La mia Londra faidate

Siamo appena tornati da Londra, 5 giorni sono volati, avevo pianificato tutto da maggio allorché avevo deciso di acquistare tramite internet sia il viaggio aereo sia l’albergo. In questi 4 mesi mi ero documentato sulle esperienze fatte da turisti per caso e devo dire che avevo fatto un percorso di massima che però è andato spesso disatteso...
Scritto da: fabio1990
la mia londra faidate
Partenza il: 08/09/2006
Ritorno il: 12/09/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Siamo appena tornati da Londra, 5 giorni sono volati, avevo pianificato tutto da maggio allorché avevo deciso di acquistare tramite internet sia il viaggio aereo sia l’albergo.

In questi 4 mesi mi ero documentato sulle esperienze fatte da turisti per caso e devo dire che avevo fatto un percorso di massima che però è andato spesso disatteso improvvisando, cartina alla mano. Anch’io come da unanime consiglio mi ero rivolto alla Ryanair, dapprima attraverso siti diversi che proponevano svariate compagnie, mi viene in mente volagratis.Com, ma una volta individuato il mio volo ho fatto un tentativo direttamente su ryanair.Com ed ho scoperto che lo stesso volo era ancora più conveniente.

La stessa cosa è avvenuta per l’albergo: la ricerca è partita da venere.Com ma poi ho prenotato con booking.Com che mi ha consentito di inoltrare immediatamente la domanda che mi stava a cuore cioè se un bambino di 10 anni era considerato come una persona adulta o se c’erano facilitazioni.

L’albergo Meridiana che proponeva una doppia con bagno a 55 sterline mi ha risposto in brevissimo tempo proponendomi un letto aggiunto nella camera ad un prezzo di ulteriori 10 sterline.

65 sterline mi è sembrato un buon prezzo e subito ho confermato la mia prenotazione che avevo fatto indicando il numero di carta di credito nel modulo di richiesta ; la realtà era anche meglio di quello che le fotografie dell’albergo mi facevano immaginare.

La camera era un po’ piccola per 3 persone, era corredata da televisore e bollitore per il te; c’era la moquette che gli inglesi mettono dappertutto, ma la pulizia era veramente fatta in maniera minuziosa e il bagno dotato di lavandino, doccia e wc risplendeva.

La posizione è ottima, a non più di 100 metri dalla fermata di ben 5 linee della metropolitana di King’s Cross ma in una piazza con piccolo parco recintato dove non ho mai visto una macchina circolare.

Qualche giorno prima della partenza mi ero rivolto direttamente all’ufficio informazioni dell’aeroporto di Pisa per sapere quali fossero le restrizioni nel bagaglio a mano che avevo sentito in maniera confusa dopo il tentativo di dirottamento sventato in un aeroporto di Londra.

L’ufficio disinformazioni mi aveva “tranquillizzato” svelandomi che le restrizioni vigevano solo nel caso di transito da Londra ma con destinazione Stati Uniti. Nonostante fossero affissi cartelli che avvertivano i passeggeri di non portare liquidi e fluidi a bordo per le destinazioni di USA UK e Israele.

Infatti pochi giorni dopo ci siamo recati all’aeroporto: e mentre il mio bagaglio a mano è stato perquisito e individuati i tubetti del dentifricio e della schiuma da barba sono stati “cestinati”, quello di mia moglie e di mio figlio hanno avuto un trattamento di perquisizione più soft e le varie creme, profumi e dentifrici hanno così avuto il permesso di volare.

Se ripenso a cosa abbiamo dovuto subire al ritorno al check-in mi viene da rivalutare l’operato degli operatori italiani: dopo aver fatto il check-in abbiamo appreso che le misure del bagaglio a mano erano sensibilmente inferiori a quelle ammesse in Italia e precisamente 45X35X16 in luogo di 50x40x20 e non ci è stato consentito di portare il bagaglio a bordo ma è stato destinato alla stiva; dopo aver fatto il chech-in ci siamo avviati verso il gate indicato ed abbiamo constatato che una fila lunghissima non ci avrebbe permesso di prendere l’aereo in tempo ed infatti abbiamo atteso 2 ore in coda finchè abbiamo visto che i controlli erano molto più intensi che in Italia.

L’organizzazione non è certo il pregio degli inglesi verrebbe da dire, venivano mescolati i passeggeri per destinazioni diverse e non venivano utilizzate tutte le porte metal detector a loro disposizione, inoltre a tutti venivano fatte togliere le scarpe ma il controllo avveniva comunque a campione , tanto che noi non siamo stati nemmeno toccati mentre altri hanno subito una perquisizione tattile veramente intensa.

Inutile dire che l’aereo è partito con 1 ora e mezzo di ritardo, anzi a me risultava che sarebbe dovuto partire alle 18,45 ma con mia sorpresa sui tabelloni elettronici compariva l’orario delle 19.00.

I 5 giorni sono stati veramente intensi, abbiamo camminato veramente tanto ciò nonostante non sono riuscito a rispettare il programma di massima e tante tappe ho dovuto risparmiarle ai nostri piedi.

Il primo giorno era già pomeriggio ed abbiamo pranzato da Pizza Express di fronte alla fermata del pullman della terravision, siamo corsi in albergo dopo aver acquistato 2 Oyster card per me e mia moglie mentre a mio figlio sono stati consegnate 3 tessere giornaliere del valore facciale di 1 sterlina l’una valide per venerdi sabato e domenica, con l’avvertimento che per lunedì e martedì avremmo dovuto riprovvedere. Spesa totale 44 sterline.

Con la metro ci siamo diretti a Piccadilly Circus, qualche foto, una visita al Trocadero che è un’immensa sala giochi, 4 passi e ci siamo ritrovati all’ingresso di Green Park.

La sera abbiamo cenato in un ristorante cinese in Beak Street che non consiglio, abbiamo speso 60 sterline mangiando nemmeno bene, nessuna meraviglia che in tutta la sera fossimo i soli clienti e anche la sera dopo passando da lì non abbiamo scorto alcun cliente all’interno.

Il giorno dopo era sabato e come da programma andiamo a Portobello, veramente affollato di turisti, vendono anche verdura, pane etc io ho assaggiato dei Muffin veramente buoni ad un tratto un pannello posto su una macchina indicava che nel piano interrato di un negozio servivano il caffè, non abbiamo resistito, non per fare pubblicità ma il caffè era Illy e a servirlo un ragazzo mediterraneo forse di origini italiane mi hanno costretto nei giorni successivi a riprovare l’esperienza positiva ma con alterna fortuna. Oltre al servizio bar nel seminterrato era presenti parecchi box di venditori di roba antica, di tessuti, di quadri… Dimenticavo sull’insegna dello scantinato c’era scritto Admiral Vernon.

Passata la mattinata ci siamo diretti ad Hide Park non prima di essere passati da uno di quei supermercati che vendono anche dei gustosi panini o delle fajitas dal sapore esotico. Anche la frutta era sempre accattivante e finiva nel nostro cestino della spesa, per non parlare dell’acqua, qualche nocciolina o cioccolata il tutto per la modica cifra sempre al di sotto dei 20 Pounds Hide park ci ha accolto sotto l’ombra di un albero per consentirci di consumare il pasto e la quiete che si respirava ci avrebbe permesso anche un meritato riposino ma il tempo è sovrano.

Camminando verso Il Serpentine anche Gianluca ha fatto conoscenza dei famigerati scoiattoli, alcuni timorosi, altri decisamente temerari, gli venivano incontro a mangiare le noccioline che mio figlio gli porgeva in palmo di mano.

La giornata soleggiata e il laghetto pieno di pedalò contrastavano con le auto, in gran parte taxi, che oltrepassavano il ponte sbucate dal nulla, anche noi decidemmo di farlo e giunti al di là l’indicazione del monumento di Peter Pan ci costringe ad una visitina intermezzata dal governare altri scoiattoli.

Prima di uscire dal Parco una costruzione bianca ci attira e decidiamo di entrare:all’interno vari televisori corredati di cuffie invitano a farsi ascoltare mentre al centro un arredamento di cubi fanno da sedie e tavolini si tratta della Maison Blanc, un bar francese con specialità di pasticceria e caffè. Anche qui non male salvo indicare al barista la nostra preferenza per un cafè strong o come dicevo io short as a finger. Uscendo dal parco ci avviamo al Natural History Museum, gratis salvo offerta libera, mi aspettavo di vedere la simulazione del terremoto ma la sala dove secondo la mia guida doveva avvenire era misteriosamente chiusa.

Un paio d’ore trascorse fra dinosauri e ci dirigiamo al Big Ben, lì vicino c’è il London Eye ma serve una coda sia per fare i biglietti sia per salire, reputiamo che prima di salire saranno passate anche 2 ore e così desistiamo.

A cena ritorniamo verso Soho dove ci addentriamo in un ristorantino tailandese che la sera prima avevamo occhiato e che invitati ad entrare avevamo promesso di farlo la sera successiva: più che un ristorantino si tratta di un buffet dove puoi mangiare quel che vuoi per 6 sterline bevande escluse.

Ripassiamo vicino al ristorante cinese della sera prima e come avevo detto risulta deserto, ci credo stasera abbiamo mangiato meglio spendendo 22 sterline. La voglia di assaggiare un Pub londinese ce ne fa avvicinare uno, sorvegliato da un buttafuori nero vestito con giacca e cravatta che vedendo un bambino di 10 anni ci dice che non ci è possibile accedere e ci consiglia di andare in un pub per famiglie tipo uno in una non meglio compresa Less Square che io non so dove sia, oppure in Carnaby street.

Carnaby street è a pochi passi e ci avviamo ma al primo pub che incontriamo la ragazza dopo aver sentito il parere del buttafuori, stavolta bianco ma sempre in giacca e cravatta, ci nega l’ingresso: Mia moglie mi riferisce più tardi che mentre la ragazza gli parlava lui annuiva e le sembrava che fosse d’accordo ma sentendole dire che eravamo italiani aveva opposto il rifiuto: io verso la ragazza mi ero espresso nel mio inglese forse un po’ maccheronico ma non certo in italiano e resto perplesso.

Più avanti un altro pub ci accoglie o meglio ci lascia sedere fuori e con mia moglie posso assaggiare una pinta di birra chiacchierando in compagnia di nostro figlio ma rientrando per consegnare i bicchieri vuoti noto che un cartello posto all’ingresso intima che se sei fortunato ad avere meno di 21 anni ti potranno essere richiesti i documenti per dimostrarne che ne hai almeno 18, se vuoi consumare lì.

Ridendo per la precisione inglese penso ad alta voce che mio figlio non ha certo consumato, se non la sedia.

Il terzo giorno è domenica e il programma dice che si deve andare a Camden Town, arriviamo talmente presto che gli stand devono essere ancora allestiti, ci tuffiamo in Camden Market e notiamo vestiti di seconda mano dappertutto, dopo pochi minuti forse già prevenuti per il nostro arrivo anticipato decidiamo di andare via per dirigerci allo Science Museum, qui assistiamo ad un filmato in 3d riguardante la vita degli squali ma dopo qualche minuto vedere le solite immagini di pesci, condite da linguaggio in inglese lo rende un po’ noioso, fortuna che per Gianluca il biglietto era omaggio, noi adulti paghiamo 7,50 pounds a testa.

Dopo il filmato di circa un’ora Gianluca viene attratto da un padiglione interattivo dove un bambino giocando impara il valore dell’energia affinché possa risparmiarla.

Per pranzo andiamo a Green Park e per 1.50 pounds a testa affittiamo delle sdraio ove poterci sistemare sotto l’ombra di un albero.

Avete sentito parlare di Hamleys? Si tratta di un enorme negozio di giocattoli su 4 piani, sulla mia guida non era indicato l’indirizzo, si trova a Regent Street ed è aperto anche la domenica.

All’interno vi sono dei promoter che per vendere il loro prodotto te lo fanno provare, alcuni offrono solo toccate e fughe altri sono indulgenti e Gianluca si è cimentato alla guida di una macchinina in una pista elettrica contro altri bambini per una mezz’ora buona. Usciti dal negozio con i nostri immancabili acquisti ci siamo accorti improvvisamente di essere stanchi e siamo saliti su un autobus scoperto per turisti della sightseeing.

Saliti a bordo ci hanno consegnato una cuffia da inserire in apposita uscita posta al fianco della poltrona, per poter ascoltare il commento registrato della guida al passaggio dalle principali attrazioni della città. Non tutti i bus hanno l’opzione in italiano ma alla fermata di Piccadilly un addetto veramente gentile ci ha dato tutte le indicazioni.

Era ora di cena e ci siamo ricordati che la prima sera alla richiesta di dove potessimo mangiare qualora avessimo voluto andare in un pub, eravamo stati consigliati ad andare vicino all’albergo ed infatti recatici , alla mia richiesta di ingresso con un bambino, il proprietario o chi per lui aveva risposto affermativavamente purchè entro le 8 p.M..

Sicuri di poter mangiare alle 7,15 ci siamo presentati ma purtroppo la risposta stavolta è stata negativa perché quella sera, non ho capito perché, non facevano da mangiare.

Delusi e stanchi abbiamo dovuto ripiegare sul vicino Mac Donald. Il quarto giorno sarebbe cominciato come era finito il primo ovvero avremmo dovuto presentarci alla fermata del bus turistico per proseguire il nostro itinerario che complessivamente prendeva circa 2 ore.

Dopo una sosta vicino a Trafalgar Square per acquistrare ninnoli e ricordi in genere in un negozio apposito abbiamo pranzato al Green Park e nel pomeriggio ci siamo recati all’imbarco sul Tamigi compreso nel prezzo del Sightseeing. La partenza presso il Big Ben in direzione est fino ad oltrepassare il Tower Bridge e ritorno.

Durante il percorso una guida registrata in inglese commenta i luoghi dell’itinerario, purtroppo solo in inglese.

La sera decidiamo di tornare a Soho ma mia moglie che era già stata in gioventù a Londra si ricordava di un quartiere cinese ben diverso da quello che le avevo fatto vedere nei giorni precedenti, e così facciamo il tentativo di scendere a Leicester Square.

Quando la metro arriva in prossimità sento per la prima volta la vera pronuncia che mi fa ricordare quel buttafuori che mi aveva suggerito un pub per famiglie ed io avevo capito Less Square non captando per intero – Lesester Square.- Sbucando dalla metro si scorge una gran quantità di persone attraversare la strada e noi facciamo altrettanto, finchè sbucando in una piazza leggiamo di essere giunti nel posto che volevamo.

Una piazza veramente bella con tanto di giardino al centro, recintato come tutti gli altri che abbiamo incontrato durante il nostro soggiorno e che al tramonto vengono chiusi.

Purtroppo l’appetito ci impedisce di inoltrarci dentro questo seppur piccolo ma affascinante giardino, circondato da artisti di strada che disegnano ritratti e ci dirigiamo alla ricerca di un pub o ristorante caratteristico per poter cenare con l’idea andata poi delusa di poterci sedere sulle panchine del giardino dopo aver mangiato.

La scelta del ristorante ricade su Ciquito un ristorante pub mexicano orgoglioso delle proprie fajitas, come recitano le magliette indossate dai camerieri, la scelta ricade sul questo locale perché all’ingresso un cartello invita le famiglie che sono le benvenute a tutte le ore.

Ci fanno accomodare purtroppo all’interno e rimaniamo nella penombra, in effetti l’ambiente è più da fidanzati ma a Gianluca viene consegnata una bustina con all’interno dei giochi da fare al momento per ingannare l’attesa.

La cena è ottima e abbondante la Margarita è meglio di quella che ho assaggiato in un ristorante analogo di Firenze, il prezzo meno di 40 pounds ma il servizio come è specificato nello scontrino è a parte.

All’uscita vaghiamo un po’ intorno alla piazza alla ricerca di una buca per le lettere che sono 3 giorni che non riusciamo a spedire e infatti forse perché ormai accaniti alla ricerca mia moglie ne scorge una.

Capitiamo poi in quello che mia moglie si ricordava come il vero quartiere cinese, guardo mentre scrivo la cartina per cercare di esservi preciso e mi sembra sia Lisle Street, che è una sfilza di ristoranti con insegna scritta in cinese, spesso i tavoli sono al piano superiore, purtroppo domani ripartiamo e non potremo assaggiarli. E’ arrivato il giorno della partenza, l’aereo è per le 18,45, il biglietto andata e ritorno della Terravision indica che ho prenotato per quello delle 16,05 da Liverpool Street.

Ci dirigiamo al British Museum che in realtà nel mio programma doveva essere la prima tappa del primo giorno.

Prima di entrare prendiamo l’ennesimo caffè in un locale che non mi destava molta fiducia essendo una sorta di rosticceria di prodotti indiani ma attirato dall’insegna che recitava “Espresso” ci siamo addentrati.

Il caffè era buono tanto che mi sono sentito in dovere di ringraziare colui che lo aveva fatto dicendogli che era il miglior caffè che avevo bevuto durante il mio soggiorno.

All’ingresso del padiglione egizio c’è subito la Stele di Rosetta che non volevo perdermi, poi i tanti monoliti, cripte statue e sarcofagi, un pò di tempo lo “perdiamo” nella sala del Partenone che è l’unica a disporre di apparecchio radio con guida anche nella nostra lingua.Mentre mia moglie ne approfitta per recarsi allo shop per gli acquisti di ricordini anche per gli amici, io e Gianluca ci sorbiamo una buona ora di storia del Partendone.

All’uscita dal museo ci accorgiamo di aver fatto un po’ tardi e quindi onde evitare di fare le cose di corsa decidiamo di annullare la nostra ultima tappa che avrebbe dovuto essere i magazzini Harrod’s e dopo aver mangiato come consuetudine al parco ci dirigiamo all’albergo per riprendere le valigie che avevamo lasciato in custodia dopo aver liberato la stanza.

Quindi di corsa a Liverpool Street via metropolitana per il pulman delle 16,05 qualcuno chiede a mia moglie di offrirgli la tessere Oyster che varrebbe altri 2 giorni ma lei preferisce conservarla e le do ragione: ci servirà la prossima volta che ritorneremo.



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