L’inghilterra in moto

L'INGHILTERRA IN MOTO: UN VIAGGIO TRA PECORE, CONIGLI E CATTEDRALI “C'è qualcosa di eccitante nello scrivere le prime parole di un racconto... Non puoi mai prevedere dove ti porteranno. Le mie mi hanno portata qui, nel luogo a cui appartengo.” Beatrix PotterIl desiderio di realizzare questo viaggio inizia un bel po' di anni fa,...
Scritto da: daniela77
l'inghilterra in moto
Partenza il: 01/07/2007
Ritorno il: 15/07/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
L’INGHILTERRA IN MOTO: UN VIAGGIO TRA PECORE, CONIGLI E CATTEDRALI “C’è qualcosa di eccitante nello scrivere le prime parole di un racconto… Non puoi mai prevedere dove ti porteranno.

Le mie mi hanno portata qui, nel luogo a cui appartengo.” Beatrix Potter

Il desiderio di realizzare questo viaggio inizia un bel po’ di anni fa, quando al I° anno delle scuole medie ho avuto la fortuna di avere una professoressa che oltre ad insegnarci la grammatica e la fonetica, ha posto davanti ai nostri occhi numerose immagini della bella Inghilterra, e ci ha fatto conoscere le abitudini, le tradizioni, i paesaggi e la storia inglesi.

Sogno Londra, Stonehenge, Oxford e il Vallo di Adriano da quando avevo 11 anni, e il Lake District da quando vidi un buffo coniglio sulla copertina di un quadernino.

Sono stata a Londra diverse volte ormai, ma si sa, come Roma non è l’Italia, Londra non è assolutamente l’Inghilterra! Il sogno inglese è sempre rimasto dentro di me, ma non avevo mai chiesto a nessuno di portarmi fin là; sapevo che sarebbe stato un viaggio abbastanza costoso… E poi, pensavo, a chi interessano 15 giorni di pioggia, cattedrali e patatine fritte?! Ma la fortuna è spesso dietro l’angolo, e il caso ha voluto che anche a Luca interessasse un bel giro in terra inglese! Abbiamo valutato altri viaggi e zone con relativi prezzi, e ci siamo accorti che due settimane in Inghilterra non erano poi così costose se organizzate in tempo e se, soprattutto, si fosse usato un mezzo proprio. La cifra che avrebbe alzato il costo della vacanza era infatti il noleggio in loco di macchina o moto.

Optiamo all’inizio per un giro in senso orario, facendo varie tappe più o meno famose e calcolando anche un salto all’isola di Man. Poi compriamo la Lonely Planet, la leggiamo con attenzione, e ci rendiamo conto che sarebbe molto più intelligente un giro nel senso opposto: si eviterà così l’effetto zig-zag, e risulterà più logico per i viaggi aerei di andata e ritorno che riguarderanno solo me.

Prenoto io stessa il volo, sia per l’andata sia per il ritorno: Roma/Ciampino-Londra/Stansted il 1° luglio, e ritorno il 15 da Londra/Gatwick, entrambi con Ryanair.

Luca parte da Monza il giorno prima, in modo da essere già a Stansted al mio arrivo. Ah, naturalmente il viaggio in Inghilterra si fa in moto: una Suzuki750, due borse laterali, io, Luca, e il mio zaino Hello Kitty all’interno del bauletto! Quattordici sono stati i giorni totali in Inghilterra.

Dopo aver buttato giù diverse bozze di itinerario (al quale parteciperanno attivamente anche diversi utenti del Forum di Cisonostato) e tagliato qua e là cittadine, ahimè, non visitabili per il fattore tempo, la nostra lista finale sarà questa.

In ordine di apparizione: 1.Cambridge 2.Lincoln 3.York 4.Durham 5.Vallo di Adriano 6.Lake District 7.Haworth 8.Ironbridge 9.Stratford Upon Avon 10.Oxford 11.Lacock 12.Avebury 13.Bath 14.Cheddar Gorge 15.Wells 16.Shaftesbury 17.Stonehenge 18.Salisbury 19.Winchester 20.Canterbury 21.Dover Totale km complessivi: 1671, in terra inglese.

Naturalmente non dormiremo nelle città più famose, ma sceglieremo bellissimi, confortevoli e decisamente più economici B&B di campagna e fattorie, dove ci serviranno ottime full english breakfast, che si faranno risparmiare sul pranzo! Nel web ho trovato diversi motori di ricerca per trovare il B&B o la farm più adatti a noi, ma i migliori son stati questi: www.Bedandbreakfastnationwide.Com www.Bedandbreakfasts-uk.Co.Uk www.Smoothhound.Co.Uk Sono suddivisi in Regioni e, in base all’itinerario, si trovano tutte le cittadine che si incontrano lungo la strada.

Alla fine del mio diario di viaggio scriverò i siti web dei nostri alloggi, sperando che possano essere utili a qualcuno.

Come ho scritto sopra, a parte la tappa di York, non abbiamo mai dormito in città: se si ha un mezzo proprio per girare, vale la pena fare qualche km in più per avere una sistemazione di tutto rispetto immersa nella campagna inglese, con gente genuina, e persino risparmiando un bel po’.

Il nostro viaggio inizia molto prima del 1° luglio! Io non sto nella pelle: riempio la mia LP di post-it, di freccette, sottolineature e note a matita! Riempio e disfo lo zaino decine di volte! Sono nervosa e i motivi so quali sono: sarà il mio primo viaggio aereo da sola, e realizzerò finalmente il sogno di quando ero piccola.

Il 1° luglio è giorno di partenza in casa mia: tre componenti su quattro voleranno verso Londra! Mi preparo e aspetto con impazienza mio zio, che mi porterà in stazione Termini a Roma, dove salirò sul pullman Terravision per l’aeroporto di Ciampino (solo andata: 8€).

In giro non c’è nessuno, è domenica, e il pullman arriva presto a destinazione. Avrò tutto il tempo per andare in bagno decine di volte! L’aereo parte puntuale, il volo mi sembra brevissimo, soprattutto grazie ad una coppia inglese che vive nel Kent, con la quale mi intrattengo a parlare di Londra, di Durham, e del giro che farò da lì a breve. Quando arrivo a Stansted, come al solito, mi sento a casa. Tutto mi è familiare. So che Luca è là fuori ad aspettarmi, e che ci aspettano due settimane fantastiche! Fatto il controllo passaporti, mi dirigo verso l’uscita, dove lo vedo mescolato tra la gente per farmi uno scherzo… Ma io naturalmente lo becco subito! Usciamo dall’aeroporto in pochi minuti (quant’è bello viaggiare solo con uno zaino!), preleviamo la moto dal parcheggio e iniziamo finalmente il nostro viaggio per l’Inghilterra! La nostra prima tappa è Great Shelford, 40 km dopo Stansted e 7 km prima di Cambridge. Durante il tragitto scorgiamo le prime case col tetto di paglia, i cottages, pubs di campagna, signore intente a curare i loro graziosi giardinetti.

Ricordo che a casa avevo scritto su un foglio tutti gli indirizzi degli alloggi in cui saremmo dovuti andare, ma naturalmente, nel momento in cui mi è servito, quel foglio non l’ho trovato. E così, la nostra vacanza inizia con la ricerca di un B&B di cui non conosciamo l’indirizzo! Arrivati in paese, fatto esclusivamente da poche casette e una bella chiesa contornata dal cimitero, ci fermiamo nell’unico pub presente per chiedere informazioni alla gente del posto, ma nessuno di loro sembra conoscere il suddetto B&B. Non ci perdiamo d’animo, ci sediamo e ordiniamo birra e patatine nell’attesa che mio cugino mi invii un sms d’aiuto dal suo pc in Italia.

La sua risposta arriva insieme a quella di una simpatica signora inglese che, cercando il B&B sull’elenco telefonico del pub, ci spiega che il posto che stiamo cercando si trova proprio a pochi passi da lì, tanto da poterci arrivare tranquillamente a piedi! Salutiamo e ringraziamo tutti per il primo gentile approccio con gli inglesi, e ci incamminiamo verso il Pat Legge B&B.

Al nostro arrivo, la struttura si presenta proprio come una tipica casa inglese: posto macchina sul davanti, bottiglia in vetro per il latte sulla porta (mi ricorda tanto gli Aristogatti!), moquette e scale che portano al piano di sopra.

La nostra camera è molto grande, ha un letto matrimoniale, un letto singolo e l’immancabile servizio da tè. Il bagno è al piano e lo si divide con un’altra stanza, di cui però non vedremo gli ospiti.

La notte passa in fretta e la sveglia suona alle 7.30. Dopo mezz’ora siamo pronti per la nostra prima colazione inglese! Scendiamo in cucina dove la signora Pat ci ha preparato ogni ben di Dio, il tavolo è praticamente pieno di roba! Non manca la frutta, i cereali, ci sono le salsicce, i pomodori, il bacon, le uova, i toast, il burro e tanti tipi di marmellata! E’ molto bello fare colazione così, in quella cucina così “vissuta”, piena di foto dei suoi figli e dei nipotini, di oggetti carini appesi alle pareti, e con quella vista che si apre su un giardino molto bello. Come possiamo non andare a farci un giro?! Prima di salutare Pat infatti, usciamo sul retro e passeggiamo tra ortensie, aiuole curatissime, panchine in legno, stagno, casetta per gli attrezzi… E’ talmente lungo che Luca pensa subito a quanto sarebbe bello organizzarvi una partita di calcio! Con rammarico salutiamo il B&B e ci dirigiamo verso la prima vera tappa del nostro viaggio itinerante: Cambridge. Ad accoglierci troviamo una città circondata dal verde, parchi pieni di gente a piedi o in bici, che ci fan sentire subito in un luogo molto vivibile.

Il centro è piuttosto raccolto, ma troviamo con difficoltà un parcheggio per la moto, in quanto la zona è prevalentemente pedonale.

Lasciamo i bagagli sulla moto e iniziamo a visitare la bella ed elegante città universitaria.

Le strade sono in acciottolato, ci sono ovunque pannelli esplicativi che indicano al turista la posizione dei vari College visitabili e non. Troviamo Il King’s College passando davanti al pub più famoso di Cambridge, The Eagles, al cui interno si possono vedere le tante dediche e scritte varie lasciate dai Marines durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il King’s College è famoso soprattutto per la bellissima King’s College Chapel, uno dei massimi capolavori gotici in Europa.

La Cappella fu voluta da Enrico VI per venerare la Vergine Maria, ma fu Enrico VIII ad arricchirne gli interni e, come firma, fece incidere le sue iniziali insieme a quelle di Anna Bolena sul prezioso graticcio ligneo che separa il coro dal resto della Cappella.

Degni di nota, l’Adorazione dei magi di Rubens sull’altare maggiore e le luminose vetrate istoriate, uniche in tutta l’Inghilterra dell’est ad essere scampate alle truppe di Cromwell… Forse proprio perchè compì lui stesso gli studi a Cambridge! Il Trinity College è il secondo che abbiamo visitato. Si entra attraversando un imponente passaggio sovrastato dalla statua di Enrico VIII: nella mano sinistra regge un globo d’oro, in quella destra un tempo teneva uno scettro, ma fu sottratto da un gruppo di studenti per essere sostituito dalla gamba di un tavolo! Oltrepassata l’entrata ci si ritrova nella Great Court, un grande cortile con pozzo centrale ed erba curatissima, su cui naturalmente è vietato camminare.

Curiosità della Great Court è un albero piantato negli anni ’50, che si dice discenda direttamente dal famoso melo di Isaac Newton, studente appunto del Trinity College.

Famosi a Cambridge sono i cosiddetti Backs, la zona verde che si estende dietro i college e che costeggia il fiume Cam: luogo preferito dai giovani per fare belle passeggiate, riposarsi sul prato o navigare tranquilli scoprendo così la città da un altro punto di vista.

Tornando verso il parcheggio ci imbattiamo per caso nella Round Church, eretta nel 1130 dai Templari. A pianta rotonda, è una delle uniche quattro presenti in Inghilterra.

Dopo pranzo (un panino al volo da EAT, una catena di locali in cui preparano panini di tutti i tipi) ci incamminiamo verso North Hykeham, dove si trova il nostro secondo B&B della vacanza.

La nostra camera si trova al primo piano, non è molto grande, ma è carina, c’è un bagno enorme, completo di tutto, e un letto comodissimo che ci farà dormire bene fino al mattino dopo.

Ci svegliamo come al solito molto presto, facciamo un’ottima colazione e alle 8.00 in punto partiamo per Lincoln. Durante il tragitto, mentre stiamo attraversando il Lincolnshire, incontriamo dei bellissimi campi di lavanda fiorita, così belli e intensi che faccio fermare Luca per scattare qualche foto.

Arrivati a Lincoln parcheggiamo poco prima di High Street, via principale che incontreremo praticamente in ogni città che visiteremo: una sorta di Via Roma in Italia! Tra un negozietto e l’altro, arriviamo nei pressi della Step Hill, nome veramente indovinato per una stradina che per le gambe si rivelerà meglio di una palestra! Negozi di peluche, sale da tè, pub, ci portano fin su, nella piazza principale circondata dal castello e da alcune piccole case a graticcio, che han fatto da sfondo a numerosi film in costume girati proprio qui.

La casa più famosa e più bella, immortalata anche nel film Oliver Twist, oggi ospita il Tourist Information Center (TIC).

Un lato della piazza è aperto e ci permette di intravedere l’entrata della prima cattedrale gotica della nostra vacanza.

Forse perchè è stata la prima, o forse perchè in effetti è molto bella, ma questa Cattedrale ci è rimasta nel cuore! Siamo stati accolti da alcune signore ben liete di procurarci due volantini in italiano! Da quelle parti è difficile incontrare nostri connazionali… Lincoln non fa parte quasi mai dei circuiti turistici più famosi (per nostra fortuna!), e la gente rimane stupita e contenta di vedere tanto interesse da parte nostra. Direi che è stato proprio un ottimo benvenuto.

Ripartiamo da Lincoln molto soddisfatti e ci dirigiamo a York, dove rimarremo per due notti. Già dalla sua periferia la città si presenta carina, con chiesette antiche, cimiteri romantici e la maestosità della sua Cattedrale all’orizzonte.

Decidiamo di visitarla subito, in fondo è presto per cercare la guest-house, e possiamo sfruttare ancora tutto il pomeriggio.

L’entrata alla Cattedrale costa £5.50, e le vale tutte. E’ la chiesa medievale più grande di tutta la Gran Bretagna ed è seconda, per importanza, solo a quella di Canterbury.

Al suo interno diverse cose attirano i nostri occhi: la magnifica Five Sisters Window del 1250 (cinque vetrate alte più di 15 metri), la Great West Window del 1338, con un magnifico traforo in pietra, la torre centrale, e il Rose Window (il rosone), che ricorda l’unione delle case reali dei Lancaster e degli York, che mise fine alla Guerra delle Due Rose e segnò l’inizio della dinastia dei Tudor.

Quando usciamo dalla cattedrale si son fatte ormai le 18.00, ora in cui avremmo dovuto fare il check-in alla guest-house, a due passi dal centro.

Torniamo quindi al parcheggio e ci dirigiamo verso l’alloggio. Al nostro arrivo notiamo che il posto per la moto, a differenza di quanto scritto nella loro mail, non c’è. E questo è solo uno dei motivi per cui non ce la sentiamo di consigliare questa struttura a chi ha intenzione di visitare York. I proprietari non si fanno trovare, il bagno è davvero minuscolo, il servizio da tè è sporco, non cambieranno mai la biancheria, la colazione si rivelerà misera e composta da alimenti confezionati, e per far mettere la carta igienica in bagno ho dovuto lasciare un biglietto scritto sulla porta! Il mattino dopo ci apprestiamo a visitare il resto della città.

In effetti, a differenza di tutti i posti che abbiam visto, York è quello che offre di più.

E’ una piccola Londra in miniatura, in cui troviamo palazzi nobili da visitare, ristoranti di un certo tipo, musei ben fatti e creati proprio per il turista.

Se si ha intenzione di visitare ogni cosa che la città offre, consiglio di acquistare presso i TIC lo York Pass, valido 1-2 o 3 giorni: da diritto all’ingresso gratuito a qualsiasi attrazione a pagamento di York.

Noi stiamo seguendo il filone immaginario delle grandi Cattedrali gotiche e, visitando diverse città, ovviamente abbiamo dovuto rinunciare a molte cose (a volte senza rammarico), ma sicuramente York offre spunti interessanti anche gratuiti.

La città in sé è molto carina, il centro storico venne dichiarato zona protetta nel 1968 ed è tutto molto ben conservato. Troviamo parcheggio di fronte allo York Dungeon e da lì ci spostiamo a piedi, riuscendo a vedere diverse cose: la Clifford Tower, unica parte rimasta del castello di York, l’House of Farfaix, casa settecentesca in stile georgiano, The Shambles, deliziosa via in acciottolato, su cui si affacciano edifici Tudor perfettamente conservati. Anticamente questa era la via dei macellai: il suo nome deriva infatti dalla parola sassone shamel, che significa appunto “macello”. Ai lati della strada si notano ancora i solchi in cui ai tempi scolava il sangue delle bestie in vendita.

Percorriamo il camminamento sulle mura, duecentesche, da cui si ha un’ottima vista sulla città e sulla Cattedrale.

Ci sono vari punti di accesso alle mura, ma i più importanti sono la Bootham Bar, la Monk Bar e la Walmgate Bar, ossia le antiche porte cittadine (bar in vichingo significa “porta”) che conservano ancora parti difensive che impedivano l’accesso ai visitatori indesiderati.

Con The Shambles, Stonegate rappresenta una delle stradine meglio conservate di York, dove possiamo osservare edifici medievali a graticcio, insegne in ferro battuto e manto in acciottolato.

Il 5 luglio ci aspetta la tanto desiderata Durham! Ci dirigiamo di buon’ora a Sedgefield, dove ho prenotato una notte alla Todd’s House Farm, vero spettacolo per gli occhi.

Per trovarla, anche stavolta ci son venuti in aiuto due simpatici signori del posto, intenti a curare le loro aiuole (in Inghilterra sembra che non facciano altro!).

I proprietari della fattoria sono gentilissimi e alla mano: lui ci accoglie da sopra un trattore! Hanno una casa molto bella, che dividono con i loro due gatti, Henry e Toffy, proprietari di una mega cuccia in salotto.

La camera è piccola, ma molto accogliente: ci sono tanti depliants informativi sulla zona, un servizio da tè completo di biscotti e acqua frizzante, e una bellissima vista sul loro giardino! Lasciamo il bagaglio in camera e partiamo per la vicina Durham.

Già qualche km prima scorgiamo la conca che ospita la cittadina e la maestosità della sua Cattedrale.

Il tutto è incorniciato dal fiume e dal ponte in pietra. Sembra una cartolina! Il bel tempo ci permette di visitare con calma il piccolo centro cittadino, raccolto intorno a Market Place e alla collina che domina il paesaggio, sormontata dal Castello e dalla Cattedrale.

Ci incamminiamo per la salita che giunge fin su e all’arrivo ci troviamo di fronte ad una costruzione immensa, molto diversa da quelle viste finora! La Cattedrale di Durham infatti è di epoca Romanico-Normanna, circondata da un romantico closer disseminato di antiche pietre tombali, che inducono al silenzio.

Naturalmente noi ne approfittiamo, e ci godiamo la quiete del luogo seduti su di una panchina…

L’aspetto della Cattedrale è simile a quello di una fortezza, e la sua presenza imponente esercita un forte impatto sul visitatore. L’UNESCO l’ha dichiarata Patrimonio dell’Umanità nel 1986 e noi siamo felici di aver visitato una delle chiese più belle d’Inghilterra! La mattina del 6 luglio, dopo una buonissima colazione in compagnia del gatto Henry, ci rimettiamo in viaggio verso Nord: destinazione Vallo di Adriano.

Lungo la strada inizia a piovere e raramente riesco ad alzare lo sguardo verso il panorama, ma fortunatamente, quasi a sapere che ci fosse, guardo davanti a me e vedo il famoso Angel of The North, una statua in ferro alta 20 metri e larga più di un Boeing 767, che rappresenta una figura umana alata. L’Angelo del Nord troneggia sulla A1, è impossibile non vederla, soprattutto se in caso di pioggia si viaggia comunque in automobile! Seguiamo il consiglio del padrone della Todd’s House, e riusciamo a costeggiare il Vallo su di una stradina deserta, fatta di curve e tanti saliscendi, a volte anche divertenti. Tutto intorno è natura: collinette, pecore, muri a secco, scalette in legno per accedere ai foothpath, rari gruppi di persone intenti a fare trekking nei loro sgargianti k-way.

Per chi non lo sapesse, i foothpath sono dei percorsi tra campi, case e fattorie private, aperti però a tutti. Sono delle ottime occasioni per vedere panorami inconsueti, assaggiare del buon sidro presso le farm, bere una birra nei pub di campagna frequentati dalla gente del posto, e perchè no, riuscire a stare soli con se stessi, nel silenzio di un prato verde e cielo infinito.

Seguiamo il tragitto del Vallo superando i Fortini più famosi a pagamento e pieni di gente, arrivando a fermarci nel sito di Walltown, segnalato come “centro geografico dell’isola”.

Qui non c’è nessuno, solo una caffetteria aperta, con un tavolo coperto all’esterno, dove riusciamo ad asciugarci un po’.

Il sito è gratuito e oltre a noi c’è solo un giapponese e una coppia, intenti come noi ad arrivare in cima alla collina che ospita un tratto ben conservato del Vallo.

La fatica per arrivare è ripagata dalla vista che c’è da lassù! Pozzanghere, pecore e i loro bisognini, sono gli ostacoli da superare, ma ne vale la pena! Il panorama immenso, tante sfumature di verde, il vento che ci accarezza il viso e il sentirsi a contatto con la Storia, sono il nostro premio. E’ in assoluto uno dei ricordi più belli che ho della vacanza.

Tornati alla caffetteria ci prendiamo una cioccolata calda/bollente, ci riscaldiamo un po’, e poi partiamo per Penrith.

Tra stradine deliziose, saliscendi, cottages, grandi distese verdi, muretti a secco e le solite pecore, arriviamo alla Skygarth Farm. Bellissima è dir poco! Non ho parole per descriverla. Al nostro arrivo vediamo un leprotto che scappa nei campi e le mucche che ci guardano dalla stalla! Sulla porta d’entrata c’è un biglietto: “Daniella (In Inghilterra mi chiamo così!) I’ll come back at 6.00pm!”, e dato che sono appena le 17, decidiamo di andare a mangiare un bel piatto di scampi e patatine nel pub della vicina Penrith.

Al nostro ritorno, la padrona di casa ci accoglie in una casa molto carina: gli interni sono in legno, è tutto molto curato e “vissuto”, proprio come piace a me. La nostra camera si trova al primo piano, ormai lo sappiamo e ci dirigiamo sicuri verso le scale.

E’ addirittura da quattro posti, c’è il servizio da tè con tazze bianche a pois rosa che attirano subito la mia attenzione! La vista sul giardino è suggestiva, e le casette per gli uccellini sono un amore! I bagni sono due, in comune, completi di tutto.

Andiamo a ninna molto soddisfatti, ed io non vedo l’ora di addormentarmi per anticipare la venuta del giorno dopo.

Il 7 luglio abbiamo la colazione più sostanziosa di tutta la vacanza: nel piatto troviamo i funghi, crocchette di patate e formaggio e il pudding, ma solo Luca ha il “coraggio” di assaggiarlo. Dice che sa di fegato, ma io non gli credo e decido di passare! Salutiamo a malincuore la Skygarth e partiamo per il tanto sognato Lake District, la Regione dei laghi, sito nella Cumbria, cuore nobile e letterario di un’Inghilterra dal passato romantico. Per me è soprattutto il luogo dove la scrittrice Beatrix Potter scrisse i suoi libri per bambini.

La nostra prima tappa di questa bella giornata è Grasmere, villaggio tipico del Parco Nazionale del Lake District.

Proprio qui visse lo scrittore William Wordsworth, che definì il villaggio “The loveliest spot that man hath ever found”. A Grasmere si trovano diversi cottages visitabili, tra cui quello dello stesso scrittore.

Continuiamo per Hawkshead, altro pittoresco villaggio sito sulle sponde di uno dei tanti laghi del Lake District. Della zona, è quello che ci è piaciuto di più: le strade sono tutte in acciottolato, l’atmosfera è molto tranquilla, le sale da tè sono piene di signore con i loro cagnolini, i negozietti sono dei piccoli gioielli, colmi di oggetti da giardinaggio, dolci e oggettini per gli animali.

Decidiamo di fermarci in questo villaggio principalmente per visitare la Beatrix Potter Gallery, la casa in cui il marito della scrittrice, alla sua morte, raccolse i suoi primi disegni e scritti. E’ qui che possiamo trovare la versione originale del Tale of Peter Rabbit, le prime avventure del coniglio Peter che fecero sognare me e milioni di altri bambini nel Mondo! Per me è stato un sogno realizzato verderlo a pochi centimetri dal mio naso! Peccato non poterlo toccare…

La casa che ospita la mostra è del 1600, apparteneva al marito di Beatrix da generazioni, e si vede: il legno è scricchiolante, il mobilio ha un fascino d’altri tempi, bisogna stare attenti ai soppalchi bassi dell’epoca, ma tutto questo aumenta ancor di più la bellezza della raccolta, di per sé già molto interessante.

Col biglietto della Beatrix Potter Gallery ho lo sconto per visitare la seconda tappa del “Tour Potter”, come lo abbiamo definito noi due: la Hill Top Farm.

Hill Top si trova a New Sawrey, villaggio contadino costituito da fattorie e disseminato di muretti a secco.

E’ l’antica casa colonica acquistata da Beatrix con i primi guadagni dei suoi lavori: è qui che andò a vivere, ed è qui che inventò le famose storie di Peter.

Col biglietto si possono visitare gli interni, il giardino e l’orto, in cui la scrittrice coltivava i suoi ortaggi con passione.

E’ facile, addentrandosi tra piante di pomodori, insalata e vasetti di fiori, immaginare ciò che la scrittrice mise su carta. E’ l’ambiente ideale in cui sognare di vedere mamma coniglio abbottonare la giacca a suo figlio Peter, topolini riposare sotto foglie di lattuga, anatre insegnare ai proprio cuccioli a nuotare nello stagno… E’ un piccolo mondo incantato, dove ci si sente tutti un po’ bambini! Naturalmente, come in ogni casa o museo visitabile in Inghilterra, all’uscita c’è un bellissimo negozio in cui comprare gadget vari. Da non perdere, per gli appassionati, libri fotografici sulla zona dei Laghi e sulla vita della scrittrice.

La terza tappa del “Tour Potter” prevede Windermere, località molto famosa per il suo lago omonimo, il più grande del Lake District.

A Windermere Beatrix passava le estati quando era piccola: è qui che si innamorò della zona, zona che in seguito la portò ad abbandonare la sua famiglia, e Londra, sua città natale.

Arriviamo in città attraversando un piccolo lago, di cui purtroppo ho dimenticato il nome, a bordo di un ferry, al costo di una sterlina, moto compresa.

Troviamo parcheggio con facilità, anche se la città è piena di turisti. L’impatto è molto diverso rispetto agli altri villaggi del Distretto: qui c’è un lungolago con affitto di barche e pedalò, bar dai nomi filo-italiani, sale-giochi, hotel lussuosi, giardini curati con aiuole… Poche biciclette, pochi cagnolini, poche sale da tè. Decisamente della zona è la parte che mi è piaciuta meno, ma anche lì ero andata con uno scopo, e alla fine posso ritenermi soddisfatta.

Compro il biglietto per visitare The World of Peter Rabbit, percorso creato ad arte che illustra le scene più famose della storia del coniglio Peter e dei suoi amici. In pratica è il mondo creato da Beatrix, sognato e immaginato da tanti bambini, fatto realtà.

Molto carino, davvero.

Lasciamo il Lake District dopo aver cenato in un pub, e verso sera arriviamo alla Nutstile Farm, altro alloggio molto bello. La famiglia che ci accoglie è molto simpatica e alla mano. Ci fanno togliere le scarpe per entrare, è la prima volta che ci capita, benchè sia molto usato in Inghilterra. Loro poi ci spiegheranno che, essendo contadini in una fattoria, entrare senza scarpe toglie un sacco di problemi per quel che riguarda la pulizia giornaliera! La camera è spaziosa, il bagno è privato, ma non ensuite.

Ancora una volta ci addormentiamo felici e soddisfatti…

L’8 luglio divoriamo una buonissima colazione, salutiamo i padroni di casa, ci infiliamo le scarpe e via! Partiamo alla volta di Haworth, paese dove nacquero e vissero le sorelle Bronte (altro mio mito!).

Parcheggiamo in un freeparking in mezzo a un bosco e ci incamminiamo verso il villaggio attraverso un public foothpath.

Tutta Haworth ricorda la vita delle sorelle Bronte: la casa dove vissero, la chiesa dove loro padre officiava le messe, la scuola in cui insegnò Charlotte, ecc. Ma, scrittrici a parte, merita di essere visto anche per la bellezza in sé. Viuzze in salita, negozietti minuscoli, boutique d’arte, vecchiette a chiacchierare e lavorare merletti davanti le loro case in compagnia dei gatti nei loro cestini! Si respira un’aria tranquilla, e si passeggia col naso all’insù: le case qui sono davvero belle! E a proposito di case, quella delle scrittrici merita davvero: c’è lo scrittoio su cui scrissero Cime Tempestose e Jane Eyre, il cavallo a dondolo su cui giocavano da piccole, la cucina dove Emily amava sfornare biscotti con sua madre, il divano su cui morì Charlotte, i vestiti che usarono nei vent’anni passati lì, e tanto altro ancora! In serata arriviamo alla Hullinharst Farm, a Stoke on Trent, forse la più bella fattoria vista finora. Molto appartata, mucche, pecore, un pozzo in pietra e tanti fiori! C’è persino un gallo che, intrufolatosi nel giardino, viene cacciato via da Bess, il cagnolino della padrona, una signora gentilissima e sempre sorridente.

La camera è molto carina, più piccola delle altre, ma il bagno è ensuite e la vista che si gode dalla finestra è un valore aggiunto non indifferente.

Il 9 luglio facciamo colazione senza fagioli, ma con uovo strapazzato! Salutiamo Bess e partiamo per Ironbridge, paese che diede i natali alla Rivoluzione Industriale e che ospita il primo ponte al Mondo costruito interamente in ferro.

L’idea di vedere un ponte in ferro non mi entusiasmava troppo, ma la Rivoluzione Industriale mi ha sempre affascinata, e la sua vista non mi ha affatto delusa, anzi! E’ collocato sulla parte più stretta di un gorge (orrido) molto suggestivo, che ospita persino un museo, che visitiamo.

Il Museum of the gorge, appunto, è molto interessante. Illustra attraverso filmati, foto d’epoca e ricostruzioni plastiche, la storia di Ironbridge, le tante alluvioni che hanno distrutto la città e la forza dei cittadini nel ricorstruirla.

Durante questa visita io e Luca ci convinciamo sempre più di quanto gli inglesi siano bravi nel creare e gestire i musei.

Ironbridge ospita altri due musei, di cui uno molto gettonato: è stata ricreata la cittadina negli anni della Rivoluzione Industriale, con tanto di figuranti in costume, case d’epoca, negozi e fabbriche. Ho visto la fila per entrare, ma essendo tutto ricostruito, a noi non interessava. Per una visita credo sia ottima la prenotazione.

La vista del ponte, comunque, vale la gita ad Ironbridge: sembra un villaggio sospeso nel tempo.

Nel primo pomeriggio arriviamo a Stratford upon Avon, prendiamo possesso della nostra camera nel Larkrise Cottage, e usciamo a fare un giro nella città di Shakespeare.

E’ la città in cui ho visto più case a graticcio in assoluto! Ci sono vie piene, una dopo l’altra! Fotografarle è un vero piacere, anche se al loro interno, adesso, vi sono negozietti che un po’ stonano con l’antichità del posto.

I luoghi shakespiriani sono molti, ci sono tanti cottages visitabili, a partire da quello di William, ma noi decidiamo di goderci la città in sé: in una vacanza itinerante, con tante tappe, è d’obbligo fare delle scelte. Inoltre, leggendo le guide, spesso si trovano frasi che attestano la falsità del luogo turistico, e questo ci convince ancor di più a saltare alcune attrazioni.

Stratford, benchè invasa da giapponesi, è molto carina e, uscendo dai soliti giri, vi si trovano anche tranquillità e pub frequentati da ragazzi del posto.

Noi ne troviamo uno lungo le sponde del fiume Avon, tutto in legno, dove ci gustiamo un aperitivo in compagnia di buona musica, paperelle e romanticismo.

Tornati in centro, mi faccio ammaliare dalle tante vetrine di negozietti amorevoli, molti improntati sul giardinaggio e sugli animali. Quante cose comprerei! Credo proprio che l’esser andata in moto abbia salvato più volte il mio portafoglio! Il 10 luglio Alan, il proprietario del cottage, ci ammalia con la sua colazione british e con un’ospitalità d’altri tempi.

La nostra meta di oggi è Oxford, e ci da delle dritte su strade da percorrere e luoghi da visitare lungo il tragitto. Peccato aver così poco tempo! Arrivati in città parcheggiamo la moto lungo una strada molto trafficata, ma comoda per arrivare in centro e, cosa fondamentale, con bagno pubblico proprio di fronte.

Il centro di Oxford ci delude un po’: tutto risulta essere molto commerciale, i negozi sono di quelli che si trovano anche a Milano o a Roma, c’è il McDonald’s e il Burger King’s, ed è pieno di gente ovunque. Ovvio che sia così, per carità, ma non è quello che cercavamo.

Essendo una città universitaria è piena di ragazzi, che vanno a lezione in bici. Ci sono biciclette parcheggiate ovunque, e la cosa ci piace molto! Il traffico per fortuna in centro non c’è, è tutto pedonale.

Ci mettiamo alla ricerca del famoso Christ Church College e lo visitiamo con una delusione: la Great Hall in cui han girato il film Harry Potter quel giorno è chiusa! Il biglietto d’ingresso quindi costa un po’ meno, ma mi dispiace molto non poterla vedere… Mamma e mia sorella l’han vista, e dicono che merita davvero.

Riesco comunque a vedere la scalinata che si vede nel film e a scattare qualche foto, sotto gli occhi del controllore di turno.

La visita al Christ Church non ci ha entusiasmati, le parti visitabili, rispetto ai college di Cambridge, sono molte meno, e i turisti ne affollano ogni angolo.

A pranzo compriamo qualcosa da Mark&Spencer e mangiamo in compagnia di alcuni impiegati su delle panchine davanti al County Hall.

Nel pomeriggio visitiamo il St. Magdalene College. Il costo del biglietto è minore rispetto al Christ, forse perchè è meno famoso, ma sicuramente è molto più suggestivo, almeno secondo il nostro parere.

Ad accoglierci c’è un ragazzo studente del college stesso, in vacanza, ma che si guadagna qualcosa stando in biglietteria.

Le parti visitabili stavolta sono tante: le cucine antiche, medievali, la Great Hall, la cappella reale con una copia affrescata dell’Ultima Cena, un chiostro molto pittoresco con statue agli angoli e un bel pozzo centrale, e un giardino secolare, annesso a un parco pieno di cervi! Vederli scorrazzare felici ci ha lasciati imbambolati per mezz’ora! Comunicante col giardino, c’è anche un footpath esterno che permette il giro perimetrale del college, costeggiando un bel ruscello.

In serata puntiamo Lacock, villaggio tipico rurale dello Wiltshire, in cui si trova una bella Abbazia medievale, un centro storico ottimamente conservato pieno di case a graticcio e che ha fatto da location a diversi film come Harry Potter, Orgoglio e Pregiudizio, e tanti altri film in costume.

Troviamo con difficoltà quello che sarà la meraviglia di tutta la vacanza: il Thatch Cottage! Un cottage tutto per noi, ha solo due posti letto, in una struttura del 1500, ristrutturata con amore (e con i soldi) da una signora inglese molto simpatica ed eclettica, Carol.

Proprio lei ci ha spiegato che il nome che ha dato alla sua casa proviene dalla modalità in cui anticamente costruivano i tetti dei cottage: thatch infatti significa proprio “tetto di paglia”.

Ha pagato non so quante sterline per ristrutturarlo ma, parole sue, durerà almeno altri 500 anni. Ai posteri l’ardua sentenza! La struttura è, come dicevo, un antico cottage del XVI secolo, collegata alla casa di Carol attraverso un ambiente comune, la cucina, dove ci sarà poi servita la colazione.

Aver trovato posto in un alloggio così, è stata pura fortuna. E’ costituito da un salottino, un bagno e una camera da letto matrimoniale, posta al piano superiore. Tutto è in legno, ci sono cuscini ovunque, quadri ed è tutto moto intimo e romantico! Ci guardiamo “Love Actually” in dvd e ce ne andiamo a ninna…

L’11 luglio scendiamo al piano di sotto ancora increduli del sogno che stiamo vivendo e quasi quasi non vorremmo andar via! Carol ci prepara un’ottima colazione, fatta come al solito al momento. La sua cucina country mi fa impazzire: ha tantissime mugs colorate appese alle mensole e tante foto del suo nipotino sparse in giro. Da quello che capiamo, è una donna molto forte, con un bel carattere. Ha anche partecipato ad una maratona in maschera per la ricerca sul cancro al seno: in bagno vi è la sua foto al termine della corsa, scattata insieme alle sue amiche, anch’esse molto “colorite”! Mi sembrava di parlare con una delle protagoniste di “Calendar Girl”! Lasciamo con amarezza il Thatch Cottage dopo averlo fotografato in lungo e in largo, e andiamo a fare un giro a Lacock.

Purtroppo sono solamente le 9.00 e le attrazioni della cittadina sono ancora chiuse: l’abbazia apre non prima delle 11.00! Comunque ne approfittiamo per visitare il centro molto raccolto.

I segni di un passato medievale sono evidenti: case a graticcio, finestre sporgenti, antiche porte in pietra ed edicole sacre fanno di questo villaggio un must per chi è appassionato di Old England! Le vecchiette qui mettono a frutto le loro capacità e vendono i loro fiori sulla porta di casa. E devo dire che c’è sempre qualcuno interessato all’acquisto! Seguiamo un signore che porta a spasso il suo Golden e ci allontaniamo dal centro, giungendo ad un ruscello con ponte in pietra: un paesaggio veramente incantevole! Notiamo che sotto il pelo dell’acqua vi è un’antica strada in acciottolato… Probabilmente prima vi era una via di comunicazione, poi ricoperta dal fiume per ragioni a noi sconosciute.

Tornando in centro scatto qualche foto e con rammarico lasciamo Lacock per andare verso Avebury, sempre nel Wiltshire.

Devo dire che la regione del Wiltshire ci è molto piaciuta! Offre molto, sotto tanti aspetti. E poi c’è sempre stato il sole, cosa da non sottovalutare, se si è poco amanti della pioggia.

Lungo la strada faremo due brevi tappe: la prima al Silent Crop Circle Caffè, un bar pseudo-mistico, in cui bere un caffè in compagnia di amanti di UFO, alieni e soprattutto di crop circle, i famosi cerchi nel grano, cui la zona intorno la A4 è disseminata. Proprio dietro al bar, infatti, ve ne è uno. Vero? Non vero? Comunque la cosa ci incuriosisce.

La seconda tappa invece la faremo per l’avvistamento di un white horse, uno dei tanti sparsi in Inghilterra.

I white horses sono figure misteriose, scavate su colline calcaree in tempi remoti. Al momento attuale non sappiamo ancora chi li ha fatti e perchè.

L’immagine vista dalla strada ha comunque il suo effetto scenico.

Noi ci siamo fermati in una piazzola in cui è presente un pannello che spiega e racconta la storia di questo cavallo e di tutti gli altri cavalli inglesi.

Arriviamo così ad Avebury. Il sito preistorico, simile a quello di Stonehenge, è tagliato in due dalla strada principale, l’Avenue, che gli passa proprio in mezzo. A destra e a sinistra ci sono campi pieni di pietre, piccole e grandi. Alcune sono gigantesche! E pecore… Tante pecore che girano tranquille tra i massi! Il sito è gratuito, si parcheggia in un’ampia area adibita e si va dove si vuole. Piccoli cancelli in legno delimitano la strada e i campi, e fanno sì che le pecore stiano tranquille senza aver paura delle macchine che passano accanto.

Il posto è molto suggestivo, i turisti non sono molti, complice la vicinanza del più famoso Stonehenge, ma meglio così.

Ci gustiamo un’ottima birra nell’unico pub del paese, il Red Lion, facciamo una lunga passeggiata tra le pietre, arriviamo fino in cima alla collina che domina il paesaggio, da cui la vista è superba! Solamente da qui è visibile la forma a cerchio del sito storico, e il silenzio è impagabile…

Risaliamo in moto alla volta di Bath.

Decidiamo che non percorrere la strada principale, ma di inoltrarci nella campagna dello Wiltshire e di passare per Devizes, un villaggio storico lungo la strada molto carino. L’ambiente è rurale e anche per Luca è un piacere guidare tra campi di grano e ampie distese d’erba.

Arrivati a Bath notiamo subito un bel pub accanto al parcheggio delle moto e ci fiondiamo al suo interno: la fame era tanta! Mangiamo e beviamo in un bell’ambiente informale, con musica e tavoli in legno.

La passeggiata post-pranzum ci porta fino alla piazza principale della città, dove è sita l’abbazia, le terme romane, il Municipio e la vita cittadina vera e propria.

Bath è una città molto elegante, solare, sembra una città di mare! L’ampio fiume che l’attraversa, l’Avon, è infatti meta di tantissimi gabbiani, e alzando la testa se ne vedono ovunque, mentre si visita la città.

Il bianco del palazzi poi fa il resto. In effetti, l’architettuta georgiana di Bath non ha niente a che vedere con i villaggi in pietra scura dello Yorkshire o con le pietre color miele incontrate nello Wiltshire, nei paesini delle Cotswold (Lacock, per esempio).

La città è stata totalmente ricostruita nel 1700 ed ha molti monumenti in stile neoclassico.

Noi abbiam deciso di evitare le Roman Baths (il prezzo ci sembrava molto alto e comunque non ci interessavano) e dedicarci esclusivamente all’Abbazia e al centro storico.

L’Abbey Church è molto luminosa, il suo interno è ampio, c’è più vetro che pietra! E’ seconda solo a quella di Westminster, per quel che riguarda targhe e pietre tombali.

Degne di nota sono la facciata sud e quella occidentale, piene di sculture di angeli! Nella piazza è presente anche il negozio della National Trust: i suoi regalini sono sempre molto belli da guardare.

Panchine piene di gente, giocolieri, artisti di strada e musica fanno sì che la piazza sia molto viva e allegra! Finita la visita alla Chiesa, ci dirigiamo verso il Pultney Bridge, un bel ponte in pietra sul fiume Avon, che ricorda un po’ Ponte Vecchio a Firenze, per i suoi negozietti interni.

La diga sul fiume e i tanti gabbiani rendono tutto molto suggestivo.

Usciamo da Bath per dirigerci verso l’ultima tappa di questa giornata: Cheddar Gorge, il canyon più profondo presente in Inghilterra. Il luogo è famoso soprattutto per la presenza di antiche cave e grotte con la temperatura ideale per la stagionatura del famoso formaggio cheddar.

Per arrivare all’orrido ci immergiamo ancora una volta nella splendida campagna verdeggiante inglese: veramente spettacolare.

La strada è stretta e pian piano si innalzano le pareti di roccia intorno a noi: siamo nel canyon! Le pareti verticali sono meta di parecchi freeclymber. La vegetazione sulla roccia invece è preda di animali simili a cervi, che spuntano lungo la strada anche in modo pericoloso! Ci fermiamo per scattare qualche foto, il cielo è blu, c’è poca gente e ancora una volta un silenzio stupendo ci accompagna.

In serata arriviamo al nostro alloggio, la Hill View Farm, una fattoria carina, ma moderna. Naturalmente il paragone scatta spontaneo con il cottage della sera prima, ma non c’è storia: quello li frega tutti! Comunque, anche questa sistemazione è molto carina, la camera è ampia e comoda, e avremo una delle migliori colazioni fatte in terra inglese! Il 12 luglio salutiamo la cittadina di Wedmore e ci dirigiamo verso Wells.

Parcheggiamo nel parcheggio di un supermercato, non vediamo in giro altri siti dove lasciare la moto, e ci incamminiamo verso la famosa Cattedrale.

Mia sorella me ne aveva parlato, io ne avevo letto in giro ed ero molto curiosa di vederla! La cittadina è molto carina, siamo tornati ai nostri cari villaggi (dicono che Wells sia il più piccolo villaggio inglese!), fatti di stradine in acciottolato, pub all’aperto, negozietti minuscoli, gente genuina che ama salutare.

Peccato solo che il centro storico non sia chiuso al traffico…

Arrivati in Market Square notiamo subito la cattedrale che spunta da dietro i tetti delle case, e la voglia di vederla sale! Attraversiamo il Penniless Porch (“portico squattrinato”), una porta cittadina d’angolo che dal 1450 offre riparo ai mendicanti della città per chiedere l’elemosina.

Percorriamo il closer e arriviamo di fronte alla chiesa.

L’aspetto dall’esterno non è slanciato come le altre cattedrali viste finora, sembra che le “manchi un pezzo”, che non l’abbiano finita di costruire. Nonostante ciò, è perfetta. La facciata è costituita da tante sculture con oltre 300 statue! Al suo interno l’elemento architettonico più impressionante è la coppia di archi a forbice, che separano il coro dalla navata.

E’ un esempio unico in Inghilterra e costituisce la brillante risoluzione del problema dato dallo sprofondamento della torre centrale.

Oltre agli archi a forbice, degni di essere visti sono la Lady Chapel e la bellissima Chapter House, del 1300. Al suo interno, le nervature del soffitto si dipartono come foglie di una palma dalla colonna centrale! Purtroppo non è stato possibile scattare foto al suo interno, ma ne ho fatta una appena fuori, ritraendo gli antichi e consunti scalini che portano alla Sala Capitolare.

All’esterno, seguendo il percorso datoci dalla Lonely Planet, abbiamo cercato, e trovato, il Vicars’ Close, una strada in acciottolato fiancheggiata da case tutte uguali del 1300, con una splendida cappella sita all’estremità. Ancora oggi i coristi della cattedrale vivono in queste case.

Il Vicars’ Close è considerata la più antica strada medievale completa di tutta Europa, ed è collegato alla Cattedrale attraverso il Chain Bridge, un ponte coperto che permetteva ai Vicari di non bagnarsi, nel caso piovesse, quando si recavano in chiesa.

Prima di lasciare Wells, diamo un’occhiata da fuori allo Bishop’s Palace, un antico palazzo del 1300 circondato da un fossato, con belle stanze e giardini visitabili.

Sicuramente, dal poco che abbiam visto, è da visitare.

Lasciamo a malincuore Wells, la città ci ha proprio colpiti, e ci dirigiamo verso Shaftesbury, un minuscolo villaggio immerso nella campagna inglese.

Attrazione del luogo, la Gold Hill, una ripida salita costeggiata da cottage, molto carina! Merita una sosta anche per gustarsi un ottimo dolce in una piccola pasticceria di fronte la chiesa, dove abbiam pranzato con una fetta di crostata di fragole e crema.

Lasciamo Shaftesbury per andare alla volta di Stonehenge, finalmente! Quanto ne ho sentito parlare… Quanto desideravo vederlo dal vivo! La segnaletica, all’avvicinarsi del sito, scompare. Ed è un’ottima cosa, perchè quando lo si vede da lontano è un’emozione pura! Lo si cerca con lo sguardo, quelle pietre così tante volte immaginate… Si è sicuri di riconoscerlo! E infatti, dopo una collina, il sole ormai sta tramontando e le nubi sono basse, lo vediamo, ed è spettacolare.

L’orario è quello della chiusura, ma poco importa: noi non saremmo entrati comunque. La vista già da fuori è emozionante.

Luca mi aspetta sulla moto, ai margini della strada; io invece salgo accanto alla rete e scatto qualche foto, cercando di avvicinare lo zoom il più possibile.

La pianura intorno, quelle pietre immobili, il silenzio, il vento, le nubi e la luce del sole che rende tutto rosa, fa sì che quel momento risulti magico, come è giusto che sia.

Resto un po’ ad osservare quelle pietre, in silenzio, poi torno da Luca e ripartiamo, felici di ciò che abbiam visto.

Dopo poco arriviamo a Salisbury, dove abbiamo prenotato una notte presso una guest-house carina, ma niente di che. La posizione però è ottima per visitare la città. Infatti decidiamo di mollare lo zaino e di partire subito per una visita serale.

Già da lontano vediamo il campanile della famosa Cattedrale, il più alto di tutta l’Inghilterra. Facciamo una passeggiata in centro, arriviamo fino alla Cattedrale: è bello vederla con la luce del crepuscolo! Tornando verso la moto ci fermiamo a mangiare un panino e poi entriamo in una birreria, dove siamo travolti dall’allegria della gente e dove la birra scorre a fiumi.

Il 13 luglio ci svegliamo abbastanza presto, facciamo colazione in compagnia di due ragazze del Belgio e poi ci avviamo verso il centro di Salisbury.

La città è ricca di strutture medievali e di edifici Tudor in legno e muratura bianchi e neri! La Market Square è sede del Municipio e del mercato, che vi si svolge il martedì e il sabato.

Anticamente invece, il mercato si svolgeva nelle vie che circondano la piazza. Ancora oggi i nomi delle vie ricordano le merci che vi si vendevano: fish row (via del pesce), silver street (via dell’argento), oatmeal row (via della farina d’avena), e molte altre.

Fish Row in particolare, è fiancheggiata da case antiche e nelle vicinanze si trova anche la Poultry Cross (croce del pollame), eretta nel 1400, sotto la quale, appunto, vi si vendevano i polli. Adesso è solamente un luogo d’incontro di tanti giovani del posto.

La Cattedrale è splendida: il closer è il più grande d’Inghilterra ed è disseminato di pietre tombali molto belle e romantiche.

E’ stata edificata in pochissimo tempo nello stile gotico primitivo inglese, secondo me il più bello. Al suo interno si possono vedere un antico orologio del 1368 ancora funzionante, un plastico che illustra la storia della Cattedrale, antiche pietre tombali di personaggi illustri, e la splendida Chapter House, che conserva al suo interno una delle quattro copie originali della Magna Charta.

Nel primo pomeriggio partiamo alla volta di Winchester, nell’Hampshire, seconda e ultima tappa della giornata.

In questa città ci fermiamo solo per vedere la Cattedrale, una delle più belle viste durante la nostra vacanza.

Essendo stata costruita e rimaneggiata diverse volte, l’aspetto al suo interno è tutt’altro che omogeneo. Vi si trovano stile romanico, normanno e infine gotico. Si possono vedere archi a tutto sesto, archi a sesto acuto e soffitti a cassettoni, in legno, dipinti.

E’ inoltre ricca di tombe illustri, prima fra tutte quella di Jane Austen, che visse a Winchester sei settimane prima di morire. La sua casa purtroppo non è visitabile, in quanto privata.

Camminando si può notare il pavimento fortemente sconnesso: questo è dovuto all’assestamento negli ultimi 800 anni dello strato sottostante di ghiaia, aggiunta dopo il primo crollo della torre campanaria.

In serata arriviamo al nostro ultimo alloggio inglese: un ostello a pochi chilometri da Canterbury.

A cena andiamo in un pub vicino e passiamo la serata tra fish&chips, birra e musica dal vivo di una coverband, molto amata dalla gente del posto.

E’ arrivato purtroppo l’ultimo giorno di vacanza… Il 14 luglio lo dedichiamo a Canterbury, nel Kent, degna fine del nostro filone immaginario delle maestose Cattedrali inglesi. Dato che in ostello la colazione non era compresa nel prezzo, appena arrivati in città, pensando che poi in Italia ci sarebbe mancata, ci facciamo per l’ultima volta una mega english breakfast! Fagioli, pane tostato, bacon e funghi e via! Un giretto nel centro storico ben conservato, qualche foto all’unico canale navigabile rimasto e alle case a graticcio che vi si affacciano e poi ci dirigiamo verso l’attrazione più famosa della città: la Canterbury Cathedral, sede sontuosa e imponente della Chiesa anglicana.

Già dall’esterno si notano i tre differenti periodi in cui la chiesa fu costruita e rimaneggiata, a causa di due diversi incendi.

L’aspetto esterno è maestoso, anche grazie al bel closer che la circonda, con panchine in legno dove potersi riposare. Ma anche l’interno lascia a bocca aperta! La navata centrale è altissima, e il gotico primitivo inglese qui, è dei più belli! La chiesa divenne famosa per l’assassinio di Thomas Becket nel 1150, e da allora divenne meta dei pellegrini, fino ad oggi. E’ per questo che la struttura fu più volte ampliata nel corso degli anni, proprio per sostenere il maggior afflusso di gente.

Il sito in cui fu assassinato Becket è ricordato da una candela accesa e, dal 1982, da un altare, in occasione della visita di Giovanni Paolo II.

Altri capolavori sono sepolti al suo interno, tombe illustri, cori lignei, edicole sacre, cappelle reali… E’ uno scrigno enorme di tesori! E’ col ricordo di Canterbury e di tutte le bellissime Cattedrali inglesi che abbiam visto in questi giorni che ci avviamo verso l’ultima vera tappa della vacanza: Dover, il luogo più bello e quello più triste, in cui si arriva e da cui si riparte.

Lasciamo l’Inghilterra a bordo di un traghetto che ci porterà a Calais, in Francia, dove ci ritroveremo di colpo nel Continente, dove tutti guidano dalla parte sbagliata… O almeno così ci sembra dopo quindici giorni passati sulla parte sinistra della strada! Ho cercato di scrivere tutti i ricordi che abbiamo ancora del nostro viaggio, e spero di essere utile a qualcuno che, come noi, desidera visitare l’Inghilterra.

Per qualsiasi informazione mi trovate nel forum di cisonostato con il nickname di ninni77.

Qui di seguito ho inserito la lista degli alloggi testati da noi durante la vacanza. Cito solo quelli che vale la pena di provare! I prezzi sono relativi a luglio 2007.

Great Shelford, Cambridge: 40£ in due, bagno in comune e colazione grandiosa! Lincoln: http://www.Gablesguesthouse.Com/ 50£ in due, bagno in camera e colazione ottima.

Sedgefield, Durham: 40£ in due, bagno in comune e colazione ottima! Il sito non rende assolutamente merito alla casa, alle camere e al luogo! Penrith: 44£ in due, colazione molto buona e bagno in comune.

Ingleton: http://www.Nutstile.Co.Uk/ 50£ in due, colazione abbondante e bagno privato.

Stoke on Trent http://www.Smoothhound.Co.Uk/hotels/hollinhurstfarm.Html 44£ in due, bagno in camera e colazione molto buona. Come sopra: il sito non rende merito affatto! E’ la più bella fattoria che abbiam vissuto! Stratford upon Avon: http://www.Larkrisecottage.Co.Uk/ 48£ in due, colazione ottima e bagno in camera. Il proprietario Alan è simpaticissimo! Lacock: 50£ in due per tutto il cottage! Il più bello in assoluto! Wedmore: http://www.Hillviewfarm.Co.Uk/ 50£ in due, colazione molto abbondante e bagno in camera. La struttura in homepage è la casa dei proprietari, in cui si fa colazione. Le camere sono in una struttura più moderna, sul retro, comunque molto carina e pulita.



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