La mia Londra faidate Atto secondo

Il primo atto era finito nel settembre di 2 anni fa e l'ultimo giorno non avevamo fatto in tempo a fare una puntatina da Harrods, ancorchè fosse prevista. Non pensavamo di tornarci in così breve tempo, ma curiosando sul sito della Ryanair, senza alcuna intenzione propositiva, mi sono imbattuto in un'offerta che non avrei potuto rifiutare: entro...
Scritto da: fabioecristina
Partenza il: 02/10/2008
Ritorno il: 06/10/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Il primo atto era finito nel settembre di 2 anni fa e l’ultimo giorno non avevamo fatto in tempo a fare una puntatina da Harrods, ancorchè fosse prevista.

Non pensavamo di tornarci in così breve tempo, ma curiosando sul sito della Ryanair, senza alcuna intenzione propositiva, mi sono imbattuto in un’offerta che non avrei potuto rifiutare: entro i successivi 4 o 5 giorni avrei dovuto scegliere se accettare un viaggio di andata e ritorno al prezzo di 0,01 centesimo per tratta a persona. I paletti dell’offerta erano che si doveva volare nei giorni di lunedì e giovedì a partire dal mese di ottobre fino a fine anno e oltre. Subito feci una simulazione indicando la data di andata per giovedì 2 ottobre e per il ritorno lunedì 6 e quello che mi fece convincere era che nel prezzo era evidenziato “free tax”, Dopo aver compilato il form ed eseguito il pagamento con carta di credito per 0,06 centesimi, mi seccava un po’ che causa il pagamento con carta, mi venissero addebitati 4 euro per persona e per tratta: totale 24 euro e 6 centesimi.

La partenza avvenuta all’alba del 2 ottobre è stata con la tranquillità data dall’esperienza precedente anche se nostro figlio, un po’ scherzando, ma forse no, temeva un incidente aereo, suggestionato dagli ultimi, avvenuti a distanza ravvicinata fra agosto e settembre.

La temperatura appenza sbarcati a Stansted era sensibilmente inferiore a quella che avevamo lasciato a Pisa e un vento freddo ci pettinava come voleva. In Internet avevo già acquistato i biglietti dell’autobus della Terravision per Londra e avevo stampato la lettera di conferma , ma rivolgendomi al box per informazioni mi veniva integrata con il biglietto vero e proprio. Il pulman che avremmo dovuto prendere era quello delle 8,40 ma, quando già avevamo dato i biglietti al controllore prima di salire, ci venne detto che avremmo dovuto prendere il successivo poichè ormai al completo.

Venti minuti dopo partivamo per Londra, un’ora e 25 di viaggio, quindi leggermente in ritardo rispetto al programma e eravamo a Victoria Station. Nei pressi, avevamo prenotato all’albergo Stanley House che malgrado fossimo in largo anticipo sull’orario del check in, ci faceva portare le valigie nella nostra stanza, sebbene fosse ancora da rifare.

La stanza era grande con matrimoniale e letto per terza persona, ma il puzzo che emanava la moquette era sgradevole e subito mi benne da rimpiangere l’hotel Meridiana, quella della volta precedente che purtroppo non aveva camere disponibili già cinque mesi prima, al momento della prenotazione.

Dopo aver pagato il pattuito, ci dirigiamo alla volta di Harrods, tappa obbligata che idealmente faceva da trait-d’union col viaggio del 2006.

Raggiunta la metropolitana e ricaricammo le nostre due Oyster Card che avevamo conservato come dolci rocordi, mentre per nostro figlio di dodici anni ci veniva fatto pagare un biglietto giornaliero da una sterlina.

Dopo una passeggiata nel vicino parco di St. James per rifocillarci con deliziosi panini presi al Market MS Mark Spencer, iniziamo quello che avevo battezzato il Secondo Tempo proprio da Harrods: troppo lusso! per tutto,un biliardino, o calciobalilla che dir si voglia di Svaroski, luccicante da perderci gli occhi, era esposto col prezzo di 80.000 Sterline.

Un salto a Piccadilly e poi a Leicester Square, per fotografarci con la statua di Charlot, prima che in serata il cancello della piazza chiuda, come troppo tardi ci eravamo accorti la volta scorsa.

A Coven Garden non ci eravamo stati, è una struttura coperta molto carina che ci accoglie con espositori artigiani con le loro bancarelle, ma anche stand di specialità culinarie come la paella che cuoceva davanti ai nostri occhi in una padella enorme. Un pub praticamente all’aperto avvisava che i minorenni non potevano accedere dopo le 5 del pomeriggio: peccato erano le 5 e un quarto.

La serata termina presto e ci rifugiamo in albergo stremati che quasi non sentiamo il cattivo odore. Quasi.

Il mattino successivo ci rechiamo a Greenwich e la DLR, metropolitana di superficie, ci fa vedere un paesaggio nuovo e stufefacente , in mezzo ai canali circondati da grattacieli di cristallo , il trenino avanza a velocità moderata nella zona intorno a Canary Wharf. Scendiamo a Cutty Sark, il famoso veliero è in riparazione dopo l’incendio di due anni fa e al suo posto, un cantiere lo nasconde, o almeno così crediamo, dagli occhi dei visitatori. In fondo a un piazzale una costruzione che sembra una cappella ci cattura lo sguardo e ci avviciniamo: la costruziuone non è altro che la cabina dell’ascensore che scende nel sotterraneo per permetterci di imboccare il tunnel sotto il Tamigi, aperto all’inizio del secolo scorso per consentire agli operai di raggiungere il molo, che allora veniva sfruttato.

Mi colpisce la presenza di una persona il cui lavoro consiste nel premere il bottone dell’ascensore, mentre il treno della DLR che ci ha portato lì era senza macchinista.

Dopo essere giunti all’altro capo del tunnel e essere risaliti in superficie con un’altra ascensore scattiamo alcune foto che meritano la fatica dei 370 metri percorsi. Tornati indietro per la stessa via ci dirigiamo al Museo Marittimo: è gratuito ma non ci lascia sensazioni positive e così andiamo al vicino Osservatorio che si raggiunge di lì a poco con una passeggiata leggermente in salita nel parco, anche questo parco è abitato da scoiattoli.

L’obbiettivo delle macchine fotografiche cattura foto in gran quantità sulla linea simbolica del meridiano fondamentale, ma anche sullo strano orologio con 24 ore posto all’ingresso dell’Osservatorio.

Un breve giro di quello che è un vero museo, con orologi e meccanismi particolari che meriterebbero molto più tempo.All’uscita una bufera di pioggia e vento ci sorprende mentre tentiamo di fare un autoscatto per immortalarci tutti e 3 con alle spalle un panorama di Londra: la macchina fotografica non rimane ferma a causa del vento e dobbiamo rinunciare.

A valle ci imbattiamo in Greenwich Market, con numerosi stand soprattutto di specialità culinarie: cucina orientale, ma anche crepes o cucina messicana . Mi viene in mente di aver assaggiato il Churro brasiliano: una cialda fritta a forma di pannocchia con all’interno una crema di caramello.

Ci dirigiamo poi alla Tower Bridge: con l’aiuto di Internet avevo programmato di vedere il ponte sollevato poichè avevo trovato sul sito towerbridge.Org.Uk gli orari. Il sollevamento che avevo annotato era previsto per quel venerdì dalle 16,30 alle 19 e per domenica dalle 16 alle 16,30: peccato che in entrambi i casi si sia arrivati nella cosiddetta zona cesarini, tradotto: all’ultimo minuto, così non posso dire se sia stato veramente sollevato e quindi al nostro arrivo già riabbassato, oppure se sia un sito in continuo aggiornamento.

Una puntatina l’avevamo fatta anche alla National Gallery, ma una prova antiincendio ci costringe ad uscire anzitempo appena arrivati.

La sera decidiamo di entrare in un ristorante cinese nel cuore di China Town: senza infamia e senza lode.

Il sabato mattina andiamo a Portobello e malgrado abbiamo avuto English Breakfast per colazione invito mia moglie e mio figlio a fare una colazione italiana non appena vediamo la vetrina con la famiosa 500 arancione. E’ un bar pasticceria, sia chiama Arancina, all’interno un ragazzo, immagino siciliano che parla italiano, ma con noi si e trattenuto lo stretto necessario.

Di Portobello si è scritto e letto tantissimo e noi stessi sapevamo già quel che ci aspettava, confermo, come nel promo atto pubblicato nel settembre di due anni fa, che il miglior caffè a londra si continua a bere al mercatino, posto nello scantinato che dalla strada mostra l’insegna Admiral Vernon.

Nel primo pomeriggio o nella tarda mattinata, prendiamo la Metropolitan Line per raggiungere Watford, una cittadina raggiungibile in poco più di quaranta minuti ove assistiamo ad una partita di calcio in un clima per noi surreale, con pubblico festante e rumoroso che col campo senza rete di recinzione , sembra quasi abbracciare la squadra.

Il giorno successivo, domenica, ci svegliamo sotto una pioggia che nel corso della giornata sarà anche insistente con precipitazione abbondante, niente a che vedere con la decantata pioggerella inglese.

Incerti se andare, ci convinciamo comunque a provare Camden dove visitiamo alcuni mercati come Camden Lock e The Stable parzialmente coperti che meritano la loro fama Nonostante la pioggia e la temperatura, continuiamo a vedere ragazze e signore che, quasi come nei giorni precedenti, calzano sandalini o ciabattine con piedi completamente scalzi.

Il pomeriggio era riservato alla Tower e dopo aver riassaggiato un fish and chips di precedente memorabile esperienza, acquistiamo i biglietti, forse un po’ cari, ed entriamo.

All’interno ci viene consigliato di dotarci di un apparecchio audio a pagamento , che ci illustra la storia di alcune torri. Decidiamo di farlo e per circa un’ora ci facciamo portare in giro ascoltando storielle divertenti e a volte macabre, avvenute nel passato, in queste torri, luoghi di tortura. Il tempo passa velocemente e tre ore sono appena sufficienti per farci vedere la torre bianca che ci siamo riservati per ultima, che custodisce armi e vestiti delle varie epoche, dopo essere esserci ovviamente soffermati nella torre che conserva le preziose corone in una stanza blindatissima.

La mattina successiva, dopo un altro tentativo andato a vuoto alla National Gallery, ove intendevamo vedere la sala coi quadri più recenti, quella dal 1700 al 1900, che ci veniva preclusa con un cartello che faceva riferimento a aggiornamento del personale, ci rechiamo al Millennium Bridge.

La giornata è soleggiata e le foto vengono bene con lo sfondo di Saint Paul .

Il pranzo ad Hyde Park nei pressi di Marble Arch, con la compagnia di uno scoiattolo, che viene a fare la spesa di noccioline al mercato tenuto da nostro figlio. E’ ora di tornare all’albergo dove ci avevano tenuto i bagagli in deposito, per poi dirigerci all’aeroporto.

Rispetto all’Italia, i controlli sono più severi, a qualcuno fanno anche togliere le scarpe, ma tutto è molto più snello rispetto a quello e dovemmo subire la prima volta, allorchè due ore di coda ci fecero temere di perdere l’aereo. Stavolta ce la caviamo in venti minuti, grazie anche al check on line, davvero comodo se sia ha solo il bagaglio a mano.



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