Trent’anni e tre giorni a Londra

1° Giorno In occasione del mio 30esimo compleanno, con mia moglie Simona, abbiamo deciso di trascorrere un weekend a Londra. Volo Ryanair da Roma Ciampino delle 6.40 acquistato con 2 mesi di anticipo al costo di 20 euro a persona tasse incluse. Arrivati puntuali all’aeroporto di Stansted prendiamo il treno Stansted Express per raggiungere in...
Scritto da: libux77
trent’anni e tre giorni a londra
Partenza il: 10/11/2007
Ritorno il: 12/11/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
1° Giorno In occasione del mio 30esimo compleanno, con mia moglie Simona, abbiamo deciso di trascorrere un weekend a Londra. Volo Ryanair da Roma Ciampino delle 6.40 acquistato con 2 mesi di anticipo al costo di 20 euro a persona tasse incluse. Arrivati puntuali all’aeroporto di Stansted prendiamo il treno Stansted Express per raggiungere in soli 45 minuti il centro di Londra a Liverpool Street. Abbiamo optato per la soluzione treno, sebbene più costosa rispetto all’autobus messo a disposizione da Ryanair, per ridurre i tempi di viaggio visto che i giorni a disposizione per girare la città erano soltanto tre. Avevamo acquistato i biglietti del treno on-line e li abbiamo ritirati con estrema facilità alle macchinette automatiche nei pressi della piattaforma di partenza.

Londra ci accoglie nel suo caratteristico grigiore novembrino, dal finestrino del treno vediamo scorrere gli squallidi e freddi sobborghi della città fatti di industrie che si susseguono con i loro tipici tetti a dente di sega. Giunti a Liverpool Street evitiamo la serpeggiante coda per acquistare i biglietti della metropolitana, in quanto già in possesso delle Oyster Card prestateci da un amico. Consiglio a tutti di viaggiare sulla metropolitana di Londra con la Oyster Card in quanto più conveniente di qualsiasi altra soluzione. Dopo qualche prima difficoltà nel caricare il credito sulla carta, ci immergiamo nel turbine della underground. Nel giro di breve ci troviamo alla reception dell’hotel, prenotato on-line, Ibis London Euston St Pancras che con piacere costatiamo essere un minuto a piedi dalla fermata della metro Euston. Hotel discreto, pulito, ottimo compromesso qualità-prezzo per essere Londra. Il tempo di sbrigare le pratiche del check-in e siamo pronti per visitare la città: la prima tappa è la Cattedrale di St. Paul. Fuoriusciti dalla metropolitana la nostra attenzione è rapita dalle urla di festa di tantissima gente che sta assistendo ad una pittoresca e variopinta sfilata di carri a tema e di bande musicali. In un certo senso sembra essere a Carnevale, poi scopriamo che si tratta del Lord Mayor’s show, una processione dedicata alla città che viene svolta annualmente. L’atmosfera festante di Londra non ci dispiace e ci rende di buon umore.

Dopo qualche minuto speso a fare foto entriamo finalmente nella cattedrale dove si sono sposati Carlo e Diana. Affittiamo subito le audio guide e iniziamo il nostro percorso all’interno di questo importante simbolo religioso per tutto il Regno Unito. Della navata principale ci colpiscono particolarmente i dipinti del pittore contemporaneo russo Sergei Chepik raffiguranti quattro tappe fondamentali della vita di Gesù. Dopo aver completato la visita della navata principale ci accingiamo a scalare le tre gallerie che costituiscono la cupola. Saliamo più di 200 angusti gradini e arriviamo alla whispering gallery, ovvero la galleria dei bisbigli, che deve il suo nome al fatto, che noi stessi verifichiamo, che pronunciando una parola vicino al muro, si può ascoltare da qualsiasi punto vicino alla galleria. Facciamo un ulteriore sforzo e dopo altri circa 200 gradini ci troviamo alla stone gallery per gustare il panorama sulla città che offre questa altezza. La fatica della salita purtroppo non è del tutto ripagata, quello che vediamo, oltre alle tortuosità del Tamigi con i suoi più disparati ponti, è una città piena di gru e di cantieri che, forse, si sta rifacendo il look per le olimpiadi del 2012. Decidiamo di non proseguire oltre e dopo una rapida visita alla cripta e alla tomba dell’ammiraglio Nelson, usciamo. Sarà che l’erba del vicino è sempre più verde, ma io rimango maggiormente soddisfatto della visita rispetto a mia moglie che invece sostiene che il paragone non regge con San Pietro in Roma, a cui in parte questa cattedrale trae ispirazione. Dopo una breve pausa per qualcosa da mangiare ci dirigiamo verso la nostra seconda tappa: la Torre di Londra e il Tower Bridge.

Prima di entrare c’è tempo per una bevanda calda al chioschetto nei pressi della biglietteria, e optiamo per un caffè all’americana. Il bibitone ci viene servito in un contenitore di plastica ad una temperatura vicino a quella di fusione dell’acciaio, ma ignaro di questo, faccio un tiro con la cannuccia dicendo addio per sempre alle mie papille gustative. Dopo essermi ripreso decidiamo, saggiamente, di bere la bevanda più tardi quando si sarà freddata e, caffè alla mano, proseguiamo.

La prima cosa che ci colpisce della Torre di Londra è il costo di 16 sterline del biglietto. Anche se un po’ titubanti, sappiamo che questo è il luogo per eccellenza dove recarsi per conoscere la storia di questa città, e quindi con coraggio affittiamo anche le due solite audio guide e ci prepariamo per questo viaggio a ritroso nel tempo. Nel giro di poco gli esaurienti contenuti del supporto audio ci immergono, con suoni riproduzioni e voci, nell’atmosferica storica di Londra, e ben presto il nostro scetticismo iniziale svanisce. E’ affascinante ed emozionante ripercorrere i luoghi delle esecuzioni, degli intrighi e degli scandali che hanno caratterizzato il passato londinese. Di interesse è anche la leggenda sulla costante presenza dei corvi su questo sito storico secondo la quale la monarchia sarebbe caduta se i corvi avessero lasciato la torre. Questi uccellacci porteranno indubbiamente fortuna alla torre, ma non di certo a me che inaspettatamente mi ritrovo un loro sgradevole regalino proprio sulla manica del mio giubbotto. Per ultimo ci dedichiamo ai gioielli della corona, dove particolarmente curioso è il tapis roulant posizionato proprio davanti alle attrazioni maggiori che permettono alla folla di visitatori di scorrere evitando il formarsi di resse. Senza uscire dal perimetro della Torre di Londra, scattiamo un paio di foto con lo sfondo del Tamigi e dell’imponente Tower Bridge, la cui visita decidiamo di sacrificare a favore di un po’ di shopping per le vie del centro. Anche se sono le cinque del pomeriggio è già buio e così saltiamo su in metro, ormai la nostra confidenza con questo invidiato mezzo di trasporto londinese è ottima, e nel giro di poche fermate siamo a Piccadilly.

L’impatto con Piccadilly Circus è per certi versi traumatico, il mix di luci intermittenti, il frastuono delle macchine e delle folle accalcate fa di questo posto il cuore pulsante di Londra. Dopo le classiche foto di rito con lo sfondo dei rinomati e coloratissimi neon, ci incamminiamo, scegliendo a caso una delle arterie principali che fanno capo a questa piazza. Trascinati dallo smisurato flusso di gente, più che passeggiare cerchiamo di non essere schiacciati e divincolandoci e andiamo avanti senza uno specifico obiettivo. Facciamo una pausa in una libreria dove acquisto un paio di libri che avevo puntato dall’Italia. Ci rendiamo conto ben presto che la strada dove ci troviamo, Shaftesbury Street, è più ricca di locali, ristoranti, pub che non di negozi per lo shopping, così decidiamo, guida alla mano, di tornare verso Piccadilly Circus per dirigerci sulla più rinomata Regent Street. In realtà i negozi che visitiamo sono ben pochi e con poca voglia, la stanchezza e le quattro ore di sonno della notte precedente cominciano a farsi sentire. Decidiamo di chiudere la giornata in un fast food, poi riprendiamo la metro e ritorniamo in albergo per una doccia calda e per goderci il meritato riposo.

2° Giorno La mattina seguente ad attenderci all’uscita del nostro hotel c’è la pioggia caratteristica di Londra, ma fortunatamente il tempo per aprire l’ombrello dura fino all’ingresso in metro, poi svanisce ed esce un timido sole. Facciamo colazione in un chiosco della stazione Euston, con caffè e brioche e saltiamo in metro, oggi ci attende la Regina Elisabetta a Buckingham Palace. Sottoterra la nostra attenzione è rapita da diversi anziani vestiti a festa che indossano medaglie e stemmi che ci ricordano i tempi delle guerre mondiali. Riemersi dalla metro con cartina alla mano, un attempato signore, anche lui pluri-medagliato, ci rivolge la parola offrendosi in aiuto. E’ più la voglia di provare a conversare in inglese che non la mera necessità di orientarsi che ci spinge ad attaccare bottone e con l’occasione investighiamo sulla ragione di tutte quelle medaglie. L’arcano è presto svelato, oggi è il Remembrance Day, giorno della commemorazione dei caduti delle guerre, noto anche come Poppy Day (giorno del papavero), infatti si indossa un papavero rosso di carta e si versa un contributo all’associazione per i soldati invalidi. La cerimonia, a cui parteciperà la Regina e l’intera famiglia reale, consiste nel posare ai piedi del Cenotaph (il monumento ai caduti britannici) corone di papaveri di colore rosso, quel rosso che ricorda il sangue versato per la Patria. Mentre ci dirigiamo verso Buckingham Palace notiamo le strade limitrofe transennate e gruppi di soldati in uniforme che si accingono a marciare al ritmo dei tamburi, percepiamo nell’aria tutta la cerimoniosità di un giorno così speciale. Con l’intento di tornare quanto prima ad assistere all’evento, raggiungiamo di fretta e furia Buckingham Palace per le solite foto di rito degli esterni per poi proseguire per il viale alberato e decorato con imponenti bandiere del Regno Unito: The Mall, teatro delle sfilate reali. Il viale è semideserto, la gente è tutta concentrata sulle strade dove di lì a breve avrà luogo la parata militare. Il forte richiamo del ritmato battere dei tamburi che si sente in lontananza ci spinge prepotentemente a tornare indietro tagliando per St. James’s Park, il più antico dei parchi reali che si estende su 23 ettari. La nostra rincorsa alle grancasse è arrestata soltanto dalla vista di uno scoiattolo che a pochi metri da noi è impegnato nella affannosa ricerca delle ghiande nascoste tra quelle foglie che l’autunno ha richiamato al suolo, e naturalmente lo fotografiamo. L’entusiasmo e l’emozione di poter vedere dal vivo la Regina si infrange alla vista della chilometrica coda che si presenta davanti ai nostri occhi per accedere alla area della cerimonia. Amareggiati, ma non più di tanto, sappiamo che non possiamo perdere tutto quel tempo e decidiamo di proseguire per Trafalgar Square, ma non senza prima aver contribuito alla causa della cerimonia comprando un papavero di carta che applichiamo a mo di spilla sul giubbotto.

Trafalgar Square è la piazza di Londra dedicata al ricordo della battaglia di Trafalgar (1805), in cui la Royal Navy di Horatio Nelson sconfisse le flotte combinate di Francia e Spagna, durante le guerre napoleoniche. Il tempo delle foto ai quattro neri e mastodontici leoni che circondano la piazza e all’ammiraglio Nelson posto in cima a quella colonna alta 46 metri e posizionata al centro della piazza e siamo già dentro alla National Gallery che ospita una collezione di dipinti dell’Europa occidentale tra le più rinomate del mondo. Muniti, come sempre, delle solite audio guide, optiamo per la soluzione pochi quadri ma buoni, e nel giro di un’ora e mezza passiamo in rassegna le 30 opere più rinomate e più apprezzate della galleria. Rimaniamo particolarmente attratti dal dipinto “Madame de Pompadour at her Tambour Frame” del ritrattista francese François-Hubert Drouais. I dettagli del vestito di questa donna che sembra essere stata l’amante di Luigi XV, sono incantevoli e la sensazione di poterli realmente toccare è realistica. A me, è piaciuto anche molto l’atmosfera luminosa e tersa del dipinto impressionista “Bathers at Asnières” del francese Georges Seurat che mostra dei lavoratori che beatamente fanno il bagno nella Senna.

Dopo una breve pausa al solito fast food, ciò che ci spinge a puntare verso i lussuosi magazzini Harrods, considerati i più grandi del mondo, è solo mera curiosità. Sarà che ne abbiamo visti tanti, ma di certo Harrods non ci impressiona particolarmente, a parte la faraonica sala egizia e il piano alimentare. Qui l’atmosfera goliardica ci invita e fare una pausa con una coppa di gelato italiano sulle note di un CD misto di musica leggera e napoletana. Prima di uscire immortaliamo la statua del ricordo delle innocenti vittime Dodi e lady Diana.

Sono le 16.30 del pomeriggio e abbiamo ancora tempo per una visita a Covent Garden luogo di shopping, di ristoranti, di venditori ambulanti, di artigianato, reso vivace da attori e musicisti di strada: è questa la Londra che ci piace! Tra suoni colori giochi e bancarelle ritroviamo quell’ euforia che il freddo artefatto Harrods aveva in parte assopito e mettiamo a segno anche qualche piccolo acquisto. Lasciato Covent Garden ci avviamo a piedi verso Leicester Square quando improvvisamente siamo attratti da urla di ragazzi e ragazze in delirio accalcati nei pressi dell’entrata di un cinema con tanto di tappeto rosso spiegato e di maxi schermo esterno. A contornare lo spettacolo ci sono personaggi in costume travestiti da guerrieri barbari, crediamo pertinenti al contenuto del film, ed effetti speciali con il fuoco. Ci avviciniamo incuriositi facendoci largo tra la folla per scoprire che trattasi della presentazione del nuovo film “Beowulf” di Angelina Jolie. Nel giro di breve vediamo spuntare dapprima Antony Hopkins e poi sia lei che il suo attuale compagno Brad Pitt. Mentre attraversano quel mare di folla rilasciando autografi e interviste a destra e a manca, ci facciamo prendere anche noi dall’evento e cominciamo a fare foto all’impazzata. Ben presto rinsaviamo e quando ormai gli attori hanno fatto il loro ingresso nel cinema, abbandoniamo Leicester Square e puntiamo al Trocadero Center, una sorta di centro commerciale di basso livello nei pressi di Piccadilly Circus. Lì spendiamo le ultime ore della serata per poi andare a mangiare una pizza in un locale italiano e rifugiarsi in albergo. Prima di abbandonarci tra le braccia di Morfeo intercettiamo in televisione sulla BBC il cerimoniale del Poppy Day contornato di tutta la famiglia reale, e se pur sia una magra consolazione, riusciamo finalmente a vedere la Regina e a capire meglio in che consisteva la celebrazione. 3° Giorno Oggi oltre ad essere l’ultimo giorno a Londra è anche il mio 30esimo compleanno. Al mio risveglio trovo sulla scrivania della camera un pacco regalo che con sorpresa e trepida gioia scarto. E’ una sciarpa di lana con strisce verticali di mille colori, ringrazio e bacio mia moglie e la indosso, mi servirà in quanto la giornata si prevede sia particolarmente rigida. In realtà questo sarà solo il primo dei quattro regali che mia moglie mi farà trovare sorprendentemente nell’arco dell’intera giornata. Facciamo le valigie, check-out, solita colazione al chioschetto della stazione e via in metro per Westminster Abbey. Siamo un po’ in anticipo rispetto all’apertura dell’abbazia e così facciamo una deviazione per una foto al monumento ai caduti britannici che si trova nei pressi e che troviamo adornato alla base con tantissime corone di papaveri rossi, il colpo d’occhio è notevole. Alle 9.30 in punto siamo all’ingresso settentrionale della Westminster Abbey pronti con il solito supporto audio a risalire sulla macchina del tempo. L’abbazia di Westminster è una chiesa di predominante stile gotico tradizionale sede delle incoronazioni e di sepoltura dei monarchi britannici. La sensazione di essere su una pagina unica della storia di Londra è trasferita in toto dai 600 monumenti racchiusi al suo interno. Sono tre le cose che ci emozionano particolarmente: il trono di legno sul quale si siedono i sovrani nell’ambito della loro incoronazione, la tomba della nostra Regina preferita Elisabetta I (1533-1603), e il lavorato soffitto bianco della Lady Chapel. Impieghiamo circa un’ora e mezza per girarla tutta e alle 11 siamo fuori. All’esterno dell’abbazia ci imbattiamo nel Field of Remembrance, ovvero il campo della memoria, un prato in cui si trovano migliaia di piccole croci di legno alte 15 centimetri circa con alla sommità applicato un papavero rosso di carta. Proseguiamo per il più famoso simbolo di Londra, il Big Ben, e la Houses of Parliament dove si riunisce il parlamento britannico, e attraversando il Tamigi sul ponte Westminster abbiamo l’occasione per fare delle bellissime foto al paesaggio e per fare un break con una crêpe alla nutella. Il grande orologio posto in cima alla torre del Palazzo di Westminster ci ricorda il nostro imminente appuntamento per l’aereo di ritorno e così decidiamo di spendere le ultime ore a Londra girovagando senza meta per le vie del centro. Per mia moglie è un’altra occasione per infilarmi furtivamente un altro pacchettino regalo nella tasca del mio giubbotto. Dopo esser ripassati in albergo per riprendere le valigie alla 13.40 siamo comodamente seduti sullo Stansted Express in direzione aeroporto. Coccolati dallo spedito procedere del treno, semi vuoto e riscaldato dal tiepido sole che filtra tra i finestrini, ci abbandoniamo in un sonno ristoratore. All’aeroporto facciamo il check-in e passiamo al controllo sicurezza, dove con nostra sorpresa l’agente di turno ci chiede di pesare il bagaglio a mano. Ryanair a bordo dei suoi aerei consente un solo bagaglio a mano per passeggero del peso massimo di 10 kg. Io realizzo 9.76 kg, mia moglie fa meglio e con i suoi 9.94 kg entrambi passiamo la frontiera indenni, che fortuna! Scampato il pericolo, ricevo con immensa gioia il mio terzo regalo: un libro che apprezzo molto. Ora possiamo rilassarci e facciamo gli ultimi acquisti al duty-free per liberarci delle monete inglesi, tè e biscottini vanno per la maggiore.

Il volo di ritorno per Roma delle 17.15 è l’occasione per fare il bilancio di questa se pur breve intensa vacanza. Ripenso a tutte le cose che abbiamo visto e a tutte quelle che avremmo voluto visitare, d’altronde si sa, Londra offre talmente tanto che pensare di girarla in tre giorni è pura follia. Sono comunque appagato per aver fatto tutto quello che mi ero prefissato e sono anche un pizzico orgoglioso di come ho organizzato questo viaggio. Ad ogni modo ringrazio la mia dolce metà e compagna di viaggio, senza la quale di certo i miei 30 anni non sarebbero potuti trascorrere così meravigliosamente. Non ho mai capito se le cose belle durano poco o perché durano poco sono belle, ma fortunatamente questi paranoici “marzulliani” pensieri sono bruscamente interrotti dallo stridio delle gomme dell’aereo sull’asfalto di Ciampino e dallo scrosciare del tipico applauso italiano … siamo indubbiamente tornati a Itaca!



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