Borneo, viaggiare in un documentario sulla natura

Premetto che io e il mio fidanzato abbiamo prenotato tramite un nostro amico che lavora a Kuala Lumpur, in Malesia per una agenzia di viaggi locale ma il nostro itinerario è ormai proposto anche da tour operator italiani specializzati nelle mete asiatiche. Ma perché il Borneo? Un’isola il cui nome evoca mistero e natura selvaggia e di cui si...
Scritto da: emanuela t.
borneo, viaggiare in un documentario sulla natura
Partenza il: 07/08/2005
Ritorno il: 24/08/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Premetto che io e il mio fidanzato abbiamo prenotato tramite un nostro amico che lavora a Kuala Lumpur, in Malesia per una agenzia di viaggi locale ma il nostro itinerario è ormai proposto anche da tour operator italiani specializzati nelle mete asiatiche. Ma perché il Borneo? Un’isola il cui nome evoca mistero e natura selvaggia e di cui si sa pochissimo, per esempio il fatto che sia divisa in tre stati tra cui quello indipendente del Brunei l’ho scoperto solo studiando la cartina ma di certo nessuno me lo aveva insegnato a scuola. Comunque la nostra scelta è stata motivata dai precedenti viaggi che abbiamo fatto in Malesia, destinazione mare, e che ci hanno fatto amare questo pezzo d’Asia non solo per la sua prorompente natura e ospitalità ma anche per i prezzi molto convenienti e il trattamento lussuoso offerto a cifre abbordabili dai resort disseminati nelle isole malesi e quindi anche nel Borneo malese. Il nostro viaggio è iniziato a Kuala Lumpur. Dopo 12 ore di volo da Roma abbiamo alloggiato nel lussuoso Mandarin e conoscendo già la città siamo tornati volentieri sia alle Petronas Towers, un centro commerciale gigantesco, ma soprattutto al mercatino di Chinatown, una vera chicca per gli amanti dei “falsi” d’autore, un luogo magico per le patite di borse e borsette come la sottoscritta, con prodotti che dal punto di vista della qualità superano di gran lunga il mercato gemello di Patpong a Bangkok. Dopo aver riempito la terza valigia portata apposta per rifornirmi di accessori griffati, abbiamo preso un volo interno per arrivare nel Sarawak, il Borneo meridionale che è conosciuto come la zona più selvaggia e naturalistica dell’isola. La sua capitale, Kuching, attraversata da un fiume silenzioso e pittoresco, ci ha stupito per il progresso ivi raggiunto, in particolare il fatto che i semafori segnalano ai passanti quanti secondi hanno prima che scatti il rosso. Bisogna dire che il viaggio nel Borneo richiede una certa resistenza fisica al sonno, infatti appena entrati in albergo, l’Hilton, il nostro gruppo di “esploratori” accomunati solo dalla guida parlante italiano, ha avuto il tempo di lasciare le valigie in camera e salire sul bus che ci ha fatto fare il tour della città. Ho notato che alcuni si sono addormentati e non sono neanche scesi per entrare nel museo di storia naturale o nel tempio di Chinatown in quanto erano arrivati a Kuching direttamente dall’Italia mentre noi avevano avuto modo di ambientarci e riposarci con la “fermata” a Kuala. Il caldo era opprimente e dopo la visita alla città abbiamo fatto, solo noi 2, una romantica passeggiata sul lungofiume toccando con mano, anzi con gli occhi, ciò che la guida ci aveva detto, ovvero che gli abitanti non sono ancora abituati ai turisti e osservano gli occidentali con aria curiosa e stupita. Kuching è molto evoluta come città, ci sono anche i colossi americani del caffè e della pizza e abbiamo trovato un centro commerciale in cui un negozio di intimo vendeva articoli veramente “stupefacenti” e di certo poco conservatori. Ma la vera perla di Kuching è un luogo magico, inimitabile e fantastico, si chiama Top Spot ed è il regno delle aragoste vendute a prezzi assurdamente bassi. Questo ristorante ogni sera offre ai turisti un sogno che diventa realtà: consumare crostacei polposissimi al prezzo di una pizza. A vederlo sembra lo spiazzo di un mercato perché la distesa dei tavoli è circondata da una interminabile sfilza di banchi in cui si propone ogni tipo di pesce ma soprattutto maxi aragoste, gamberoni e granchi che sembrano usciti da un film horror per la loro grandezza. Che bontà. Ognuno sceglie ciò che vuole mangiare e anche il modo in cui il pesce viene cucinato, ad esempio l’aragosta condita alla Thai è gustosissima e naturalmente si ordina da bere e accanto al pesce vengono servite dosi massicce del loro riso sottilissimo e gustoso. Tutto ciò a che prezzo? Circa 10 $ a testa per aragosta, granchio e due gamberoni, un vero paradiso che infatti ogni sera è affollato da turisti increduli, anzi non andateci dopo le 8 perché rischiate di perdere le aragoste.Da Kuching abbiamo fatto l’ escursione al centro di riabilitazione degli orango tango, un vero e proprio “asilo” per le scimmie più umane che esistano e che si esibiscono nelle loro evoluzioni sui rami per la gioia dei visitatori. Qui gli orango vengono riportati alle abitudini che la vita in cattività ha fatto loro dimenticare, sembra veramente di trovarsi dentro un documentario sulla natura. Il giorno dopo, altra levataccia per partire alla volta della località chiamata Batang Ai e prepararci ad incontrare la popolazione degli Iban, i famigerati cacciatori di teste, anche se l’ultima testa del nemico l’hanno tagliata nel 1983. Bus, barche sul fiume ed eccoci al favoloso Hilton di Batang Ai, un hotel costruito su una altura e che si affaccia direttamente sul lago.Un alloggio stupendo non solo per la posizione ma perché le camere sono disposte come avviene nelle Long House abitate dagli Iban, cioè su un unico corridoio lunghissimo vi sono le porte e le camere sono caratterizzate da due piani e due bagni, un vero lusso, per non parlare delle piante tropicali che ornano il giardino dell’hotel. Da qui ci imbarchiamo nelle long boats, le imbarcazioni tipiche della zona, barche lunghe e sottili fatte di un legno molto resistente. Gli Iban ci aspettano nella long house e dopo essersi esibiti nelle caratteristiche danze ci offrono il loro liquore per darci il benvenuto mentre ai bambini vengono distribuiti dolcetti e patatine dalla nostra guida, anche se, vista la loro magrezza, sarebbe molto meglio dare loro un bell’hamburger. A seguire la lotta tra i galli e l’arte di usare la cerbottana ci mostrano le loro abitudini e abbiamo modo di acquistare i loro monili fatti a mano ma soprattutto dei meravigliosi poster di paglia intrecciata che raffigurano le loro scene di vita quotidiana. Al ritorno lungo il fiume riceviamo i saluti da lontano delle persone che vivono in quei luoghi selvaggi, poi ci fermiamo per un bagnetto nel lago un po’ vischioso ma quando ci ricapita? Il Sarawak ci ha fatto vedere tanto, qui la giungla è la regina assoluta, la prossima tappa è la parte nord del Borneo, che raggiungiamo con un breve volo, la capitale è Kota Kinabalu, ed eccoci nel lento, indolente Sabah, la regione bagnata dal mare, e che mare.. Alloggiamo nell’extra lusso Nexus resort Karambunai, un albergo a 5 stelle dotato di una spa eccezionale e di un servizio molto curato. Appena arrivati avevamo prenotato una “gita” piuttosto faticosa ma irrinunciabile, la crociera notturna lungo il Klias River alla ricerca delle timide scimmie proboscidate, ovvero le scimmie nasone, una specie che vive solo nel Borneo. La navigazione è iniziata al tramonto, un vero spettacolo e abbiamo avvistato numerosi coccodrilli lungo le sponde del fiume, poi finalmente le nasone ci hanno offerto la loro presenza anche se viste da lontano, però i loro nasoni rosa erano ben visibili sia con il cannocchiale che tramite lo zoom della macchinetta fotografica. Dopo la navigazione abbiamo cenato al porto, riso, carne e dolcetti e siamo tornati in albergo. La cucina del Nexus è deliziosa, in particolare gli sfiziosi club sandwich e la torta al mango ci fanno dimenticare i quintali di riso mangiati in precedenza. Il mare che lambisce il resort è trasparente, caldo e piattissimo ma il colore della sabbia a riva è grigiastro, ci troviamo in una insenatura chiusa da una sorta di montagna che fa sembrare il mare un lago. Tutto molto comodo, il cameriere ti raggiunge ovunque, il lettone è indimenticabile con cuscini i più morbidi del mondo ma.. Verso le 4 del pomeriggio inizia l’incubo, e non solo per noi ma per tutti gli ospiti del resort. Dalla spiaggia si alza un esercito tanto silenzioso quanto feroce, quello dei sand flies che non dà tregua e fa scappare tutti lontano dalla spiaggia. Ma non ci sono molte vie di scampo. Anche chi si trasferisce sull’erba subisce la tortura di mille punturine che il giorno dopo si trasformano in bubboni gonfi come biglie e che prurito. Ho sentito di persone che hanno contato le loro pustole superando i cento e anche noi abbiamo fatto banchettare quei malefici insetti per tutta la settimana, nonostante la fuga dalla spiaggia alle 4 del pomeriggio. Il motivo dell’assalto? Per rispettare la natura non viene passato l’insetticida. Visto che il mare diventa off limits a quell’ora ci siamo dati allo squash oppure abbiamo frequentato assiduamente il ristorantino vicino alla piscina . Per fortuna avevamo prenotato un’altra escursione, quella al parco marino Tunku Abdul Raham, la barca ci ha lasciati nella splendida isola di Sapi dove finalmente abbiamo potuto fare un lungo bagno con snorkeling, facendo però attenzione a nascondere le nostre cose sotto gli asciugamani perché le scimmie dispettose erano pronte a rubarci tutto. Ogni tanto dalla vegetazione usciva fuori qualche varano, quei lucertoloni innocui di cui tutta la Malesia è piena. Dopo un paio di giorni al Nexus sfogliando una guida abbiamo adocchiato un’altra possibile escursione, quella all’isola di Tiga, un vero gioiellino e visto che il mare del resort non era proprio eccezionale abbiamo chiesto all’assistente di organizzarla. Siamo partiti con bus e poi barca alla volta di Tiga con l’intento di fare belle foto e non ci siamo sbagliati: sabbia bianchissima, mare celeste, natura allo stato puro. Qui è stato girato il famoso reality show americano Survivor e infatti ci sono ancora alcuni dei marchingegni usati dai concorrenti per sfidarsi nelle prove di abilità. Abbiamo prenotato una sola notte nel resort dell’isola che è veramente allo stato “brado”, anche se c’erano molti ospiti ma non italiani. Pochissime anzi inesistenti comodità sulle palafitte da tenere ermeticamente chiuse per pericolo di scimmie e serpenti, una doccia con un triste filo d’acqua, un lettino corto che si reggeva a malapena in piedi e per mangiare la proprietaria del resort apparecchiava e guarniva il piccolo buffet con i suoi manicaretti che abbiamo comunque apprezzato. Per un giorno e mezzo tutto era accettabile, una notte in più nel lettino dei 7 nani e saremmo scappati via mare. Comunque l’isola era spettacolare, l’abbiamo girata in lungo e in largo facendo foto da catalogo ma la vera sorpresa è stato il vulcano di fango che si raggiungeva attraversando a piedi un tratto di giungla. Per arrivare a farci una bella immersione nei caldi crateri ci siamo persi, perché la segnaletica scarseggiava, ma alla fine abbiamo seguito le orme fangose di altri turisti e l’immersione è stata fantastica. Anche se si erano raccomandati di non portare macchine fotografiche perchè il fango arriva ovunque, ci siamo organizzati per immergerci a turno e ci siamo puliti con dei fazzoletti di carta. La vera difficoltà è stata ritornare al resort perché ricoperti dalla testa ai piedi di fango abbiamo dovuto camminare a piedi scalzi nella giungla, le ciabatte erano troppo scivolose e alla fine al posto di queste abbiamo messo sotto ai piedi delle foglie, un vero ritorno alla natura. Ho avuto un po’ di paura quando scendendo alcune scimmie ci hanno puntato ed era come se volessero assalirci, poi il mio prode fidanzato ha tirato loro dei sassi e sono scappate. Dopo un bagno rigenerante la barca ci ha riportato al Nexus che, nonostante i sandflies ci è sembrato ancora più lussuoso, ma l’isola di Tiga ha reso la nostra settimana nel Sabah veramente speciale, altrimenti avremmo fatto solo vita da resort per non parlare dei pizzichi di quelle bestiacce che ci sono passati circa 20 giorni dopo quando già eravamo tornati in Italia. L’aereo di ritorno per Roma partiva da Bangkok e ne abbiamo approfittato per passare un giorno e mezzo anche in Thailandia. La sera siamo stati al mercato di Patpong con quartiere a luci rosse, abbiamo dormito una sola notte nel prestigioso Shangri-Là e il giorno dopo, poiché l’aereo di ritorno partiva in tarda serata ne abbiamo approfittato per fare un massaggio, visitare i templi, belli ma che fatica con quella temperatura, e fare un ultimo giro di shopping prima di tornare alla vita civile, comoda e noiosa. Riassumendo : per fare una bella vacanza al mare dopo il tour del Sarawak abbiamo scelto la regione del Sabah ma solo perchè eravamo già stati nelle 4 più belle isole malesi che si chiamano Perenthian, Redang, Langh Ten gah e Tioman. Ma la nostra scelta di stare al Nexus è stata motivata dal fatto che il resort dell’isola di Lankayan nel nord del Borneo era già tutto prenotato quindi se volete fare il mare nel Borneo andate a Lankayan e al massimo fatevi due tre giorni al Nexus con una capatina nell’isola di Tiga che è stupenda ma se non avete ancora visto le isole malesi sopracitate andate subito là in quanto il mare e i fondali sono stupendi.Il nostro lungo tour a cavallo di tre paesi diversi è stato fantastico, in poco più di due settimane abbiamo visto fatto e vissuto cose che a fatica si possono raccontare ma che facilmente si possono assaporare. E una volta compiute diventano indimenticabili.


    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche