai lati della Broadway, tantissime strisce di granito nero ricordano i nomi dei singoli personaggi famosi che nel corso degli ultimi cinquant’anni hanno partecipato alle parate.

4 Una corsa in Central Park Sebbene non sia una cosa comoda, è estremamente emozionante andare a correre al Central Park in mezzo agli altri newyorkesi. Ti fa sentire davvero parte del luogo, come in un film. E c’è anche qui il wi-fi gratis.

5 Passeggiare sulla High Line Anche se decidete di perdervi la visita al Whitney Museum – e sarebbe un vero peccato – potete arrampicarvi gratis sulla vecchia West Side Elevated Highway, ora chiamata High Line, che corre pressochè parallela alla 10th Avenue, per ammirare dall’alto infiniti scorci panoramici, le opere del progetto Wanderlust, il nuovo condominio 220 di Zaha Hadid sulla 11th Avenue o semplicemente per sdraiarvi su una delle panchine a prendere il sole. E c’è anche qui il wi-fi gratis.

6 Andare a Dumbo a vedere Manhattan Dal centro di Manhattan, prendete la linea F verso (downtown), scendete alla fermata di York Street e passeggiate in discesa fino al Main Street Park. Da qui potrete godere di una vista mozzafiato sul tutta la costa sud-est di Manhattan. E c’è anche qui il wi-fi gratis.

7 Le fontane del 9/11 Laddove fino all’11 Settembre sorgevano le Torri Gemelle (Twin Towers) ci sono oggi due grandi fontane quadrate in granito nero (Reflecting Pools) in ricordo delle vittime degli attentati. I nomi di tutte le vittime sono stati incisi nelle lastre che circondano le fontane e il rumore delle cascate d’acqua sembra un continuo fragoroso applauso ai caduti e a coloro che hanno perso la vita per salvare migliaia di persone.

8 Grand Central Terminal Durante una delle vostre corse in metro è obbligatorio scendere alla Grande Stazione Centrale, una delle più grandi al mondo. Elementi caratteristici sono il suo stupefacente atrio principale (Main Concourse) sul cui soffitto sono dipinti segni zodiacali e costellazioni e l’orologio a quattro facce in cima al banco informazioni, che appare nel film Madagascar.

9 Trinity Church Nella parte sud dell’isola (Downtown) si trova una delle più interessanti chiese episcopali neogotiche di Manhattan, la Chiesa della Santissima Trinità (Trinity Church), costruita nel 1846 e monumento storico. Un tempo era uno degli edifici più alti della città, tant’è che il campanile fungeva da faro per le navi. Oggi sembra piccolissima a confronto con i grattacieli che la circondano. Nel giardino che circonda la chiesa si trovano numerose tombe di personaggi illustri, fra le quali quella di Alexander Hamilton.

SEMPRE PIÙ IN ALTO Manhattan è un luogo tridimensionale, vale la pena di spendere qualche decina di dollari per salire almeno sul Top of The Rock e sull’Empire State Building. Io consiglio di scegliere il primo di giorno, per la vista sul Central Park, e il secondo di notte, per lo spettacolo delle luci sulla città.

Sul perché non perdere tempo ad andare da Buddy Valastro. Capisco che un appassionato del genere televisivo sia tentato di andare a visitare la pasticceria di Carlo (Carlo’s bakery) ad Hoboken. Ma Hoboken non è Manhattan. È a mezz’ora di metropolitana di Manhattan. Con tutto quello che c’è da fare, siete proprio sicuri che ne valga la pena? C’è la filiale sull’8 Avenue.

ESPATRIARE Se a qualcuno di voi viene la voglia irrefrenabile di trasferirsi a vivere e lavorare a Manhattan, fatevela passare contando il numero di mendicanti che affollano le strade e che ogni mattina prendono servizio armati di pennarello e cartone per comunicare il proprio disagio sociale. Oppure potreste convincervi definitivamente, basta che siate consci del fatto che qui è dura, davvero dura. Fiumi di denaro a due gambe scorrono nelle vie di Manhattan e l’abilità consiste nel trovare il modo di far sì che almeno un piccolo ruscello finisca nelle vostre tasche.

CONCLUSIONE Chiunque parli di Manhattan non dovrebbe mai dimenticare il cartello che si incontra quando si lascia l’isola e ci si avvicina al JFK per ritornare a casa: “state lasciando la città dei sogni” (you are now leaving the city of dreams).



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