Lecce: Barocco e non solo

Capitale del Barocco per definizione, Lecce reca vestigia di varie epoche a cominciare dai Messapi
Scritto da: girovaga54
lecce: barocco e non solo
Partenza il: 07/12/2017
Ritorno il: 10/12/2017
Viaggiatori: 6
Spesa: 500 €
Di Lecce si è sempre sentito parlare come di una meta imperdibile: il barocco leccese è noto in tutto il mondo. Certamente un po’ lontana per noi che viviamo a Roma, raggiungibile in treno che impiega quasi sei ore.

Con alcuni amici, decidiamo di andare a visitarla approfittando del lungo ponte dell’Immacolata. Partiamo così nel pomeriggio del 07 dicembre, dopo l’orario di lavoro, con il Frecciargento delle ore 14:55 che dovrebbe arrivare a Lecce alle 20:24, ma avendo accumulato un po’ di ritardo, ci sbarca alla stazione alle 20:50.

Svelti, imbocchiamo Viale Oronzo Quarta che in una decina di minuti, andando di buon passo, ci conduce già all’interno del centro storico. La prima sensazione, mentre tentiamo di raggiungere il B&B prenotato è di sgomento: in strada non c’è anima viva, porte e finestre serrate, per fortuna passa un ragazzo in motorino che consegna pizze a domicilio e, pertanto, conoscitore della toponomastica grazie al suo lavoro, ci indica da che parte dirigerci.

Arriviamo finalmente in Via A. Vignes, una stradina stretta dove si trova, al civico 2, il B&B “Centro Storico” (www.centrostoricolecce.it) all’interno di Palazzo Astore, una dimora del 1600, come recita la targa fuori dell’imponente portone. Il cortile assomiglia parecchio ad un patio sivigliano e nell’insieme, il palazzo mostra tutte le sue vicissitudini. Oggi ospita tre B&B e uno studio medico. Troviamo ad accoglierci, in un ambiente caldo e confortevole, una addetta alla reception venuta apposta per noi, arrivati fuori orario. Ci mostra le nostre camere (Suite Astore n. 4 e n. 5), molto grandi, arredate con semplice eleganza e fornite di balconcino sulla strada.

Usciamo letteralmente di corsa, diretti al “Ristorante Via Cairoli”, in Via Cairoli n. 4, appunto, che ci avevano segnalato: niente di particolare, ma l’ora è tarda e va bene così. Mentre ritorniamo verso il B&B che, come dice il nome, è in pieno centro storico, notiamo che, pur essendo ormai piuttosto tardi, le strade si sono stranamente animate e ci rendiamo già conto di quanti locali e localini ci siano nel giro di pochi metri. La pietra leccese è sapientemente illuminata e passando nella Piazza del Duomo l’effetto è notevole. Ma ci rendiamo anche conto che la città “storica” è veramente piccola. Poi ci ritiriamo per la notte, la stanchezza del viaggio e il freddo pungente si fanno sentire.

La mattina dell’08 dicembre ci svegliamo con un bel sole e il cielo terso, usciamo abbastanza presto perché la colazione è prevista in un locale di Piazza Sant’Oronzo, il Cin Cin Bar, considerato tra le migliori pasticcerie del posto e per raggiungerla, avvertiamo la stessa sensazione della sera precedente: non c’è anima viva in giro e sarà così fino alle 10:00 passate.

La piazza è considerata il fulcro della vita cittadina. In realtà non è una bella piazza, ma è il luogo di incontro dei Leccesi per eccellenza, dove si trovano vestigia di epoche passate, dall’Anfiteatro Romano del I secolo d.C., riportato alla luce durante gli scavi degli anni ’20 del Novecento, al cosiddetto “Sedile”, una costruzione parallelepipeda, con grandi archi ogivali, parte superstite di un grande palazzo di rappresentanza fatto costruire dal sindaco veneto Pietro Mocenico, nel 1592, guarda caso accanto alla chiesetta intitolata a San Marco. Circondano la piazza dei brutti edifici degli anni trenta/quaranta del Novecento.

Ci avviamo ora in direzione del Duomo, dove ci attendono degli amici e ammiriamo nuovamente, questa volta alla luce del sole, la bella facciata, il campanile alto ben 72 metri e i palazzi dell’Episcopio e dell’ex Seminario. E’ il punto di Lecce che più mi è piaciuto.

Usciti dal Duomo, svoltando a sinistra, si imbocca via Giuseppe Libertini che termina in breve alla Porta Rudiae, una delle porte della città. Lungo la via, si possono ammirare diverse facciate di antichi palazzi nobiliari e qualche bella chiesa, come quella di Santa Teresa o quella di Sant’Anna, tutte però rigorosamente chiuse. Ciò rende la passeggiata molto veloce, non ci sono a Lecce molti interni da visitare. Ripercorriamo a ritroso la via e in breve ci ritroviamo nuovamente in Piazza Sant’Oronzo e da qui, percorrendo via Rubichi, dove si affacciano il Palazzo Carafa e dall’altro lato l’ex Collegio dei Gesuiti e la bella Chiesa del Gesù, arriviamo davanti alla Basilica di Santa Croce, il vero trionfo del barocco leccese, quella con il magnifico rosone che sembra opera di una merlettaia. La chiesa è “incartata” per restauro e non possiamo visitarla perché ha chiuso a mezzogiorno e riaprirà alle 16:00.

Si è fatta l’ora di pranzo: ce ne accorgiamo non solo da un certo languorino ma anche perché nuovamente la città si è svuotata all’improvviso. Ci risiamo, sembra che a Lecce ci siano solo turisti, non c’è traccia di una regolare vita di residenti.

Ogni modo, ritorniamo in Corso Vittorio Emanuele, dove al civico 53 si trova “9cento”, una pizzeria-pucceria, locale molto gradevole dove si gustano delle vere specialità salentine, accompagnate da una birra artigianale, chiamata Terrona, a prezzi più che abbordabili.

Riprendiamo il nostro itinerario da dove l’avevamo interrotto per la pausa pranzo (è tutto vicinissimo e gli spostamenti a piedi non sono certo un problema), cioè ripassiamo davanti a Santa Croce, ancora chiusa e imbocchiamo Via Principi di Savoia che ci conduce a Porta Napoli, sempre ammirando lungo il percorso il caldo colore della pietra leccese. Noto che c’è una uniformità di stile tra gli edifici, al punto che svoltando e rigirando nei vicoli, sembra di essere sempre nello stesso punto. Noto però anche che parecchi di questi edifici sono ormai abbandonati e avrebbero bisogno di un restauro radicale. Di fronte alla Porta Napoli, oltre la quale già si intravvede la Lecce moderna, svoltiamo a destra proseguendo lungo la Via delle Bombarde fino a che ci troviamo davanti al bel complesso del Monastero di San Giovanni Evangelista che però non riusciamo a visitare. Un vero peccato. Più avanti si apre la piazzetta Santissima Addolorata dove prospetta la bella facciata della Chiesa di Sant’Angelo o di Santa Maria di Costantinopoli, che qualche passante ci dice essere forse la più bella di Lecce ma che è ostinatamente chiusa, come lo sarà anche il giorno dopo quando faremo un altro tentativo. Ci ritroviamo davanti alla Chiesa Greca (in realtà San Nicolò dei Greci), chiusa, e da lì ritorniamo in Piazza Santo’Oronzo per raggiungere il Castello di Carlo V. Siamo già praticamente al limite del centro storico, come si nota anche da una edilizia completamente diversa, moderna e con i primi esercizi commerciali. Il castello, di antiche origini perché nato come opera difensiva al tempo dei Normanni, è stato più volte modificato, rimanendo sempre una costruzione imprendibile per le sue caratteristiche. Oggi ospita mostre ed eventi, nonché uffici pubblici.

Decidiamo di ritornare nuovamente a Santa Croce e finalmente la troviamo aperta: l’interno è veramente bello, mi è piaciuto sicuramente più di quello del Duomo.

Dopo una meritata sosta nel B&B per riposarci e riscaldarci un po’, usciamo per andare a cena in un locale individuato nei pressi della Chiesa Greca: “Crianza” in Via Principi di Savoia 64, che si rivelerà una vera sorpresa. Il locale è piccolo, di tendenza, ambiente giovane e informale (non aspettatevi menù classici, ma gusterete piatti particolari e sfiziosi, per non parlare dei dolci veramente artigianali). Ottimi anche i prezzi.

Prima di ritirarci per la notte ci concediamo un ultimo giro nelle strade adiacenti al B&B, come al solito deserte appena ci si scosta dalla via principale.

Il sabato mattina, dopo la solita colazione da Cin Cin Bar, ci rechiamo di nuovo in Via Umberto I per visitare il Museo della Lecce Ebraica Medievale (Medieval Jewish Lecce), ospitato nel Palazzo Taurino (www.palazzotaurino.com). Il Museo è veramente interessante, perché permette, attraverso la spiegazione della guida (la visita è solo guidata al costo di € 5,00) e alcuni audiovisivi, di incontrare l’antica città medievale e la sua comunità ebraica, seguendo le tracce supersiti della giudecca, dei suoi abitanti e delle attività che vi si svolgevano quotidianamente.

Nel frattempo minaccia pioggia e decidiamo di raggiungere, dall’altra parte della città, il Museo Archeologico Faggiano, in Via Ascanio Grandi, nei pressi della Porta San Biagio. La storia di questo museo è oltremodo singolare. Un ristoratore (il signor Faggiano, appunto) che voleva impiantare qui il suo locale, iniziati i lavori di ristrutturazione, ha scoperto casualmente una vera e propria stratificazione archeologica, a partire dall’epoca messapica, passando per i Romani, i Templari, il Medioevo, un convento di clausura fino ai giorni nostri. Una vera chicca, da non perdere assolutamente, con un biglietto di ingresso di soli € 2,00.

Passiamo di fronte alla Chiesa di San Matteo che riusciamo miracolosamente a visitare perché aperta per un matrimonio e ci fermiamo per pranzo dal “Moro” (www.Ristorantebarmoro.it), in Via Degli Ammirati 10, ottimo locale di cucina tradizionale.

Piove e perciò decidiamo di rientrare nel B&B. Quando ne riusciamo, nel tardo pomeriggio, investiti da un vento molto forte, notiamo che il centro storico è piuttosto animato.

Ceniamo in un locale di cui avevamo letto buone recensioni che ci sentiamo di confermare: Osteria da “Angiulino” (www.trattoriadangiulino.com), in Via Principi di Savoia, 24, nei pressi della Porta Napoli, specializzata in piatti di carne di cavallo che pare siano tipici della zona. Mangiamo veramente bene a prezzi molto contenuti.

Fa un gran freddo, per cui non esitiamo a rientrare nel B&B.

Domenica mattina ci svegliamo con un bel sole anche se il freddo è intenso e decidiamo di fare un ultimo giro, compreso l’acquisto di qualche souvenir, prima di ritirare i nostri bagagli lasciati nel B&B e avviarci verso la stazione: il Frecciargento 8314 partirà alle 11:50 e in orario alle 17:20 arriveremo alla Stazione Termini.

Considerazioni

Al di là della conferma che Lecce sia una bella città, sicuramente da vedere, mi viene però da dire che mi è sembrata un monumento di se stessa, piena di turisti nelle due o tre vie principali e nelle piazze Sant’Oronzo e del Duomo, ma poco coinvolgente. Non ho avvertito la quotidianità che sicuramente c’è nella parte moderna, appena al di là delle Porte storiche, dove si trovano tutti i servizi. All’interno del centro storico, tutto mi è sembrato esistere solo in funzione del turista. Tante città, in Italia, sono città d’arte per eccellenza, prima fra tutte Siena: eppure a Siena cammini, ti scontri, entri in libreria o in un negozio di alimentari con i Senesi, pur nel mare di turisti che la invadono. A Lecce questo non l’ho avvertito. Inoltre, è sufficiente visitarla in un giorno o poco più, anche perché le chiese sono sempre tutte chiuse e il centro è veramente piccolo. Col senno di poi, la visiterei nella buona stagione quale escursione giornaliera durante un soggiorno nel Salento. Ma queste sono solo le mie personali considerazioni.



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