Madagascar, nel cuore della natura

Tonga soa! Benvenuti in Madagascar. Da Antananarivo alla zona di Fort Dauphin, poi Tulear, Tanà e relax a Nosy Be
Scritto da: murzillo1973
madagascar, nel cuore della natura
Partenza il: 05/08/2016
Ritorno il: 26/08/2016
Viaggiatori: 16
Spesa: 4000 €
Il nostro viaggio parte dal Sud. La scelta dell’itinerario è determinata dai voli interni. Da Antananarivo, in aereo, andiamo a visitare la zona di Fort Dauphin a sud-est e poi Tulear a sud-ovest. Percorriamo poi in pullmino la strada principale che, attraversando il Paese, permette di entrare in alcuni dei parchi e delle riserve più famose. Torniamo alla capitale Tanà da dove prendiamo il volo per Nosy Be e trascorriamo gli ultimi 6 giorni al mare, di cui 4 in catamarano.

Arriviamo con il volo da Parigi. La ravenala, palma endemica locale, ci saluta con il suo ventaglio. Dopo lo scalo a Tanà abbiamo il volo interno per Fort Dauphin. Dall’aeroporto in un’ora e 15’ siamo alla Riserva di Nahampoana, pronti per la prima avventura. Cominciamo l’esplorazione con la nostra guida. I lemuri ci danno una calorosa accoglienza, ci vengono incontro senza paura, sembrano quasi addomesticati. Il giro è breve perchè il sole sta tramontando, ma ci offre l’opportunità di ammirare la vegetazione, su cui la guida si dilunga in interessanti spiegazioni. Vediamo varie piante endemiche molto particolari, attraversiamo boschetti di fantastici bambù. Dopo cena, la visita continua in notturna. Vediamo qualche camaleonte, rane, ragni e anche una specie lemure raro, che il nostro esperto accompagnatore individua con una torcia alla luce della quale gli occhietti della bestiola si accendono nella notte.

L’indomani mattina presto l’entusiasmo è lo stesso. Facciamo un giro in barca per i canali, ci sono persone dei villaggi vicini che si lavano o fanno il bucato. La luce filtra dai rami e il paesaggio è incontaminato. Quando torniamo a liberare le camere, il giardino si riempie di lemuri, la maggior parte sifaka dalla livrea color panna, evidentemente in cerca di cibo. Saltano addosso a chi gli offre da mangiare e litigano tra loro per le banane. Ci fanno compagnia fino alla nostra partenza. Andiamo ad Evatra lungo una strada sterrata e fangosa, perchè ha piovuto durante la notte. E’ una zona lacustre in prossimità del mare dove veniamo accolti in alcuni bungalow che si specchiano nel lago. Ci sistemiamo e partiamo per il trekking. Attraversando il villaggio, incontriamo tantissimi bambini che chiedono cadeau, regali, caramelle e vestiti, ma non sono insistenti.. Passiamo anche attraverso un altro villaggio e, percorrendo una strada con dei bellissimi scorci, arriviamo in una baia deserta, sempre in compagnia dei bambini che ci seguono sorridenti. Saliamo sulla montagna per vedere il tramonto dall’alto, bellissimo spettacolo. Dopo cena ci godiamo una notte stellata e silenziosa.

Il giorno dopo, di buon mattino, ci aspetta la Baia di Lokaro. Dopo un tratto di strada nella foresta, ci si presenta un panorama meraviglioso: una lunghissima spiaggia bianca con un mare di un colore blu intenso ed una serie di scogli che danno vita ad un paesaggio molto movimentato. Esploriamo i dintorni e ci spingiamo fino agli scogli da cui si gode una bella vista della baia. Torniamo indietro per un tratto e poi proseguiamo sull’altro promontorio fino alla Baia delle Vergini. E’ pieno di bambini e persone del villaggio che offrono conchiglie e collane. Il giorno dopo ci imbarchiamo per tornare a Fort Dauphin con delle barchette. Il paesaggio si snoda su canali e lagune interne parallele al mare, in un’atmosfera piacevole e rilassante. In un’ora e mezza siamo a Fort Dauphin.

Il giorno dopo il nostro volo non parte e organizziamo la giornata in altro modo. La spiaggia di Libanona è un’ottima alternativa: giornata al mare in una bella baia larga popolata dai locali. Passeggiamo, prendiamo il sole e giochiamo con i numerosi bimbi che ci circondano curiosi. L’aereo non parte neanche il giorno successivo. Organizziamo allora, dopo un giro in città, un’escursione al Domaine de Cascade, un parco a pochi chilometri da Fort Dauphin. Ci sono vari percorsi. Scegliamo il trekking più lungo nella foresta, dove la guida ci spiega alcuni particolari sulla flora locale e vediamo la differenza tra la foresta primaria e la parte dove invece hanno iniziato la deforestazione. Siamo in un polmone verde, il paesaggio è lussureggiante e sconfinato. Camminiamo tanto e poi torniamo al campo base dove il gestore del Parco ci offre la sua gentile ospitalità con rhum, thè e caffè. Prossima tappa è il villaggio di Vinani Be, più povero rispetto a quelli visti finora. Come al solito le persone ci accolgono con il sorriso, i bambini si fanno fotografare e ci abbracciano. Ci impieghiamo ben due ore per attraversare il viale principale del villaggio, il lungolago e tutta la spiaggia fino al promontorio dietro il quale ci aspetta il nostro pulmino. E’ una bella passeggiata e per noi anche molto divertente perchè si scatena una tempesta di vento e pioggia, che lascia il posto ad uno splendido arcobaleno. Ridiamo come matti tutti bagnati fradici. Finalmente si parte. Dopo un’ora circa di volo arriviamo a Tulear, dove prendiamo il pulmino in direzione nord. Dopo 4 ore arriviamo a Ilakaka dove, scortati da un nugolo di bambini, visitiamo una miniera a cielo aperto e assistiamo al duro lavoro degli uomini. Ci vengono illustrate le fasi dell’estrazione delle pietre preziose. Le gemme lavorate, prodotto finito, si vendono nei negozio del villaggio, ma noi abbiamo i minuti contati e ci avviamo subito verso Ranohira. Raggiungiamo la Finestra dell’Isalo giusto in tempo per ammirare i blocchi di arenaria alla luce rosata del tramonto e a pieni polmoni respiriamo il senso di pace che si percepisce. Al calar del sole riprendiamo la strada per Ranohira.

L’indomani all’alba siamo pronti per visitare il Parco Nazionale dell’Isalo. Ci aspetta il trekking che dura l’intera giornata. Il paesaggio è differente da qualsiasi altra regione dell’isola, con grandi formazioni rocciose (canyon, pinnacoli e gole) modellate dal vento e immerse in una vegetazione molto simile a quella della savana continentale africana. Ci sono molte specie enedemiche di flora e fauna (ad esempio primati, anfibi, rettili e uccelli). Avanziamo dalla piscina bleu alla nera, dalla cascata delle ninfe alla cresta, fino al plateau de le cirque de Namaza e infine giungiamo alla piscina naturale dove il bagno, dopo dieci ore di cammino, è un toccasana rigenerante. Dopo un buon sonno ristoratore il giorno successivo partiamo con destinazione finale Fianarantsoa. Dopo 4 ore di viaggio arriviamo alla Riserva di Anja, dove troviamo la guida ad aspettarci. Facciamo i biglietti, i cui proventi alimentano l’economia locale, e partiamo immediatamente. Affrontiamo un percorso che si dipana tra massi di granito su cui ci arrampichiamo anche con l’ausilio di corde, arrivando ad un punto da cui si gode una magnifica vista sul fiume e sulla vallata. La guida ci spiega che la riserva nasce da un progetto di conservazione dell’ambiente che coinvolge la popolazione al rispetto della natura. Ci racconta che la gente del posto ancora brucia le foreste e uccide i lemuri perché minacciano l’agricoltura, unica fonte di sostentamento. Finita la visita, ripartiamo e dopo un’ora e mezza siamo a Fiarantsoa. Visitiamo la città vecchia, facendo una passeggiata fino al belvedere attraverso Rue du Rova, la strada che portava al palazzo della regina di cui non resta che un sasso. Da qui si gode una bella vista. Lo stuolo di ragazzini, che ci accompagna, ci indica i luoghi cardine della città, che si estende sotto di noi. Il sole tramonta davanti ai nostri occhi sulla vallata e noi andiamo a riposare per essere in piena forma per l’indomani perchè ci aspetta la visita al Parco Ranomafana. L’etimologia del nome deriva dalle correnti di acque calde termali presenti nell’area. Attraversando una bellissima strada che si dipana in mezzo ad una vegetazione rigogliosa in un’ora e mezza siamo nel parco, costituito da colline coperte da foresta pluviale, solcate da corsi d’acqua che confluiscono nel fiume Namurna. Il percorso parte da boschetti di bambù e dopo vari saliscendi lasciamo il sentiero e ci addentriamo nella fitta vegetazione per avvistare i lemuri seguendo l’ostinato battitore. Ce ne sono 12 specie tra diurni e notturni ed in particolare cerchiamo di avvistare il raro apalemure dorato, recentemente scoperto. Quando finiamo il trekking riprendiamo il cammino e facciamo una sosta ad Ambositra nell’animato mercato della città. Curiosiamo tra le bancarelle e ci mescoliamo tra la popolazione ospitale. Arriviamo ad Antsirabe quando è già buio. Luogo dove c’è molto sale: la cittadina porta il nome della salsedine di cui sono ricche le sue terme.

La mattina seguente andiamo al mercato giornaliero di Antsenakely. Passeggiamo tra bancarelle di frutta, verdure e spezie tra gli aromi mattutini di caffè e saponi. Dobbiamo muoverci in fretta perchè ci aspetta il lungo viaggio per Morondava. Facciamo solo una sosta di un’ora in un villaggio sulla strada per un insolito e inaspettato pranzo di ferragosto, attraversiamo poi paesinini e villaggi fino ad arrivare in serata a Morondava. Il giorno dopo saliamo sui fuoristrada che iniziano il viaggio nella polvere, destreggiandosi tra profonde buche, guadi e grosse pietre, arrrancando lungo la pista. Dopo 4 ore dalla partenza siamo a Belo sur Tsiribihina dove le jeep, insieme ai passeggeri, vengono traghettate a bordo di chiatte sulle acque limacciose del fiume. Più a nord i villaggi si fanno sempre più radi. Mentre li attraversiamo bambini eccitati rincorrono le nostre macchine gridando “Au vive” la marca delle bottiglie di plastica d’acqua che chiedono. Dopo altre 4 ore di strada sterrata arriviamo alle sponde del fiume Manambolo che segna il confine con il Parc National de Tsingy de Bemaraha. Traghettiamo ancora. In un quarto d’ora siamo all’ingresso dei Petits Tsingy. Il percorso si snoda tra le rocce appuntite con cunicoli, scale e passerelle. E’ un anticipo in miniatura di quello che vedremo l’indomani. I Grands Tsingy sono una delle perle del viaggio, il tetto della regione di Bekopaka. All’ingresso del circuito veniamo imbragati con corde e ganci per affrontare i passaggi più difficili. La principale attrattiva del Parco, inserito dall’UNESCO nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità, è rappresentata dai frastagliati pinacoli calcarei detti tsingy (aghi). Si sono formati nel corso dei secoli sotto l’azione del vento e dell’acqua e innalzati l’uno a ridosso dell’altro, in alcuni casi per centinaia di metri, facendo pensare a un quadro di Dalì. I passaggi tra le rocce sono a volte disagevoli, i ponti tibetani gettati ad altezze impressionanti e le grotte anguste e buie. Strisciare e contorcersi rappresenta una parte del divertimento e in cima si ammira un paesaggio meraviglioso.

Il giorno dopo si torna indietro, a Morondava, lungo la stessa strada. Ci fermiamo a pochi chilometri dall’arrivo a vedere il baobab incrociato (les amoreaux) e soprattutto la famosa Allée des Baobabs per il tramonto. Sembra di stare a teatro…. tutti in fila a fare le foto agli alberi. Arriviamo a Morondova in serata. Il giorno dopo ci aspettano due voli interni, il primo di coincidenza su Tanà e poi per Nosy Be, la destinazione turistica per eccellenza del Madagascar. 380 Km quadrati in cui crescono 12.000 specie botaniche. A perdita d’occhio orchidee, risaie, campi di raffia, cotone e agave, piantaggioni di ananas, banana, manghi, tamarindi, papaie, pompelmi e limoni, fitte foreste di mangrovie che delimitano la costa alternandosi alle spiagge bordate di palme. Per cena ci fermiamo nella zona di Ambotolouka e subito ci rendiamo conto dell’evidente turismo sessuale che pervade l’isola. Prepariamo il bagaglio piccolo da portare sul catamarano che per 4 giorni sarà la nostra casa sul mare nel tragitto verso le isole Radama. La prima tappa è Nosy Iranja, un’indimenticabile meraviglia, la spiaggia è bianchissima e con la bassa marea le due isole sono unite da una straordinaria striscia di sabbia. Saliamo sul faro passando per il villaggio e ci riempiamo gli occhi dello spettacolo offerto dalla natura. Nei giorni successivi con il tender ci spostiamo sulle spiagge inesplorate e visitiamo villaggi isolati, raggiungibili solo via mare. Dovunque troviamo un’atmosfera di festa e tanti bambini sorridenti. Regaliamo magliette, penne, matite colorate, ma sarà sempre troppo poco. Quando ci avviciniamo alla terraferma gli indigeni ci vengono incontro con le loro piroghe offrendoci miele, pesce e frutta. L’ultima tappa è a Nosy Tanikely, che conferma il suo titolo di acquario naturale. Dicono sia il posto migliore per avvistare le tartarughe infatti ne vediamo tante. Si fa snorkeling o ci si rilassa all’ombra degli alberi. Per un panorama mozzafiato basta salire sul faro e godere la vista su Nosy Komba e Nosy Be.

Gli ultimi due giorni approfittiamo per visitare le due spiagge più importanti di Nosy Be: Andilana e Ambrondona dove osserviamo il prepotente fenomeno della marea. Compriamo dalle donne sulla spiaggia la vaniglia e l’estratto di ylang ylang, una pianta endemica del posto, con un aroma intenso quasi narcotico. Andiamo al mercato di Hell Ville, la capitale, per gli ultimi acquisti di rhum, vaniglia e spezie). Non possiamo però ripartire senza ammirare il tramonto dal Monte Passot, luogo molto frequentato anche dai locali, a giusta ragione: il panorama è mozzafiato sui laghetti vulcanici e sulle isole in lontananza. Il nostro aereo parte nel pomeriggio perciò sfruttiamo anche l’ultima mezza giornata e facciamo un’escursione a Nosy Fanihy, l’isola dei pipistrelli. E’ piccolissima e la giriamo a piedi velocemente. Concludiamo questa bellissima esperienza passando da una Missione e lasciando tutto quello che abbiamo. La valigia è vuota ma portiamo con noi tanti ricordi, i sorrisi dei bambini e quegli sguardi pieni di riconoscenza e felicità.

Sperando di tornare presto, veloma Madagasikara!

Stefania.altieri@virgilio.it

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