Scozia self drive: castelli, whisky e fantasmi

Spazi sconfinati, campi di erica e colline vellutate. Spiagge abbaglianti, fiordi e scogliere frastagliate. Antiche leggende, manieri e castelli. Whisky e fantasmi. Questa è la nostra Scozia. Il nostro itinerario: 25/04 - EDIMBURGO 26/04 - EDIMBURGO 27/04 - STIRLING E LA COSTA DEL FIFE 28/04 - L'ANGUS E IL 'ROYAL' DEESIDE 29/04 - STRATHDON E...
Scritto da: Lisa&Max
scozia self drive: castelli, whisky e fantasmi
Partenza il: 25/04/2008
Ritorno il: 04/05/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Spazi sconfinati, campi di erica e colline vellutate.

Spiagge abbaglianti, fiordi e scogliere frastagliate.

Antiche leggende, manieri e castelli. Whisky e fantasmi.

Questa è la nostra Scozia.

Il nostro itinerario: 25/04 – EDIMBURGO 26/04 – EDIMBURGO 27/04 – STIRLING E LA COSTA DEL FIFE 28/04 – L’ANGUS E IL ‘ROYAL’ DEESIDE 29/04 – STRATHDON E SPEYSIDE 30/04 – LOCH NESS E LE HIGHLANDS SETTENTRIONALI 01/05 – ORKNEY ISLANDS 02/05 – HIGHLANDS NORD-OCCIDENTALI 03/05 – SKYE ISLAND 04/05 – HIGHLANDS MERIDIONALI E LOCH LOMOND Prenotiamo dall’Italia: VOLO EASYJET da Milano Malpensa a Edimburgo, con noleggio auto per 10 gg – Golf 1600 – incluso (€ 398) VOLO RYANAIR da Glasgow Prestwick a BG Orio al Serio (135£) 25 APRILE 08 EDIMBURGO Atterriamo nel primo pomeriggio a Edimburgo, dove ci accoglie il classico cielo grigio e una pioggerellina fitta tipicamente scozzesi.

Ho la pessima idea di fare subito un ritiro di cash dal primo bancomat visti in aereoporto: pessima idea perchè la macchina mi ritira la carta (avrò sbagliato il PIN?) e non me la rende più. Chiamata alla VISA, blocco della carta, un po’ di apprensione ma per fortuna Max ha le sue carte e foraggerà tutto il viaggio anche per me. Pagheremo con carta praticamente ogni cosa: dai castelli al supermarket ai ristoranti e B&B. Indispensabile e comodissima (attenzione però perchè la American Express non è sempre accettata per via dell’alta tassazione).

Ritiriamo l’auto a noleggio e partiamo (Europcar come sempre veloce ed efficiente). Grazie al provvidenziale TomTom portato dall’Italia e completo di mappa britannica, durante il viaggio ottimizzeremo i tempi di percorrenza alla grande. Davvero molto utile. Arriviamo dunque senza problemi – anche perchè Edimburgo è piccola e poco trafficata – alla guest house prenotata dall’Italia con Venere.Com (di cui siamo stati più che soddisfatti): MW Townhouse, a 15 minuti di cammino dal Royal Mile in un tranquillo quartiere residenziale (11, Spence Street, 178,00 £ la doppia per 2 notti). La camera è ampia, spaziosissima, dai soffitti alti 4 mt e molto luminosa grazie ad un gran bovindo centrale. Pulitissima, è solo un poco fredda (fuori ci sono meno di 10°). E il gestore, un indiano/pakistano, è molto gentile e disponibile.

Partiamo subito per l’esplorazione della città: a piedi fino al Royal Mile, dove la scozzesità della città è palpabile. Vediamo i primi suonatori di cornamusa sfilare tra bandiere e negozi di souvenir, tra ristorantini e monumenti. Percorriamo il Royal Mile da High Street fino al castello, davvero imponente, che abbiamo in programma di visitare l’indomani.

Bella la chiesa di St Giles, fulcro della riforma scozzese e luogo in cui John Knox predicava. Ci sono diversi monumenti e attrazioni lungo il Mile,alcuni dei quali richiedono una sosta. Ma ciò che colpisce è l’eleganza e la vivacità al contempo di questa via, i cui edifici svettano maestosi accanto a bandiere, giovani eclettici che si cimentano in ogni sorta di esibizione, suonatori di cornamusa e turisti. Per la cena ci dirigiamo al World’s End (4 High Street), tipico pub scozzese dall’atmosfera friendly e allegra, dove attenderemo parecchio perchè è davvero strapieno. Tra boccali di birra e succulenti filetti di angus, riusciamo a sederci e a gustare la nostra prima cena scozzese (30,50£). Qui proviamo anche l’haggis, nonostante verrebbe da storcere il naso al pensiero di ciò con cui è fatto (polmone, cuore e fegato finemente tritati e bolliti nello stomaco di pecora). Si rivela invece molto gustoso, speziato e saporito. 26 APRILE 08 EDIMBURGO Dedichiamo la mattina alla visita della Rosslyn Chapel, incuriositi dalla crescente popolarità di questa cappella riscoperta negli ultimi anni grazie al “Codice da Vinci” di Dan Brown e alle sue teorie sui templari. Solo a una decina di km da Edimburgo, tra fattorie e muretti in pietra, il placido paesino di Roslin sembrerebbe distante anni luce da una città. Immerso nella campagna ai piedi delle Pentlands Hills, il paesino è famoso oggi per questa antica cappella, che custodisce misteri irrisolti, e per i laboratori in cui venne clonata la pecora Dolly. Quello genetico o quello Da Vinci, qui sempre di Codice si parla.

La Rosslyn Chapel (ticket 7,50£) è incantevole a vedersi, con svettanti guglie, bassorilievi floreali e statue maestose.

Ma è soprattutto musteriosa, questa cappella, che trabocca di riferimenti legati alla massoneria e ai templari e non manca di presentare stranezze al suo interno. Ad esempio, tra le varie incisioni si distinguono motivi decorativi che ricordano chiaramente la pianta del mais, quando questo sarebbe stato importato dalle Americhe oltre 50 anni dopo. E poi simboli ovunque: colonne, volte, stipiti, tutto scrupolosamente intagliato nel 1446 per volere di William St Clair, principe di discendenza norrena. Accanto a simboli religiosi, angeli, santi e apostoli,come il pagano Green Man dalla cui bocca escono vitigni, avvolto nelle fronde come simbolo della comunione tra uomo e natura. E infine simboli templari: croci, fiori, stelle a cinque punte. Qui si dice che sia nascosto il sacro Graal o la testa di Giovanni Battista, insieme col segreto dei templari. Si tratta di teorie e supposizioni, è vero, ma questa cappella è intrisa di mistero e misticismo e lo si respira proprio. E ne siamo assolutamente incantati.

Il tempo intanto cambia con una velocità sorprendente, ora spunta il sole ora piove, ed il vento è forte. Passeggiamo, interrogandoci sui misteri dei templari, fino alle rovine dell’antico castello di Roslin, ruderi frondosi in cui ci sentiamo mille miglia lontano da casa.

Torniamo a Edimburgo dove pranziamo al celebre Elephant House ( 21, George IV Bridge, pranzo x 2 16,35£), luogo in cui JK Rowling iniziò a scrivere i celebri romanzi del maghetto Harry Potter, da consigliare solo per la spettacolare vista sul Castello (l’attesa per un tavolo prima, e per una quiche poi, è davvero lunga). Ci dirigiamo quindi verso Castle Rock per visitare il castello (ticket 11,00£). La giornata è diventata splendida: il cielo è limpido, azzurrissimo, e fa caldo. Il castello merita veramente, nonostante sia il più costoso tra quelli che visiteremo. Varcato il Portcullis Gate, il panorama che sigode dagli spalti merlati è incantevole e spazia dalla New Town al Firth of Forth. Visitiamo la St Margaret Chapel, l’edificio più antico dell’intera città (1130). Quindi il Royal Palace, con gli Honour of Scotland (i gioielli della corona) e la Stone of Destiny, i Royal Apartments e la Grat Hall, sede del parlamento. Bello. Bella la vista da qui, e l’atmosfera. Per noi ne è valsa la pena. Ci spingiamo quindi nuovamente lungo il Royal Mile, fino a Cannongate e al Palazzo di Holyroad House seguendo l’itinerario a piedi proposto dalla Lonely Planet. Molto interessanti i vicoletti in cui ci conduce e le curiosità che leggiamo, dal Witches Well, il pozzo delle streghe nellapiazza del castello, al Ramsay Garden, uno dei quartieri residenziali più ambiti della città abbarbicato sulla Castle Rock con vista mozzafiato sulla New Town. Quindi giù, attraverso vicoletti carichi di storia, fino al rumoroso Grassmarket, la zona dei locali (dove abbiamo visto cosa significa bere per gli scozzesi).

Dalla Holyroad House, che non facciamo in tempo a visitare perchè ormai è tardi, risaliamo quindi la collina fino a Carlton Hill, da cui si gode un superbo panorama sulla Old Town, e scendiamo fino alla New Town, famosa via dello shopping. E’ effettivamente molto vivace il movimento qui: negozi, hotel, scozzesi e turisti si mescolano nella frenesia degli acquisti. Camminiamo davvero tanto oggi, anche perchè decidiamo di andare dalla parte opposta della città per cena. Sono passate le 20 quando varchiamo la soglia del Greyfriars Kirkyard, il cimitero più famoso della città. Rabbrividiamo di fronte alle tombe centenarie, tra cui quella di famosi personaggi scozzesi, e ci commuoviamo su quella di Greyfriars Bobby, uno Skye terrier che vegliò la tomba del padrone morto per 14 anni. Per cena seguiamo i consigli della Lonely Planet e scegliamo Monster Mash (4a Forrest Road, cena x 2 24,10£), locale ispirato agli anni ’50 in cui proviamo la famosa Sheperd’s pie. Niente di memorabile, in realtà.

Edimburgo comunque ci ha convinto: elegante, intrisa di storia e orgoglio scozzese, vivace. Molto vivibile: piccola, raccolta, niente traffico, ottimi trasporti pubblici, con verdi panorami sempre in vista, da ogni angolo della città. E grande organizzazione britannica, che rimpiangeremo appena messo di nuovo piede in Italia…

27 APRILE 08 STIRLING E LA COSTA DEL FIFE Partiamo alla scoperta della Scozia Centrale, la regione delle foreste e dei grandi alberi, degli antichi campi di battaglia e dei personaggi che hanno fatto la storia di questo paese come Rob Roy e William Wallace, ancora nei cuori degli scozzesi che ne sono orgogliosissimi.

Il sole splende, fa molto caldo: questa sarà la giornata meteorologicamente migliore di tutto il viaggio.

Dopo pochi km ci siamo già lasciati la folla di Edimburgo alle spalle. Prima tappa: Stirling, dove visitiamo l’imponente castello (ticket 8,50£), che nulla ha da invidiare a quello della vicina Edimburgo. Uno dei più importanti castelli scozzesi, quello di Stirling domina l’intera area elevandosi da un promontorio roccioso, vetta di un vulcano spento. Da qui si gode un panorama fantastico, e la giornata limpida col sole a picco è perfetta. Molto bello il giro all’interno e lungo le mura del castello, e la visita a Great Halle e Gate House. Ci colpisce la capacità degli inglesi (pardon, scozzesi…) di valorizzare le proprie risorse storiche: in ogni castello, sia esso un rudere o ancora abitato dai conti locali, c’è un vero e proprio museo che mette in scena, con dipinti, musiche, racconti la storia del castello. Noi italiani avremmo solo da imparare.

Lasciamo Stirling ed entriamo nel ‘regno di Fife’, antica residenza dei re scozzesi e oggi sede di incantevoli villaggio di pescatori nella costa dell’East Neuk, fino alla bella St. Andrews. Il TomTom ci guida attraverso campi limitati da muretti di pietra che costeggiano il mare, lungo il Firth of Forth.

Primo, pittoresco stop nel paesino di Culross, che ancora oggi si presenta come un borgo scozzese del XVII secolo affacciato sul fiordo, con le sue casette bianche dai tetti di tegole rosse e la bella Culross Abbey, del 1217, di cui sono visibili i ruderi (molto suggestiva, da non perdere!). Nella chiesa si sta festeggiando l’addio del parroco trasferito ad altra parrocchia, tra torte alla panna e pasticcini di ogni sorta. Siamo accolti con calore tipicamente scozzese dalla gente di Culross, come fossimo tra loro da sempre. Il parroco ci stringe la mano, è la festa. E’ la calorosa, contagiosa ospitalità scozzese, che ci sorprenderà più volte durante il viaggio.

Arriviamo a Dunfermline dove pranziamo al Fresh Cafè (pranzo x 2 20,85£), proprio di fronte all’abbazia con quiches, jacked potatoes, gustosi tramezzini al salmone e una fetta di torta al cioccolato. Tutto buono. Qui si può fare il book-switching, scambiando libri con gli altri avventori del locale: queste cose degli anglosassoni mi piacciono da morire. Dopo pranzo visitiamo la Dunfermline Abbey, in stile normanno, in cui riposano 6 re scozzesi tra cui Robert The Bruce cui la chiesa è dedicata. Imponente. E accanto a questa i ruderi del Dunfermline Palace. Merita.

Ci avventuriamo quindi nell’East Neuk, tratto di costa punteggiata da pittoreschi villaggi di pescatori. Stop all’incantevole St. Monans, con il suo intrico di viuzze lungo la zona del porto, deserta se non per stuoli di gabbiani, e approdiamo poi alla deliziosa Antruther (si pronuncia Enster), con la marina gremita di scozzesi e turisti intenti a gustare generose porzioni di fish&chips. Qui di negozi di f&c ce ne sono ad ogni angolo: scegliamo quello che pare abbia collezionato più premi e ci uniamo alla coda. Del tradizionale rito del fish&chips proviamo tutto (fila interminabile, chiacchiere col vicino di coda, scelta della panchina sul molo) tranne il mangiarselo: Max inciampa e l’agognato haddock si spalma sul molo. Delusione. Sarebbe stato sicuramente delizioso…

Di rifare la coda non se ne parla (che avremmo detto allo scozzese coi baffoni, vedendoci ancora in fila??), puntiamo quindi su St. Andrews, dove arriveremo in serata.

St. Andrews è incantevole: arroccate su una baia incantevole, le rovine della Cattedrale – un tempo la più grande di tutta l’Inghilterra – e il Castello, del 1200. Il paese stesso pare un museo: le stradine acciottolate costeggiano i muri dal sapore antico di una delle università più antiche d’Inghilterra, in cui oggi studiano i rampolli delle migliori famiglie britanniche. St. Andrews è anche la patria del golf: l’Old Course, quasi direttamente sulla spiaggia, è il campo da golf più antico – qui giocavano le truppe di Giacomo II e la stessa Mary Stuart – e qui oggi giocano gli appassionati di golf di tutto il paese, con qualsiasi condizione atmosferica (l’indomani avremmo assistito ad un diluvio scozzese, che avrebbe innondato l’Old Course mentre schiere di scozzesi imperterriti avrebbe continuato a colpire palline senza battere ciglio). Prenotiamo una minuscola cameretta alla Montague House (17, Murray Park, 75,00£ la doppia), piccola ma molto pulita e confortevole, e dopo una doccia ceniamo da Doll’s House: tonno e seafood niente male (tuna per Max e seatrout per me), buona soprattutto l’entrèe di cozze del mare di Lewis.

Gironzoliamo ancora per le stradine della suggestiva St. Andrews prima di ritirarci, distrutti, a nanna.

28 APRILE 08 L’ANGUS E IL ‘ROYAL’ DEESIDE Questa mattina St. Andrews si sveglia sotto una pioggia torrenziale, che ci impedisce di visitare la cattedrale e le rovine del castello come avremmo desiderato.

Ci limitiamo a guardare da fuori: molto suggestive le rovine di una delle cattedrali più splendide e grandi di tutta l’Inghilterra, arroccate sulla costa che il mare, oggi, aggredisce con furia. Scattata qualche foto per immortalare l’atmosfera lugubre, si parte. Prima tappa di questa giornata, che prevede parecchi boschi e fertili pianure prima fino alle vette innevate delle Grampians Mountains, è il castello di Glamis, a circa 20 km a nord di Dundee.

In questo tipico castello baronale scozzese, con torrette merlate che svettano nel cielo plumbeo, trascorse l’infanzia la regina madre, nata Bowes-Lyon – per la quale in Inghilterra c’è una vera e propria mania, testimoniata da gadget, riviste dedicate e quant’altro che pare riescano a lasciare indifferenti soltanto noi…

Ci accodiamo alla visita guidata (1 ora, ticket 4£), incuiriosoti dalle numerose ghost stories che aleggiano tra queste mura.

Il castello è fiabesco, suggestivo e ben tenuto: curiosiamo, sotto lo sguardo vigile della nostra guida, un’attempata MacLeod, tra sale dei ricevimenti e sale private dei conti Bowes-Lyon. Le stanze più curiose: la cripta all’ultimo piano, in cui sono esposti armi, armature e cimeli di viaggi in Africa e in Oriente e che, si racconta, desse accesso ad una stanzetta ora murata in cui la leggenda vuole che il diavolo in persona abbia interrotto una partita a carte protrattasi fino alle prime ore della domenica, cosa vietatissima, e condannato i giocatori a giocare in eterno. La signora MacLeod garantisce entusiasta che, il sabato notte, è ancora possibile sentire rumori come carte mescolate e voci sinistre.

E ancora più suggestiva è la cripta, in cui qualcuno racconta di avere scorto il fantasma della Green Lady, moglie di uno dei conti, uccisa perchè accusata di stregonaria secoli fa. Il fantasma, ci racconta la Mac Leod, è solito sedersi sull’ultima seggiolina in fondo a sinistra – sedia che rimane semore vuota in segn di rispetto – e un po’ di reverenziale timore…

Lasciamo il castello sotto un cielo grigio di nuvoloni minacciosi – almeno ha smesso di piovere. Direzione Aberdeen, lungo la A93 che attraversa Glenshee in uno dei percorsi più spettacolari dell’intera Scozia: attraversiamo strette vallate tra alte vette innevate, ruscelli, greggi e di pecore e mucche dal folto vello e frangioni rossicci, tipiche della zona dell’Angus in cui ci stiamo addentrando.

Arriviamo a Bremar, in cui gironzoliamo un po’ nonostante il freddo. Braemar, circondata da alte cime, è un tipico paesino di montagna famoso per i Braemar Gathering, i giochi delle Highlands, che si tengono all’inizio di settembre. Anche la famiglia reale si unisce alla folla che assiste, in questo periodo, alle insolite prove in cui i nerboruti partecipanti si misurano, come il lancio del tronco e del martello, il tiro alla fune e le esibizioni con la cornamusa. Ora invece il paesino è semideserto, e freddissimo.

Da Braemar inizia il Deeside, la valle del fiume Deem, detto Royal perchè sede delle più spettacolari dimore della famiglia reale come il castello di Balmoral, che decidiamo però di non visitare (una residenza reale al giorno, tra entusiasti fan di Carlo e Camilla, basta e avanza…).

Proseguiamo in macchina nell’amena vallata, famosa per la pesca al salmone, in cui facciamo qualche sosta panoramica e per il classico the pomeridiano, cui ci stiamo affezionando, e procediamo quindi verso Stonehaven, 25 km a sud di Aberdeen.

Stonehaven è una vivace località balneare con una bella piazza quadrata, famosa per l’imperdibile Dunnottar Castle, una delle tappe indimenticabili del nostro viaggio.

Fatichiamo non poco a trovare una sistemazione per la notte – ci spiegano che qui, da lunedì a giovedì, è sempre tutto full: pernottano gli uomini d’affari che la mattina lavorano ad Aberdeen. Stiamo per disperare quando riusciamo alla fine a trovare un’ampia camera alla deliziosa Rooms’ At 31 (indirizzo, 70£ la doppia), spaziosa e pulitissima, con doccia automatica e colazione self-service (discreta). Sono quasi le 19 (e il cielo è ancora chiarissimo: in questo periodo in Scozia il sole tramonta verso le 21!!) e decidiamo di dare un occhiata al Castello prima di cena.

E’ naturalmente già chiuso, ma il cancellino che dà accesso alle incantevoli rovine di questo maniero del IX secolo arroccato su un promontorio verdissimo a 50 mt sul mare è aperto. Entriamo… La visione del castello è incantevole, sotto un cielo che proprio ora si sta aprendo dopo le piogge pomeridiane.

Qui, dove Zeffirelli ha girato il suo Amleto con Mel Gibson, percorriamo la stradina erbosa che conduce alle rovine, su un promontorio incastonato tra verdissime scogliere: siamo senza fiato, conquistati dalla bellezza del luogo, ancora più bello a quest’ora senza turisti – siamo assolutamente soli! – e alla luce della sera.

Il castello è naturalmente chiuso, ma è del tutto appagante il giro che comunque riusciamo a fare, attraverso una grotta a i piedi del promontorio da cui accediamo ad una spiaggetta solitaria sotto le rovine. Bellissimo, imperdibile. Totalmente soddisfatti per la conclusione della serata, ci avviamo al ristorante prescelto per la cena di stasera, consigliatoci dalle proprietarie del B&B: Creel’s Inn, al porto di Catterline, qualche km a sud del paese. Deliziosa locanda praticamente deserta (in questo viaggio ci godremo la sola nostra presenza quasi ovunque), con un caminetto scoppiettante e una calda atmosfera da porto scozzese. Gustiamo dell’ottimo e abbondante sea-food: deliziosa l’entreè di cozze dell’isola di Lewis e pescato del giorno con coda di rana pescatrice. Atmosfera cordiale e prezzi onesti (46£ in due). Assolutamente consigliato.

29 APRILE 08 STRATHDON E SPEYSIDE Nella valle del fiume Don sorgono alcuni dei castelli più belli dell’Aberdeenshire.

Anche stamattina il cielo è nuvoloso, ma non piove. Dopo una prima sosta al Castle Fraser, che vediamo da fuori e di cui visitiamo il verdissimo parco, con daffodils ovunque, ci dirigiamo verso il Kildrummy Castle (ticket 3,70£). Residenza duecentesca del conte di Mar, restano oggi solo alcune rovine su un verdissimo colle. Ci siamo solo noi, la logorroica costode del castello e duecento pecore. La costante solitudine in Scozia accresce di gran lunga il fascino di questi luoghi: il vento sibila tra le rovine, disposte a circolo intorno all’antico nucleo del castello. Fa freddo, pioviggina e grandina nel giro di un quarto d’ora. Salta la nostra idea di pranzare con qualche sandwich comprato al solito Spar lungo la strada all’interno del castello, e sotto una pioggia torrenziale ripartiamo, liberati nuovamente dalla custode che ci accalappia per firmare il guestbook. Gli scozzesi: buon cuore e lingua instancabile…

Il programma della giornata prevede quindi la visita di una distilleria di whisky a Dufftown, Speyside, la capitale scozzese del whisky di malto con le sue 7 distillerie. Scegliamo la Glenfiddich Distillery. Max è l’esperto in materia, appassionato di torbati della zona. Il Glenfiddich è, per lui che non lo conosceva, una piacevole sorpresa: fragrante e fruttato, è il prodotto di questa distilleria ancora a conduzione familiare, dopo 120 anni.

La visita comprende un bel video iniziale, che ripercorre la storia della distilleria, e la visita dei diversi impianti – macero, fermentazione, distillazione e invecchiamento, con un accurata spiegazione in quasi incomprensibile inglese-scozzese… Si conclude infine con la degustazione di qualche whisky. Ben organizzata e molto interessante (e gratis).

Acquistiamo un paio di 18 anni come souvenir per i due papà (che ritroveremo, a qualche £ in meno!, all’aereoporto) e ripartiamo per Inverness, dove passeremo la notte. Ad Inverness capiamo dove stanno tutti i turisti che non abbiamo incontrato lungo il viaggio: i B&B sono quasi tutti al completo.

Approdiamo alla Ardconnel House (21, Ardconnel St, 62£ la doppia), consigliata dalla Lonely Planet. La camera è carina, molto british e leziosa con carta da parati fiorita e l’immancabile orsacchiotto sul letto (glom!)… I proprietari sono cordialissimi e molto ospitali.

Ceniamo al CafeOne (75, Castle St, 63£ in due): ristorantino curato con candele ai tavoli e arredi eleganti, mangiamo un gustoso filetto di Angus e delicato salmone di Ullapool. Ci intratteniamo fino a tardi con il proprietario, tanto simpatico quanto ubriaco, che conosce benissimo l’Italia e Brescia stessa, passando le vacanze a Sirmione (!). Raccogliamo i commenti sull’Italia cui siamo abituati: bellissima, ma servizio scadente, italiani truffaldini e scarsa valorizzazione dell’incommensurabile patrimonio artistico e storico che abbiamo. Ciò nonostante, l’ospitalità che ci vediamo dare dagli scozzesi quando ci presentiamo come italiani è calorosissima: c’è feeling! 30 APRILE 08 LOCH NESS E LE HIGHLANDS SETTENTRIONALI Dopo una rapida visita a Inverness, piacevole cittadina molto turistica sulle rive del fiume Ness, e qualche foto al Castello e all’Abbazia, partiamo subito alla volta del lago di Loch Ness. Lotto con Max che vorrebbe accodarsi alla folla entusiasta in preda alla febbre per il leggendario mostro a Drumnadrochit, dove ci sono addirittura due musei dedicati a Nessie. Riesco a trascinarlo via, alla volta dell’Urquhart Caste, che domina il lago. Molto ben organizzato come ogni sito storico qui in Scozia, il centro visitatori è tecnologico e ricco di attrattive, tra cui proiezioni ed esposizioni di oggetti rinvenuti nel castello. Il castello di Urquhart, di cui oggi restano solo alcune rovine, è uno dei più suggestivi della Scozia anche per la posizione in cui si trova.

E’ possibile salire in alcune torrette rimaste intatte e da cui godere del bel panorama sul lago di Loch Ness. Da vedere.

Ripartiamo quindi alla volta dell’estremo nord della Scozia. Le Highlands settentrionali ci regaleranno i panorami più straordinari dell’intero viaggio: scogliere a strapiombo e spiagge bianchissime, laghetti blu cobalto e vette innevate, il tutto rischiarato da una luce magica, eterea, rosata.

Prima tappa: Dornoch, dove andiamo alla vana ricerca delle foche su consiglio di una coppia di romani che a Inverness ci racconta di averle viste. Nessuna foca, ma il paesino è incantevole, dominato da una superba cattedrale – in cui pare Madonna abbia fatto battezzare il figlio. Pranziamo con jacked potatoes a hamburger di manzo scozzese al Dornoch Inn e ci concediamo una sosta sulla spiaggia del paese, in cui tira un gran vento che pur non scoraggia i giocatori di golf impegnati sul campo adiacente alla spiaggia, proprio sul mare.

A Golspie visitiamo da fuori il Dunrobin Castle, la più grande residenza delle Highlands.

Il tempo peggiora ancora e il percorso fino a Thurso non ci regalerà grandi panorami, purtroppo, causa torrenziali acquazzoni e grandinate continue fino alla meta.

A Thurso seguiamo il consiglio della Lonely Planet, che malediremo subito dopo… La Waterside House (3, Janet St, 40£ la doppia), descritta come “sistemazione di classe dallo stile particolare e confortevole con camere ben tenute” è una topaia. La camera è minuscola e scarna, saranno 5 mq scarsi, dai muri scrostati e le tende sozze. Il letto cigola e le coperte sono sporche, con tanto di capelli sul cuscino (argh!). A Thurso erano in programma due notti, ma di prolungare il soggiorno qui non se ne parla. Per la notte successiva prenoteremo alla deliziosa Murray House, al completo per stasera. Siamo in depressione per la pioggia e la bettola in cui dormiremo. Urge una cena coi fiocchi.

Scegliamo quindi la lussuosa Captain’s Galley, al porto di Scrabster. Scelta azzeccatissima: questa sarà la migliore cena in assoluto qui in Scozia.

Il ristorante, arredato con gusto e gran cura dei dettagli, propone un menù a 36£ di 3 portate sublimi: degni di nota l’entrèe di ostriche di Kyle of Tongue e il pescato del giorno. Dolci favolosi: pudding al cioccolato caldo per me e crema bollente di zenzero e mela per Max. Tempi dilatati e ritmi distesi nel servizio (d’obbligo una sosta nell’ameno salottino in cui ingannare l’attesa tra libri di fantasmi scozzesi e giochi in legno). Consigliatissimo! 1 MAGGIO 08 ORKNEY ISLANDS La tappa di 2 notti a Thurso è strategica: per la giornata abbiamo in programma una visita alle Orcadi.

Non conviene traghettare l’auto per un giorno solo, così la lasciamo a John O’Groats e ci iscriviamo al Maxi Day Tour (40£) della John O’Groats Ferries che inaugura la stagione stiva proprio oggi. Che non piove e non pioverà tutto il giorno (!).

Le Orcadi, che distano meno di 1 ora di traghetto dalla costa, ci incanteranno: scogliere e spiagge di conchiglie bianchissime, campi verdissimi (le isole sono piattissime) e battuti dal vento, alcuni dei siti archeologici più antichi d’Europa. E una vivace cultura, che si esprime nella cucina ricercata, nel gusto per il design, nella musica raffinata (a Kirkwall compriamo un cd, “Orkney Folk”, una raccolta di musica folk locale da brividi, davvero bello). Il tour è ben organizzato e ci regala un eccezionale assaggio delle isole. Peccato però non potersi fermare qualche giorno.

Partiamo alle 9 in punto da John O’Groats – il paese di riduce ad un parcheggio circondato da bancarelle e baretti.

Dopo una traversata movimentata, con tanto di gita della terza età in preda al mal di mare, sbarchiamo a Burwick dove ci attende il nostro pullman e la nostra fulva guida turistica, che ci conduce attraverso le Churchill Barrieral confine orientale di Scapa Flow. Qui giacciono i relitti arrigginiti delle vecchie navi da difesa volute da Churchill dopo l’affondamento della Royal Oak da parte di un sottomarino tedesco durante la II guerra mondiale. Lo scenario è a dir poco insolito.

Attraversiamo i paesini di Burray e St.Mary, tra greggi di pecore lanose e prati verdi lambiti dalle acque azzurrissime del mare del Nord.

Attraversiamo Kirkwall, il centro principale delle isole, in cui facciamo una breve sosta in cui ne approfittiamo per visitare la norrena St.Magnus Cathedral, 1137.

Le Orcadi sembrano più norvegesi che inglesi (gli Olsen qui sono più numerosi dei MacDonald) e la cattedrale stessa è intrisa di riferimenti alle genti del nord.

L’atmosfera è austera e rigorosa. Un paio di foto alle rovine degli Earl’s e Bishop’s Palace e si riparte per Stromness, porticciolo-cartolina dall’atmosfera d’altri tempi.

Gironzoliamo per le viuzze tortuose del paese, ci perdiamo in una bella libreria e gustiamo del fish&chips sul molo. Meno vivace e più sonnolenta di Kirkwall, Stromness ci piace molto. Nel primo pomeriggio è prevista la visita del sito neolitico di Skara Brae, 2500 a.C. (6,50£).

La semplice posizione è mozzafiato, su una baia di sabbia bianchissima e incontaminata.

Sotto queste sabbia il sito di Skara Brae è stato sepolto fino al 1850, anno in cui una violenta tempesta lo riportò alla luce. Il sito, anteriore alle piramidi d’Egitto, è il villaggio storico meglio conservato di tutta l’Europa settentrionale. Rimangono oggi le prime abitazioni dell’era neolitica, con utensili e resti di una delle prime civiltà. Davvero interessante. Visitiamo la bella Skaill House, dimora del conte che scoprì Skara Brae: un salto indietro di un secolo.

Il vento soffia violento e piega gli arbusti della campagna circostante.

Proseguiamo verso Stenness, con una sosta all’antico Ring of Broadgar, ampio cerchio di menhir immerso nell’erica rossa di cui oggi solo 22 dei 60 originari rimangono ancora in piedi, come misteriose, sogghignanti sagome ancestrali.

Lungo la strada per Stenness si trovano le Standing Stones, 4 macigni disposti in cerchio alti oltre 5 mt.

In queste isole tutto pare fuori dal tempo, intriso di storia e mistero, parte di una dimensione che non ci appartiene.

Il tour prevede una sosta di un paio d’ore a Kirkwall: la cittadina è piacevole e vivace, disseminata di negozietti di insolito artigianato, in cui acquistiamo alcune cartine geografiche delle isole (la nostra passione!), dei saponi profumati, della musica folk e proviamo, nonostante il freddo, il gustosissimo gelato delle isole, che sa di panna cremosa. Sulla via del ritorno, a Lamb Holm facciamo sosta alla Italian Chapel , cappella costruita dagli italiani durante la prigionia di guerra.

Lasciamo le ventose, verdi Orcadi entusiasti, con la certezza che qui torneremo per fermarci più a lungo.

Sbarchiamo in tempo per assistere al tramonto – il cielo nuvoloso si apre sempre a quest’ora – a Dunnet Head, e arriviamo a Thurso che ormai è già tardi. I ristoranti hanno già chiuso la cucina: stasera tramezzini presi da Cardosi e poi a dormire. Stasera alla Murray House (1 Campbell St, 40£ la doppia): la camera è perfetta, all’ultimo piano mansardato, spaziosa e luminosa, pulita e profumata. Nuovissima, forse la migliore camera del viaggio. 2 MAGGIO 08 HIGHLANDS NORD-OCCIDENTALI La strada da Thurso fino a Torridon è in assoluto la più spettacolare di tutta la Scozia.

Splende il sole stamattina: il bel tempo ci regalerà delle vedute incantevoli della costa, delle distese infinite di erica, delle fattorie diroccate, dei laghetti e dei fiordi. Terra e mare, cielo e mare.

Facciamo continue soste fotografiche tra Dounreay, Melvich, Bettyhill con le sue spiagge bianche, Coldbackie e Tongue. La vista sulle baie deserte, le acque turchesi e gli isolotti al largo della costa ci lasciano senza fiato. Cerchiamo di immortalare ripetutamente questa luce violetta, tipicamente scozzese. Pranziamo lungo la strada con i soliti tramezzini Spar, seduti su un prato a strapiombo su una spiaggia lambita da un mare calmissimo e gelido, un menhir solitario ad osservarci.

Pura poesia: la bellezza di questi posti è indescrivibile e riusciamo a scattare delle foto davvero suggestive. Questo è il tratto di percorso in assoluto più bello dell’intero viaggio (e la scelta è ardua!): vale veramente la pena di concedersi una mattinata, confidando nel bel tempo che per fortuna ci è toccato, tra cale e calette, passeggiate lungo fiordi e loch blu cobalto, in compagnia di pecore lanose che qui sono davvero ovunque.

Arriviamo a Durness nel primo pomeriggio. Lo scenario naturale è incantevole: il villaggio si affaccia su una serie di spiagge bianche, tra rumorosi stormi di gabbiani.

Ullapool è la cittadina successiva ed i la base per chi vuole imbarcarsi verso l’isola di Lewis. Max si fa una birretta in un bar del porto – anche perchè fuori ha cominciato a piovere – e poi si riparte. Passate le suggestive paludi di Durdonnel, arriviamo a Gairloch, dove decidiamo di passare la notte al Gairloch View Guest House, di Richard & Yvonne Spence (Achtercairn, Gairloch, 70£ la doppia): la posizione è straordinaria, a dominare il paesino di Gairloch e il lago omonimo. Aperto da un anno dalla coppia di Liverpool, qui è tutto nuovo, pulito e ordinato: bagno ampio e lindo, doccia molto spaziosa, 3 camere di cui una con vista sulla baia e 2 sul giardino sul retro. Proprietari cordialissimi (anche se non sono veri scozzesi). La colazione è memorabile, in una cameretta con vetrata di fronte al lago, con tanto di cannocchiale per avvistare i delfini tursiopi. Assolutamente consigliato.

Per cena optiamo per il pittoresco Old Inn, consigliato dalla LP anche per dormire (noi lo abbiamo trovato delizioso ma un po’ troppo rumoroso, essendo parecchio affollato): un bel rustico cui si accede da un ponticello, circondati da oche e papere, che offre sistemazioni per la notte, un ristorante e un bar in cui è possibile gustare del buon (e abbondante) fish&chips (25,55£ fish&chips per due).

3 MAGGIO SKYE ISLAND e GLEN COE Dopo una ricca colazione al Gairloch View GH, ci rimettiamo in cammino verso sud. Tra Kinlochewe e fino a Torridon il paesaggio è spettacolare: cime maestose, laghi e un cielo cupo denso di nubi ci accompagna lungo la strada – anche qui è ad unica corsia, con spiazzi appositi ogni tanto per consentire il passaggio. Prima tappa: Eilean Donan Castle (ticket 4,75£). Insieme al Dunnottar Castle di Stonehaven, il più bello tra quelli visti qui in Scozia.

Posizione da cartolina: su un’isoletta, collegata alla terraferma da un ponte, questo è il castello in cui è stato girato Highlander. Bello e come sempre ammirevole il piccolo museo allestito all’interno: ancora una volta notiamo quanto bravi sono gli scozzesi a valorizzare il loro patrimonio storico. Da vedere, in assoluto.

Ci dirigiamo a questo punto all’isola di Skye, dove abbiamo in programma di passare l’intera giornata per un tour indicativo. Consigliamo assolutamente, tempo permettendo, di fermarsi di più, almeno 2 o 3 giorni, per vivere con calma i ritmi dell’isola, tra verdi brughiere, laghetti blu, scogliere e montagne scoscese. L’isola si chiama Skye, da sky-a ovvero “isola delle nuvole” in lingua norrena, non per niente: le Cuillins Hills, dai picchi elevati e frastagliati, sono sempre avvolte dalle nubi.

Da Kyle of Lochalsh varchiamo il comodissimo Skye Bridge (non più a pagamento). La strada da Kyleakin a Sconser è piacevole, lungo il mare prima e le Cuillin Hills poi. Skye è verde, di un verde vellutato. E profumata di erica, di brughiera, di aria pulita. Mandrie di mucche dal folto vello costeggiano placidamente la strada. Facciamo tappa per pranzo – soliti panini – su una bella spiaggia di ciottoli, di fronte ad un lago blu: siamo sempre in totale solitudine. Max scalpita: vuole degustare il suo whisky preferito, il Talisker, prodotto proprio a Skye. Ci aggreghiamo alla visita guidata: sempre interessante, anche se di distillerie ne basta una per capire il processo di produzione.

Ci spingiamo fino all’imponente Dunvegan Castle, roccaforte del clan dei McLeod arroccato su un piccolo promontorio a guardia di un golfo. Daffodil ovunque, “dancing and flettering in the breeze”. Purtroppo il castello è in chiusura, di eccezioni gli scozzesi non ne ammettono mai, dunque devo rinunciare a vedere la Fairy Flag, la famosa “bandiera fatata” di cui da bambini conoscevamo la storia. Peccato. Ci godiamo comunque una passeggiata nel giardino, che rimane aperto. Come spesso è accaduto, proprio a quest’ora il cielo si apre, il sole fa capolino dalle nuvole e irradia la terra e il mare di una luce calda, rosata. Molto suggestiva. Lasciamo le verdi brughiere di Skye all’imbrunire e puntiamo a sud, verso Fort Williams.

E qui, tra montagne alte e selvagge, boschi e vallate, prima di entrare nella famosa Glen Coe, abbiamo l’incontro più eccitante del viaggio: ne scorgiamo prima uno, poi tre, poi una decina… Contiamo meglio: una trentina di cervi stanno brucando silenziosamente a qualche centinaio di metri da noi, nella vallata. Il capobranco, un maschio imponente dalle grandi corna, alza lo sguardo e ci fissa. Vorrei prolungare l’attimo il più possibile: così tanti, in piena libertà, di cervi non ne avevo mai visti. Gli sguardi si incontrano: il maschio lancia l’allarme, un bramito sordo, profondo. Il branco scatta: i cervi risalgono di corsa la vallata, muovendosi in massa, aggraziati e leggeri. Un’emozione vera.

La strada lungo la vallata pullula di cervi, presenze silenziose ma che non sfuggono ai nostri occhi entusiasti. Ci sembra di rivivere i nostri safari africani: lo spirito, trepidante e attento, è lo stesso nel fare a gara a individuarli.

Percorriamo la Glen Coe che ormai sta facendo buio. E’ la vallata più famosa della Scozia, e a buon diritto. Le cime rocciose svettano minacciose nell’oscurità della sera. La strada corre solitaria tra le montagne, tra gole e cascate, villaggi e brughiere. L’idea di dormire a Fort William non è azzeccata: causa raduno di bikers, è tutto drammaticamente al completo! Ci mettiamo un’ora, e parecchi km, a trovare un posto in cui dormire: l’Old Pines Hotel (Spean Bridge, 80£ la doppia), delizoso chalet montano tutto in legno dove ci corichiamo esausti dopo una doccia bollente. 4 MAGGIO HIGHLANDS MERIDIONALI E LOCH LOMOND Ci svegliamo sotto una pioggia scrosciante, che oggi non smetterà un momento. Dedicheremo la giornata, quindi, al puro viaggio in auto, con poche soste (al coperto) e daremo l’addio alle Highlands sotto un cielo tipicamente scozzese.

Da Glencoe ci dirigiamo verso sud lungo la litoranea: attarversiamo Oban, delizioso porto che pullula di gente (è domenica, l’indomani giorno di festa pe gli Scozzesi), che domina le isole di Kerrera e Mull. Pub e negozietti carini, favvero incantevole Oban, peccato doverla attarversare in fretta e con questo tempo. Nonostante il tempo, decidiamo comunque di fare la strada panoramica, quella che arriva al Loch Lomond costeggiando il mare: tocchiamo i paesi di Kilmartin, Lochgilphead, Inverary, Tarbet. La strada è bellissima: si fatica a distinguere dove finisce il mare e inizia il fiordo, l’acqua è ovunque, la terra bagnata per la pioggia, cielo e terra e mare sono tutt’uno. Peccato per il tempo inclemente.

Il Loch Lomond non offre, secondo noi, grosse attrattive. Il paesaggio non ha nulla a che vedere con il nord, molto più scenografico. Frotte di turisti si accalcano sulle rive del lago, sotto l’acquazzone, senza rinunciare ai pic-nic consumati velocemente nelle aree di sosta lungo il lago.

Non riusciamo a visitare Glasgow, purtroppo. Il volo ci aspetta a Prestwick: un ultimo the scozzese accompagnato dai gustosi Walkers (in Italia siamo andati letteralmente in crisi d’astinenza per questi burrosissimi biscotti) e infine decolliamo in serata per il rientro in Italia.

Note: la Scozia è proprio come te la immagini, come la vedi in Braveheart: verde, deserta, terra e mare insieme, cieli in cui le nuvole corrono velocissime e la luce è rosata. Il tempo è variabilissimo, le temperature ben più basse che in Italia: su 10 gg, 3 ha piovuto, 3 è stato bello, 4 variabile.

L’ideale è vestirsi a strati e avere sempre un ombrellino a portata di mano. Noi abbiamo usato, in maggio, anche cuffia e guanti…

E ‘ perfetta da girare in auto, in completa autonomia. Le strade sono ben tenute, anche nelle Highland dove spesso si restringono ad una sola corsia, con piazzole ogni tanto per consentire il passaggio a chi arriva dal lato opposto. Tutto è ben segnalato: certo, il tom tom per noi è stato fondamentale per ottimizzare i tempi di ricerca di siti storici, ristoranti e B&B.

Forse non è così in agosto e in alta stagione, ma ad aprile/maggio non abbiamo fatto assolutamente fatica a trovare i pernottamenti (ad esclusione dell’ultima notte a Fort William per raduno bikers). C’è un B&B grazioso e pulito ogni km, tutti segnalati e contraddistinti da 2, 3 o 4 stelle. Questi ultimi sono davvero lussuosi. Consigliamo di godersi il viaggio in maniera flessibile, fermandosi dove capita senza problemi. Gli Scozzesi sono incredibili: gioviali, ospitali, allegri. Al lussuoso Captain’s Galley di Scrabster abbiamo trascorso una buona mezzora nelle cucine del ristorante, in compagnia del proprietario/cuoco, a parlare di Italiani, Scozzesi e buona cucina. Ci siamo sentiti coccolati ovunque, nel B&B, nei ristoranti, nei castelli. Gente che non puoi non amare.

E mai una volta in 10 giorni ci siamo sentiti poco al sicuro, nè nei vicoli di Edimburgo nè nei paesini o nelle vastità delle Highland.

Quello in Scozia è un viaggio che consigliamo a tutti, con la massima libertà.

Il nostro itinerario sarebbe stato perfetto in 2 settimane: avremmo avuto tutto il tempo per vedere tutto con più calma e non tralasciare nulla.

Ci saremmo fermati di più alle Orcadi, a Skye e avremmo visitato volentieri le Ebridi interne (Mull, Iona, Coll, Tiree…). Qui si torna prima o poi, e ci si ferma, si prende del tempo per gustare i profumi e le atmosfere di queste terre selvagge, forgiate dal vento e dal mare.



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