Acqua e Luce, ritorno a Nosy-Be

Dopo tre anni di assenza ci siamo decisi a tornare al nostro caro Madagascar, stavolta come estensione di un giro in Sudafrica. La destinazione finale è Tsarabanjina, nostra grande passione, ma un paio di giorni di “scalo tecnico” a Nosy-Be ci hanno permesso di aggiornarci sulla situazione che avevamo visto nelle occasioni precedenti (e...
Scritto da: calvitour
acqua e luce, ritorno a nosy-be
Partenza il: 22/08/2007
Ritorno il: 24/08/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Dopo tre anni di assenza ci siamo decisi a tornare al nostro caro Madagascar, stavolta come estensione di un giro in Sudafrica. La destinazione finale è Tsarabanjina, nostra grande passione, ma un paio di giorni di “scalo tecnico” a Nosy-Be ci hanno permesso di aggiornarci sulla situazione che avevamo visto nelle occasioni precedenti (e raccontato su TPC il 22/11/04).

La prima piacevole novità che ci accoglie fuori dall’aeroporto è lo stato della strada, finalmente le buche sono scomparse e quindi i tempi di percorrenza verso gli alberghi si sono ridotti; anzi gli autisti hanno la tendenza a correre un po’, dopo anni trascorsi a passo d’uomo, anche in virtù di auto seminuove che vanno affiancandosi alle vetuste R4 (quelle comunque ci sono ancora). Il presidente (verso il quale molti malgasci nutrono una fiducia ed una ammirazione sconfinata) ha promesso anche una nuova strada che per la prima volta raggiungerà il nord dell’isola.

Lungo la strada si incontrano anche gli scavi per la posa delle tubature dell’acqua potabile, che ovviamente sino ad oggi non c’era. Si tratta di una novità non da poco, che potrebbe cambiare in meglio le condizioni di vita almeno nei villaggi. In compenso da mesi manca la luce elettrica in tutta l’isola… la turbina della centrale, eredità coloniale, ha definitivamente tirato le cuoia. La sua sostituzione (ci assicura Rachica, la ragazza del transfer) “era già prevista”, ma per intanto non se ne ha traccia. “E’ un bel problema” dice Rachica, “perché oramai ci eravamo abituati ad averla!”.

I principali alberghi ed esercizi commerciali si sono dotati di generatore (anche se poi non tutti possono tenerlo acceso sempre) mentre nelle abitazioni e nei negozietti, dove tre anni fa brillavano fioche lampadine singole appese al filo, sono tornate le lampade a gas. Nelle capanne fuori paese continua ad imperare il buio totale.

Alloggiamo al Vanila, una elegante struttura in legno, con belle camere ampie, ben attrezzate ed arredate con gusto; la maggioranza sono “vista oceano”, in un unico corpo su due piani (meglio quelle di sopra) con davanti un rigoglioso giardino tropicale, veramente ben tenuto. Unico difetto, immediatamente dietro alle camere passa la famosa strada, che pur non essendo l’Autosole finisce per svegliarti all’alba quando passano (correndo) i primi furgoncini. Evitate invece le poche camere “vista giardino”, che in verità sono “vista cortile delle cucine”, con rumore di stoviglie e odori di risciacquatura di piatti. La spiaggia è angusta e mangiata dalla marea, infatti i lettini sono collocati poco più su, in un praticello sotto la piscina. Il mare è fangoso e poco invitante, gli ospiti (tutti italiani, nonostante la gestione francese) andavano a fare il bagno sull’antistante isoletta di Sakatia, raggiungibile in piroga, oppure in taxi all’Andilana. Il ristorante principale ci ha accolto con un ottimo buffet che includeva il “Romazava”, nostro piatto malgascio preferito; il ristorante a-la-carte, su una splendida terrazza, merita una visita (infatti è frequentato anche da clientela esterna).

Il giorno dopo il nostro arrivo ci rechiamo a Madirokely, dove abbiamo sempre alloggiato negli anni passati, e di cui avevamo imparato ad apprezzare i colori ed il rilassato ritmo di vita dei locali. Nostra principale curiosità era capire se il Marlin Club, che avevamo visto chiudere a fine agosto 2004, avesse terminato gli imponenti lavori di ampliamento e ristrutturazione in cui si era imbarcato (si, lo so, vi sembrerà strano che invece che starcene bordo piscina o fare trekking sul mont passot noi andiamo in giro ad effettuare sopralluoghi, manco fossimo emissari di un tour operator, ma a noi piace così…). Cattive notizie. Il cantiere è fermo da anni, le strutture in muratura e in legno già realizzate aspettano di essere completate con tetto, infissi, impianti idraulici ed elettrici, sanitari, pavimenti… insomma quasi tutto. La sua riapertura appare assai dubbia. Peccato. Chi ha letto i miei precedenti racconti sa quanto fossimo affezionati al suo clima familiare e simpaticamente trasandato; secondo noi sarebbe stata sufficiente una bella mano di bianco e lenzuola nuove… Inoltre su tutta la bella spiaggia che va da Madirokely ad Ambatoulouka non c’è una valida alternativa, per cui si è costretti ad alloggiare al Vanila o Nosybe Hotel o Corail Noir, tutti molto carini ma in posizioni più isolate e meno felici. Salutiamo Cinzia, che gestisce (con Roby) il Manta Dive, storico centro sub italiano; con loro in passato ho fatto belle immersioni. Hanno mantenuto la loro base accanto al Madiro Hotel e partono tutti i giorni con tre barche alla volta dei dive-site vicini e lontani (compresi full-day ad Iranja e a Tanikely): immergetevi con loro e sarete soddisfatti. Ci godiamo la passeggiata sulla spiaggia fino ad Ambatoulouka per il rito dell’aperitivo al tramonto sulla terrazzina dell’Espadon e un giro nei pochi polverosi negozietti. All’imbrunire l’assenza di luce in molte case e negozi fa’ un po’ tristezza: non che prima fosse Las Vegas, ma insomma… speriamo che “il presidente” provveda presto! Smentisco inoltre che la stradina sterrata che attraversa il paesino sia stata asfaltata, prospettiva che rattristava due viaggiatori passati di qui a maggio (secondo il loro racconto su TPC): si trattava probabilmente dell’inizio dei lavori di scavo per la posa delle tubature.

Durante il soggiorno sull’isola raccogliamo informazioni anche su Nosy Iranja, altra nostra meta di qualche anno fa (ci avevamo visto la nascita delle tartarughine…). Nel frattempo ha cambiato gestione un paio di volte, sono stati aggiunti altri bungalow, hanno raddoppiato i prezzi e tentato di trasformarlo in un resort “vip”. Le opinioni di chi ci è stato negli ultimi anni sono del tutto discordanti: sino all’anno scorso il malcontento era tale da alimentare il sito dont-go-to-nosy-iranja, mentre più di recente sembra che ci si trovi benissimo.

Al terzo giorno Rachica viene a prenderci e ci conduce al porto, che non è ancora stato sistemato (ma il presidente ha promesso eccetera…) e versa in condizioni miserande, senza un vero molo, per cui ci si imbarca saltabeccando sopra i pescherecci; perlomeno hanno messo una sbarra ed una guardia all’ingresso, così la banchina è meno affollata di sfaccendati che si improvvisano portabagagli. Due ore di barca veloce, con qualche colpo malvagio alle nostre povere schiene (bei tempi quando il transfer si faceva in idrovolante!!!), ma l’avvistamento delle balene e l’arrivo alla nostra isoletta di Tsarabanjina ci ripagano di tutte le fatiche… [à suivre].



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