Libano, il Paese dei cedri

Una settimana in Libano, tra storia, natura e tradizioni
Scritto da: sabri73
libano, il paese dei cedri
Partenza il: 30/05/2010
Ritorno il: 06/06/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Giorno 1 (Domenica 30 maggio 2010)

Ed eccoci anche quest’anno, per grande gioia del mio fidanzato Leo, pronti a partire per la nostra settimana primaverile “Alla scoperta dell’Impero Romano”: destinazione LIBANO!!! Certo, perché il Libano è ricchissimo di antichi siti romani, oltre a storia moderna e bellezze naturali; è inoltre chiamato il Paese dei Cedri, anche se oggi ne rimangono molto pochi: infatti un tempo era ricoperto da foreste di questi alberi, dal legname molto pregiato e profumato, e per questo utilizzati indiscriminatamente nei secoli per la costruzione di palazzi e navi fino al disboscamento attuale.

Partiamo da Malpensa di domenica, con il volo di linea della compagnia di bandiera libanese, la Mea (www.mea.com) : rimaniamo piacevolmente colpiti dalla puntualità del volo, dalla cordialità del personale e dal menù di bordo, a la carte, un preludio della famosa e rinomata cucina libanese!

Atterrati a Beirut, ci aspetta l’assistente dell’agenzia turistica locale (Nakhal, www.nakhal.com ) con cui abbiamo organizzato via internet tutta la nostra vacanza: un pacchetto di 7 notti con colazione, in un hotel di nostra scelta a Beirut, con 4 giorni di escursioni incluse!

Primo impatto con Beirut all’uscita dall’aereoporto: polverosa, calda e con case mezze divelte e trivellate da spari di un recente passato, ma più ci avviciniamo al centro della città, più l’aspetto cambia e con nostra grande sorpresa, arriviamo nel nostro hotel, praticamente centralissimo, in un contesto di completa ricostruzione, a un passo da un Virgin Mega Store e da Dunkin Donuts!!!

Accoglienza calorosa, zaini in camera (che per le dimensioni a Milano verrebbe venduta almeno come bilocale!) e passeggiata in centro, che praticamente è dietro l’angolo.

La piazza centrale di Beirut, Place d’Etoile, circondata da caffè, ristoranti e negozietti di souvenir, con la torre del nuovo orologio sponsorizzato da un famoso brand di lusso, è stata restaurata di recente e si presenta come una elegante e moderna zona, a metà tra il Medio Oriente e l’Europa.

Quello che più salta all’occhio, sono le donne: non indossano infatti il velo come nella maggior parte dei Paesi in questa parte di mondo, ma sono vestite quasi tutte “all’occidentale”, jeans, magliette e canottiere, e, soprattutto, con una passione particolare per le scarpe, visto il numero incredibile di negozi di calzature con strass e perline da queste parti!

Giorno 2 (Lunedì 31 maggio 2010)

Il mattino successivo, dopo un abbondante colazione a base di focaccine saporitissime (k’nefi), polpette, yogurt salato (labneh) e salsa di ceci (hummus), il nostro programma prevede la prima gita e, puntuale come se fosse Svizzero, ecco il pullman dell’agenzia venirci a recuperare.

Destinazione: il nord del Paese!

Prima tappa: Balamand, una deliziosa abbazia greco-ortodossa del XII sec., una vera oasi di pace! E subito si riparte per Tripoli (quella Libanese, ovviamente!), 85 km a nord di Beirut. Fondata probabilmente nel IX sec. A.C., Tripoli attualmente è la seconda città più grande del Libano e sembra un vero e proprio museo vivente, conservando quasi un centinaio di monumenti di epoca crociata, mamelucca e ottomana: il castello crociato di Raymond de Saint Gilles, la Grande Moschea di Taynal, le scuole religiose islamiche note comemadrase”, il bazar antico con i suq e gli hammam, che le donano un fascino orientale particolare e molto caratteristico. Ma prima di tutto, la nostra guida insiste (in realtà abbiamo ceduto subito) per fare una tappa in una delle più famose pasticcerie della città, Abdul Rahman Hallab & Sons: un vero paradiso per i golosi, con pasticcini a base di pistacchio, datteri, mandorle, miele e tutto ciò che di ipercalorico si può immaginare! Infine, prima di ripartire, visitiamo ad un’antica fabbrica di sapone a gestione familiare, all’interno di uno dei tanti cortili della città vecchia, che qui sono chiamati khan: il Khan al-Misriyyin, dove al piano superiore, il simpatico signor Mhamoud Nasser Charkass e la sua famiglia producono il sapone ancora manualmente, con ingredienti naturali, secondo una tradizione tramandata da secoli…e come resistere all’acquisto di un souvenir tanto originale e che ancora profuma le lenzuola nell’armadio?

Sulla strada di ritorno sosta a Batroun, bellissimo paesino sulle sponde del Mediterraneo, in cui è possibile vedere, oltre all’antica chiesa ortodossa di San Giorgio, un’opera fenicia unica: una muraglia scavata nella roccia in riva al mare che fungeva da riparo per le case sulla costa. In queste spiagge, veniva anche raccolta ai tempi antichi una particolare conchiglia, che conteneva un mollusco, il murice (oggi estinto!), da cui si estraeva il rarissimo color porpora, utilizzato nell’antichità per tingere le vesti degli imperatori.

E finalmente sosta pranzo (praticamente a metà pomeriggio), in un ristorantino a dir poco delizioso, il White Beach Restaurant, con un porticato di canne, in riva al mare, per un menù a base di immancabili mezze (i famosi antipasti della cucina libanese, che già da soli costituiscono un pasto completo), pesce e hummus!!!

Giorno 3 (Martedì 1 giugno 2010)

Ore 8.00: lo Svizzero è già arrivato a prenderci. Prima tappa: Byblos, una delle città più antiche del mondo, con almeno 7.000 anni di storia. E ‘stato proprio qui che è stato inventato il primo alfabeto lineare, antenato di tutti gli alfabeti moderni. In questa città, situata a 36 Km a nord di Beirut, il centro turistico è il porto, sviluppato dai Romani e ulteriormente rinforzato nel Medio Evo, con resti di tutte le epoche: il bel castello crociato con la sua chiesa, i resti delle abitazioni neolitiche, i teatri romani, il tutto circondato da suq con una grande varietà di caffè, ristoranti e negozietti per tutti i gusti.

Prossima tappa: le famose (almeno qui) grotte di Jeita, 20 km a nord di Beirut, pubblicizzate come uno dei complessi di grotte più belle del mondo.

E in effetti quello che troviamo soddisfa a pieno le premesse: un complesso enorme di grotte, esteso per almeno 9 km, di cui sono visitabili solo i primi 2. Sviluppate su due livelli, sono visitabili sia attraverso un tragitto superiore ben segnalato a piedi (attenzione solo agli scivoloni!) sia nella parte inferiore, con una barchetta elettrica nel fiume cristallino sotterraneo: è una vera e propria foresta di stalattiti e stalagmiti, incredibile!

Ultima tappa della giornata, il santuario della Madonna di Harissa, a 600 mt sul livello del mare, raggiungibile con una lunga teleferica da cui si può godere una meravigliosa vista panoramica della sottostante baia di Jounieh.

Giorno 4 (Mercoledì 2 giugno 2010)

Oggi niente gite organizzate: dopo la solita abbondante colazione, abbiamo deciso di visitare Beirut da soli, quindi scarpe comode e via!

Costruita su un promontorio roccioso, era già una zona abitata dall’uomo preistorico. Nel 15 a.C., Beirut divenne un’importante colonia romana. E’ stata poi distrutta da un devastante terremoto nel 551 d.C. E poi, ricostruita, un secolo più tardi fu conquistata dagli arabi musulmani, dai crociati, dai Mamelucchi e infine dagli Ottomani fino alla fine della prima guerra mondiale. Attualmente, con quasi un milione di abitanti, rimane il centro culturale e commerciale del Paese.

La nostra esplorazione della città parte dalla zona centrale, conosciuta negli anni ’70 coma la Parigi del Medio Oriente e oggi in buona parte restaurata in modo impeccabile, con zone a traffico limitato e bei palazzi neo-classici intervallati a terme romane restaurate come musei a cielo aperto, con il Palazzo del Parlamento e la zona delle ambasciate, per poi arrivare, attraverso souk e vie commerciali, alla zona di Hamra e finalmente ai famosi Scogli del Piccione, la cartolina più famosa della città! Dopo una pausa dovuta e un caffè al cardamomo al Bay Rock Cafè, da cui si può godere comodamente una bella vista degli Scogli, riprendiamo la nostra passeggiata lungo la Corniche, il lungomare di Beirut. E’ davvero bello, soprattutto nel tardo pomeriggio prima del tramonto: incontriamo famiglie con tanti bambini, gruppi di anziani che fumano il narghilè, giovani con fanno jogging, pescatori e venditori di strane ciambelle al sesamo (ka’ik) appese ai loro carretti.

Ultima tappa della giornata, prima di ritornare in hotel, l’Holiday Inn (o per lo meno quello che ne resta): si, perché questo grande palazzone, completamente crivellato dai proiettili, si staglia nel cuore della città come un segno ancora tangibile di un doloroso recente passato, fatto di bombardamenti e guerra, che nessuno può e deve dimenticare.

Giorno 5 (Giovedì 3 giugno 2010)

Oggi ci spostiamo verso SUD, per visitare Tiro e Sidone, e Leo è molto entusiasta: pare che Tiro (l’antica Tyrus), abbia dei resti romani molto belli, in particolare il circo, tanto che nel 1984 l’UNESCO ha dichiarato la città “patrimonio mondiale dell’umanità” proprio per i suoi resti archeologici. Oggi Tiro, a 79 Km a sud da Beirut, è un tranquillo paese di pescatori, ma nella storia ha occupato un ruolo importante. Pare che già all’inizio del 3° millennio a.C. Qui ci fosse un insediamento che raggiunse poi l’apice nel X secolo a.C., quando il re Hiram fece ampliare la città, costruendo due porti e un grande tempio dedicato al dio fenicio Melkart, dio del mare: da questo periodo cominciò un fiorente commercio marittimo, con la colonizzazione di molte zone del Mediterraneo ad opera dei Fenici, in particolare per il commercio della porpora e del vetro, per cui Tiro era particolarmente famosa. Ma, come sempre capita, la ricchezza della città attirò molti nemici: dalle armate babilonesi di Nabucodonosor ad Alessandro Magno, dai Romani agli arabi musulmani e ai Crociati, dai Mamelucchi all’impero ottomano.

Comunque, non che io sia di parte, ma i resti delle strade romane pavimentate, la necropoli, i portici e gli edifici pubblici, tra cui il più grande e meglio conservato ippodromo romano al mondo, sono oggi le più importanti attrazioni di Tiro e sono davvero affascinanti da visitare!

Prossima tappa: Sidone, che è anche la tappa per il pranzo: indovinate un po’? Mezze e hummus!!!!

Altra città di cui si perdono le origini nei secoli, è diventata oggi, soprattutto grazie alla campagna di ricostruzione del dopoguerra, un fiorente centro commerciale.

Prima tappa: il Castello del Mare, costruito nel 1228 dai Crociati su un’isoletta collegata al litorale da un ponte di pietra, con ancora le due torri originarie, di cui quella occidentale è anche visitabile, ma la sconsiglio caldamente a chi soffre di vertigini, anche se dal tetto (a cui si accede attraverso una scala a chiocciola) si può apprezzare una bella vista della città vecchia e del porto.

Pausa pranzo al bellissimo The Rest House, un antico caravanserraglio situato proprio di fronte al Castello, perfettamente restaurato e attualmente il miglior ristorante della città con…cucina tipica libanese!

Il pomeriggio procede con la visita del bel caravanserraglio Khan al-Franj, degli antichi suq e del museo del sapone, in cui ci vengono illustrate le antiche tecniche ed i procedimenti della produzione del sapone, tanto richiesto, soprattutto in passato, dai numerosi hammam della città e non solo.

Giorno 6 (Venerdì 4 giugno 2010)

Oggi partiamo per l’ultimo giorno di tour programmato. Destinazione: l’interno del Paese, una zona chiamata Valle della Bekaa, che è un altipiano tra le catene montuose del Libano e dell’Antilibano.

Prima tappa: Anjar, a 58 km da Beirut. E’ un sito bellissimo e molto particolare: pur essendo stato costruito da un califfo della dinastia Omayyade agli inizi del VIII secolo d.C. è stato edificato su pianta quadrata caratteristica del periodo romano, di cui ne utilizza gli elementi architettonici principali: il cardo massimo (cioè la strada principale in direzione nord-sud) con le sue colonne (originali romane riutilizzate, complete di capitelli) e le sue botteghe, le terme con i mosaici sui pavimenti, i palazzi con i resti degli archi romani. Segnalo all’ingresso del sito, un carinissimo negozietto gestito da Armeni (pare che in questa zona vi sia proprio un’importante comunità armena), dove potrete trovare gioielli ed oggetti artigianali in argento, fatti tutti a mano, bellissimi e molto originali, ma attenzione: non prendono né bancomat né carta di credito perché spesso hanno problemi con le linee telefoniche..

Proseguiamo e dopo il solito, delizioso pranzo, attraversando zone con campi coltivati e colline verdissime, arriviamo finalmente alla meta più importante del viaggio (almeno per il mio fidanzato): la mitica città di Baalbeck. Heliopolis, la “Città del Sole” dei Romani è davvero magnifica: edificata in un luogo sacro già ai Fenici, i templi romani che vi furono costruiti dovevano stupire ed intimorire tutti, in particolare i nemici di Roma, per le dimensioni e la maestosità, ed in effetti qui ci si sente davvero piccoli piccoli. I lavori iniziarono nel 60 a.C. Con Guilio Cesare e proseguirono per tutta la durata dell’Impero Romano, impiegando nei secoli qualcosa come 100.000 schiavi. Il complesso è enorme, con un numero impressionante di resti, ma sicuramente i più belli ed interessanti sono i templi dedicati a Giove, Bacco e Venere, costruiti tra il I ed il III secolo d.C.

Dall’ingresso, ammiriamo per primo il Tempio di Venere, piccolo e altrettanto delizioso, di forma circolare e perfettamente conservato.

Attraversiamo il complesso e arriviamo al Tempio di Giove, costruito sopra un impressionante basamento rettangolare: doveva essere enorme, considerato che le 6 colonne rimaste (delle 54 originali) sono dei veri e propri colossi, attualmente le più grandi al mondo, alte 22,9 m con una circonferenza di 2,2 m, tutte in granito.

Ma il più bello ed incredibilmente ben conservato è sicuramente il Tempio di Bacco: rimaniamo senza parole per le colonne lavorate, il portale d’ingresso e i magnifici fregi che rappresentano animali, divinità e scene della mitologia.

Nell’antichità si pensava che fossero stati i giganti a costruire tutto questo, e non è difficile capire il perché!

Un po’ tristi per questo bellissimo viaggio che sta terminando, riprendiamo la strada per Beirut, non prima però di esserci consolati un pochino con la degustazione dei famosi vini di Ksara, la più antica e famosa azienda vinicola libanese: scopriamo che le cantine dove riposa il vino non sono altro che una serie gallerie e cunicoli scoperte ed utilizzate già in epoca romana e ingrandite durante la prima guerra mondiale, con una temperatura che si mantiene costante tra 11 e 13 gradi tutto l’anno. L’azienda è aperta al pubblico e propone visite guidate delle cantine con degustazione finale dei vini!

Giorno 7 (Sabato 5 giugno 2010)

Ultimo giorno di questo bellissimo viaggio: rimaniamo in centro, nei dintorni dell’hotel, per cercare gli ultimi immancabili pensierini per parenti e amici, perdendoci tra antichi souk, nuovi centri commerciali e negozi di alta moda con i brand più fashion del momento.

Giorno 8 (Domenica 6 giugno 2010)

E’ ora di tornare a casa: volo puntualissimo, servizio impeccabile come all’andata, ultime prelibatezze della cucina libanese in aereo e rientro a Milano senza intoppi.

Siamo molto felici di questo viaggio: abbiamo visto opere magnifiche ed uniche, abbiamo imparato tante cose nuove, ma soprattutto abbiamo conosciuto un Paese molto bello ed accogliente, forse inaspettato, che, segnato da un triste passato, si sta ricostruendo con forza e dignità!

Guarda la gallery
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Baalbek: le colonne del Tempio di Giove

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Ksara: le cantine

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Beirut: gli Scogli del Piccione

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Panorama dal Santuario di Harissa

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Beirut: venditore di ka'ik lungo la Corniche

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Beirut: l'Holiday Inn

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Tiro: l'ippodromo

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Anjar: l'antica città omayyade



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