Saya Suka Malaysia

Il giro del mondo di Luca e Aga continua a Kuala Lumpur e Malacca
LucAga, 20 Set 2010
saya suka malaysia
Estasiati dal Couchsurfing a Singapore, abbiamo deciso di ripetere l’esperienza anche a Melacca, la nostra tappa successiva. Abbiamo inviato un paio di richieste e, nonostante il breve preavviso, abbiamo ricevuto la risposta positiva da parte di Tarynn, una ragazza inglese con origini malesi, trasferitasi da qualche anno in Asia per motivi di lavoro. Ormai abituati ai comfort del moderno ed accogliente appartamento di Kuni, situato all’interno di un residence con piscina, jacuzzi, campi da tennis, palestra, barbecue e aree relax, eravamo certi che sarebbe stato estremamente difficile trovare di meglio. Con nostra grande sorpresa, invece, abbiamo scoperto che Tarynn è ospite di un hotel a quattro stelle, in un appartamento pagato dalla compagnia per cui lavora, con ben due piscine più annessi e connessi. Iniziavamo a credere che per partecipare a Couchsurfing fosse necessario possedere una piscina…e non credo che la vasca da bagno, seppur di buone dimensioni, del nostro vecchio appartamentino avrebbe potuto essere spacciata per tale :-).

Melacca è una città davvero carina, molto tranquilla e piena di storia. Come in quasi tutta la Malesia, sono evidenti le influenze delle diverse culture che la abitano: cinese, malese ed indiana. Oltre ai resti lasciati dai vari conquistatori che si sono succeduti nell’area, portoghesi ed olandesi su tutti. Non occorre molto tempo per visitarla, due giorni sono sufficienti. Noi, invece, ci siamo fermati qui per 4 giorni. Cercavamo di temporeggiare in attesa di Giorgio, Emily e Paolo, alcuni amici che hanno deciso di trascorrere in Malesia le loro vacanze estive. Ci saremmo dovuti incontrare due settimane dopo nei pressi della bellissima isola di Tioman, nel sud est della Malesia. Nei giorni trascorsi da Tarynn abbiamo avuto modo di conoscere alcuni dei suoi amici che ci hanno introdotto agli usi e costumi locali, oltre a farci assaggiare il famigerato “Re dei frutti”, il Durian Fruit!!! Già da Singapore, camminando per strada, soprattutto nei pressi dei mercati, era possibile percepire uno sgradevole odore aleggiare nell’aria, un odore simile al gusto che lasciano alcune compresse medicinali quando le si tiene troppo tempo in bocca prima di deglutirle con l’acqua. Ecco, questo è il Durian che, per quanto poco invitante, qui è considerato una leccornia e non ci si può proprio sottrarre dall’assaggiarlo!!! Così Tarynn e gli amici, che in verità si divertono ad osservare le varie espressioni, per lo più disgustate, dei turisti occidentali, si sono presentati una sera con il tanto temuto frutto. Dopo un attimo di studio, sia io che Aga ci siamo tappati il naso e ne abbiamo addentato un bel pezzo. Devo ammettere che l’odore è molto peggio del suo sapore ma, tuttavia, non è qualcosa che ordinerei al ristorante o che comprerei al banco del mercato. Il gusto è una via di mezzo tra cipolla ed un chewingum molto dolce…come potete immaginare non è proprio gradevolissimo!!!! I nostri nuovi amici malesiani, invece, lo mangiavano con gusto, evidentemente soddisfatti delle nostre espressioni un pò incerte e titubanti. La cosa particolare di questo frutto è che, come dopo una gran mangiata di aglio, non ci si riesce a liberare del suo sapore per giorni. Nonostante non ne avessimo mangiato moltissimo, il sapore del Durian ci ha fatto compagnia per circa tre giorni!! Non per niente in quasi tutti gli hotel o guesthouse, accanto al cartello “Vietato Fumare”, è anche presente un cartello che vieta di portare all’interno Durian Fruit, dato che è praticamente impossibile liberarsi del suo sgradevole odore. Lasciata Melacca, ci siamo diretti verso le Cameron Highlands, delle bellissime colline situate nel centro della Malesia, ricoperte da immense piantagioni di thè, dove è possibile praticare trekking immersi in un paesaggio da sogno. Sfortunatamente il tempo era pessimo, faceva freddo ed improvvisi temporali trasformavano le strade in torrenti e i sentieri in pericolose piste di fango. Ma nella mia testa rieccheggiavano insistenti le parole di Sir. Baden Powell: “Non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento”, quindi ci siamo fatti coraggio e al grido “Non siamo mica fatti di zucchero!!”, come dice sempre Aga quando mi lamento del cattivo tempo, abbiamo deciso di avventurarci per il nostro trekking approfittando, in verità, di un timido sole mattutino. Le prime 3 ore di cammino sono state eccezionali. Il posto è davvero incantevole ed è possibile visitare anche piccole aziende agricole che coltivano fragole e producono miele ma, nel momento in cui eravamo il più lontano possibile da ogni riparo, dal cielo ha iniziato a cadere un’impressionante quantità d’acqua che non ci ha dato tregua per tutte le due ore impiegate per raggiungere la guesthouse, per poi smettere qualche istante dopo…maledetto Murphy e le sue leggi!!! 🙂 Ah, per la cronaca, credo che Sir.Baden Powell non sia mai stato in Malesia durante uno di questi temporali perchè, equipaggiamento o no, a me sembrava ci fosse un tempo di merda!!! 🙂

Dopo una rapida occhiata alle previsioni meteo e appreso che il tempo era pessimo in tutta la Malesia, abbiamo deciso di dirigerci verso Kuala Lumpur, dove è comunque possibile svolgere qualche attività indoor. Sfortunatamente non eravamo riusciti a contattare nessuno via Couchsurfing, a causa dell’assoluta mancanza di pianificazione negli spostamenti. All’interno del sito, però, esistono gruppi che offrono sistemazioni last minute e, dopo due notti trascorse in un dormitorio, abbiamo ricevuto l’invito di Jeeva. A casa sua abbiamo incontrato altri viaggiatori, una coppia proveniente dalla Repubblica Ceca, in viaggio ormai da diversi anni, ed una ragazzo di Los Angeles che si guadagna da vivere con il poker on-line, cosa che gli offre la possibilità di viaggiare e “lavorare” in ogni parte del mondo. Jeeva vive con sua mamma e sua sorella in un piccolo appartamento nella periferia di Kuala Lumpur. Sono una famiglia davvero particolare. Estremamente gentili ed ospitali. Pur essendo nati tutti in Malesia, hanno evidenti origini indiane, anzi, il loro stile di vita è completamente uguale a quanto abbiamo potuto osservare in India: il loro modo di vestire, il loro modo di mangiare, le loro credenze, la musica ed i programmi d’intrattenimento che guardano in tv. Sembra che qualcuno abbia preso una famiglia indiana e l’abbia trasferita in blocco in questo piccolo appartamento di Kuala Lumpur. La cosa davvero particolare è che nessuno di loro è mai stato in India. Ci andranno per la prima volta il prossimo novembre. Erano quindi tutti molto interessati ai nostri racconti indiani. Jeeva, oltre ad essere lo chef del ristorante di proprietà della National Geographic è anche uno degli chef del sultano del Brunei che, quando organizza feste ed eventi, si serve di grandi cuochi provenienti da ogni parte del mondo. E pensare che quando gli abbiamo domandato cosa facesse nella vita ci ha risposto “Ogni tanto cucino in qualche posto”… A tradirlo è stato il menù in pelle orlato di nastri dorati che riportava i piatti serviti all’ultima festa di compleanno del sultano. Jeeva, inoltre, è un grande appassionato di animali selvatici, in particolare rettili e serpenti, e collabora con l’esposizione di animali rari ospitata nella Kuala Lumpur Tower, oltre a possedere una collezione privata in casa sua, esattamente nella camera in cui dormivamo noi. Devo dire che Aga non era molto contenta di condividere la stanza con una tarantola, un pitone, un cobra, un serpente delle mangrovie, due iguana e altri piccoli serpentelli più o meno velenosi. Inoltre il letto era sistemato esattamente tra le gabbie degli animali ed il loro cibo, dei bei topolini, che soggiornavano dalla parte opposta del letto. Ogni mattina ed ogni sera, prima di andare a dormire, Aga faceva l’appello controllando che tutti fossero al proprio posto e che le gabbie fossero correttamente chiuse.

Kuala Lumpur è una grossa metropoli seppur il centro è molto raccolto e si possa agevolmente visitarlo a piedi. Oltre alle impressionanti Petronas Tower, stupende soprattutto di notte, e qualche gigantesco centro commerciale (c’è n’è uno che addirittura ospita un luna park con tanto di montagne russe al proprio interno), non vi sono altre grandi attrazioni di rilievo. A nostro parere più ci si allontana dal centro e più la città acquista fascino. Le persone rallentano la propria andatura e si trova anche il tempo per sedersi davanti ad un caffè e scambiare due chiacchiere con la gente del posto, sempre pronta a regalare un sorriso. Una zona molto interessante è, per esempio, quella di Chow Kit. Quartiere poco frequentato dai turisti, dove è ancora possibile osservare le tradizionali abitazioni malesi, che contrastano con l’imponenza dei grattacieli circostanti, e che durante il Ramadam, nelle ore serali, vede le sue stradine riempirsi di bancarelle traboccanti di squisite specialità della cucina locale, il tutto a prezzi bassissimi. Qui abbiamo anche incontrato May, una ragazza danese conosciuta in India, di passaggio a Kuala Lumpur per poi proseguire il suo viaggio alla volta dell’Indonesia. Abbiamo trascorso una bellissima serata mangiando pollo alla griglia e noodles in compagnia della gente del posto. Credo che trascorrere il tempo con i locali sia sempre interessante, ma mangiare in loro compagnia lo sia ancora di più. Ci si sente più legati. Ritengo sia dovuto al fatto che la cucina, solitamente, rappresenta un elemento molto importante di una cultura. Racchiude storia e tradizioni ed è facilmente accessibile e comprensibile anche quando vi sono barriere linguistiche e culturali che limitano la possibilità di comunicazione tra le persone. E’ sicuramente il modo che preferiamo per entrare in contatto con la gente del posto… anche perchè adoriamo mangiare, ma questo è un altro discorso :-).

A prestissimo con il prossimo post dalle bellissime isole della Malesia orientale.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche