Grande Sud – Tulear – Altopini – Nosy Komba

Io e mio marito siamo stati in viaggio di nozze in Madagascar e dato che i club da ricchi, il lusso di isolette sperdute non ci attira e non ci ha mai attirato, per la nostra luna di miele abbiamo scelto un viaggio che ci facesse scoprire la natura incontaminata di quest'isola e la sua splendida ed eterogenea popolazione. Il nostro viaggio è...
Scritto da: Bosanza
grande sud - tulear - altopini - nosy komba
Partenza il: 23/07/2008
Ritorno il: 24/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Io e mio marito siamo stati in viaggio di nozze in Madagascar e dato che i club da ricchi, il lusso di isolette sperdute non ci attira e non ci ha mai attirato, per la nostra luna di miele abbiamo scelto un viaggio che ci facesse scoprire la natura incontaminata di quest’isola e la sua splendida ed eterogenea popolazione. Il nostro viaggio è stato meraviglioso e pieno di esperienze umane: siamo tornati a casa con i ricordi di paesaggi stupendi e di persone serene e sempre sorridenti anche quando noi occidentali viziati avremmo avuto un muso lungo! Il nostro viaggio è chiaramente fai da te, forse ancora più di altri fatti in precedenza, il che vuol dire che anche per un paese come il Madagascar che ha poche strutture turistiche, organizzare tutto sul posto è possibile e sicuro, occorre avere un certo margine di tempo, noi avevamo un mese a disposizione. Dopo tanti scali aerei fatti per contenere il prezzo del biglietto, armati delle nostre due guide Routard e Bradt (la seconda è veramente eccezionale per scoprire il paese, la consigliamo!) arriviamo come prima tappa a Fort Dauphin (o come la chiamano i Malgasci, Taolagnaro). Per questa tappa avevamo prenotato da casa l’Hotel Lavasoa, e devo dire che abbiamo scelto la sistemazione migliore e più confortevole, un mini appartamento con un panorama splendido sulla spiaggia di Libanona: del resto era il nostro viaggio di nozze! Il nostro itinerario di un mese ha toccato le seguenti destinazioni: area di Fort Dauphin, il grande sud, Anakao, Ifaty e Mangily (parchi marini), la turistica Rue 7 che da Tulear risale sull’altopiano verso la capitale Antananarivo e poi la settimana conclusiva a Nosy Komba (praticamente sotto alla più popolare e popolata Nosy Be). 24 luglio ’08 sera: arrivo al micro aeroporto di Fort Dauphin sono le 18.00 ed è buio pesto! La nostra permanenza a Fort Dauphin si protrarrà per 3 giorni: da qui abbiamo organizzato il tour per il grande sud e nei giorni seguenti, attraveso l’ufficio turistico della città (ottimo punto d’appoggio), abbiamo fatto delle gite in giornata, una più bella dell’altra! La riserva di Nahampoana, il primo approccio con i lemuri; il villaggio d’Evatra e Lokaro raggiungibile solo in battello o piroga (noi consigliamo la seconda, è molto più affascinante); il parco nazionale dell’Andohahela con la foresta di transizione e quella spinosa. Il 28 luglio inizia il nostro tour in 4×4 con autista (abbiamo contattato un noleggiatore il giorno seguente al nostro arrivo, per trovarlo abbiamo semplicemente chiesto al taxista che ci portava in città, dove trovarne uno). Il tour per il grande ed impervio, nonchè affascinante sud, ci porterà in 4 giorni a percorrere 400km. Le nostre strade: piste di sabbia, letti di fiumi in secca, sentieri spinosi larghi quanto basta a far passare la nostra jeep, fermandoci a spostare centenarie tartarughe di terra, o superando carri trainati da zebù con ragazzini che vanno a prendere l’acqua in qualche pozzo distante 10 o 20 km da casa… E tombe, dimenticavo. Insomma il luogo più incontaminato che abbia mai visto. Qui incontrerete persone estremamente povere, ma di una dignità e una serenità sorprendenti. Tocchiamo le “città” di Faux Cap, Lavanona, Itampolo ed Anakao. Faux Cap: la punta estrema del Madagascar, da qui domina e intimidisce l’oceano indiano e forse si possono trovare ancora dei pirati nascosti in qualche covo. Lavanona: la sua spiaggia di dune, il silenzio dei suoi paesaggi e le grida divertite dei suoi bambini. Itampolo: la spiaggia piatta di sabbia con le barche dei pescatori pronte per uscire verso il mare. Le stelle, tante, tantissime di notte. Anakao: il mare calmo al mattino e le prime immersioni; l’isola di Nosy Ve come un piccolo atollo per naufraghi e il confort totale dei Safary Vezo Hotel. Tre notti per Anakao, forse valeva la pena di fermarsi oltre? Da Anakao a Tulear per andare a Ifaty e Mangily (succursale marittima di Ifaty). Le tappe sono obbligate perchè non esiste strada (o per lo meno serve un giorno in jeep contro 1 ora di barca a motore) che colleghi le due città Anakao e Tulear. Tulear: una vera città, con la sua povertà che diventa ghetto ed emarginazione, ma anche la sua possibilità d’ istruzione con le università. Ifaty e Mangily: una strada di sabbia porta in queste due località marittime rivitalizzate dal turismo e da qualche lussuoso hotel che si fa notare per il suo fasto. Colpisce il paesaggio strano che si forma con la bassa marea quando centinaia di metri si terra affiorano in superficie. E’ un paesaggio strano, quasi post alluvionale, più da contemplare e fotografare. Scegliete un albergo con piscina e fate un’escursione di snorkeling, perchè sott’acqua il panorama è mozzafiato. Al pomeriggio l’acqua risale, ma non è invitante, per cui si può fare una gita a piedi alla riserva Reniala dove si possono vedere i Baobab. Alla fine ci siamo fermati due notti al Mangily hotel che non ci è piaciuto! Da qui inizia il nostro tour di 7 giorni lungo la Rue 7: un autista (Titti) ci viene a prendere a Mangily. Le tappe previste sono: Ranohira, Ambalavao, Fianarantsoa, Sahambavy, Ranomafana, Ambositra, Antsirabe e Tanà. Titti non è solo un autista, ma un efficiente organizzatore che ci prenota visite e giude ad ok, noi abbiamo qualche difficoltà col francese e in ogni situazione magicamente appariva una giuda che parlava italiano o inglese. Lungo la strada per Ranohira facciamo diverse tappe: la distilleria di rhum a cielo aperto, soste foto e Parco nazionale Zombitse-Vohibasia.

Parco nazionale Zombitse-Vohibasia: una tappa immeritatamente veloce per vedere fauna e flora. Siamo fortunati e vediamo un raro (da avvistare) fossa, predatore dei lemuri. Per il tramonto arriviamo alla Fenetre su Isalo: tappa imperdibile, soprattutto se siete in luna di miele. E’ il nostro primo approccio con questo parco e il panorama è grandioso. Rocce e prateria che si colorano di arancio quando il sole tramonta e viene incorniciato dalla roccia del massiccio chiamato appunto “Finestra sull’Isalo. Parco nazionale dell’Isalo: è il regno della tribù Bara e infatti Dollar (la nostra guida) è un intraprendente Bara che ci illustra le meraviglie di questo parco. Il nostro tour dura circa 7 ore e vediamo la piscina naturale, la piscina azzurra, la piscina nera, la meravigliosa cascata delle Ninfe e lemuri di diverse specie. Sulla strada per Fianarantsoa ci fermiamo al Parco di Anja, tappa poco conosciuta ma molto bella. Il paesaggio inizia a cambiare, compaiono le prime risaie proseguendo per l’altopiano. Per pranzo sostiamo ad Ambalavao.

Ambalavao: la sua città con case di legno e strade di terra battuta. Da vedere la fabbrica di lavorazione della carta Antaimoro. Arriviamo nel pomeriggio a Fianarantsoa. Fianarantsoa: la sua città alta con strade ripide, i bambini che parlano tutte le lingue del mondo e cercano di venderti buste da lettera decorate e il suo lato commerciale e dinamico. Il mercato vastissimo e pieno di cose strane e frutti mai visti. Facciamo una deviazione lungo la strada per andare a vedere la riserva di tè di Sahambavy con tanto di visita allo stabilimento e pic-nic in mezzo alle preziose siepi di tè. La nostra deviazione ci porta a Ranomafana, città termale che da il nome al parco nazionale di Ranomafana. Parco nazionale di Ranomafana: siamo vicino in linea d’aria alla foresta primaria, ma qui ne percepiamo solo le zanzare e il caldo umido. In compenso facciamo una vera e propria battuta di caccia all’avvistamento dei lemuri e non contenti facciamo anche una visita notturna per avvistare i piccoli animaletti che escono solo col buio. Paesaggio lussureggiante, cittadina quieta. Qui, a differenza del sud, l’acqua è presente in abbondanza. Riprendiamo la rue 7 e ci dirigiamo verso Ambositra che merita una visita di qualche ora. Ambositra: capitale dell’artigianato, vorremmo prendere tante cose, ma dobbiamo fare il conto con il peso dei bagagli. La prossima tappa è Antsirabe, la sonnolenta e in decadenza città dei pousse- pousse: meta che conserva un certo fascino. Il nostro autista ci ha organizzato un turisticissimo giro per conoscere l’artigianato locale: fabbrica di caramelle, lavorazione del corno di zebù, ricami, pietre preziose. Il turista si sentirà obbligato a comprare, data l’amabile cordialità e disponibilità degli artigiani, ma se resistete… Aspettate! Ad Antsirabe noi consigliamo per dormire e mangiare al Redidence la Camelia. Chiedete il rhum aromatico dopo cena! Sulla strada per Tanà facciamo due piacevoli deviazioni. Il lago Tritriva: si trova sulla strada per Betafo ed è un posto molto importante, sacro per i locali che offrono dono sacrificali sulle sue sponde. Il fascino del luogo è accresciuto dallo spettro di una coppia morta suicida (i Romeo e Giulietta malgasci) che aleggia su queste acque blu e alimenta la stranezza geologica del posto. Nel pomeriggio arriviamo in capitale fermandoci prima alla famosa fabbrica di cioccolato di Tanà (potete trovare i cioccolatini anche al Beauty free dell’aeroporto). Qui alloggeremo a Le Manoir una sonnacchiosa casa coloniale che si affaccia su un agglomerato di pittoreschi hotely, punto vivace ad ogni ora. Noi consigliamo l’hotel sia per le stanze che per la cordialità, anche se trovare gente scorbutica in questo paese è veramente difficile, forse impossibile. Tanà: da vedere qualcosa c’è, ma nonostante sia la capitale non aspettatevi di trovare una piccola artistica città europea. Da vedere: il palazzo della regina (lo stavano ricostruendo a seguito di un incendio che l’aveva distrutto), il limitrofo museo di Andafiavaratra (possibilmente accompagnati da una guida, altrimenti risulterebbe poco interessante) e per i golosi, immancabile tappa alla pasticceria dell’hotel Colbert. Tanà di giorno è bella girarla a piedi passando per il mercato di Analakely, fino a risalire per le viuzze della città alta. Case di legno, palazzi coi tipici balconi anneriti dal fumo del focolare e poi percorrere le scalinate che da Plaza dell’indipendance portano ad Av. De la Liberation: piene di abilissimi artigiani in grado di vendervi una macchinina fatta in metallo riciclato o timbri incisi e personalizzati al momento. Se la giornata è piacevolmente mite si può fare un salto al giardino zoologico-botanico. Alcune guide lo sconsigliano, ma secondo noi è da non perdere il mercato dell’artigianato sulla strada per l’aeroporto. Dopo due giorni in capitale partiamo per Nosy Be e in seguito trasferimento a Nosy Komba, ultima nostra destinazione. Nosy Komba: meno conosciuta della vicina Nosy be è un paradiso terrestre, fuori dalle rotte del turismo offre spiagge di sabbia fine e un immaginabile mondo sommerso. Senza bisogno di piroghe, il paradiso è a portata di mano. Tramite “turisti per caso” abbiamo scoperto un indirizzo stupendo: Remo e Berenice e per noi giovani sposini in luna di miele, trattamento super romantico. Una casetta di legno ornata da splendide conchiglie e bordata da un curato giardino privato, il tutto sulla spiaggia. Il trattamento super romantico include un eccellente cuoco privato che ci ha strabiliato con sublimi, quanto raffinati accostamenti; una piroga a disposizione per le piccole perle che circondano Nosy Komba (Nosy Tanikely e la Petit Iraja) e una dolcissima e attenta padrona di casa, Berenice che ci ha viziato come se fossimo suoi figli. Questo meraviglioso paradiso ci ha regalato una luna di miele indimenticabile. Per chi conoscesse già l’indirizzo Remo e Berenice, questa casa vicino al villaggio, immersa in una lussureggiante vegetazione, è un alternativa più intima ai graziosi bungalow di Berenice. Consigliato ai giovani sposi o a tutte le coppie di irriducibili innamorati di ogni età.



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